“Spegni la TV, riaccendi la speranza”

Triennio 2020-2022: responsabilità di istituzioni e media nel sensibile aumento dei casi di ansia, depressione e stress.

A quanto pare, le restrizioni adottate e una cattiva gestione dell’informazione hanno influito in modo significativo sul benessere mentale delle persone più fragili, specialmente se intolleranti all’incertezza, o con disagio mentale preesistente.

In Italia, si assiste tuttora a un sensibile aumento dei casi di ansia, depressione e stress.

A confermarlo sono i risultati di ricerche scientifiche e studi condotti dall’ISS e dall’OMS, di cui condivido i link per chi volesse approfondire l’argomento.

Il fattore determinante è la paura

Raggiungo a Milano la dott.ssa Elena Pagliacci Cipriani, psicanalista dal 1982 e Consigliere Nazionale della Lega Italiana di Igiene Mentale, per fare il punto della situazione.

Le chiedo quale sia, a suo avviso, il fattore determinante. “Nel 90% dei casi è la paura. Prima eravamo abituati all’idea di poter fare qualsiasi cosa, come se la morte non esistesse o fosse una lontanissima probabilità, che comunque non accade mai a noi. Improvvisamente siamo stati colti dalla paura di morire. Ed è questa paura ad aver schierato le persone in fazioni, alimentando divisioni e discriminazione.”

 

Le categorie più fragili

In base all’esperienza dell’intervistata, ad essere più colpiti sono gli adolescenti, molti dei quali manifestano forme di fobia patologica a tutto.

“La paura della morte è primordiale e ne siamo tutti più o meno toccati. Da ragazzi ci crediamo immortali. Col passar del tempo, si fa sempre più vicina. Il grande dramma al quale assisto nel mio lavoro è che il 90% dei miei giovani pazienti, alla domanda ‘Come va?’, risponde ‘Boh’. In generale sembra non abbiano più parole per ‘documentare’ ciò che provano, chi sono. L’unica parola che riescono a dire è ‘Boh’. I giovani d’oggi crescono senza conoscere se stessi” prosegue “E questo vale per tutti noi: non ci conosciamo più. ‘Grazie’ al computer e più in generale alla tecnologia, è come se viaggiassimo con un bigino in tasca della vita. Non abbiamo più una vita ‘vera’ dove incontrare le persone, conoscerle, capirle, confrontarci con loro sui fatti della vita. Molti di noi  – continua – tendono a chiudersi in ‘bolle’ in cui tutto va bene, tutto è perfetto …  Ma non è vero: sembrano ‘cadaveri’ che camminano. Non c’è la voglia di conoscersi, di ascoltarsi: ci si interrompe continuamente. Gli ascoltatori sono circa il 10%. Troppo pochi.” 

Riguardo alla donna, la Dott.ssa Pagliacci Cipriani non concorda con i risultati degli studi che ne evidenzierebbero una maggiore vulnerabilità. Pur essendo più sensibile al cambiamento, infatti, la donna ha sempre dimostrato una maggiore forza e resistenza rispetto all’uomo. Quest’ultimo, per sua natura, tenderebbe all’ipocondria, sottoponendosi a mille esami e analisi per accertare l’eventuale presenza di una malattia. Comunque l’uomo, più abitudinario rispetto alla donna, farebbe più fatica ad accettare e gestire il cambiamento.  

Per quanto attiene alla categoria sociale più colpita, la dott.ssa Pagliacci individua nella classe più abbiente una maggiore vulnerabilità alla sofferenza provocata dall’idea della morte, non più vista come lontanissima probabilità ma come qualcosa che può accadere da un momento all’altro. Di qui la corsa al vaccino vissuto come qualcosa di taumaturgico, in grado di salvarti la vita. Senza tener conto del fatto che, essendo in fase sperimentale, le conseguenze del suo utilizzo non erano e non sono tuttora pienamente prevedibili. 

Le fasce sociali media e bassa invece, più abituate alla “sofferenza”, hanno a suo avviso reagito molto meglio rispetto alla classe “alta”.

 

Il ruolo delle Istituzioni

Alla mia domanda sul modo in cui le restrizioni imposte abbiano influito sull’aumento degli individui colpiti da ansia, depressione e stress, la Psicanalista risponde che a tutt’oggi, nonostante non sia più obbligatorio, in ambiente ospedaliero rimane l’imprinting di indossare le mascherine. Questo, ovviamente, mantiene vivo il ricordo dei peggiori momenti del triennio trascorso, alimentando ulteriormente l’ansia.

E qui la dottoressa, che premette di odiare le etichette “pro vax” / “no vax” e i protocolli*, racconta un episodio della sua vita personale. Il fratello aveva avuto un tumore al polmone. Era stato operato e l’intervento era andato benissimo. Stava bene. Tuttavia il protocollo esigeva per lui la somministrazione di più dosi di vaccino. “È morto in ospedale in seguito a questi protocolli” conclude la Dottoressa Pagliacci Cipriani, convinta che se fosse rimasto a casa, curato da un medico “come quelli di una volta” che ti guardavano e capivano subito quello che avevi, e avesse preso le sue medicine, molto probabilmente oggi sarebbe ancora in vita.  

 

Il ruolo dei giornalisti e dei Media

Su quale sia la responsabilità dei giornalisti e dei media riguardo alla diffusione della paura, l’intervistata non ha dubbi: “È immensa: l’informazione trasmessa da radio e televisione nell’arco del triennio è tutta all’insegna della paura. Rare sono le persone che si azzardano a dire: ‘Tranquilli …’ e quei pochi vengono additati come quelli della contro informazione. 

“Quando muore qualcuno – prosegue –  tu stai bene al momento. È dopo che viene fuori il lutto. La stessa cosa è successa con il Covid. All’inizio si sono avuti dei drammi reali. È in un secondo tempo che sono emersi tutto l’immaginario e una scenografia deleteria: l’informazione aveva minato alla base tutto ciò in cui credevi. Accendevi la tv e sentivi, una dopo l’altra, centomila cose deleterie. In meno di un anno si è arrivati a non avere più fiducia in niente, soprattutto nei riguardi dei media e delle istituzioni. Dal patriottismo sanitario del ‘volemose bene’ – bandiera alla finestra, ‘Evviva l’Italia’, ‘Siamo tutti uniti’, ‘Che bello, siamo insieme’ – si è passati, nel giro di pochi mesi, a ‘Basta (cattive notizie ndr), non ce la faccio più’. Alla stanchezza e a un generale senso di impotenza si sono aggiunte, nel tempo, le fazioni. Senza ahimè comprendere che nelle guerre non ci sono mai né vinti, né vincitori. Gli schieramenti hanno generato incomprensioni, che hanno messo fine a rapporti di amicizia e di amore. Da un giorno all’altro, persone che credono di conoscersi da una vita si ritrovano improvvisamente ‘nemiche’. Anche quando dici di conoscere qualcuno, infatti, in realtà non lo conosci affatto. È solo nei momenti più drammatici che puoi conoscere davvero una persona: nelle malattie, nella lotta per la vita, nelle difficoltà economiche. Allora ti rendi conto che l’altro è simile a te non perché ne condividi per forza le idee, ma perché le manifesta con la stessa libertà con cui tu esprimi le tue.”

 

L’elaborazione del lutto

Affrontiamo ora il tema del dolore emotivo e della sua metabolizzazione.

“Nel primo periodo si sono avute molte morti in terapia intensiva, causate dal sovradosaggio di ossigeno che ha distrutto i polmoni dei pazienti”, dice l’intervistata, che entra nel merito del tipo di dolore affrontato. “Il dolore causato dal dramma vissuto dai parenti è quello di chi perde un proprio caro non in seguito a una lunga malattia, ma da un momento all’altro, a causa di un incidente. Nel primo caso c’è tutto il tempo per abituarsi all’idea della morte. Nel secondo si vive un ‘dramma’, e si cerca un colpevole da accusare. L’informazione, diffondendo un minestrone di idee contrastanti, non ha certo aiutato le persone a reggere il dolore per l’improvvisa, inaspettata perdita dei propri cari. A tutto questo si aggiunge la scarsità o l’assenza addirittura di iniziative, da parte delle istituzioni, tese a offrire un sostegno di carattere psicologico al maggior numero possibile di persone.”

 

La nuova normalità

Oggi si parla tanto di “nuova normalità”. Ma che cos’è e quanto ci costa, a livello mentale, accettare e adattarci a questa nuova normalità?

“Non è una nuova normalità – risponde la Dott.ssa Pagliacci Cipriani – è convivere con il pensiero che, dietro alla porta, possa sempre capitare qualcosa. Guarda caso, subito dopo il Covid c’è stata la guerra: è un continuum. E questo pensiero è comune in tutte le fasce d’età. Anche i giovani, interrogati sui loro progetti e sul loro futuro, non sanno più cosa rispondere. È forse questa la ‘nuova normalità’ di cui tanto si parla? Certamente no. È una ‘sopravvivenza’ aspettando qualcosa che magari non arriverà mai più e che se arriva, è un qualcosa che stavi comunque aspettando. È bruttissimo.”

 

Il miglior antidoto alla paura

Per concludere chiedo alla Psicanalista quale sia, a suo parere, il miglior antidoto alla paura. “La speranza. Se nutri speranza, per esempio riguardo a un progetto, puoi ancora pensare che ogni cosa si risolverà. Ma se la speranza viene a mancare, soggiogata dai ‘Boh’, c’è poco da fare. Dovrebbe però, a mio parere, rinascere in una forma nuova, all’insegna del ‘basta con l’apparenza’. Non ne possiamo più dell’apparenza!”

 

Il modus operandi

“La scuola americana cognitivo comportamentista dice: ‘Cosa hai fatto? Ti spiego’. Io sono assolutamente certa che se tu non hai capito cosa precede il cosa è successo e poi vediamo cosa fare, non potrai mai guarire davvero. Perché sarà un cerotto. Quello che vedo, tra molti dei miei colleghi, è una superficialità ormai così forte per cui ciò che interessa è innanzitutto il guadagnare … Sono pochissimi i colleghi che si rendono conto che il paziente non ha neanche gli occhi per piangere. Oggi c’è: quanto ti deve dare, cosa deve fare … Anche qui parliamo di protocollo. Non parliamo di umanità, è come se l’umanità fosse scomparsa. Perché? Perché non si guarda oltre all’apparenza: quello che è ricco, quello che conta … ma chi se ne frega? Io devo guardare quello che c’è dentro. Devo aiutare questi ragazzi che urlano in silenzio.”

 

Le fonti

Dai risultati di uno studio condotto dall’ISS e dall’Unità di Biostatistica Epidemiologia e Sanità Pubblica del Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Padova, pubblicata dalla rivista accademica Bmj Open, si apprende che in Italia, durante il lockdown, l’88,6% delle persone sopra i 16 anni ha sofferto di stress psicologico e quasi il 50% di sintomi di depressione, con le persone più giovani, le donne e i disoccupati che si sono rivelati più a rischio.  

https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/3f4alMwzN1Z7/content/id/6898844

https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/dal-governo/2022-04-26/covid-iss-il-lockdown-e-aumentata-depressione-soprattutto-giovani-160507.php?uuid=AE6GUTUB

L’OMS, nel testo della sua Costituzione firmata a New York il 22 luglio 1946, dà della salute questa definizione: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale che non consiste solo in un’assenza di malattia o di infermità». Eppure, nel Survey pubblicato il 5 ottobre 2020, il Direttore Generale Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, ammette che il “COVID-19 ha interrotto i servizi essenziali di salute mentale in tutto il mondo proprio quando erano più necessari. I leader mondiali – continua – devono muoversi in modo rapido e deciso per investire di più in programmi di salute mentale salvavita, durante la pandemia e oltre”. 

https://www.who.int/news/item/05-10-2020-covid-19-disrupting-mental-health-services-in-most-countries-who-survey#:~:text=Bereavement%2C%20isolation%2C%20loss,outcomes%20and%20even%20death

Sul sito del Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite si legge un riassunto del documento emesso dall’OMS il 10 marzo 2022: “Covid-19 aumenta del 25% i casi di ansia e depressione”. L’articolo mette in evidenza chi è stato maggiormente colpito e riassume l’effetto che la pandemia ha avuto sulla disponibilità dei servizi di salute mentale e su come questi siano cambiati durante il triennio.

https://unric.org/it/oms-covid-19-aumenta-del-25-i-casi-di-ansia-e-depressione/

 

 




Più relazioni più precauzioni: lo studio dell’Università di Firenze

Firenze, 22 marzo 2023

Comunicato stampa

 

Covid-19, il ruolo cruciale dei partner e dei figli nella prevenzione delle pandemia

Pubblicati su PNAS i risultati di uno studio del coordinato dall’Ateneo fiorentino, frutto di due indagini condotte in 27 paesi europei

Avere figli e, in misura ancora maggiore, avere un partner porta le persone più anziane ad adottare maggiori precauzioni contro il Covid-19, a partire dalla scelta di vaccinarsi.

La conferma, arriva dallo studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica PNAS, che è stato coordinato da Bruno Arpino, docente dell’Università di Firenze, e svolto in collaborazione con i colleghi Valeria Bordone, dell’Università di Vienna, e Giorgio Di Gessa, dello University College London.

Professore Associato - Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni 'G. Parenti' (DiSIA)
Prof. Bruno Arpino, professore Associato Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni ‘G. Parenti’ (DiSIA)

Le analisi

Le analisi si sono basate sui dati raccolti nel corso di due indagini condotte in 27 paesi europei, Italia compresa, su soggetti di 50 anni e oltre realizzate nell’ambito dell’indagine Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE).

La prima, con un campione di 35.786 individui, tra giugno e settembre 2020, la seconda, con un campione di 29.349 individui, tra giugno e agosto 2021.

Le indagini hanno fatto riferimento alla propensione delle persone a prendere precauzioni – quali lavarsi le mani, usare disinfettante, coprire tosse e starnuti, ridurre le uscite di casa per fare la spesa – e ad accettare un vaccino anti Covid.

Le dichiarazioni

“I nostri risultati mostrano che avere un partner o figli è un elemento complessivamente associato in maniera positiva alla probabilità degli individui in età matura e anziana di adottare comportamenti precauzionali e di vaccinarsi – spiega Arpino, docente di Statistica dell’Ateneo fiorentino-. In particolare la presenza di un partner aumenta di circa di 5 punti percentuali la probabilità di assumere tali decisioni”.

I risultati non sono sostanzialmente influenzati dall’essere o meno conviventi con il partner o con i figli, né sono guidati da particolari gruppi di età, sesso o gruppi di paesi specifici.

E, analogamente a quanto era già stato documentato da altri studi pre-Covid, confermano che il controllo sociale familiare ha effetti postivi sui comportamenti salutari.

“Nel contesto di una pandemia – commenta il docente, sulla base dei dati raccolti –, partner e figli possono fornire assistenza e informazioni utili per comprendere l’importanza dei comportamenti precauzionali e della vaccinazione. Un partner, in particolare, assicura un supporto emotivo e pratico che viene garantito in modo più consistente”.

E sempre per quel che riguarda l’aiuto pratico, i ricercatori hanno rilevato che avere figli è particolarmente importante per uno specifico aspetto: limitare lo shopping di persona e dunque la frequentazione di spazi chiusi e affollati dove il rischio di infezione è maggiore.

“Se da un lato dunque i contatti familiari possono essere fonte di contagio, il nostro studio mostra che i legami familiari stretti possono avere un’influenza positiva nella prevenzione e, di contro, che le persone più anziane che ne sono prive sono più vulnerabili da questo punto di vista – conclude Arpino –. Un’indicazione che potrà essere utile ai fini della progettazione di interventi e raccomandazioni per la prevenzione del Covid o di future pandemie”.

 

Ufficio stampa
Università degli Studi di Firenze

 




RisiKo Covid-19

Carnevale è arrivato in anticipo, quest’anno, almeno nella scuola…

Mettiamola sul ridere, perché, altrimenti, c’è da piangere…

Sono state approvate con il D.L. 5/2022 le Misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo”.

Entrano in vigore oggi, 7 febbraio, nel silenzio e nell’indifferenza di tutti, ma, soprattutto, dei sindacati.

Dall’oggi al domani, è stato deciso di mettere fine ad un modello di monitoraggio e di controllo del contagio nelle scuole, modello che ha dato prova di efficienza grazie all’azione di un sistema inclusivo, affidato alla responsabilità dei dirigenti scolastici e alla professionalità dei referenti scolastici per il covid19.

Come sempre, in Italia, quando qualcosa funziona, è ora di cambiarla…

Ecco, che da adesso (spacciata per ragioni di semplificazione) è prevalsa una scelta che scarica di responsabilità le autorità sanitarie preposte e assegna gran parte della gestione dell’emergenza alla scuola.

Come? Con un nuovo sistema di regole che di fatto, sulla base del principio dell’auto-sorveglianza individuale, sbilancia le responsabilità sugli operatori scolastici e sulle famiglie, dimenticandosi, per esempio, delle peculiarità degli istituti comprensivi che si ritrovano a dover affrontare la pandemia in contesti anagrafici disomogenei e con preoccupanti criticità.

  Ma perché, ancora una volta, nonostante l’emergenza tutt’ora     dichiarata, si limita il controllo sanitario lasciando però invariati gli obblighi per l’istituzione scolastica?!?

Come redazione di betapress, torniamo a dare voce alla protesta dei referenti scolastici covid19 di Ancodis che sono molto preoccupati per quanto potrebbe accadere a partire dal 7 febbraio e sono disorientati sulle ragioni di queste nuove regole.

Ne parliamo direttamente con Rosolino Cicero, Presidente Nazionale Ancodis.

Betapress- Professore, erano necessarie queste nuove norme scolastiche?

Cicero- No, non ha senso, riproporre, per l’ennesima volta, al personale e alle famiglie, un nuovo modello in TOTALE discontinuità con il precedente e che pone la scuola in una condizione di ancora più grave fragilità e insicurezza.

Avremo comunità scolastiche ancora più in tensione nelle relazioni scuola-famiglia e tra famiglie laddove si rilevassero uno o più casi di positività.

Betapress- Che posizione assumete come Ancodis?

Cicero- Ancodis ritiene questa scelta uno spericolato risiKo a danno di donne, uomini e alunni che invece dovrebbero essere protetti, rassicurati e sostenuti in questa emergenza che ci ha tolto la forza di un sorriso e la vicinanza di un abbraccio con i nostri piccoli e grandi alunni.

Siamo stanchi e sfiduciati.

Non possiamo accettare di continuare a lavorare in una condizione di insicurezza divenuta per certi aspetti cronica.

Betapress- Cosa chiedete ai sindacati?

Cicero- Chiediamo alle associazioni dei dirigenti e alle OO.SS. di far sentire la loro voce di disapprovazione di una scelta politica che lascia disorientate e nell’incertezza circa 8000 “cellule vitali” che hanno cercato in questi due anni di alzare un argine alla diffusione del coronavirus nonostante i gravi ritardi e le intollerabili negligenze degli altri anelli preposti alla sua tutela.

Betapress- Vi sentite almeno ascoltati?

Cicero- No, assolutamente no, di fronte a questo scenario sentiamo un silenzio assordante…

Ma in che paese viviamo? –

Bene, no, anzi male, aggiungiamo noi di betapress.

Noi, almeno noi, come redazione, continuiamo a stare dalla parte di chi nella scuola ci vive e ci lavora da decenni, non per diletto, propaganda politica o vezzo elettorale!

Vorremmo solo, un po’ di responsabilità, competenza e professionalità, anche da parte di chi comanda e si diletta a fare e disfare solo per il gusto di simulare un proprio (assurdo e contraddittorio) intervento politico.

E lasciamo ai posteri l’ardua sentenza “Ma è davvero così che si operano delle scelte responsabili apostrofate “Misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo”?!?

 




2022 anno ufficiale per la ragione

UN MESSAGGIO DI VITA!
In ogni parte del Mondo, tra la fine dell’anno 2021 e l’inizio del nuovo anno 2022, una moltitudine di messaggi, ha sottolineato questo momento: ora con toni pessimi, ora con toni bene auguranti e quindi di speranza.
Non intendo qui collegarmi né agli uni, né agli altri: anche se il cuore mi guida prepotentemente verso la Luce.
Vorrei più semplicemente rivolgermi ai miei compatrioti, agli Italiani, per invitarli a ritrovare sé stessi, liberandosi il cervello dal tanto ciarpame che abilmente lo ha inbibitato: così guardando all’essenziale, a quella vita che non può essere persa in inutili scontri di tifoserie, che non può confondersi in sterili antagonismi tra guelfi e ghibellini, che non può essere svilita dall’odio e dalla perdita di ogni sentimento umano.
Così come è stato sostenuto nei giorni scorsi, è essenziale che ogni Essere Umano senziente dimostri di non aver smarrito ‘il ben dell’intelletto’, ma affermi con energia – in termini di pensiero come di azione – di essere un ‘homo sapiens sapiens sapiens’: il frutto concreto e visibile di centinaia di migliaia di anni di evoluzione, pur animati da una scintilla Superiore.
Dobbiamo, tutti, riprendere padronanza dell’intelletto e quindi della ragione: per poter distinguere con immediatezza la lana dalla seta, il bianco dal nero, il vero dal falso.
In migliaia di anni di crescita – sociale, politica, spirituale – l’Uomo dovrebbe aver ben imparato il significato e il valore di concetti quali quelli di Libertà, Rispetto, Dignità: quindi, non dovrebbe consentire ad alcuno di mettere delle grate alla propria mente, come pure non dovrebbe consentire in alcun modo che venga calpestata la sua dignità di Essere Umano.
Come pure, mai dovrebbe cedere ad altri la barra del timone del proprio destino!
Invito con amorevole fermezza agli Italiani, ai miei compatrioti, a coloro che sono amanti del Bello, del Buono e del Giusto, affinché ritrovino il senso dell’Unione, dell’Unità, rammentando con fierezza che sono un Popolo e che è proprio la Dignità di un Popolo a costituire la sostanza di una Nazione.
Non perdetevi dietro false illusioni, non fatevi irretire ancora una volta, ritrovatevi vicini gli uni agli altri dimostrando solidarietà.
Dimostrate che gli Italiani do it better… non solo nell’ars amandi ma anche nel dimostrare il loro valore, il loro spessore umano!
Di Italiani – valorosi, intelligenti, uomini di scienza come di cultura, creativi e ricchi di costruttiva fantasia, in grado di rialzarsi anche dopo batoste fenomenali – ne è stato sempre pieno il mondo: ed è forse proprio questo il ‘torto’, il ‘difetto’, della nostra bella Patria, degli Italiani…
Un ‘difetto’ che taluno, più arido, meno dotato, dal passo pesante e armato, vuol forse punire stroncare in nuce, coltivando inconfessabili quanto aberranti – ma comunque, dichiarati – progetti di annientamento materiale, fisico.
Una domanda: ma sulla Terra sono più numerose le iene, i lupi, gli sciacalli, gli avvoltoi, o gli Esseri Umani? La risposta è alla portata di tutti… ricordatevi sempre che chi pecora si fa il lupo se la mangia… quindi, basta non essere, non farsi, pecora sacrificale… basta contrapporsi con le armi legittime e legittimate che la Costituzione ci offre…
Rendetevi conto di questo, rendetevi conto della vostra forza di Esseri Umani – di homo sapiens sapiens sapiens – reagite a tutto ciò che è male, sopruso, violenza, cattiveria, malvagità, opponendo la RAGIONE, l’AMORE FRATERNO, la DIGNITA’: UNITI per la difesa dEI VOSTRI diritti, della LIBERTA’ e della nostra stessa identità di NAZIONE.
Buon Nuovo Anno 2022, quindi: ricordando che siano noi – con le nostre azioni e la nostra cultura – a detenere le chiavi del nostro stesso destino!
Chiavi che MAI devono essere consegnate nelle mani di alcuno!

Roma, 1° Gennaio 2022
Giuseppe Bellantonio




CCEditore supporta Al Zawija per la formazione dipendenti

Sì è conclusa la bella esperienza di due dipendenti della società petrolifera libica Al Zawija venuti in Italia per seguire un corso di specializzazione in Gas Processing and Conditioning.

Si tratta del primo di una serie di corsi che i dipendenti della società petrolifera libica verranno a seguire in Italia.

Tra il 2021 e il 2022 si attendono già più di 200 studenti.

consegna attestati
gli studenti con il presidente di CCEditore prof. Corrado Faletti e la tutor dott.ssa Stefania Pagani

Il merito dell’avviamento di questo percorso va riconosciuto anche all’onorevole Ambasciatore dell’ambasciata di italiana a Tripoli ed a tutti i suoi collaboratori  che nei lunghi mesi di organizzazione hanno seguito le richieste di visto e hanno sempre vigilato e verificato con responsabilità.

Il progetto è il frutto dell’accordo tra il gruppo editoriale CCEditore e la Società Petrolifera libica Al Zawija.

La società petrolifera mette a disposizione dei propri dipendenti  cicli periodici di formazione e aggiornamento presso enti di formazione accreditati in Europa ed in tutto il mondo.

Il corso si è svolto a Milano presso i locali di UniTre.

CCEditore grazie alla sua ventennale esperienza ha potuto mettere a disposizione della compagnia un catalogo con oltre 100 corsi professionalizzanti ed un nutrito gruppo di istituti tecnici con i laboratori di riferimento. 

I prossimi corsi si svolgeranno in diverse regioni italiane e vedranno coinvolte aziende e centri di formazione.




No Vax, etica differenziale…

La campagna vaccinale prosegue ed i contagi sembrano ormai diminuire.

La tanto teorizzata immunità di gregge sta guadagnando terreno diventando un certezza sulla quale rilanciare l’economia post pandemica.

Eppure il dibattito che infiamma la scena pubblica, in questi giorni, guarda con preoccupazione all’obbligo vaccinale ed alla raccolta firme promossa dal coordinamento dei “no-vax”per un referendum abrogativo delle norme relative al greenpass.

La divisione degli italiani sulla vicenda pandemica sembra aver raggiunto una dimensione inedita.

Lo avevamo predetto ma non occorre ricordarlo.

In questa sede è, forse, più importante fare il punto sulla campagna referendaria in corso che emancipa le rivendicazioni di parte della comunità civile in rivolta ben distanti dal paradigma del “bene comune” da sempre evocato dalle democrazie occidentali.

Siamo di fronte ad una opposizione strutturata alle decisioni  assunte dal Governo in carica, che sono sostenute da una maggioranza parlamentare senza precedenti.

Lo scollamento tra la Politica ed il Paese reale è sotto gli occhi di tutti.

Purtroppo vale la pena di ricordare che la vaccinazione non impedisce i contagi ma sembrerebbe contenere le ospedalizzazioni, il lavoro dei reparti di rianimazione e mantenere a livelli adeguati il sistema di prevenzione e di cure per le altre patologie.

Il rifiuto del vaccino in in paese che è prossimo al 90% di somministrazioni veste la divisa della disobbedienza civile ed infrange i totem del liberalismo classico: “la mia libertà finisce dove inizia quella del mio vicino”.

I “no-vax” sembrano aver dimenticato queste regole e appare ormai evidente che sono le adesioni alla campagna vaccinale che hanno ridimensionato la circolazione del virus, non le proteste in piazza.

Costoro non sembrano ricordare che se le unità ospedaliere sono tornate a curare tutte le patologie gravi e non solo l’infezione da Covid 19 è perché la popolazione vaccinata ha reso la diffusione del virus meno agevole.

Il greenpass e l’idea di una prossima condizione di obbligatorietà nella campagna vaccinale non piacciono a nessuno e restano iniziative della quale si ricorderà il forte impatto sulle libertà individuali dei cittadini.

Anche perché non è da escludere che, le attuali cifre sulla popolazione coperta dal vaccino, siano sufficienti per mettere in atto una strategia  vincente che integri  i tamponi molecolari, le nuove terapie domiciliari, e la distribuzione dei nuovi farmaci  efficaci per la cura delle infezioni da virus.

La questione in questo caso potrebbe ritenersi risolta e i non vaccinati potrebbero restare tali.

Il problema a questo punto è prendere coscienza del fatto che il paese di fronte alle emergenze sanitarie non possa poter contare su un fronte civile coeso.

Ma c’è dell’altro.

I milioni di cittadini che hanno accettato la campagna vaccinale per il bene di tutti non possono essere considerati degli idioti.

Costoro dovranno poter contare su una maggiore attenzione dello Stato con modalità da approfondire e che potrebbero riguardare le graduatorie nei concorsi pubblici, le regole per le nuove assunzioni fino a forme di agevolazione previdenziale.

Il Covid19 purtroppo non ha soltanto seminato morte e paura.

Ha rubato ad ogni generazione il sogno, la prospettiva di un futuro ed ha colpito le fondamenta democratiche degli Stati e il sistema di convivenza civile.

Occorre recuperare al più presto l’idea di uno Stato giusto ed equo capace di governare la complessità.

La pandemia per dirla con le parole del filosofo Edgar Morin ci ha insegnato che l’imprevedibile è un fattore con il quale dobbiamo tornare a fare i conti.

Un monito che ricolloca al centro dell’idea di progresso l’Uomo con le sue debolezze.

Un richiamo all’Etica ed alla responsabilità  individuale per tutti noi.

 

 

La redazione di Betapress




A quando la verità?

“Cercate anche di darvi una fede politica, respingete però quelle idee politiche che non presuppongono il concetto di libertà, altrimenti andreste verso la vostra rovina.”

SANDRO PERTINI

 

In questi giorni il dibattito sul passaporto sanitario, è di estrema attualità in tutta Europa.

L’opzione forte dei governi di fronte alla pandemia percorre, ormai, la via della obbligatorietà del vaccino, più o meno dissimulata, da provvedimenti che limitano fortemente le libertà dei singoli e non s’intonano con i diritti costituzionali.

Eppure, la parola d’ordine è una sola: vaccinazione del più ampio numero di cittadini.

Una scelta che non discerne e non si ferma né di fronte all’età delle persone, né in relazione alle condizioni di salute e gli stili di vita.

Inutile, richiamare le contraddizioni che un simile approccio può generare nel sentimento collettivo, già peraltro ampiamente illustrate nei nostri vari articoli.

Risulta, così, centrale comprendere le ragioni profonde delle iniziative assunte e andare oltre l’evidenza della vicenda sanitaria.

Esiste, in altre parole, un’emergenza che trova fondamento nella fragilità delle variabili macroeconomiche del sistema mondiale.

La pandemia è divampata, infatti, alla fine del 2019.

Un anno nel quale la recessione economica, amplificata dal rallentamento del colosso cinese, aveva colpito duramente le prospettive di crescita.

Il Covid ha fatto il resto.

Negli ultimi mesi, la politica economica comunitaria si è mossa lungo il crinale degli incentivi e del massiccio indebitamento.

Una scelta vincente che ha consentito di finanziare l’enorme spesa pubblica necessaria a fronteggiare la spesa sanitaria ed il rallentamento delle attività economiche.

Il risultato è che il rapporto tra Debito pubblico e Pil e tra Deficit e Pil, in Italia e nelle principali economie europee, sono a livelli di massima allerta e destinati a lievitare ancora.

In questa situazione, si è affermato un leitmotiv che come un mantra orienta la politica e l’azione dei governi: la crescita dell’indebitamento dei bilanci pubblici, per sostenere la ripresa economica, deve essere puntellata dalla ripresa del Prodotto Interno Lordo (PIL), il valore al denominatore dei due indici richiamati.

Si capisce, in questa direzione, che, accanto alle nuove varianti del Covid ed il numero dei non vaccinati, c’è un’ altro nemico per il Premier Draghi ed i suoi colleghi in Europa e nel Mondo: il Pil.

Un autunno segnato da nuove ondate pandemiche farebbe saltare il banco.

Non sono, quindi, solo i contagiati ed i morti che spaventano: un nuovo rallentamento delle attività produttive deve essere scongiurato.

Non deve scandalizzare questa verità.

Il trade-off tra opportunità e costo sociale è una variabile  interiorizzata nei modelli di crescita.

Le statistiche ci dicono che gli aeroplani cadono e che si muore in macchina o in treno per incidenti di varia natura e non per questo viaggiamo in carrozza.

Il punto è che sulla campagna vaccinale la verità non viene detta.

La classe dirigente è timida,  imbarazzata e rischia di affogare nelle proprie contraddizioni.

Sarebbe più facile rivolgersi ai cittadini con parole sincere ma è ancora presto per le verità.

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS.

 

Come le bugie manovrano la nostra vita

 

Pandemia Finanziaria, cui prodest?

 

Mes o Italexit inutili senza un Nuovo Contratto Sociale

 

 




La strategia della distrazione, divide et impera.

L’elemento primordiale del controllo sociale – afferma Chomsky – è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle ‘élites‘ politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti“.

 

 

Il covid non è stato ancora vinto, purtroppo.

La pandemia continua a mietere molte vittime, soprattutto, nei paesi poveri.

Non è ancora il momento di fare un bilancio dei costi sociali ed economici di questa immensa catastrofe.

Tuttavia, alcune, conseguenze indirette o eventi collaterali, dell’evento pandemico sono sotto gli occhi di tutti ed è impossibile ignorarli o far finta di niente.

In particolare colpisce come la vasta mobilitazione, messa in moto dalla campagna vaccinale, sia avvenuta attraverso i codici della manipolazione delle masse, evidenziati negli studi di Chomsky, Bernays ed altri.

La polarizzazione ideologica delle posizioni che, il dibattito ha messo in moto, ha fatto il resto: la comunità civile si è divisa tra patrioti (i vaccinati) e gli untori ( i non vaccinati).

Un distinguo inaccettabile che ha finito per dividere la coscienza civile e dare legittimità agli istinti collerici più profondi e disperati.

La manipolazione delle masse ha ottenuto il suo scopo per buona pace dei diritti e delle libertà fondamentali.

Secondo Chomsky, un altro aspetto che determina la manipolazione delle masse è mantenere la popolazione distante dalla conoscenza, evitare alle persone di comprendere e conoscere l’utilizzo di tecnologie e metodi utilizzati da chi vuole esercitare il potere (manipolazione) su di loro per controllarle e renderle schiave.

Una constatazione che non può lasciarci tranquilli.

Alle persone , costrette da mesi di difficoltà e paura, si è dato un surrogato ideologico, un feticcio contro il quale sfogare la propria rabbia.

Dīvĭdĕ et ĭmpĕrā (pronuncia dìvide et ìmpera; letteralmente «dividi e comanda») è una locuzione latina, ma in realtà di Filippo II il macedone, secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un’autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.

Così i non vaccinati, sono divenuti , il popolo dei  “no vax” , i contestatori, il male da estirpare, per un bene superiore.

E, a nulla vale, ricordare che in quel popolo di non vaccinati, solo una minoranza, veste, probabilmente, i panni della contestazione.

Gli altri sono persone con problemi di salute, anziani o cittadini che hanno relazioni sociali controllate.

Inutile richiamare l’attenzione sul fatto che la vaccinazione della popolazione è una “condizione necessaria ma non sufficiente” per estirpare in modo radicale la circolazione del virus.

Poco importa.

Il punto è che le divisioni, una volta innescate nella memoria di un popolo, non si controllano, fabbricano nuovi feticci, nuove trame di collera e consentono di manovrare la coscienza individuale e collettiva.

A settembre assisteremo a nuove categorizzazioni sociali.

Accanto ai vaccinati con le prime due dosi vi saranno i beneficiari della terza dose.

Costoro avranno un secondo feticcio contro il quale scagliarsi.

Gli untori diventeranno, a loro volta, i vaccinati, con solo due dosi, che rifiutano l’assunzione ulteriore del farmaco.

Nuove onde colleriche si formeranno a vantaggio del controllo sociale che potrà continuare la propria opera.

In questo contesto, il rischio di una deriva dello Stato democratico non è da escludere.

Con il green pass si sono assunte misure liberticide in nome di un interesse superiore.

I poteri che hanno assunto simili iniziative, vale la pena ricordare, non sono di rango elettivo perché nonostante una profonda crisi politica, in questo paese, si è deciso di non consentire le elezioni anticipate.

Il governo in carica non rappresenta le mutate sensibilità del corpo elettorale e, le contraddizioni e le miopie normative e regolamentari in essere ed in via di adozione, fanno pensare ad una classe dirigente inetta e dilettante.

Come prendere sul serio chi assume iniziative autoritarie, senza precedenti, per la storia democratica del nostro paese, e poi lascia che gli esercenti vestano i panni dei pubblici ufficiali, per il controllo dei pass sanitari, o che orde di immigrati sbarchino sulle nostre coste, senza riguardo alcuno alla tutela sanitaria.

Non resta che attendere e sperare che il virus venga neutralizzato o con esso ogni tentativo di manipolazione sociale che nessuna decretazione d’urgenza dovrà mai rendere legittimo.

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS

 

 

Green Pass: la presa per i fondelli di uno stato bipolare…




Stato Morale o Stato amorale?

La vaccinazione rappresenta un mezzo utile al contenimento dell’evento pandemico Covid19 e delle sue varianti.

La questione, non è in dubbio.

È necessario, tuttavia, guardare alla vicenda della salute pubblica e, del rilancio del sistema economico e civile, in modo non ideologico e senza dimenticare, neanche per un istante, la carta costituzionale e le libertà fondamentali di ogni individuo.

L’avvento del Governo Draghi è stato salutato con molto entusiasmo.

Principalmente, perché dotava il paese di una dirigenza meno approssimativa e non tenuta insieme dagli interessi di bottega.

Purtroppo, le misure adottate nell’ambito delle iniziative per il controllo della pandemia, il green pass, per intenderci, rischiano di sollevare un dibattito sulla legittimità costituzionale da un lato e sul merito, dall’altro.

Sul primo aspetto è facilmente individuabile il “vulnus” sul quale riposa il provvedimento: le restrizioni alla libertà di circolazione degli individui non sono giustificabili da un, non contestabile, prevalente interesse pubblico.

Ciò, in quanto, la privazione dei diritti costituzionali sta avvenendo sulla base di una decretazione d’urgenza che ha perso di vista una visione d’insieme delle norme e dei regolamenti che incidono sulla vita delle persone, la loro vita sociale, i loro progetti, i loro sogni.

Vi è in atto il secondo tempo di quel  “management by necessity” che l’ex Premier Conte aveva eletto a rango costituzionale.

Un metodo di governo che, secondariamente, non ha mostrato  una valutazione sul merito delle misure coercitive in via di attuazione, trascurando le cure alternative, il supporto e la cura domiciliare,  l’utilizzo su larga scala dei   tamponi molecolari in grado di consentire una individuazione del contagio senza perdite di tempo.

Le misure sottostanti al green pass sono liberticide per una valutazione che merita un approfondimento tutt’altro che scontato.

I vaccini in circolazione hanno dimostrato la loro capacità di contenere contagi e decessi ma anche di non essere in grado di evitare tutti i contagi e tutti i decessi da Covid.

Vi sono, poi, i danni collaterali, allergie, intolleranze, gravi patologie e morti da vaccino.

È un dato.

In questa situazione è evidente che l’opzione politica sulla obbligatorietà del lascia passare, lo si voglia riconoscere o meno, è quella che accetta di buon grado la perdite di vite umane in cambio dell’interesse pubblico:  economico e sanitario.

Il Governo Draghi ha assunto l’onere di questa responsabilità attribuendo, al concetto di costo sociale, una nuova legittimità; ma allora perché indignarsi di fronte alle morti sul lavoro, sempre più numerose, perché chiudere i cantieri e varare norme preventive che affogano le piccole imprese, perché non legalizzare droghe leggere e pesanti.

Se passa il principio, in tempi di Covid, che l’interesse economico e la tutela sanitaria siano perseguibili a tutti costi, e quindi, anche sul costo di vite umane, si passa, in modo automatico, da uno Stato di diritto ad uno Stato autoritario.

Ne è riprova, in questa situazione, il fallimento del principio del “neminem laedere”.

Il principio, cioè, che la libertà di ognuno di noi, in uno stato democratico e liberale, debba trovare un limite invalicabile, nelle libertà altrui.

In questa dimensione, potrebbe essere immediato concludere che le libertà dei gestori di discoteche (solo a titolo di esempio), la movida ed i loro clienti, si estenderebbero, senza limiti, asfaltando le libertà di molti cittadini.

Pensiamo ai pensionati che vivono in casa con  contatti sociali essenziali.

Costoro, senza green pass, se usciranno a fare la spesa, non potranno contare sui servizi igienici di un bar, in caso di bisogno, proprio perché sprovvisti di lasciapassare.

La campagna vaccinale sarà ben presto completata.

I dubbi, sulle iniziative assunte ed il futuro delle democrazie mature, offriranno i pretesti per un dibattito che si annuncia lungo e travagliato.

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS

 

Green Pass: la presa per i fondelli di uno stato bipolare…

 




Covissip

Il gossip ai tempi del covid.

Una volta, più o meno un anno e mezzo fa, andavi dalla parrucchiera e ti mettevi lì, in dolce attesa del tuo turno, immergendoti nelle riviste patinate femminili.

Era un rituale, ti piaceva sfogliare settimanali passati di mano in mano, seguire i consigli di bellezza di Diego della Palma, ma anche gli scoop giornalistici di cronaca rosa di Alfonso Signorini.

Era tutto così intrigante, spiare nelle vite altrui, farti una bella carrellata di gossip, inciampare volutamente in fatti e misfatti degli altri “perfetti sconosciuti-conosciuti”, soddisfacendo la tua sottile vena di voyeurismo.

Perché, in fondo, ti compiacevi di sbirciare nelle vite degli altri, più famosi di te, ma messi lì apposta, perché, le foto taroccate di calciatori tatuati e di veline rifatte, potessero rispondere ad un tuo bisogno atavico di emulare la perfezione.

Viceversa, le foto paparazzate del politico di turno con la pancia o dell’attrice famosa con la cellulite, avevano il potere di consolarti della tua umana imperfezione.

Le storie poi di tradimenti reali, facevano sì che pure le corna potessero essere portate con stile…

Bei tempi!

Ieri, sono stata dalla parrucchiera.

Che tristezza!

Ingresso contingentato, previa prenotazione, niente attesa e men che meno nessuna rivista.

Mascherina sul viso, gel disinfettante sulle mani, sequestro dei beni personali in una busta di plastica, distanziamento sociale, nessuna dolce attesa nel salottino e men che meno nessun settimanale di gossip da sfogliare e commentare con le altre clienti.

Deprimente, non c’è interazione, non c’è consolazione.

E adesso, come faccio a resistere alla fatica di vivere?

Chi mi distrae dai problemi di ogni giorno con un tuffo terapeutico nel gossip?

Poi, meccanicamente, prendo il mio cellulare e vado su Instagram per una bella overdose di fatti e misfatti altrui, perché Fedez e Ferragni hanno un loro perché.

Del resto, non è da tutti sublimare in video virali, pappe, pannolini e pure ruttini della loro Vittoria.

Perché, Gianluca Vacchi è un mito, imprenditore influencer dal fisico super palestrato e tatuato, con la sua bella vita da miliardario e la sua corte di amici vip, ha eclissato Briatore che è sparito dalle scene insieme al suo Billionaire a Porto Cervo.

Potrei continuare per ore, tra influencer e deficenser, ma mi fermo perché il monito della ragazza ”Prego, signora, si accomodi al lava testa” mi risveglia dal mio viaggio nelle vite altrui.

Ed allora, mi fermo a pensare, il covid è come la selezione naturale, è il meccanismo che determina l’evoluzione della specie…

In base alla teoria di Darwin, in una popolazione, la selezione naturale determina un progressivo aumento di soggetti dotati di caratteristiche ottimali per l’adattamento all’ambiente in cui vivono.

Ecco allora, che in tempo di covid, i più forti non sono solo quelli che hanno un migliore sistema immunitario, ma coloro che, nella specie umana, si evolveranno progressivamente grazie allo sviluppo di caratteristiche che li renderanno meglio adattati all’ambiente, innescando così un nuovo fenomeno evolutivo.

In pratica, Instagram docet, i migliori sono quelli che si sono adattati al nuovo circo mediatico scatenato dalla pandemia.

Gli evoluti al tempo del covid, sono quelli che hanno più visualizzazioni, sono coloro che, al rinnovato “Grande Fratello” dei social, mettono in piazza tutto, anche la loro miseria umana, perché più vanno a fondo e più il loro video diventa virale.

Ormai, sempre più, sui social, la vacuità è erta a sistema, l’ignoranza “la fa’ da padrona” e la mancanza di senso risponde alla crisi di valori della nostra società.

Società alla deriva, mondo virale attuale, macrocosmo virtuale, dove il lecito ed il legale sono un optional, o, al massimo un valore aggiunto, un fortunato accessorio al potere economico ed al prestigio mediatico.

Ormai, il gossip dei nostri giorni, si è evoluto.

Ormai, non servono più i paparazzi, perché, sui social, ognuno paparazza la propria vita, è disposto a tutto, pur di esibire il suo pseudo ruolo nella commedia umana.

Forza, avanti, “entrate signori”, qui (ovvero, sui social) c’è posto per tutti, anonimi, insulsi, depravati, ignoranti, tutti hanno un loro perché…

Il perché di essersi evoluti a ritroso, in una regressione di civiltà, ma poco importa.

Tutto il resto è noia, oppure estinto, come i dinosauri, colpiti dal meteorite chiamato covid!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Covidisaster 2020

L’influsso del Covid sulla gestione del tempo