Più relazioni più precauzioni: lo studio dell’Università di Firenze

Firenze, 22 marzo 2023

Comunicato stampa

 

Covid-19, il ruolo cruciale dei partner e dei figli nella prevenzione delle pandemia

Pubblicati su PNAS i risultati di uno studio del coordinato dall’Ateneo fiorentino, frutto di due indagini condotte in 27 paesi europei

Avere figli e, in misura ancora maggiore, avere un partner porta le persone più anziane ad adottare maggiori precauzioni contro il Covid-19, a partire dalla scelta di vaccinarsi.

La conferma, arriva dallo studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica PNAS, che è stato coordinato da Bruno Arpino, docente dell’Università di Firenze, e svolto in collaborazione con i colleghi Valeria Bordone, dell’Università di Vienna, e Giorgio Di Gessa, dello University College London.

Professore Associato - Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni 'G. Parenti' (DiSIA)
Prof. Bruno Arpino, professore Associato Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni ‘G. Parenti’ (DiSIA)

Le analisi

Le analisi si sono basate sui dati raccolti nel corso di due indagini condotte in 27 paesi europei, Italia compresa, su soggetti di 50 anni e oltre realizzate nell’ambito dell’indagine Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE).

La prima, con un campione di 35.786 individui, tra giugno e settembre 2020, la seconda, con un campione di 29.349 individui, tra giugno e agosto 2021.

Le indagini hanno fatto riferimento alla propensione delle persone a prendere precauzioni – quali lavarsi le mani, usare disinfettante, coprire tosse e starnuti, ridurre le uscite di casa per fare la spesa – e ad accettare un vaccino anti Covid.

Le dichiarazioni

“I nostri risultati mostrano che avere un partner o figli è un elemento complessivamente associato in maniera positiva alla probabilità degli individui in età matura e anziana di adottare comportamenti precauzionali e di vaccinarsi – spiega Arpino, docente di Statistica dell’Ateneo fiorentino-. In particolare la presenza di un partner aumenta di circa di 5 punti percentuali la probabilità di assumere tali decisioni”.

I risultati non sono sostanzialmente influenzati dall’essere o meno conviventi con il partner o con i figli, né sono guidati da particolari gruppi di età, sesso o gruppi di paesi specifici.

E, analogamente a quanto era già stato documentato da altri studi pre-Covid, confermano che il controllo sociale familiare ha effetti postivi sui comportamenti salutari.

“Nel contesto di una pandemia – commenta il docente, sulla base dei dati raccolti –, partner e figli possono fornire assistenza e informazioni utili per comprendere l’importanza dei comportamenti precauzionali e della vaccinazione. Un partner, in particolare, assicura un supporto emotivo e pratico che viene garantito in modo più consistente”.

E sempre per quel che riguarda l’aiuto pratico, i ricercatori hanno rilevato che avere figli è particolarmente importante per uno specifico aspetto: limitare lo shopping di persona e dunque la frequentazione di spazi chiusi e affollati dove il rischio di infezione è maggiore.

“Se da un lato dunque i contatti familiari possono essere fonte di contagio, il nostro studio mostra che i legami familiari stretti possono avere un’influenza positiva nella prevenzione e, di contro, che le persone più anziane che ne sono prive sono più vulnerabili da questo punto di vista – conclude Arpino –. Un’indicazione che potrà essere utile ai fini della progettazione di interventi e raccomandazioni per la prevenzione del Covid o di future pandemie”.

 

Ufficio stampa
Università degli Studi di Firenze

 




LA SCUOLA DI MASSA … OCCORRONO CORRETTIVI

 

La “scuola di massa” è stato l’epilogo finale del ‘68, da cui abbiamo ereditato una scuola aperta a tutti, grande conquista per l’istruzione democratica, ma oggi forse sono necessari correttivi.

Le responsabilità sono da ricercarsi ancor prima del ‘68 con l’istituzione della scuola media unica (1962), l’eliminazione del latino e il costante depauperamento dei contenuti di studio e l’approccio del donmilanismo, ideologia che avrebbe avuto un senso negli anni ’50, ma che alla fine dei ’60, quando si diffuse, era divenuta largamente anacronistica.

Probabilmente la scuola media unica, col tentativo di realizzare un’uguaglianza formale e non certo sostanziale ha segnato l’inizio del declino del nostro
sistema scolastico, aprendo poi la via a quella che sarà dagli anni ‘90 la diffusa licealizzazione con danni irreparabili soprattutto all’istruzione tecnica e professionale.

Prima del 1962 al termine della scuola elementare si poteva accedere alla “vecchia” scuola media (quella con il latino), ma solo dopo aver superato un esame di ammissione.

Per chi non andava alle medie c’erano tre scuole di avviamento (industriale, professionale e commerciale) e anche la scuola d’arte.

Con l’avviamento industriale si poteva accedere agli istituti tecnici industriali e con quello commerciale si poteva passare agli istituti di ragioneria mentre con l’avviamento professionale si andava negli istituti professionali.
Con la scuola d’arte, infine, ci si poteva iscrivere al liceo artistico.

È vero in pratica che a 11 anni, si decideva (all’80%) il futuro scolastico dei ragazzi che, quindi, veniva determinato più dalla appartenenza al ceto sociale che alle capacità, ma i percorsi proseguivano in continuità e la scuola riusciva a programmare un’offerta di qualità e di settore, sfornando professionalità compiute come periti agrari, commerciali, geometri, periti industriali e periti meccanici, pronti per il lavoro.

Oggi la dispersione scolastica aumenta, soprattutto quella implicita, fenomeno piuttosto diffuso che spesso sfugge alle statistiche. Ci si riferisce a quella quota non trascurabile di studenti che conseguono il diploma e non raggiungono nemmeno lontanamente i livelli di competenza che ci si dovrebbe aspettare dopo tredici anni di scuola.

E si continua a parlare con eccessiva enfasi di competenze, senza che i nostri ragazzi apprendano conoscenze certe.

Si programma per competenze anche nel primo ciclo e si dimentica il leggere, scrivere e far di conto, conoscenze e abilità essenziali sulle quali costruire nel secondo ciclo competenze certe e durevoli.

Adesso ognuno decida se davvero la scuola di allora fosse peggiore o migliore di quella attuale, ma non c’è dubbio che occorrono correttivi urgenti se vogliamo puntare su una società basata sulla conoscenza.

 

Pio Mirra
DS – IISS Pavoncelli Cerignola (FG)




OPEN DAYS, ATTIVITÀ DI (DIS)ORIENTAMENTO

Iniziati a novembre, sembrano ormai alla fine anche se qualcuno userà anche l’ultimo giorno, il 30 gennaio, per … “un alunno in più “.

Povera scuola!

Comunque l’incubo sembra ormai finito.

Un tempo non esistevano, forse solo nelle scuole private per questioni di sopravvivenza, questioni che oggi sembrano interessare anche la scuola pubblica.

Una maratona nella quale genitori e ragazzi “saltano” da una scuola all’ altra, ascoltando noiosissimi discorsi autoreferenziali, belle promesse, inutili visite a laboratori imbellettati per l’occasione, tentando di intuire, dietro tanta retorica, la nuda realtà.

Ma la scuola non deve essere solo un luogo accogliente e non dovrebbe mai perdere di vista il suo ruolo principe di trasmettere “virtute e canoscenza”.

Purtroppo si dimentica che la scuola richiede anche impegno, fatica e sacrificio e non mille progetti e attività per intrattenere in modo ludico gli studenti, perché ciò contribuirebbe ad alimentare le derive di una società sempre più fluida che sta creando confusione e incertezza.

Allora?

Allora palese è il disorientamento tra tanti indirizzi di studio, corti e lunghi e anche duplicati e le tante e creative offerte formative proposte per “un alunno in più “.

Il 30 gennaio sta arrivando, si avvicina il momento della scelta.

In bocca al lupo ragazzi.

Pio Mirra
DS IISS Pavoncelli – Cerignola (FG)




PNRR o PRRRRRRRRR… ??

Parte la progettazione per il Piano Scuola 4.0 sulla piattaforma dedicata che resterà aperta dalle ore 15.00 del giorno 28 dicembre 2022 alle ore 15.00 del giorno 28 febbraio 2023.

L’investimento prevede due azioni specifiche: Next Generation Classrooms e Next Generazione Labs.

L’azione “Next Generation Classrooms” ha l’obiettivo di trasformare almeno 100.000 aule delle scuole primarie, secondarie di primo grado e secondarie di secondo grado, in ambienti innovativi di apprendimento.

L’azione “Next Generation Labs” ha la finalità di realizzare laboratori per le professioni digitali del futuro nelle scuole secondarie di secondo grado, dotandole di spazi e di attrezzature digitali avanzate.

La parola d’ordine per rinnovare la scuola è “digitale” per tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Che dire? Il digitale è sicuramente un bene se aggiunto alle abilità analogiche, un disastro se in sostituzione ad esso!

Ma sembra che si vada in questa direzione.

Si legge che il Piano Scuola 4.0 sarà l’occasione per innovare la scuola!?!

Certamente, ma l’innovazione didattica sarà possibile senza però rinunciare ad insegnare le quattro abilità di base linguistiche (saper ascoltare, saper parlare, saper leggere e saper scrivere) insieme alle quattro operazioni della matematica.

Occorre insegnare l’analisi grammaticale, logica della frase e del periodo entro la scuola media, studiare storia e geografia, abolire nei licei l’alternanza scuola-lavoro, oggi rinominata PCTO.

In breve occorre tornare allo studio dei contenuti disciplinari e forse riusciremo a raggiungere adeguati risultati anche nelle tanto criticate prove INVALSI.

Pio Mirra




Ma se un domani non ci saranno più alunni ?

Il calo demografico sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la situazione andrà sempre più peggiorando.

Gli allegati al Recovery Plan dello scorso anno svelavano che da qui al 2026, in classe avremo 1,1 milioni di studenti in meno.

Se guardiamo il periodo fino al 2033, si passerà da 7,4 milioni di studenti (ultimo dato disponibile 2021) a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34, con quote di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno.
Tale effetto dell’andamento demografico si sentirà maggiormente alle superiori, dove si passerà rispettivamente da 2.659.068 a 2.168.614 studenti.

Anche nel territorio di Cerignola, comune della provincia di Foggia di 60.000 abitanti, si inizia a sentire l’effetto denatalità.

Gli studenti di Cerignola che nell’anno scolastico in corso frequentano la classe terza della secondaria di primo grado sono solo 654, che se tutti promossi sceglieranno uno tra i cinque istituti superiori presenti nel comune.

E allora che si fa? Si reclamizza l’offerta formativa negli open days scolastici con una e più promesse per un roseo futuro.

Tanto è il disorientamento dei ragazzi e delle loro famiglie, che dovranno scegliere uno dei 25 indirizzi di studio proposti dai cinque istituti cerignolani tra licei, tecnici, professionali, opzioni, corsi quinquennali e quadriennali a volte duplicati.

In teoria per 652 studenti e 25 indirizzi di studio potranno formarsi per l’anno scolastico che verrà solo 25 classi prime, 5 classi per istituto.

Ma quale scuola scegliere? Per una buona scelta è fondamentale investire nell’orientamento scolastico nella delicata fase di passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo grado, accompagnando i ragazzi verso una scelta consapevole.

L’orientamento diventa prezioso proprio perché favorisce scelte consapevoli, siano esse di studio o di prospettive di lavoro, ma è anche una fondamentale arma di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica, che in Italia raggiunge ancora valori superiori alle medie europee.

Secondo l’ISFOL l’orientamento è un intervento finalizzato a porre la persona nelle condizioni di poter effettuare delle scelte personali circa il proprio progetto personale/professionale di vita.

Citando la stessa fonte, l’orientamento viene visto come elemento fondante dell’educazione permanente: un processo di educazione e di formazione integrale della persona che la conduce alla piena espressione della sua identità, professionalità e vocazione.

L’orientamento, quindi, mira alla finalità educativa dell’autonomia, ovvero alla capacità di muoversi in una società complessa e dinamica, che conferisce poche garanzie, compiendo scelte in linea con i propri scopi.
E invece?

Anziché puntare sul valore strategico dell’orientamento come strumento di lotta alla dispersione e all’insuccesso scolastico nella creazione di un sistema di orientamento centrato sulla persona e sui suoi bisogni, finalizzato a prevenire e contrastare il disagio giovanile e favorire la piena occupabilità e l’inclusione sociale le scuole sono impegnate a imbellettarsi in struggenti azioni di marketing che sono gli open days.

E allora il problema non è la “classe pollaio”, ma il numero dei “polli” che le scuole riusciranno a catturare nei colorati open days addirittura aperti un giorno alla settimana per tutto il periodo delle iscrizioni dal 9 al 30 gennaio.

Ammaliante il canto delle sirene per convincere un “pollo” in più e poi?

Poi sarà quel che sarà!

Pio Mirra
DS IISS Pavoncelli – Cerignola (FG)




Open Days, siore e siori…

Un tempo  ci si iscriveva in una scuola piuttosto che in un’altra sulla base delle proprie attitudini e predisposizione personale a preferire le materie umanistiche alle scientifiche o piuttosto tecnico-professionali.

Fondamentale poi il condizionamento delle scelte degli altri compagni di classe per restare con gli amici attraverso una sorta di scelta di continuità.

Oggi invece ci sono gli open days.

Non c’è scuola che non ne abbia almeno un paio tra dicembre e gennaio, il tempo per le nuove iscrizioni.

Dalle primarie alle medie, dai licei agli istituti tecnici e professionali. Tutti indossano il vestito più bello, il vestito della festa e aprono le loro aule a ragazzi e genitori.

Se per le scuole superiori si tratta di illustrare la peculiarità dell’offerta formativa dei singoli indirizzi di studio, per primarie e medie l’offerta “dovrebbe” essere comune per “tutte le scuole del regno”, ma non è così.

Le giornate dell’orientamento diventano vere azioni di marketing per “un pugno” di studenti in più, merce diventata rara per la preoccupante denatalità.

E allora gli open days diventano una fiera, un mercatino per cercare pubblico consenso.

Sugli scaffali si espongono progetti, attività didattiche e laboratoriali, proposte di PON per l’anno che verrà, promesse future di tornei di calcetto, pallavolo, piscina, danza, laboratori teatrali, musicali, sensoriali e tante altre attività tra le più singolari e creative.

Ai ragazzi e ai loro genitori non serve conoscere quante LIM, quanti pc e robotini siano presenti all’interno della scuola, ma serve capire se i docenti sono metodologicamente formati sul loro utilizzo e capire come i ragazzi sapranno utilizzarli nell’ordinaria attività didattica.

Ma il problema attuale della scuola non è l’esatta definizione delle più opportune strategie di marketing orientate ad accrescere il numero degli iscritti, ma l’adozione delle  migliori strategie per accrescere la qualità dell’istruzione.

C’è da chiedersi a cosa siano serviti ben tredici anni di scuola

se i dati INVALSI 2022 rilevano che  gli studenti che hanno  raggiunto un livello adeguato in italiano sono solo il 56%, in matematica il 49%, inglese rending il 49% e inglese listening il 37%.

E allora il problema più grande che deve affrontare la scuola non è  “pescare” uno studente in più, ma come poter concretamente investire in ideali, modelli e archetipi che potrebbero essere in grado di risollevare le sorti attuali di una scuola che non riesce più ad avere degli standard minimi di tollerabilità.

Gli open days durano qualche giorno, poi si chiuderà la fiera

e si tornerà a vestire l’abito da lavoro, torneranno le tediose spiegazioni e interrogazioni, tornerà la didattica frontale uguale per tutti i ragazzi e la personalizzazione resterà solo scritta nei PTOF.

La quotidianità farà dimenticare lo splendore del giorno di festa, riportando alla luce gli abitudinari problemi della scuola.

Pio Mirra

Ds IISS Pavoncelli – Cerignola (FG)




NON PARLARE “IN CORSIVO”, SCRIVI!!!

 

Girando tra i banchi delle classi prime ho visto quaderni scritti a stampatello, non tutti per fortuna.

Penso sia una stortura e non da attribuire alla DAD, ma ad un altro pericoloso virus che sta contagiando la scuola, coding e robotini, dove in molti si chiedono:
“a che serve ormai il corsivo? Non scriveranno più lettere a mano! Il corsivo è inutile. Il corsivo è faticoso”.

Non è assolutamente vero.

Il corsivo (scrivere e non parlare) è utilissimo, perché fa rimanere nel rigo, imprime la consapevolezza dei limiti e insegna la necessità delle curve.

Inoltre il corsivo è intelligenza spaziale ed esprime identità personale.

Lo stampatello omologa, il corsivo no.

Scrivere con la tastiera del pc o in stampatello attiva meno aree del cervello rispetto allo scrivere in corsivo, quando sono attivate zona frontale inferiore e corteccia parietale posteriore, cioè le aree che sovrintendono alla coordinazione occhio-mano, detta motricità fine.

A differenza dello stampatello, il corsivo obbliga a non staccare la mano dal foglio e tale attività stimola il pensiero logico-lineare, quello che permette di associare le idee in modo sequenziale, cioè di memorizzare e quindi di apprendere.

Allora insistiamo e pretendiamo da tutti i nostri studenti il corsivo.

Si, anche in piena era digitale.

Pio Mirra
DS IISS Pavoncelli – Cerignola (FG)




Anno nuovo, problemi vecchi, soluzioni nuove?

Ripartono gli incontri di Diritto Scolastico.

Chiara Sparacio intervisterà gli avvocati Maurizio Danza del foro di Roma e Andrea Caristi del foro di Messina e affronterà con le problematiche del diritto scolastico.

Nella prima puntata si parlerà dello stato dell’arte del riconoscimento in Italia delle abilitazioni all’insegnamento conseguito all’estero.

Al di là delle simpatie e antipatie personali, cosa dice la legge? Come agisce il Ministero?

Diritto Scolastico è una trasmissione di informazione che vuole essere una bussola super partes in grado di sostenere docenti, dirigenti e tutto il personale scolastico che desidera conoscere e far valere i propri diritti.

 

Chiara Sparacio chiede agli avvocati Andrea Caristi e Maurizio Danza quali sono i diritti e i doveri di chi lavora nel mondo della scuola

Segui la puntata di oggi

Abilitazioni all'estero stato dell'Arte
Abilitazioni all’estero stato dell’Arte

Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Messina contro Google, la disfatta del colosso americano.




Call Center e digitalizzazione: nuove sfide

Yunes: “Ora miglioriamo e digitalizziamo i call center italiani”

Oltre 1,5 milioni di euro investiti per realizzare una piattaforma che consentirà ai call center di digitalizzarsi ed accogliere con positività le sfide del mercato

Napoli. Quattro anni di sviluppo, oltre 54 mila ore di lavoro ed un investimento di circa 1,5 milioni di euro. Questo è Yunes, il nuovo software realizzato da Swissvoip e Tekmind per spingere nella digitalizzazione delle imprese del settore call center.

In uno dei momenti più difficili per l’economia italiana la sfida è dare un nuovo strumento alle aziende per consentire loro di avere tutte le informazioni necessarie in un’unica piattaforma e dirigere al meglio la loro attività vincendo le sfide imposte dal mercato. La piattaforma è stata realizzata collaborando con esperti di GDPR e sicurezza al fine di creare un prodotto compatibile con la normativa vigente.

Yunes nasce per soddisfare le esigenze di sicurezza e scalabilità di ogni azienda

“Il nostro desiderio è sempre stato quello di sviluppare una piattaforma flessibile e scalabile che potesse ridurre i tempi di realizzazione delle richieste del cliente oltre ad avere tutte le funzionalità a portata di mano in un unico software – dichiara Marino D’Ignazio di Swissvoip – Yunes è l’unico prodotto nel suo settore in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza, scalabilità e nuove funzionalità che un professionista nel mercato dei call center vorrebbe avere”.

In effetti l’interfaccia di Yunes visibile ad un operatore appare semplice, intuitiva ed essenziale. I call center sono aziende in cui vi è molto turnover e con le caratteristiche di questa nuova piattaforma anche l’operatore che ha iniziato da poco non avrà difficoltà ad imparare velocemente uno strumento semplice.

D’altro canto gli sviluppatori che hanno lavorato al progetto hanno semplificato notevolmente il processo di importazione delle liste dei nominativi al punto che è Yunes che si adatta alla lista e non viceversa.

Con Yunes le aziende hanno a disposizione un Crm integrato che consente all’operatore di inserire il contratto dalla sua postazione. Così si evitano frodi a tutela del call center, e del consumatore. L’operatore può trasferire la chiamata direttamente al backoffice per la registrazione consentendo una finalizzazione più rapida a beneficio del cliente e dell’azienda.

“Ci siamo catapultati in un progetto ambizioso, abbiamo scelto di intraprendere questa strada con Swissvoip e crediamo che nel prossimo futuro la digitalizzazione farà la differenza nel settore dei call center – dichiarano Domenico Iorio e Christian Sica, titolari di Tekmind – Entriamo in una fase bella ed avvincente e con i consigli giusti, grazie alla tecnologia a disposizione, le aziende potranno ottenere benefici nel breve e medio termine”.

Cento tipi di report basati su dati “tipizzati” provenienti dalle liste per fornire una bussola indispensabile all’imprenditore

Molte ore di lavoro sono state investite nella generazione delle statistiche che diventano la bussola dell’imprenditore che saprà orientarsi meglio nel mercato. Circa 100 tipi di report diversi basati su dati “tipizzati” provenienti dalle liste. Con Yunes gli imprenditori avranno a disposizione un sistema di intelligenza artificiale che può anche evidenziare in quali zone geografiche, in quali ore o fasce d’età c’è più risposta o predisposizione all’ascolto.

Informazioni senz’altro utilissime che consentiranno alle aziende di dirottare le chiamate in base alle statistiche migliori.

Chi ha ideato Yunes ha pensato di creare una piattaforma in grado di evidenziare i punti di forza e di debolezza di una struttura in modo da enfatizzare i primi e ridurre i secondi. Swissvoip e Tekmind non hanno dubbi che così facendo si creerà inevitabilmente una crescita del cliente che diventa una naturale conseguenza dell’applicazione di queste regole.

Yunes consente ad una piccola realtà con 20 postazioni di crescere esponenzialmente a 100 postazioni ed oltre. La nuova piattaforma non vincola il cliente ad un server. Grazie ad un sistema automatico di bilanciamento che distribuisce il carico di chiamate su tutte le macchine disponibili. Se in un’azienda dovesse riscontrarsi una crescita improvvisa da 20 a 200 operatori basterà aggiungere un server, tempo stimato per realizzare il tutto 5 minuti.




Adinolfi: ancora a Bergamo

Riceviamo un comunicato stampa da Alternativa per l’Italia, la formazione politica con la coppia Adinolfi – Di Stefano, che candida al senato Mario Adinolfi nel collegio plurinominale di Bergamo.

lo pubblichiamo volentieri visto che continuiamo a dire che gli attuali partiti politici sono impresentabili considerati i risultati di questi anni!

 

COMUNICATO STAMPA

 

Bergamo, 03 Agosto 2022

Elezioni 25 Settembre 2022: Cosa vogliamo per questa Italia?

 

Alternativa per l’Italia – APLI, la nuova formazione politica che vede uniti Mario Adinolfi (Popolo della Famiglia) e Simone Di Stefano (Exit), presenta la candidatura nel collegio plurinominale di Bergamo per il senato, di Mario Adinolfi co-fondatore del Popolo della Famiglia.

Sappiamo che il nome di Adinolfi a Bergamo fa sempre molto rumore, ma mai come in questa occasione, la decisione del nostro presidente di presentarsi per la seconda volta a Bergamo, è segno di un attaccamento a questa nostra splendida città che in questi ultimi due anni ha tanto sofferto.

 

Cosa vogliamo per questa Italia?

 

No Green pass e no all’obbligo vaccinale, Mario si è infatti battuto per la libertà di scelta vaccinale, scegliendo di non vaccinarsi e battendosi per la libertà di scelta per tutti, senza obblighi o anatemi. Sostegno alle famiglie tramite reddito di maternità, quoziente familiare, incentivi alla piccola impresa, sostegno ai giovani e molto altro nel programma di Alternativa per l’Italia.

Venite a firmare ai nostri banchetti per vedere il nostro simbolo il 25 settembre sulle schede elettorali vi aspettiamo numerosi.