Il TAR è con le estetiste!
Grande vittoria per il settore dell’estetica: i centri estetici in zona rossa possono rimanere aperti.
Il TAR riconosce i centri estetici come erogatori di beni essenziali.
È del 16 febbraio 2021 con esecuzione immediata la sentenza del TAR Lazio che sancisce l’illegittimità delle voci del DPCM 3 novembre 2020 e il DPCM 3 dicembre 2020 e i rispettivi “allegato 24” nella parte in cui non annoverano, tra i “Servizi per la persona” erogabili in “zona rossa” i servizi dei centri estetici.
Ciò vuol dire che a partire dal 16 febbraio ai centri estetici è consentita la riapertura immediata anche se si trovano in zona rossa.
Il TAR Lazio non ha riconosciuto la validità delle motivazioni presentate dalla Presidenza del Consiglio in merito alla chiusura dei centri estetici nelle zone rosse ne ha riconosciuto che non esiste coerenza logica nella decisione di lasciare aperti i parrucchieri e chiusi i centri estetici.
Il ricorso a nome collettivo è stato portato avanti da Confestetica, l’associazione di categoria maggiormente rappresentativa nel campo dell’Estetica.
Questo vuol dire che a far data dal 17 febbraio 2021 tutti i centri estetici possono rimanere aperti anche se sono in zona rossa.
La Storia
Confestetica ha fatto notare come a partire dal DPCM dell’11 marzo 2020, le attività di estetista e di parrucchiere erano state chiuse e considerate facenti parte della stessa categoria.
Estetiste e parrucchieri procedono di pari passo e riaprono col DPCM del 17 maggio 2020.
Il 3 novembre 2020 qualcosa cambia.
Il DPCM separa le attività delle estetiste e dei parrucchieri: le prime chiudono le seconde no.
Lo stesso nel DPCM del 3 dicembre 2020.
Eppure estetiste e parrucchieri rispondono allo stesso codice ATECO (S.96.02).
Le estetiste quindi si trovano penalizzate rispetto ai parrucchieri e subiscono una penalizzazione finanziaria, imprenditoriale e discriminatoria.
Finanziaria per il mancato guadagno, imprenditoriale per il rischio di sottrazione della clientela che può trovare trattamenti estetici nei saloni di parrucchieri e discriminatoria in quanto poiché il 98% delle estetiste è di genere femminile, si incorre nella discriminazione di genere.
Con questi motivi viene impugnato anche il DPCM 14 gennaio 2021 e il relativo allegato 24 ove vengono nuovamente esclusi dalla categoria dei “Servizi per la persona” erogabili in zona rossa i centri estetici.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri si costituisce però in giudizio per resistere al ricorso di Confestetica.
Il 31 dicembre 2020, l’associazione Confestetica ha presentato ricorso al TAR che ha rilevato che
- sebbene non si tratti di attività identiche, le attività di estetista e di parrucchiere, nell’ambito dei “servizi alla persona”, sono del tutto equiparabili in termini di essenzialità ovvero in termini di idoneità a corrispondere “ad un bisogno e ad una esigenza di cura, anche igienica, della persona”
- come era già stato fatto per alcune attività commerciali, anche alle estetiste poteva esser imposto di effettuare i trattamenti alla persona autorizzati e non quelli pericolosi.
- come da documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive del contagio da SARS CoV2 nel settore della cura della persona: servizi dei parrucchieri e di altri trattamenti estetici” i centri estetici sono più sicuri dei saloni di parrucchieri.
Ciò ha portato il TAR a riconoscere la sicurezza dei centri estetici (quelle che si attengono alle normative sanitarie) che, pertanto posso restare aperti e operare in zona rossa.
I centri estetici sono luoghi sicuri, ribadisce la sentenza, citando anche le linee guida stabilite da INAIL e dal CTS lo scorso 13 maggio nelle quali, di contro alle scelte poi attuate nei DPCM, si stabiliva che
“l’estetista lavora in ambienti generalmente singoli e separati (cabine) e le prestazioni tipiche comprendono già misure di prevenzione del rischio da agenti biologici alle quali ci si deve attenere rigorosamente nello svolgimento della normale attività professionale”.
E così, dopo 46 giorni dalla prima azione, il Tribunale, con sentenza di merito n. 01862/2021, ha dichiarato nullo il DPCM in vigore nella parte in cui discrimina i centri estetici e le estetiste e consente loro l’apertura.
Perché Confestetica e non altri?
In Italia non esiste un solo ente che rappresenti tutte le estetiste.
Oltre a Confestetica ci sono Confartigianato e il CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato) che svolgono ottimamente le loro attività con numerose iniziative di grande valore.
Come mai però il ricorso è stato fatto da Confestetica e non dagli altri Enti?
Il motivo si ritrova nell’etorogenità della categoria rappresentata.
Secondo il diritto italiano, per fare ricorso serve un contro interessato, in questo caso, un salone di parrucchieri.
Le associazioni di artigianato raccolgono al loro interno più categorie, nello specifico, sia estetiste sia parrucchieri questo vuol dire che nel momento in cui si muovessero contro l’una o l’altra categoria andrebbero in conflitto di interessi e il ricorso non potrebbe così neppure partire.
Per intenderci, Confartigianato e CNA sono rappresentativi e validissimi aiuti per portare avanti diritti relativi, per esempio, ai Per essere rappresentativi i sede di diritto è indispensabile dono raccogliere categorie in conflitto di interessi.
Le battaglie di Confestetica
Abbiamo intervistato Roberto Papa, segretario nazionale di Confestetica e gli abbiamo chiesto quali sono i punti che discuterà nel corso dell’audizione col governo che avrà luogo a fine mese e per la quale pubblicheremo ulteriore articolo.
Nel piano per le estetiste voluto da Confestetica ci sono dei punti molto delicati che hanno a che fare con la “Nuova visione della professione”
Formazione
“Nella riforma vogliamo che il titolo d’accesso al corso di estetista sia la maturità.
L’estetista non può essere un lavoro di ripiego consigliato dagli assistenti sociali a minorenni che non sanno cosa vorranno fare da grandi.
La scelta di fare l’estetista deve essere cosciente perché viene trattato il corpo umano”.
Professionalità
Per diventare estetiste bisogna avere accesso a un corso unico professionalizzante, non si può diventare estetista semplicemente lavorando né possono essere ritenute valide collazioni di piccole specializzazioni:
“non accade per i medici, non accade per gli avvocati, non può accadere per le estetiste”
Non deve essere ammesso In più questo andrebbe a colpire il “mercato” delle scuole di specializzazione che lucrano sulla categoria.
Identità
Il 98% delle estetiste è donna.
Il’86% delle estetiste non vuole essere considerata artigiana ma professionista con legge ad hoc.
La figura professionale dell’estetista ha bisogno di una serie di leggi ad hoc che rispondano con precisione alle loro specifiche esigenze
“Il mondo dell’estetica è composto da 80.000 donne questo vuol dire che è una categoria che ha esigenze peculiari, per esempio, è fondamentale riconoscere la maternità al titolare d’impresa, diritto che nessuna altra categoria ha interesse di portare avanti”.
Conclusioni
Confestetica ha portato avanti e vinto un ricorso a nome collettivo con sentenza immediatamente esecutiva.
Un enorme risultato per la categoria delle estetiste che finalmente possono aprire nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anche in zona rossa.
Buon lavoro allora a tutte le estetiste.
Crediti