Trump dixit

 

Il Presidente Trump, in un recente comizio in South Carolina, ha dichiarato che sarebbe pronto ad “incoraggiare la Russia ad attaccare i Paesi NATO che non pagano”.
Una evidente provocazione, forse un messaggio politico.
Si potrebbe, anche, pensare che questa dichiarazione possa essere una indiretta risposta ai messaggi che il Presidente Putin ha lanciato attraverso la recente intervista a Carlson.
Il Presidente Putin aveva, infatti, dichiarato di non avere nessuna intenzione di attaccare la Polonia ed i Paesi Baltici.
Il Presidente Trump parla di “Paesi che non pagano”.
Polonia e Paesi Baltici stanno rispettando l’accordo del Summit del Galles, conseguentemente sono fra quelli, diciamo così, “non attaccabili”.
Necessario, a questo punto, contestualizzare l’affermazione del Presidente Trump e verificare quali siano gli Stati membri della NATO definibili come “morosi”.
Essa trova origine nell’accordo, lo ho appena menzionato, firmato dagli Stati membri della NATO durante il Summit svoltosi in Galles nel 2014.
Accordo che sanciva che ogni Stato membro assumeva l’impegno di investire in armamenti il 2% del proprio PIL, accordo confermato nel 2016 a Varsavia con il Defence Investment Pledge.
Dopo le “firme” i fatti di molti Stati aderenti non sono mai stati conseguenti. Questo emerge da un documento della Camera dei deputati italiana del ottobre 2023.
In esso si dichiara che le stime della NATO affermano che solo undici delle trentuno nazioni che compongono la coalizione ha rispettato l’accordo.
Fra questi undici l’Italia non c’è.
Gli Stati Uniti investono il 3,49%  medio annuo del proprio PIL, mentre sono in linea con l’obiettivo del 2% la Polonia (3,9%), la Grecia (3,01%), l’Estonia (2,73%), la Lituania (2,54%), la Finlandia (2,45%), la Romania (2,44%), l’Ungheria (2,43%), la Lettonia (2,27%), il Regno Unito (2,07%) e la Slovacchia (2,03%). La Francia e la Finlandia sfiorano l’obiettivo con il 1,9%.
L’Italia, nel 2023, si attestava al 1,46% del PIl, nel 2022 era 1,51%, nel 2020 andava leggermente meglio con un 1,59%.
Il Documento programmatico pluriennale della Difesa italiano per il triennio 2023-2025 dichiara che l’obiettivo verrà raggiunto nel 2028.
Come negare il diritto al Presidente Trump di vivere con un certo scetticismo questa affermazione?
Il tema che il Presidente Trump pone sul tavolo è quello del rispetto degli accordi nell’alleanza atlantica.
Probabilmente tutti gli accordi, non solo quelli di natura economica.
Accordi che molti Stati membri, fra cui l’Italia, dal 2014 ad oggi, non hanno mai rispettato.
A sentire i media italici, però, il “cattivone” è Trump, non gli Stati membri che non onorano quanto firmano.
Per quanto concerne l’Italia, inoltre, non è difficile notare quanti siano i dossiers complessi che la vedono contrapposta alla visione delle cose con Mar a Lago.
Dalla Via della Seta al Russiagate, per esempio. Senza dimenticare che il Presidente Trump non perde occasione per dichiarare che lui si accinge a vincere le elezioni presidenziali statunitensi per la “terza volta”, frase che potrebbe essere di interesse anche italico.
Le elezioni presidenziali in America si avvicinano, credo sia assai probabile che ne vedremo veramente delle belle nei prossimi mesi, certamente un momento interessante sarà il prossimo CPAC del partito repubblicano che si svolgerà in Virginia.
Gli analisti, ed i bene informati, vedono come sempre più probabile la vittoria di Trump a novembre, anche per questo gli stessi ritengono altrettanto probabile un “cambio di cavallo” in corsa sul lato democratico, il nome che gira nei salotti è quello dì Michelle Obama.
Certamente con Trump nuovamente alla Casa Bianca tanti dossiers “dimenticati” dall’amministrazione Biden torneranno prepotentemente sul tavolo.
Dossiers che, focalizzando l’attenzione sul nostro occidente, riguardano l’Unione Europea, molti singoli Stati che la compongono, la NATO.
In fondo la dichiarazione in South Carolina non sembra altro che l’inizio di un percorso di messaggi finalizzati, anche, a poter poi dire “vi avevo avvisato”.
Da cultore della materia Trumpiana rimango in attesa del prossimo “pizzino” certo che i media nostrani  lo utilizzeranno per definire il Marines di Mar a Lago come un “fuori di senno”, altrettanto certo che molti elettori statunitensi, parrebbe la grande maggioranza, saranno lieti nel sentirlo.
Una domanda per concludere, ma se gli Stati aderenti alla NATO non rispettano la parola data nella NATO a cosa serve la NATO o, almeno, questa NATO?
In fondo l’accordo di Yalta sta per scadere e dovrà essere sostituito da qualcosa d’altro e, sempre in fondo, in occidente, che piaccia o no, oggi, gli Stati che contano sono due: la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America.
Gli altri, infatti, pensano di contare, tutti troppo sicuri di se stessi ed assai rivolti con la testa nel passato, Inghilterra e Germania in primis.
Ignoto Uno
13/02/2024 DA ETTORE LEMBO NEWS

 




Elezioni americane 2024: “Di vero dicono il venti per cento.”

A dirlo è il giornalista, scrittore ed esperto di comunicazione Alessandro Nardone, assurto a fama mondiale in occasione delle Presidenziali Americane del 2016.

“Il caso Alex Anderson”

Chi seguì le Elezioni Presidenziali americane otto anni fa, ricorderà certamente il giovane e rampante Alex Anderson che, accanto ai “giganti” Hillary Clinton e Donald Trump, correva per la nomination a Presidente degli Stati Uniti.

Caso volle che anche il protagonista del thriller fantapolitico a stelle e strisce “Il predestinato” di Alessandro Nardone si chiamasse così e che l’Autore, spinto dal desiderio di lanciare il suo romanzo sul mercato anglofono e di promuoverlo in modo originale e divertente, avesse avuto la brillante idea di offrire al suo avatar un’entusiasmante avventura nel mondo “reale”: una vera e propria campagna elettorale.

L’operazione, a dir poco geniale, aveva un altro ambizioso obiettivo: dimostrare al mondo intero la “craccabilità” del sistema dell’informazione. Di questo Nardone avrebbe dissertato nel suo libro “Orwell”, nel cui glossario digital dà delle “fake news” la seguente definizione:  “Contenuti falsi o parzialmente veri diffusi al fine di manipolare la pubblica opinione”.

Il sistema di dis-informazione

“Un tempo la notizia si poteva verificare in modo minuzioso.” Confessa Nardone. “Oggi invece, fare il giornalista è diventato difficilissimo: si è quotidianamente bombardati da una mole enorme di notizie, si viene pagati poco o niente, si ha pochissimo tempo per valutare se la notizia è vera o meno e comunque, in nome del numero dei clic, vince chi arriva per primo”.

E infatti ci vollero ben nove mesi prima che le istituzioni americane, i media e il grande pubblico si accorgessero che Alex Anderson – il cui nome è l’anagramma di Alessandro Nardone – era un “fake”. Proprio come le “fake news” nelle quali, se non stiamo attenti, rischiamo di imbatterci ogni giorno nel web e attraverso i canali tradizionali di informazione.

E veniamo alle Elezioni presidenziali USA 2024

Quanto di vero ci stanno raccontando i media riguardo alle presidenziali americane, previste per il 5 novembre prossimo? 

Non più del venti per cento. Quello che arriva alle nostre latitudini dai cosiddetti “mainstream”, è filtrato dalle lenti della partigianeria a senso unico contro Trump. Utilizzano la tecnica del “framing”, quindi o mentono spudoratamente, o utilizzano solo la parte della notizia che è funzionale alla loro narrazione. 

Qual è il tuo punto di vista su Donald Trump e su ciò che rappresenta, rispettivamente, per i “patrioti” conservatori e per i suoi detrattori?

Per i patrioti Trump è il baluardo che può “salvare l’occidente” dalla deriva woke. Per i suoi detrattori rappresenta il maggiore ostacolo. Tieni conto che, con la sua vittoria elettorale nel 2016, di fatto ha sancito la nascita di questo nuovo bipolarismo: a livello mondiale, quanto meno occidentale, non più destra – sinistra ma popolo contro establishment, patrioti contro globalisti. Chiaramente il ruolo di Trump, per chi come il sottoscritto è conservatore, rappresenta una grande speranza.

… Establishment che ingloba tutto: dai media alle multinazionali, alla sanità, al mondo dello showbusiness…

Comunque, tutti noi conservatori continuiamo a essere la maggioranza silenziosa, perché rappresentiamo quello che è la realtà nei fatti. Non il modello di società che questo insieme di interessi e di lobby vorrebbe costruire, ma un tessuto sociale che è fatto di famiglie, papà, mamme, figli, lavoratori che si rimboccano le maniche per far quadrare i conti. Persone che non vogliono sentirsi dire da nessuno se devono o possono pronunciare il termine “famiglia”; persone che non si vogliono sentire in colpa per il fatto di essere normali. Oggi, infatti, se non sei gay, trans o nero vieni accusato di essere l’archetipo dell’uomo bianco occidentale. E poi il patriarcato…  Tutte queste bestialità. Noi non vogliamo essere accusati di essere “razzisti” o “xenofobi” perché siamo per la difesa della sicurezza dei nostri confini. Non vogliamo essere considerati “fascisti” perché non la pensiamo come i radical chic di sinistra. Questo siamo noi e questo sono le persone che votano Trump negli Stati Uniti, Giorgia Meloni in Italia, Milei in Argentina. Difendiamo i nostri valori e il nostro modo di essere, molto semplicemente. 

Alessandro, vorrei un tuo bilancio sull’amministrazione Biden dal punto di vista politico (guerre, Afghanistan, Ucraina, Medio Oriente, Cina), economico (inflazione), sociale (immigrazione clandestina), culturale (educazione, istruzione).

Un disastro totale, per l’Occidente. Guerre: l’abbandono dell’Afghanistan. Quelle immagini parlano da sole. Una vergogna, un’onta che una potenza come gli Stati Uniti non cancellerà mai dai libri di storia. Ucraina: ricordiamoci le implicazioni di Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, con Burisma… E come Biden abbia soffiato sul fuoco fino all’ultimo giorno, spingendo Putin ad attaccare, facendo il contrario di quello che avrebbe fatto Trump, che avrebbe invece messo Putin e Zelensky a un tavolo finché non si fossero messi d’accordo. Dal punto di vista economico c’è, a mio parere, una totale mancanza di strategia. Anche dal punto di vista culturale c’è decadenza totale. E qui mi riferisco all’ideologia gender, che dal mio punto di vista è veramente un qualcosa di criminale, perché fuorviano i bambini sin dalle scuole elementari con la pornografia e con l’idea che possano cambiare sesso anche senza il consenso dei genitori. Sono bestialità che faccio anche fatica a pronunciare, da papà. Un decadimento totale. Oggi, dopo soli tre anni e mezzo di Biden – che valgono per quanti disastri ha fatto per trent’anni – gli Stati Uniti sono una nazione in declino. Basta andare a farsi un giro a New York, a San Francisco, a Los Angeles, le grandi città amministrate dai democratici, per rendersi conto di quanto sto dicendo. È una nazione in declino.  

Se il bilancio “dem” è fortemente in rosso, quante probabilità ritieni ci siano, per i democratici delusi da Biden, di rivolgersi a Trump nella speranza che possa fare di meglio?

Molti democratici hanno già dichiarato che si tureranno il naso e voteranno per Trump. Gli Americani sono molto pragmatici: se tu chiedessi loro se stanno meglio adesso o quattro anni fa… Il problema è quello che si trascina da anni: i democratici non sono stati capaci o non hanno voluto creare le condizioni affinché emergesse qualche leader credibile. Oggi, se i candidati fossero Biden e Trump, molti democratici o voterebbero per Trump, o non andrebbero a votare e comunque favorirebbero Trump. 

Hai un’idea di quanti siano questi dem, in percentuale, rispetto al totale? 

La situazione attuale ricalca quella del 2016, con Hillary Clinton che era molto, molto impopolare anche presso il suo elettorato. Alcuni sostenitori di Bernie Sanders – avversario alle primarie a cui la Clinton ha scippato la candidatura – dichiaratamente hanno votato per Trump, e molti altri si sono astenuti. 

Qual è il programma politico di Trump in risposta all’evidente flop democratico e quali sono, a tuo avviso, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza?

Sicuramente Trump ha le idee molto chiare perché è già stato alla Casa Bianca. Dal punto di vista economico, sicuramente il punto di forza è quello di rimuovere le follie e i fanatismi woke, che in questo caso si traducono in fanatismo green. Anche dal punto di vista energetico, quindi, il ritorno ai combustibili fossili. E poi, un’economia che punti a riportare le aziende negli Stati Uniti e a scoraggiarle dall’”esternalizzare”, come aveva già fatto nel suo primo mandato. In questo modo si avvantaggia chi investe e produce negli Stati Uniti, creando ricchezza e posti di lavoro. E ancora, la ripresa del discorso dei dazi con la Cina. Biden quando è arrivato lo ha criticato, ma non li ha rimossi: vuol dire che anche su questo Trump aveva ragione. Continuare quindi sull’America First. Il punto debole, paradossalmente, è anche il punto di forza: la tentazione di un eccessivo isolazionismo. Ma Trump è un uomo d’affari e io credo che saprà coniugare l’America First con una dimensione internazionale, che gli Stati Uniti dovranno continuare ad avere da protagonisti. 

Cos’è l’“Ideologia Woke” fiorita nel periodo democratico e perché, a tuo avviso, non sta funzionando?

L’ideologia Woke è un insieme di dettami che partono dall’assunto del pensiero unico, il “politicamente corretto”: una sostanziale dittatura delle minoranze –  lgbt, razziali  – che applicano una sorta di razzismo al contrario, utilizzando anche la “cancel culture”. Come la cancellazione della storia da parte dei regimi totalitari, ad esempio. I fautori dell’ideologia woke, che troviamo anche nelle Università di Harvard e di Yale, ritengono tutto quello che deriva dalla cultura occidentale dal Rinascimento in poi, il Male. Estremizzo per chiarire e sintetizzare il concetto: la storia è fatta solo da bianchi che sottomettevano i neri e le donne e quindi è tutto “male”, tutto da cancellare. Harvard che cancella il corso sul Rinascimento, statue di Cristoforo Colombo abbattute… Insomma: tutta una serie di nefandezze che fanno parte dell’ideologia woke, di cui fa parte anche l’ideologia gender. Dal mio punto di vista è quest’ideologia a rappresentare il male, ciò che oggi sta portando al declino gli Stati Uniti. Ideologia che si traduce in negativo anche dal punto di vista economico: ad esempio i criteri di sostenibilità energetica e ambientale… Il falso mito della sostenibilità che introduce dei criteri assolutamente inattuabili per aziende “normali”, che magari sono costrette a chiudere perché non si possono adeguare. Alla fine a essere favorite sono sempre le multinazionali. È una partita di giro.

Quali scenari prevedi, negli States, nel caso in cui venga eletto presidente un democratico che dovesse rendersi, ancora una volta, portavoce delle summenzionate culture e ideologie?

Negli Stati Uniti si potrebbe arrivare anche alla guerra civile. Sì perché… Ribadisco, io sto facendo delle constatazioni oggettive, basta ascoltare un qualsiasi comizio di Biden, o anche leggere i suoi tweet, o quelli degli altri esponenti democratici. Accusano Trump per i suoi toni, però andiamo a vedere come parlano loro. Loro sono assolutamente divisivi. Dopo il trionfo di Trump in Iowa, Biden non ha parlato degli “elettori” repubblicani, ma degli “estremisti” repubblicani. E lui, attenzione, dovrebbe essere e parlare da Presidente di tutti. Quindi prevedo uno scenario, nel caso in cui dovessero affermarsi loro… Apocalittico. Per non parlare poi di tutto quello che potrebbe succedere nelle scuole, per via dell’ideologia gender…

Quali scenari potrebbero aprirsi, invece, per effetto dell’elezione di un presidente americano di fede repubblicana?

Di fede repubblicana ce ne sono diversi. Se vincesse Trump, rimetterebbe i valori tradizionali al centro del villaggio. Dal punto di vista geopolitico, gestirebbe il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente aprendo i tavoli delle trattative. Fermo restando che questo sarebbe sicuramente più semplice con Putin e Zelensky, mentre invece Hamas sappiamo che è un’organizzazione terroristica, quindi… Lì sarebbe un po’ più complicato. 

Parliamo un po’ di Robert Kennedy Junior. Aldilà dell’alto consenso trasversale di cui sembra godere, sia fra i globalisti democratici, sia fra i repubblicani conservatori, quali sono i suoi argomenti e fino a che punto possono far breccia nell’elettorato americano sia globalista, sia conservatore di oggi?

Beh, sicuramente la sua totale avversione al concetto di “guerra”. C’è un passaggio molto bello di un suo discorso che è diventato virale online, in cui dice: “Abbiamo imparato a utilizzare la parola ‘guerra’ in tutti i frangenti: la guerra all’immigrazione, la guerra al virus, la guerra all’inquinamento…” Kennedy ha puntato molto su una pacificazione tra i due elettorati: questo è un tema che può fare presa su entrambi i gruppi, soprattutto sulle persone che sono stanche di questo clima da guerra civile permanente, che da qualche anno a questa parte si vive negli Stati Uniti. In questi ultimi anni, infatti, abbiamo acquisito la forma mentis che ci ha indotto il web. La “polarizzazione”, il fenomeno che caratterizza il nostro tempo, ci induce a considerare chi la pensa diversamente da noi non come qualcuno che ha idee differenti dalle nostre, ma un nemico vero e proprio. Così, ci si allontana sempre di più e ci si capisce sempre di meno. I media mainstream, infatti, parlano di un certo argomento utilizzando una determinata linea. Si stabilisce quindi un frame, una cornice, entro la quale discutere di quel dato argomento. Ed ecco che chiunque esca da quel frame viene aggettivato come “anti sistema”, “omofobo”, “fascista”, eccetera.

Quali sarebbero le sfide che oggi dovrebbe affrontare il personaggio digitale “Alex Anderson”, rispetto alla sua corsa elettorale del 2016? Il sistema dell’informazione è ancora altrettanto craccabile, riguardo all’infiltrazione e alla conseguente diffusione di fake news o qualcosa è cambiato da allora?

Hai sollevato una questione grandissima. La sua candidatura sarebbe irripetibile, come nel 2016. La sfida dell’informazione si è fatta ancora più difficile perché in questi anni abbiamo capito – e il resto dell’intervista in parte lo testimonia – che i veri conduttori di fake news alla fine sono i media tradizionali, non gli pseudo “complottisti”. Quelli sono in certi casi gli “utili idioti” che servono ai media mainstream. Quindi, la vera sfida che si gioca è quella dell’informazione e della comunicazione. 

Quindi in Europa ci arriverebbero delle notizie vere al 20%?

Quando va bene! Questo te lo firmo e te lo sottoscrivo.

Che frecce avrebbe al suo arco Alex Anderson e come convincerebbe i sostenitori di Trump a votare per lui, anziché riconfermare la loro fiducia all’Autore del motto: “Make America Great Again”? 

Sicuramente l’età. Una maggiore contemporaneità e consapevolezza di quelle che sono le necessità delle nuove generazioni, e anche una maggiore garanzia di proiettare gli Stati Uniti nel futuro. Questo potrebbe essere il suo valore competitivo. Con tutto il rispetto per Trump e per la sua agenda, Alex si proporrebbe come un’alternativa più nuova e anche scevra da quello che è il carico da novanta che, nel bene o nel male, si porta sulle spalle Trump. 

C’è qualcosa che vorresti aggiungere, a conclusione di questa nostra bella chiacchierata?

Alla fine, secondo me, il trait d’union di tutto è la coerenza. La coerenza e il rispetto per le idee altrui, sono due elementi che mancano sempre di più nel dibattito pubblico. E questo non avviene a caso, ma perché qualcuno lo vuole… Del resto, ce l’hanno insegnato i romani con “Dividi et impera”…  Dal mio punto di vista, invece, sono molte di più le cose che uniscono gli esseri umani. Se facessimo delle domande tipo: “Sei d’accordo sul fatto che tutti dovremmo vivere nel benessere? … Sul fatto che non ci dovrebbero essere guerre? … Sul fatto che le nostre città dovrebbero essere sicure? … Che la sanità dovrebbe funzionare?” Chi ti potrebbe dire di no? Nessuno. Dipende anche da come le poni, le questioni. Poi, alla fine, si torna sempre lì. È per questo che io insisto sul fatto dell’importanza dell’informazione e della comunicazione. Perché sono loro, alla fine, a determinare il corso della storia.”

 




DOSSIER UKRAINA 9: PRECIPITEVOLISSIMEVOLMENTE …

 

          Le notizie – di ogni tipo – che si susseguono e accavallano nello scacchiere russo-ukraino, sono talmente tante da rendere difficoltoso l’orizzontarsi.

Se è vero che compito del giornalista è quello di fornire notizie tali da soddisfare le attese, e quindi gli interrogativi, dei Lettori, è anche vero che nel conflitto in corso in quest’area le componenti presenti sono comunque molte, perfino troppe.

Dagli aspetti legati al marketing (comunicazione, immagine, domanda/offerta di prodotti e servizi, informazione e gestione della stessa, e quant’altro), a quelli correlati alla geopolitica;

da quelli squisitamente storici a quelli della cruda cronaca; dall’aspetto umanitario a quello connesso alla violazione di molte norme internazionali (norme a tutela dei prigionieri di guerra e divieto di torturare gli stessi;

divieto di utilizzare automezzi sanitari per trasportare truppe (facendo affidamento sulle insegne della Croce Rossa);

divieto di utilizzo di armi batteriologiche e chimiche;

divieto di utilizzare i civili come scudi umani; divieto di utilizzare divise e mezzi dell’avversario al fine di commettere crimini di guerra dei quali dare la colpa alla controparte; 

strumentalizzazione e manipolazione delle notizie – con tecniche degne della migliore cinematografia – al trasformismo bellico e politico, alle bugie in gran quantità adottando la tecnica dello scaricabarile (io bombardo e dico che sei tu a farlo, tu violenti e dici che sono stato io) …

tanto per citare gli aspetti più rilevanti, ai quali molti altri sono fortemente connessi: ma il tutto sviluppato in un contesto dove le false notizie e le notizie false, la fanno da padrone;

dove la menzogna assurge a verità (purtroppo, spesso a priori). Una sorta di ‘guerra di ballisti’ e di suggestioni spessissimo pietose e quindi strumentali, il cui fine è occultare, minimizzare, esaltare ciò che conviene, inducendo la pubblica opinione ad abbeverarsi a pozzi inquinati. 

Ma di chi parliamo di A o di B? Ma di entrambi: e non solo.

Ormai è coinvolto tutto l’alfabeto, visto che  le parti in causa si sono moltiplicate – e il problema, dilatato a dismisura – in modo persino anomalo; quindi, parlare solo di uno non è più possibile, senza incorrere in errori macroscopici.

Il ‘di chi è la colpa’, ‘di chi sono le responsabilità’, ‘chi sono gli invasori, gli invasi e gli… invasati’ (per dirla alla Travaglio), qual’è il gioco delle alleanze e quale quello delle complicità, lo devono stabilire i Lettori, la pubblica opinione, mettendo da parte narrazioni di comodo, boutades teatrali, ricatti, pupari e marionette… anche perché in gioco c’è la nostra vita, la vita di tutti: estensivamente, ma non illogicamente, di tutta la razza umana.

Per intenderci: quella che, in nome di non si sa quale ‘diritto’, ‘qualcuno’ (peraltro, di ben conosciuto: visto che tutto è ormai nero su bianco, con tanto di nome e cognome di questi novelli, inumani, diabolici, ‘gestori’ dell’attuale malconcia umanità) ha deciso di ‘fermare l’uomo’ entro il 2030, poiché ‘fa troppi figli, mangia carne e spreca energia’.

Ormai, non siamo più solo spettatori ma siamo coinvolti e quindi compartecipi, poiché qualcuno ha deciso di coinvolgerci, di coinvolgere il Popolo Italiano, 

          Oggi tutto è incentrato su ‘false’ verità – ovvero, su ‘vere false notizie’, spesso derivate o stortura di notizie vere – fatte circolare ad usum di una delle parti o dei loro alleati veri o presunti: e se non si ha certezza di ciò, quali notizie certe si possono offrire ai Lettori?

Ci sono morti, da entrambi gli schieramenti; ci sono morti tra i civili (ma esistono ancora i civili, in Ukraina?

Dopo che la popolazione è stata armata, la stessa agisce in modo paramilitare, così equiparandosi ai militari e correndo il fortissimo rischio di essere trattata allo stesso modo nel corso dei combattimenti); ci sono case e città violentemente bombardate (ma, ad ascoltare le testimonianze raccolte sul campo da volenterosi cronisti e fotografi indipendenti – i cui servizi girano in rete, ma, chissà perché, non vengano acquistati dalle catene di informazione e dalle stesse agenzie  – a bombardare sarebbero anche le forze locali, ukraine, con lo scopo di gettare colpe e responsabilità sull’altrui combattente); ci sono dei veri e propri set dove, con capace regìa, vengono montate scene di presunti massacri o di presunte violenze o di altrettanto fantastici bombardamenti, con immagini di finte bombe inesplose fatte di lamierino;

ci sono ‘morti’ che, prima delle riprese, fumano con mani che spuntano dai grigi sacchi della morgue, o ‘vittime’ che non appena il cineoperatore è passato, si rialzano improvvisamente miracolati;

ci sono ‘vittime’ trovate in molteplici fosse-comuni che si trovano anche in territori dove l’ ‘attaccante’ non è mai stato; ci sono ‘partorienti’ o altre ‘ragazze immagine’ con finte pance e trucchi diversi, a seconda di dove debbano essere immortalate;

ci sono inviati di testate giornalistiche o televisive che, nel momento del collegamento, esclamano costantemente ‘poco prima di collegarci con voi sono suonate le sirene’ (ma le sirene non si sentono: oltretutto, il suono lamentoso e lugubre degli allarmi) oppure che ‘è scattato il coprifuoco’ (ma dietro si vede la città ben illuminata con il traffico che scorre) …

ecco c’è tutto questo e molto di più:  capite bene che poter dare notizie vere e serie, sia sempre più complesso; restano i commenti, ma anche questi devono essere basati o su una visione d’insieme o su notizie reali, specie se è stata accertata la presenza di falsari e complici di falsari che fanno di tutto per alterare la verità dei fatti.

E, accreditare una notizia piuttosto che non un’altra ovvero l’opposto di esse, può significare favorire anche inconsapevolmente l’una o l’altra parte. In ogni caso, si deve tenere in debito conto che la narrazione – ed i dettagli della stessa – provengono unicamente da una sola parte e dai suoi mentori, mentre l’altra è sotto il tiro incrociato di critiche e attacchi che coinvolgono anche i singoli cittadini di quello stato, in barba a ogni norma internazionale e di fatto aggrediti (temporaneamente?) di ogni loro bene.

          Ma ogni azione suscita una reazione, e i Cittadini devono comprendere che nel batti e ribatti di ‘picche e ripicche’ sono proprio loro a pagare il prezzo più alto, perché sono i Cittadini a costituire uno stato e non certo chi li amministra.

          Cambiando prospettiva, vorrei farmi latore di alcuni (pochi, in verità…) dei tanti quesiti che la Gente si pone: questo sì che può aiutare, offrendo la percezione di quale possa essere la curiosità e il sentire comune, come pure l’esigenza di sapere, di conoscere, per così formarsi una propria idea senza dover ‘subire’ quelle altrui. 

          Perché in Italia stanno avvenendo episodi di insofferenza da parte di ukraini, profughi o meno, verso cittadini russi da tempo in Italia?

Perché vengono tollerate tali manifestazioni chiaramente discriminanti e razziste?

C’è una regìa dietro tutto ciò, e ci sono dei fiancheggiatori italiani? C’è da attendersi un peggioramento?

C’è un attento filtro nel consentire l’accesso a questi ‘profughi di guerra’, e lo sono tutti in realtà?

Ci possono essere degli infiltrati tra detti profughi, in grado di suscitare/alimentare disordini in Italia?

Si adatteranno alle nostre leggi, o porteranno con sé odi e rancori che inevitabilmente esploderanno da noi?

          La NATO è una organizzazione difensiva o offensiva? Certamente difensiva, e non può attaccare se non dopo essere stata attaccata (attenzione a questa parola: attaccare.

Si veda l’esatto significato di questa parola)  diversamente sarebbe una struttura di tipo aggressivo: ma consegnare tonnellate di armi all’Ukraina, nazione non membro della NATO, non equivale a entrare in guerra  con la Russia per interposta persona e su territorio non coperto dalla NATO?

          L’Italia, che è membro della NATO, è sotto attacco o è stata attaccata da un aggressore e per questo deve affrontare un’emergenza, richiamando ogni sua forza per difendersi?

Certamente no.

Ogni dichiarazione diversa o è pretestuosa per altri fini o è semplicemente falsa.

Non siamo né attaccati, e quindi non dobbiamo ‘rispondere’ ad alcunché, né siamo sotto la minaccia di un attacco: gli unici attacchi abbiamo l’abilità di farceli da soli, davanti allo specchio.

          Se l’Ukraina non é membro della NATO, perché i paesi della NATO si sentono tanto coinvolti nell’aiutarla massicciamente tanto militarmente che economicamente?

Cosa rappresenta per loro l’Ukraina?

Cosa c’è di tanto importante che giustifichi migliaia di morti, enormi devastazioni e il rischio di un conflitto più ampio e drammaticamente serio?

          L’Ukraina è aderente alla Unione Europea? No.

Anche se a Bruxelles si inventeranno qualunque cosa per ammetterla in fretta e furia (con un occhio predatorio alle sue grandi risorse).

          Che fine fanno le armi massicciamente consegnate al règime di Kiev? Che fine faranno alla fine del conflitto?

C’è il pericolo che possano finire nelle mani del terrorismo internazionale?

          Ma è vero che ci sono episodi cruenti, fino all’esecuzione sommaria anche con il taglio della testa o la crocifissione, di soldati prigionieri?

          Perché c’è un tizio che, con l’indice alzato e agitato a mo’ di bastone,  si permette di arringare capi di stato e di governo, incitandoli all’odio, all’invio di armi-armi-armi, istigandoli a calzare i paraocchi, assumendo  misure che potrebbe rivelarsi un pericolosissimo boomerang?

Perché costui è aiutato oltre misura e fiancheggiato nel non essere chiamato a rispondere del massacro di oltre 15.000 civili massacrati nel proprio paese?

          Questa mobilitazione di USA+NATO+UE (della serie ‘Tutti gli uomini del Presidente’?) coincide con accuse presso i Tribunali internazionali per crimini contro l’Umanità perpetrati a mezzo della somministrazione dei sieri miracolosi; negli USA esplode la pesante e grigia questione legata al giovane rampollo, Hunter; negli USA si va accertando la responsabilità di chi ha montato con atti illeciti il ‘russiagate’…

Sospetti sempre più pesanti gravano sul tutto. Alimentati dall’assoluto diniego degli USA a sedersi con la Russia allo stesso tavolo di trattativa, cercando nel contempo di attrarre nell’orbita NATO delle nazioni tradizionalmente non schierate (che, da neutrali, diventerebbero bersaglio potenziale). 

Perché?

          Tanti i quesiti, troppi…

E io confesso di non essere in grado di soddisfare tutte le legittime curiosità, dando gli input più corretti.

O si accettano – come fosse un atto di fede – le notizie somministrate da un’informazione a senso unico che, con estrema e non casuale disinvoltura, sorvola su fatti gravissimi prediligendo le versioni a favore di un predeterminato ‘pupillo’, o si ragiona.  

Perché utilizzare la ‘ragione’ giova? 

Perché ragionando possono scaturire dei dubbi, ed è proprio il dubbio che ci stimola alla ricerca, all’approfondimento, a togliere quel velo che a tutti i costi taluno vuol piazzare davanti ai nostri occhi.                                                E abbiamo il diritto di riflettere: approvando o disapprovando, esercitando i diritti che la libertà e la democrazia ci mettono a disposizione. E’ un dovere verso noi stessi, questo, ma soprattutto un dovere verso i nostri figli, i nostri nipoti, coloro che verranno dopo di noi: ai quali non è detto che dobbiamo consegnare una Terra desolata, dove la sete di sangue e l’odio sono il concime in cui un’umanità dilaniata, perversa e corrotta, ha smarrito valori e sentimenti, si è smarrita.

Un’umanità che, per i ‘desideri’ di  qualche stregone, dovrebbe essere decimata in pochi anni da virus, guerre, carestie, pestilenze e pozioni magiche varie, per costruire una ‘sostenibile società di domani’.

Una società senz’anima, costellata non più da ‘individui’ autonomamente pensanti e quindi senzienti, con una loro specifica ‘identità’, ma da esseri svuotati cui possa essere stata sottratta la loro ‘identità’, e quindi profondamente avviliti.  

Gente che non ha più sogni, emarginata da tutto, a capo chino, sconfitta, schiava, diventata proprietà di qualcuno che possa ‘spegnerla’ con un click, che possa decidere cosa possano fare, quando e in quale misura!

          Gente che, priva di sogni e di prospettive degne di essere vissute, non saprà più gustare l’incredibile favola che è la vita: ridotta a una comparsata da chi, abile stregone ma non creatore, tutto stravolge per imporre la propria bieca volontà.

          Ogni nostro sforzo, oggi, dovrà essere concentrato nel convertire ogni pensiero negativo in azioni positive, ogni energia negativa in flussi di amore fraterno per il proprio prossimo.

          Certo, con caritatevole disponibilità e umanità dobbiamo aiutare chi si trovi in forte difficoltà e forse sta smarrendo la propria dignità: accoglienza e integrazione sono la giusta via.

Chiarendo subito: integrazione è il nome del messaggio, ma per porlo in essere dev’esserci il forte concorso di chi deve integrarsi, non certo costituendosi in sacche a sé stanti, rendendosi autonomo rispetto al contesto che lo ospita.

Al riguardo il comportamento dell’Inghilterra è davanti agli occhi di tutti: manda armi e denaro, manda istruttori e personale più che qualificato, dà elevatissimo credito a una delle parti rendendogli anche visita e arringando contro gli ‘altri’, ma  – alla prima avvisaglia di profughi in arrivo (veri, falsi, presunti… chissà?!), si è letteralmente trincerata, attivando un immediato pattugliamento marittimo e aereo sulla Manica, teso a intercettare e bloccare l’arrivo di ‘clandestini’ o ‘indesiderati ospiti’ le cui mire possano essere quelle di calcare il suolo inglese, per stabilirvisi.

Con grande senso pratico, il premier Johnson ha dato una immediata risposta e una soluzione al problema (ma anche una dura lezione ai suoi omologhi europei, propensi a facili e costosissimi entusiasmi).

In pratica, possiamo accogliere, previa attenta selezione, solo chi potrà contribuire con una qualche propria competenza/capacità; per il resto, il Ruanda vi aspetta. Terra ospitale e assolata, amena…

lì vi troverete bene, sicuramente, anche solo temporaneamente!

          C’è tanto odio, rancori a lungo covati, interessi smisurati, prevaricazione: un mix che ha fatto da facile innesco per il deflagrare di violenze sempre più acute, tragiche.                                                                  

Contro tutto questo odio, ricordiamo che proprio noi possiamo fare il ‘miracolo’: basta solo che ricordiamo a noi stessi che ‘ogni giorno è un miracolo’, per così interrompere la spirale negativa.

          Certamente, tutti noi abbiamo la sensazione che i prossimi saranno giorni decisivi: a Mariupol, nell’acciaieria Azovstal (o, meglio, nei suoi sotterranei a prova di atomica, pare) c’è la risposta: o saremo precipitevolissimevolmente avviati verso il precipizio o un inatteso, anche se inizialmente stentato, equilibrio potrebbe delinearsi.

          Per chi crede, la Pasqua è il momento giusto per dare concretezza ai propri stati d’animo, alle proprie azioni: se veramente vogliamo la Pace, dobbiamo avere ben presente che Dio è Pace, Amore e Perdono, e che il solo nutrire sentimenti di rancore ci fa morti dentro ancor prima di esserlo materialmente.

          C’è gente che muore  senza capirne il motivo: aiutiamoli a deporre le armi, a far trionfare la Pace. Sarà una vera rinascita collettiva, nel segno del Bene, dell’Uno, del Tutto.

          La prossima volta che mi rivolgerò a voi tutti, vorrei farlo proprio parlando di una Pace raggiunta.

 

 

 




Simone Facchinetti: eroe d’altri tempi, eroe del futuro.

Il 2 dicembre 1971 veniva sancita la federazione tra sette emirati nello Stato degli Emirati Arabi Uniti.

Cinquant’anni dopo, in occasione dell’EXPO 2020 a Dubai, il mondo intero può toccare con mano i princìpi che ispirano e contraddistinguono questa realtà: E.A.U.

Leggendo l’acronimo, la mia mente mi riporta all’elemento acqua: “acqua”, in Francese, si scrive proprio così (“eau”)!

Acqua: l’elemento che ci accomuna – i nostri corpi sono composti per circa il 75% di acqua – e ci connette gli uni agli altri apportando nuova vita.

Acqua che fluisce e non si ferma. Acqua che, nel rispetto dell’ambiente che la ospita, si adatta e cambia pur rimanendo la stessa.

Quale altra metafora potrebbe riassumere, in modo potente, lo spirito che anima il giovanissimo Stato?

L’Avvocato Simone Facchinetti, amico e graditissimo ospite del Soul Talk, ne incarna perfettamente i valori e … udite udite, festeggia il suo compleanno il 2 dicembre!

La sua mission è costruire “ponti” di collegamento tra Occidente e Oriente riconoscendo, valorizzando e aiutando start up italiane a trovare proficui sbocchi negli Emirati Arabi Uniti.

Il suo apporto si rivela fondamentale nel reperire fondi, segnalare nuove opportunità, facilitare la realizzazione di progetti innovativi e sostenibili, mirati alla creazione di nuovi posti di lavoro.

In Simone convivono l’innata Curiosità, l’inesauribile spinta a esplorare nuovi mondi e nuove possibilità, la Creatività, l’Entusiasmo bambino disciplinato dall’esperienza e dalla maturità, la Gioia di sperimentare, la Confidenza, l’Armonia, l’Empatia di chi si rispecchia nell’Altro per comprenderlo, amarlo nella sua diversità e aiutarlo.

Questi Valori – sempre più rari, preziosi e distintivi – poggiano sulle tre inamovibili Colonne dell’Etica, della Correttezza e della Trasparenza.

A proposito di anniversari: lo Studio Legale Simone Facchinetti quest’anno celebra il suo ventesimo anno d’attività e il quinto anno consecutivo di assegnazione del premio “Le Fonti” come Boutique Legale d’eccellenza nei rapporti internazionali tra Italia e Medio Oriente.

Nel corso dell’intervista – che definirei piuttosto piacevole “chiacchierata” – abbiamo parlato di Mission, di Valori, della Vita come “Viaggio dell’Eroe” costellato da tanti viaggi, quante sono le opportunità che cogliamo di esprimere e donare Chi noi siamo.

Per i Valori che lo ispirano Simone è un Uomo d’altri tempi, ma il suo sguardo è rivolto a un futuro da costruire, assieme al suo Team, sulle fondamenta dell’Innovazione, della Ricerca, dell’ordinamento giuridico a trecentosessanta gradi.

Un ringraziamento speciale va a Christian Gaston Illan e alla sua splendida compagna Maria Giulia Linfante, che ci ha fatti incontrare!

Christian e Maria Giulia sono gli ideatori e fondatori dello “Smart Villag[g]e Cloud”, virtuosa chat in cui imprenditori, artisti e nuovi amici condividono esperienze, iniziative e successi.

Il Soul Talk con Simone Facchinetti è qui.

Buon ascolto e alla prossima!

La vostra Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti).

 

 

 

 

 

 

 




Fuga da whatsApp

Un messaggio sibillino di WhatsApp e un tweet di Elon Musk: et voilà, in tantissimi hanno deciso di passare a Signal, abbandonando la più famosa app di messaggistica.

Ma attenzione: è o non è una bufala?

WhatsApp negli scorsi giorni ha diramato un messaggio di avviso sull’aggiornamento privacy per il 2021.

Questo ha seminato il panico tra molti utenti, complice anche un tweet di Elon Musk che telegraficamente ha scritto: “Use Signal” (usate Signal).

La convinzione (vera o sbagliata?) di molti utenti è che Signal non richiederà un aggiornamento sulla privacy e nuovi termini entro l’8 febbraio, diversamente da quanto impone WhatsApp.

In tutta questa vicenda, anche WhatsApp ci ha messo del suo, va detto: il messaggio arrivato agli utenti era tutto fuorché chiaro e il team si è mosso davvero tardi per cercare di riparare all’errore.  Numerosi giornali, tra cui anche The Indipendent, hanno rassicurato che la nuova privacy WhatsApp 2021 non influirà in alcun modo sull’utilizzo dell’app in Italia e nel resto d’Europa.

Ma intanto continuano i download di Signal che, per inciso, lavorano con gli stessi standard di sicurezza e con la stessa crittografia end-to-end.

Di tutta questa confusione sta approfittando Signal, che in questi giorni sta registrando un boom di download, al punto che si stanno registrando numerosi ritardi sull’invio del codice di verifica.

A questo punto sia chiaro che ognuno è libero di usare l’app di messaggistica che preferisce, ma quello che è bene sottolineare è che alla base della situazione scoppiata negli scorsi giorni c’è disinformazione e strumentalizzazione.

Basta dire che, come ha precisato anche Facebook, che possiede WhatsApp, i protocolli di privacy a cui le due piattaforme devono attenersi sono gli stessi, essendo imposti dalla normativa europea.

Ma, giusto per capirci un po’ di più, incominciamo a documentarci ed andiamo a vedere cosa dicono gli esperti, per esempio, Luca Accomazzi, programmatore, divulgatore, insegnante, ma soprattutto esperto di  GDPR (General Data Protection Regulation). 

Ha letto e commentato il GDPR per la prima volta nel 2014.

(Luca Accomazzi, tanto per dirne una, ha messo le mani su un calcolatore (Apple) nel 1980. Ha insegnato informatica prima alle superiori e poi all’università tra il 1988 e il 2014. Su Internet dal 1992, da fine 1997 con la sua Accomazzi.net si dedica principalmente alla creazione di commerci elettronici sul web e, di recente, soprattutto a portare su Amazon le medio-grandi imprese italiane. Ha pubblicato circa trenta libri di divulgazione, principalmente per Feltrinelli ma il più recente con crowdfunding su Kickstarter).

Ecco quanto scrive su QUORA, Luca Accomazzi, rispondendo alle perplessità della gente comune, come me…

Perché Elon Musk ha proposto Signal come alternativa di WhatsApp? Cosa c’è dietro?

Non è una questione tecnica e neppure tanto di sicurezza (anche se Signal è più sicuro di WhatsApp e questo si dimostra facilmente: se io chiamo Pinco Pallo su Signal non lo sa nessuno tranne me e Pinco Pallo. Se lo chiamo con WhatsApp lo sa anche Mark Zuckerberg — e tutti quelli a cui Mark Zuckerberg lo dice).

È una questione di privacy.

Mark Zuckerberg ha comprato apposta WhatsApp e lo usa per profilarmi, scoprire chi sono i miei amici, quando li chiamo, per quanto li chiamo… Non cosa gli dico — questo no.

Quali sono le applicazioni per smartphone poco conosciute che usate giornalmente?

Il mondo è pieno di ingenui che per chattare usano WhatsApp (il programma che è stato usato per violare lo smartphone dell’uomo più ricco del mondo[1] ).

E anche di altrettanti ingenui che usano Telegram, una app sulla cui sicurezza gli esperti hanno forti dubbi da diversi anni[2].

In pochissimi invece per le chat e le chiamate in voce usiamo Signal, un programma sicuro e protetto al punto che che un sacco di governi di destra a cominciare dall’amministrazione Trump stanno facendo pressione per vietarne l’uso[3] .

 

[1] Guardian: Saudi prince’s account used to hack Jeff Bezos via WhatsApp

[2] https://pdfs.semanticscholar.org/93fe/3a5e70d64964e775ea77dcfaee218b8e62e1.pdf

[3] The broken record: Why Barr’s call against end-to-end encryption is nuts

 

Queste le FAQ.

“Ma senti, io sono una persona onesta e non ho segreti, perché devo preoccuparmi della sicurezza”.

Ah, va bene, se non hai mai scritto in vita tua un messaggio del tipo “stasera usciamo?” (il che informa gli svaligiatori di case che hanno campo libero), se tutte le volte che scrivi un messaggio ti fermi per cinque minuti a pensare come un malvivente potrebbe usarlo contro di te, non ho altre obiezioni.

“Ma sono una suora di clausura, non possiedo niente, non ho attività sessuale, mando un messaggio all’anno in chat per augurare buon santo natale di resurrezione a mio fratello”.

Usa Signal per farlo e sarà opera buona. Se anche i messaggi più innocenti viaggiano in Signal, il volume di messaggi Signal sarà così grande che delinquenti, ficcanaso e dittature troveranno impossibile trovare i segreti che vorrebbero violare in mezzo a questo mare di comunicazioni cifrate.

“Ma Accomazzi, tutte le mie amiche del club della canasta usano WhatsApp!”

Convincile a cambiare, visto che non costa niente. Ma qualcuno dovrà pur cominciare.

“Ma chi lo dice che è davvero sicuro?”

Lo fanno i migliori crittanalisti dell’accademia di tutto il mondo.

Ma siccome i loro discorsi sono estremamente tecnici e li capiscono solo quelli che ne masticano, fatti bastare questa citazione.

Usate Signal e qualsiasi cosa venga prodotta dalla casa Open Whisper Systems. — Edward Snowden.

Perché per vedere un sito si è obbligati ad accettare i cookies, se è in tutela della mia privacy, non dovrei deciderlo io?

Come dicono i poliziotti, tutte le volte che non capisci una cosa concentrati sul flusso dei soldi.

Ma innanzitutto diciamo che esiste una cosa chiamata “cookie tecnico” dalla normativa che è quello che mi permette di riconoscere un visitatore registrato.

Un ipotetico sito senza cookie tecnici è un sito dove non puoi fare login.

O, per dirla in altre parole, è un sito dove ogni volta che vuoi fare una operazione che lascia traccia (come mettere un prodotto in un carrello, o vedere cosa c’è in quel carrello) devi contestualmente rimettere username e password — il che sarebbe ovviamente scomodissimo.

Ma questi cookie non danno fastidio né destano preoccupazione.

Nel resto di questa risposta ci concentriamo invece sugli altri cookie, a volte chiamati “cookie di profilazione”.

Su tutto quello che paghi, ovviamente, decidi tu.

Quando entro sul sito di Amazon Prime Video per guardarmi un filmetto, una volta che mi sono autenticato come cliente pagante non ho nessun problema.

E ti garantisco che se entri come cliente pagante sul sito della mia azienda per commissionarmi una cosa qualsiasi non c’è mezzo cookie di profilazione.

Se però pensi ai sistemi informatici dove ottieni servizi ma non paghi quattrini (per esempio Facebook, Instagram, motore di ricerca Google, Google Docs, e mille altri…) allora devi renderti conto che, non essendo cliente pagante, tu sei invece merce.

Quei siti sono cibo per pesci — nessuno pensa che il pesce paghi il mangime che il pescatore butta in acqua per attirare le prede. E come un salmone vieni pescato, pesato, misurato e venduto a tranci.

L’avviso “stiamo per profilarti” è una pallida protezione che i legislatori europei hanno costretto gli autori del sito a mettere, per difendere un po’ l’elettore.

Siamo ancora, non averne dubbi, in tempi di Far West, dove gli sceriffi sono pochi e presidiano come meglio possono poche grandi città, ma ricchi possidenti, bandidos e ladri di bestiame la fanno da padrone quasi dappertutto.

Quell’avviso di cui ti lamenti dice “stiamo per vendere la tua anima ai pubblicitari, e non c’è nulla che tu possa fare per impedircelo, ma purtroppo l’Unione Europea ci obbliga ad offrirti di non venire pesato e misurato in ogni più minuscolo orifizio.

Ti offriamo dunque il sistema più scomodo possibile, il minimo per rientrare nel lecito, per farlo.

Se lo farai, a malincuore ti venderemo come pesce generico e non come esemplare della tua razza, sesso, età, dimensione eccetera”.

Non sei convinto? Guarda allora qui, dal primo gennaio 2021 Apple ha introdotto l’obbligo per gli autori di app di dichiarare se catturano i dati degli utenti, e se si quali; e cosa ne fanno.

 

Facebook sta litigando con Apple — hanno comprato a loro spese milioni di dollari di paginoni sui quotidiani per protestare contro l’iniziativa appena descritta[1] [2] — perché a far così si spaventano i pesci che poi non abboccano più. 

Oh, hanno usato parole diverse: “Apple è contro l’internet free (parola che in inglese significa anche “libera” ma stavolta nel contesto significa “gratis”).

E “i siti saranno costretti a introdurre forme di pagamento”!

Ma il senso è quello.

Note a piè di pagina

[1] Facebook criticizes Apple’s iOS privacy changes with full-page newspaper ads

[2] Facebook hits back at Apple with second critical newspaper ad

Lo so, l’articolo era lungo, ma la questione è spinosa, ed io per prima voglio essere consapevole di quello che faccio, e ve lo dico già, vi assicuro non finisce qui…

 

 




Le parole di Tim Crook sulla triste rivoluzione americana

Le rivoluzioni non sono nemiche dell’informazione.

Riportiamo in questo articolo la dichiarazione de prof. Tim Crook, presidente del Chartered Institute of Journalists (CIoJ) il più antico ordine dei giornalisti del mondo. 

La missione del CIoJ

Il Chartered Institute of Journalists, è il più antico organismo professionale di giornalisti al mondo e ha sede a Londra.

Ha membri in più di 30 paesi in tutto il mondo e  sostiene i principi dell’Istituto di giornalismo onesto, indipendente e apolitico.

È stato fondato come Associazione Nazionale dei Giornalisti nel 1884 e sei anni dopo è stato riconosciuto dalla Regina Vittoria nella sua Carta Reale, come organismo volto a proteggere e servire coloro che lavorano nel campo del giornalismo.

In questo momento storico delicato, davanti al panorama internazionale così surreale, per noi di Betapress, unica testata in Italia la cui redazione è in toto iscritta al CIoJ, è doveroso dare voce alla dichiarazione del nostro presidente professor Tim Crook che ha inviato a tutti i membri la seguente email.

La dichiarazione del presidente del CIoJ

Tim Crook Presidente CIoJ
Tim Crook Presidente CIoJ

Il Chartered Institute of Journalists condanna la violenza nei confronti di giornalisti e operatori dei media che coprono l’assalto al Congresso degli Stati Uniti da parte dei sostenitori di Donald Trump.

Il presidente dell’Istituto, il professor Tim Crook, ha dichiarato:

“I rivoltosi hanno inseguito giornalisti e distrutto attrezzature professionali per i media in scene spaventose condannate ampiamente come attacco e macchia alla democrazia.

Vogliamo lodare e rispettare il coraggio e la professionalità dei giornalisti che hanno riportato gli eventi a Washington DC e hanno consentito un dibattito aperto sulle implicazioni di quanto è accaduto”.

Le troupe dei media sono state costrette ad abbandonare l’area e fuggire mentre i manifestanti hanno fracassato le loro attrezzature.

 

Il professor Crook ha dichiarato:

“Trovo agghiacciante e terribile il filmato degli aggressori che fanno un cappio con il cavo di una telecamera e lo appendono a un albero”.

Questo fa parte di un modello spaventoso di attacchi e intimidazioni nei confronti di giornalisti che si occupano della politica statunitense e degli eventi pubblici negli ultimi tempi.

 

“Tutti i nostri membri sperano che questo finisca e gli Stati Uniti in futuro saranno un paese che rispetta la democrazia e il diritto dei giornalisti di riferire liberamente e in sicurezza”.

 

Betapress sposa l’etica del CIoJ

La linea editoriale di Betapress è sempre stata quella della ricerca della verità a prescindere dalla corrente politica che vuole governarla.

Abbiamo sempre agito nella perfetta etica giornalistica e questo è il motivo per il quale ci siamo trovati subito in linea con l’etica del Chartered Institute of Journalists.

Condividiamo pertanto le parole e allo stato d’animo del prof. Crook e diamo loro massima divulgazione parafrasando il suo messaggio

Tutti noi  speriamo che tutto questo finisca e tutti i paesi in futuro saranno in grado di rispettare la democrazia e il diritto dei giornalisti di riferire liberamente e in sicurezza

Grazie Presidente.

 

Sito dell’CIoJ 

 




I Rischi del 5G, cosa può fa paura agli Stati.

Poco fa, a Montecitorio si è svolto un incontro sul tema del 5G e dei rischi ad esso legati, è emerso che

Premesso che per la tutela della salute pubblica è dovere del Parlamento e del Governo Italiano considerare la protezione della salute della popolazione civile come essenziale ed inderogabile

Premesso che ai sensi della Convenzione di Lugano del 1993, sulla responsabilità civile per il danneggiamento risultante da attività lesive all’ambiente (Lugano, 26 Giugno 1993) si riterrà co-responsabile in solido qualunque amministrazione pubblica autorizzi attività lesive all’ambiente e alla popolazione esprimendosi in favore dell’installazione e dell’autorizzazione della Tecnologia 5G sul territorio comunale, derogando al principio di precauzione e quindi al principio di tutela della salute pubblica

Premesso infine che, ai sensi della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Protezione dell’Ambiente attraverso la Legge Penale (Convenzione di Strasburgo, 4 Novembre 1998) ogni comitato spontaneo contro il 5G sul territorio italiano potrà costituirsi in giudizio contro qualunque amministrazione che autorizzi tale tecnologia senza la prova indefettibile sulla sua innocuità per la salute della cittadinanza e del popolo italiano.

Invocando l’applicazione delle predette Convenzioni Internazionali e tutte le altri Convenzioni Internazionali sottoscritte e ratificate dall’Italia nel rispetto della Legge Internazionale.

Si esorta il Parlamento Italiano al rispetto delle pre-citate disposizioni normative internazionali per la tutela dell’incolumità della salute pubblica e si chiede che la presente comunicazione possa venire divulgata a tutti gli organi Parlamentari, Governativi ed Amministrativi sul territorio Nazionale.

Speriamo che questa riflessione contribuisca a evitare i rischi sull’essere umano legati alla tecnologia 5G.

 

 




UNARMA al primo convegno nazionale

Giornata storica per UNARMA, Associazione Sindacale Carabinieri.

Nei giorni 22 e 23 settembre 2019, presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano (PE) si è tenuta l’Assemblea Costituente di UNARMA, lo storico “sindacato” dei carabinieri nato nel 1993 quale associazione culturale rivolta al personale dell’Arma e che, il 28 agosto scorso, è stato autorizzato dal precedente Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, a trasformarsi in un vero e proprio sindacato.
È il riconoscimento di ventisei anni di battaglie a tutela dei diritti del personale dell’Arma dei Carabinieri .

Fondata dal Maresciallo Ernesto Pallotta il sindacato oggi nasce sotto l’egida del Segretario Generale Antonio Nicolosi che ne proseguirà gli ideali e gli intenti.

L’ assemblea costituente ha annoverato la presenza di oltre 300 delegati, distribuiti su 2 giorni, provenienti da ogni regione d’Italia pronti a rinnovare quella che è stata la più entusiasmante avventura mai avvenuta all’interno dell’Arma dei Carabinieri.

Unarma Associazione Sindacale Carabinieri già annovera 450 delegati presenti su quasi tutto il territorio nazionale, ma da tutte le regioni, compresa la Sicilia,  sono giunte in massa delegazioni  per contribuire ai progetti che faranno di Unarma una delle più importanti organizzazioni sindacali militari.

“È una giornata storica, riferisce il segretario generale Antonio Nicolosi, si realizza un sogno, un ideale per il quale UNARMA, ha lottato in tutti questi anni, il riconoscimento del diritto sindacale per il mondo con le stellette.

Proseguiamo a scrivere le pagine più importanti nella storia dell’arma dei carabinieri.

Segretario Generale Antonio NICOLOSI
Presidente Massimo PECORARO
Vice Presidente Massimiliano Genovese
Vice Presidente Valentina Spedale

 




Cantone lascia: è lutto per lo Stato.

Lo aveva detto chiaramente “gli onesti non fanno carriera nella pubblica amministrazione”, ed anche se tutti si erano chiesti come mai lui allora era arrivato lì, oggi Raffaele Cantone ha dimostrato di essere persona coerente.

Lascia la guida dell’ANAC per tornare in magistratura ” la mia vera casa” come lui stesso la definisce.

Lo Stato ha riguadagnato un bravo magistrato, ma di certo quest’abbandono non è un significato positivo, specie quando si parla di strutture che hanno un potere di controllo sull’operato della pubblica amministrazione.

Ci sono in ogni caso delle domande da porsi:

ma se c’è una legge a che serve l’autorità? ed ammesso che serva allora ha ragione Cantone nel suo discorso chiaro in cui sostiene che le attività dell’autorità non possono essere uguali ad una tavola delle leggi scritta sulla pietra, deve essere un organismo fluido e dinamico che si adatta al mutevole e veloce cambiamento di mercato.

Cosa che sicuramente non può piacere al potere politico.

Chi ha vissuto nel piccolo quello che Cantone avrà sicuramente visto nel grande non si meraviglia di quest’abbandono, più o meno giusto, di certo lineare, il potere non può essere affiancato da organismi che sono in grado di analizzare giorno per giorno ciò che accade ed intervenire, in più con un potere esecutivo per farlo.

Chi scrive ha visto uffici di ispettori chiusi dall’oggi al domani solo perché avevano esclamato “il re è nudo”.

Certo allora nessun clamore, nessuna meraviglia, anzi quasi la soddisfazione perché quegli ispettori erano troppo sceriffi e facevano troppe ispezioni…

Il caso Cantone, certamente più eclatante e di una magnitudo assolutamente più ampia, ci lascia però comunque l’amaro in bocca, nulla cambia in questo paese.

Ora si scatenerà la polemica Cantone bravo, Cantone  cattivo, governo giusto, governo ladro, opposizione colpevole opposizione innocente, Mio Dio, che assurdità, paese lobotomizzato da se stesso.

Ci vengono in mente parole sempre attuali:

Amici, Romani, compatriotti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cantone, non a lodarlo.

Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cantone.

Il nobile Governo v’ha detto che Cantone era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cantone ne ha pagato il fio.

Qui, col permesso del Governo e degli altri – ché il Governo è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Cantone.

Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma il Governo dice che fu ambizioso; e il Governo è uomo d’onore.

Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cantone? Quando i poveri hanno pianto, Cantone ha lacrimato: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure il Governo dice ch’egli fu ambizioso; e il Governo è uomo d’onore.

Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione?

Eppure il Governo dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, il Governo è uomo d’onore.

Non parlo, no, per smentire ciò che il Governo disse, ma qui io sono per dire ciò che io so.

Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione.

Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Cantone e debbo tacere sinché non ritorni a me

La nostra convinzione è che il gesto eclatante di Cantone, pur facendogli onore, a nulla serva.

In Italia, dopo un mesetto di polemica e di sciacquio dei panni, si tornerà come prima.

La riflessione profonda che si dovrebbe introdurre è legata al meccanismo con cui lo stato ricopre ruoli chiave e ne determina i comportamenti.

Non siamo in grado di dare un profilo etico o forse chi ha questo profilo “… non fa carriera nella pubblica amministrazione…” ma è ora di cambiare, e come si cambia? solo dando l’idea dello Stato, di comunità, di unità di intenti e di obiettivi.

Oggi mancano i Simboli, e se ci sono vengono usati strumentalmente (vedi i crocifissi), perché tendiamo a dare un significato alle figure individuali, siamo nel mezzo di un mondo individuale, carico di avatar inutili di noi stessi, di profili social che spesso per nulla rappresentano  la realtà dietro la maschera.

L’amore per il proprio paese si coltiva, non nasce spontaneo come un fungo, è un processo che inizia fin da piccoli, quando si incomincia a vedere la bandiera tricolore e ci viene da cantare l’inno nazionale.

Il luogo in cui nasce quest’amore è la famiglia, la scuola, ma se lo Stato opera per distruggere la famiglia e la scuola come possono questi due incubatori diffondere l’amore per il proprio carnefice?

Occorre cambiare, servono persone intelligenti che capiscano che lo stato deve amare per essere amato, non è difficile …

Incominciamo ad aiutare i genitori, i docenti, i dirigenti, il personale della scuola, facciamo in modo che ci sia lavoro, stipendi dignitosi per tutti, smettiamola di dare i soldi a chi non crea amore per lo stato, non è difficile …

Proviamo a fare uno sforzo e pensiamo a Cesare, cosa ci viene in mente? Roma, il diritto romano, la grandezza dell’Italica gente, l’onore, la forza, insomma tutti valori positivi.

Adesso pensiamo ad oggi e proviamo a pensare a qualche nome come Cesare, dunque, ecco, ci sarebbe, spetta, come si chiamava???, ma si l’ho qui sulla punta della lingua, ecco, ecco, aspetta, ummm …

 

 

 

 

 

 

Corrado Faletti

Direttore




Tragedia in Puglia, incidente ferroviario tra Andria e Corato: almeno 27 morti. Istituito un pool di indagine

 

Ci si chiede spesso se certe tragedie si potevano evitare  e di solito la risposta è si!

in questo caso la risposta non solo è si, ma anche sembra che sia stato fatto tutto nell’incuria generale, fondi europei non utilizzati, capo stazioni che si telefonano per chiedere se i treni sono partiti, semafori che non vanno… però i passeggeri ci sono sempre e ci vanno di mezzo.

 

Incidente su tratto a binario unico tra Andria e Corato.

LE FOTO[http://www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2016/07/12/scontro-treni-come-un-aereo-caduto_4e136843-7e09-4963-b44b-8b27de3e8d8f.html]. Un bimbo estratto vivo dalle lamiere. Persone ancora intrappolate. Nella collisione uno dei duemacchinisti è morto mentre non si hanno, al momento, notizie della sorte del collega che erasull’altro convoglio. Soccorritore: “Una scena allucinante”. Renzi: “Fare chiarezza”. Il governoriferirà in Aula Senato. Mattarella: ‘Una tragedia inammissibile’. Delrio: “Faremo una commissioned’indagine” I precedenti[http://www.ansa.it/sito/photogallery/primopiano/2016/07/12/scontro-tra-treni-gli-incidenti-ferroviari-piu-gravi-in-italia_5c6854dd-1c83-4c49-9be9-182b97846cf4.html]© ANSA

Sorgente: Puglia, incidente ferroviario tra Andria e Corato: almeno 27 morti. Istituito un pool di indagine – Puglia – ANSA.it