Sbagliando, si impara

Lo scrittore e saggista Gianrico Carofiglio
“Elogio dell’ignoranza e dell’errore” è l’ultimo saggio dello Scrittore Gianrico Carofiglio. In esso, l’Autore ci offre un nuovo approccio a parole come “ignoranza” ed “errore”, che non godono di buona fama. Eppure, sono chiavi d’accesso a un modo migliore di affrontare le sfide che ogni giorno la vita ci pone.
Due frasi assai difficili da pronunciare
Chissà perché, due delle frasi più ostiche da pronunciare sono: “Ho sbagliato, mi dispiace” e “Non lo so”.
Forse perché ai termini “errore” e “ignoranza” si sono attribuiti significati e implicazioni assai negativi?
In “Elogio dell’ignoranza e dell’errore”, lo scrittore e saggista Gianrico Carofiglio porge al lettore un florilegio di aneddoti, profonde riflessioni e illustri Esempi in diversi campi – dal sistema giudiziario alla scienza, dall’arte al pensiero filosofico e politico, dal business alle discipline sportive – a dimostrazione di quanto giovi all’Uomo ammettere la propria fallibilità, in una gioiosa consapevolezza della propria ignoranza.
“Errore” e “ignoranza”: due parole che non godono di buona fama
I termini “errore” e “ignoranza”, quindi, andrebbero rivalutati come chiavi d’accesso a un approccio alla vita più umile, responsabile e maturo.
Ed ecco che ci si può aprire a nuovi orizzonti del sapere, che è possibile imboccare alternativi – e molto spesso più fruttuosi – percorsi di ricerca, realizzare incredibili invenzioni, persino trovare, negli inattesi risultati di alcuni esperimenti, ingegnose soluzioni ad altri problemi.
Per contro si è osservato come siano proprio gli “esperti” più famosi e più presenti sui mezzi di informazione a dire le più grandi sciocchezze e a sbagliare previsioni, rifiutando aprioristicamente tutto ciò che si oppone alle loro dogmatiche, anacronistiche certezze.
Eppure – come Carofiglio bene evidenzia attingendo a esperienze personali e altrui – rinunciare ad avere ragione a tutti i costi, ammettere di non essere onniscienti e improvvisare, se necessario, procedendo per tentativi ed errori, è indice di grande maturità e disponibilità a evolvere.
“Un errore precede un cambio di direzione…” Conferma lo Scrittore, riferendosi all’umana attitudine al controllo, a dispetto dell’imprevedibilità della vita. “Trovi un ostacolo. Puoi continuare a perseguire ottusamente quel piano (anche se poi i pugni in faccia arriveranno) oppure puoi cogliere le opportunità che si presentano.”
E ancora: “Il buon uso dell’errore implica la capacità di tenere gli occhi aperti, di guardarsi attorno, di vedere gli scenari che si aprono all’improvviso e che non ci immaginavamo neanche, senza essere intrappolati da piani che al massimo possono essere punti di partenza.”
Lo spirito del novizio
Paradossalmente, i neofiti hanno molto da insegnarci. Il loro è lo spirito del novizio contraddistinto da un atteggiamento positivo di attenzione, entusiasmo, curiosità, libertà da preconcetti e pregiudizi, apertura al nuovo.
Comunque, riconoscendo di non sapere e di non essere infallibili, saremmo tutti più autentici e, proprio in virtù della nostra imperfezione, liberi dalla paura di sbagliare, fallire, venir meno alle nostre e altrui aspettative.
Portando a esempio le arti marziali, Carofiglio ci avverte: “La premessa è: sbaglierai di sicuro. È necessario imparare a cadere bene, adeguarsi alla complessità del mondo.”
Certo, ci vuole umiltà, per rimettere in discussione noi stessi, le nostre scelte e ciò di cui eravamo assolutamente sicuri…
Insomma, la vita non è una passeggiata fra cespugli di rose. Eppure è proprio negli errori di percorso, negli intoppi di varia natura e nei colpi di scena, che si celano preziose opportunità da riconoscere e cogliere al volo.
La sfida è scegliere consapevolmente come percepirli e, possibilmente, farne tesoro.
Un libro per tutti
Lo stile di scrittura dell’Autore è limpido, scorrevole, adatto anche a un pubblico giovane e proprio per questo, a mio avviso, dovrebbe essere introdotto nei piani di studio a partire dalle medie inferiori.
La “demonizzazione” dell’errore, infatti, inizia in famiglia e prosegue fra i banchi di scuola. Qui, il voto avrebbe la pretesa di esprimere non solo il livello di preparazione degli allievi, ma addirittura la probabilità di avere successo nel mondo del lavoro.
È questa parziale, distorta percezione dell’errore a instillare negli studenti l’ansia da performance, il senso di inadeguatezza e soprattutto, la paura del giudizio altrui. Così, il focus dei ragazzi rimane sull’errore anziché sulla gioia di apprendere, attraverso di esso, cose nuove.
Carofiglio osserva come siano proprio gli studenti migliori a subire gli effetti della stigmatizzazione dell’errore. Sono così abituati a ricevere elogi per i loro buoni risultati, da non poterne più fare a meno e quindi sono meno propensi ad affrontare, responsabilmente, i rischi che ogni scelta richiede.
Peccato che sia proprio la paura di cadere, a farci cadere più spesso. Ma cadere non è un’opzione: è inevitabile. È importante, quindi, imparare a non farsi male e a rialzarsi subito, pronti ad andare avanti.
“Elogio dell’ignoranza e dell’errore” è un saggio che profuma di verità, di autenticità, di consapevolezza di essere umani e quindi, imperfetti. A nulla vale resistere agli inevitabili marosi della vita, né opporci alla sua imprevedibilità, scioccamente convinti di conoscerne i segreti e prevederne gli sviluppi. Secondo l’Autore, il nostro compito consiste nell’accettare serenamente la nostra umana condizione e in essa, possibilmente, prosperare.
Ciò che ho tratto dalla lettura del saggio è che a “vincere”, nella vita, è chi ne accoglie le sorprese con fiducia, con spirito di improvvisazione e di avventura… Chi osserva gli avvenimenti astenendosi dal giudicarli e risponde a essi in modo creativo… Chi infine, come acqua – e qui Carofiglio ricorda il pensiero di Bruce Lee – sceglie di adattarsi, fluire.

L’intervista allo Scrittore
Già Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari e senatore, Gianrico Carofiglio è autore di pluripremiati romanzi, antologie di racconti e saggi, tradotti in tutto il mondo. Alcuni di questi hanno ispirato la realizzazione di film per il cinema, serie televisive e spettacoli teatrali.
All’attività di scrittore, Carofiglio affianca quella di docente e conferenziere sui temi del linguaggio e delle tecniche di argomentazione e persuasione.
Inoltre, ha ideato e condotto tre edizioni del talk show “Dilemmi”, trasmesso in seconda serata su Rai3 dal 2022 al 2024.
Lo incontro in occasione della presentazione del saggio “Elogio dell’ignoranza e dell’errore”, tenutosi il 6 maggio 2025 all’Auditorium Bosch, a Milano.
JL: Di tutti gli aneddoti narrati nel suo saggio, quelli relativi a campioni sportivi sembrano offrire esempi più utili all’adozione di un consapevole approccio all’imperfezione umana. In che modo la disciplina del karate di cui è esperto ha influito sul suo approccio all’errore, all’ignoranza e all’utilità dell’improvvisazione?
GC: Nelle arti marziali impari a cadere. Letteralmente e metaforicamente. E a rialzarti senza troppi drammi, possibilmente con eleganza. È una scuola di precisione, ma anche di adattamento. Come la vita, dove le cose non vanno quasi mai come avevi previsto.
JL: Cosa le ha insegnato, sempre in tema di errore e improvvisazione, la sua esperienza come magistrato?
GC: Che l’errore giudiziario (e prima di esso, quello investigativo) esiste, e non è un concetto teorico. L’esperienza ti insegna a diffidare della tua stessa sicurezza. E anche a rimediare, quando possibile. È necessario un approccio non rigido, fluido nel quale si inseriscono il riconoscimento dell’errore e la capacità di improvvisare con intelligenza. Cioè la capacità di adattare i propri piani e di adeguarsi alle circostanze impreviste.
JL: Si è mai trovato nella situazione di dover ammettere pubblicamente un errore? Se sì, come ha scelto di comunicarlo?
GC: Da un certo momento della mia vita sì, più di una volta. In modo diretto, senza troppi giri di parole. È molto meno faticoso che cercare giustificazioni.
JL: Al giorno d’oggi si parla sempre più spesso di narcisismo in ambito imprenditoriale, politico, culturale, scientifico. Al di là dei pareri più o meno qualificati degli esperti sull’argomento qual è, a suo avviso, l’approccio educativo più evoluto per prevenire fin dalla giovane età l’insorgenza di questo delirio di infallibilità e onniscienza?
GC: Insegnare ai ragazzi che sbagliare è normale e, spesso, persino utile. E che non c’è nulla di più affascinante dell’intelligenza unita all’umiltà. Che poi, detta così, sembra facile. Ma bisogna farlo con l’esempio, non con le prediche.
JL: Le va di condividere con i lettori un aneddoto di vita personale legato al tema dell’improvvisazione?
GC: Una volta dovevo tenere una lezione nell’aula magna di una delle università più prestigiose d’Italia. Avevo buttato giù degli appunti durante il viaggio e li avevo persi. Peraltro quello che avevo scritto in quegli appunti non mi convinceva. Dunque, mi ritrovai di fronte a un pubblico super qualificato (e diciamocelo, anche un po’ schizzinoso culturalmente) senza sapere cosa dire. Furono momenti un po’ complicati. Poi durante l’introduzione da parte del professore che mi aveva invitato, mi venne un’idea. Del tutto diversa da quella degli appunti perduti. Inventai tutta la lezione inseguendo quell’idea. Dopo ci ho scritto il capitolo di un libro, su quello che avevo detto, improvvisando, quel pomeriggio.
JL: Di che cosa, specialmente, si ritiene un “consapevole ignorante” – nell’accezione positiva del termine – desideroso di ampliare le proprie conoscenze? In altre parole: come scrittore, uomo di cultura e thought leader, qual è l’argomento – o quali sono i temi – che vorrebbe maggiormente approfondire?
GC: Neuroscienze, soprattutto i meccanismi cognitivi dell’errore e dell’autopercezione. E musica. In un’altra vita mi sarebbe piaciuto essere un pianista jazz.
JL: E per finire, una domanda un po’ “osé”: a chi regalerebbe una copia del suo saggio con tanto di dedica, e perché? Insomma: c’è una persona che a suo avviso avrebbe particolarmente bisogno di leggere il suo libro e se si tratta di un personaggio pubblico, oserebbe rivelarne il nome? ;)
GC: mi risparmierei la fatica, perché quelli che in teoria avrebbero più bisogno di riflettere su questi temi sono quelli che in generale leggono poco e che in particolare non leggeranno questo libro.
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