A Salmidesso, in Tracia, c’era un re molto famoso.

Il suo nome era Fineo ed era conosciuto come un grande veggente.

Quando gli Déi vennero a sapere che Fineo rivelava tutti i loro piani, si arrabbiarono molto e Zeus lo punì mandandogli le Arpie affinché contaminassero con i loro escrementi il cibo che voleva mangiare.

Il povero Fineo era quindi destinato a morire di fame perché, ad ogni pasto, tutte le volte che stava per avvicinarsi ad un boccone, le Arpie glielo rubavano o, se non arrivavano, ci defecavano sopra.

Un giorno però a Salmidesso arrivarono Giasone e gli Argonauti.

Giasone aveva bisogno di una informazione che solo Fineo poteva dare e così, in cambio di questa informazione, gli Argonauti scacciarono le Arpie

———-

Facciamo attenzione però,

perché le Arpie non furono uccise ma scacciate

e così può capitare ogni tanto a qualcuno di noi di fare la fine Fineo.

Ci possono capitare di quelle volte in cui siamo talmente lungimiranti da vedere oltre quello che vedono tutti gli altri 

e, in quel momento, ecco arrivare le Arpie di turno a gettare escrementi sul nostro progetto.

Le Arpie sono quelle persone che ci dicono che non siamo buoni a nulla, che siamo degli incapaci, che non combineremo niente di buono.

Sono quelle persone che godono nel buttarci sterco addosso per sentirsi più simili a loro stesse.

Non hanno ragione, non sono logiche, ma gli escrementi che producono sono più concreti e puzzolenti delle nostre visioni

e tutta questa concretezza ci mette in crisi facendoci credere di non avere scampo,

facendoci credere che moriremo presto.

Che la morte spirituale è imminente.

Ma ci sono gli Argonauti.

Ci sono comunque le persone che credono in noi,

e se non ci sono fisicamente, dobbiamo trovarli dentro di noi: cacciare le Arpie e mantenere il nostro dono della veggenza divina.

Le Arpie vanno allontanate da tutte le nostre tavole apparecchiate perché sono il frutto dell’invidia suscitata dall’eccesso di verità.

Rispondi

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com