Lo sport è entrato nella vita di tutti come fattore di interesse generale. Ne è indice assai eloquente la quantità di stampa sportiva periodica che passa per le mani di tutti: non c’è quotidiano che non vi dedichi qualche pagina con resoconti delle competizioni o per le polemiche, di volta in volta emergenti, a carico dei campioni o dei dirigenti di gara o delle stesse società sportive. Sono diffusissimi alcuni quotidiani sportivi, oltre i settimanali e mensili specializzati.

Lo sport, date le sue inevitabili implicazioni immediate o mediate, sui comportamenti dei più diretti interessati e in genere sul pubblico più appassionato, crea inevitabilmente problemi di carattere etico, quali: l’aspetto formativo o degenerativo di certe prestazioni sportive; i rischi che alcune di queste portano fatalmente con sè; la competitività fuori misura; il divismo; il “doping”; le speculazioni sulle prestazioni professionali.

I- che cosa intendiamo per sport

L’accezione primitiva del termine, da un tardo latino “desportare”, ha più che tutto valore di distensione e di distrazione. Gradualmente ha mutato il suo contenuto, e ha finito per indicare, sempre però con una certa approssimazione, esercizi di forza e di agilità fatti all’aperto, o in palestre specificamente attrezzate, compiuti con tecniche debitamente studiate. Per cui sport potrebbe essere ogni sorta di esercizio fisico che tenda a sviluppare nell’organismo forza, destrezza, resistenza e armonia di modi, ai fini di una sempre maggior perfezione fisica e di una sempre maggior capacità spirituale.

In questa visione lo sport non può essere identificato con lo “svago”. Questo di norma distrae e solleva senza particolari addestramenti e aspirazioni di mete; mentre lo sport, in misura più o meno vasta, importa attività disciplinate da norme, caratterizzate sempre da uno sforzo di muscoli e di volontà, contraddistinto dal carattere agonistico. Tra gli sport più noti, ricordiamo: calcio, motociclismo, atletica leggera, sport invernali, atletica pesante, nuoto canottaggio, scherma, pugilato, vela, rugby, pallacanestro, golf, ecc…

A poco a poco però, lo sport, man mano che si costituivano società sportive, strutturate su basi finanziarie, e amministrate come nuclei produttivi di spettacolo, assunse in molti casi il sapore intenso di “professionismo”, dove gli atleti divennero merce di scambio tra le società sportive: alcune interessate a “vendere” gli atleti per risollevare le sorti finanziarie della propria società, altre interessate ad acquistarne per assicurare alle prestazioni da loro organizzate, folle ed incassi.

Chi sono gli sportivi

a) il termine sportivo è tuttora usato nelle accezioni più diverse, e finisce per confondere notevolmente il problema. Sportivo, nel linguaggio corrente, può indicare semplicemente colui che ama le manifestazioni sportive, che vanno continuamente aumentando.

Può avvenire che lo sportivo acceda nelle manifestazioni della sua ammirazione e del suo entusiasmo, in questo caso viene classificato “tifoso”: persona che ha perduto la serenità di giudizio dei valori sportivi, che vede e misura tutto da un suo personale ed immutabile punto di vista che, a costo di tutto, difende ed esalta i suoi campioni.

b) Sportivo, in senso più vero, è chi esercita personalmente lo sport. Qui il termine può avere sfumature diverse, a seconda delle modalità con cui lo sport viene esercitato. Le riassumiamo in tre principali atteggiamenti:

  • C’è chi esercita lo sport senza particolari preparativi e carriere: ama arrampicarsi, nuotare, saltare cacciare, senza corsi di addestramento, senza associarsi ad organismi sportivi, e tanto meno senza fare della sua attività sportiva una professione o un agonismo. Egli ama allenare il corpo per un migliore suo sviluppo, per la conservazione delle forze e come correttivo della vita eccessivamente chiusa e antigienica: la ginnastica rientra in questo gruppo di attività.
  • C’è chi esercita lo sport in un modo più sistematico e organizzato. Vuole essere allenato con metodo, per spingere le sue capacità a pieno rendimento. Egli però, può non amare i confronti con i terzi e siamo nel semplice atletismo; se invece, cerca il combattimento e la competizione nella sua categoria e aspira al primato, siamo nell’agonismo. Tuttavia, in tutti e due i casi, non è ancora professionismo, ma solo dilettantismo, infatti ci si esercita per pura soddisfazione, senza contratti, senza ingaggi, senza scopi economici.

L’agonismo dilettantistico trova la sua più alta manifestazione nelle “Olimpiadi” invernali ed estive, dove intervengono giovani di tutte le nazioni, con ansia di confrontarsi; sono genericamente condotti dai loro maestri e dalle società che li hanno preparati.

  • C’è finalmente lo sport di professione per coloro che hanno scelto lo sport come professione di vita. Chi fa sport di professione, ha messo a disposizione di un gruppo o di una associazione, la sua abilità, la sua forza, il suo pugno, la sua velocità. Proviene generalmente dalle schiere dei dilettanti, che le stesse società vanno selezionando e formando. Preparato con cura dai dirigenti e da loro guidato come semplice prestatore d’opera, il professionista soggiace ad una disciplina di squadra: viene promosso, punito, proposto a parere di tecnici. Egli è pagato a seconda della sua carriera e della sua notorietà.

Una caratteristica molto evidente degli atleti professionisti è l’impegno totale del loro tempo e delle loro capacità, in forma di continuo addestramento e allenamento. Data la natura di questa impostazione sportiva, il professionismo può avere aberrazioni di miraggi, di ambizione, di sforzi e di contestazioni anche di tipo sindacale…

2) Industria sportiva

L’atleta a un certo punto della sua formazione, soprattutto quando proviene da una famiglia povera, come nella maggior parte dei casi, non potendo da solo sostenere le spese di allenamento e di acquisto degli attrezzi necessari per le prestazioni di specialità, ha bisogno di chi assicuri con mezzi finanziari la graduale formazione, che gli procuri gli incontri agonistici e gli appiani tutte le difficoltà che si incontrano negli accordi tra gruppi di competizione regionale o nazionale. E’ così che lo sport che trae origine nella sfera privata, strettamente personale, passa a quella di competizione aperta, sostenuta da forze e organismi più ampi ed economicamente forti. L’atleta viene allora inserito in società sportive, che per reggersi diventano industrie che si addossano l’impegno del sostentamento, dell’ingaggio, del mantenimento, dell’acquisto e della vendita degli atleti. Molte di queste società sono sostenute da aziende di produzione o di commercio, che accettano di finanziare la società sportiva, a condizione che questa assicuri una certa propaganda dei suoi manufatti o prodotti del mondo degli sportivi (Sponsor). Alcune volte è la stessa industria che ha una sua sezione, nell’ambito dell’azienda, svolge attività atletica e competitiva.

Linee di etica sportiva

Lo sport svolge, dunque, nella vita dell’uomo, una funzione integrativa rispetto alle funzioni primarie: intellettuale, professionale, morale e spirituale; è quindi una attività pregevole e consigliabile.

Tuttavia, perchè tale rimanga, occorre che vengano osservate alcune norme fondamentali che è opportuno indicare.

1) Lo sport non è fine a se stesso

Per sua natura lo sport è azione di servizio allo sviluppo della personalità; è dunque attività complementare, che non può essere posta al centro di ogni programmazione individuale, ma deve facilitare la liberazione dei valori più tipicamente umani quali: la cultura, la socialità, la moralità.

Una convergenza totale verso lo sport capovolgerebbe radicalmente il problema, chiuderebbe fatalmente la prospettiva della vita, con ripercussioni regressive su tutta la personalità.

Talvolta è proprio questa la costatazione più deludente che dobbiamo fare a contatto con i nostri migliori atleti o appassionati di sport: si ha l’ impressione di una mostruosa sproporzione tra cultura sportiva e cultura generale; il loro linguaggio, i loro interessi, i loro ideali e le loro attese si sono modellati su di un unico schema che sa solo di competizione, di muscoli, di ingaggi, di titoli: in clima di materialismo e di squallore.

E’ facile che di riverbero questo capovolgimento di valori si ripercuota sulla folla ammiratrice, in forma di esaltazione della forza bruta, della pura destrezza, della pura tecnica, degenerando in un vero culto del corpo e dell’energia fisica staccata da ogni aggancio col primato dello spirituale.

Molto spesso passano in secondo ordine nell’atleta le sue manifestazioni di bontà, di generosità verso i deboli della comunità, la sua cortesia, il suo stile di socialità.

Lo sport e la ginnastica hanno come fine prossimo di educare, sviluppare e fortificare sul lato statico e dinamico; come fine più remoto l’utilizzazione, da parte dell’anima, del corpo così preparato per lo sviluppo della vita interiore o esteriore della persona; come fine anche più profondo, di contribuire alla sua perfezione; da ultimo, come fine supremo dell’uomo in generale e comune a ogni forma di attività umana, avvicinare l’uomo a Dio.

2) lo sport deve rispettare la vita

La norma che presiede a tutte le manifestazioni sportive in ordine agli eventuali pericoli a cui esse possono esporre l’uomo, si rifà al quinto comandamento non uccidere, non abbreviare la sua vita, non insidiarla, non danneggiare il tuo organismo. La vita, in noi, è capitale da tutelare nelle maniere più consone a una saggia amministrazione. Se il corpo e lo spirito lo richiedono ai fini del rafforzamento delle strutture originali e dello sviluppo delle capacità superiori, l’organismo può essere sottoposto anche a sport che portano con sè un certo tipo di lesioni.

Ma perchè tale rischio sia moralmente accettabile occorre vi sia stata una proporzionata azione di protezione contro di esso, in modo che la sua risultanza sia solo accidentale e imprevedibile; occorre anche che la sua quantità sia tale da essere compensata. Dal bene che si vuol conseguire.

In questi casi, infatti, il rischio è solo possibile, data la presenza dei fattori di sicurezza, e, anche nell’eventualità che esso si verifichi, risulta largamente compensato dai valori che l’azione sportiva porta con sè: l’educazione al coraggio, la tenacità, il controllo di sè, l’attenzione: valori di sommo interesse per la costruzione di ogni persona.

Don Walter Trovato

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