Il destino dell’aquilotto romano: Napoleone II
Il 22 luglio di 190 anni fa moriva Napoleone II, figlio di Napoleone I, imperatore di Francia, e Maria Luisa d’Austria.
Edmond Rostand lo definì “l’aquilotto” poiché in vita era stato il Re di Roma e, com’è noto, l’aquila fu simbolo dell’Impero Romano.
Tante le aspettative verso l’infante ma infausto il suo destino.
Nonostante tutto, fu oggetto di popolarità tra i nostalgici del defunto padre, e quando morì divenne il leggendario Napoleone II l’aquilotto romano.
La nascita del re di Roma
“La colpa dei padri ricade sui figli”, insegna l’Antigone di Sofocle, e su questa scia si muove la vicenda storica del piccolo Napoleone.
Il suo sarebbe dovuto essere un destino di luce, ciò trova conferma nel nome tanto glorioso, ossia Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte: Napoleone come il padre- il grande imperatore-, Francesco come il nonno materno, Giuseppe come il fratello di Napoleone I, ossia Giuseppe Bonaparte, e Carlo come il nonno paterno.
Napoleone II nacque il 20 marzo 1811 dopo ore di paura e dolore per un parto difficile.
Quando venne al mondo, gli fu conferito il titolo di Re di Roma alla presenza di Eugenio di Beauharnais e del granduca di Wurzburg, lo zio di Maria Luisa.
«Sua Maestà l’Imperatore e Re ci ha dichiarato essere sua intenzione che il re di Roma riceva i nomi di Napoléon, François, Joseph, Charles.»
La Francia e l’Impero tutto conobbero la gioia della nascita dell’Imperatore dei Francesi grazie ai centouno colpi di cannone che furono sparati (infatti, Napoleone aveva previsto che in caso di erede maschio sarebbero stati sparati centouno colpi, mentre nel caso di una femmina soltanto ventuno).
Per festeggiare la venuta al mondo del bambino, durante quella notte le lucerne illuminarono in via straordinaria tutte le strade di Parigi, furono improvvisati spettacoli, e numerosi furono i componimenti scritti nell’occasione.
Si trattò di un evento eccezionale, infatti Napoleone sognava un erede al suo trono imperiale sin dal suo primo matrimonio con la moglie Giuseppina di Beauharnais, dalla quale divorziò poiché questa, essendo in età avanzata, non gli aveva dato alla luce figli; decise, poi, di sposare Maria Luisa d’Austria con la speranza di realizzare il suo desiderio e obiettivo (e cioè portare avanti la sua corona).
Il 18 maggio 1804 il Senato proclamò Napoleone I imperatore della Repubblica Francese e riconobbe il titolo di Principe imperiale al figlio maggiore dell’Imperatore, nonché quello di Principe Francese a tutti gli altri figli non primogeniti.
Napoleone II re di Roma
“ROMA CAPUT MUNDI”: governare Roma significava avere un potere centralizzato, e Napoleone lo sapeva molto bene. Infatti, decise di riconoscere al piccolo principe il titolo di Re di Roma e ciò fu avallato dall’art. 9 della Costituzione Francese.
Il titolo di Re di Roma era certamente un titolo prestigioso per il piccolo Napoleone II, ma comportava anche un grande peso simbolico da portare per tutta la sua vita.
Infatti, il titolo avrebbe dovuto palesare che Pio VII, il papa-re di Roma, non era più sovrano dello Stato Pontificio, poiché tale territorio faceva parte dei 130 dipartimenti francesi.
Mettere le mani su Roma significava due cose: spodestare il Papa, e continuità con il Sacro Romano Impero.
Durante l’epoca dei grandi Principi Elettori era stata istituita una prassi molto particolare: il sovrano poteva designare il suo erede conferendogli il titolo di Re dei Romani.
Dunque, con tale nomina, Napoleone I aveva evidenziato un legame fortissimo con la tradizione del Sacro Romano Impero, in più aveva rappresentato a tutti i sovrani delle potenze nemiche la sua forza.
Difatti, la forza di un re o imperatore non si manifesta nel numero di cannoni o di soldati, oppure con quanti territori governa, ma nella possibilità di tramandare il proprio potere a un erede legittimo.
Del resto- come già esposto precedentemente- questo era stato il motivo che aveva spinto l’Imperatore dei Francesi a divorziare con la prima moglie, la quale, non avendo generato
figli, aveva reso Napoleone I vittima delle maldicenze delle corti europee; di qui la scelta di sposare Maria Luisa d’Austria. Tale scelta, almeno fino a un certo punto, si rivelò vincente sotto tutti i punti di vista: infatti, in questo modo, Napoleone non soltanto aveva ottenuto il tanto amato e desiderato erede al trono, ma si era addirittura imparentato con l’imperatore d’Austria, uno dei suoi più grandi nemici.
Così, in Napoleone si accese la convinzione che mai l’Imperatore Francesco I avrebbe attaccato la Francia dal momento in cui la propria figlia e il proprio nipote facevano parte della famiglia imperiale; inoltre, egli credette che Francesco I avrebbe convinto l’Inghilterra a non muovere guerra alla Francia, garantendo un periodo di stabilità e pace sempre più forte.
Ma la sua era soltanto una labile illusione.
In Guerra e Pace Tolstoj racconta un episodio interpretato come presagio dell’infausto destino comune al padre e al figlio: Napoleone, prima di partire per la Campagna di Russia, volle portare con sé il ritratto del figlio, ma, ahimè, durante la ritirata, esso fu smarrito.
Napoleone II dopo la caduta dell’Impero
L’alleanza austriaca, russa e inglese evidenziò il fallimento del piano dell’Imperatore dei Francesi; nemmeno le nozze con Maria Luisa d’Austria avevano smussato l’odio verso Napoleone I.
Dopo aver perso diverse battaglie tra il 1813 e 1814, il 4 aprile 1814 Napoleone, con il trattato di Fontainebleau, abdicò, e il piccolo divenne Napoleone II, imperatore di Francia.
Dopo due giorni, il 6 aprile 1814, Napoleone dovette rinunciare per sé e per tutta la sua discendenza alla corona Imperiale.
Con il trattato di Fontainebleau Maria Luisa aveva ricevuto Parma, Piacenza e Guastalla. Il 9 aprile Maria Luisa e Napoleone II partirono per Orléans, ma il primo ministro austriaco Metternich deviò la rotta e li portò a Rambouillet. Secondo gli ordini impartiti, l’ex imperatrice di Francia e l’ex re di Roma giunsero il 23 aprile a Vienna, mentre Napoleone I partiva per l’isola d’Elba per un destino da esule.
Napoleone II era stato re di Roma, imperatore dei Francesi per due giorni, e duca di Parma e Piacenza.
Tuttavia, con il congresso di Vienna del 9 giugno 1815, e in particolar modo con l’art. 99, furono eliminati titoli, vitalizi e diritti per il figlio dell’Imperatore di Francia.
Inoltre, poiché il Papa non aveva annullato il matrimonio tra Napoleone e Giuseppina, il piccolo Napoleone II fu considerato figlio illegittimo, e Maria Luisa dovette abbandonarlo a Vienna.
Nonostante il bambino fosse prigioniero degli Austriaci, Napoleone I, al ritorno dall’Elba, gli conferì il titolo di Principe imperiale e, con l’abdicazione del 22 giugno 1815, lo nominava imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone II.
Dal canto suo, l’imperatore Francesco I temeva che il figlio dell’ “usurpatore” (come veniva definito Napoleone I dal nuovo sovrano francese) potesse continuare l’opera di conquista del padre; per tale ragione, decise di tenerlo a Vienna sotto sorveglianza: dopo avergli conferito il titolo di Duca di Reichstadt, il 4 dicembre 1817 Francesco I gli conferì delle terre in Boemia.
Napoleone II ricevette l’educazione severa che veniva impartita a tutti i prìncipi austriaci e gli furono insegnati le tradizioni e i valori austro-ungarici. Un chiaro e schiacciante segno di ripudio verso il ricordo francese fu l’uso del nome: infatti, il bambino veniva chiamato Franz e non Napoleone. Franz amava l’arte militare e vestiva in uniforme; a 12 anni divenne cadetto dell’esercito austriaco.
Questa sua passione fece sì che crescesse il timore delle monarchie europee che egli potesse riprendere le ambizioni del padre; tuttavia, Napoleone II non ebbe mai la possibilità di partecipare alla vita politica dell’Austria.
Nel 1831 Napoleone II, ottenne il comando militare di un commando austriaco ma soltanto formalmente poiché gli fu impedito di combattere sul campo di battaglia.
Il ricordo dell’Imperatore di Francia era ancora vivo nel cuore dei francesi e non solo.
Infatti, nel 1830 in Francia vi fu una rivolta che indusse Carlo X ad abdicare. I moti furono caratterizzati dalle urla della popolazione che invocava «Vive Napoléon II».
Questi episodi si verificarono anche in Belgio e in Polonia, ove i movimenti indipendentisti chiedevano Napoleone II come futuro sovrano.
Purtroppo, nel 1832 Napoleone II si ammalò di polmonite e morì di tisi il 22 luglio dello stesso anno a Vienna.
SALVATORE SAMO