DALL·E 2024-04-26 19.12.51 - A dramatic scene depicting a soldier discarding their military uniform and dressing in civilian clothes. The background shows a serene, natural landsc

Fascista a chi!?

Dopo aver  esaurito le manifestazioni di rito per celebrare il 25 Aprile ed aver risposto nelle cantine le bandierine, i vessilli, fazzoletti rossi e chi più né abbia, più ne metta; finalmente anche questa volta si gira pagina e si torna alla vita vera di tutti i giorni ,con le incombenze che  ahinoi, preoccupano gli italiani.

Però, rimane, come tutti gli anni, il solito amaro in bocca, per chi come me, non capisce, non tanto la parola “fascista”, studiata sui libri di scuola (scritti dai vincitori), ma quella “antifascista”.

Perché chi non si riconosce e non sente il legittimo bisogno di partecipare e festeggiare il 25 Aprile, debba essere tacciato di fascista tout court? 

Ecco, questo atteggiamento mentale è sicuramente fascista!

Soprattutto perché viene da quel mondo di sinistra che avrebbe dovuto, Costituzione alla mano, garantire tutti i cittadini, anche quelli che, non necessariamente si riconoscono e si riconoscevano, non negli ideali democratici, ma repubblicani.

Perché dover estromettere i monarchici o gli stessi anarchici, che comunque sono a tutti gli effetti cittadini italiani?

Il pensiero illuministico, che molti intellettuali di sinistra, hanno abbracciato e né sono fecondi dei principi rivoluzionari, non dovrebbe permettere di non essere d’accordo con quello che dici, ma dare la propria vita affinché si possa dissentire!

Frase falsamente attribuita a Voltaire, che però, sorprende nello scrivere il trattato sulla tolleranza del 1763.

Opera importante e cruciale che costituisce e approfondisce temi della ” intolleranza”, in una società avanzata fine settecentesca, che si accingeva a vivere quella sanguinosa rivoluzione francese.

Voltaire scrisse della intolleranza bigotta e fanatica ( quella clericale), ma che è sostituibile con un’altra altrettanto intolleranza bigotta laica e “rossa” :” Siamo tutti figli della fragilità e inclini all’errore, non resta quindi che perdonarci vicendevolmente la nostra follia. È questo il principio di tutti i diritti umani”.

Che cosa significa quindi, oggigiorno, essere fascista o in predicato/ aspirante ad esserlo o diventarlo?

Soprattutto per una generazione come la mia nata nel ‘ 68, dove si masticava nelle università o luoghi di legalità  e parlamentari, altre idee contrapposte, al punto tale che potevi incorrere in pesanti pestaggi anche se solo non ti mostravi accondiscendente al pensiero rosso dominante.

Scriveva Mino Maccari, amico di Flaiano a cui erroneamente  fu’ attribuito l’originalità della frase, che: “i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti.”

La stessa Oriana fallaci commentando questa esemplare frase, scrisse: “l’Italia ancora mussolinesca, dei fascisti neri e rossi che ti inducono ad adottare la tremenda battuta del Flaiano!”.

Giuseppe Berto, un altro  illustre, giornalista, scrittore  e drammaturgo, rimasto nell’ombra  per troppo tempo e, anche lui come Scurati, ma in tempi e temi diversi,  e con giurie ” diverse”, vincitore nel ’64 del premio Viareggio e Campiello  con il male oscuro; Lui disse: “io non sono fascista, ma non sono nemmeno antifascista. Sono venuto qui appunto per difendere il mio diritto di non esser perseguitato come fascista soltanto perché non voglio dichiararmi antifascista.

Dico di non essere né fascista né antifascista.

Allora, cosa sono?

Da anni ormai io amo definirmi afascista, fascista con un’alfa privativa davanti.

Lo faccio non per lo snobismo d’introdurre una parola nuova, ma perché questa parola, afascista, secondo me esprime qualcosa di nuovo, e cioè un’avversione al fascismo così intima e completa da non poter tollerare l’antifascismo, il quale, almeno così come viene praticato dagli intellettuali italiani, è terribilmente vicino al fascismo.

Il fascismo, dicono, è autoritarismo violento, coercitivo, retorico, stupido.

D’accordo: il fascismo è violento, coercitivo, retorico, stupido.

Però, come lo vedo io, l’antifascismo è del pari, se non di più, violento, coercitivo, retorico, stupido.

Di quest’ultima idea se ne è resa ben conto la maggioranza degli italiani per i quali i problemi sono altri: l’inflazione, la guerra alle porte, la crisi bancaria, il debito pubblico, lo statalismo soffocante e la burocrazia invasiva (i peggiori retaggi del fascismo che però nessuno nei fatti combatte).

Solo per citarne alcuni.

Non se ne sono accorti solo gli esponenti della sinistra che nascondono la mancanza di idee e programmi con l’ossessione verso un fascismo che non c’è.

E di contro non riescono neppure a condannare con altrettanta forza il comunismo che invece c’è ed opprime uomini e donne in varie parti del globo.

Non si dicono anticomunisti ma pretendono dagli altri che si definiscano antifascisti.

Quindi, al suffisso “anti”, preferirei, ove fosse possibile, l’alfa privativo che accontenta tutti, sia quelli che si credono ” i buoni” della storia e hanno la patente di democratico a tutti gli effetti, sia quelli che come me ,prendendo in prestito  una frase di una bella canzone  di un acerbo Guccini, non certo etichettabile a destra, in Dio è morto:

“Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria e dell’eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudini e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre
Con la ragione e mai col torto.”!

Ecco! Io mi sento di stare con chi a torto, e se c’è da mostrare il petto per qualche pallottola infame venite a prendermi.. sempre meglio che nascondersi da vigliacchi perbenisti dietro le quinte di un teatrino buono per le campagne elettorali di quel partito che non è un partito cosiddetto Democratico che, pur di raggranellare qualche voto, non sa più chi candidare, da il caporale nero Sumahoro ,alla picchiatrice seriale Ilaria Salis, dalla luciferina Elena Cecchettin e alla Bortone sempre brava  a usare arte televisiva “del parlare sopra o parlare addosso”!

Questi campioni di antifascismo fanno ben sperare, per non parlare di un Antonio Scurati che dopo quest’altra  finta protesta, né vedrà benefici sia elettorali che editoriali, con la saga della sua trilogia a Mussolini …

solo che, a sbarcare sul palco della festa del 1° maggio, non sarà un dark Fener vestito di nero, ma vestito di rosso, con buona pace di tutti; dagli sfaticati giovinastri contenti di Panem et circenses, dediti a bere e fumare cose imprecisate, agli intellettuali di sinistra che, ancora una volta, sanno che la sedia sotto il c…o, importante e pagata bene, non gliela leva nessuno.

 

 

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