Un cielo pieno di stelle

Dal G7 in Puglia all’Ucraina ed al Medioriente

È iniziato il G7 a presidenza italiana in Puglia.

Incantevole la location, l’esclusivo resort di Borgo Egnazia a Fasano in Puglia.

Tra i partecipanti vi è  la prima volta di un Papa ed ovviamente l’immancabile Zelensky, uomo che lo si può sempre più trovare ovunque, il 6 giugno in Normandia, dalla Puglia andrà in Svizzera, meno, forse, a Kiev.

Ovviamente vi sono i Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America), oltre al Presidente del Consiglio Europeo e alla Presidente della Commissione Europea.

Fra i tantissimi invitati il presidente turco Erdogan, quello brasiliano Lula e quello argentino Milei, II Re di Giordania, il primo ministro indiano Modi, il segretario generale dell’Onu Guterres e quello dell’Ocse Mathias Cormann oltre a vari Emiri e Presidenti africani.

Del mondo finanziario il direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale ed il Presidente della Banca Mondiale

Un G7 che cade a pochi giorni dalle elezioni europee, con tutte le sue risposte, ed a pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi.

Un G7 che potrebbe essere denominato mediando da un simbolismo americano “il G7 dell’anatra zoppa”.

Unica “vincitrice” delle ultime elezioni la Presidente Meloni, certamente persona volitiva ma altrettanto certamente non un “peso massimo” per il reale, non quello “voluto e narrato”, peso dell’Italia nel mondo.

Abbastanza poco interessato ai risultati di questo “summit”, cosi lo definiscono i media, essendo tristemente convinto che esso, non solo in questa tornata che va in scena in Puglia, non rappresenti molto di più che un “circo” e che non sarà in grado di portare novità di reale spessore, preferisco soffermarmi su uno dei più importanti dossier sul tavolo del mondo.

Mondo comandato da Stati Uniti d’America, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese per essere chiari.

Quotidiano il parlare di quanto drammaticamente accade nella Striscia di Gaza, proprio nel giorno di apertura del G7 sull’Ansa si è potuto leggere che “Hamas vuole garanzie scritte da parte degli Stati Uniti per un cessate il fuoco permanente” mentre il quotidiano Il Foglio riporta quanto rivelato dal Wall Street Journal in ordine ai messaggi tra Sinwar, il capo di Hamas dentro la Striscia di Gaza, ed i capi della stessa organizzazione terroristica all’estero ove si può leggere questa “vomitevole” frase “Abbiamo bisogno del sangue di donne, bambini e anziani palestinesi, per la nostra lotta”.

La domanda che più mi sovviene nel leggere la relazione della commissione delle Nazioni Unite, che non si ricorda cosa sia Hamas e parla di “genocidio da parte di Israele”, e le affermazioni sopra riportate è cosa sia in realtà la Striscia di Gaza e se la medesima Commissione si ricorda delle origini e degli scopi del Alto Ente di cui è strumento.

La mia risposta è che la Striscia di Gaza – con tutto il suo decennale portato di morte, povertà, carenza di alfabetizzazione e odio – sia un lembo di terra a cui i cosiddetti “grandi del mondo” non riescono a dare dignità e pace, forse non vogliono dare fino in fondo dignità e pace.

Troppo utile usare i palestinesi, che non sono etnicamente arabi ma sono mussulmani, per “rallentare” Israele.

L’identità palestinese, intesa come il fatto che gli abitanti della Palestina sentono di appartenere allo stesso popolo e si considerano quindi “palestinesi”, si è formata, secondo molti studiosi, nel 900 d.C. in contrapposizione agli ebrei che avevano deciso di rientrare nell’area.

Troppo utile usare i palestinesi per far soldi vendendo armi, costruendo tunnel, facendo girare una vorticosa quantità non resocontata in modo certo di denaro attraverso le organizzazioni delle Nazioni Unite per esempio o alcune più “sbarazzine” ONG.

Questa area del mondo che comprende lo Stato di Israele e la Striscia di Gaza viene denominata in molti modi: Terra Santa, Terrà Promessa, Palestina.

Su questo lembo di terra vi è la città simbolo delle tre fedi monoteistiche, su questa terra c’è Gerusalemme.

Nel ragionare sul dramma mediorientale la prima forte affermazione che dovremmo sentire dai grandi e meno grandi della terra presenti in Puglia in queste ore, sia che essi siano di fede cristiana sia che siano seguaci del Profeta Maometto, è che ogni estremismo è portatore di guerre e di morte.

Estremismo armato o politico che sia, ovunque, sempre.

Noi “piccoli della Terra”, annoiati da questi anni di “parole al vento” sui vari fronti di guerra, Ucraina inclusa, non possiamo che ribadire la distanza che separa i cultori della libertà democratica da chi ritiene di poter imporre la propria idea su quella degli altri attraverso la violenza o la sopraffazione finanziaria ed economica.

La tragedia che stiamo tutti vivendo nel seguire quanto accade nel martoriato medioriente, esattamente come in Ucraina, richiede un cambio di passo da parte di tutti gli attori mondiali nello scenario.

Richiede rispetto della verità e distanza dalle ideologie, richiede la dignità di superare i cinici interessi che necessitano che fra quei i popoli cresca la “rabbia” e “l’odio” reciproco.

Perché questo accada è indispensabile che coloro che si auto definiscono “i migliori”, i “più buoni”, rimettano al centro i concetti chiave e da essi tutti ripartano per, finalmente, costruire pace e benessere, sia che si stia affrontando la necessità di pace in “Terra Santa”, così la denominano chi, come chi scrive, si professa credente in Cristo, sia che si parli di quella nefasta e tanto inutile guerra in terra di Ucraina.

Nel focalizzarsi su quanto è accaduto dal 7 ottobre in medioriente, non si può passare sopra ad alcuni concetti spesso manipolati da politici e media.

Un essere umano rapito è colui che viene “sottratto, portato via con la violenza o con l’inganno”, questa la definizione del mai troppo poco compulsato Treccani, questa la definizione erga omnes ritenuta valida nel mondo.

La nostra amata Italia di rapiti ne ha dovuti vedere, e subire, molti.

Da quelli i cui rapimenti avevano il mero fine di richiedere una dazione economica, a quelli cosiddetti “di mafia” i cui fini sono stati, per esempio, la vendetta nei confronti di un “collaboratore di giustizia”.

Vi sono, infine, i rapiti per “terrorismo”. Uno su tutti il Presidente Aldo Moro che segnò indelebilmente la storia repubblicana italiana compiuto dai terroristi delle Brigate Rosse.

Il Presidente Moro fu “rapito”, non “preso in ostaggio” e, pur se con immane dolore e dopo continui ripensamenti, fu un grandissimo Santo Padre, San Paolo VI, a leggere dalla finestra di San Pietro una lettera alle Brigate Rosse che iniziava con “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l’onorevole Aldo Moro” e passò alla storia per queste parole “in questo nome supremo di Cristo, che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a voi, ignoti e implacabili avversari di questo uomo degno e innocente; e vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni”, era il 21 aprile 1978.

Era un “rapito” il Presidente Aldo Moro, non un “ostaggio”, appunto.

Sono “rapiti”, non “ostaggi” gli israeliani, non gli “ebrei”, portati via quel ignobile e maledetto 7 ottobre, forse sarebbe utile che in quel di Fasano in Puglia i presenti lo ribadissero.

La posizione del “ostaggio” è, infatti, diversa.

L’ostaggio, di nuovo è il Treccani a venirci incontro, è una “persona che il “nemico” tiene in proprio potere per garantirsi da eventuali violazioni di un proprio diritto o, nel caso di occupazione di un paese, per garantire le proprie forze armate e la loro attività contro ogni possibile atto di ostilità da parte della popolazione”.

Perché vi sia un “ostaggio”, si evince dalla definizione, è necessario che colui che lo tiene prigioniero venga identificato come “nemico” e che lo stesso, proprio in quanto “nemico”, possa reclamare un “diritto”.

I terroristi possono compiere “rapimenti”, non detenere “ostaggi”.

Questo ci porta alla drammatica situazione mediorientale.

Hamas, nella sua organizzazione complessa e non solo nella propria ala militare denominata Brigate Ezzedin al-Qassam, è considerata un’organizzazione terroristica da Unione europea, Stati Uniti, Israele, Canada, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

Per precisione al “movimento di Hamas” l’Unione Europea attribuì la definizione di “terrorista” e lo incluse nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Hamas, immediata la deduzione, non è lo Stato di Palestina, a questa nefanda organizzazione si dovrebbe chiedere di liberare i rapiti esattamente come San Paolo VI fece nei confronti delle Brigate Rosse.

Da quanto sopra ragionato seguono delle conseguenze logiche e politiche sin dalla presa d’atto che Hamas, oggi, è una “organizzazione terroristica” che ha rapito in modo scellerato esseri umani.

Fatto fondante per determinare le conseguenze politiche che prendono origine dalla strage del 7 ottobre.

Il popolo palestinese ha diritto ad avere il suo Stato ed il suo territorio come fu definito con la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 29 novembre 1947.

Essa definiva due costituendi Stati, uno israeliano e l’altro palestinese, di cui definiva la partizione del territorio lasciando la città di Gerusalemme sotto il controllo internazionale.

Furono i Paesi arabi a rifiutare l’attuazione di quella Risoluzione fino a dare inizio alla guerra arabo israeliana del 1948 con tutte le conseguenze legate a quel errore di prospettiva politica.

Lo Stato di Palestina non è Hamas.

Riconoscere lo Stato di Palestina, allorquando questi prenderà le distanze dal terrorismo palestinese e riconoscerà il diritto di esistere dello Stato di Israele in una reciprocità garantita dalle Nazioni Unite, è un atto dovuto, riconoscere Hamas come interlocutore istituzionale è, a mio avviso, un grave errore, un “non senso”.

Probabilmente servirà una conferenza finalizzata a ridefinire aspetti oggi non più coerenti alla Risoluzione del 1947, certamente la città di Gerusalemme deve essere rispettata nel suo, unico al mondo, “ruolo terzo” a tutte e tre le fedi monoteistiche in essa presenti.

Hamas, se realmente vuole divenire parte politica di un processo di stabilizzazione dell’area, deve liberare i “rapiti” ancora in vita senza condizioni e superare il terrorismo identificando una nuova classe dirigente che possa essere accettata da tutti, Stato di Israele in primis, come affidabile ed entrare nel gioco democratico fra le varie diverse “fazioni politiche” palestinesi.

In caso contrario, questa è la mia opinione, non potrà essere parte nel indispensabile percorso che porterà ad una definitiva pace fra i due popoli.

Allo stesso tempo Israele non può pensare che lo Stato di Palestina non debba prendere forma e ha il dovere di fermare chi reputi di poter occupare ogni spazio in quella terra, compresa la Striscia di Gaza e Gerusalemme.

La pace nasce sul rispetto reciproco.

Reciproco, appunto.

Anche dei fedeli delle tre fedi monoteistiche presenti in quella terra.

Per concludere, ritornando ai “Grandi e meno grandi della terra” in quel del G7 in Puglia, come si può pensare di giocare un ruolo di “pacificatori” dell’altrettanto drammatico scenario ucraino se si invita esclusivamente uno degli attori nel conflitto?

Probabilmente, questo si teme nel leggere i quotidiani in queste ore, ai presenti interessa maggiormente finanziare la “ricostruzione dell’Ucraina” e dividersi gli “appalti”.

Ragionamenti “senza l’oste” li definivano gli “anziani.

“Commissione trasparenza” alcuni nella Prima Repubblica italiana definivano quel tipo di “mercato”, fini male in quel 1993.

Ignoto Uno




I pellegrini del concorso a cattedra

Prima di leggere l’articolo

In questo articolo abbiano analizzato la situazione della classe di concorso A12 relativa alle regioni Campania e Basilicata ma si tratta di un discorso generale e che deve spingerci a riflettere sull’organizzazione del concorsi pubblici.

Certo il film nati stanchi di Ficarra e Picone racconta come i protagonisti partecipassero ai concorsi pubblici più per il piacere di viaggiare che per il desiderio di superare l’esame, però non crediamo sia la condizione prevalente di chi affronta concorsi e prove oggi.

La convocazione di A12

Ieri, 12 giugno, in mattinata, l’Ufficio Scolastico Regionale della Basilicata ha pubblicato un avviso che annunciava che, considerato il grande numero di candidati  (3.065 tra Campania e Basilicata stando al documento), le convocazioni per l’orale avverranno in due gruppi e saranno esaminati da 7 commissioni.

Nota bene, di questi 3.065, i Campani dovrebbero essere 2.179, per deduzione i candidati per la Basilicata dovrebbero essere 886.

Antefatto

Con decreto del 18-01-24 sono state aggregate le regioni di svolgimento delle prove orali sulla base delle classi di concorso.

Facciamo alcuni esempi chi desidera insegnare “Disegno e storia dell’arte nell’istruzione secondaria di I e di II grado” e si trova in Emilia Romagna, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana Umbria… dovrà sostenere l’esame in Emilia Romagna.

Chi concorre per la Sicilia (ciò vuol dire che, ragionevolmente, la sua vita si svolge in Sicilia) dovrà sostenere l’esame in Emilia Romagna: 1300 km più lontano.

Le polemiche non sono poche e non lo sono state.

In questo articolo poniamo una lente di ingrandimento sulla classe di concorso A12 – Discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di I grado e di II grado.

7 Commissioni

Per esaminare nel più breve tempo possibile 3.065 candidati sono state costituite 7 commissioni, ciascuna delle quali dovrà esaminare 438 candidati.

Ipotizziamo che ogni commissione esamini in media 16 candidati (8 al mattino e 8 al pomeriggio), dovrà affrontare 27 giorni di esami.

Diciamo che le commissioni potrebbero essere impegnate, secondo questi calcoli, per tutto luglio e agosto.

I pellegrinaggi

“Santa Basilicata di Compostela” ha commentato qualche candidato sulle chat dedicate al con concorso, per indicare la distanza e la difficoltà di raggiungimento delle sedi di esami.

Le scuole in cui si sosterranno gli esami sono a Melfi (PZ), Potenza, Venosa (PZ), Castronuovo San’Arcangelo (PZ), Lauria (PZ), Pisticci (MT), Policoro (MT), Ferrandina (MT).

Avendo “perso le speranze” a un ruolo che in Campania ha quasi 3000 candidati per circa 30 posti, proviamo a sorridere guardando graficamente cosa vorrebbe dire andare a sostenere l’esame.

Ipotizziamo la partenza da Napoli (e di quasi 3.000 candidati è solo una piccola parte che vive a Napoli, la maggioranza si trova nelle zone limitrofe)

Napoli – Melfi (PZ)

napoli Melfi

 

153 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 74 km circa in un’ora

Coi mezzi: 4 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 1 giorno

Napoli – Potenza

napoli potenza

 

161 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 72 km circa in un’ora

Coi mezzi: 2 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni (il doppio rispetto a Melfi)

Napoli – Venosa (PZ)

napoli venosa

174 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi: 6 ore e mezzo (qui la situazione si fa più complicata)

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni (lo vediamo quasi come uno standard)

 

Napoli – Castronuovo San’Arcangelo (PZ)

napoli Castronuovo San'Arcangelo

 

Castronuovo San'Arcangelo mappa

218 km

In macchina: 3 ore quasi ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi:  4 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni

Napoli – Pisticci

265 km

In macchina: 3 ore ovvero 84 km circa in un’ora

Coi mezzi:  maps nell’immagine non segna ma cercando, c’è un bus che in “sole” 3 ore porta a destinazione

Per gli amanti del genere, un sogno a occhi aperti: a piedi, 3 giorni

Napoli – Policoro (MT)

260 km (ma anche 313)

In macchina: 3 ore ovvero 84 km circa in un’ora

Coi mezzi:  circa 5 ore e mezzo ma a tratti anche 8

Per gli amanti del genere, a piedi: 3 giorni

Napoli – Ferrandina (MT)

250 km

In macchina: 3 ore ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi:  maps nell’immagine non segna ma cercando, c’è un bus che in circa 3 ore porta a destinazione

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni

Perché partire se…?

Tanti candidati  in queste ore si stanno chiedendo quanto valga la pena affrontare un viaggio così scomodo (perché è della difficoltà nel raggiungere i luoghi di esame che si parla), facendo intanto coincidere convocazioni per la classe di concorso “gemella” (a22: italiano storia e geografia nella secondaria di primo grado)

se

  • ci sono solo 30 posti per quasi 3000 candidati (e su questo non si può sindacare)
  • non si capisce se vincere il concorso darà o meno punti in più cumulabili al superamento degli esami per altre classi di concorso (es. a22)
  • incastrare le date delle convocazioni con altre classi di concorso (molti si stanno trovando ad essere convocati lo stesso giorno in più classi di concorso)
  • non è un esame abilitante: chi vincerà il concorso (anche non risultando assegnatario del ruolo) non sarà abilitato all’insegnamento della materia e dovrà, eventualmente, sostenere un altro concorso (oltre che conseguire i CFU aggiuntivi)

Risposte e polemiche

In questo articolo non si danno queste risposte (non siano noi in grado, però ci piacerebbe che qualcuno di preparato le desse) e non vogliamo fare polemiche (che non troviamo né utili né costruttive).

Invitiamo tutti i candidati a non scoraggiarsi, non ascoltare cosa fanno gli altri (se si presenteranno o meno) ma di avere fiducia nelle proprie capacità e misurarsi con questa articolatissima (per contenuti e logistica) prova.

Il lavoro del docente è un lavoro che si conquista superando tantissime – alcune inimmaginabili – prove.

Non è la sconfitta in alcune prove che farà la differenza, non saranno una domanda disciplinare estratta a caso su un programma sconfinato, o un momento di paura e confusione a mettere in dubbio la capacità di trasmettere i processi di insegnamento  presente nel buon docente.

In bocca al lupo a tutti.

 




SNAP, si trattino meglio le forze dell’ordine!!!

G7: Forze dell’Ordine Italiane trattate, in Italia, come se fossero ospiti delle carceri “criminali” di paesi dove i Diritti Umani sono “Illustri Sconosciuti”.

Però la politica plaude e fa eleggere chi i reati li commette mentre tace su…

 

Strano G7 si celebrerà in Italia, in particolare in Puglia, dove già le temperature hanno raggiunto e superato quei valori elevati oltre la media stagionale.

E’ in questo clima che le Nostre Forze dell’Ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, dovranno operare, “bardati” di tutto punto, a prescindere dal caldo torrido della stagione, pur di garantire a tutti gli intervenuti, politici, Capi di Stato e non, quella sicurezza dovuta.

Sicurezza che si estende oltre la tutela degli intervenuti, e che riguarda anche tutta la popolazione civile locale.

La probabilità di scontri, attentati e quant’altro, non possono certamente essere sottovalutati, specialmente considerando il particolare evento e l’eccezionalità del periodo che stiamo vivendo, pur auspicando in ogni modo che rimangano solo delle preoccupazioni senza alcun riscontro.

Uomini su cui, come sempre abbiamo assistito, ricade sulle loro teste la responsabilità di ogni azione ed ogni intervento, qualunque sia il loro risultato, che non tiene mai conto delle reali difficoltà e delle situazioni di stress psichico e fisico cui sono sottoposti.

Facile, dal di fuori, additare e scaricare le responsabilità su questo o quello, non conoscendo i fatti o, come è avvenuto in oramai troppi casi, colpevolizzare chi costretto ad intervenire.

Chissà perché, poi, questi vengono ripresi dai filmati solo quando costretti a caricare per difendere o difendersi.

Forse è bene ricordare che dietro c’è sempre un ordine impartito, quasi sempre dato, dopo che si è abbondantemente superato ogni limite di sicurezza e dopo diversi tentativi di ristabilire l’ordine.

Qualcuno intende strumentalizzare?

Non possiamo affermarlo, ma se ne parla tanto ogni volta che accadono queste situazioni.

Uomini che affrontano lunghe trasferte, per tutelare la Nostra incolumità, uomini che sanno quando iniziano il loro orario di lavoro, ma non sanno quando smetteranno, uomini che mettono seriamente a rischio la loro Vita, piaccia o no, per tutti Noi.

Uomini al servizio dello Stato, che vanno difesi e tutelati dal Cittadino, perché al servizio dei cittadini, che sono lo Stato.

Deve quindi farci riflettere lo scoprire come qualcuno, che ha la responsabilità di questi uomini, possa mettere difficoltà lo Stato Italiano, quindi tutti Noi cittadini, fornendo loro degli “alloggi” lontani dalla decenza ed il rispetto che gli Uomini tutti hanno il diritto di avere. Ancor di più, questi che devono provvedere alla sicurezza della popolazione.

Accade quindi che, Le Forze dell’ordine, ospitate a bordo della nave Mykonos Magic (ex Costa Magica), ormeggiata alla banchina Sant’Apollinare di Brindisi, hanno trovato una situazione che ha fatto definire l’imbarcazione, in origine nave da crociera, oggi, Nave degli orrori.

Alloggi in condizione allucinanti…

Per il Silp Cgil, uno dei sindacati di polizia, migliaia di agenti ospitati in condizioni indecenti ‘Camere sporche e mobilio fatiscente sulla nave alloggio. Così riporta ANSA.

Queste invece, le parole del segretario del Silp-Cgil Pietro Colapietro “Non ho mai visto una situazione del genere: migliaia di lavoratrici e lavoratori della Polizia e degli altri corpi in divisa, impiegati per il G7, vivono una situazione alloggiativa indecorosa e allucinante, con camere sporche e bagni sporchi, mobilio fatiscente, e una temperatura di 40 gradi per l’assenza di climatizzazione.

Altro che crociera, qui la situazione pare quella delle antiche navi per gli schiavi”.

Qualche altro li ha definiti: «Condizioni igienico-sanitarie disumane»

Tralasciamo di pubblicare le foto, o i numerosi video che impazzano sul web, assai esplicative, e che dimostrano l’assurda situazione proposta alle Nostre Forze dell’Ordine da qualcuno, certamente in buona fede, ma con la responsabilità, di cui dovrà risponderne, di non avere garantito il rispetto della Dignità delle Forze dell’Ordine.

Proteste che arrivano anche dallo SNAP, Sindacato Nazionale Appartenenti Polizia, e che trovate in allegato.

Forze dell’Ordine quindi, che forse meritano di essere trattate diversamente da come tanti politicanti dicono di volere si trattino le persone, invocando, sembra quasi a proprio libero arbitrio, i tanti sbandierati Diritti Umani?

Così sembra, visto il Loro assordante silenzio.

Forse le Forze dell’Ordine sono di “genere” (nozione comprensiva di più specie) inferiore a chi, pur macchiandosi di reati, viene osannata, proposta ed eletta, con grande clamore e rilevanza mediatica, come membro del Parlamento Europeo?

Abbiamo, non a caso, assistito a numerosi dibattiti televisivi, letto su intere pagine di giornali, la vicenda di una donna, che sembra avere numerosi reati con pesanti capi di imputazione sulle spalle, che vanno, dall’oltraggio e resistenza al Pubblico Ufficiale, Forze dell’Ordine, all’occupazione abusiva ed attualmente arrestata ed indagata all’estero, per un presunto reato di aggressione e violenza.

Per lei, è stata invocata la violazione dei Diritti Umani, da parte di parlamentari Italiani, fino al punto di candidarla e farla eleggere al Parlamento Europeo.

Oggi addirittura si chiede una scarcerazione preventiva senza nemmeno attendere la “nomina” ad Onorevole, (Titolo attribuito a rappresentante del Parlamento, degno di Onore) Fonte Treccani.

Come dicevamo, per lei, si sono mobilitati parlamentari, giornali televisioni, Ministri e Ministeri, spendendo tempo, parole ed attenzione dell’opinione pubblica, e non solo.

E per le Forze dell’Ordine, tutto tace e nessun provvedimento?

Ettore Lembo

 

https://www.silpcgil.it/articolo/11680-g7%2C_la_nave_degli_orrori%3A_alloggi_in_condizioni_allucinanti

 

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/brindisi/1511949/g7-la-denuncia-dei-sindacati-di-carabinieri-e-finanzieri-ci-sono-criticita-nei-nostri-alloggi.html

SNAP DISASTRO ALLOGGIATIVO G7 BRINDISI 2




RISULTATI ELETTORALI secondo Ignoto UNO

La Lettura di Ignoto Uno

Io queste elezioni europee le leggo così

FDL ha perso 656.501 voti
LEGA ne ha perso 383.867
M5S ne ha perso 2.031.631
FORZA ITALIA insieme a Noi Moderati ne ha perso 305.708
AZ+IV+(+EU) ne hanno persi 1.334.495

PD ha guadagnato 198.442 voti

ALLEANZA VERDI E SINISTRA ha guadagnato 535.710 voti

Conseguentemente l’aggregato dei partiti di sinistra deve prendere atto che di aver preso 1.297.479 voti in meno rispetto alle politiche

Da tutto questo si evince che:

1) la scelta di candidare Vannacci (che da solo ha preso circa il 25% dei voti della Lega) è stata vincente e che oggi il partito è saldamente in mano al duo Trumpiano Salvini – Vannacci

2) che la Meloni è l’unica che prende voti in Fratelli d’Italia e che se la sua leadership dovesse subire una crisi o per fattori interni all’Italia (magistratura?) o per la sua “distanza” dal cambiamento politico in atto in Stati Uniti (ritorno di Trump alla Casa Bianca) il Partito di Fratelli d’Italia cadrebbe a pezzi

3) che la Schlein (a capo del PD, persona di Obama) ha vinto la battaglia interna al mondo di sinistra




L’arte di conquistare la pace

Si è svolto Venerdì 7 giugno il convegno Arte e Pace fortemente voluto, pensato, ideato e realizzato dalla Dottoressa Anna Maria Brazzò, nota per i suoi eventi presentati nei prestigiosi palazzi romani delle Istituzioni o in quelli di alto significato storico, messi a disposizione dai loro rispettivi proprietari privati.

L’evento Arte e Pace vuole suggerire un percorso per la pace, assai carente in questi tempi dove le guerre sembrano imperversare e volersi espandere.

Per realizzare ciò, l’ideatrice non poteva trovare migliore luogo se non all’interno di quello che risulta essere il palazzo più rappresentativo delle Istituzioni della Repubblica Italiana, Palazzo Montecitorio, sede del Governo Italiano, e precisamente nella Sala Regina.

Questa risulta essere la più grande sala di rappresentanza dell’ala novecentesca del palazzo, posta in corrispondenza del Transatlantico ed attigua alle tribune dell’aula che affacciano sul banco della Presidenza.

Sala che in un unico ambiente offre ornamenti caratteristici dell’architettura d’interni di Ernesto Basile, Architetto Palermitano esponente del modernismo internazionale e del Liberty, impreziosita da splendidi arazzi di scuola fiorentina.

Il messaggio che la eccentrica personalità della Brazzò ha inteso dare con il Suo convegno “Arte e Pace” lo si evince proprio nella comunione delle due parole.

L’Arte, è la capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere una attività umana. (fonte Treccani)

La Pace, è la condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi ecc. sia all’esterno con altri popoli, altri stati, altri gruppi. (fonte Treccani)

E’ un’Arte, cui bisogna riconoscerne il merito alla Dottoressa Brazzò, quello di essere riuscita a portare in una sala così prestigiosa e dal peso Istituzionale così elevato, personaggi di quei mondi divisi tra loro da fattori politici, religiosi, ideologici, ma accomunati dal desiderio di pace, che non sia il soverchiare da una parte o dall’altra ma la sintesi di accordi condivisi, unico vero trattato per garantire la pace.

Così diventa un momento di elevata sacralità, la stretta di mano tra Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della associazione “Tota Pulchra”, ed il Monaco Buddista, esponente della comunità buddista Italiana.

Entrambi, il Monsignore ed il Monaco Buddista, hanno ricevuto l’Oscar della Pace, creato dal Maestro scultore ed artista Amedeo Ferrari.

Maestro che nel 1987 ha consegnato personalmente al Presidente degli USA Ronald Reagan “La Gioconda in bronzo a tutto tondo”, durante la in Italia a Roma insieme alla sua seconda moglie Nancy Davis.

Scultura creata nel 1986 ed oggi custodita al Museo della Casabianca, consegnata con la motivazione del buon auspicio all’abbattimento del numero degli euromissili.

Un’altra copia della scultura è esposta al Museo Leonardo da Vinci a Roma.

Molte altre le personalità che hanno ricevuto “l’Oscar della Pace” tra cui Amedeo Jaafar Abdulwahid, funzionario affari ambasciata Irakena.

La presenza in sala di qualche esponente della comunità ebraica, riconoscibile perché indossava il Kippah, non può che indurci a riflettere sul significato altamente costruttivo di questo prestigioso evento volto al raggiungimento della pace, attraverso l’operosità dell’arte.

Un percorso che è stato accompagnato da vari intermezzi musicali, col l’esecuzione di arie d’Opera eseguite dalle Soprano Internazionali, Ana Lushi ed Ombretta Santoro, che hanno allietato i numerosi intervenuti in sala.

Segnali tangibili che vengono esplicati, nel pomeriggio di un venerdì che precede una importantissima tornata elettorale dove è coinvolto l’intero popolo Italiano ed Europeo.

Segnali in cui, pur se assenti per la chiusura della campagna elettorale, gli abituali frequentatori di questo importante Palazzo Montecitorio e legittimamente eletti dal popolo Italiano, potrebbero e dovrebbero tener conto per una fattiva costruzione di quella pace che tutti indistintamente agognano.

Segnali di pace per costruire la pace.

Ettore Lembo




Caro Direttore,

 

Le scrivo per spiegare per punti le ragioni profonde che mi hanno portato a non esercitare il mio diritto di voto alle recenti elezioni.

Come intellettuale di destra, questa scelta può apparire controintuitiva o addirittura incoerente, ma credo fermamente che sia necessaria una riflessione critica su ciò che sta accadendo nel nostro panorama politico.

Disillusione e Tradimento degli Ideali

Negli ultimi anni, ho osservato con crescente preoccupazione il tradimento degli ideali fondanti della destra italiana.

Il conservatorismo, che dovrebbe essere radicato nei valori di tradizione, ordine e responsabilità, è stato progressivamente svuotato e trasformato in un mero strumento di potere.

I partiti che si professano di destra hanno spesso abbandonato la difesa dei principi morali e culturali in favore di strategie populiste e demagogiche che cercano solo il consenso immediato.

Mancanza di Visione e Leadership

Un’altra ragione che mi ha portato a non votare è la palese mancanza di una visione chiara e di una leadership forte.

I leader attuali sembrano più interessati a mantenere il loro status che a promuovere un progetto politico coerente e lungimirante.

L’incapacità di proporre soluzioni concrete ai problemi reali del Paese – come la sicurezza, l’immigrazione, l’economia stagnante e il declino culturale – ha fatto sì che molti elettori, me compreso, si sentano abbandonati e privi di rappresentanza.

Populismo e Semplificazioni Pericolose

La deriva populista è un altro elemento che mi ha fortemente scoraggiato.

La politica ridotta a slogan e la continua ricerca di capri espiatori non solo sono inefficaci, ma minano anche la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni.

La destra, per essere credibile, dovrebbe invece promuovere un dibattito serio e approfondito, basato su dati e analisi, e non alimentare divisioni e paure irrazionali.

Corruzione e Interesse Personale

Gli scandali di corruzione e l’uso disinvolto del potere a fini personali hanno ulteriormente eroso la mia fiducia nei confronti della classe politica.

La mancanza di etica e di responsabilità, elementi che dovrebbero essere al centro dell’agire politico, sono diventati ormai la norma. Questo comportamento non solo tradisce gli elettori, ma danneggia anche l’immagine della destra e della politica in generale.

Un Richiamo alla Rifondazione

La mia scelta di non votare è un segnale di protesta e un richiamo alla rifondazione.

Credo fermamente che sia necessaria una profonda riforma interna dei movimenti di destra, che recuperi i valori autentici e li traduca in un progetto politico serio e sostenibile.

Solo attraverso un rinnovamento radicale sarà possibile riconquistare la fiducia dei cittadini e costruire una destra forte e credibile, capace di affrontare le sfide del nostro tempo.

In conclusione, non si tratta di apatia o indifferenza, ma di una scelta consapevole e dolorosa.

Mi auguro che questo gesto possa contribuire a un dibattito costruttivo e a una presa di coscienza all’interno della nostra area politica.

Solo così potremo sperare in un futuro migliore per il nostro Paese.

Con stima,

B.M.




Ieri e Oggi

 

Alla vigilia di una nuova” ri- hell- lezione” europea non poteva mancare il concertone di Muti con discorsetto finale: non ha bisogno di molti commenti e analisi il messaggio forte è chiaro massonico alla platea di un non Presidente della Repubblica e sodali, sull’ idea dell’orchestra sinonimo di società e che tutti devono concorrere i maestri come i cittadini ad un unico bene che è quello dell’armonia di “tutti “!!.

Ovviamente quei “Tutti” sono sempre loro, i famosi “fratelli tutti” di  bergogliana  memoria  e illuministi di “fraternite’ ” parola esclusiva come inclusiva al tempo stesso, dipende per chi è rivolta . Prendendomi una licenza espressiva che mi garba assai ,” vernicolando” un pochino:”  fraternite’… fraternite’, Fo’ quel che pare a me’!!” Per intenderci.. Scelta dell’arena di Verona- romana  come  luogo della celebrazione  musicale, non fu’  certo scelta  errata e infausta, visto il passato dei supplizi cristiani e le grida antiche di dolore e spavento che le mura riecheggiano e riportano a tutt’oggi.

Riecheggio ,dicevo, delle opere liriche romantiche che si disperde nell’ ampiezza degli spazi, come del resto vuole scientemente chi ha organizzato l’evento.

Riflettevo, allora, che la musica occidentale, come noi l’ascoltiamo adesso, è uno dei grandi patrimoni culturali che la religione cristiana ha conservato e sviluppato nel tempo.

Va ricordato che sin dall’inizio la Chiesa  Cattolica si trovò a dover considerare il problema dell’inserimento della musica nella sua liturgia e ciò fece “interiorizzando” la musica, vale a dire facendo in modo che la musica abbandonasse la strada e gli spazi aperti, in generale, per entrare nelle chiese e nelle cattedrali.

Le Chiese, dal punto di vista architettonico, sono soprattutto luoghi di culto, ma nella loro evoluzione storica sono state anche luoghi per la musica.

Per trattare delle caratteristiche acustiche delle Chiese mi soffermerò prevalentemente sulla riverberazione sonora, sia perché questo fenomeno è il più vicino all’esperienza acustica di tutti noi sia perché può essere quantificata con un parametro molto noto: il tempo di riverberazione .  

 La riverberazione sonora è dovuta alla riflessione multipla del suono ai confini dell’edificio e sugli oggetti presenti, e produce una più o meno lunga permanenza del suono nell’ambiente. La riverberazione sonora è un effetto acustico legato alle dimensioni dello spazio confinato e contribuisce a fornire caratteristiche particolari ai suoni percepiti.

Per effetto della riverberazione, infatti, il suono permane nell’ambiente anche dopo l’estinzione dell’emissione avvolto, quindi, in alone di mistero.  Una forte riverberazione sonora comporta tempi di riverberazione lunghi, dell’ordine di parecchi secondi, e coincide con grandi volumi oltre che con l’impiego nella costruzione degli edifici di materiali acusticamente riflettenti, quali marmi, pietre e intonaci.

Sempre in relazione all’acustica, qualche considerazione si può fare anche sulle forme planimetriche delle chiese. Le planimetrie delle chiese mostrano anch’esse un’evoluzione nel tempo. La forma basilicale, derivata direttamente dagli edifici civili romani e impiegata nelle prime chiese paleocristiane, risulta molto buona dal punto di vista acustico.

L’interposizione del transetto, con la realizzazione della configurazione a croce, peggiorò questa situazione. La maggior parte dei fedeli si concentrava nella navata centrale, mentre quelle laterali fungevano per lo più da deambulatorio. La soluzione ai problemi acustici fu trovata concentrando nella navata centrale tutte le sorgenti sonore, vale adire: l’altare, il pulpito, l’organo e la schola cantorum (questi ultimi due posti di solito in posizione rialzata in controfacciata). Questo schema planimetrico ebbe successo per lungo tempo, finché le sorgenti acustiche, non furono allontanate dalla navata centrale o, peggio ancora, isolate, come avvenne ad esempio per l’organo e il coro, con il loro trasferimento nei bracci del transetto. L’aggiunta del transetto alla pianta basilicale portò, come si è detto,  alla forma planimetrica a croce (croce latina) e successivamente nei periodi rinascimentale e barocco alle varie forme centrali, come la croce greca. Croce di volta che rappresenta la summa di tutto il concetto Cristico sia architettonico che religioso.

Concio o pietra angolare senza la  quale  tutto viene giù cadendo rovinosamente.

Come è chiaro ed evidente che verrà giù da sola quella pseudo casa europea chiamata unione che tutti vogliono puntellare chiamando alle urne ignari ed incantati cittadini, ai quali viene richiesta una legittimità che non c’è o non c’è mai stata,sia con le Opere liriche  che senza.

Sia con un Muti nelle vesti più di cameriere che di Direttore sia nelle idee che le opere esprimono ed emanano .

Ma c’è un altro aspetto che emerge in questo concerto di Verona che appare funesto e fausto, per una  probabile terza guerra mondiale nucleare:

Idea infelice di sostituire un altro capro espiatorio ma certamente comodo, come Putin accusato di essere il nuovo Hitler lascia attoniti.

Rileggo quel che successe in altra occasione storica a

Fine Agosto 1937, Salisburgo: Toscanini e Furtwängler sono in contemporanea al grande Festival. Inaspettatamente il maestro tedesco va a trovare il maestro italiano, di quasi venti anni più grande. E’ una visita inattesa, e soprattutto non desiderata dal maestro italiano. Ecco il nocciolo della questione (traduco dall’inglese). Toscanini: “So bene che non siete un membro del partito nazista, so anche che avete aiutato i vostri amici ebrei (108); ma chiunque diriga nella Germania Nazista è un Nazista”. Furtwängler nega assolutamente di essere nazista e risponde seccato ma lucido: “Quindi, secondo voi, arte e musica sono semplice propaganda, una distorsione, come accade in qualunque forma di governo al potere: se un governo nazista è al potere, io come direttore sono nazista; se è un governo comunista io sono comunista; se è un governo democratico, io sono un democratico. No, mille volte no! La Musica appartiene a un mondo differente, ed è oltre gli eventi politici”.

Ovviamente Toscanini non è d’accordo. E ciò conclude la discussione (e, aggiungo, non solo la discussione ma molto di più: rovina definitivamente il già complicatissimo rapporto). Tra le diecimila cose che dovrei dire ne scelgo pochissime, indispensabili.

Il maestro ha sempre rifiutato la tessera del Partito, mentre Von Karajan ne aveva 2, era uno dei pupilli di Goring, e suonava sempre l’inno nazionalsocialista prima di ogni concerto, in quegli anni. Furtwängler evita di partecipare alle celebrazioni delle Olimpiadi del ‘36 a Berlino: diceva Goebbels “c’è qualche ebreo che Furtwängler non conosca?!”.

Andiamo avanti: ultimi mesi di guerra, fine 1944. La moglie di Himmler fa avvisare il maestro che Hitler ha approvato un piano per pedinarlo, spiarlo, e registrare ogni suo movimento, ogni sua esternazione…si può immaginare con quali fini! Alla fine di un suo concerto, in una Berlino già in gran parte ridotta a uno scheletro, si avvicina Albert Speer, il ministro degli armamenti, al quale Furtwängler chiede se a questo punto rimane qualche speranza per la Germania; Speer nega, e consiglia vivamente di lasciare il paese e rifugiarsi in Svizzera.

Le attività del maestro sono ormai ridotte a una altalena, tra Berlino e Vienna; anche Vienna è devastata: l’ultimo concerto a Berlino è del 23 Gennaio 1945, poi si va, l’ultima volta, a Vienna, in treno, tra mille difficoltà e 2 giovani vestiti interamente in nero (Gestapo?) che in treno e nella città austriaca, Hotel Imperial, spiano sempre ogni movimento.

Sappiamo per certo di un ultimo concerto viennese del 28 Gennaio 1945. Ma su Internet ho trovato notizie di un’ulteriore data, primissimi di febbraio, e c’é in nastro su Youtube un Finale della 1° sinfonia di Brahms, caricato da una persona di lingua spagnola che dice chiaramente essere l’ultimo concerto durante la guerra, con i Sovietici quasi alle porte, anche di Vienna.

Passato avventurosamente via Bregenz, il maestro entra in Svizzera l’ 8 Febbraio, accolto dall’amico e suo strenuo difensore con Yehudy Mehuin , il direttore Ernest Ansermet, gigante dell’interpretazione del ‘900, dell’impressionismo e di tanta musica russa.

In uno scenario da incubo, i Berliner danno il loro ultimo concerto il 12 Aprile 1945, che si chiude con il finale del “Crepuscolo degli Dei” wagneriano: appunto la fine di un mondo, la delirante illusione del Reich Millenario. All’uscita della sala, adolescenti in divisa nera, distribuiscono ai presenti capsule di cianuro. Il 30 Aprile Hitler si suicida con Eva Braun.

I sovietici sentono per tutto il Bunker l’inconfondibile odore di mandorla del cianuro. La sola Battaglia di Berlino in meno di 3 settimane vede 150 mila morti tra i soldati sovietici, e la stessa cifra (se non più alta) tra i civili berlinesi.

In questa sinfonia apocalittica, per la morte del Fuhrer la radio trasmette l’Adagio della Settima Sinfonia di Bruckner, eseguita da Furtwängler nel 1942, quale, diciamo così, marcia funebre di accompagnamento.

Spero che, non i corsi e ricorsi storici mi smentiscano, ma il buon senso e quel poco di senso di Fede Cristiana che il cosiddetto mondo occidentale incarna non commetta questo grande e grave errore non più rimediabile per molti ed anche per quei “tutti”.

 

 

 




Droni e riabilitazione Montecatone nuovamente precursore dei tempi

Il centro di riabilitazione di Montecatone (Bologna) ha ospitato il primo corso propedeutico UAS A1-A3 droni.

Il corso è nato dalla collaborazione tra la società HITO, l’ente di formazione Seneca e il centro di riabilitazione di Montecatone.

Chiara Sparacio intervista

Roberta Vannini: coordinatore terapia occupazionale servizio socio educativo

Giuseppina Iorio: medico neurologo e co-founder HITO

Stefano Romagnoli: confonder HITO

Renzo Colucci: direttore dell’ente di formazione Seneca

Fulvio Fileni: co-founder HITO

Alessandro Soldati: formatore HITO

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fraoRpZZnlo]




EUROPEE: Ultimo giorno di campagna elettorale, prima del silenzio….

 

Ma gli Italiani? Più dubbiosi di prima, più perplessi e disorientati.

 

Di campagne elettorali definite “insignificanti”, secondo tanti lettori che ci contattano e dalle informazioni rilevate sui social, da tenere in considerazione pur se con le dovute cautele, sembra ne siano trascorse tante, specialmente negli ultimi anni.

Quest’ultima tornata elettorale, che terminerà alle 23 del 9 Giugno, non solo sembra non sottrarsi all’idea che gli Italiani si sono fatti nel tempo, ma addirittura sembra abbia aumentato il senso di diffidenza, non appartenenza e sfiducia che mai è stato toccato.

La dimostrazione più tangibile la si potrà probabilmente registrare con la crescente diminuzione di partecipazione al voto, astensionismo, fenomeno fortemente in crescita nelle precedenti tornate e che sembra essere sempre più inarrestabile.

Fenomeno che tuttavia appare essere assai gradito a tutti i partiti, sia che abbiano governato, sia che sono in essere, sia che siano in opposizione, ma che probabilmente sembrano avere tutti gli interessi a mantenere lo status quo o a ridistribuirsi, ma solo al loro interno, le varie posizioni.

Quasi a dimostrare che una bassa affluenza di votanti, a qualunque titolo, garantisca loro la tranquillità di mantenere le posizioni dominanti, potendo contare anche su quelle che vengono definite, chissà fino a che punto impropriamente, “le truppe cammellate” che assicurano loro il voto di continuità, e che è impossibile fermare.

Chiedersi tuttavia, anche alla vigilia del voto, perché si vota e chi votare, diventa quantomeno legittimo, se desidera realmente avere una consapevolezza ed una responsabilità civica

Così, per queste elezioni europee, tutti i partiti decantano volontà di: più Europa, dell’Europa che vogliamo, che cambieranno l’Europa, che l’Italia cambierà l’Europa, l’Italia che conta in Europa, e chi più ne ha più ne metta.

A supporto, alleghiamo il video che ne riassume tanti, e prodotto da AskaNews, nota agenzia di stampa Italiana.

Gli slogan dei partiti per le elezioni europee

Ma per fare cosa?

Ci induce ancora a riflettere la non comune apertura dei seggi elettorali, che vede spostare dal “tradizionale” lunedì, al sabato la mezza giornata di apertura dei seggi.

Infatti i seggi elettorali apriranno al pubblico, per accogliere gli elettori alle 15 di sabato 8 giugno con chiusura alle 23, per poi riaprire la domenica 9 giugno alle 7 e chiudere, per dare avvio allo spoglio delle schede, alle 23.

Rispettato il giorno e mezzo, ma, come mai la mezza giornata di sabato e non l’usuale mezza giornata del lunedì?

Ritornando tuttavia al perché votare e chi, riteniamo interessante riproporre l’articolo pubblicato alcuni giorni or sono da BETAPRESS, dal titolo interessante:

“Il vero partito deve essere l’Italia”.

Il vero partito deve essere l’Italia

Tra le tante considerazioni ricevute, evidenziamo quella che ci ha inviato un lettore e che riportiamo così come pervenuta.

Considerazioni che esprimono il sentimento dei milioni di elettori che in questo tempo, pur desiderando informazioni nutrono dubbi e… non solo.

Considerazioni che evidenziano anche il grande impegno economico finanziario che tutti gli Italiani e gli europei devono sobbarcarsi.

“ In questa campagna elettorale per le europee non appare chiara la posizione dei partiti italiani (e non solo). Soprattutto andrebbero chiarite alcune posizioni: prima di tutto si vuole una Europa delle Nazioni con il rafforzamento dei ruoli politici delle singole nazioni o una Europa più unita sulla base di cessioni di sovranità? Ed ancora come si coniuga l’idea di un’Europa che entra a gamba tesa su questioni spesso vitali per i cittadini ed un’Europa in cui singoli Stati indeboliscono le posizioni europee rispetto a Russa Cina e USA?

L’Europa sembra frutto di un parto distocico e confuso ed ancora di più, con l’allargamento ad est che è parso più causato dal desiderio di indebolire la Russia che dall’effettiva volontà di creare un’Europa forte basata su culture, religioni, etnie comuni e condivise.

Finora i governi europei sono apparsi pallidi nelle posizioni in tema di politiche estere, di immigrazione, di sostegno alle economie, nel fronteggiare minacce pandemiche. È ora di cambiare, ma sul come vedo tanta confusione in questo voto europeo forse il più importante da quando è nata la UE.

Tra tante considerazioni, certamente soggettive, io credo che, se le richieste di essere votati fossero fatte da persone leali e responsabili, coloro che si presentano per confermare e quindi rinnovare il precedente mandato dovrebbero farlo presentando ai possibili elettori una dettagliata relazione sul lavoro da loro svolto nei precedenti 5 anni e sui risultati concretizzati…

… considerando quanto il loro incarico costi agli Italiani dovrebbe essere non solo un “dovere” ma piuttosto una “regola”.

Appare evidente che tutta questa “nebulosità”, “inconsistenza” di obiettivi, “poca chiarezza, ha reso il voto, che oltre ad essere un diritto è un dovere, privo di significato e di mordente, favorendo così l’astensionismo.

Astensionismo che fa gioco ad i piccoli partiti, che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di ottenere qualche seggio, essendo presente la soglia di sbarramento.

Infatti, meno sono i votanti, meno sono i voti che servono per avere diritto di accesso.

Quanto mai bizzarra la propaganda di chi, forse non essendo riuscito a presentare la propria lista, anche a causa della complicata burocrazia e per l’elevato numero di firme da raccogliere, cerca di convincere gli elettori a non recarsi al voto per protesta.

Protesta di cosa? Dal momento che bastano solo i voti delle su citate “truppe cammellate” per eleggere dei rappresentanti.

In ogni caso è doveroso rispettare anche chi non vota.

Forse uno stimolo potrebbero darlo i candidati, ma anche lì, non sembra esserci molta chiarezza, se non per il fatto che molti capolista, sono messi li per far confluire voti, ben consapevoli che difficilmente lasceranno gli attuali incarichi che già hanno in Italia.

Aumentando così l’indifferenza, la sfiducia e, come logica conseguenza, l’astensione.

Sembrerebbe esserci solo un caso di candidato capolista, Vannacci Roberto, dichiaratosi indipendente e non iscritto al partito, che ha tracciato gli obiettivi precisi da raggiungere in Europa, e che sono comuni alla maggioranza degli Italiani.

Obiettivi condivisi dagli Italiani, perché desiderosi di quella normalità, sicurezza, giustizia, lavoro e quant’altro che l’Europa sembra avere messo in forte discussione.

E’ forse l’unico che ha messo anche al centro come obiettivo la pace, con grande competenza, visto il ruolo che fino ad oggi a svolto, in un momento dove la pace ha lasciato il passo alla guerra, e che potrebbe coinvolgerci tutti.

Interessante diventa così la presa di posizione del Noto Prof. Giovanni Frajese, che nella Sua piattaforma, con grande senso di responsabilità, rivede la sua posizione di astensionista, ponendo in Vannacci Roberto, la speranza di quel cambiamento, iniziando proprio dalla speranza di pace, proclamato da tanti senza tracciarne i contorni.

http://www.ettorelembonews.it/grazie-prof.-giovanni-frajese.html

Ettore Lembo




Dal D-Day alla insignificante Europa di oggi

 

Ottanta anni fa, era il 6 giugno 1944, 156mila uomini iniziarono la battaglia che portò alla liberazione dell’Europa.

 

Erano agli ordini del generale americano Dwight David Eisenhower, noto con il soprannome di “Ike” e futuro 34º Presidente degli Stati Uniti.

 

Quel giorno, che entrò nella storia con il nome D – Day, ebbe inizio “Operazione Overlord”, il più ampio sbarco militare mai avvenuto.

 

Lo sbarco in Normandia fu il primo passo verso la liberazione, da occidente, del territorio europeo.

 

Ad est l’allora Unione Sovietica, con l’Armata Rossa, da tre anni sosteneva un aspro conflitto contro le truppe della Germania nazista.

 

Furono 11.643 i sodati alleati che in quel D – Day persero la vita o rimasero feriti per portare la libertà al popolo francese e a tutta l’Europa.

 

Imponenti le forze utilizzate direttamente nello sbarco dagli alleati.

 

Furono 88.600 i soldati americani e 61 715 i britannici impegnati quel giorno. Utilizzarono 7.000 mezzi navali e 7.500 aerei.

 

I francesi che sbarcarono su quelle cinque spiagge – passate alla storia con i nomi in codice di Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword – furono circa 400.

 

La Seconda Guerra Mondiale finì in Europa il 7 maggio 1945, poco meno di un anno dopo, con la firma del documento di resa da parte del generale nazista Alfred Jodi.

 

In tutto furono 290mila i militari statunitensi morti e 670mila quelli rimasti feriti durante il conflitto, 8milioni le vittime militari dell’allora Unione Sovietica, senza dimenticare i britannici e i soldati delle altre nazioni alleate.

 

I partigiani, italiani e francesi, fecero certamente la loro parte per estirpare il nazifascismo in Europa, ma i numeri parlano chiaro allorquando riportiamo alla nostra memoria che quelli italiani, a noi più cari, furono in tutto circa mezzo milione di cui caduti in azione o nelle mani del nemico 44.700 durante tutto il conflitto.

 

In Italia il 3 settembre 1943 era stato firmato l’Armistizio di Cassibile, definito anche “armistizio corto”, siglato segretamente dal generale Giuseppe Castellano su ordine di Badoglio e della Casa Reale.

 

Armistizio che divenne pubblico l’8 settembre del 1943.

 

A causa della totale mancanza di informazione preventiva alle truppe italiane la firma di questa “resa” dette origine ad una dura reazione tedesca a cui le truppe italiane non poterono contrapporsi perché prese alla sprovvista con la conseguente occupazione nazista della nostra Patria.

 

Occupazione che portò ancor più dolore e terrore nella nostra Patria, occupazione che vide una asservita Repubblica di Salò affiancarsi a quelli che non possiamo definire in altro modo se non “macellai nazisti”.

 

Come non ricordare i 775 morti che quei tedeschi vollero uccidere nell’eccidio di Marzabotto, piuttosto che le 650 di Sant’Anna di Stazzema o, fra le innumerevoli meno note, le 59 assassinate nella Strage del Turchino!

 

C’è da chiedersi se questa tanto insignificante Europa abbia veramente lavorato in questi ottanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per sanare profondamente le ferite fra i popoli che la compongono oppure se tuttora, oltre la perbenissima e finta facciata formale, vi siano ancora presenti Stati, e popoli, membri di questa Unione Europea che, uniti fra loro da legami indichiarabili, usando le “armi” della burocrazia e della finanza lavorino per opprimere gli altri popoli europei.

 

Già dal 1941, a Ventotene, gli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, in quell’isola confinati, avevano ragionato su una Europa unita ed avevano formalizzato il loro pensiero in un testo passato alla storia con il nome di Manifesto di Ventotene.

 

La stesura finale, del 1944, si formava in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, i Compiti del dopoguerra e la riforma della società, L’Unità Europea.

 

Una Europa quella da loro sognata che nulla ha a che vedere con questa.

 

Oggi, ad ottanta anni appunto, la tristezza sovrasta chi lègge insieme queste tre fondanti date e le contrappone alla drammatica pochezza dell’Europa che pretende di dettarci le regole non solo di vita ma, anche, della morale.

 

Impossibile, infatti, non constatare quanto i risultati di questa Europa burocratica ed assai spesso follemente ideologica abbiano impoverito i popoli che la compongono sotto ogni punto di vista.

 

Una Europa impalpabile e succube sia della Cina che degli Stati Uniti a conduzione Biden che, sfido a negarlo, non ha avuto nessuna crescita economica negli ultimi decenni al contrario di ogni altra parte del mondo.

 

Chi crede, io certamente fra questi, nel valore della libertà espresso in ogni sua forma, chi crede, io certamente fra questi, nella forza delle radici tradizionali, in primis nelle origini giudaico cristiane, vive con mestizia questa Europa che non sa nemmeno rispettare se stessa.

 

Vive con dolore il ricordo di chi ha tanto combattuto per dare a noi tutti la democrazia, combattuto fino anche all’estremo sacrificio.

 

Vive con senso di disagio la campagna elettorale che ci ha accompagnati tutti al voto dei prossimi giorni.

 

Molti degli aventi diritto al voto, proprio per questo, è assai probabile che non si presenteranno ai seggi, pressoché tutti o quasi coloro che andranno alle urne per esprimere il proprio pensiero lo faranno con altri intenti completamente legati a fatti inerenti il proprio Stato e non alla definizione di una linea politica comune in Europa.

 

L’Europa dal prossimo lunedì sarà ad un bivio: da un lato iniziare a passo assai rapido una fase costituente che, proprio nell’alveo del Manifesto di Ventotene, porti presto i cittadini a vivere in un vero Stato Federale ed a votare direttamente per il loro Presidente, dall’altro il prendere atto di un fallimento e sciogliere un matrimonio senza più, per molti, senso.

 

Un matrimonio che appare sempre più innaturale.

 

Il cuore e la razionalità porta a sognare un vero Stato Federale, quello pensato a Ventotene appunto.

 

Nel guardarsi intorno, però, impossibile identificare dei novelli Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, altrettanto introvabili figure quali furono Alcide De Gasperi, Helmut Kohl e François Mitterrand, solo per citarne alcuni.

 

Poche le facce nuove che diano il senso, e la speranza, di un cambio di passo, fra queste non posso non menzionare quel Vannacci assai attaccato dagli innamorati di questa Europa burocratica ed a trazione franco – tedesca.

 

Il Generale Vannacci verrà eletto, a lui ed a tutti i futuri parlamentari europei un monito.

 

In assenza di un immediato cambio di passo difficile non temere, forse addirittura sperare, che questa esperienza di Europa unita lasci il passo a qualcosa di più amato dai singoli popoli che la compongono.

 

Forse il vuoto che ne conseguirà potrà essere colmato con qualcosa di migliore, direi di assai più credibile.

 

 

Ignoto Uno