UN TESTIMONE DELLA SPERANZA: FERENC FRICSAY

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UN TESTIMONE DELLA SPERANZA: FERENC FRICSAY
Alcuni lettori stimolati dall’articolo “Play With Perth: Feel the Music”, pubblicato il 06 novembre nella nostra rubrica Music, mi hanno scritto chiedendomi di dare maggior spazio alla musica classica.

Prontamente rispondo dalle “Onde on-line” di BetaPress.it.

Alcuni anni fa mi è capitato di guardare un video straordinario: la registrazione delle prove della “Moldava” di Bedřich Smetana (Litomyšl, 2 marzo 1824 – Praga, 12 maggio 1884), effettuata il 14 giugno 1960 da Ferenc Fricsay (Budapest, 9 agosto 1914 – Basilea, 20 febbraio 1963), grandissimo direttore d’orchestra ungherese naturalizzato austriaco.

Un filmato davvero toccante ed illuminante riguardo alle capacità e sensibilità del direttore ungherese e alla sua “irriducibile volontà di vivere”, insomma una vera e propria esperienza che voglio proporvi!

Per chi non conosce il poema sinfonico: “la Moldava” di Smetana premetto che è il più celebre dei sei poemi sinfonici del ciclo “La mia patria” (“Ma Vlast”), scritto tra il 1874 e il 1879 e dedicato dal compositore boemo alla sua patria. L’opera descrive perfettamente l’amore e la devozione del popolo ceco alla propria patria.

Dalla nascita sino alla foce, il corso del fiume è descritto quasi con un carattere simbolico, sempre con intento evocativo e nobilmente celebrativo: esso diviene una sorta di luogo sacro, il luogo centrale della storia di una terra dove da millenni scorre ora impetuoso, ora maestosamente lento e silenzioso.

Smetana segue il corso del fiume boemo dalle sue sorgenti nei boschi della Boemia fino alla “dorata” Praga. Le due sorgenti, la calda e la fredda, si uniscono e il corso del fiume è descritto tra valli e foreste dove gli abitanti lo celebrano allegramente. Il tema principale tanto orecchiabile è derivato da un’antichissima melodia europea di viandanti.

Fricsay che fu chiamato a dirigere la Südfunk Sinfonieorchester “l’orchestra sinfonica della radio di Stoccarda” era allora molto malato (sarebbe morto pochi anni dopo; n.d.a.), aveva subito più operazioni e non era proprio, come si suole dire, “in forma” per la registrazione, avrebbe infatti voluto sospendere le prove, ma per poco più di un’ora trovò la forza di condurre l’orchestra.

Ho assistito ad uno spettacolo toccante in cui Fricsay, per ottenere la giusta interpretazione, esponeva con grandissima passione agli orchestrali (tutti professori d’orchestra! N.d.a.) il significato che la Moldava aveva per lui (visibile nel video la gioia dei professori; n.d.a.).

La sua inesauribile voglia di vivere e l’infuocato amore per la musica avevano suscitato in me una tale commozione da arrivare a versare qualche lacrima.

Mi è piaciuta la sua testimonianza di positività e di speranza pur dentro il dolore fisico della malattia.

Evidente la passione, la finezza e la precisione con cui ha condotto gli orchestrali a comprendere l’intimo della musica di Smetana, musica che, raccontando la nascita e lo scorrere di un fiume, ho capito essere la figura del fluire della vita stessa.

Da brividi quando, all’inizio del quinto spezzone, il direttore (conscio di essere nel momento più buio della sua esistenza), si ferma e, per spiegare un passaggio orchestrale ai musicisti, dice: «Perché è veramente bello vivere!».

Una grande testimonianza di un uomo che vi esorto a seguire! Buona visione ed… ascolto!

 

 

 

PERTH

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