ALEX DE ROSSO: ROCK IS NOT DEAD!

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Moltissime cose vorrei chiedere ad un amico come Alex De Rosso e non tutte riguardano la musica, mi sono ripromesso però di farlo di fronte ad una birra ghiacciata.

Alex è uno degli artisti che con la sua musica ha incantato fin da giovanissimo la mia città, Padova, per poi volare sempre più in alto fino ad arrivare a calcare i palchi di molti Paesi d’Europa, degli States e del Canada.

Ho raggiunto Alex e gli ho posto alcune domande alle quali ha risposto con piacere.

PERTH: Ciao Spillo, voglio partire subito in quarta: i nostri lettori hanno imparato a conoscere bene cosa noi di Betapress intendiamo per Musica, quella con la “M” maiuscola. La differenza infatti tra il meccanismo competitivo e sterile delle performances canore degli “artisti da Talent” e la libera creatività dei cantautori e compositori è la stessa che c’è tra chi concorre ed è disposto a qualsiasi cosa per aver successo e chi scrive e fa Musica per far battere il cuore. Che ne pensi?

ALEX: Ahahahha ecco! Iniziamo con i soprannomi! Considero la Musica una forma d’arte, e quindi libera da competizioni… purtroppo il messaggio che ormai da tempo sta passando è quello che chi canta o suona meglio (tecnicamente) vince. Ad ogni modo c’è sempre stato chi fa le cose per farsi notare e chi le fa perché non riesce a farne a meno… nulla di sbagliato in ogni caso, solo due modalità diverse. Per quanto riguarda il “successo”, per me coincide con la possibilità di vivere facendo quello che mi piace con meno compromessi possibile.

PERTH: Sei un punto di riferimento per l’Hard Rock in Italia e ti sei fatto conoscere anche in molti Paesi del mondo. Secondo te… Rock is dead?

ALEX: Sicuramente come fenomeno di massa “Rock is dead”. Dovremmo ormai avere capito che tutto gira intorno al “$”, e quindi altre cose hanno molto più appeal da questo punto di vista. Resta una cosa per vecchi nostalgici come noi ahahahah! Fredde analisi a parte, c’è ancora un sentimento sincero che resta vivo in molte persone, ma mancano le occasioni per tenerlo in buona salute.

PERTH: In una recente video diretta on line hai parlato di produzioni e di nuove tecnologie negli studi di registrazione, focalizzandoti sulla differenza tra evoluzione e regressione nella qualità dei progetti discografici, dicendo che non si può oggi delineare con chiarezza il percorso che sta nel mezzo tra un punto iniziale A ed un punto finale B. Puoi chiarire meglio?

ALEX: Intendevo dire che ormai da diversi anni la tecnologia per effettuare e gestire una registrazione musicale, anche complessa, è facile da ottenere e quindi una vasta platea di musicisti ne può trarre vantaggio. La preparazione e l’esperienza per farlo secondo certi standard è però tutta un’altra cosa… ma è dura l’educazione in un ambiente dove tutti sanno fare tutto!

PERTH: Ci auguriamo tutti che i giovani diventino il perno di una società meno malata di quella in cui viviamo e mi riferisco innanzitutto al periodo drammatico di clausura forzata, ma anche agli attuali sistemi politico, economico, giuridico e sociale. Pensi che l’Arte e nello specifico la Musica possano in qualche modo sostenere una trasformazione indispensabile per il necessario cambiamento?

ALEX: Può funzionare solo se il sistema politico, economico, giuridico e sociale, sostengono a loro volta la cultura e l’arte. Certo che chi ha avuto la fortuna (e la bravura) di aver raggiunto ottimi livelli di presenza e di sopravvivenza continuerà ad andare avanti… ma gli altri come faranno? I nuovi artisti dovranno per forza sgomitare nei talent? Io spero di no.

PERTH: Parliamo di musica… suonata! Non ti nascondo che sei stato maestro per molti di noi e tra i chitarristi più amati in assoluto dal sottoscritto. Ci racconti quale strumentazione utilizzi in studio e nei live e quale importanza rivestono i set up nel tuo modo di esprimerti come chitarrista?

ALEX: Sostanzialmente la strumentazione che uso dal vivo e in studio è la stessa. Le variazioni sono in funzione della band con la quale suono live e del progetto che sto producendo in studio. Tutte le chitarre elettriche che uso nelle varie situazioni sono ESP, marchio del quale sono endorser da più di vent’anni. Per quanto riguarda amplificatori e cavi uso FROG, marchio italiano relativamente giovane, ma con produzione di altissima qualità. Anche le corde DOGAL che monto su tutte le chitarre sono un prodotto italiano di eccellenza. Inutile dire che anche per me, come per tutti i musicisti, è di fondamentale importanza usare strumenti e accessori di alta qualità che rispettino i propri gusti ed esigenze per sonorità, comodità, e affidabilità.

PERTH: Hai più volte detto che «fare musica non è per tutti» e «che un sacco di gente pensa che basti farsi vedere sui social per dire di essere bravo». Cosa deve avere secondo te un artista per poter essere indiscutibilmente riconosciuto come tale e come riuscire a coniugare scelta passionale e scelta commerciale?

ALEX: Cercherò di rispondere evitando di essere polemico a riguardo dell’argomento social… È difficile valutare cosa è giusto e cosa sbagliato, come lo è altrettanto valutare la bravura di un musicista. Direi che è la storia di ognuno di noi a parlare a chi ci guarda, e ovviamente il proprio gusto personale. Fare musica non è per tutti come anche fare vino non è per tutti, come anche fare il cuoco non è per tutti, e via così per tutte le arti professioni… uno dei punti deboli dei social è che permettono a tutti di essere qualsiasi cosa.

PERTH: Ho avuto l’onore di intervistare Andrea “Conte” Bacchini chitarrista dei Karma (vedi Betapress aprile 2018; n.d.a.), ed in quell’occasione mi consegnò questa riflessione: «Ultimamente ho una certa avversione per la chitarra. Un po’ devo dire che mi sento tradito. Le ho dedicato fin da giovane praticamente tutto (…). La musica è per me passione e la passione la puoi mettere in una cosa che hai scritto e che ti rappresenta, una sfera artistica e creativa che è un investimento emotivo per cui vale la pena suonare». Ti senti tradito anche tu dalla chitarra?

ALEX: Devo dire di essere in parte d’accordo con queste affermazioni, ma non mi sento per nulla tradito dalla chitarra o dalla musica più generale. Semplicemente non mi è mai piaciuto l’ambiente musicale, specialmente quello italiano, fondamentalmente perché ho trovato poche persone a pensarla veramente come me a proposito dei vari aspetti professionali della musica. Il mio rapporto con la chitarra è sicuramente cambiato negli anni… dal quasi fisico e morboso dei primi anni, fino ad arrivare a considerarla un semplice strumento per poter creare musica nelle diverse situazioni. E il divertimento è sempre tanto!

PERTH: Molti anni or sono (sigh!) venivo a sentire i concerti dei “tuoi” Dark Lord con la compagnia di amici che, pur non amando il Rock come il sottoscritto, erano entusiasti di vedere musica live. Pensi che si possa tornare a divertirci in modo genuino come ai Concerti di qualche tempo fa, oppure pensi che la cultura musicale abbia subito un profondo ed irreversibile mutamento?

ALEX: Questa sarà la mia risposta più breve: penso proprio di no! Anche a causa di tutto quello che è cambiato nel mondo della musica, compresa la troppa offerta a scopo commerciale.

PERTH: Poche voci “fuori dal coro” indicano le enormi differenze tra educazione musicale in Italia e negli USA. Per non parlare della differenza abissale tra le produzioni artistiche. Qual è la tua opinione?

ALEX: La differenza di background musicale è forse la causa principale di queste differenze specialmente nella musica Rock. In Italia la musica Rock non fa parte della nostra cultura di base, mentre negli USA ovviamente sì. Per quanto riguarda le produzioni artistiche vale lo stesso principio, considerando che qui da noi è molto difficile che un musicista venga valorizzato e riconosciuto. Quasi sempre abbiamo a che fare con cantanti che hanno una band, più che con una vera “Band”.

PERTH: Ripercorrendo la tua lunga carriera, in cui si evincono da un lato le esperienze compositive e dall’altro le celebri collaborazioni con il gotha mondiale della musica Hard Rock (http://www.alexderosso.com/bio), arriviamo a Lions & Lambs. Ascoltando le 10 tracks dell’album, peraltro farcite di collaborazioni di primo livello assoluto, si capisce come questo lavoro sia un documento della maturità artistica di Alex De Rosso. Ci racconti la genesi del disco?

ALEX: È una produzione che è arrivata dopo un lungo periodo passato a suonare, a scrivere e a produrre per altri artisti e progetti. Avevo semplicemente voglia finalmente di affrontare una produzione di alto livello anche coinvolgendo altri artisti fenomenali, con i quali avevo maturato negli ultimi anni un ottimo rapporto personale. Ho affrontato una preproduzione abbastanza impegnativa per essere sicuro che tutto funzionasse al meglio, pensando anche all’abbinamento stilistico musicale tra brano e special guest. Successivamente ho spedito le mie proposte a tutti e con grande soddisfazione ho ricevuto risposte entusiastiche da tutti gli invitati. Il resto lo trovate nel cd!

PERTH: C’è questa frase della bellissima seconda track, Resistance, di Lions & Lambs che mi ha colpito molto: I’m flying away / you’ll hit the ground / Anyone there / showing resistance / can’t get higher / not surrendering now. E’ una domanda di compimento artistico o una premonizione del periodo attuale?

ALEX: Devo fare una premessa: il mio rapporto con i testi delle canzoni non è poi così intimo… non mi sento un poeta. In questo caso è presente una scena di classiche difficoltà della vita e della nostra capacità di affrontare le avversità e di essere resilienti. Meglio non arrendersi insomma!

PERTH: Grazie Alex! Ci vediamo presto.

 

 

PERTH

 

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