Sibaldi: si nasce per cambiare il mondo!

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Igor Sibaldi è definito scrittore studioso di teologia, filologia, filosofia, autore di decine di libri e traduzioni di opere letterarie, se avete voglia di cercare on line qualcosa in più su di lui, più che ai testi di wikipedia affidatevi ai video su YouTube e ascoltate qualche suo intervento, a me di lui hanno colpito le riflessioni sul concetto di ombra, quelle su Abele e Caino, su Jeova e Jave, amo la sua lettura di Pinocchio e, grazie a lui, ho rivisto la mia posizione sul tema dell’obbedienza del tempo e dello spazio.

Igor Sibaldi è definito scrittore studioso di teologia, filologia, filosofia, autore di decine di libri e traduzioni di opere letterarie, se avete voglia di cercare on line qualcosa in più su di lui, più che ai testi di wikipedia affidatevi ai video su YouTube e ascoltate qualche suo intervento.

A me di lui hanno colpito le riflessioni sul concetto di ombra, quelle su Abele e Caino, su Jeova e Jahve, amo la sua lettura di Pinocchio e, grazie a lui, ho rivisto la mia posizione sul tema dell’obbedienza del tempo e dello spazio.

Se avete voglia di scoprire il mondo dei desideri, guardate il video in cui spiega la tecnica dei 101 desideri (trovate il link in calce) credo di averlo conosciuto in questo video.

Se siete particolarmente avventurosi, potrete anche farvi delle domande sui maestri invisibili, sugli angeli e fare qualche calcolo sulle epoche, valutate voi la vostra resistenza, curiosità e il vostro coraggio.

Oltre che leggere i libri o guardare i video, è possibile seguire Sibaldi dal vivo nel corso di uno dei suoi numerosi eventi in giro per l’Italia.

Io ho partecipato a uno di questi e ne ho approfittato per chiedergli un’intervista.

Il titolo dell’evento era “L’essere umano dopo la Speciazione 2.0” organizzato da Life-Strategies.

Personalmente posso solo ringraziarlo per la disponibilità e la gentilezza che ha dimostrato, non aggiungerò altro e farò finalmente parlare lui attraverso le  pazienti risposte alle mie domande.Igor, tu sei uno scrittore che affronta temi di grande profondità e impatto; è improbabile che un tuo lettore legga un tuo libro solo per il piacere di leggere e non si faccia poi delle domande. Chi ti guarda da fuori vede che tu, con i tuoi libri cambi il mondo.

Dal tuo punto di vista, ne sei cosciente? 

Come si può cambiare il mondo scrivendo libri?

 

Ne sono ben cosciente.

E non posso esprimermi altrimenti: da sempre ho avuto la sensazione, molto forte, che ognuno nasca per cambiare il mondo che c’è, per tentare di farlo diventare più bello e più sorprendente.

La ragione è semplice: un io non è il mondo. E finché è un io, è diverso dal mondo.

Quindi, appena dice o fa qualcosa di suo, non può non entrare in conflitto con tutto il resto: o lui cambia il mondo, o il mondo cambia lui.

O lui esprime quel che ha dire e da dare, o il mondo si esprime attraverso di lui.

Come si cambia il mondo?

A domandarlo così, sembra la richiesta di un metodo sicuro.

Un metodo già sicuro, io non l’ho.

Come scrittore e conferenziere ho fatto così:

ho cominciato a inventarmi un pubblico che si interessasse alle cose che avevo da dire e le capisse, e libro dopo libro, conferenza dopo conferenza, ho provato a concretare questo pubblico.

Un po’ ci sto riuscendo. Vediamo come va avanti.

 

L’autore che pubblica un libro continua ad esserne l’autore (finché il lettore ricorderà il suo nome) ma smette di esserne il padrone.

Un libro pubblicato acquista vita propria ed entra nelle vite (nel tuo caso) di migliaia di persone che lo accolgono e ne assimilano quello che in quel particolare momento della loro vita sono in grado di assimilare.

Quali sentimenti nutri quando pubblichi un tuo libro?

Hai mai paura che il lettore fraintenda? 

Sei fiducioso? Insicuro? Felice? Indifferente?

 

Quando scrivo un libro, e soprattutto quando lo correggo, faccio tutto il possibile perché non sia frainteso.

L’impegno che ciò richiede mi tiene al riparo da sensi di insicurezza e da sensi di soddisfazione: sia l’una sia l’altra sono molto dannose, mentre si lavora.

E, quando il libro è pubblicato e lo rileggo, mi accorgo sempre di non essere io l’autore: chi lo ha scritto non è quel mio io che conosco ogni giorno, ma un altro mio io, molto più intelligente di me.

A volte, leggendo un mio libro, mi capita addirittura di sottolineare, come se stessi imparando.

Nei tuoi libri e durante le tue conferenze, parli anche di scoprire ciò che ciascuno davvero desidera ed è chiamato a fare al di là dei desideri degli altri e dell’educazione ricevuta; come si fa a riconoscere ciò che si vuole, ciò che si è chiamati a fare se non lo si conosce ancora? 

Come si riconosce il proprio futuro se si sa (perché si sente) che esiste qualcosa ma forse non ne esiste ancora l’esistenza?

 

Non lo si riconosce, lo si scopre. E il sensore è la gioia: se ti dà gioia (non contentezza, non orgoglio ecc…) allora è proprio tuo.

 

Hai detto che più lingue si conoscono, più strumenti si hanno per conoscere sé stessi.

Pensi che la stessa cosa possa valere anche per le religioni, ovvero più religioni si conoscono più possibilità ci sono di conoscere ciò che molti chiamano Dio?

 

No. Più lingue si conoscono, e più ci si accorge che nessuna lingua basta a esprimere con precisione quello che senti e pensi e speri.

Ma le religioni sono il contrario: sono apparati secolari, millenari il cui scopo principale è sempre impedirti di sapere che cosa pensi e senti e speri tu.

Hanno plasmato, ciascuna, uno o più Dèi, tutti diversi l’uno dall’altro, rispondenti alle problematiche di ciascun popolo.

Purtroppo ogni religione sostiene che il suo Dio supremo è l’unico che esista davvero.

E questo induce le persone religiose a credere che tutte le religioni parlino di un unico Dio.

Ma è come credere che tutti i frutti siano aspetti di un unico frutto,

o tutte le donne siano aspetti di un’unica donna.

A ragionare in questo modo, si fa molto torto a ciascun frutto e a ciascuna donna.

E si fa un favore alle religioni, che possono dire, a propria giustificazione: be’, almeno un aspetto dell’unico Dio sono riuscita a descriverlo.

 

Durante il Tour “L’essere umano dopo la Speciazione 2.0” hai parlato della specie Speciata che rappresenta la porzione di società che decide di staccarsi dalla massa ascoltando i propri bisogni piuttosto che seguire quelli della specie in generale.

Se lo speciato rappresenta una minoranza, come può cambiare il mondo all’interno di un sistema democratico?

 

I sistemi democratici sono sempre stati cambiati, in meglio o in peggio, da minoranze.

Fin dai tempi in cui una minoranza di sobillatori, agenti del Sinedrio, spinse la gente a preferire democraticamente Barabba a Gesù.

Ma durante una speciazione culturale, la specie nuova non ha alcuna intenzione di cambiare un sistema, democratico o no.

Non lo cambia: lo fa apparire improvvisamente obsoleto, e perciò dannoso.

Se ne allontana, o geograficamente, o anche solo esistenzialmente (a seconda che si tratti di una speciazione culturale allopatrica o simpatrica) e pensa a quello che dice Pinocchio alla fine della sua storia:

«Com’ero buffo quando ero burattino!»

 

Link di interesse

Eventi di Igor Sibaldi:sito

Tecnica dei 101 desideri: video

Pinocchio: video

L’essere umano dopo la Seciazione 2.0: sito

 

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