southland walter gatti

“Uno sguardo oltre il buio” è la sintesi di un disco che ci ha colpito: Southland.

Chi come noi conosce da tempo le preferenze musicali di Walter Gatti – giornalista, critico musicale di lunga esperienza, chitarrista – per il suo album di esordio si sarebbe aspettato un bel concentrato di rock sudista, ben sapendo quanto il nostro ami bazzicare questi luoghi musicali ma anche geografici e quanto sia devoto di Lynyrd Skynyrd, fratelli Allman, Marshall Tucker & Co. Scoprendo in anteprima il titolo dell’album Southland, ne abbiamo ricavato un ulteriore, infallibile presagio.

Aggiungiamo pure che trattandosi del primo cd “waltergattiano”, ci sembrava molto difficile che l’autore sarebbe riuscito a sfuggire all’ansia da prestazione virtuosistica, annoverando peraltro tra i sideman (se avete il coraggio di chiamarli così!) musicisti del calibro di Greg Martin, Greg Koch, e addirittura Chris Hicks (The Marshall Tucker Band, Outlaws, Hicks Band & Friends…).

Le nostre convinzioni sono andate in frantumi al primo ascolto.

Niente schitarrate in parallelo, zero assoli travolgenti, date per disperse le citazioni sudiste.

In compenso atmosfere dylaniane, e non solo in All Along The Watchtower, sonorità in libera uscita con sconfinamenti country e brani in italiano.

Otto tracce su dieci con parole e testi dell’autore.

E il Sud allora?

Il Sud c’è, fidatevi. Ma non con i suoi stilemi. Ce n’è un bel po’ di profondo Sud nel “mood” che attraversa le magnifiche canzoni di questo album. Brani che ti si stampano nella mente senza lasciarti “tranquillo”. Melodie che unite ai testi ti scavano dentro ed un dispendio di signori musicisti che oltre ai citati americani aggiungono italianità ad un disco che potrebbe nascere e vivere in Georgia, in Tennessee, in Kentucky. Gazich, Priviero, Costola, Gaffurini, Pavesi, sono nomi che hanno scritto meravigliose pagine della storia musicale in Italia.

Southland è un disco all’insegna dello “slow hand”, della misura, quasi che una volta tanto i silenzi valessero come le note.

E così Gatti ci regala un’epica Your Time, il gospel blueseggiante dell’ingegnosa Lifelong Blues, tanto tanto feeling con Take Me As I Am, brano che faticherete a scrollarvi di dosso, accenti country in Groomy Witness, ma anche l’intenso intimismo nella final track Dove sei.

Un cd all’insegna dello storytelling e delle amicizie che si intuisce dai corposi credits. Ultimo appunto per la voce tagliente, nasale, imperfetta, vissuta di Walter. Che funziona! Come tutto l’album. Walter Gatti, il giornalista e critico, come musicista ha fatto centro al primo colpo “…uno sguardo oltre il buio”!
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