Uno, nessuno, settemila…
Storia di Massimiliano
Massimiliano Titone è il classico utente di facebook.
È un tipo gioviale e allegro, ha un bel viso, scrive bene in italiano e si diverte a fare tante foto da solo o con i nipotini per pubblicarle poi sul suo profilo assieme a qualche frase simpatica.
Lavora nel campo della formazione e le pubbliche relazioni e l’essere social (come si suol dire per indicare una persona presente e attiva sui social network) sono parte integrante del suo lavoro. Ha sempre avuto una vita movimentata come nella norma.
Bello, simpatico ed estroverso come tanti altri uomini sul web, Massimiliano conduceva tranquillamente la sua vita virtuale in modo spensierato e ordinario.
Poi un giorno di tre anni fa, le cose iniziano a cambiare, iniziano ad accadere delle cose strane a cui – in principio – Massimiliano non dà troppa importanza ma che presto si trasformeranno in una situazione paradossale e, ad oggi, senza soluzione.
Un giorno Massimiliano riceve e accetta una strana richiesta di amicizia: una persona col suo stesso nome e cognome; sul momento Massimiliano non ci fa caso più di tanto, gli sembra una cosa curiosa ma non si allarma, nel giro di poco tempo , però, la situazione esplode.
All’improvviso inizia a ricevere messaggi privati da parte di donne che non conosce; messaggi minacciosi e inquietanti “so chi sei” gli scrive un giorno una donna.
Nel giro di un mese quei messaggi diventano decine e sono sempre più aggressivi.
Nessuno capisce cosa può essere successo tanto è fuori dalla normalità né ci si immagina cosa sarebbe diventato.
In forma precauzionale Massimiliano va alla polizia postale, ha capito che qualcuno potrebbe aver rubato la sua identità, prova a denunciare il crimine ma ai tempi nessuno era preparato ad accogliere una denuncia di questo tipo; tre anni fa, non esistevano ancora né giurisprudenza né precedenti per questo reato.
Solo che il problema c’era e diventava sempre più grande.
Nel giro di poco tempo, grazie ai consigli di amici poliziotti e avvocati, Massimiliano raccoglie le prove di 2000 (duemila) profili fake presentandoli come allegati alla denuncia.
È allora che inizia la battaglia dei fake, dei profili falsi che in una lotta di segnalazioni e ricerche oggi sono stati censiti in 7000 (settemila).
Il problema e aggravante è che per una serie infinita di ragioni, tutti i dati personali di Massimiliano sono on line e le donne raggirate ci mettono molto poco a trovare l’originale (scambiandolo per il fake) e conoscere oltre al numero di telefono privato, perfino l’indirizzo di casa.
Piano piano, essendo comunque un uomo intelligente e per bene, parlando con le donne offese, Massimiliano riesce a ricostruire la storia che, grosso modo, è sempre più o meno la stessa.
Storia del fake e sua strategia.
Lui (il fake) è vedovo e ha due figli (nella realtà i figli sono interpretati in foto dai due nipoti minorenni), caduto in disgrazia per qualche motivo, riesce poi a risollevarsi grazie al commercio di auto, torna ad essere un uomo ricco e va in Costa d’Avorio.
Purtroppo mentre è lì con i due figli, ha avuto un imprevisto (un furto, un sequestro…) fatto sta che si trova in pericolo e senza soldi e chiede aiuto per comprare il biglietto aereo per sé e per i suoi figli o per pagare chi lo tiene sotto scacco o una certa ludoteca.
Una storia da film che appassiona donne sensibili e di buon cuore che cercano un uomo di cui innamorarsi.
Donne che passano del tempo con uno dei 7000 falsi Massimiliano che le fa sentire importanti, amate, apprezzate, fondamentali e che chiede loro soldi, sempre più soldi.
I contatti avvengono tramite messenger, addirittura vengono fatte anche video chiamate per le quali, i malfattori, mettono sù un sistema ingegnosissimo: durante la chiamata mandano l’immagine in movimento senza audio di uno dei tanti video pubblicati da Massimiliano e, con la scusa che in Costa d’Avorio la connessione non è gran ché, tolgono il video e tengono solo l’audio.
Chi legge si chiederà “ma per le chiamate vocali, chi parlava?” Ivoriani (probabilmente) che conoscono l’italiano.
Ma chi ascoltava non si rendeva conto che non era il modo di parlare di un italiano?
No.
Perché una persona che vuole credere in qualcosa, non aprirà mai gli occhi di fronte a nessuna evidenza.
Queste donne affamate di attenzioni e affetto decidono di denunciare la truffa solo quando finiscono i soldi e, la cosa più inverosimile è che la denuncia per truffa non può essere accolta perché le donne hanno dato spontaneamente i soldi senza ricevere alcuna minaccia.
Ma come è possibile gestire e coordinare 7000 profili finti, completi di fotografie, storie, invio di messaggi, telefonate e interazioni di vario tipo?
Di certo non è una sola persona.
Si tratta di una organizzazione ben strutturata che individua il profilo ideale (composto da foto, video, informazioni facilmente utilizzabili e ri manipolabili, un viso attraente…) da utilizzare, ne prende le prime informazioni e le distribuisce a una rete fittissima di operatori della mala vita che, lavorando on line, e accrescono
Massimiliano ha scoperto anche questo perché, ad un certo punto, perfino alcuno dei suoi fake lo hanno contattato per avere ulteriori materiali da utilizzare argomentando che alla fine era il loro lavoro e che avevano bisogno di guadagnare.
Insomma, quello che ne viene fuori è che la delinquenza si sposta on line e crea dei mostri.
Riflessioni finali sul senso di ingiustizia.
La storia di Massimiliano Titone forse qualcuno di voi la conosceva già, perché una storia così bizzarra ha trovato spazio, soprattutto in un primo momento, in numerose trasmissioni televisive come Chi l’ha visto o la trasmissione di Barbara d’Urso…
Purtroppo presto anche il sistema di informazione televisivo che si proponeva di aiutarlo a risolvere questo nonsenso si è presto trasformato in una forma di sciacallaggio per avere più audience, così Massimiliano ha rifiutato i vari inviti se non seguito direttamente dal suo avvocato Andrea Caristi.
Massimiliano al telefono si rivela una persona simpatica e forte, che non ha nessuna intenzione di farsi piegare da questa ingiustizia anche se vive una condizione impossibile per tanti; ma la sua storia è triste perché racconta di tante ingiustizie.
L’ingiustizia patita da un uomo che non è più padrone della sua identità, che riceve ogni giorno telefonate e messaggi di donne che pretendono che sia quello che non è.
L’ingiustizia strutturale tenuta sù da persone che guadagnano rubando l’identità di una persona per estorcere soldi a donne fragili.
L’ingiustizia patita da donne emotivamente analfabetizzate, saccheggiate sentimentalmente che cercano amore nel posto sbagliato perché, spesso, non sono in grado di cercarlo in quello giusto.
L’ingiustizia istituzionale di una giurisprudenza impreparata che non riesce a fare giustizia su un reato quasi inesistente.
L’ingiustizia mediatica di un sistema televisivo che approfitta delle vittime per esserne a loro volta anch’essi carnefici.
È amara la chiusura di questo articolo ma non ne troviamo altre.
Auguriamo al protagonista e a tutti personaggi di questa storia una fine felice che saremo ben lieti di raccontare.
Restiamo in attesa facendo il tifo per Massimiliano e non ce la sentiamo di dare nessun consiglio sulla prudenza sui social sulla condivisione delle informazioni personali perché al posto di Massimiliano poteva benissimo esserci ciascuno di noi.