Rossella Burzi, Medico con la EMME Maiuscola!

La Dott.ssa Rossella Burzi, specializzata in Medicina Nucleare e Medico Legale e delle Assicurazioni, da sempre è impegnata nell’assistenza medica umanitaria, come dimostra la sua attività di medico volontario durante una missione in Iraq (2010) finalizzata alla costituzione di una medicina territoriale.                                              

Dedita a un approccio olistico della salute che comprenda anche l’alimentazione, un sano stile di vita e il benessere personale e mentale, ha dimostrato il suo coraggio e la sua indipendenza nel triennio della gestione pandemica, fondando l’Associazione no-profit e pro veritateEdward Jenner” di cui è ora tesoriera.                                        

Insieme al marito Giuseppe Barone, capitano medico della Croce Rossa Militare e medico nucleare e legale, ha assistito – e tuttora assiste – i danneggiati da malasanità. In campo prettamente medico, l’Associazione Jenner ha aiutato e curato i pazienti danneggiati da vaccino; in campo medico legale e legale ha prestato assistenza gratuita con accurate perizie autoptiche e non, così sostenendo i parenti dei defunti, così ottenendo a favore dei propri pazienti danneggiati i primi indennizzi per danni da vaccino e le prime invalidità civili. 

Stanno iniziando ora le prime cause di risarcimento danni in Italia; si tratta  di cause extragiudiziali molto costose le cui spese non sono affrontabili per la maggior parte dei danneggiati. Ricordiamo che l’Associazione Jenner opera in regime ‘no-profit e pro veritate’: tutti sono volontari e l’Associazione stessa non riceve né sovvenzioni pubbliche, né altri sussidi o contributi, potendo contare solo su pochissime modeste donazioni private.                                                            

Nella sua attività di assistenza e divulgazione scientifica e sociale, la Dott.ssa Burzi si impegna a diffondere tra i pazienti la consapevolezza dei propri diritti e tra i colleghi medici un approccio critico e una “medicina della persona” che superi l’adesione pedissequa e a-critica ai protocolli, ristabilendo la regola aurea dell’Ars medica: operare “in scienza e coscienza”.

Per l’esperienza maturata sul campo e l’ampia casistica clinica analizzata, la dott.ssa Burzi si candida, insieme agli altri colleghi dell’associazione, a diventare un consulente qualificato della commissione d’inchiesta sul covid, appena approvata dal parlamento su istanza di Fratelli d’Italia.                                                   

Infine nel corso del 2023 si è prodigata, insieme ai volontari dell’Associazione Jenner, nel portare aiuto materiale, morale e clinico alle popolazioni romagnole colpite dall’alluvione di maggio, agendo direttamente sul territorio e cercando di offrire alla popolazione bisognosa generi di prima necessità e aiuti calibrati in base alle effettive necessità.                                                                                                        

Il 5 Marzo, a Bologna, nei saloni dell’Hotel Europa, la Dott.ssa Rossella Burzi riceverà un meritato riconoscimento per tanta abnegazione e premura: nel corso di una significativa cerimonia, le sarà assegnato il PREMIO ECCELLENZA DONNA 2024; un premio che gratifica la Professionista, la Donna, la passione il merito e il coraggio, anche di un Team di grande spessore umano, clinico e sociale.                           

Chi scrive ha avuto modo di apprezzare personalmente le qualità della Dott.ssa Burzi allorché, in prossimità del Natale 2022, un proprio familiare ha patito un’affezione alle vie respiratorie, per le quali si rese necessario il ricovero ospedaliero.

Sollecitata al riguardo, non ha lesinato suggerimenti e consigli: tali da rincuorare la paziente e tutta la famiglia.

Ancora Grazie!                                                                        

Abbiamo avuto l’opportunità di formulare qualche domanda alla Dottoressa:                 

Programmi per il futuro prossimo?

Certo, i ritmi sono intensi… ma non sono capace di sottrarmi ad alcuno dei miei impegni, ben consapevole che ci sono persone che soffrono, fisicamente e psicologicamente.

Anzi: mi accorgo che quando mi confronto con tematiche e problematiche, per reazione (ma anche per passione) subentrano nuove, nascoste energie. 

Ma il mio impegno resterà anche quando l’età della pensione subentrerà: con un’arma in più, maggior tempo a disposizione per aiutare chi soffre e chi possa aver subito un’ingiustizia sanitaria.                                                        

Cosa avrebbe voluto fare che non le è stato possibile portare a compimento?

Il rammarico, non solo mio ma di tutto il team, è quello di non poter contare su mezzi tali da assicurare un maggior impegno e un impiego ancora più articolato di professionisti.

La precedenza la vorremmo dare a una più significativa e continua presenza nell’assistenza dei pazienti impossibilitati a muoversi.

Ma siamo fiduciosi: guardiamo al futuro con ottimismo.                                                           

  Se dovesse lanciare un appello ‘sociale’, specie ai suoi concittadini?

Aiutateci come potete: un piccolo contributo di molti può aiutarci a fare grandi cose.

Ma soprattutto vogliatevi bene: controllate la vostra salute, mantenete un sano e continuo rapporto con il vostro medico di base, procedete a screening periodici e siate pronti a cogliere quelle variazioni che, pur non destando in voi allarme, vi spingano ad approfondire la valutazione clinica.

Non abbiate timore di prendere coscienza e consapevolezza della vostra eventuale malattia, di ciò che vi sia accaduto. Solo con la forza di tutti possiamo essere più forti nell’ottenere giustizia.                                        

E alle autorità?

Potrei dilungarmi troppo…

Le autorità amministrative e sanitarie sanno, hanno il polso della situazione, anche se talvolta la lentezza negli interventi sciupa molto.

Aiutateci ad aiutare: aiutando noi, le Associazioni di volontariato a vocazione territoriale come la nostra e le tante che possano esistere, consente di alleggerire le strutture sanitarie complesse, assicurando nel contempo assistenza sollecita di qualità, garantita dal contributo di professionisti capaci che saranno lieti di offrire ogni più utile aiuto.

Ma un preciso richiamo desidero riservarlo a quanto sta accadendo, in maniera molto dolorosa.

A fronte di persone che soffrono, che restano invalide, che muoiono, e – cosa ancor più grave – prima sane, è assurdo che nessuno sia ritenuto responsabile.

L’auspicio più vivo è che finalmente sia operativa la Commissione di Inchiesta che faccia luce su quanto è accaduto.

E’ doveroso che i responsabili paghino e si assumano le proprie responsabilità, senza così dover assistere a vergognosi scarica-barile.

Assistere a risposte del tipo ‘nessuno è responsabile’, non è segno di civiltà e mortifica ulteriormente le vittime: quasi avessero insistito e battagliato per sottoporsi alle note ‘terapie’ con sieri – ormai è accertato oltre ogni ragionevole dubbio – sperimentali.                                                                           

Ringraziamo la Dott.ssa Rossella Burzi per averci dedicato un po’ del suo tempo, rinnovando i nostri complimenti per l’importante riconoscimento che le verrà conferito.

Complimenti ai quali si associano gli Amici di ZETETICA e del suo Amministratore Paolo Battaglia La Terra Borgese e i Lettori di BETAPRESS.IT con il suo Direttore Prof. Corrado Faletti.




Italia – Romania: condivisione di intenti.

L’Ing. Angelo Sinisi – profondo conoscitore della reltà socio-economica della Romania e acuto osservatore delle vicende politiche in ambito comunitario, ci ha inviato una sua nota in merito all’incontro Intergovernativ o tra Italia e Romania.  

Chi scrive si scusa con l’Ing. Sinisi dal momento che – per un disguido tecnico dovuto all’accavallarsi di eventi significativi nello scacchiere internazionale – il suo interessantissimo intervento non è apparso ai Lettori di BETAPRESS.IT con l’usuale nostra tempestività.

La mattina del 15 febbraio, si è svolto il vertice intergovernativo tra Italia e Romania a Villa Pamphilj, dove il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha accolto il primo ministro romeno Marcel Ciolacu.

Questo è stato il terzo vertice tra i due paesi, evidenziando la continuità dei rapporti diplomatici.

Ciolacu ha portato con sé un mazzo di rose bianche per la premier italiana, aggiungendo un tocco di cortesia e gentilezza al momento dell’incontro.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, sempre nell’ambito del vertice intergovernativo, si è tenuto un Business Forum presso la Farnesina, che ha visto la partecipazione di circa 200 aziende provenienti da entrambi i paesi.

Le principali aziende italiane operanti in Romania sono state rappresentate da Confindustria Romania, guidata dal presidente dott. Giulio Bertola e dall’Ambasciatore d’Italia in Romania, S.E. Alfredo Durante Mangoni.

L’obiettivo del forum è stato quello di rafforzare ulteriormente i rapporti economici bilaterali, concentrandosi anche su settori innovativi e tecnologie emergenti, con un’attenzione particolare alla transizione ecologica e digitale.

Durante il vertice, Meloni e Ciolacu hanno sottoscritto un impegno reciproco: gli italiani condannati in via definitiva in Romania devono poter scontare la pena in Italia, e viceversa per i romeni nelle carceri italiane.

Questo accordo mira a garantire una maggiore equità nel trattamento dei detenuti e a rafforzare la cooperazione giudiziaria tra i due paesi. Oltre a ciò, sono state firmate sette intese tra Italia e Romania, che spaziano dalla difesa al turismo, passando per la cooperazione nel settore dell’energia nucleare, la cybersicurezza e la formazione dei funzionari pubblici.

Questi accordi evidenziano la vastità e la profondità dei rapporti bilaterali, toccando settori chiave per entrambe le nazioni.

È interessante notare che la delegazione rumena è stata ricevuta anche da Papa Francesco, evidenziando l’importanza dei legami culturali e religiosi tra i due paesi.

Inoltre, il primo ministro di Bucarest ha annunciato il coinvolgimento della Romania nel restauro della Colonna Traiana, un monumento di grande significato storico e culturale per entrambe le nazioni, simboleggiando la volontà di preservare e promuovere il patrimonio condiviso.




Foibe, oltre la retorica

 

 

CONVEGNO IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA SOLENNITA’ CIVILE DEL GIORNO DEL RICORDO IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE FOIBE, DELL‘ESODO GIULIANO-DALMATA, DELLE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE.

Oggi, nei locali del MCP-Museo Città di Pomezia | Laboratorio del Novecento, si terrà un importante e solenne Convegno dall’eloquente titolo 10 FEBBRAIO OLTRE LA RETORICA.

Molti e qualificati gli intervenuti che si avvicenderanno nell’esporre ricordi e pensieri: nel segno del RICORDO e non certo dell’ACREDINE, o dell’ASTIO, o dell’ODIO, fini a se stessi.

Certamente, aleggia ancora con energia il desiderio di vedere riconosciuta una GIUSTIZIA piena, solenne e scevra di quei capziosi distinguo che ancora suonano da comodo alibi per coloro che – in quei periodi  tragici – si distinsero per crudeltà ed efferatezza. 

Il dramma fu atroce e crudele, separando intere famiglie, uccidendo, violando cose e persone, violentando, gettando nelle cavità carsiche persone ancora vive o agonizzanti… Uno scempio umano praticato in nome di non si sa bene quale beluina ideologia: becera, malata e sanguinaria.

Crudeltà, assistite dalla violenza dei conflitti, che ci auguravamo di non dover mai più vedere, posto che si riteneva che gli insegnamenti – ancorchè tragici – della Storia, ma che invece si ripropongono con cruda violenza: incuranti del sangue che spargono, delle vite che spengono, della miseria che spandono, dei lutti che diffondono…

…incuranti del suono del pianto che accomuna le vittime e i loro cari… un suono che è sempre lo stesso, a tutte le latitudini.

‘Mai più guerra’, dicono i popoli, ‘mai più violenza’ sostengono compunti i politici e chi ci amministra … gli stessi che, con motivazioni spesso risibili e pretestuose, sono coloro che le guerre le dichiarano e le gestiscono, mandando i popoli al macello!

Vi prego… rendete onore alla Memoria di questi nostri morti, non diversi da altri morti, da altri Esseri Umani tragicamente immolati: foibe, camere a gas, campi di concentramento, lanci di bombe, scariche di armi automatiche… a mutare sono solo luoghi e particolari delle uccisioni e delle efferatezze che possono averli contraddistinti …

… ma i Morti sono Morti … non diamo loro colore, targhette distintive… nomi diversi con il profumo pungente delle vernici fresche del ricordo rinnovato per l’occasione… 

I Morti devono essere un perenne monito!

I Morti dobbiamo onorarli sempre, anche perché non ne esistono di ‘serie A’ o ‘B’ o ‘C’: specie se a ucciderli è stato l’odio etnico, sociale, politico o religioso ! 

Perché solo onorandoli, sottolineiamo l’importanza della Memoria, del Ricordo – che non può certo durare la sola solennità di un paio di giorni! – : e solo sottolineando e vivendo consapevolmente tutto ciò, potremo evitare nuove stragi, nuove uccisioni, nuovi morti, nuove tragedie …

Eleviamo oggi il nostro memore pensiero a tutti questi nostri Fratelli immolati tragicamente sull’altare dell’odio etnico e politico, e ci stringiamo al perenne dolore delle loro Famiglie e dei Sopravvissuti tutti.  

Abbiamo personalmente delegato il Dott. Antonio Ballarin  –  Presidente Emerito di FederEsuli – di farsi portavoce presso gli intervenuti di questi nostri sentimenti, personali quanto condivisi da quanti amano la Libertà e quell’Amore Fraterno che è il vero cemento che unisce le Persone, i Popoli.

 




MAI PIU’ STERMINI! MAI PIU’ SHOAH!

Il 27 Gennaio di ogni anno è dedicato in ambito internazionale alla solenne celebrazione del “Giorno della Memoria”: eminentemente, in ricordo delle vittime della serie di drammi riconducibili tutti al concetto di quell’Olocausto consumatosi nel corso della WW2.               

Si commemora quindi la Shoah – ossia, il genocidio del popolo ebraico -, la persecuzione dei cittadini ebrei, le leggi che in nome del predominio di una ‘razza’ ne mortificavano un’altra, come pure – genericamente – la feroce persecuzione verso quanti si opposero al progetto e al programma di sterminio elaborato dalle menti malvage e malate dei devastatori nazisti.             

Non può né deve essere taciuto che in Italia, furono moltissimi coloro che aiutarono i perseguitati – tra questi anche non ebrei, pur se appartenenti a ‘categorie’ meticolosamente selezionate dai nazisti – a mettersi in salvo, sfuggendo alle retate, ai rastrellamenti, alla deportazione, alla morte. Ma va anche detto – non dimenticando che all’epoca l’Italia fascista era alleata della Germania nazista – che molti zelanti e squallidi soggetti – e, purtroppo, tra di essi non mancarono degli ebrei – riuscirono a dare il peggio di sé: complici, in un periodo di povertà e fame, i premi in denaro elargiti a chi, tradendo, avrebbe consentito la cattura di quanti tentavano di nascondersi per non cadere nelle mani dei carnefici.                                     

Intere famiglie, centinaia di migliaia, milioni di persone, quasi tutte ebree, scomparvero nel buio dei treni merci e avviati alla deportazione, per finire nei mattatoi organizzati dai nazisti; dapprima affamati, depredati di ogni oggetto di valore, maltrattati e sfruttati, spesso percossi o violentati fisicamente e mentalmente e infine sterminati coi gas e poi cremati.                         

Fu una tragedia immane, orribile! Mai potrà essere dimenticata!                          

Quel lontano giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa – proprio quei sovietici che ebbero allora ca. 20 milioni di morti, immolatisi per non cedere al nemico – giunsero al campo di concentramento di Auschwitz, liberando i superstiti dalle violenze e dalle atrocità tutte, consumate dalle truppe del Terzo Reich.                                                                           

Tutti gli Uomini Liberi speravano ardentemente che quei momenti inquietanti, quelle persecuzioni infami e quelle tragedie disumane, fungessero da perenne esempio dissuasivo e da monito affinché sciagure simili non dovessero né potessero ripetersi.                                    

Invece, con lo scorrere del tempo, solo a parole – pur solenni – veniva ricordato tale complesso di nefandezze e miserie umane. Nei fatti, la società, quella che ci si affanna ancora a definire consorzio civile, ha conosciuto – specie in questo ultimo lustro, una degenerescenza inimmaginabile e persino incomprensibile: in particolare, il cancro della guerra si è impadronito di intere nazioni entrando con le sue terribili metastasi nella mente e nelle azioni di chi pare non valutare appieno e con discernimento la precarietà di equilibri – spesso raggiunti con forti difficoltà, nel tempo – messi in discussione e che potrebbero saltare definitivamente da un momento all’altro, sotto la spinta di provocazioni e dispetti la cui concatenazione non è affatto casuale.                                       Per rendere sincero e memore omaggio a quanti persero la vita nel corso della Shoah, e per onorare i patimenti e l’immane dolore delle loro famiglie e dei loro parenti, occorre abbandonare tutto ciò che possa essere divisivo, per stringersi l’un l’altro nel segno della Solidarietà, della Tolleranza e della Pace, per dare con l’esempio un energico contributo nell’allontanare senza indugio quelle minacce, quei venti di guerra che soffiano impetuosi.         

Che si rammenti come le guerre segnano la sconfitta di ogni civiltà, di ogni umanità.      Che non si dimentichi che dittature e totalitarismi – specie di marca nazista, comunista o fascista – hanno portato miseria, povertà, guerre e stragi.                                                    

Che si ricordi che è la Storia a insegnarci che nel tempo le possibili ed eventuali ragioni dell’uno o dell’altro, mutano trasformandosi in una unica tempesta, in un dramma comune: folle, terribile, angoscioso.                                                                                                         

Che si amministrino i popoli con saggezza e lungimirante visione prospettica, ricordando che lo schiavismo e il business delle armi non portano progresso, ma sono solo radici e causa di sofferenza, ingiustizia e morte: meglio essere costruttori di Pace che non di armi e, quindi, di violenze.                                                                                                       

Che i padri ricordino che è dal loro esempio che dipende il futuro dei figli, in ogni senso.  Che le madri urlino la propria paura e il proprio terrore nel timore consapevole che i figli da loro generati potrebbero essere immolati da gente senza scrupoli sull’insanguinato altare di questo o quel conflitto.    Che tutti – alfine – abbiano costantemente presente che, a ogni latitudine, il pianto dei bambini, degli innocenti, ha sempre lo stesso suono.  

Rendiamo quindi autentico e solenne omaggio alle Vittime della Shoah, volgendo gli occhi al Cielo e gridando con forza: Pace!  

Mai più guerre! poiché non esistono guerre ‘giuste’!                                              

Mai più Shoah! Mai più genocidi! Mai più stragi di innocenti!     

 

 




Il Sud in primo piano: la rivincita con il Vertice del G7 in Puglia

I Lettori di BETAPRESS hanno già avuto modo di apprezzare gli interventi dell’Ing.Angelo Sinisi – Presidente dell’Associazione Tales of Angels, Formatore, Docente, Consulente di direzione, Responsabile per lo sviluppo aziendale di Confindustria Romania.                

Oggi, d’intesa con lo stesso – che ringrazio vivamente – pubblichiamo un suo recentissimo intervento in merito al Vertice del G7, che si terrà in Puglia.

Buona Lettura!

Negli ultimi decenni, il Sud Italia ha spesso subito pregiudizi che hanno contribuito a una percezione distorta della regione. Le etichette derogatorie, hanno alimentato un divario culturale e socioeconomico tra il Nord e il Sud, spesso relegando il meridione a un ruolo marginale.                                    

Tuttavia, il 2024 si presenta come un anno di svolta per il Sud, con una straordinaria opportunità di confermare il proprio ruolo nella prospettiva nazionale e internazionale.                                                                                   

La notizia più significativa è l’annuncio del Vertice dei Leader del G7 che si terrà dal 13 al 15 giugno nella pittoresca regione della Puglia.

Questo evento internazionale di grande risonanza non solo mette in risalto il patrimonio culturale e paesaggistico della Puglia, ma anche la sua crescente importanza nel contesto politico ed economico globale.                                                               

La Puglia, con la sua bellezza senza tempo e la sua ricchezza culturale, sarà il palcoscenico di incontri tra i leader delle nazioni più industrializzate del mondo.

La scelta di ospitare il Vertice del G7 in Puglia rappresenta una vera e propria rivincita per il meridione italiano.

Per troppo tempo, la regione è stata soggetta a stereotipi dannosi e ingiustificati, alimentando una percezione distorta che ha contribuito alla marginalizzazione del Sud.       

Ora, con l’attenzione del mondo puntata sulla Puglia, c’è un’opportunità unica per sfidare e superare questi pregiudizi, dimostrando la ricchezza culturale, la bellezza naturale e il potenziale economico del Sud.                                   

Il Vertice del G7 non solo offre un’opportunità di cambiamento culturale, ma anche significativi benefici economici per la regione. La presenza di leader mondiali, diplomatici e giornalisti attirerà l’attenzione su imprese locali, prodotti tipici e attrazioni turistiche, generando un impatto positivo sull’economia locale.

Il Vertice dei Leader del G7 in Puglia è un momento storico, segnando una svolta nella percezione e nell’importanza assegnata a questa regione.                               

La scelta di ospitare un evento così prestigioso dimostra che il Sud non è più destinato a essere considerato solo come una terra di stereotipi, ma come un luogo importante per la crescita economica e la cooperazione internazionale.

 

 




Vittorio Emanuele Orlando: un convegno ne ha ricordato le grandi capacità.

Sulla esimia figura di Vittorio Emanuele Orlando ci risponde il Prof.  Avv. Salvatore Sfrecola, Patrocinante in Cassazione, già Presidente di Sezione della Corte dei conti, Presidente dell’Associazione Italiana Giuristi di Amministrazione.

 

Venerdì 15 Dicembre, nei saloni dell’Hotel Mediterraneo, un pubblico attento e preparato ha seguito la presentazione del ‘Centro Studi storici, politici e giuridici’, che ha ricordato la figura prestigiosa dello statista Vittorio Emanuele Orlando; ha gestito la riunione il Presidente del centro studi, il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola, Illustre Giurista e Studioso, giornalista e prolifico scrittore. 

 

 

Prof. Sfrecola come mai questo desiderio di riferirsi all’importante figura di Vittorio Emanuele Orlando?

Il grande statista Vittorio Emanuele Orlando – che ha vissuto in un arco di tempo molto importante – ha partecipato attivamente a gran parte della vita politica e sociale d’Italia.  Fu Primo Ministro dall’ottobre 1917 al giugno 1919, ed è passato alla Storia anche per aver rappresentato l’Italia – questa era tra i quattro protagonisti – alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919, a Versailles, unitamente al suo Ministro degli Esteri Sidney Sonnino. La sua era un’attività quasi febbrile, preso com’era a fare di tutto per curare gli interessi dell’Italia e dei suoi Cittadini, tra l’altro fu anche professore di Diritto e membro di quell’Assemblea Costituente che trasformò la forma di governo italiana in Repubblica. Per molti analisti, la sua figura fu anche controversa, in particolare proprio alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919 e per il sostegno da lui inizialmente dato a Benito Mussolini; sostegno ritirato immediatamente dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti.             

La carriera politica di Orlando si concluse a causa dei suoi disaccordi con altri leader mondiali alla Conferenza di Pace di Versailles: una Conferenza che lasciò in molti la forte percezione di aver perso la Prima Guerra Mondiale, nonostante che l’Italia fosse stata ritenuta parte ‘vincitrice’ del sanguinoso conflitto.                    

Annotiamo che a quella particolare Conferenza presero parte David Lloyd George – Primo Ministro Britannico -, il Premier George Clemençau – in rappresentanza della Francia –, Woodrow Wilson – Presidente degli Stati Uniti –

 

Come arrivò a ricoprire l’incarico di Primo Ministro, Orlando?

Orlando – che fu un liberale convinto e coerente – diventò Primo Ministro nel 1917 in seguito all’umiliante sconfitta patita dell’esercito italiano nella battaglia di Caporetto. Guidò con successo un governo di fronte nazionale patriottico e riorganizzò l’esercito, spingendo il paese a un rinnovato impegno nella guerra. Orlando fu un forte sostenitore dell’entrata in guerra dell’Italia e fu incoraggiato dagli incentivi segreti offerti all’Italia nel Patto di Londra del 1915, che prometteva significative conquiste territoriali.

In verità, in quella Guerra l’Italia pagò un altissimo costo, e la disfatta di Caporetto impose un cambio di passo in seno al Governo.  Avvenne così la nomina di Orlando.

Il suo sforzo fu quello di portare alla Conferenza di Parigi del 1919, mentre era in atto un elevato sforzo bellico, così da avere un ‘peso’ maggiore nelle intense trattative intercorse.

 

Come mai l’Italia non raccolse le promesse fatte dalle altre Nazioni firmatarie del Trattato di Londra?

Nel corso dei colloqui di Versailles, un forte scoglio fu rappresentato dal Presidente americano Woodrow Wilson che si mise di traverso sulle richieste Italiane relative alla riconquista dei territori a Est, in particolare dell’importante città di Fiume.  Il contrasto con Wilson comportò un irrigidimento anche delle altre Nazioni partecipanti, che si unirono agli americani nel non fare alcuna concessione all’Italia, così indebolendo il profilo e la stessa forza contrattuale di Orlando che nel Giugno del 1919, con amarezza, dovette rassegnare le dimissioni dall’incarico di Primo Ministro.

Quali collegamenti quindi nel lancio di questa nuova Associazione e il retaggio di Vittorio Emanuele Orlando?

Gli organizzatori del Convegno hanno ritenuto di riferirsi a V.E. Orlando, nella consapevolezza che sarebbe stato utile collegarsi a una figura di alto profilo, tanto per trattare tematiche d’ordine generale che per meglio affrontare quelle attuali. Per noi studiosi, Vittorio Emanuele Orlando è una figura forte, in quanto fondatore della Scuola Italiana di Diritto Pubblico, con la contestuale adozione di un importante e fondamentale Archivio. A Orlando va riconosciuto il merito di essere stato un profondo studioso delle Leggi elettorali; per lui il modello ottimale era quello britannico, e si batté affinché questo fosse ripreso dall’Italia, al fine di garantire rappresentatività e concretezza nel dare forma e sostanza alla volontà dell’elettorato. Ma va ricordato che Orlando – forte della sua veste di insigne e coerente giurista con all’attivo grandi responsabilità politiche e sociali – fu anche uno tra i protagonisti degli incontri con la Santa Sede finalizzati a raggiungere un’intesa che mettesse fine ai contrasti tra Italia e Santa Sede e conclusisi nel 1929 con i famosi Patti Lateranensi.

Il Vostro obiettivo, Prof. Sfrecola?

Insieme agli altri partecipanti a questa iniziativa, contiamo di mettere a disposizione dei Cittadini, degli studiosi e degli storici, la rilevantissima, comune esperienza maturata da ciascuno nell’espletamento di funzioni e incarichi di tutto rilievo.

Ringrazio S.E. il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola per averci concesso questa intervista, ripromettendoci di seguire gli sviluppi della nuova Associazione, nella certezza che i contenuti e le proposte saranno certamente di tutto rilievo.

 

 




Graffi ansiosi

Ansia dall’ANSA.

ANSA. “””Kirby “Gli Usa e l’Europa non possono permettersi la vittoria di Vladimir Putin.

Dopo l’Ucraina potrebbe non fermarsi e minacciare i nostri alleati della Nato” “””.

Mah!

Eppure sembrerebbe il contrario!

La Russia è stata dichiarata obiettivo militare (dopo toccherà alla Cina…), Putin è un’abominevole ‘canaglia’ (sostengono i suoi nemici) e deve essere ucciso, la Russia depotenziata e spezzettata, le sue repubbliche interne devono ribellarsi, le sue risorse naturali possono e devono essere cannibalizzate (proprio perché sono ‘cattivi’…), i suoi fondi presso banche all’estero requisiti…
Ah!… Inoltre né Putin né la Russia possono lamentarsi, avendo invaso una parte di territorio per proteggere le ampie minoranze filorusse colà residenti e dove i suoi nemici dichiarati – vecchi e nuovi – si sono installati peraltro anche militarmente, violando gli impegni assunti con la stessa Russia alla caduta del Muro.

Forse si devono correggere le cartine topografiche che mostrano un robusto anello di basi USA e alleati tutt’intorno a Russia e Cina?

Sono sbagliate le cartine, e quelle basi sono russe e/o cinesi?

O sono “sbagliate” certe dichiarazioni, e certa narrazione ancora più falsa di quanto di falso si possa attribuire a russi, cinesi e ai loro alleati?

Continua a esserci bisogno di Pace.

Ma non c’è n’è volontà, a ovest e dintorni.

O “non è ancora il momento” (‼) o “Putin non deve/può vincere” (‼).

Intanto le armi sgranano il loro rosario di morte, il denaro scorre a fiumi (nelle direzioni sbagliate?), molte nazioni da prospere si stanno svenando non indirizzando a favore dei propri cittadini (affatto sotto minaccia) imponenti risorse finanziarie.

Che scoppi la Pace, alfine!

Che le armi tacciano e vengano smantellate!

Che il mondo conosca un nuovo benessere, alimentato da solidarietà, vera libertà e vera democrazia.

 




Giulia, si aggiungeranno egoismi al dramma?

Oggi, il corpo di una giovane ragazza, brutale vittima di un mix di odio e amore tossico, riceverà l’ultimo saluto terreno.

In una Chiesa Cattolica, un sacerdote celebrerà un rito funebre, una Messa, cui altro non potrà aggiungere che qualche nota strettamente personale di qualche famigliare.

La Messa non è momento pubblico, in cui potersi permettere tiritere sociali o peggio ancora pseudo arringhe politiche.

O, ancor peggio, un funerale non è momento e luogo per dare spazio a manifestazioni di rivendicazione sociale o di qualche genere.

È momento solenne in cui un’anima dovrebbe essere accompagnata nel suo Transito, nel suo passare Oltre.

Accompagnata da pensieri positivi, di amore, di rimpianto, di sollecitudine.

Mi auguro che al dramma del crudele omicidio, della fine di una giovane vita spezzata, non si aggiunga il dramma di piccoli ego che non resistano alla tentazione di approfittare di un gravissimo lutto per farne una ancor più tragica passerella, fors’anche contrassegnata da ipocrisia e scempiaggine.

In silenzio, per te, una preghiera che sgorghi dal cuore, ancora prima che dalle labbra .

Riposa in Pace, Giulia.

Una serenità alfine rischiarata dalla Luce Eterna.




Giulia, senza parole…

I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA: MA…

Al di là dei drammi insiti in ogni episodio di violenza e di morte a causa di atti violenti, ultimamente si nota purtroppo un certo ‘sciacallaggio’, specie quando questi sono cruenti e persino mortali, ovvero quando sono declinati in precise categorie di soggetti.

Insomma, sembra che ci sia sempre qualcuno già predisposto/pronto, specie in combinazione con persone e strutture – a gettarsi su casi ‘particolari’ (ovvero, di ‘particolare interesse’ per lui, ossia ‘strumentali’ a un qualche disegno o a una qualche posizione), gettando quasi sempre sull’ideologico (ma quale?) un avvenimento di cronaca tanto grave quanto luttuoso.

Il che equivale a sminuire lo stesso delitto, parcellizzandone i contenuti, la curiosità, la morbosità, i retroscena come gli effetti, coinvolgendo senza pietà famiglie e affetti, travolgendo ogni diritto di privacy e mettendo sotto la lente speciosa della curiosità più perniciosa la vita di persone che, quantomeno, normalmente, ambirebbero, invece, restare nelle pieghe di quella riservatezza che è strenua difesa di chi debba superare un fortissimo dolore.

Quanto sopra, come se la vittima possa essere vittima di una odiosità sociale o persino di genere: un modo persino sbrigativo di affrontare la cosa.

Ma, se si vuole identificare con precisione il problema, specie al fine di porvi freno e rimedio, non ci si può limitare o fermarsi a questioni limitate al solo ‘genere’. Vediamo sinteticamente la genesi di molti fermenti negativi che percorrono la quotidianità con episodi di violenza.

La conclusione, non può che ricondurci alla FAMIGLIA. Il vero recinto dove continua a permanere l’onere etico e morale di educare e crescere i figli (educazione comportamentale, igiene personale, onestà e correttezza, assenza di volgarità nell’esprimersi, rispetto per i genitori e per chi ci è prossimo, avversione per la menzogna e per chi ruba, ecc.).

Alla scuola vanno altri compiti essenziali: insegnare a leggere e a scrivere (ma anche a tenere correttamente in mano la matita o la biro!), la lingua italiana e la sua letteratura, la matematica, la storia (e non pagine di ‘storielle’ scritte su testi inaffidabili e di parte, che anni fa sarebbero stati gettati direttamente nella spazzatura!), la geografia, le scienze, le lingue straniere, arte o disegno, e quant’altro: sostanzialmente rafforzando, e mai confliggendovi, l’insegnamento genitoriale impartito in seno alla FAMIGLIA (non genitore 1 o 2 o 3: ma FAMIGLIA, con tanto di padre e di madre, ciascuno competente in particolari funzioni ed entrambi concorrenti al mantenimento, crescita ed educazione della loro prole).

Nel giuoco delle parti, la Scuola, di Stato o privata, aiuta offrendo gli idonei supporti logistici e di contenuto umanistico e scientifico, di formazione o di avviamento a una qualche forma di professione/lavoro: ma la scuola non può né deve sostituirsi – ovvero, esserne tentata, ai genitori, alle FAMIGLIE degli allievi e alla sua funzione. Funzione, sia detto chiaramente, che una cancel culture distruttiva e persino dissennata, bieca e furiosa, cerca di smantellare e alfine demolire a tutti i livelli, depotenziandone ruoli e funzioni. Una cancel culture, al netto degli alibi che pretestuosamente l’ammantano, il cui scopo è quello di sostituire valori e tradizioni pregresse, proprio quelli che hanno consentito il progresso dell’Umanità, definiti tout-court superati e desueti.

Lo scopo degli allievi che frequentano le scuole, è quello di frequentare per apprendere, nel modo più completo, da insegnanti che impartiscano loro cultura e scienza in modo obiettivo e assolutamente depurato da personali contaminazioni ideologiche: insegnamenti e competenze che li devono preparare ad affrontare la vita. Giovani che siano protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e non zombie rincitrulliti da abuso di smartphone, prostrati dall’uso di droghe, persino annoiati da una sessualità sempre più precoce e disinibita, ma poco capaci di esprimersi correttamente e di comunicare tra di loro. Ed è proprio su questo terreno squallido, rovinato e contaminato che il male e la violenza mettono le loro radici.

Ora, quegli agitatori/inquinatori che amano porre periodicamente le masse di fronte a problemi non sempre autentici e reali, hanno tirato fuori dal cilindro questioni legate in modo chiaramente ideologico e strumentale a un presunto ‘patriarcato’ (da smantellarsi, sembra ovvio: ma, ove esistesse, a favore di cosa?), facendo scadere situazioni violente e omicide a crimini di genere.

Il che è profondissimamente errato e falso. Occorre che con grande rapidità, abbandonate anguste visioni ideologiche idonee a suscitare mobilitazioni qualunquiste, la politica, di concerto con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura, dia un nuovo ‘registro’ alle norme di legge vigenti.

Non per dequalificare; anzi persone, sarebbe opportuno collocare senza remore ogni forma di delitto e violenza nella categoria degli omicidi e dei tentati omicidi, determinando pene ampie e definitive: non suscettibili di alcuna riduzione.

Poi, nel contesto di tale tipo di reati, andranno applicate le aggravanti: se il reato avviene contro soggetti non in condizioni di resistere o contrastare la violenza/forza omicida, peggio ancora se di sesso femminile, minori, anziani e invalidi, malati, e quant’altro.

Denunce immediatamente affrontate dalla Forze dell’Ordine con contestuale coinvolgimento della magistratura; escussione immediata del denunciato e del denunciante; custodia cautelare domiciliare con applicazione di braccialetto elettronico in attesa dell’esito delle indagini; diffida a tentare direttamente e/o indirettamente ogni contatto con la potenziale vittima; e, nei casi, fin da subito particolarmente severi, obbligo di dimora in un diverso centro abitato.

Queste, e non solo – peraltro in ipotesi – le misure di rafforzamento per contrastare crimini di tale natura.

Laddove, poi, possano sorgere situazioni più complesse – dove siano presenti questioni legate a droga, meretricio, ricatto (sessuale e non),abuso di credulità e riti orgiastici/satanici – l’attenzione degli inquirenti deve moltiplicarsi.

Ma soprattutto occorre intensificare la campagna informativa comportamentale, tesa a far adottare determinati comportamenti a chi possa essere oggetto di tentativi di violenza/molestie/sopraffazione. Dalle cautele da adottare nelle frequentazioni, alle attenzioni da adottare nelle fasi di rientro nelle proprie abitazioni e quant’altro: di prudenza, non è mai morto nessuno, ma di spavalderia e superficialità certamente sì.

Tra queste cautele, prima tra tutte il non accettare ‘incontri chiarificatori’ o altro di simile: una volta che un vaso si rompe, tale resta per sempre; al di là di ogni possibile buona volontà.

Infine, ricordo che le responsabilità legate ad atti delittuosi sono d’ordine PERSONALE, e il Codice non contempla alcunché che possa essere attinente al GENERE di chi tali atti possa commettere ovvero subire.

Cerimoniali di varia natura, anche importanti e sulle piazze, servono a poco: forse a sensibilizzare, a colpire per un breve periodo; ma, se ci si deve mobilitare, che lo si faccia per misure concrete, strutturali, idonee a circoscrivere e risolvere in modo rapidissimo.

Anche perché se si parlasse ancora di ‘patriarcato’, bisognerebbe affrontare anche la quaestio ‘matriarcato’.

Sempre che l’obiettivo degli agitatori/sobillatori possa essere solo questo e non piuttosto la preparazione a un attacco alla religiosità: a quella dei ‘Patriarchi’ e del ‘Patriarca’ per eccellenza, Dio.

Certo è che negli ultimi 15-12 anni, la Donna ha modificato molte delle sue posizioni, recuperando sull’Uomo, perdendo spesso in femminilità e assumendo comportamenti di tipo maschile; per contrappunto, l’Uomo si è alquanto effeminato compensando malamente tale affievolirsi degli schemi psicologici e sociali legati alla propria stessa vis e sessualità.

Conquiste? Mah! Forse…!

Ma sicuramente alcuni obiettivi avrebbero dovuto comportare processi sociali di tipo paritario: a partire da stipendi e salari.

Ci sono fenomeni comportamentali che, al di là di gelosie, immaturità, scarsa consapevolezza e debole coscienza, coinvolgono le fortissime tensioni di una società che non sa garantire il lavoro, la dignità del vivere, stabilità ed equilibrio sociali.

Correttamente, i TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA hanno purtroppo un solo nome, VIOLENZA; e la violenza non è diversa se la vittima sia un uomo o una donna, se si uccida un cane, o un elefante, o se si schiacci una formica o si abusi un bambino.

Non ci sono percorsi preferenziali per mobilitarsi o indignarsi: i percorsi sono, devono essere, gli stessi.

E i problemi seri, devono essere affrontati seriamente: non ci sono morti di serie A e morti di seri B.

 




Ricostruzione Ucraina: Angelo Sinisi.

 Oggi, intervistiamo l’Ing. Angelo Sinisi, esperto Economista, Manager di ’’Tales of Angels” (asociatiatalesofangels.com), Confindustria Romania Associative Development  (https://confindustria.ro/), PhD Profesor Asociat Selisun University https://www.uniselinus.education/, da molti anni residente in Romania, anche lì conosciuto e apprezzato per le sue doti professionali e le sue qualità umane, nonché punto di riferimento per molti connazionali della comunità Italiana in Romania.                                  

Abbiamo avuto la possibilità di porgli qualche domanda, maturata nel corso di una gradita chiacchierata, e qui di seguito riportiamo le relative sue considerazioni, con focus su quella che potrà essere il processo di ricostruzione in Ucraina, una volta che le devastazioni della guerra potranno aver termine.                                 

La prospettiva di una ricostruzione in Ucraina è un argomento di grande rilevanza, e il parere di un consulente Ingegnere ed Economista internazionale come il dott. Angelo Sinisi, impegnato in progetti a livello internazionale, è certamente interessante, e utile da considerare oggi come per il futuro.                      

La ricostruzione di un paese devastato com’è oggi l’Ucraina, sostiene con autorevolezza l’Ing. Sinisi,  rappresenterebbe un’opportunità per la sua ripresa economica e potrebbe anche avere impatti significativi a livello europeo.                                                                                          

Iniziamo esaminando gli aspetti economici.

È innegabile che una massiccia ricostruzione in Ucraina richiederebbe una vasta quantità di risorse: dalla costruzione di infrastrutture all’approvvigionamento di materiali da costruzione, all’impiego di manodopera specializzata.

Ciò  certamente porterebbe a livello europeo a un rilevante incremento della domanda di tali risorse, con il potenziale rafforzamento di un rialzo dei prezzi.

L’Europa potrebbe vedere un’esplosione dei prezzi dovuti alla crescente domanda di materiali da costruzione come acciaio e cemento, così come, conseguentemente, potrebbe esserci una pressione al rialzo sui salari dei lavoratori qualificati.

Questo determinerebbe di per sé un riallineamento, con un aumento dei costi per le imprese europee, influendo sull’inflazione.

Inoltre, un prevedibile export aggressivo in Ucraina potrebbe causare carenza di prodotti in Europa, poiché le risorse disponibili, in attesa di essere nuovamente calibrate per soddisfare l’incremento improvviso della domanda, al subentrare dell’auspicata azione di pacificazione, verrebbero dirottate verso il mercato ucraino.

Ciò potrebbe creare un ulteriore impatto sui prezzi e sulla disponibilità di beni.                                                       

Dal punto di vista immobiliare, è possibile che la domanda di materiali da costruzione sia così elevata da far aumentare notevolmente i prezzi, rendendo la costruzione onerosa.   

Tuttavia, è importante notare che questo scenario dipenderebbe dalla dimensione e dalla portata della ricostruzione in Ucraina: con tutta evidenza, variabile oggi non disponibile.  

Riguardo alle distanze, l’Ucraina non è così lontana dall’Italia, ma la logistica e il trasporto dei materiali ed eventualmente della manodopera non dovrebbero comunque costituire un serio problema, tenendo peraltro presente le incertezze del trasporto marittimo che  potrebbe subire ulteriori complicazioni dovute a questioni geopolitiche. 

Per quanto riguarda l’Italia, potrebbe essere esposta a una crescente pressione sui prezzi e ad una carenza di materiali da costruzione: tali da poter influenzare negativamente il settore edilizio e altri settori ad esso collegati. 

In generale, è importante considerare che questa è una prospettiva al momento teorica e molte variabili potrebbero influire sugli sviluppi futuri: così che la ricostruzione in Ucraina potrebbe effettivamente avere un impatto sull’Europa, la cui portata, natura e durata, dipenderanno da molti fattori, tra cui la dimensione della ricostruzione, la disponibilità di risorse e la capacità di gestire l’incremento della domanda, ha sottolineato l’Ing. Angelo Sinisi. 

Il tutto, tenendo in evidenza l’indeterminatezza attuale dei possibili costi prevedibili per tali opere. 

Elementi e commenti molto utili, quelli di cui sopra, e per i quali abbiamo ringraziato l’Ing. Sinisi anche a nome dei Lettori di BETAPRESS, ripromettendoci di tornare con lui sul tema allorché la situazione inizierà a palesare segnali certi e affidabili di miglioramento.