Nicolai Højgaard, otto colpi per la vittoria.

Si è svolta sull’Earth Course del Jumeirah Golf Estates a Dubai negli Emirati Arabi Uniti la tappa finale del DP World Tour, il DP World Tour Championship – a Rolex series event -.

L’evento è parte di un mini circuito all’interno della stagione dove la partnership con Rolex, da sempre marchio d’eccellenza nel suo settore, ha elevato il livello del montepremi e della qualità dei tornei al fine di vedere in campo sempre alcuni tra i migliori giocatori del mondo. 

Quest’anno, sul percorso emiratino, sono scesi quattro tra i primi dieci del mondo, tra i quali il numero 2, il nordirlandese Rory McIlroy che si è già assicurato la vittoria finale del circuito.

Per quanto riguarda il torneo invece ha fatto seguire ai primi due giri non brillanti un terzo giro ottimo, sette colpi sotto il par, che però lo ha lasciato a -8 in diciannovesima posizione, con pochissime possibilità di sperare in una rimonta nel giro finale. 

Prestazione altalenante anche per un altro dei favoriti lo spagnolo Jon Rahm che ha iniziato l’ultimo giro a -11 in nona posizione.

Sono partiti dalle posizioni di vertice invece gli inglesi Tommy Fleetwood e Matt Wallace, autore, nella terza giornata, di un giro in ben dodici colpi sotto il par.  

L’ultimo giro ha visto un ribaltamento della situazione ed i favoriti che sono incappati in varie piccole disavventure durante i loro giri che hanno chiuso rispettivamente 3 e 4 colpi sotto il par.

L’uomo del giorno è stato invece Nicolai Højgaard, che con un giro in 8 colpi sotto il par è riuscito ad ottenere la prima vittoria nelle Rolex Series.

L’Earth Course porta bene a Nicolai che già due anni fa si era classificato al quarto posto ed era riuscito ad entrare nei top 10 del circuito.

Ora con questa vittoria ha raggiunto il secondo posto dietro al nordirlandese McIlroy il quale, come già scritto, si era già assicurato la vittoria del circuito con una gara d’anticipo. 

(Nella foto Rory McIlroy in un colpo di recupero)




Che fai a Dubai? gioco a Golf…

Il clima favorevole, la posizione strategica tra oriente ed occidente fanno degli Emirati il posto perfetto per qualche giorno al caldo quando in Europa scendono le temperature.

Questo vale anche per i golfisti che vogliono mantenere calde mazze e palline in previsione della prossima stagione sui nostri campi.

A Dubai l’offerta è di primissimo livello e grazie anche a realtà internazionali come Troon International il livello dei percorsi e l’accoglienza è sempre molto alto.

Durante la settimana del DP World Tour Championship ne abbiamo visitati alcuni: Dubai Hills, Arabian Ranches, Al Zorah e The Addrress Montgomerie.

Tutti campi ricavati nel deserto con attorno ville e grattacieli a perdita d’occhio, delle vere e proprie oasi nel deserto. Ognuno di questi però ha delle caratteristiche che lo differenziano dagli altri.

Hills è un percorso con fairway generosi ma al tempo stesso molto ondulati che rendono la scelta del ferro al green sempre molto difficile non tanto per la distanza quanto per la traiettoria.

I greens sono anch’essi ampi ed ondulati, leggermente più duri di quelli di casa nostra e riuscire a fermare la palla, soprattutto con i ferri lunghi è un’impresa non scontata.

Le condizioni sono sempre di alto livello quindi un buon colpo regala spesso soddisfazioni, che raddoppiano quando se ne riescono a fare tre consecutivi alla buca numero 5, l’iconico par5 che vede sullo sfondo, l’altrettanto iconico Burji Khalifa il grattacielo che supera gli 800 metri che è tra le principali attrattive dell’emirato.

Arabian Ranches è sicuramente il campo tecnicamente più impegnativo, fairway più stretti e green con pendenze estremamente severe che, unite ad una buona brezza, possono fa alzare gli score non poco.

Il percorso ha anche una maggiore vegetazione nelle zone desertiche, proprio dove vi è la massima probabilità di atterraggio delle palline dal tee e tutto questo ne fa un ottimo test in preparazione a tornei importanti.

Il campo ideale per qualche sfida con gli amici è invece Al Zorah, situato qualche chilometro a nord di Dubai e famoso per le mangrovie che circondano, con anche l’acqua naturalmente, molti tee di partenza.

È il mix perfetto di colpi delicati ed altri più semplici.

Variando i tee di partenza questo percorso può diventare estremamente sfidante perché gli ostacoli in gioco tra acqua, bunker e deserto sono sempre presenti sia sul primo colpo che su quello al green.

Basta pensare alla buca 18, un par 5 raggiungibile con il secondo colpo per i giocatori lunghi, dove giocando dai tee di campionato la zona di atterraggio del driver è ampia, spostandosi sui tee avanzati invece questa si stringe a meno di un terzo del fairway che peraltro diventa pericolosamente in pendenza verso le mangrovie.

The Address Montgomerie è invece una chicca, incastonata in ville da sogno. Il percorso è sfidante e divertente allo stesso tempo.

Par 3 con l’acqua che entra in gioco ed attira i colpi fuori misura ma, al tempo stesso, par 4 e par 5 che consentono di avvicinarsi molto con il primo colpo. Inconfondibile il marchio di fabbrica di Colin Montgomerie, sette volte vincitore dell’ordine di merito europeo, quando tutte le buche richiamano il suo modo di giocare in fade.

Difficile davvero scrivere della bellezza del finale, la buca 18 è un par 5 che sarebbe riduttivo definire spettacolare, con un ruscello che percorre tutto il lato destro e la partenza rialzata che rende difficile capire in quale ansa potrà atterrare la pallina.

Lo stesso vale per il green, enorme che consente posizioni di bandiera in grado di far giocare quasi tutta la sacca dallo stesso punto del fairway tanto può variare la distanza, la direzione e la relazione con il vento. Un modo perfetto per finire un giro di golf!




DP World Tour Dubai

Sull’Earth Course del Jumeirah Golf Estates, a Dubai, – Emirati Arabi Uniti – da giovedì e finirà domenica è in atto la fase finale del DP World Tour di golf: il DP World Tour Championship. La gara, riservata ai primi cinquanta dell’ordine di merito del circuito, ha un montepremi complessivo di 10,5 milioni di dollari, dei quali 3 andranno al vincitore ( € 2.764.461,00 n.d.r. ) e ben 40 mila dollari al cinquantesimo. 

 

La classifica, nel corso della terza giornata vede in testa un giocatore danese, Nicolai Højgaard con 11 colpi sotto il par. Tra gli altri, in campo ci sono anche quattro tra i primi dieci giocatori al mondo: Rory McIlroyJon RahmVictor Hovland e Matt Fitzpatrick e gran parte della squadra europea che ha recentemente vinto la Ryder Cup al Marco Simone Golf Club di Roma. Dopo tanti anni, nessun italiano in gara, anche se fa ben sperare che il prossimo anno tra conferme, ritorni e nuovi arrivi giocheranno sul circuito ben 10 azzurri. 

 

Non soltanto una gara, con “the best players on Earth” (i migliori giocatori sulla terra n.d.r.) come dice il motto del torneo, giocando sul termine terra che indica sia in nostro pianeta che il nome proprio del percorso sul quale si gioca la gara dove gli atleti cercano di posizionarsi nella parti alte della classifica europea, già assegnata al nordirlandese Rory McIlroy con una gara d’anticipo, ma tanti eventi collaterali. 

 

Si parte con quelli per gli sponsor che si concretizzano con party esclusivi e partite a golf, quelli per attivare il territorio con un bel villaggio all’interno del percorso dove provare a giocare, divertirsi, mangiare ed ascoltare alcuni concerti che vanno avanti fino a sera inoltrata, quelli per la stampa in particolare con l’evento organizzato venerdì sera da DP World consistente in una piccola gara di golf in notturna. 

 

Il più importante di questi eventi è sicuramente quello destinato ai golfisti con disabilità ed è qui che abbiamo un italiano in campo: Tommaso Perrino che, pur non brillando sul percorso emiratino, ha disputato una stagione di ottimo livello che gli consente di essere tra gli atleti di vertice in questa categoria. 

 

Tommaso era già un buon giocatore quando ha subito un incidente che ne ha limitato i movimenti, tuttavia, grazie alla sua forza d’animo ed a tanto allenamento è riuscito a mantenere il suo gioco a livello professionale e distinguersi in questa categoria. 

 

Ad accompagnarlo, come caddie e coach in questa trasferta emiratina, Maurizio Ravinetto, storico maestro di golf che ha formato decine di atleti di buon livello in tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alla Toscana e l’Emilia-Romagna.

(Nella foto Tommaso Perrino nel terzo colpo alla 18 e sul green con, di spalle con la scritta Perrino, Maurizio Ravinetto)




Sprint, servizi, gol, parate … e che parate!

 

“…Può sembrare un’impresa impossibile e sicuramente sarà difficile ma dopo il ’58 sono arrivati l’82 ed il 2006. Vinceremo ancora il mondiale, ne sono sicuro, anche perché chi era allo stadio, ha visto uno spettacolo straordinario, non tanto in campo quanto sugli spalti, 73000 persone. Lo stadio pieno, una rarità nell’ultimo periodo, una coreografia da brividi, l’inno italiano urlato da tutti, una squadra che è stata spinta verso la porta avversaria dal primo al 95esimo minuto. Quando, dalle poltroncine della tribuna d’onore vedi che tutto attorno a te non si smette di cantare ed incitare allora capisci che, forse troppo tardi per i Mondiali in Russia, qualcosa è nuovamente cambiato. Questa partita può essere davvero il punto di ripartenza per il calcio italiano. Non lasciamo svanire il buono perché per tornare a vincere e convincere ci vogliono tutti: l’allenatore, i giocatori, i dirigenti ma anche i tifosi e con un tifo così si può davvero tornare grandi, è solo questione di tempo.” (Milano, Stadio Giuseppe Meazza, 13 novembre 2017)

 

 

Il carro, o meglio il pullman, dei vincitori è passato per le vie di Roma e, naturalmente, tutti ci sono saliti.

Non dico salirci, ma quantomeno vederlo nel novembre 2017 era, forse, più difficile.

Molto più modestamente, mi piacerebbe invece ricordare che questi giorni ci hanno insegnato – se mai ce ne fosse bisogno – che l’Italia, quando si parla di Sport, se la cava piuttosto bene.

Campioni Europei di Calcio, Campioni Europei di Softball (bene anche nel Baseball), la finale a Wimbledon di Berrettini, i titoli ormai costanti nel nuoto, nella scherma, nel tiro a volo, nel tiro a segno, la pioggia di medaglie per le Farfalle della Ginnastica Ritmica, senza dimenticare l’atletica leggera che con l’Under 23 si è aggiudicata il medagliere e con gli assoluti è arrivata seconda in Coppa Europa.

E mi limito davvero alle ultime settimane. 

 

Il Presidente Draghi, del quale ho preso in prestito le parole, si distingue – lo ha sempre fatto – per concretezza e sobrietà e quindi perché non porci la vera grande domanda: questi successi sono frutto del caso o di un sistema sportivo – atipico – ma estremamente vincente? Io punto sulla seconda ipotesi e mi perdonerete se, quando qualche luminare dell’organizzazione sportiva, sostiene che i modelli da copiare siano quelli francesi, inglesi e tedeschi, mi esca di getto un “no grazie, preferisco il modello italiano”. 

 

Certo, ci sono tante cose che si possono migliorare. – tutto si migliora, i record stessi sono fatti per essere battuti – Dallo sport nelle scuole, quella multidisciplinarietà tanto cara ai progetti del Comitato Olimpico rivolti ai più giovani (Centri CONI ed Educamp), all’impiantistica sportiva dove meno di un terzo degli impianti ha meno di trent’anni ed uno su quattro, mal contato, è accessibile per le persone con disabilità.

Proprio su questo dovrebbe puntare la Politica, quella con la P maiuscola.

Un primo passo era stato fatto con l’idea di una riforma che poi si è allontanata dalla retta via per finire in confusione e, se in quest’ultima la politica, quella con la p minuscola, ci sguazza, lo Sport è un pesce fuor d’acqua. 

 

Bene che si parli di educazione fisica nelle scuole, ma perché non essere un tantino più ambiziosi – c’è chi lo era nel 2017! – e sognarla davvero una riforma dello Sport che, partendo dall’inserire la parola in Costituzione, veda veramente al centro un sistema sportivo che ha saputo produrre risultati fornendo agli addetti ai lavori, non bonus e mancette, ma strumenti ed impianti per mettersi in gioco ed esprimersi al meglio.

Basta con la storiella, o menzogna scegliete voi, che lo Sport di vertice è staccato dalla base e viceversa; sono entrambi legati indissolubilmente non c’è vertice senza base e non c’è base senza vertice!

È ora di finirla anche con il braccio di ferro tra Sport e Salute ed il CONI, con il Governo tirato per le “giacchette” di qua e di la – roba da far sembrare una carezza la trattenuta di Chiellini a Wembley!!! – Sport e Salute nasce da una società, CONI Servizi che forniva servizi al CONI e, di riflesso, alle Federazioni; il buon senso ci direbbe che quelli non dovrebbero venire meno, dal primo all’ultimo ma … si può fare di più e meglio? Facciamolo!

L’ha detto il Presidente Draghi, lo Sport è un grande valore per la società, ed allora perché non affidarsi proprio allo Sport per pensare all’Italia di domani, questa potrebbe essere la grande occasione e … l’affascinante “e che parate” lasciamolo sul campo verde ed indirizzato al numero uno della nazionale di calcio Donnarumma, perché doverlo immaginare sul campo legale ed indirizzato al numero uno del CONI Giovanni Malagò (mi perdonerà la sua autostima) gli farebbe perdere tutto il suo fascino! 

 




Emilia Romagna e Toscana insieme per le Olimpiadi 2032

 

Emilia Romagna e Toscana insieme per le Olimpiadi 2032 non sono solo un sogno, ma una possibilità ed un’opportunità molto più concreta di quanto s’immagini. 

 

Stiamo vivendo un momento molto difficile nel nostro Paese e lo Sport che è il “vaccino” naturale e senza contro-indicazioni, all’inattività che, fonte OMS, uccide più di due milioni di persone ogni anno nel mondo, può essere anche motivo di rilancio economico e sociale del territorio. 

 

Le due regioni oltre che da una vicinanza geografica godono di una vicinanza sportiva, il Presidente Bonaccini che, oltre a tenere per se la delega allo Sport, ha compreso appieno il valore sociale del mondo sportivo in termini di eventi, impiantistica, valore educativo, etc. e avere in Toscana una sponda come il Presidente Giani, membro del Consiglio Nazionale del Comitato Olimpico, può creare un gioco di squadra senza precedenti nel passato recente. 

 

Allargare la candidatura da una singola città ad un territorio più vasto, come due regioni, va esattamente nella direzione tracciata dal Barone Pierre de Coubertin – creare una società migliore attraverso lo Sport – con il coinvolgimento diretto di molte più persone non solo nello “spirito olimpico” ma anche dal punto di vista economico e di sviluppo infrastrutturale.

Io mi onoro di rappresentare gli Atleti e per milioni di ragazze e ragazzi che hanno sofferto, più di altri, gli effetti collaterali della pandemia che stiamo vivendo; dalla didattica a distanza alla mancanza di occasioni sociali d’incontro e confronto, senza dimenticare la chiusura degli impianti sportivi, la prospettiva di dedicarsi ad una disciplina e anche solo sognare una medaglia olimpica, può davvero cambiare la vita.

Magari passando per un serio riconoscimento scolastico della figura degli atleti.

 

Inutile dire quanto questo possa essere importante per far ripartire il Paese ed il mondo sportivo. Servono investimenti nell’impiantistica e soprattutto questa mossa potrebbe essere la salvezza per tutte quelle società e strutture sportive, a partire da palestre, piscine ed piste da sci che sono state tramortite economicamente dalla pandemia.

Per loro un aiuto economico immediato può essere un sollievo – sempre troppo poco e troppo tardi – bensì la prospettiva di un’edizione dei Giochi Olimpici estivi è una concreta possibilità di guardare al futuro con meno paura.  

 

Le nostre regioni sono ad altissima vocazione sportiva con un insieme di eventi che non ha precedenti nella storia, a dimostrazione delle eccellenti capacità organizzative, riconosciute anche dal Presidente Bach in occasione dei mondiali di ciclismo ad Imola ma, allo stesso tempo, strutture di livello internazionale pronte ad ospitare i Giochi Olimpici.

Le Olimpiadi potrebbero quindi sviluppare anche tutti quei centri sportivi medio piccoli che sono la casa ed il cuore del nostro mondo sportivo associazionistico e portare benefici per generazioni. 

 

Il Comitato Olimpico ha dato avvio al percorso di rinnovamento degli incarichi e l’impegno elettorale è senza dubbio importante, credo tuttavia che chiunque rappresenti il mondo sportivo in questo momento abbia il dovere civile e morale di mettersi al servizio della candidatura, a partire dai CONI Regionali, che avendo contatto diretto con le federazioni, le discipline sportive associate, gli enti di promozione sportiva e le associazioni benemerite, possono fornire, unitamente alle istituzioni, un apporto determinante per la realizzazione del progetto. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vittorio Andrea Vaccaro

membro della Giunta Regionale Emilia Romagna del CONI

 

Giochi Olimpici: Nobel per la Pace.




Sport: investimenti non elemosina.

Se un giorno incontraste per la strada il Dott. Larry Page e vi dicesse che per due mesi ha dovuto tenere chiuso le sue attività ed ora ha delle difficoltà economiche, vi verrebbe in mente di dargli qualche monetina?

Probabilmente no, nessuno gli darebbe l’elemosina.

Elemosina, citando il dizionario Treccani, “Quello che si dà alle persone bisognose, secondo il precetto cristiano della carità”

Non lo farebbero nemmeno i religiosi più osservanti, non certo per mancanza di fede o disprezzo verso quell’uomo, nessuno metterebbe in dubbio lo stato di bisogno ma per il semplice motivo che, essendo Larry Page tra gli uomini più ricchi del mondo, alcune monetine sarebbero assolutamente ininfluenti rispetto alle perdite che potrebbero aver avuto le sue attività e, con tutta probabilità, sarebbe lui stesso a declinare l’offerta, dicendo che potrebbero aiutare di più altre persone. 

Lui e Google non avrebbero bisogno di qualche monetina per riprendere la corsa ma investimenti, progetti e finanziamenti di tutt’altra portata.

Non augureremmo mai una situazione del genere a Google ed al Dott. Page, ma questo è esattamente successo allo Sport nel nostro Paese ed il paragone non è casuale; l’americano è l’ottavo uomo più ricco del mondo e l’Italia è l’ottava potenza sportiva mondiale. 

Sentir parlare, almeno si leggesse qualcosa di scritto, di aiuti con importi tra i 200mln, 400mln, 600mln in piccola parte a fondo perduto ed in gran parte come finanziamento è molto simile ad un elemosina, con la differenza che quella almeno non devi darla indietro. 

Utilizzando stime anche volutamente contrarie alla tesi di chi scrive, prendendo il massimo prospettato € 600.000.000 e dividendolo per una stima, sicuramente troppo bassa, del numero di società sportive in Italia (130.000) non farebbero nemmeno 5000 Euro a società.

Quei soldi ne prolungherebbero l’agonia di qualche giorno, salvo poi doverli restituire.

Collaboratori sportivi che non ricevono un bonus di €600 da settimane, che non ricevono stipendi da mesi, non si sa ancora se riprenderanno alcuni campionati a partire dalla serie A di calcio che muove e consente di vivere lavorando, a tante persone, non solo i 22 in campo.

DPCM che trattano con poca attenzione le peculiarità delle diverse discipline e, nessuna proroga per esempio per i pagamenti delle utenze dei centri sportivi – forzatamente fermi – e, altro esempio, per i contributi del calcio femminile – tre anni volano via in fretta – . 

Non è questo il momento di imparare a conoscere il mondo dello Sport ma di imparare dal mondo dello Sport utilizzando progettualità, investimenti e finanziamenti congrui, un po’ come per la storiella di Page e Google.

Bene la legge Olimpica.

Dobbiamo Investire nell’impiantistica sportiva, nell’educazione fisica/motoria nelle scuole, nella formazione, nei dirigenti, nei grandi eventi e sostenere economicamente, ma davvero, le società che hanno progetti seri per il futuro.

Ora è il momento di farlo, prima che sia troppo tardi, magari rivedendo quella riforma/rivoluzione dello Sport partita e mai finita a dimostrazione che di questi tempi i ritmi della Politica, non coincidono con quelli di chi, ogni giorno scende in campo, lavora, si allena e vince, facendo grande il nostro Paese nel mondo.

 

 




Occorre muoversi…

 

La peste nera.

Nell’immaginario collettivo la “peste nera” è sicuramente nell’immaginario collettivo la più grande pandemia della storia conosciuta.

Sviluppata in Europa a partire dal 1346 si era generata, come molte epidemie nell’Asia centro-settentrionale.

Elevatissimo l’impatto che ebbe nella società del tempo dalla religione alla letteratura – uno su tutti il decameron di Boccaccio – e per più di un secolo vi furono rappresentazioni artistiche a tema. 

 

Si stima che causò in Europa circa 20 milioni di morti, con un tasso di mortalità vicino al 50%, numeri che grazie a fortuna e progresso scientifico fanno impallidire il nostro Covid-19 che comunque ci tiene in casa da svariate settimane. 

 

Ora si inizia a parlare di “fase 2” quella della ripresa, della ripartenza delle attività produttive e di un graduale ma deciso ritorno alla vita normale.

 

Finalmente, dopo quasi due mesi, si intravede la luce, si può pensare nuovamente al futuro però dobbiamo fare tesoro di questo momento per iniziare a prevenire che la prossima pandemia sia la più devastante di sempre. 

 

E’ già iniziata, da molti anni.

Leggendo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, coinvolge una persona su quattro e uccide già 5 milioni di persone ogni anno.

 

Costa 90 miliardi di dollari ogni anno negli Stati Uniti e 80 in Europa.

Si chiama inattività!

 

E’ il momento di muoversi, di farlo davvero e nel vero senso della parola!

Se il virus è silenzioso, invisibile e subdolo, l’inattività è forse ancora più insidiosa da combattere perché è già dentro di noi dalla scelta dell’ascensore al posto delle scale, all’usare la macchina anche per fare pochi metri, passando per il divano di casa. 

 

La vita diventa sempre più sedentaria e lo “smart working” forse non è così “smart”; non aiuta certo il movimento.

In questi giorni dove “si ha più tempo per riflettere” cit. potrebbe essere una buona idea iniziare a costruire, o ricostruire, il nostro stile il modo più sano.

 

Non vivremo sempre con una mascherina, guanti e gel igienizzante, ma, quantomeno per la nostra esperienza terrena, il nostro fisico sarà con noi e allora tanto vale evitare di essere contagiati dall’inattività. 

 

All’inizio delle restrizioni sono state vietate anche le corsette in solitaria, se proprio uno sforzo si doveva fare è stato fatto ma ora è necessario ripartire e anche quelli che, in modo un po’ furbo,

si erano improvvisati podisti per guadagnarsi una boccata d’aria sarebbe un’ottima idea se continuassero a farlo con il doppio beneficio di evitare le sanzioni e combattere la nuova pandemia.

 

Se, l’inattività, il poco movimento, ha un nome meno accattivante e tecnico di “Sars-CoV-2” non vuol dire che sia meno pericolosa.

 

Non ci sono millantatori di cure miracolose sui social network, perché la terapia è più miracolosa di quanto si possa immaginare: basta fare attività fisica!

 

E allora cogliamo questo momento per inserire lo Sport nella nostra costituzione con la clausola che tutti i proventi derivanti dalle attività sportive rimangano al mondo dello Sport in termini di investimenti in impiantistica, insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole e sopratutto un’educazione all’attività fisica.

Possiamo e dobbiamo farlo! è questo il momento di fare tesoro di una pandemia per combatterne una più grande … con la prevenzione!

 

 

 

 

 

 

 

Covidisaster 2020

 




CHI, COSA, QUANDO, DOVE, PERCHÉ …

“Oggi più che mai l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria. Fidatevi dei professionisti dell’informazione…”

Questo è il testo di un comunicato che viene insistentemente diffuso da reti televisive, invitandoci a diffidare delle fake news, cioè delle false notizie o, più in generale, delle notizie inventate, in tutto o in parte, che danno dei fatti una versione distorta quando non addirittura ingannevole.

La pratica delle fake news spesso crea una verità fittizia adattata alle aspettative e alla emotività della gente.

L’avvertimento di fare attenzione all’informazione che viene divulgata sarebbe superfluo se chi fa di professione il comunicatore avesse sempre ben presente la Regola delle 5W  che viene dall’inglese come pure dall’inglese viene fake news.

Le 5W, come ogni giornalista ben sa, stanno per Who (chi), What (che cosa), When (quando), Where (dove) e Why (perché) e sono i pilastri sui quali poggia la notizia da diffondere.

Se ci si attiene a questa vecchia ferrea norma è ben difficile che si divulghino notizie fasulle.

Oltre che promemoria tecnico per determinare e mettere in sequenza i contenuti di un pezzo, la regola ha anche una valore morale, un metro deontologico cui si può aggiungere, volendo essere rigorosi, un ulteriore elemento:

le circostanze come indicava già otto secoli fa San Tommaso d’Aquino.

Nel suo libro Summa theologiae egli accanto agli elementi precursori dell’attuale Regola delle 5W poneva anche il Quantum (quanto), il Quomodo (in che modo) e il Quibus auxiliis ( con quali mezzi). 

Così impostata, l’informazione non poteva e non può che attenersi al corretto e lineare rendiconto della realtà. 

Il guaio è che oggi nel fornire notizie e dati su un certo argomento si è passati dall’informazione alla narrazione.

Quindi dalla esposizione chiara e ordinata dei fatti si è passati, per dirla in inglese, allo storytelling il cui scopo è anche quello di coinvolgere, affascinare e stupire: in definitiva, influenzare il pubblico cui le news sono dirette.

Un tempo questo obiettivo era appannaggio del marketing e della pubblicità per far incontrare la domanda e l’offerta di beni e servizi in un finale happy end.

Tutti contenti perché il valore percepito di una acquisto era soddisfacente per l’acquirente ed il prezzo pagato era remunerativo per il venditore.

Oggi, dello storytelling si è appropriata anche la comunicazione politica.

E qui sta il rischio perché la narrazione si distacca in tutto o in parte dal reale e spesso costruisce una verità sostitutiva, una “rappresentazione “ avvincente ma falsa.

Ci sono atti del Governo e del Parlamento che sbalordiscono per come sono presentati, si pensi a Salva Italia, Svuota carceri, Spazza corrotti, Pace fiscale ed altri che, più che provvedimenti normativi, sembrano accattivanti titoli di romanzi che affascinano le folle e ne catturano il consenso, agevolando chi governa nel mantenere e consolidare il proprio potere.

 

 

 

 

 

 

 

La libertà di stampa

L’indipendenza di Stampa

 




Parma? of course…

 

Parma è da sempre un punto di riferimento per la politica nazionale ed in questo momento possiamo davvero ben sperare. Facciamo un passo indietro: abbiamo avuto qualche problema giudiziario finito per la gran parte nel nulla, un commissario prefettizio paragonabile al governo tecnico nazionale e poi la prima esperienza dei 5Stelle al governo di un capoluogo di Provincia, gli stessi che sono finiti al Governo dell’Italia.

A Parma l’esperienza è durata ben poco perché si sono dissociati da soli dal MoVimento formando una lista civica e ripresentandosi, vincendole, alle elezioni, in Italia vedremo…

 

Oggi però vorrei parlare di calcio perché negli ultimi anni il Parma, che a cavallo degli anni ’90 era uno dei club più forti in Italia ed in Europa, era arrivato fino al baratro della serie D per poi compiere uno straordinario percorso che lo ha riportato, con quattro promozioni in quattro anni, a giocarsi un posto in Europa. 

 

Venerdì il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha fatto una conferenza stampa dove prolungava le misure restrittive al 3 maggio, poi ha parlato di MES:

un tema molto dibattuto e attaccando alcuni esponenti dell’opposizione e, visto il modo, se n’è attirato, inevitabilmente, le critiche. 

 

Per fare chiarezza il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) non è altro che un fondo europeo al quale possono attingere gli stati che si trovano in situazioni di difficoltà.

Esiste dal 2011/2012!

Giusto per fare chiarezza sulle date:

è stato approvato dal Parlamento Europeo nel marzo 2011 – con relatore il nostro attuale Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, che allora era Parlamentare Europeo – poi approvato dal Consiglio Europeo (l’insieme dei capi di Stato e di Governo) due giorni dopo (Governo Berlusconi IV).

Nel dicembre 2011 lo stesso Consiglio Europeo (Governo Monti) ha deciso di anticiparne l’entrata in funzione da metà 2013 ad inizio 2012.

Infine è stato ratificato dai singoli stati, in Italia nel 2012, (Governo Monti), con l’astensione o il voto contrario di quasi tutto il centro-destra.

Senza addentrarsi nei tecnicismi che ci allontanerebbero dal cuore del discorso, un conto è permettere alla banca di prestare soldi, un altro è andare a stipulare il prestito.

Ad oggi il Governo italiano non ha chiesto alcunché. 

 

Ma torniamo alla conferenza stampa dove il Presidente del Consiglio ha “invitato a verificare” come erano andate le cose sul MES, lasciando spazio alla confusione tra istituzione e richiesta di soldi, e poi la domanda più semplice quella sulla “potenza di fuoco”:

i soldi che dovrebbero arrivare che ha trovato una risposta indefinita e tutta al futuro.

Ma io questa scena l’ho già vista!

 

E come un lampo diventa tutto più chiaro: ve lo ricordate quel signore, comparso dal nulla, che comprò il Parma Calcio con un Euro?

Quello che convocava conferenze stampa un po’ a caso, invitava i giornalisti ad andare a verificare circa le sue attività e dei soldi che avrebbe dovuto dare a calciatori e dipendenti non c’era traccia?

Il Presidente Conte non era certamente un esponente di spicco della politica prima della nomina, sui ritardi in conferenza Facebook (ehm stampa) ormai ci abbiamo fatto l’abitudine…

l’invito a verificare i propri dati c’è e dei soldi, dai 600 euro ai 400 miliardi, non c’è traccia.

Nessuno vuole naturalmente paragonare Mapi Group a SACE se non per il fatto che tutto ciò ci fa ben sperare…

se l’Italia seguirà ancora una volta l’esempio di Parma, o meglio in questo caso “del” Parma, può essere che tra qualche anno saremo nuovamente tra i grandi della terra! 

 




Scusi, posso chiederle un’ultima cosa…

 

“One last question:” – Un’ultima domanda – me la ricordo bene questa frase, dove in tre parole apparentemente innocue, si nasconde il più temibile dei tranelli.

“Caso scuola”, anzi università, quella di St. Andrews in Scozia e il corso era “International Business and Negotiation”; ti spiegano che capita spesso quando in una conversazione che ti aspetti difficile, con una controparte ostica,  tutto fila liscio, senza intoppi, fino a quando pensi di essere arrivato ad un accordo e arriva la frase “one last question” tenuta nascosta anche per ore, covata come un uovo prezioso, capace di ribaltare tutto, quella domanda difficile, la richiesta alla quale non avresti voluto dire di si ma … ormai dopo il tempo passato a limare ogni dettaglio, mandare tutto all’aria sarebbe folle. 

 

Ecco quel “one last question” mi è capitato proprio nel giorno della proclamazione della mia laurea in giurisprudenza.

Parlavo della mia tesi, dell’evoluzione delle figure del mondo sportivo nel corso della storia, delle tante norme che regolavano lo Sport fin dal principio e che poi hanno portato ad una codificazione più organica in quello che oggi viene definito diritto sportivo quando, il presidente della commissione mi interrompe e dice “Bene, le faccio solo un’ultima domanda, mi tolga una curiosità!” – in un attimo penso agli insegnamenti ricevuti in Scozia e mi preparo al peggio, mi guardo intorno e cerco ispirazione girandomi verso il chiostro maiolicato del Monastero di Santa Chiara, un autentico gioiello di architettura ed arte, quando sento le seguenti parole: “Lei è un professionista di golf, ma è vero che è uno Sport per vecchi e ricchi?”

 

La prima sensazione è di sollievo, non avevo scritto qualche corbelleria nell’elaborato, che era già in procinto di diventare un libro, ma la domanda non era affatto facile – considerando anche che ad ascoltarla, oltre la commissione c’era più di un centinaio di persone – la risposta tuttavia è uscita quasi per magia, sarà che quel chiostro l’ha progettato uno con il mio stesso cognome e mi ha portato fortuna, nel dire: “Quello sarebbe il pensare comune, – ai giorni nostri si stravolge anche la realtà – ma essendo questo storicamente radicato, qualche fondamento nella concretezza lo ha. Il golf in realtà è accessibile a tutti o quasi, ne più ne meno di tante altre attività come lo sci il tennis o anche una palestra, peraltro spesso ricompresa nelle strutture che ospitano i Golf Club. Si più giocare da giovanissimi 3-4 anni fino ad età molto avanzata, tuttavia richiede una caratteristica che è propriamente comune ai ‘vecchi e ricchi’ ovvero una certa disponibilità di tempo. Soprattutto all’inizio, sotto la guida di un buon maestro, il golf deve essere praticato con una certa costanza per ottenere risultati soddisfacenti: la pallina che vola per qualche decina di metri. Ha una componente tecnica elevata che ne rende il primo approccio più complesso rispetto, per esempio, al calcio dove la palla la colpisci subito, magari non la mandi dove vuoi e come vuoi ma difficilmente la manchi. Ecco spiegato il luogo comune chi ha terminato la propria attività lavorativa, possibilmente con un’entrata che gli permetta di non fare altro, ha sicuramente tempo.

 

Noi golfisti siamo i primi ad aver compreso l’importanza del tempo, ecco perché non dobbiamo assolutamente sprecarlo.

In questo momento c’è tanta tantissima confusione; non sappiamo quale sarà il futuro dal punto di vista sanitario che è la priorità di tutti: ci stiamo giocando una gigantesca Ryder Cup tra il Mondo (o almeno gran parte di esso) ed il SARS-CoV-2 che non ci attacca con dei birdie ma con il Covid-19.

Priorità assoluta è vincere questa competizione. Ma noi golfisti qualcosa possiamo fare, anzi a mio avviso, possiamo fare tanto. 

 

                Innanzitutto essere seri e responsabili. Rispettare le indicazioni governative e attendere le disposizioni sanitarie prima di mostrare (e pubblicare) la nostra fretta di tornare sul green, affidarci alle vie istituzionali come la Federazione Medico Sportiva Italiana che sta lavorando tantissimo per mettere a punto protocolli che ci consentano di tornare a giocare.

 

                Sostenere che il Golf sia una di quelle discipline Sportive che, a detta di molti esperti, potrà essere tra le prime a ripartire: non c’è contatto fisico e può essere facilmente mantenuta la “distanza sociale”.

Ci sono interessanti evoluzioni in vari paesi tra cui l’Australia, ma soprattutto la Florida dove il golf è considerato “essential recreational activity” e consentito.

 

                Avere una grande attenzione per i nostri Golf Club visto che questa crisi sanitaria ci ha colpito in un momento già difficile per il nostro movimento dove ci apprestavamo ad assaporare i benefici – sperati – per l’arrivo della Ryder Cup.

Una grande azienda com PwC si è messa a disposizione, gratuitamente, per fare consulenza sulla pianificazione futura dei Golf Club. La manutenzione deve essere portata avanti, così come si deve avere attenzione a tutte quelle figure che lavorano nel mondo del golf che, probabilmente, non rientreranno nel recente stanziamento da 50mln relativo ai collaboratori sportivi. 

 

                Sarà vitale sostenere i professionisti, ed in particolare i maestri, PGA sta facendo tantissimo in termini di formazione, ma sicuramente il bonus di €600, difficilmente accessibile, non è abbastanza per salvaguardare una categoria.

 

E’ di oggi la pagina sul Corriere della Sera di Palestre e Centri Fitness, nel Golf già tanto è stato fatto a livello istituzionale a quanto si legge dalla recente lettera del Prof. Chimenti.

Soprattutto dobbiamo fare squadra, superando gli individualismi, e mettendo a disposizione le proprie idee nei luoghi opportuni. 

 

“One last question” Un’idea da social? Una piccola cosa, ma al tempo stesso concreta, potrebbe essere quella di organizzare, subito dopo la ripresa, alcune giornate di gara a livello nazionale, in tutti i Golf Club contemporaneamente, con una tassa di iscrizione leggermente più alta del solito, destinandone una parte al Club che la ospita, – che avrebbe un minimo di liquidità in più per la ripartenza –  una parte ai Maestri per offrire corsi gratuiti volti a creare neofiti ed una parte al più vicino ospedale per ringraziarlo del lavoro svolto.