Rubare l’infanzia, Azione vergognosa. Sempre più preoccupanti i numeri della Pedofilia in Italia.
Quando si approccia all’universo pedofilia spesso si corre il rischio di generalizzare, di limitarsi a un’analisi superficiale e scontata di un fenomeno vastissimo e ramificato nelle implicazioni, se poi il tema in discussione è quello della relazione tra pedofilia e internet occorre avvicinarsi con maggior cautela.
Di tutte le ingiustizie e le violenze perpetrate alla persona, quelle esercitate sui minori sono in assoluto le più odiose perché rivolte a chi non sa e non può difendersi (L’Europa è in testa alla classifica per reati di abusi sessuali su minori, N.d.R.).
Il web è il mezzo che più di ogni altro trasporta i propri utenti in una dimensione di viaggio continuo, in quel processo di assorbimento di notizie definito appunto con il termine “navigazione”.
Occorre prendere atto che gli ultimi dieci anni hanno segnato un enorme salto di qualità nella conoscenza e nelle relazioni tra le persone dove le barriere di tempo, spazio e luogo sono state abbattute lasciando spazio alla diffusione di informazioni condivise.
Oggi la Global Community si è finalmente realizzata ma ha generato al suo interno problematiche riconducibili all’incontrollata velocità dell’evoluzione del cyberspazio e la lentezza dell’adeguamento normativo che ha lasciato ampi spazi di manovra alla criminalità comune ed è in questo panorama che si inseriscono elementi di disagio e devianze più o meno sofisticate. Internet è un mare senza confini dove l’individuo che vi entra ha l’opportunità di rimanere sconosciuto, è l’habitat ideale del pedofilo 2.0.
Sicuramente con l’avvento dei social network e le chat la comunicazione è cambiata, non solo nel lessico formale ma soprattutto nelle esternazione delle emozioni che possono avvenire in modo più esplicito, senza freni inibitori e tabu, dove con il file sharing diventa possibile scambiare esperienze personali, foto, video e altro materiale pedo-pornografico come gli snuff movies.
Il risultato è il continuo alimentarsi di un mercato di diffusione e commercializzazione dei minori con “cataloghi di merce umana”. Grazie alla possibilità della segretezza, i pedofili stabiliscono fitte relazioni tra loro dando vita a ramificate associazioni che al loro interno possono rappresentare l’occasione per un “actingout”, legato allo scambio di informazioni e alla fruizione di pornografia, molto difficoltoso e rischioso nella realtà, soprattutto se tentato in alcuni contesti sociali e culturali.
Ma sulla devianza di queste circostanze è singolare evidenziare che questi individui sono convinti che un minore avverta le stesse pulsioni sessuali di un adulto e che sia dunque legittimo lasciare che tali pulsioni trovino la loro naturale manifestazione: In tal senso, per loro, non si tratterebbe di un reato ma di una libera scelta del bambino.
E’ proprio questa commistione e avvicinamento tra mondo virtuale e mondo reale che crea un mix esplosivo facendo aumentare il rischio di un abuso concreto nella vita reale del minore e a cui noi dobbiamo fare attenzione.
Fortunatamente dal punto di vista legislativo in Italia le leggi permettono di punire non solo chi sfrutta minori ma anche chi consapevolmente cede ad altri, anche a titolo gratuito, materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori, rendendo così punibili anche coloro che creano, pubblicizzano e distribuiscono materiale pedo-pornografico.
La posizione europea chiaramente è analoga, il materiale pedo-pornografico è considerato un delitto e vale il principio della perseguibilità extraterritoriale e lo sfruttamento della prostituzione minorile è un crimine contro l’umanità, un’aberrazione dei diritti umani, e pertanto prevale una tendenza ad armonizzare le politiche di intervento attraverso 3 linee d’indirizzo: forme di contrasto, forme di prevenzione e forme di assistenza.
Le azioni poste in essere dall’Italia secondo queste 3 direttrici vede coinvolte le forze dell’ordine, e diversi gruppi civili e religiosi che anni hanno portato allo smantellamento di numerose reti di pedofili e alla denuncia di insospettabili connivenze. Un esempio alla lotta della cyberpedofilia è sicuramente il lavoro Svolto da Meter la onlus di don Fortunato Di Noto che palesa la propria attività attraverso vari dossier e dati fruibili da tutti nel suo sito web (www.associazionemeter.org), con numeri scioccanti di questo fenomeno: nel 2015 identificati 9.872 siti e oltre 1 milione di foto pedopornografiche.
Questi numeri purtroppo sono in continuo aumento grazie all’anonimato e al deep web che rende molto complicato accertare le identità on line ed è importantissimo evidenziare che in Italia dal 2006 ad oggi i casi di denuncia sono aumentati di oltre l’80% – sono state 333 nel 2006 e 544 nel 2015 (l’81% di essi le vittime sono bambine e ragazze) – ma non è solo Italia, Meter stima che al mondo nel mercato della pedopornografia ci siano oltre dieci milioni di bambini vittime dei cyberpedofili. Seppure in origine il concetto di Internet era incentrato sulla libertà della rete, l’assenza di regole ha finito per agevolare questo crimine allontanando il barlume della sicurezza del cittadino che ci pone una domanda, ossia quali azioni che il nostro paese può mettere in campo contro l’abuso dei minori.
Risposte a questo tipo di quesito necessitano di strumenti adeguati e di supporti immediati per la repressione realizzando un moderno coordinamento di collaborazione e cooperazione tra i vari paesi affinché emergano questi episodi di violenza, prevedendo un impegno culturale tale che gli abusi e i soprusi sui bambini siano sempre denunciati.
E’ indispensabile istituire ambiti di studio e di ricerca sui responsabili di questi reati in modo da attuare un’azione preventiva sicuramente più efficace dell’esclusiva repressione e condanna a posteriori così come oggi avviene.
La nostra società deve non solo rifiutare, ma combattere con determinazione questo fenomeno, rompendo il muro di omertà che oggi lo imprigiona.
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