Distruggere i templi per andare avanti
Un giorno Gesù entrò nel tempio di Gerusalemme e lo mise a soqquadro.
Ovviamente questo suscitò un certo sgomento in tutti i presenti (e anche negli assenti che vennero poi a conoscenza della cosa).
Spettacolo senza dubbio suggestivo e d’impatto: banchi che cadevano, piccioni che volavano, gente cacciata via con un frustino, buoi e pecore che correvano di qua e di là, denaro per terra, urla… e chi più ne ha più ne metta.
… Ah, se fossi stata presente, mi sarei divertita un sacco…
Chi era davvero presente e voleva voler bene a Gesù, passato il divertimento, chiedeva un segno che quella cosa fuori dalla razionalità avesse senso e verità e così gli chiesero l’unica cosa logica: un segno, una prova, possibilmente concreta e razionale, che quello che stava facendo fosse giusto.
“Ma certo – rispose Gesù – smontate (in greco “luo” e in latino “solvo”) questo tempio e in tre giorni lo risveglierò (“ex-cito” in latino ed “egheiro” in greco)”
Ma il tempio non è il tempio….
Chissà se il Tempio di Gerusalemme non siano le nostre vite prefabbricate da altri.
Chissà se ogni giorno non ci adattiamo ad architetture e frequentazioni scelte da altri per avere una vita serena e facile da giustificare?
Luoghi belli, per carità, se no non ci staremmo con tanto piacere:
luoghi di grande socievolezza, con una architettura precisa e determinata, luoghi saldi che da sempre sono stati a quel modo, dove ci sono mercanti, animali, dove passa un sacco di gente, dove sono gli amici e i colleghi… bei luoghi dove passare le giornate, luoghi dove non può accadere nulla di brutto o di peggio di quello che sono…
Salvo se non si decide un giorno di buttare giù i banchi e far scappare gli animali in gabbia… ma quello poi è un altro discorso…
Sì perché se si ascolta la parte di noi che non ha paura, sarebbe anche bello abitare degli spazi scelti da noi.
Luoghi nei quali entrare da dove piace a noi: dall’alto, dal basso, da metà…
Arricchite dai nostri desideri: chissà se quel quadro che ci piace tanto parla davvero di noi o di un architetto molto informato e alla moda?
Chissà se le persone con cui usciamo ci piacciono davvero o sono solo socialmente convenienti?
Chissà se l’oggetto che desideriamo ha davvero a che fare con noi o vuole solo creare una immagine di noi?
Chissà se i viaggi che facciamo ci portano davvero nei luoghi che desideriamo conoscere?
Chissà se la ricerca del nostro fine ultimo può salvare noi o arricchire qualcun altro…
Chissà se la mia vita è davvero la mia o quella di qualcun altro,
chissà se i miei desideri sono i miei o quelli di qualcun altro,
chissà se i miei comportamenti sono i miei o quelli di qualcun altro,
se il mio modo di pensare, di scrivere, di farmi domande siano i miei o no.
Chissà se il tempio di Gerusalemme non debba davvero essere distrutto e fatto risorgere dalle nostre coscienze?
Un po’ come Adamo che deve mangiare la mela,
come Lucio che deve spiare attraverso la porta (cfr. l’Asino d’oro di Apuleio)
come la giovane sposa di Barbablù che deve usare la chiave
come Osiride che doveva essere smembrato per guadagnare la nuova signoria
…
Chi vuol progredire, distrugge i templi.
I templi sono i nostri luoghi, le nostre vite, quelle che non ci somigliano più e alle quali, spesso ci siamo adattati.