Scusi, posso chiederle un’ultima cosa…
“One last question:” – Un’ultima domanda – me la ricordo bene questa frase, dove in tre parole apparentemente innocue, si nasconde il più temibile dei tranelli.
“Caso scuola”, anzi università, quella di St. Andrews in Scozia e il corso era “International Business and Negotiation”; ti spiegano che capita spesso quando in una conversazione che ti aspetti difficile, con una controparte ostica, tutto fila liscio, senza intoppi, fino a quando pensi di essere arrivato ad un accordo e arriva la frase “one last question” tenuta nascosta anche per ore, covata come un uovo prezioso, capace di ribaltare tutto, quella domanda difficile, la richiesta alla quale non avresti voluto dire di si ma … ormai dopo il tempo passato a limare ogni dettaglio, mandare tutto all’aria sarebbe folle.
Ecco quel “one last question” mi è capitato proprio nel giorno della proclamazione della mia laurea in giurisprudenza.
Parlavo della mia tesi, dell’evoluzione delle figure del mondo sportivo nel corso della storia, delle tante norme che regolavano lo Sport fin dal principio e che poi hanno portato ad una codificazione più organica in quello che oggi viene definito diritto sportivo quando, il presidente della commissione mi interrompe e dice “Bene, le faccio solo un’ultima domanda, mi tolga una curiosità!” – in un attimo penso agli insegnamenti ricevuti in Scozia e mi preparo al peggio, mi guardo intorno e cerco ispirazione girandomi verso il chiostro maiolicato del Monastero di Santa Chiara, un autentico gioiello di architettura ed arte, quando sento le seguenti parole: “Lei è un professionista di golf, ma è vero che è uno Sport per vecchi e ricchi?”
La prima sensazione è di sollievo, non avevo scritto qualche corbelleria nell’elaborato, che era già in procinto di diventare un libro, ma la domanda non era affatto facile – considerando anche che ad ascoltarla, oltre la commissione c’era più di un centinaio di persone – la risposta tuttavia è uscita quasi per magia, sarà che quel chiostro l’ha progettato uno con il mio stesso cognome e mi ha portato fortuna, nel dire: “Quello sarebbe il pensare comune, – ai giorni nostri si stravolge anche la realtà – ma essendo questo storicamente radicato, qualche fondamento nella concretezza lo ha. Il golf in realtà è accessibile a tutti o quasi, ne più ne meno di tante altre attività come lo sci il tennis o anche una palestra, peraltro spesso ricompresa nelle strutture che ospitano i Golf Club. Si più giocare da giovanissimi 3-4 anni fino ad età molto avanzata, tuttavia richiede una caratteristica che è propriamente comune ai ‘vecchi e ricchi’ ovvero una certa disponibilità di tempo. Soprattutto all’inizio, sotto la guida di un buon maestro, il golf deve essere praticato con una certa costanza per ottenere risultati soddisfacenti: la pallina che vola per qualche decina di metri. Ha una componente tecnica elevata che ne rende il primo approccio più complesso rispetto, per esempio, al calcio dove la palla la colpisci subito, magari non la mandi dove vuoi e come vuoi ma difficilmente la manchi. Ecco spiegato il luogo comune chi ha terminato la propria attività lavorativa, possibilmente con un’entrata che gli permetta di non fare altro, ha sicuramente tempo.”
Noi golfisti siamo i primi ad aver compreso l’importanza del tempo, ecco perché non dobbiamo assolutamente sprecarlo.
In questo momento c’è tanta tantissima confusione; non sappiamo quale sarà il futuro dal punto di vista sanitario che è la priorità di tutti: ci stiamo giocando una gigantesca Ryder Cup tra il Mondo (o almeno gran parte di esso) ed il SARS-CoV-2 che non ci attacca con dei birdie ma con il Covid-19.
Priorità assoluta è vincere questa competizione. Ma noi golfisti qualcosa possiamo fare, anzi a mio avviso, possiamo fare tanto.
Innanzitutto essere seri e responsabili. Rispettare le indicazioni governative e attendere le disposizioni sanitarie prima di mostrare (e pubblicare) la nostra fretta di tornare sul green, affidarci alle vie istituzionali come la Federazione Medico Sportiva Italiana che sta lavorando tantissimo per mettere a punto protocolli che ci consentano di tornare a giocare.
Sostenere che il Golf sia una di quelle discipline Sportive che, a detta di molti esperti, potrà essere tra le prime a ripartire: non c’è contatto fisico e può essere facilmente mantenuta la “distanza sociale”.
Ci sono interessanti evoluzioni in vari paesi tra cui l’Australia, ma soprattutto la Florida dove il golf è considerato “essential recreational activity” e consentito.
Avere una grande attenzione per i nostri Golf Club visto che questa crisi sanitaria ci ha colpito in un momento già difficile per il nostro movimento dove ci apprestavamo ad assaporare i benefici – sperati – per l’arrivo della Ryder Cup.
Una grande azienda com PwC si è messa a disposizione, gratuitamente, per fare consulenza sulla pianificazione futura dei Golf Club. La manutenzione deve essere portata avanti, così come si deve avere attenzione a tutte quelle figure che lavorano nel mondo del golf che, probabilmente, non rientreranno nel recente stanziamento da 50mln relativo ai collaboratori sportivi.
Sarà vitale sostenere i professionisti, ed in particolare i maestri, PGA sta facendo tantissimo in termini di formazione, ma sicuramente il bonus di €600, difficilmente accessibile, non è abbastanza per salvaguardare una categoria.
E’ di oggi la pagina sul Corriere della Sera di Palestre e Centri Fitness, nel Golf già tanto è stato fatto a livello istituzionale a quanto si legge dalla recente lettera del Prof. Chimenti.
Soprattutto dobbiamo fare squadra, superando gli individualismi, e mettendo a disposizione le proprie idee nei luoghi opportuni.
“One last question” Un’idea da social? Una piccola cosa, ma al tempo stesso concreta, potrebbe essere quella di organizzare, subito dopo la ripresa, alcune giornate di gara a livello nazionale, in tutti i Golf Club contemporaneamente, con una tassa di iscrizione leggermente più alta del solito, destinandone una parte al Club che la ospita, – che avrebbe un minimo di liquidità in più per la ripartenza – una parte ai Maestri per offrire corsi gratuiti volti a creare neofiti ed una parte al più vicino ospedale per ringraziarlo del lavoro svolto.