L’umanità della lettura
Sarà che sono arrivata per ultima e pure in ritardo.
Un ritardo di quasi 10 anni rispetto ai miei fratelli.
Sarà che il grosso era già stato fatto da mia madre e da mio padre negli anni della loro infanzia e giovinezza.
Sarà pure che molto era stato aggiunto dalle esigenze scolastiche dei miei fratelli
Però, quando sono arrivata io,
la biblioteca di casa Sparacio era già ben nutrita.
A me piacevano i titoli.
Leggevo i titoli sul catalogo del club del libro che trovavo sulle riviste.
Il primo libro che ho letto era un romanzo per ragazze, era di mia madre.
Lo finivo e lo rileggevo.
A quei tempi non leggevo mai la premessa o l’introduzione ma leggevo sempre il catalogo alla fine dei libri.
Ricordo la libreria dove mia madre mi comprava i libri e già allora le mie ricerche dei libri introvabili.
Trovare notizie originali sul ciclo bretone è stata una impresa.
Amavo le storie e divoravo le bibliografie.
Continuano a leggere i cataloghi delle diverse case editrici.
Ancora titoli e titoli che creavano in me un senso di familiarità.
Associavo senza problemi i titoli agli autori.
E Leggevo.
Leggevo tutti i libri che c’erano a casa.
I criteri erano due:
– quello del titolo (se nella mia mente era già conosciuto dalle letture di qualche catalogo allora era un buon libro)
– e quello della grandezza: più di duecento pagine mi sembravano troppe.
Poi arrivò la newton e i suoi 100 pagine mille lire.
Per me è per tutti quelli con la mia inclinazione,
Fu la fine.
Venivano comprati, letti e attesi tutti.
Uno per uno,
In successione.
Come fossero numeri di fumetti.
Volumi senza nessuna cura editoriale
Solo caratteri microscopici e muri di testo.
Saggi, poesie, racconti.
Leggevo e i libri erano talmente tanti e profilati che quando trovano nei testi un riferimento a un altro libro, frugavo nelle librerie e l’avevo.
E lo leggevo.
Libri su libri,
Scaffali delle librerie piene a due e tre file.
Gli ultimi anni del liceo non ho comprato il libro di antologia italiana.
Leggevo i brani direttamente dai libri e li leggevo tutti.
Questa cosa che qualcuno doveva scegliere per me quali parti dei libri leggere, non mi piaceva proprio.
Ero io che dovevo decidere e dovevo sapere tutto.
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A proposito, per non creare dubbi:
A scuola andavo male
Mi applicavo ma non rendevo.
Praticamente un’idiota.
Brava lo sono diventata dopo,
Quando ho cominciato ad unire e mettere in relazione tutto quello che avevo letto.
Questo perché le fasi della vita culturale di una persona, sono due:
La prima di reperimento testi e informazioni.
Una accozzaglia senza senso o criterio.
La seconda di relazione: piano piano tutte le cose lette e imparate, tramano il tuo cervello e ti portano in alto oltre le apparenze superficiali e in profondità verso la ragione nucleare.
Leggere traccia la pieghe del tuo cervello liscio.
Non possiamo credere di sapere tutto solo perché abbiamo letto qualcosa.
Un insieme di titoli e autori non sono cultura.
Possiamo dire di aver capito solo quando troviamo nella nostra vita le pagine di quei libri
Anche se non ricordiamo più chi le ha scritte
Perché non è importante
L’importante è aver riconosciuto il verso.