Cari Figli, Italiani, amici

 

Mentre affronto gli ultimi momenti della mia esistenza terrena, sento l’impellente necessità di condividere con voi alcune riflessioni e sentimenti che mi hanno accompagnato lungo il viaggio della vita, un viaggio che per me si avvicina ora al termine.

Queste parole sono il mio ultimo tentativo di lasciarvi un’eredità immateriale, forse la più preziosa di tutte.

Prima di tutto, voglio che sappiate quanto profondamente vi amo.

L’amore che provo per voi è stato la forza motrice della mia vita, la luce che ha illuminato i miei giorni più bui. Ogni risata condivisa, ogni momento di orgoglio per i vostri successi, ogni abbraccio in tempi di tristezza, rimarrà per sempre inciso nel mio cuore.

La vostra felicità è stata la mia felicità, e i vostri dolori i miei dolori.

Ho cercato, nel migliore dei modi, di insegnarvi l’importanza dell’integrità, dell’onestà e del rispetto verso gli altri.

Questi valori sono il fondamento su cui costruire una vita degna di essere vissuta. Non dimenticate mai che il carattere di una persona è la sua eredità più duratura.

Vi incoraggio a vivere la vostra vita con coraggio e gentilezza, a non avere paura di perseguire i vostri sogni, ma a farlo sempre con considerazione e compassione per gli altri.

Spero di avervi insegnato il valore dell’educazione, non solo quella formale, ma anche quella che si acquisisce attraverso le esperienze di vita.

Ogni persona che incontrate, ogni esperienza che fate, buona o cattiva, è un’opportunità per imparare e crescere.

Rimante curiosi, aperti e mai cessate di interrogarvi sul mondo intorno a voi.

Vorrei anche parlarvi dell’importanza delle relazioni umane.

Le persone che scegliete di avere accanto influenzano profondamente la qualità della vostra vita. Circondatevi di coloro che vi ispirano, vi sostengono e vi amano per quello che siete.

E ricordatevi di ricambiare con la stessa moneta: siate un amico leale, un compagno premuroso, un membro della famiglia amorevole.

Infine, non dimenticate mai che la vita è preziosa e fragile.

Non sprecatela in rancori o rimpianti.

Amate con tutto il cuore, perdonate liberamente e cogliete ogni giorno come un dono.

La vita non è misurata dal numero di respiri che facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il fiato.

Mentre mi preparo a salutarvi, voglio che sappiate che porterò con me i ricordi dei momenti trascorsi insieme.

Anche se non sarò più fisicamente presente, il mio amore per voi rimarrà eterno, un faro che spero vi guiderà nei momenti di dubbio o difficoltà.

Con tutto l’amore che un cuore può contenere,

Vostro padre




Libertà di stampa: diritto/dovere.

 

La libertà di stampa è il pilastro su cui si regge ogni società democratica.

Questo diritto fondamentale, garantito in molte costituzioni in tutto il mondo, assicura che i media possano operare indipendentemente da interferenze governative, fornendo al pubblico informazioni non filtrate e critiche.

La sua essenza risiede nella convinzione che un’informazione libera e aperta è cruciale per la creazione di un’opinione pubblica informata, essenziale per il funzionamento della democrazia.

La Storia della Libertà di Stampa

La lotta per la libertà di stampa è antica quanto la stampa stessa.

Fin dai primi giorni della stampa a caratteri mobili, i governi hanno tentato di controllare e censurare le informazioni, temendo il potere delle parole di ispirare cambiamenti e sfidare l’autorità.

Tuttavia, con il passare dei secoli, sono emerse figure coraggiose che hanno lottato per il diritto di parlare e scrivere liberamente, spesso a costo della loro libertà o della loro vita.

La Dichiarazione dei diritti del 1791, che include la Prima Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, è uno dei primi esempi di protezione legale della libertà di stampa.

 

L’Importanza della Libertà di Stampa La libertà di stampa non è solo un diritto fondamentale di per sé; è il custode di tutti gli altri diritti umani.

Consentendo un flusso libero e non filtrato di informazioni, essa assicura che i cittadini siano informati su questioni di pubblico interesse, promuovendo una società trasparente e responsabile.

Questa libertà è cruciale per il mantenimento della democrazia, poiché facilita il dibattito aperto, il confronto di opinioni diverse e la critica costruttiva del governo e delle sue politiche.

Inoltre, la libertà di stampa svolge un ruolo vitale nel rivelare ingiustizie, corruzione e abusi di potere, agendo come un vero e proprio “cane da guardia” della società.

Ostacoli alla Libertà di Stampa 

Nonostante la sua importanza, la libertà di stampa affronta numerosi ostacoli in tutto il mondo.

Governi autoritari, organizzazioni criminali e persino pressioni economiche minacciano quotidianamente i giornalisti e i media.

La censura, sia esplicita che sottile, limita la capacità dei media di riferire liberamente.

In molti paesi, leggi draconiane sulla diffamazione, sulla sicurezza nazionale e sul terrorismo sono usate per intimidire e imprigionare i giornalisti.

L’impunità per gli attacchi contro i giornalisti rimane un grave problema, con numerosi reporter uccisi ogni anno.

Questi attacchi non solo mettono a rischio le vite dei giornalisti ma minacciano anche il diritto del pubblico di essere informato.

La Libertà di Stampa nel Mondo Oggi 

Il panorama della libertà di stampa nel mondo oggi presenta un quadro misto.

Secondo Reporters senza frontiere, alcuni paesi mantengono un alto livello di libertà di stampa, promuovendo la trasparenza e proteggendo i giornalisti.

Tuttavia, in molte altre nazioni, i giornalisti affrontano violenze, incarcerazioni e censure severe.

La digitalizzazione ha aperto nuove frontiere per la libertà di stampa ma ha anche introdotto nuove sfide, come la diffusione di notizie false e la sorveglianza online.

Casi di studio, come l’assassinio di Jamal Khashoggi o l’arresto di giornalisti in Bielorussia, evidenziano i pericoli che i giornalisti affrontano nell’esercizio del loro lavoro.

 Come Proteggere e Promuovere la Libertà di Stampa 

Proteggere e promuovere la libertà di stampa richiede un impegno collettivo.

Governi democratici dovrebbero abrogare leggi restrittive e garantire che i crimini contro i giornalisti siano perseguiti.

Le organizzazioni internazionali possono esercitare pressioni diplomatiche e fornire piattaforme per i giornalisti in esilio.

I cittadini possono sostenere i media indipendenti attraverso abbonamenti e difendere la libertà di stampa come valore fondamentale.

L’educazione ai media e alla letteratura mediatica è essenziale per sviluppare una comprensione critica delle notizie e promuovere il discernimento tra le fonti.

Inoltre, l’uso responsabile dei social media e il sostegno alle campagne per la libertà di stampa possono contribuire a creare un ambiente più sicuro per i giornalisti.

La libertà di stampa è un pilastro non negoziabile di una società libera e aperta.

Mentre le sfide persistono, la nostra determinazione a difendere questo diritto fondamentale deve rimanere incrollabile.

È responsabilità di tutti noi, dai governi ai cittadini, assicurare che la voce della stampa non venga soffocata.

Incoraggio ogni lettore a riconoscere il valore della libertà di stampa, a rimanere informato e a sostenere attivamente i media indipendenti.

La nostra libertà, in definitiva, dipende dalla capacità di mantenere aperto il dialogo, di sfidare le narrazioni dominanti e di sostenere la verità.

Proteggere la libertà di stampa è proteggere il cuore stesso della nostra democrazia.

 

Questo articolo rappresenta un appassionato appello a riconoscere, proteggere e promuovere la libertà di stampa in tutto il mondo.

La sua difesa è essenziale per la salvaguardia della nostra democrazia, dei nostri diritti e delle nostre libertà.




Studiare per il lavoro?? chi lo dice è un pazzo.

L’affermazione riecheggia un’antica idea, spesso attribuita a Seneca, filosofo romano, che affermava “Non si studia per la scuola, ma per la vita”.

 Questa visione è profondamente radicata nel concetto di educazione come strumento per il miglioramento personale e lo sviluppo intellettuale, piuttosto che come mero mezzo per raggiungere obiettivi professionali.

È necessario formare i giovani con un’Educazione come Preparazione alla Vita, non solo al Lavoro, questo perché Studiare solo per il lavoro limita il potenziale dell’istruzione.

L’educazione dovrebbe mirare a formare individui completi, dotati non solo di competenze tecniche, ma anche di una comprensione critica del mondo, capacità di pensiero analitico, creatività e sensibilità morale.

 Occorre mirare ad uno sviluppo Personale e Intellettuale: l’istruzione deve fornire gli strumenti per una crescita personale continua.

L’apprendimento di discipline come la storia, la filosofia, le arti, oltre che delle scienze e della tecnologia, contribuisce a sviluppare un pensiero critico, empatia e una comprensione più profonda delle diverse realtà umane.

Impostare l’Educazione finalizzata solo al Lavoro è una follia che solo gli stolti possono percorrere: una visione dell’istruzione puramente orientata al lavoro può portare a un riduzionismo, dove si valutano le discipline in base alla loro “utilità” immediata nel mercato del lavoro, trascurando aree di studio fondamentali per lo sviluppo umano.

Se si trascura l’importanza della cultura generale, dell’etica, della storia e della filosofia, si rischia di formare professionisti tecnicamente competenti ma privi di una solida base culturale e di valori, elementi fondamentali per un agire consapevole nella società.

La scuola intesa come percorso complessivo pedagogico educativo è in realtà la ricerca di un proprio equilibrio tra studio per la Vita e solo di conseguenza per il lavoro: il lavoro infatti nobilita l’ uomo perché gli permettere di esprimere le sue capacità e di inserirsi nella sua società di cui deve essere parte integrante.

L’ideale sarebbe un sistema educativo che integri l’apprendimento professionale con quello umanistico, fornendo una base solida sia per il successo professionale che per un arricchimento personale.

In un mondo in rapida evoluzione, l’apprendimento non si ferma con la formazione scolastica o universitaria; piuttosto, diventa un processo continuo che abbraccia sia lo sviluppo professionale sia quello personale.

L’affermazione che studiare per il lavoro sia un errore discende da una visione dell’istruzione che privilegia lo sviluppo umano integrale, Obiettivo a cui le famiglie dovrebbero mirare per i propri figli.

Sono le famiglie che dovrebbero obbligare le istituzioni ad allontanarsi da quel pericoloso percorso che sta trasformando l’istruzione dei giovani in formazione professionale.

E’ un grave errore che si avvicina al bordo di un fallimento sociale.

La formattazione dei giovani fin dalla più precoce età è un errore madornale che potrebbe limitare sviluppi della nostra società nel prossimo futuro: i genitori dovrebbero allargare la propria visione oltre alla ricerca di lavoro per i propri figli, ma a pensare di dare una vita ai propri figli.

Non credo che i nostri figli debbano essere cresciuti come piante già pronte per la crescita in un terreno domestico, ma come semi, che possano esplorare qualsiasi terreno, anche lontano.

Sono convinto che i figli debbano aver gli strumenti per capire il mondo e per poterlo cambiare, molto meno per studiare per entrare in una catena di montaggio.

Mentre le competenze professionali sono importanti, è essenziale mantenere un approccio all’istruzione che valorizzi la formazione intellettuale, etica e culturale, elementi indispensabili per una vita piena e consapevole.




DSGA, ma nemmeno fossero dei pariah…

La questione del trattamento dei direttori dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) e del personale ATA da parte dello Stato può essere analizzata da diverse prospettive, considerando vari aspetti come la normativa, le politiche di gestione delle risorse umane, la cultura organizzativa del settore pubblico e le dinamiche socioeconomiche.

Iniziamo subito con l’osservare che lo stipendio sia dei DSGA che del personale ATA non è assolutamente adeguato al carico di lavoro a cui gli stessi sono quotidianamente sottoposti.

Negli ultimi anni sulle segreterie scolastiche è stato scaricato di tutto, dalle pensioni al lavoro che dovrebbero fare i revisori, poi i PON fino al PNRR, per non parlare del fatto che spesso i DSGA sopperiscono alle attività invece in carico ai Dirigenti Scolastici.

Da questo punto di vista il ministero dell’istruzione si è dimostrato particolarmente assente nella difesa di questa categoria, peraltro nemmeno i sindacati si sono mossi benissimo, arrivando anche a ridurre  la loro professionalità firmando un contratto umiliante per questi lavoratori.

Nemmeno vogliamo entrare nel tema della mancanza di personale, del fatto che non ci sono corsi adatti alla preparazione professionale, che il personale ha un turnover talmente alto che le segreterie ormai non formano nemmeno più i nuovi arrivi “tanto tra un anno se ne vanno”, che ci sono un sacco di posti vuoti da DSGA e che molti sono coperti con ATA facenti funzione (alcuni da più di 10 anni) a cui lo stato manco fa la cortesia di stabilizzarli, insomma una vera ingiustizia per non dire porcheria che questa politica non smette di fare.

Infine le segreterie sono sempre sottoposte all’infinto giochetto di “ops abbiamo cambiato tutte le procedure senza dirtelo, però c’è un bel webinar che ti puoi vedere quando vuoi anche da casa il sabato e la domenica…”, ma chi attiva queste cose non si vergogna a morte come un verme nudo ??

Non ci si rende conto che buttare così alla rinfusa procedure ed attività senza aver prima capito i carichi di lavoro esistenti e la saturazione delle segreterie è un danno enorme anche fisico verso i lavoratori che subiscono stress infiniti???

Comunque, caro ministero, se non informi e formi prima di attivare cambiamenti organizzativi porti caos sul caos. 

Va beh, gente sbagliata al posto sbagliato.

Diamo però uno sguardo più profondo a questo mondo e vediamo cosa troviamo.

Vi sono alcuni filoni di riflessione che per brevità tratteremo solo come spunti, vediamoli assieme.

Normativa e Politiche Pubbliche: La posizione e il trattamento dei DSGA nello Stato sono regolati da leggi e regolamenti che stabiliscono il loro status, i loro diritti e i loro doveri.

Spesso, anzi sempre, i cambiamenti legislativi e le politiche di austerità influenzano negativamente le condizioni di lavoro di questi professionisti.

Tagli al bilancio, congelamento degli stipendi e riduzione del personale aumentano il carico di lavoro e ridurre le risorse disponibili, influendo negativamente sul morale e sul benessere dei lavoratori.

Ruolo e Percezione: I DSGA, occupandosi di compiti amministrativi, non sono visti come centrali nelle missioni primarie delle istituzioni pubbliche, a differenza di ruoli più direttamente legati all’erogazione dei servizi.

Questa percezione porta a una valutazione meno positiva del loro contributo e, di conseguenza, a una minore attenzione alle loro esigenze e al loro sviluppo professionale.

Cultura Organizzativa: la cultura organizzativa nel settore pubblico, che non c’è , influenza il modo in cui i DSGA vengono trattati.

Poiché la cultura prevalente è quella della rigidità, della gerarchia e della burocrazia, non esiste spazio per il riconoscimento dell’innovazione e dell’efficienza, qualità che spesso i DSGA portano nel loro lavoro.

Sfide e Stress Lavorativo: i DSGA affrontano molteplici sfide, come la gestione di risorse limitate, la necessità di adempiere a complesse normative e la gestione delle aspettative di diverse parti interessate.

Questi fattori generano un elevato livello di stress lavorativo, che non è adeguatamente riconosciuto o gestito dalle istituzioni pubbliche.

Dinamiche Socio-Economiche: il contesto socioeconomico più ampio, che include la situazione economica del paese, le politiche di spesa pubblica e le priorità politiche, influenza il trattamento dei DSGA.

In periodi di crisi economica o di austerità fiscale, il settore pubblico, inclusi i DSGA, subiscono tagli e restrizioni.

In conclusione, il trattamento dei DSGA da parte dello Stato è il risultato di una complessa interazione  tra fattori normativi, organizzativi, economici e culturali.

È importante che le istituzioni pubbliche riconoscano il valore e il contributo dei DSGA e degli ATA per garantire un ambiente di lavoro equo e sostenibile.

Allo stesso tempo, è cruciale per lo sviluppo di politiche più efficaci e per una migliore gestione delle risorse umane nel settore pubblico, una comprensione più profonda delle sfide affrontate da questi professionisti.

Il riconoscimento del ruolo critico dei DSGA può portare a un miglioramento nelle politiche di gestione delle risorse umane, nell’allocazione delle risorse e nel sostegno al loro sviluppo professionale.

Ciò non solo aumenterà la loro soddisfazione lavorativa e il loro benessere, ma avrà anche un impatto positivo sull’efficienza e l’efficacia delle istituzioni pubbliche che servono.

Tuttavia, è fondamentale riconoscere che le condizioni di lavoro e il trattamento dei DSGA possono variare significativamente a seconda del contesto specifico, delle normative locali e delle politiche di gestione specifiche di ciascuna istituzione.

Pertanto, qualsiasi discussione su questo argomento deve considerare queste variabili e le circostanze particolari in cui i DSGA operano.

Ma noi di Betapress diciamo: DSGA e ATA ribellatevi.

 

IL DSGA NON E’ UN SARCHIAPONE!

Concorso DSGA: note di malcostume italiano

DSGA, lo stato bipolare.




Ecco perché un bravo docente non può essere umiliato con 1500 euro di stipendio.

Vorrei delineare come io vedo un buon docente e perché un buon docente non può essere pagato solo 1500 euro al mese, più o meno.

lo faccio per punti sintetici ma giusto per dare il senso della cosa.

Un modello ideale di docente come guida dei giovani può essere concepito attraverso l’integrazione di diverse qualità, competenze e atteggiamenti, ognuno dei quali contribuisce a formare un’immagine completa di ciò che rappresenta un “buon insegnante”.

Un modello così definito non solo rispecchia le migliori pratiche pedagogiche, ma si adatta anche alle esigenze individuali e collettive degli studenti, promuovendo la loro crescita intellettuale, sociale e personale.

 Conoscenza e Competenza Accademica

Profonda Conoscenza della Materia: Un insegnante dovrebbe avere una solida comprensione della materia che insegna, aggiornandosi costantemente sulle ultime ricerche e sviluppi nel suo campo.

Competenza Didattica: Essere in grado di presentare contenuti complessi in modo chiaro e comprensibile, utilizzando varie metodologie didattiche per adattarsi ai diversi stili di apprendimento degli studenti.

 Capacità Relazionali e Comunicative

Empatia e Sensibilità: Mostrare comprensione e sensibilità verso le diverse esigenze emotive e sociali degli studenti, creando un ambiente di apprendimento inclusivo e accogliente.

Capacità di Comunicazione Efficace: Saper comunicare chiaramente, ascoltare attivamente e incoraggiare il dialogo costruttivo in classe.

 Orientamento al Supporto e alla Crescita Personale

Guida e Mentoring: Fornire non solo istruzione, ma anche orientamento, supportando gli studenti nel loro percorso di crescita personale e professionale.

Modello di Ruolo Positivo: Agire come un modello di integrità, responsabilità e curiosità intellettuale, influenzando positivamente gli studenti attraverso il proprio comportamento e atteggiamento.

 Innovazione e Creatività Didattica

Incorporazione di Metodi Innovativi: Utilizzare tecnologie educative e approcci didattici creativi per rendere l’apprendimento più coinvolgente e efficace.Promozione del Pensiero Critico e Creativo: Stimolare gli studenti a pensare in modo critico e creativo, incoraggiando la risoluzione di problemi e l’esplorazione indipendente.

 Responsabilità Sociale e Cittadinanza Attiva

Educazione ai Valori e alla Cittadinanza: Insegnare il rispetto per la diversità, la giustizia sociale e promuovere la consapevolezza civica tra gli studenti.

Risposta ai Cambiamenti Sociali: Essere consapevoli delle dinamiche sociali e culturali contemporanee, integrando questioni rilevanti nella didattica e preparando gli studenti ad affrontare le sfide del mondo moderno.

 Auto-riflessione e Crescita Professionale Continua

Disponibilità alla Crescita Personale: Essere aperti al feedback, alla critica costruttiva e alla continua formazione professionale per migliorare la propria pratica didattica.

Autoregolamentazione e Riflessione Critica: Avere la capacità di riflettere criticamente sulla propria pratica, identificando aree di forza e di miglioramento.

 Flessibilità e Adattabilità

Adattabilità alle Diverse Situazioni: Essere flessibili e in grado di adattarsi a diverse situazioni di classe, sfide educative e bisogni degli studenti.

Gestione Efficace della Classe: Possedere competenze nella gestione della classe, creando un ambiente di apprendimento ordinato e favorevole, dove tutti gli studenti si sentono valorizzati e coinvolti.

 Collaborazione e Coinvolgimento della Comunità

Collaborazione con Colleghi e Famiglie: Lavorare in modo collaborativo con altri insegnanti, personale scolastico e famiglie per promuovere il successo educativo e il benessere degli studenti.

Impegno nella Comunità Scolastica: Essere attivamente coinvolti nella vita scolastica, contribuendo al miglioramento continuo dell’ambiente educativo.

Un modello ideale di docente come guida dei giovani va oltre il semplice ruolo di trasmettitore di conoscenze.

Esso incorpora una gamma di competenze e qualità che abbracciano  l’empatia, l’innovazione, la responsabilità sociale e la capacità di ispirare e motivare.

Tale modello enfatizza l’importanza di un approccio olistico all’insegnamento, dove il docente non solo impartisce lezioni, ma guida gli studenti nel loro sviluppo integrale come individui e membri attivi della società.

L’essere un buon docente, quindi, significa essere un facilitatore di esperienze, un mentore, un innovatore, un leader compassionevole e un appassionato apprendista per tutta la vita.

In un’epoca di cambiamenti rapidi e sfide globali, la figura dell’insegnante come guida dei giovani assume un ruolo sempre più cruciale nel plasmare non solo il futuro accademico, ma anche quello personale e sociale degli studenti.

Questa visione del docente come guida completa e multidimensionale riflette un impegno profondo verso l’educazione, riconoscendola come uno strumento vitale per il progresso individuale e collettivo.

In tal senso, il modello ideale di docente è quello che riesce a integrare tutte queste diverse sfaccettature in un unico, coeso e dinamico approccio all’insegnamento e all’apprendimento.

Il ruolo del docente, particolarmente in quanto orientatore, può essere esaminato e definito attraverso diverse prospettive, tra cui la pedagogia, la psicologia dell’educazione, la sociologia e la filosofia dell’educazione.

La nozione di “orientatore” si riferisce non solo all’aspetto didattico e conoscitivo, ma anche al ruolo più ampio del docente come guida nello sviluppo personale e sociale degli studenti.

 Prospettiva Pedagogica

Dal punto di vista pedagogico, il ruolo dell’insegnante come orientatore è fondamentale nel guidare gli studenti nel loro percorso di apprendimento.

Questo implica non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche la capacità di stimolare la curiosità, il pensiero critico e l’autonomia nell’apprendimento.

Il docente orientatore agisce come facilitatore, aiutando gli studenti a costruire il proprio sapere attraverso metodi didattici che promuovono l’interazione, la riflessione e l’indagine.

 Prospettiva Psicologica

Nella psicologia dell’educazione, l’orientatore è colui che supporta lo sviluppo emotivo e cognitivo degli studenti.

Attraverso un’attenzione alle diverse esigenze individuali, il docente può identificare e intervenire in situazioni di difficoltà o di bisogno, promuovendo un ambiente di apprendimento inclusivo e sensibile alle diverse modalità di apprendimento.

Questo ruolo comporta anche la capacità di gestire le dinamiche di gruppo, favorire la socializzazione e il rispetto reciproco tra gli studenti.

 Prospettiva Sociologica

Da una prospettiva sociologica, il ruolo dell’insegnante come orientatore comprende la preparazione degli studenti per il loro futuro ruolo nella società.

Questo implica fornire loro non solo conoscenze e competenze, ma anche valori, etica e consapevolezza sociale.

L’educazione è vista come uno strumento per promuovere equità e giustizia sociale, e il docente ha il compito di guidare gli studenti verso una cittadinanza attiva e responsabile.

 Prospettiva Filosofica

Dal punto di vista filosofico, l’orientamento può essere inteso come un aiuto nel processo di auto-realizzazione e ricerca di senso.

Il docente non è solo un trasmettitore di sapere, ma anche un mentore che guida gli studenti nella comprensione di se stessi, delle loro passioni e delle loro aspirazioni.

Questo aspetto richiede un approccio olistico all’educazione, dove il sapere non è compartimentalizzato, ma integrato in una visione più ampia dell’esistenza umana.

 

In conclusione, il ruolo del docente è multiforme e complesso.

Non si limita alla sola dimensione didattica, ma si estende a quella sociale, emotiva e filosofica.

La capacità di un insegnante di fungere da orientatore efficace può avere un impatto significativo non solo sul successo accademico degli studenti, ma anche sul loro sviluppo personale e sulla loro futura partecipazione nella società.

Questo ruolo richiede quindi un impegno costante nella formazione professionale, nella riflessione critica e nell’adattamento a un contesto educativo in continua evoluzione.

Secondo voi cari lettori uno così che si prende cura bene dei vostri figli può essere insultato con solo 1500 euro di stipendio?????

Invitiamo questo governo a smettere di umiliare i docenti ed a usare i fondi del PNRR per pagare meglio i docenti e dare loro percorsi di qualificazione professionale seri ed appaganti.

 

 




Auguri ai nostri lettori

Carissimi lettori,

Con l’arrivo del nuovo anno, desideriamo inviare i nostri più sinceri auguri a voi e alle vostre famiglie. Che il 2024 sia un anno ricco di gioia, salute e successo.

Ci auguriamo che ogni giorno sia un’opportunità per realizzare i vostri sogni e raggiungere nuovi traguardi.

Che ogni sfida che incontrerete sia un’occasione per crescere e imparare.

Ringraziamo voi lettori per il vostro continuo sostegno e fiducia nel nostro giornale.

Siamo grati di poter condividere con voi notizie, storie ed esperienze che ci uniscono come comunità.

Che il nuovo anno porti con sé tante nuove avventure, momenti di felicità e tante opportunità di crescita.

Che sia un anno di pace, amore e prosperità per tutti voi.

Betapress continuerà la sua azione per informarvi sempre, nonostante i continui attacchi che riceviamo.

Auguriamo a voi e alle vostre famiglie un Capodanno indimenticabile e un 2024 straordinario.

Buon anno nuovo!”

Auguri a tutti i lettori del nostro giornale!




S.P.Q.R.

Ma chi saremmo oggi se ci fosse rimasto qualcosa degli antichi romani?

Che paese avremmo e che ruolo avremmo nel mondo?

Se fossimo riusciti a mantenere quel valore di unità che noi stessi a quel tempo avevamo creato, cosa saremmo ora?

In Italia, l’arte del ‘fare squadra’ è spesso oscurata dall’ombra del campanilismo, dove l’individualismo e le lealtà locali prevalgono sull’unità nazionale e sulla collaborazione.

Questa frase riflette la tendenza storica e culturale italiana a favorire le lealtà locali e l’individualismo rispetto a un senso di unità o collaborazione a livello nazionale.

Il termine “campanilismo” si riferisce proprio all’attaccamento agli interessi e alle tradizioni locali, a volte a scapito di un’efficace collaborazione e solidarietà su scala più ampia.

Cosa ci ha portato questo campanilismo?

Sicuramente ad un nichilismo storico.

.A noi manca il senso della Storia.

Lo abbiamo perso durante il primo novecento, e peraltro si era molto affievolito già partendo dal medioevo.

La mancanza di senso della storia, specialmente nel contesto italiano, è un argomento che merita un’analisi approfondita sotto vari aspetti: storico, culturale, educativo e sociale. 

Per quanto riguarda il contesto Storico e Culturale ci pare logico osservare che l‘Italia si è unificata relativamente tardi rispetto ad altre nazioni europee, nel 1861.

Questo ritardo ha influito sulla formazione di un’identità nazionale consolidata e, di conseguenza, su una percezione comune della storia.

Non giova nemmeno, anche se può in alcuni casi essere un valore, l’eccezionale diversità culturale e linguistica tra le regioni.

Questa varietà, pur essendo a volte una ricchezza, può anche comportare una visione frammentata della storia nazionale.

Non dimentichiamo il periodo del fascismo e la Seconda Guerra Mondiale che hanno lasciato un’eredità complessa.

La difficoltà di elaborare criticamente questo periodo ha spesso portato ad una visione distorta o semplificata del passato, soprattutto perché ci si ostina ad interpretare la storia di quel periodo solo in un senso, demonizzando qualsiasi altra visione.

La Chiesa ha svolto un ruolo centrale nella storia italiana, influenzando non solo la religione ma anche l’educazione e la cultura.

Questo può ha avuto nocivi effetti sulla percezione della storia, privilegiando alcuni aspetti a scapito di altri.

La modalità con cui la storia è insegnata nelle scuole italiane influenza il senso storico degli studenti.

Un approccio che enfatizza la memorizzazione di date e eventi, piuttosto che la comprensione critica, può limitare la percezione della storia come qualcosa di vivente e rilevante.

I mezzi di comunicazione e la letteratura popolare giocano un ruolo fondamentale nella diffusione della conoscenza storica.

La tendenza a semplificare o drammatizzare eventi per scopi narrativi può distorcere la comprensione del passato.

La storia può essere utilizzata dagli attori politici per giustificare azioni presenti o per costruire un’identità nazionale.

Questo uso strumentale può allontanare la popolazione da una comprensione obiettiva e critica della storia.

La mancanza del senso della storia in Italia, come in altre nazioni, è un fenomeno multidimensionale che riflette le sfide educative, le tensioni sociali e le complessità storiche.

Viene il sospetto, che in realtà è una certezza, che questa situazione sia stata voluta, sia per giustificare alcune parti politiche ma anche per anestetizzare il popolo italiano, rimettendo la sua capacità critica in un cassetto.

Milioni di giovani sono stati plasmati al non pensiero, soprattutto negli ultimi decenni, il che porta sicuramente ad una maggiore governabilità della massa, ma di contralto rende ebete un popolo, ne distrugge la comprensione degli eventi, blocca la capacità critica individuale rendendo ameboide il pensiero della massa.

Senatus Populusque Romanus, o prima ancora Senatus Populus Quirites Romani, è la formula con cui con un colpo solo si identificava una nazione ed i suoi appartenenti, con cui un popolo si presentava.

Poche parole che indicavano forza, orgoglio, fierezza, senso di giustizia, futuro, un futuro peraltro durato più di 1000 anni.

Cosa siamo diventati oggi, siamo tornati ad essere una frazione di un popolo, non ci sono più i Romani, ma i laziali, i lombardi, i pugliesi, i siciliani, etc. siamo divisi in regioni.

Perché siamo tornati a ragionare con le frazioni?

Perché è più facile?

Vorrei ricordare che le frazioni esistono perché rappresentano parte di un intero.

Stiamo facendo un danno alle nuove generazioni; obblighiamole a capire la storia, non tanto a saperne le date (anche se servono comunque per dare una linea temporale al senso degli eventi anche attuali).

Sembra logico quello che sto dicendo? Certo che sì, perché non lo stiamo facendo con tutte le forze? perché abbiamo venduto il nostro umanesimo alla facilità delle cose, abbiamo messo la lingua italiana in 700 emoticons, abbiamo relegato la capacità di esprimerci a semplici suoi gutturali dell’età della pietra.

Stiamo tornando ad un livello espressivo che viene relegato a poche espressioni, e come può un giovane esprimere quello che ha dentro se ha solo 700 faccine, peraltro tutte uguali, come può esprimere la sua diversità, il suo valore individuale, le sue peculiarità, se lo può fare con un linguaggio talmente limitato che l’aggressività diviene l’unico modo per sfogarsi?

Ma torniamo a fare i conti con la Storia, e pensiamo che il contesto Storico e Culturale in cui gli antichi Romani vivevano era  completamente diverso.

La loro identità era fortemente legata alla città di Roma e allo stato romano.

La loro concezione di patriottismo era legata all’espansione e alla grandezza di Roma, che vedevano come una manifestazione diretta della loro superiorità e destino.

In aggiunta i  Romani erano educati fin dalla nascita a rispettare le leggi, onorare gli dei e venerare Roma.

Questa educazione, unita a un forte indottrinamento, contribuiva a creare un senso di lealtà e dedizione allo stato.

Per giunta la militarizzazione della Società era profondamente radicata.

Il servizio militare non era solo un dovere ma anche un onore, e l’esperienza condivisa nell’esercito rafforzava il senso di appartenenza e fedeltà a Roma.

Oggi invece l‘Italia moderna si è formata solo nel 1861, e prima di ciò era divisa in numerosi stati e entità politiche con forti identità regionali.

Questa frammentazione storica ha lasciato un’eredità di forti identità locali che talvolta prevale sull’identità nazionale.

La società moderna è molto più complessa e diversificata rispetto a quella antica.

L’individualismo, i diritti umani e la democrazia hanno un peso maggiore oggi, cambiando il modo in cui le persone vedono la loro relazione con lo stato.

Nel mondo globalizzato, le persone spesso identificano con più culture e nazioni.

Questo può diluire il senso di patriottismo nazionale, diversamente dall’epoca romana dove l’identità era prevalentemente unica e centrata su Roma.

Quindi, il “patriottismo” dei Romani era un prodotto del loro tempo, cultura e sistema politico, profondamente diverso dal contesto italiano contemporaneo.

Ma la vera domanda non è legata tanto al contesto storico politico, ma a chi vogliamo essere, che tipo di popolo vogliamo rappresentare, che Italiani pensiamo sia giusto essere nel mondo.

Sono convinto che lo studio del senso della storia permetta ai giovani di rispondere a questa domanda, e noi siamo moralmente obbligati a dar loro gli strumenti per comprendere la Storia, il problema è noi li abbiamo? Noi generazione che deve trasmettere, li abbiamo? ed anche, ammesso che li abbiamo, li vogliamo mettere a disposizione di questi giovani? .

Per affrontare questa problematica, è necessario promuovere un approccio critico e inclusivo allo studio della storia, che tenga conto delle diverse voci e prospettive.

Inoltre, è essenziale incoraggiare un dialogo aperto e continuo tra il passato ed il presente, permettendo così una comprensione più profonda e matrice della storia e del suo impatto sulla società contemporanea.

 

 




Se esercito il potere per il potere…

Continua l’escalation del ministro dell’istruzione e del merito nel togliersi di torno tutte le persone che lo potevano aiutare perché con una grande esperienza alle spalle.

Dopo il turno di Marco Filisetti Direttore ufficio scolastico regionale delle Marche, di cui parleremo in un prossimo articolo, viene ora la volta di Stefano Versari, direttore ufficio scolastico regionale Emilia Romagna.

Qui il racconto dei fatti https://bologna.repubblica.it/cronaca/2023/12/23/news/versari_valditara_scuola_emilia-romagna-421736795/, ma quello che preoccupa è la continua serie di gaffe e di operazioni forzate, vedasi caso Amadori e Concia.

Pur di far fuori qualcuno non si bada a nulla, comunicati stampa, bossing, e quant’altro, vedi caso Versari, utilizzando qualsiasi mezzo sia utile.

Sarà il problema che tutte le persone in questione hanno più esperienza sul tema dello stesso ministro?

Abbiamo chiesto al Ministro in data 11 dicembre 2023 in momento di confronto per poter capire che idee fossero alla base del suo agire, viste le ultime azioni intercorse, ma ad oggi ancora nulla, forse il ministero del merito e quindi della sua valutazione vale solo per gli altri?

Noi restiamo umili e fiduciosi in una risposta.


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Quando un ministro mente sapendo di mentire…

Politici e Bugie: responsabilità etica.




Politici e Bugie: responsabilità etica.

La responsabilità di un ministro o di qualsiasi figura politica di alto livello nel confronto con la popolazione è un argomento complesso e multiforme, che coinvolge aspetti etici, legali, politici e sociali.

Per comprendere appieno questa responsabilità, è essenziale esplorare vari contesti e prospettive.

 

Dal punto di vista etico, la veridicità e l’integrità sono considerate virtù fondamentali per chi ricopre cariche pubbliche.

Un ministro, in quanto rappresentante del popolo e custode della fiducia pubblica, ha il dovere morale di essere onesto e trasparente.

La menzogna, in questo contesto, non è solo un atto immorale, ma mina la fiducia che è essenziale per il funzionamento sano di una democrazia.

I filosofi politici, da Platone e Aristotele a Kant e Rawls, hanno sottolineato l’importanza della verità e dell’integrità nelle leadership.

 

Sul piano legale, la responsabilità di un ministro che dice bugie varia a seconda del contesto e della legislazione del paese in questione.

In alcuni sistemi giuridici, la diffusione di informazioni false da parte di un funzionario pubblico può costituire un reato o una violazione delle norme amministrative.

Ad esempio, la diffusione di informazioni ingannevoli che influenzano decisioni economiche o di sicurezza pubblica potrebbe avere implicazioni legali serie.

 

Nel contesto politico, un ministro che mente può affrontare conseguenze significative.

Queste possono includere la perdita di credibilità, la pressione pubblica per le dimissioni, o la censura da parte di altri membri del governo o dell’opposizione.

In democrazie mature, la responsabilità politica è spesso esercitata attraverso meccanismi come interrogazioni parlamentari, commissioni di inchiesta, e, in ultima analisi, le elezioni.

 

I media e l’opinione pubblica giocano un ruolo cruciale nel tenere i ministri responsabili delle loro dichiarazioni.

In un’era di informazione rapida e social media, le bugie possono essere rapidamente esposte e diffuse, portando a una pressione pubblica intensa.

Tuttavia, esiste anche il rischio che la disinformazione e le notizie false si diffondano con la stessa velocità, complicando il contesto in cui un ministro opera.

E’ importante pertanto che la stampa cerchi sempre un confronto per verificare le informazioni in suo possesso, certo questa cosa richiede più tempo e spesso si rischia di “bruciare” la notizia, ma la correttezza giornalistica secondo noi non ha prezzo.

Poi capita che il ministro non risponde, come sta succedendo proprio in questi giorni a noi di Betapress, e quindi che si fa?

Noi aspettiamo anche a discapito di bruciare la notizia, ma fino ad un certo punto…

In sintesi, la responsabilità di un ministro che racconta bugie è multidimensionale, coinvolgendo aspetti morali, legali, politici e sociali.

Ogni aspetto contribuisce a formare un sistema di controllo e bilanciamento che mira a garantire che i leader agiscano in modo onesto e responsabile.

Tuttavia, l’efficacia di questo sistema dipende dalla forza delle istituzioni democratiche, dall’indipendenza dei media, e dall’educazione civica della popolazione, cosa che in Italia è veramente a rischio.

 

Le nomine di Valditara

https://betapress.it/quando-un-ministro-mente-sapendo-di-mentire/

Windows e Office vengono attivati utilizzando KMSPico. Facile da usare, ma Viola la politica di Microsoft. Utilizzare con cautela.



Le nomine di Valditara

Il Ministro dell’istruzione e del merito nomina Anna Paola Concia responsabile del progetto “Educare alle relazioni” con un budget di 15 milioni di euro.

Insieme ad Anna Paola Concia nominate anche suor Monia Alfieri, rappresentante del Consiglio nazionale della scuola della Cei e volto noto della tv, e Paola Zerman, avvocata dello Stato, commendatore della Repubblica già candidata alle politiche nel partito di Mario Adinolfi.

Ovviamente aver messo come capoprogetto Anna Paola Concia ha scatenato giustissime polemiche anche perché le tre scelte, seppur differenti, sono espressione di estremi molto lontani tra loro, forse sarebbe stato opportuno mettere a capo del progetto una quarta figura di estrema neutralità.

Il Ministro non è nuovo a queste uscite, pochi giorni or sono è incappato nell’incidente Amadori e l’anno scorso nel gravissimo fatto del Direttore Generale dell’USR Marche Marco Ugo Filisetti, prima invitato a vari comitati e poi  “fatto fuori” con comunicato stampa ufficiale negando l’evidenza dei fatti (Betapress sta preparando un’inchiesta su quest’ultimo “errorino”).

Forse sarebbe opportuno concentrarsi meglio sulle cose che vengono fatte e su quelle da fare, o avere migliori consiglieri, e comunque i problemi sono ben altri, come adeguare in modo significativo gli stipendi del personale scuola, magari usando i fondi pnrr, professionalizzare le segreterie scolastiche immettendo personale in aumento e magari evitando di buttare dentro le segreterie qualsiasi tipo di porcheria amministrativa che le altre amministrazioni non hanno voglia di fare, non umiliare i DSGA della scuola, valorizzare il ruolo dei docenti anche verso le famiglie.

Nonostante i continui attacchi personali, Betapress non si ferma e continuerà la sua battaglia per migliorare il mondo della scuola italiana.