C’era una volta una gatta…

IERI,17 febbraio si é celebrata la Festa del gatto, nata in Italia nel 1990.
Si tratta di una ricorrenza dedicata ai circa 8 milioni di compagni di viaggio che vivono nelle nostre famiglie.
La festa è nata in Italia, nel 1990, grazie alla giornalista “gattofila” Claudia Angeletti, che, per scegliere la data precisa, aveva proposto una sorta di referendum su una rivista specializzata.
La proposta vincitrice fu quella di una signora che motivò dettagliatamente la data che adesso festeggiamo.
Scelse infatti febbraio, perché è il mese del segno zodiacale dell’acquario, per antonomasia “spirito libero e anticonformista” proprio come i nostri amici gatti.
Comunque febbraio, tra i detti popolari è il “mese dei gatti e delle streghe”, collegando così il mondo dei gatti a quello della magia.
Inoltre, con spirito di rivalsa scaramantica, si è scelto il numero considerato più sfortunato in assoluto, il 17, che può valere anche come “una vita per sette”, dato che si sa, leggenda vuole, i gatti hanno sette vite.
Questa data la festeggiamo solo in Italia, a livello mondiale invece è l’8 agosto la giornata internazionale del gatto.
Il gatto è uno di quegli animali domestici che da sempre polarizza per il suo carattere a volte schivo, altre volte più affettuoso.
Libero, autonomo, regale, attira chi lo ama per la sua indipendenza. Respinge invece chi gli preferisce il cane, animale più dipendente, affettuoso e fedele.
A volte penso, forse per deformazione professionale, che il gatto è un po’ un bullo, pur rimanendo uno degli animali da compagnia preferiti.
E sapete perché penso che un gatto ti bullizza?
Perché ti fa fare quello che vuole lui, non è facile provare a ribellarsi ai suoi bisogni che diventano ricatti a suon di morsi e di graffi!
Ma quello che adoro e che mi strega nei gatti è la loro indipendenza psicologica.
Chi, come la sottoscritta, ha la fortuna/sfortuna o il privilegio/destino di vivere con un gatto, sa bene che, nella quotidianità, tu stai con un gatto, ma non lo possiedi mai veramente, perché non è mai completamente tuo, sta benone anche senza di te, soffre meno di un cane se lo lasci solo.
Infatti, si dice “solo come un cane” e “selvatico come un gatto”.
Comunque, torniamo a noi, ai nostri gatti, e alla mia Milù.
Per l’occasione vi propongo 10 aforismi che vedono il gatto come protagonista.

Non c’è nulla di più dolce, nulla che dia alla pelle una sensazione più delicata, più raffinata, più preziosa del pelo tiepido di un gatto. (Guy de Maupassant)
Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto: trattieni gli artigli e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli, misti d’agata e metallo. (Charles Baudelaire)
Le persone fanno molta fatica ad esprimere la loro personalità. Per un gatto di strada è una cosa facilissima: gli è sufficiente qualche spruzzatina qua e là, e la sua presenza nei giorni di pioggia rimane per anni. (Albert Einstein)
Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza fare rumore. (Ernest Hemingway)
Non è possibile possedere un gatto. Nella migliore delle ipotesi si può essere con loro soci alla pari.
(Sir Harry Swanson)
Se un pesce è la personificazione, l’essenza stessa del movimento dell’acqua, allora il gatto è diagramma e modello della leggerezza dell’aria.
(Doris Lessing)
Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola.
(Jules Verne)
L’ira del gatto è bella, bruciante di pura fiamma felina, pelo irto e scintille blu, occhi fiammanti e crepitanti.
(W. S. Borroughs)
Il gatto non fa nulla, semplicemente è, come un re.
(Claudio Magris)
Due cose al mondo sono esteticamente perfette: l’orologio e il gatto. (Émile-Auguste Chartier)
E con l’orgoglio e la soddisfazione di festeggiare insieme ai nostri amici gatti, vi saluto con un graffiante “au revoir”…




IPSE DIXIT

  1. Le Dichiarazioni programmatiche del Presidente Draghi al Senato sono state rappresentate, come prevedibile, con inedita chiarezza ed autorevolezza.

Al di là delle procedure rituali e delle azioni in agenda che pur rappresentano il nucleo centrale dello stesso mandato ricevuto dal Presidente Mattarella, i programmi non sono i primi in scaletta.

Il Presidente Draghi apre, infatti, con un’appello alla responsabilità solidale.

Una responsabilità declinata nei valori dell’unità nazionale che guarda ai problemi del paese, alla crisi pandemica, alla grave recessione economica intorno alle quali stringersi con forte coinvolgimento emotivo.

La strada da intraprendere è tracciata.

Si tratta di un cammino che governi l’emergenza senza distogliere l’attenzione dalla trama delle riforme.

Draghi mostra un intento riformista che non si nasconde nella retorica perché l’obiettivo di rilancio del paese transita per l’utilizzo del Recovery Plan e degli altri programmi comunitari (Next Generation e Sure) che hanno un respiro di lungo termine e che hanno bisogno di fiducia e di certezze verso gli anni a venire.

Il futuro del paese deve essere costruito, all’interno di una visione europeista ed atlantica dove la transizione energetica, la riforma della scuola della pubblica amministrazione, della giustizia della sanità e del fisco non occupino l’intera scena.

Il Covid, infatti, ha fatto esplodere diseguaglianze sociali, nuove povertà e crescenti divari di genere per i quali occorre intervenire con una politica che miri alla eguaglianza dei punti di partenza e che guardi alla riforma dello Stato e della Politica.

Il nascente esecutivo sarà un governo per la ricostruzione fondato su un’intesa ampia per risolvere i problemi del paese.

Una responsabilità che non prevede il fallimento della politica ma solo l’emancipazione di un’esigenza collettiva che vada oltre le visioni delle singole forze politiche.

Parole che parlano alla coscienza collettiva e suscitano emozioni.

Molti i richiami all’esperienza di governo precedente ma non mancano i distinguo ed i paletti invalicabili.

Come nel caso del richiamo ai doveri di un’informazione alle camere, alle istituzioni ed alla comunità economica con modalità costanti e trasparenti.

Un’appello alle modalità dell’informazione istituzionale che, nel precedente governo, più volte erano state sottomesse alle cifre di un’informazione manipolata e piegata all’esigenza di far collimare l’istanze della politica con quelle del paese reale.

Centrale il perimetro del programma di governo  nel quale non trovano posto però tendenze anti europeiste od opzioni non coerenti con la difesa della valuta comune.

Un approccio pragmatico e schietto che non risparmia i tratti di una riforma fiscale che dovrà essere sistemica e mai abbandonare il meccanismo della progressività.

Le conclusioni volano alte e citano la riforma fiscale Visentini degli anni ’70 ed il Santo Padre.

L’opzione non negoziabile di modernizzare il paese emancipando la transazione energetica viene ribadito con parole misurate ma solide come macigni.

Un discorso che aspettavamo da tempo e che si rivela essere di tenore politico e questo, Draghi lo chiarisce in diversi momenti: “senza l’Italia non c’è Europa ma fuori dall’Europa c’è meno Italia” , dice con fierezza.

Il Mes (il Meccanismo Europeo di Stabilità) che nel governo Conte era diventato polvere da sparo e motivo di divisione all’interno di tutte le forze politiche, non è stato mai nominato dal neo insediato Premier.

È evidente che la strada scelta è stata quella di volare alto e sfumare, in nome della responsabilità, i contorni di molte questioni nodali.

Ora attendiamo il dibattito sulla fiducia con molti dubbi, tuttavia, che le dichiarazioni programmatiche non hanno risolto.

Draghi pronuncia parole da statista in nome di un patriottismo transnazionale e si rivolge ad una platea per buona parte composta da un ceto politico  che quelle parole non ha mai compreso e mai messo in pratica.

È lecito chiedersi se sarà sufficiente un richiamo così nobile ai valori della Patria per rilanciare il paese.

È lecito cercare di capire dove sia finito il potenziale divisivo del Mes e come 5Stelle e Lega ne spiegheranno l’utilità all’interno di un paese nel quale il richiamo ad un Europa sempre più sovrana puntella definitivamente le istituzioni europee e l’euro relegando il sovranismo a distretti sempre più lontani e periferici.

Al di là di ogni speculazione e di ogni dubbio sul futuro di questo nuovo esecutivo, su un punto non possiamo non essere d’accordo: il discorso del premier Draghi pronunciato al Senato, questa mattina, rappresenta, uno dei momenti più intensi della politica del nostro paese.

Un’occasione per la quale è ancora bello sentirsi italiani.

 

La Redazione di Betapress.

 

Recovery found, il paese che dice ed il paese che c’è.

 




Il TAR è con le estetiste!

Grande vittoria per il settore dell’estetica: i centri estetici in zona rossa possono rimanere aperti.
Il TAR riconosce i centri estetici come erogatori di beni essenziali.

 

È del 16 febbraio 2021 con esecuzione immediata la sentenza del TAR Lazio che sancisce l’illegittimità delle voci del DPCM 3 novembre 2020 e il DPCM 3 dicembre 2020 e i rispettivi “allegato 24” nella parte in cui non annoverano, tra i “Servizi per la persona” erogabili in “zona rossa” i servizi dei centri estetici.

Ciò vuol dire che a partire dal 16 febbraio ai centri estetici è consentita la riapertura immediata anche se si trovano in zona rossa.

Il TAR Lazio non ha riconosciuto la validità delle motivazioni presentate dalla Presidenza del Consiglio in merito alla chiusura dei centri estetici nelle zone rosse ne ha riconosciuto che non esiste coerenza logica nella decisione di lasciare aperti i parrucchieri e chiusi i centri estetici.

Il ricorso a nome collettivo è stato portato avanti da Confestetica, l’associazione di categoria maggiormente rappresentativa nel campo dell’Estetica.

Questo vuol dire che a far data dal 17 febbraio 2021 tutti i centri estetici possono rimanere aperti anche se sono in zona rossa.

La Storia

Confestetica ha fatto notare come a partire dal DPCM dell’11 marzo 2020, le attività di estetista e di parrucchiere erano state chiuse e considerate facenti parte della stessa categoria.

Estetiste e parrucchieri procedono di pari passo e riaprono col DPCM del 17 maggio 2020.

Il 3 novembre 2020 qualcosa cambia.

Il DPCM separa le attività delle estetiste e dei parrucchieri: le prime chiudono le seconde no.

Lo stesso nel DPCM del 3 dicembre 2020.

Eppure estetiste e parrucchieri rispondono allo stesso codice ATECO (S.96.02).

Le estetiste quindi si trovano penalizzate rispetto ai parrucchieri e subiscono una penalizzazione finanziaria, imprenditoriale e discriminatoria.

Finanziaria per il mancato guadagno, imprenditoriale per il rischio di sottrazione della clientela che può trovare trattamenti estetici nei saloni di parrucchieri e discriminatoria in quanto poiché il 98% delle estetiste è di genere femminile, si incorre nella discriminazione di genere.

Con questi motivi viene impugnato anche il DPCM 14 gennaio 2021 e il relativo allegato 24 ove vengono nuovamente esclusi dalla categoria dei “Servizi per la persona” erogabili in zona rossa i centri estetici.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri si costituisce però in giudizio per resistere al ricorso di Confestetica.

Il 31 dicembre 2020, l’associazione Confestetica ha presentato ricorso al TAR che ha rilevato che

  1. sebbene non si tratti di attività identiche, le attività di estetista e di parrucchiere, nell’ambito dei “servizi alla persona”, sono del tutto equiparabili in termini di essenzialità ovvero in termini di idoneità a corrispondere “ad un bisogno e ad una esigenza di cura, anche igienica, della persona”
  2. come era già stato fatto per alcune attività commerciali, anche alle estetiste poteva esser imposto di effettuare i trattamenti alla persona autorizzati e non quelli pericolosi.
  3. come da documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive del contagio da SARS CoV2 nel settore della cura della persona: servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici” i centri estetici sono più sicuri dei saloni di parrucchieri.

Ciò ha portato il TAR a riconoscere la sicurezza dei centri estetici (quelle che si attengono alle normative sanitarie) che, pertanto posso restare aperti e operare in zona rossa.

I centri estetici sono luoghi sicuri, ribadisce la sentenza, citando anche le linee guida stabilite da INAIL e dal CTS lo scorso 13 maggio nelle quali, di contro alle scelte poi attuate nei DPCM, si stabiliva che

“l’estetista lavora in ambienti generalmente singoli e separati (cabine) e le prestazioni tipiche comprendono già misure di prevenzione del rischio da agenti biologici alle quali ci si deve attenere rigorosamente nello svolgimento della normale attività professionale”.

E così, dopo 46 giorni dalla prima azione,  il Tribunale, con sentenza di merito n. 01862/2021, ha dichiarato nullo il DPCM in vigore nella parte in cui discrimina i centri estetici e le estetiste e consente loro l’apertura.

 

Perché Confestetica e non altri?

In Italia non esiste un solo ente che rappresenti tutte le estetiste.

Oltre a Confestetica ci sono Confartigianato e il CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato) che svolgono ottimamente le loro attività con numerose iniziative di grande valore.

Come mai però il ricorso è stato fatto da Confestetica e non dagli altri Enti?

Il motivo si ritrova nell’etorogenità della categoria rappresentata.

Secondo il diritto italiano, per fare ricorso serve un contro interessato, in questo caso, un salone di parrucchieri.

Le associazioni di artigianato raccolgono al loro interno più categorie, nello specifico, sia estetiste sia parrucchieri questo vuol dire che nel momento in cui si muovessero contro l’una o l’altra categoria andrebbero in conflitto di interessi e il ricorso non potrebbe così neppure partire.

Per intenderci, Confartigianato e CNA sono rappresentativi e validissimi aiuti per portare avanti diritti relativi, per esempio, ai Per essere rappresentativi i sede di diritto è indispensabile dono raccogliere categorie in conflitto di interessi.

Roberto Papa
Roberto Papa – Segretario nazionale confestetica

Le battaglie di Confestetica

Abbiamo intervistato Roberto Papa, segretario nazionale di Confestetica e gli abbiamo chiesto quali sono i punti che discuterà nel corso dell’audizione col governo che avrà luogo a fine mese e per la quale pubblicheremo ulteriore articolo.

Nel piano per le estetiste voluto da Confestetica ci sono dei punti molto delicati che hanno a che fare con la “Nuova visione della professione”

Formazione

“Nella riforma vogliamo che il titolo d’accesso al corso di estetista sia la maturità.

L’estetista non può essere un lavoro di ripiego consigliato dagli assistenti sociali a minorenni che non sanno cosa vorranno fare da grandi.

La scelta di fare l’estetista deve essere cosciente perché viene trattato il corpo umano”.

 

Professionalità

Per diventare estetiste bisogna avere accesso a un corso unico professionalizzante, non si può diventare estetista semplicemente lavorando né possono essere ritenute valide collazioni di piccole specializzazioni:

“non accade per i medici, non accade per gli avvocati, non può accadere per le estetiste”

Non deve essere ammesso In più questo andrebbe a colpire il “mercato” delle scuole di specializzazione che lucrano sulla categoria.

 

Identità

Il 98% delle estetiste è donna.

Il’86% delle estetiste non vuole essere considerata artigiana ma professionista con legge ad hoc.

La figura professionale dell’estetista ha bisogno di una serie di leggi ad hoc che rispondano con precisione alle loro specifiche esigenze

“Il mondo dell’estetica è composto da 80.000 donne questo vuol dire che è una categoria che ha esigenze peculiari, per esempio, è fondamentale riconoscere la maternità al titolare d’impresa, diritto che nessuna altra categoria ha interesse di portare avanti”.

Conclusioni

Confestetica ha portato avanti e vinto un ricorso a nome collettivo con sentenza immediatamente esecutiva.

Un enorme risultato per la categoria delle estetiste che finalmente possono aprire nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anche in zona rossa.

Buon lavoro allora a tutte le estetiste.

Crediti

 

 




“La mia voce ti accompagnerà”

C’era una volta …

… Nonna Albina, antesignana del doppiaggio assieme a Tina Lattanzi. Mi sembra di sentire le due donne conversare tra loro in penombra, davanti a un leggìo mentre scorre, sullo schermo, un film in bianco e nero.

Albina avrà una figlia, Tina, che farà dell’arte materna la propria missione. La voce della giovane è quella della tata di colore nei celebri spot che vedono per protagonista l’attore Mimmo Craig … poi ci sono il Gazzettino Padano, La Domenica Sportiva, i listini di borsa, il doppiaggio, le lezioni di dizione …

Anche Tina avrà una figlia: Laura.

E qui ha inizio la storia che voglio raccontarvi.

 

Una figlia amatissima, un’enfant prodige

Figlia d’Arte, Laura respira l’Amore dei suoi genitori per la Cultura, la Bellezza e l’Armonia.

Il papà, Giangiacomo Merli, fa il pittore. La mamma è una delle voci più apprezzate d’Italia.

A cinque anni Laura segue le orme materne negli studi di Radio Rai, a Milano: la sua carriera di attrice, doppiatrice, voice over artist e speaker pubblicitaria, inizia quindi prestissimo.

Accanto ad attori del calibro di Ottavio Fanfani, Franca Nuti, Giancarlo Dettori, Renzo Palmer, interpreta vari personaggi in numerosi sceneggiati radiofonici.

Nel tempo impara a leggere e interpretare qualsiasi testo – dal servizio giornalistico al voice over di interviste a ospiti stranieri, dal doppiaggio di soap opera, telenovelas e cartoni animati, allo speakeraggio di una miriade di spot pubblicitari.

Le Orme, Enrico Maria Papes de I Giganti, I Gemelli Diversi e Simone Cristicchi la vogliono con loro in sala di incisione.

Alla fine, però, saranno tre colossi della telefonia mobile a consacrare la sua voce come Brand nazionale, nelle rispettive segreterie telefoniche.

A Laura questo un po’ dispiace, ma tant’è: è un segno dei nostri – superficiali – tempi.

 

Se gli occhi sono lo specchio dell’anima …

… la voce è la profonda, atavica vibrazione di ciò che in noi è eterno e prende forma materiale per un tempo.

Di tutte, questa è la parte di storia che preferisco. Laura sceglie la sua strada. La sua mission è fuori dalle sale di doppiaggio.

È ovunque indossi il camice bianco di medico psicoterapeuta.

Ovunque lei accolga i suoi pazienti, li ascolti, parli loro con dolcezza e li accompagni con la voce a ritrovare, o scoprire, la via di “casa”.

Le parole scorrono sommesse, come un tranquillo fluire di metafore alle quali chi ascolta può associare immagini, sensazioni, ricordi. In questo Milton Erickson era un precursore: con o senza trance, il paziente abbandona le difese e si lascia “attraversare”.

Ed è qui che accade la magia: la magia di una voce che, educata a un’eccellente Comunicazione Para Verbale, si fa strada nei meandri della mente di chi l’ascolta. Aggirandone le resistenze, conquistandone la fiducia, immergendosi nelle profondità della Coscienza: lì dove incontra la sorgente di ogni sofferenza.

Per Milton Erickson, invisibile e onnipresente mentore di Laura, ogni persona è un mondo a se stante e il suo dolore è fonte di ispirazione, un dono, un prezioso insegnamento.

 

Un ponte fra terra e cielo

Basta una frase a volte, una parola a guarire l’anima di chi l’ascolta; un libro, un film, il pensiero di un filosofo …

Laura sceglie con cura, di volta in volta, i suoi strumenti. Ciascuno di essi, se usato con saggezza, può aprire le porte di una mente al Cambiamento: morire al vecchio sé, risorgendo a nuova vita.

“La vita – dice Laura – è un continuo cambiamento e il nostro è un continuo adattarci a esso.

In realtà, le persone che arrivano sanno già dove vogliono andare. Si affidano a me e io le guido.

Hanno bisogno di conferme. Hanno bisogno di qualcuno che le prenda per mano, le guidi a capire che valgono, che sapranno affrontare il cambiamento che si accingono a superare.

Io li accompagno con la voce. Anche Milton Erickson diceva: ‘La mia voce ti accompagnerà.'”

Ho incontrato Laura Merli in occasione del Soul Talk di venerdì 12 febbraio 2021 alle 22:30 in Live Streaming sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”.

Ecco il video dell’intervista.

LOve e alla prossima!

Ondina Wavelet

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Viaggiare con il Covid – Giro in Campania

La pandemia attraverso un viaggio

Da quando l’orientamento è stato quello di muoversi il meno possibile e spostarsi solo per le necessità, i viaggi sono cambiati radicalmente e, a ruota, i paesaggi ad essi legati.

A Settembre il sole24ore segnalava un incremento di vendita di immatricolazione di nuovi camper superiore al 100% rispetto l’anno precedente.

Il motivo ragionevole sta nella sicurezza percepita in tempi di paura da contagio.

Abbiamo anche noi voluto fare un esperimento e deciso di guardare l’Italia dal lunotto panoramico così, piano piano, racconteremo i nostri viaggi tra le regioni che si aprono e si chiudono.

Trovandoci in Campania al momento della partenza, abbiamo approfittato del primo fine settimana che concedesse lo spostamento all’interno della regione e siamo usciti.

Itinerario

Il venerdì siamo partiti da Napoli in direzione Padula dove abbiamo visitato la Certosa.

Abbiamo sostato in un’area vicino la Certosa, abbiamo fatto rifornimento di acqua al B&B le querce e il mattino dopo siamo partiti alla volta dell’Oasi cascate capelli di Venere (a Casaletto Spartano).

Dopo uno spuntino nell’area di sosta lì vicino siamo ripartiti per Acciaroli (SA) dove abbiamo fatto una passeggiata lungo il porto e nel paese, dove abbiamo comprato un pacco di fichi secchi tipici della zona, siamo poi tornati all’area di sosta e lì abbiamo cenato dentro il camper.

Il mattino dopo abbiamo fatto colazione al muretto e abbiamo mangiato le loro buonissime graffe, fatto un’altra passeggiata nel paese, scaricato presso l’area Giù Gio’ e ripartiti alla ricerca di un agriturismo in cui pranzare.

Siamo così arrivati a Cava de’ Tirreni a la Selva, posto consigliassimo dove si mangia benissimo ma da affrontare con cautela se si decide di andare in camper.

I luoghi

I luoghi che abbiamo visitato sono bellissimi.

La Certosa di Padula è un capolavoro di organizzazione e valorizzazione… peccato che sia tutto, se non perso, in sospeso: i pochissimi visitatori non possono valorizzare al meglio tutto il lavoro ben fatto dall’Assessore al turismo.

Tutte le botteghe e le attività all’interno della Certosa erano chiuse.l

Le aree di sosta erano deserte e non servite.

L’Oasi i capelli di Venere bellissima.

Un luogo magico con un percorso di passeggiata lungo ma agevole.
Anche qui, purtroppo, tutti i servizi erano chiusi.

Ad Acciaroli abbiamo avuto la vera percezione di quanto la chiusura dovuta alla pandemia abbia colpito la società.

Un intero paese turistico, semi vuoto e chiuso. Un dolore enorme che fotografa lo stato delle attività nel nostro paese.

 

Considerazioni

Al di là della bellezza del viaggio e dei luoghi, quello che ci è rimasto addosso è il colpo che l’economia e la società sta subendo in questo momento.

Chi scrive non ha la formazione specifica per mettere in dubbio il rischio per la salute e né contesta le scelte fatte alle quali si è adeguato e si adeguerà.

Chi scrive, però, aggiunge al senso civico il dolore umano e imprenditoriale di un’economia sgretolata e di attività lavorative piegate e sole.

Speriamo che questo primo viaggio attraverso le regioni colorate possa mostraci in futuro scenari migliori.

 




Sostenibilità ecologica,

Il Governo Draghi alla fine è nato e tra la fila dei principali ministeri vi è quello della Transizione Ecologica che esiste già in Francia e Spagna dove centralizza le funzioni dei ministeri dello sviluppo economico, ambiente e trasporti.

Il comico Grillo, improvvisamente riapparso a capo della delegazione grillina ricevuta da Draghi nei colloqui di rito di alcuni giorni fa, ne ha rivendicato il successo per se ed il movimento da lui creato qualche anno fa.

In realtà, il tema della sostenibilità ecologica, fino al tormentone della “decrescita felice”, per dirla con le parole dell’economista Serge Latouche, è un tema caro al Movimento 5 stelle.

Se si tratti di vera sensibilità o di incapacità a gestire il rilancio delle grandi opere civili ed industriali ferme da anni non è argomento che affronteremo in questa sede.

Sembra più centrale, infatti, il nodo sulla portata della transizione ecologica.

Ciò che deve essere compreso è che non si tratta di creare un modello di decrescita quantitativa a vantaggio esclusivo, quindi, di un modello di economia circolare, ecologica e solidale qualitativamente efficente.

L’idea che dovrebbe essere perseguita risiede, infatti, nell’obiettivo di conciliare, attraverso un unica regia, il rilancio di una stagione di crescita economica e la tutela dell’ambiente.

Il punto è che i due obiettivi non sono facili da conciliare a meno che non si accetti di buon grado di rinunciare a modelli di consumo che ognuno di noi considera ormai come acquisiti.

In questo senso non vogliamo riferirci ad opzioni consumistiche più morigerate ma a vere e proprie rivoluzioni sociali.

Pensiamo ai temi del co-housing e del car sharing o piuttosto alla riduzione del tempo del lavoro ed alla conseguente riduzione di redditi che ne derivano.

Una valutazione che non risparmia i paradigmi del mercato del lavoro che dovrebbe assicurare ambiti d’inserimento a qualifiche artigianali che la rivoluzione industriale ha cancellato da oltre 100 anni.

Siamo pronti, in conclusione, a spiegare ai nostri figli che un auto in famiglia sarà più che sufficiente, che in 100 metri quadri possono stare anche 2 nuclei familiari e che dovremo tornare a formare artigiani e non solo ingegneri e manager?

La tutela del pianeta e la svolta green sono ormai opzioni non negoziabili.

La nostra speranza è che i necessari obiettivi di rilancio economico si svolgano in un ambito di sostenibilità ambientale senza divenirne, tuttavia, ostaggio per il gioco dell’una o dell’altra parte politica.

La recente nomina di Roberto Cingolani alla guida del nuovo dicastero del Governo Draghi appare molto di più che una scommessa.

Le competenze consolidate del nuovo ministro anche nei settori della robotica e dell’ intelligenza artificiale  offrono un’importante garanzia e rappresentano molto più di un semplice punto di partenza.

 

La redazione di Betapress

 

Rispetto dell’Ecosistema e lineamenti di ecosofia

 




Tutti Dentro!

ATTENZIONE in questo articolo è presente un linguaggio adulto e ne sconsigliamo la lettura ai deboli di cuore, agli epilettici, a coloro che pensano che vada tutto bene, a quelli che mors tua vita mea, a coloro che ancora pensano che la politica sia una cosa seria…

Per prevenire angosce al lettore elenchiamo una serie di parole forti presenti nell’articolo che potrebbero in questi giorni urtare la sensibilità del lettore stesso:

Politica

Governo

Democrazia

Elezioni

Ministri

Partiti

MES

Merkel

 

 

 

Questo articolo è dedicato solo a coloro che hanno un cervello funzionante e che pensano che sia ora che la politica la smetta di prenderci per i fondelli (è possibile anche al posto di fondelli mettere didietro, ma la lascio come scelta del lettore).

Gli altri possono evitare di leggerlo perché in primis non lo capirebbero, poi penserebbero che sono di destra, alla fine mi darebbero del fascista o del complottista e comunque non capendolo continuerebbero la loro misera vita di ignoranti, quindi cari ignoranti siete pregati di fermarvi qui e non leggere oltre.

Per gli intelligenti invece posso dire che se lo volete leggere probabilmente lo riterrete ovvio, ma io credo che qualcuno certe cose le debba pure dire …

Quindi iniziamo, ecco, Draghi ha fatto il nuovo governo.

Genio, ha messo insieme tutti, ma perché Conte non lo ha fatto, cosa ci voleva a fare un governo con tutti (tranne la Meloni a cui per ora va la mia massima stima), e che caspita (è possibile anche al posto di caspita mettere minchia, ma la lascio come scelta del lettore), ero capace anche io di fare un governo così!

Nel mio sogno di cittadino ho sempre pensato che un governo si potesse fare con forze politiche vicinali, che avessero gli stessi obiettivi politici, che non si odiassero fra loro, o che almeno non avessero fatto dichiarazioni di odio una verso l’altra.

Draghi mi ha risvegliato e mi ha fatto capire che la politica non c’è più, altrimenti non si spiega questo governo.

Invece ora abbiamo un governo perfetto con tutti, ora siamo la democrazia dell’assurdo in cui due lupi ed un agnello decidono cosa si mangia per cena la sera.

Ma non vi sembra cari amici che questi qui abbiano un poco rotto gli equilibri? (è possibile anche al posto di gli equilibri mettere i maroni, ma la lascio come scelta del lettore).

Il primo brivido per la schiena mi è venuto pensando che Draghi sa qualcosa che gli altri non sapevano (scusate il verbo ma ormai lo sanno anche gli altri), che abbia fatto a tutti un’offerta che non potevano rifiutare, che abbia mostrato sottobanco, anzi, sottobanca, qualche accordo mondiale a cui tutti hanno dovuto dire si, rimangiandosi la faccia con gli italiani.

Il secondo brivido per la schiena mi è venuto pensando che Draghi, visti i suoi trascorsi, abbia anche, alla Andreotti, fascicoli segreti su tutti e quindi abbia potuto ricattare tutti quanti.

Altrimenti questa compagine la poteva fare anche Conte, senza problemi di nessun genere.

Ta da daaaaa, non ci avevamo pensato!!

Detto questo viene miseramente da pensare che forse era opportuno ricorrere alla volontà popolare, era il momento, era l’occasione, era giusto.

Invece, acciderbolina, (è possibile anche al posto di acciderbolina mettere porca vacca, ma la lascio come scelta del lettore) ci troviamo con una situazione kafkiana mai vista prima, nemmeno al tempo del famoso compromesso storico.

Ora abbiamo una situazione che assume contorni indescrivibili:

MS5 Lega Forza Italia PD Renzi LEU 

8 tecnici di varie estrazioni politiche

Giusto un drago poteva mettere insieme così tante differenze, inutile qui riportare le frasi di tutti contro tutti, o noi mai con loro, o mai con un delinquente, oppure quello è indagato con noi mai, oppure noi siamo diversi e non lo facciamo per le poltrone, ma rimarchiamo come la credibilità di tutti, ma proprio tutti, a partire dai 5 stelle, sia ormai sotto i piedi, forse anche più in basso.

Eppure si dirà lo abbiamo fatto per il paese, per il bene dell’Italia e degli Italiani.

Ma me lo volete chiedere una buona volta?

A me, Italiano, me lo volete chiedere quale sia il bene che io ritengo valido per me?

No, ogni volta fate tutto voi, ma possibile?

O siete così supponenti da poter dire voi quale sia il bene per me?

Va beh, comunque andiamo avanti, ci siamo chiesti come redazione se non fosse invece la situazione troppo ingarbugliata e occorresse fare un passo indietro.

Il Governo Conte II si è trovato a giocare per troppo tempo su due tavoli: quello populista anti Mes e quello europeista.

Una posizione imbarazzante.

Purtroppo costui se da un lato tranquillizzava la Merkel che il Mes sarebbe stato firmato dall’altro evitava il confronto in parlamento perché consapevole che la questione avrebbe fatto esplodere le contraddizioni interne.

Perché?

Perché il Mes è una linea di confine che ha creato nel tempo oppositori dentro e fuori la compagine di governo.

Per capirci: PD più o meno pro Mes, Forza Italia tutta pro Mes, M5s più contro che Pro, Renzi super Pro, Lega contro con eccezioni importanti, Fratelli d’Italia contro.

Conte ha perso di credibilità a Bruxelles ritardando la posizione ufficiale sul Mes.

Ne ha approfittato Renzi che, al soldo, del partito di Ursula, ha aperto la crisi con l’obiettivo di evitare le elezioni e aderire al Mes.

Come?

Attraverso un governo di unità nazionale che accanto al Recovery Plan ci porterà dentro il Mes.

Ci sbagliamo? Forse no.

Ecco perché è arrivato Draghi? Ambasciatore merkeliano di conosciuta astuzia?

Abbiamo ragione? Forse sì.

La cosa però che più di tutte lascia sconvolti sono i voltafaccia, le scarse linee di condotta, l’inesistente linea politica…

E va beh, che ci dobbiamo fare, ce ne ricorderemo alle prossime elezioni, se mai ci saranno più, occorrerà far cancellare l’articolo 48 dalla costituzione, ma quale partito dovremmo votare poi? destra sinistra validi coerenti che mantengono quello che dicono?

Ma dove è la base popolare dei partiti, ma perché non insorge contro questa evidente allucinazione politica?  

Perché sono adesso tutti dentro?

AHAHAHAHAH tutti dentro che bella frase.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corrado Faletti

Direttore Responsabile

 

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Governo Draghi, il costume di Arlecchin Batocio.

Il Governo Draghi è finalmente una realtà.

Davanti al Presidente della Repubblica sfilano i nuovi ministri per il giuramento di rito.

I twitter dei rappresentanti dei partiti coinvolti nel governo neo costituito ostentano molta sicurezza.

Tutti rivendicano un ruolo da vedette.

Eppure il partito degli scontenti si allarga di giorno in giorno.

Ne fanno parte diversi grillini contrari al governo ma anche insospettabili di tutte le coalizioni politiche.

E tra chi arriva e chi parte non possiamo non cogliere il sorriso di circostanza dell’ex premier Conte che lascia Palazzo Chigi al suo successore ma che ha chiarito di non voler abbandonare la vita politica.

Si tratterebbe dunque, di un arrivederci molto prossimo probabilmente a capo di un’ampia fronda costituita da molti parlamentari 5 stelle ma anche da improbabili nuovi acquisti.

Un’ulteriore tessera mancante nel puzzle dell’equilibrio perfetto nelle mani del Presidente Draghi che dovrà preoccuparsi di mettere mano al Piano vaccinale ed al Recovery Plan per il quale la coperta è comunque molto corta.

Decisive saranno le prossime settimane soprattutto alla luce del termine fissato dalla commissione europea per la presentazione del Recovery Plan per il quale Conte non aveva lavorato poi molto.

A sostegno del nascente governo ci sono ministri tecnici di indubbio valore professionale ma anche le già note faine interessate più alle poltrone che all’azione di governo.

Per questo la domanda che ci poniamo e che continueremo a porci è: quanto durerà il Governo Draghi?

Al governo dell’emergenza il Presidente Mattarella è riuscito, complici le giravolte di Renzi, a sostituire un governo di unità nazionale.

In entrambe le circostanze si tratta di formule che mal potranno interpretare il deficit di opzioni politiche in agenda che, ormai, ha finito per travolgere tutte le forze politiche, fuori e dentro il perimetro della fiducia al nascente governo.

Dietro ai sorrisi ed all’approccio dell’ultimo treno vi è purtroppo un seguito che non lascia tranquilli i più attenti osservatori.

Il nascente conflitto tra 5 stelle e Italia Viva in ordine alla prossimità politica del più conteso dei nuovi dicasteri, quello relativo alla Transizione Ecologica attribuito a Cingolani, alimenta a dismisura la rilevanza politica dei nodi da sciogliere sul tavolo del Premier Draghi perché, è lecito pensare, a questo punto, che le iniziative “green” da assumere non saranno le stesse per Grillo e Renzi.

Non ci resta che attendere con la consapevolezza che il peggio è comunque, forse, passato.

 

La Redazione di Betapress.




I giovani ed il sesso: parliamone liberamente

Parte con questo primo incontro, il 18 febbraio alle ore 21.00, in diretta sul canale YouTube di betapress.it, il ciclo di appuntamenti dedicato alla psicologia.

Antonella Ferrari, caporedattore scuola di Betapress.it, insegnante referente cyberbullismo, giornalista iscritta all’ordine dei giornalisti inglesi e Giulia Alleva, dott.ssa in Psicologia Clinica e Neuropsicologia nel Ciclo di Vita e Consulente Sessuale, condurranno la prima puntata dedicata all’ADOLESCENZA E SESSUALITA’.

Parleremo insieme di come si sente un adolescente.

Uno, nessuno, centomila, perché, così si sente un adolescente.

Un’identità fisica, sociale, intellettiva continuamente rinnovata.

L’adolescente si sente l’ombelico del mondo, il centro dell’universo, prima viene lui, i suoi bisogni, i suoi ricatti, poi tutto il resto.

In piena tempesta ormonale, ribelle in casa, leader o gregario nel gruppo, è affamato di vita, vorace di conoscenze ed esperienze.

L’adolescente, però, si sente una nullità rispetto agli altri, non conforme alle aspettative genitoriali, non adeguato ai propri sogni, non integrato nel gruppo dei pari, con bassa autostima, con disturbi d’ansia che sfociano, a volte, nell’autolesionismo, nella bulimia, nell’anoressia, nell’uso di droghe e di alcool.

Infine, l’adolescente si sente un caleidoscopio di identità da catturare nei selfie, da postare sui social, da vendere e svendere per una manciata di like.

Basta vedere con che frequenza un adolescente stravolge la propria immagine con look rinnovati ad ogni stagione, con mise trasgressive, tatuaggi tribali, rasta percing e via dicendo.

Proprio perché l’adolescenza è un arco di vita, caratterizzato da una serie di modificazioni somatiche, ma soprattutto un momento chiave per lo sviluppo psicosociale dei caratteri sessuali, abbiamo pensato, noi di Betapress, che ne valga la pena di parlarne insieme, noi adulti e loro, ragazzi, con l’aiuto di specialisti.

Perché, l’adolescente mentre osserva il suo corpo che cambia (spesso senza avere gli strumenti per comprendere e gestire tale cambiamento), vive anche una fase conflittuale con i genitori e così continua ad interrogarsi sulla propria identità sociale e sessuale.

L’adolescente ha bisogno di aiuto, ma, sovente, non chiede aiuto.

Non dimentichiamo che, riguardo alla salute degli adolescenti, la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) stima che in Italia circa 300.000 ragazzi tra i 15 e i 17 anni soffrano di almeno una patologia cronica, che non viene adeguatamente curata probabilmente a causa di un minore monitoraggio da parte dei medici e delle famiglie dovuto all’indipendenza dell’individuo.

Inoltre, secondo il rapporto sulla Strategia Globale per le donne, bambini e adolescenti Salute 2016-2030: guida per sostenere l’azione nei Paesi dell’Organizzazione mondiale della sanità (i cui risultati sono stati riportati da Quotidiano Sanità), nel corso del 2015 si sono registrati circa 1,2 mln di morti nella fascia di età compresa tra 10 e 19 anni per diverse cause.

Infine, secondo la Società Italiana di Pediatria, “gli studi epidemiologici indicano che un adolescente su cinque va incontro ad un disturbo psicopatologico”. 

I più frequenti sono i disturbi d’ansia e depressivi e l’abuso e dipendenza da sostanze, mentre il suicidio è una delle cause di morte più comune tra i giovani. (Si tratta di argomenti complessi gestiti dal neuropsichiatra infantile ma, come si legge ancora sulle pagine della SIP, il pediatra ha un ruolo fondamentale nel riconoscere e comprendere i primi segni della depressione da condividere con lo specialista).

Riguardo poi alla scoperta della sessualità, in un Paese come l’Italia dove la natalità ha raggiunto il record di livelli negativi, il tema della fertilità non è più un tabù, tuttavia, l’informazione in materia è superficiale ed inesatta. 

I giovani sono poco preparati sul tema della fertilità e si affidano al Web per colmare le lacune: per il 37,4% dei ragazzi che nel 2016 hanno preso parte all’indagine dal titolo “I Giovani e la Fertilità”, la Rete è la prima fonte di informazione su questi temi.

Basti pensare, per esempio, che negli ultimi anni la diagnosi precoce in ambito andrologico si è ridotta, probabilmente a causa della scomparsa della “visita di leva” che per i giovani maschi ha rappresentato per anni l’unica forma di screening.

Di conseguenza, si registra un aumento di malattie andrologiche non diagnosticate, ma facilmente prevenibili e curabili.

Non solo, riguardo alla malattie sessualmente trasmesse, queste risultano in continuo aumento nel mondo, mentre si abbassa sempre di più l’età in cui si presentano.

La tendenza, soprattutto dei giovani ad avere più partner sessuali, fa sì che, a livello globale, la popolazione tra i 15 e i 24 anni risulti una delle fasce più esposte a questo gruppo di malattie infettive e che una adolescente su 20 presenti un’infezione batterica acquisita per via sessuale.

Secondo una ricerca Censis “Adolescenti e Millennials: la sessualità e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dell’Hpv” (2017), non è sempre chiara la distinzione tra contraccezione e prevenzione: infatti, se il 70,7% dichiara di usare il profilattico come strumento di prevenzione, il 17,6% per le stesse ragioni dichiara di fare ricorso alla pillola anticoncezionale, concependola erroneamente, quindi, non come metodo contraccettivo, bensì come strumento di prevenzione.

Infine, riguardo all’aiuto da dare ad un adolescente, il ruolo dei genitori non è semplice.

Non è semplice, perché, figli si nasce e genitori si diventa.

In virtù della complessità del periodo di transizione dell’adolescenza, essere genitori di un adolescente non si improvvisa.

I genitori di un adolescente sono accusati talora di indifferenza, talora di invadenza.

Autoritari, retrogradi se stanno troppo addosso, oppure permissivi ed incoscienti se mollano la presa…

Forse, il “trucco” sta nella ricerca di un dialogo aperto senza pregiudizi né prevenzioni: parlare, capire quali sono le amicizie e le frequentazioni, cercare un punto di incontro mantenendo fermo il gioco dei ruoli genitore/figlio.

Il rapporto tra genitori e figli adolescenti è un terreno lastricato di difficoltà e addossare le colpe esclusivamente a eterni fenomeni biologici o a nuovi comportamenti sociali sarebbe riduttivo.

Così, piuttosto di “navigare a vista” e di “sperare in bene”, noi di betapress, abbiamo scelto di investire sulla formazione dei genitori e sull’educazione dei figli.

Per noi, è importante che gli adolescenti di domani vengano “preparati” a vivere a quella che sarà, seppure transitoria, una nuova condizione, fin da quando sono bambini.

Famiglia, scuola e network di relazioni devono lavorare per tempo nella costruzione di rapporti saldi e solide certezze.

Questo è il nostro intento, per questo vi proponiamo un corso-percorso che vogliamo intraprendere con voi, genitori, figli, direttamente coinvolti, ma anche con educatori, formatori, figure di supporto e con tutti coloro che vorranno essere dei nostri.

Allora, appuntamento, giovedì 18 febbraio alle ore 21, al primo incontro di Parliamone Insieme.

 

Fonti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sesso a colazione

Le Chat: estensioni della fuga dal matrimonio…




CyberBullismo, indigniamoci finalmente.

Come redazione di betapress, vogliamo ritornare su quanto accaduto lunedì scorso durante il Convegno “I GIOVANI E I SOCIAL NETWORKS”, celebrativo della Giornata Nazionale del Bullismo e del Safer Internet Day 2021.

Come a tutti chiaro e come espressamente denunciato, nel nostro precedente articolo “Far West digitale”, alcuni studenti, nel corso dell’evento, hanno saputo esprimere “il peggio di sé” e lo hanno fatto, purtroppo, proprio in occasione di un incontro che voleva essere di formazione e di sensibilizzazione su temi di estrema importanza.

E’ superfluo precisare che l’USR Ambito Territoriale di Novara si è immediatamente attivato per riuscire a dare un nome e un volto ai responsabili dei gravissimi comportamenti messi in atto e che gli stessi saranno naturalmente sanzionati e, soprattutto, invitati a riflettere sulla gravità delle loro azioni.

Vogliamo invece, esprimere e condividere con i nostri lettori, la preoccupazione per la “violenza digitale”, espressione di un fenomeno, il cyberbullismo, la cui pericolosità ha assunto portata e dimensioni ancora più spaventose nel difficile periodo che stiamo attraversando.

Nelle azioni scorrettissime degli allievi possiamo pure leggere paura, confusione, rabbia di ragazzi che probabilmente (anzi quasi certamente) non possiedono gli strumenti per riconoscere, dare un nome e gestire emozioni complesse.

Spesso troppo complesse per un giovane adolescente.

Tutti noi sappiamo bene, per esperienza e formazione, come le emozioni, se non gestite e incanalate, possano essere distruttive e come il senso di impotenza e le fragilità possano sfociare in comportamenti sbagliati, talvolta prevaricatori e assolutamente irrispettosi di regole, situazioni e persone.

Ma qui non si cercano alibi e motivazioni a comportamenti inaccettabili.

Qui, urge sottolineare la priorità del compito della SCUOLA, come ISTITUZIONE.

La Scuola deve individuare strategie e interventi al fine di prevenire, scoraggiare e contrastare fenomeni di prevaricazione, di violenza e, più in generale, di evidente disagio come quelli che vi abbiamo raccontati.

Fatti ancor più gravi se pensiamo che sono avvenuti addirittura alla presenza di figure istituzionali rilevanti per ruolo, prestigio e merito.

E allora, cosa si può fare?

Primo. Serve indignarsi, noi adulti e con noi, i nostri studenti, per non restare indifferenti dinanzi a comportamenti ai quali, loro e nostro malgrado, hanno dovuto assistere.

Secondo. È fondamentale proseguire nei percorsi di educazione alla legalità, al riconoscimento e alla gestione delle emozioni, al rispetto e alla costruzione della persona in relazione all’altro, al corretto utilizzo della parola.

Terzo. Chiedere aiuto alla politica (e qui viene il bello!)

Di sicuro, affinché la Scuola possa realizzare il suo ideale democratico e formativo, occorre porre al centro la persona.

I problemi della comunicazione in rete non si possono risolvere solo in termini di controllo e di protezione. 

La famiglia e la scuola devono rinnovare ed intensificare il loro forte impegno educativo per la crescita e lo sviluppo delle capacità critiche, intellettive ed etico-sociali dei giovani.

Ma i nostri cari politici, almeno loro, dovrebbero darci il buon esempio!

Ed invece, che esempio ci danno nella loro comunicazione in presenza, ma soprattutto sui social?!?

Come possiamo noi genitori e docenti far riflettere i nostri figli ed alunni sull’etica della comunicazione, quando, ogni, giorno, in tv e on line  essi assistono alla prevaricazione verbale, al sopruso personale, all’ingiuria collettiva?!? 

Caro nuovo Ministro, Le chiedo, può cercare insieme ai suoi nuovi colleghi di governo di dare un’etica alla comunicazione politica?

Questa è la prima competenza richiesta, comportarci da persone civili, voi, noi e loro, i nostri giovani.

Questo è davvero il compito urgente, quello che oggi dobbiamo continuare a sentire ancora più forte.

Noi adulti, saremo con loro, giovani, e recupereremo la loro e la nostra fiducia, solo così, imparando a rispettarci, nei gesti e nelle parole.

A partire da oggi, attivandoci, concretamente, per realizzare percorsi di responsabilizzazione e di rispetto, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, ma anche nelle vostre aule di governo.

Visto che da quest’anno l’Educazione Civica è ritornata nei programmi scolastici, noi di Betapress, ci auguriamo il vostro buon esempio, cari politici, per riuscire a promuovere sul piano concreto l’elevazione del costume civico e democratico dei nostri studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Far West digitale

Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo