E’ sempre meglio ricordare…

Oggi si celebra IL GIORNO DEL RICORDO.

Una solennità dedicata a ricordare le vittime dell’odio, italiane, gettate vive o moribonde dagli jugoslavi di Tito nelle crepe carsiche dette ‘foibe’.

Gli oltre 350.000 italiani, profughi di quelle terre, spinti alla fuga dalle loro terre cadute in mano dei comunisti titini, dovettero abbandonare ogni cosa, dirigendosi in massa verso l’Italia.

È Storia che troppi furono gli italiani, intrisi e corrotti dall’ideologia comunista, che negarono ogni aiuto: persino negando la sosta nelle stazioni, negando l’acqua ai bambini e agli anziani, a tutti.

Drammi collettivi e individuali leniti – nel tempo, e solo in parte – dallo slancio e dalla generosità di Italiani che aiutavano altri Italiani, più sfortunati di loro.

Quanti uccisi così barbaramente e gettati nelle foibe, furono ritrovati alcuni anni dopo, e il recupero dei corpi suscitò dolore e sdegno negli Italiani. Il governo italiano insediatosi nel dopoguerra si era impegnato a corrispondere aiuti a quanti tutto avevano dovuto abbandonare in mani nemiche. Ma la “pratica” è ancora aperta, nonostante gli impegni solenni.

Quelli che sono qui sotto riportati, sono i pensieri di un Italiano, legato da sentimenti patri e famigliari a quegli Italiani cacciati da terre italiane cedute a mani ostili e avverse.

Le sue lucide, scarne ma pesanti parole, sono frutto dei suoi ricordi diretti: scavano drammaticamente, ancora oggi, l’animo di chi legge condividendo sofferenze e delusioni di altri nostri Fratelli Italiani.

Ma anche una ricorrenza solenne che deve aiutarci a cacciare dalle menti, dai cuori, dalle labbra, la parola “”guerra””: fin troppo frequentemente usata, in questi ultimi tempi.

Occorre lavorare per la PACE, respingendo ogni tentativo di fare passare le guerre ora come buone ora come cattive.

Le guerre tali sono, con tutti ciò che di tragico e luttuoso trascinano con sé.

L’Italia ripudia la guerra, recita solennemente la nostra Costituzione: ma la guerra, ogni guerra, è un puzzle composito, con mille sfaccettature.

Deve invece SCOPPIARE LA PACE, riconducendo gli Uomini dall’odio (troppo spesso immotivato) verso un Amore Universale condiviso con animo fraterno.

Questo è l’unico modo degno per celebrare le vittime di tutte le guerre. Che il grido possente MAI PIÙ GUERRE salga possente nel Cielo, riecheggiando di valle in valle.

 

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Mio bisnonno, italiano d’Istria, fu deportato sotto l’Austria nel campo di Katzenau, vicino Linz

Mio zio, della Regia Marina, rifiutandosi di collaborare coi tedeschi fu deportato allo Stalag B, tra Germania e Polonia.

Mia mamma, perché espresse compiacimento per Trieste italiana, fu incarcerata dalla polizia politica Yugoslava, la famigerata OZNA.

Mio padre, fuggito in quanto italiano dalla Yugoslavia, è stato sbattuto tra un campo profughi ed un altro fino ad arrivare nell’orfanotrofio di don Orione, a Roma.

Io e mia sorella, coi miei genitori, abbiamo vissuto al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma in una casa popolare di 48 mq per 30 anni.

Non una vita, ma tre generazioni in salita.

Antonio Ballarin




SEI DOMANDE AD ANGELA UGLIOLA (alias, NJADYR HELGRINDR)

 

D – Angela, nel suo commento in quarta di copertina del suo nuovo libro Esoterismo e Follia, in uscita a Febbraio 2023, per i tipi di Psiche2, leggiamo «La “vita è dunque un gioco di Follia” comunque la si voglia intendere. L’universo è mentale e pertanto è folle egli stesso. Ci vuole una grande Follia per riconoscere tale assunto e altri e diversi gradi di Follia per restare ciechi di fronte all’illusione più grande di tutte: ciò che viene comunemente considerato Vita. In questo mi ritengo doppiamente folle». Direi che è una presentazione e una sottolineatura sintetica quanto ricchissima di contenuti: forse non basterebbero decine di libri ad analizzarla in ogni suo segmento, sfaccettatura, ma credo che lei intenda offrire delle nuove e diverse chiavi di lettura, e quindi un diverso approccio.

R – Nella stessa Introduzione alla lettura del testo, mi ha fatto piacere ricordare la sintesi di un pensiero di Thomas Mann: “Lo sforzo della psicologia del profondo (…) è allo stesso tempo uno sforzo fatto per penetrare nell’infanzia dell’umanità, nel primitivo, nel mitico”.

Oltrepassando la visione comune che si ha di Follia, e discostandomi dall’accomunarla integralmente alla pazzia, ritengo che indagare sulla stessa implichi ricercare le più antiche radici dell’umanità. Studiarne la storia, comporta il rivelare il pensiero più intimo dell’uomo e il suo rapporto con la ragione e il divino nel corso dei secoli. Infine, scrutarne le tipologie aiuta a comprendere le potenzialità dello spirito e le aberrazioni dell’anima poiché per raggiungere Follia occorre sondare i confini più estremi della natura umana.

La Follia è dunque parte integrante dell’essere umano, ed è così radicata in esso che diviene impensabile poterla estirpare dal singolo uomo o dalle società in cui esso vive. Ciò che di lei possiamo dire, con quasi assoluta certezza, è che essa attinge ad un Abisso profondo e sconosciuto, corrispondente al Caos degli inizi filosofici, ad un mondo lontano dall’universo della ragione in cui l’uomo è solito dimorare.  L’uomo non conosce tale fonte originaria a cui la ragione tenta di dare una forma tramite il pensiero, i simboli, le parole, i miti. L’Intelletto ama e definirla irrazionale, inconoscibile, e il vero grande mistero sarebbe da ricercare non soltanto nella natura della stessa ma nella capacità della coscienza di arginare le forze tenebrose, primitive, sconosciute e caotiche sepolte ivi sepolte. E, allorquando l’argine cede, si apre un varco tra le forze della ragione e quelle oscure della psiche profonda; la Follia vi fa capolino, concedendo alle seconde di muoversi come un fiume in piena, la cui forza travolgente rischia di disgregare irrimediabilmente i baluardi      –     ma anche i limiti – della coscienza.

 

D – Converrà che la tematica è estremamente seria quanto ampia e variegata, non alla portata di tutti – salvo il volersi concentrare nell’approccio e nel suo dipanarsi -: qual è la differenza tra ‘follia’ e ‘pazzia’?

R – Grazie per la domanda che ritengo più che pertinente. Certe tematiche vengono normalmente affrontate con un linguaggio il più delle volte accademico o criptico e, dunque, lontano dall’uomo comune. È mia intenzione cercare invece di affrontare determinati argomenti con un linguaggio alla portata di chiunque voglia realmente conoscere il significato profondo dell’esoterismo, senza tralasciare un approccio tecnico e che ci riconduca, in questo specifico caso in cui si narra di follia, alle recenti scoperte delle neuro-scienze.

Per dirla con i toscani, fini ma anche pratici pensatori, la follia va intesa come creatività fuori dalle regole istituzionali, un immenso potenziale, sconosciuto ai più, che non sempre sfocia nella patologia. Mentre la pazzia è una malattia mentale, colma di solitudine e abissale sofferenza.

Ricordando l’etimo del termine folle (dal latino follis: pallone gonfio d’aria), possiamo dire che esso sta a identificare – in modo non di rado spregiativo, anche se profondamente ingiusto – una persona bizzarra, che manifesta le proprie emozioni in maniera eccessiva, ma soprattutto dotata di poco senno o di un criterio di valutazione del tutto singolare e personale.

A questo proposito, trovo significativo citare una riflessione di Michel Foucault nella sua ‘Storia della Follia nell’età classica’, che ci riporta al senso profondo di Follia: “Da ogni parte la follia affascina l’uomo. Le immagini fantastiche che essa suscita non sono apparenze fuggitive che spariscono in fretta dalla superficie delle cose. Per uno strano paradosso, ciò che nasce dal più singolare delirio era già nascosto come un segreto, come una verità inaccessibile, nelle viscere della terra. Quando l’uomo dispiega l’arbitrarietà della sua follia, incontra l’oscura necessità del mondo; l’animale che ossessiona i suoi incubi e le sue notti di privazioni è la sua stessa natura, colei che metterà a nudo l’inesorabile verità dell’inferno; le vane immagini della cieca stupidità sono il grande sapere del mondo”

 

D – Angela, i contenuti del suo libro, nonostante l’apparente leggerezza nell’esposizione – quasi a voler prendere per mano il Lettore – propongono scenari persino audaci. “E se Follia è l’inabissarsi della coscienza, la corruzione della capacità di vedere il mondo e l’isolamento nel delirio allucinatorio, si è davvero sicuri che tali stati appartengano solamente al “malato di mente”?”

R – Sebbene la razionalità possa indurci a rispondere affermativamente, questo testo vuole essere un invito alla riflessione. Per farmi comprendere meglio, vi pongo un’ulteriore domanda: esiste una reale differenza tra un folle inconsapevole di sé e un essere umano che volontariamente ed altrettanto inconsapevolmente resta prigioniero dei propri limiti, dei propri pensieri, delle proprie passioni, delle proprie illusioni, delle proprie false certezze, incurante dell’esistenza di una Verità Suprema che – in quanto tale – è impossibilitato a rincorrere? Ogni essere umano rischia di venire travolto, in modo peraltro improvviso quanto imprevisto, da un’ondata di inconscietà: ciò accade allorquando non riesce a domare ed a tenere a freno le potenti e distruttive forze che risiedono in lui, e che si manifestano tramite emozioni e pensieri incontrollati, piccole fobie, nevrosi, ossessioni, false convinzioni, bigottismo e reazioni a volte ingiustificate. In ognuno di noi dimorano i due cavalli di origine platonica che tirando in due direzioni opposte generano un profondo conflitto oltre a una profonda frattura tra il mondo noumenico e quello fenomenico.

Se è dunque inconfutabile che la follia appartenga ai folli, è altrettanto vero che non esiste uomo che non sia stato sfiorato da lei almeno una volta.

 

D – Citando Erasmo da Rotterdam, nel suo celeberrimo ‘Elogio della Follia’, questi scriveva “La vita umana non è altro che un gioco di follia”.

R – Quante volte, proprio come tracciava Euripide parlando di Medea, si è avuta la sensazione di sapere con una lucidità spaventevole cosa fosse giusto fare ma una forza più forte ci ha sospinti nella direzione opposta e persino contraria.

“So quanto male sto per fare ma la passione dell’animo – che è causa delle sciagure più grandi in questo mondo – la passione dell’animo è più forte in me della ragione”.

È possibile dunque affermare che esiste qualcosa di profondo e nascosto dentro la psiche dell’uomo che rischia di farlo sprofondare in ogni momento nel profondo baratro della ‘follia distruttiva’, ossia della pazzia. Solo pochissimi uomini sono stati, e sono, in grado di tenere a freno queste potenze primordiali, comprese le quali si giunge all’essenza stessa della natura dell’uomo. Mi riferisco ai mistici, ad alcuni grandi iniziati, ai Poeti, ai Profeti…

Così il filosofo Karl Jaspers descrisse, nel suo ‘Genio e Follia’, queste forze primordiali, trattando sulla follia di Horderlin: “La questione si pone altrimenti: ora il pericolo minaccia lo stesso poeta, ne può essere schiacciato, mentre il suo compito è proprio quello di trasmettere agli uomini, con la sua opera, ciò che di mortale vi è nel divino (…) Come Dioniso, che, nato da Semele colpita dal fulmine di Zeus, trasmette il fuoco divino ai mortali nella bevanda benefica, così il poeta accoglie la folgore divina e offre, sotto forma di canto, ciò che sarebbe mortale senza questa trasmutazione”.

Il Poeta rende quindi accessibili agli uomini le potenze primordiali, quelle creatrici del tutto, senza che queste possano disintegrarne l’Io tanto caro, quanto perituro, degli stessi.  Mi riferisco alla Poesia leale ed originaria, la stessa che animò i versi di Omero, Esiodo, Sofocle. Quella che ispirò Horderlin, Strindberg, Goethe, Voltaire, per citarne soltanto alcuni. La stessa che, tramutata in arte, si ritrova tra le trame delle tele di Van Gogh, o nella musica divina di Mozart, Hoffmann e Beethoven, o nelle formule matematiche di Newton, Cardano ed Einstein.

Poesia può dunque accedere alla Follia. Follia, dal canto suo, qualora approdi alle vette più alte, diviene potenza creatrice nonché portavoce di una verità che non alberga nelle menti umane. Qui la “pato-logia raggiunge la sua essenza che non è da cercare nella malattia, ma in quel patire (pathos) che si fa parola (loghia)”.

Le indico un fil-rouge da seguire: Poesia scaturisce da Follia, creando un legame sottile e impalpabile quanto prorompente e saldo, tant’è che per comprendere la seconda si è tentato di sviscerare la prima, essenza stessa della natura umana e delle sue origini. Sono state utilizzate alcune Opere come tramite, le stesse che hanno tentato di dare un nome all’inconcepibile rivestendolo di personaggi, eventi, passioni e ricordi. Sono le Opere di Poeti, Profeti e Veggenti, i soli che, avendo conosciuto l’essenza di Follia, poterono accedere ai sacri versi in maniera ispirata e genuina, divenendo la “scienza dell’uomo segreto”.

I Miti che sgorgano da Poesia, lungi dall’essere mere allegorie o banali metafore di fenomeni cosmici o antropologici, diventano espressioni profonde delle immagini primordiali che reggono la nostra Realtà, la nostra struttura interiore. Essi dimorano all’interno dell’Anima del Mondo – quell’Anima Universale, nota come Anima Mundi, il cui concetto si ritrova nel Timeo di Platone – sono un tutt’uno con essa e, tramite le immagini archetipiche, ne spiegano l’archetipo stesso nel suo incessante operare.

 

D – Angela, lei ci sta già accompagnando, tenendoci prudentemente per mano, in questo ‘viaggio’ rappresentato dalla lettura del suo nuovo libro, con lo stesso spirito che Virgilio dovette avere con l’Alighieri… Ci spieghi ancora…

R – Conseguentemente a quanto precede, il Folle diviene un uomo in grado di forzare i limiti della propria coscienza per accedere là dove i più non osano gettare neanche lo sguardo e, oltrepassando i confini della propria mente, potrà sperimentare abissi spaventosi o visioni estatiche.

Il fenomeno della Follia, alla luce di quanto espresso, può essere osservato come un’entità clinica che sfocia nella psicopatologia, oppure come una dimensione più profonda, un processo che sottende alle attività umane e che, sebbene venga spesso messo a tacere, concerne la stessa natura spirituale dell’essere umano. La verità – per dirla con Nietzsche, nel suo “Aurora” – è che “quasi ovunque la follia apre la strada al nuovo pensiero”, o, per citare A. Gide, “le cose più belle sono quelle che la pazzia suggerisce e la ragione scrive.” La mediocrità sembra invece essere divenuta la cifra connotativa della nostra normalità, mentre l’autentica Poesia è diventata così estranea che l’accesso alle realtà spirituali ci viene spesso negato. La psichiatria, dal canto suo, dando un nome a tali eventi sovrumani, ha tentato di spiegare l’inspiegabile e, definendo la malattia, crede di averne penetrato l’essenza e di averne svelato ogni arcano. Follia non può essere spiegata dalla Ragione in quanto non può essere conosciuta guardandola dall’esterno. Forse si può tentare di raccontarla, ma fino a che si userà la razionalità per narrare Follia si cadrà nel paradosso di una ragione sovrana adoperata per spiegare ciò che trascende la ragione stessa. Sarà la sbrigativa e definitiva relegazione, nel XVIII° secolo, della Follia, purtroppo sovrapposta in modo confuso e arbitrario con la Pazzia, a malattia mentale, a far sorgere una profonda spaccatura tra Ragione e Follia. Per contro, nel mondo moderno, sebbene i progressi fatti nell’analisi clinica, permane una zona oscura sul fronte di Follia, una zona poco battuta dai non iniziati, specie sui piani del ‘sottile’, che continua a ingigantire il baratro tra gli ‘insensati’ e il mondo cosiddetto ‘normale’. Specie in un mondo dove la parola ‘normalità’ viene fatta risuonare in un modo anomalo e perverso. Oramai non si parla più realmente con i folli, o forse non si è mai realmente parlato con essi e, citando Foucault, “il linguaggio della psichiatria, che è monologo della ragione sulla follia, non ha potuto stabilirsi se non sopra tale silenzio”.  Per ultimo, desidero soffermarmi ancora sull’etimo della parola ‘follia’, da ‘follitatem’, un vocabolo coniato durante il periodo medievale; follitatem, traducibile con “sacco pieno di vento”, riporta ad un essere che ha perduto qualcosa, che è pieno soltanto di aria e, conseguentemente, “di Vuoto”.

Il ‘matto’, nella sua concezione di ‘testa vuota’, può toccare l’alito divino, il suo respiro, fino a diventare un ‘posseduto del dio’, inusuale portatore di Verità. È colui che diviene consapevole del Vuoto che regge la nostra realtà, un vuoto destinato a tingersi di miriadi di immagini prodotte della mente stessa.

 

D – Angela, una sintesi finale?

R – In questa opera ho voluto indagare Follia, cercando di offrirle una panoramica se non completamente nuova almeno innovativa. I primi capitoli sono stati dedicati alla sua storia, alquanto maestosa e significativa, perché è solo conoscendone la storia che si possono comprendere le varie sfaccettature di cui è stata rivestita, concezioni non solo contrastanti ma, delle volte, assolutamente antitetiche. Tale analisi mi ha permesso di comprendere come, in Lei, gli opposti coincidano e come non esista una definizione umana che non gli appartenga. Solo, nel corso dei secoli, a ciascuno è stato dato di vedere uno, o soltanto alcuni, dei suoi aspetti nell’incapacità di realizzare che, di fatto, Ella li conglobava tutti. Essi non erano che una parte della sua immensa complessità, quella che narra della totalità dell’uomo, dai suoi aspetti più concreti e lapalissiani fino a quelli più eterei e trascendentali. Una complessità che deriva dall’essere parte della Psiche dell’uomo, dall’essere la Psiche stessa dell’uomo. Per comprendere quest’ultima ho citato alcune delle principali cosmogonie del mondo occidentale per mostrare come, al di là dei nomi e delle allegorie, tutto è uno, e che la Verità va oltre le divisioni.

Per il tramite delle vicissitudini di alcune deità, ed eroi, ho indagato la natura umana, narrato dei suoi vari aspetti psico-energetici, gli stessi che reggono le strutture attraverso le quali si può tentare, sebbene da lontano, di raccontare Follia.

Nel prosieguo, ho voluto raccontare da vicino le storie di noti personaggi che hanno lasciato una profonda traccia nella storia per le loro opere o teorie, narrando della loro schizofrenia, quella malattia invalidante che delle volte ha portato ad un epilogo distruttivo e irrimediabile.

Successivamente, sono state analizzate le tappe di un percorso iniziatico, e illustrate, per il tramite di quegli stessi meccanismi che spiegano la pazzia, le caratteristiche della medianità e della veggenza, al fine di svelare i punti in comune con la schizofrenia e far comprendere che è in essa che molte potenzialità o virtù, considerate paranormali o fantastiche, giacciono, ed è per il tramite di essa che si possono sfiorare altre dimensioni altrettanto reali che questa.

Ho, finalmente, tentato di raccontare delle diverse forme di Follia, per mostrare come non tutte competano alla psichiatria. Primariamente la Follia della ragione, o come si ama chiamarla, la Follia dell’Ego, quella che accomuna ogni singolo uomo, sia esso sano o insano. Quella collegata alla mancanza di forza, virtù e volontà, quella scaturente dai condizionamenti e dalle sovrastrutture mentali. Questa si è insinuata nella società come il peggior veleno di ogni tempo ma l’uomo, nella sua cecità, non è consapevole di esserne affetto. Dopo aver passeggiato tra le sue trame e i suoi inganni sono giunta, per il tramite di Hermes, il dio mercurio dei greci, nei meandri della follia iniziatica per approdare, infine, nelle terre della follia mistica, il punto più estremo ove possa giungere l’esperienza umana.

 

Ringraziamo Angela Ugliola – meglio nota con lo pseudonimo di Njadyr Helgrindr – per questa particolare e significa intervista, incentrata sul suo ultimo libro ‘Esoterismo e Follia’, ringraziandola per quei lampi di luce con cui ha saputo illuminare una tematica ardua e particolare, più agevole solo per chi abbia già le giuste percezioni, le giuste sensibilità.

Quanto elaborato con passione e competenza da Angela, non può e non deve essere letto o apprezzato con frettolosità, ma fatto proprio a ‘piccoli sorsi’, e non può essere confuso né con altre fenomenologie tipo ‘occultismo’ o ‘stregoneria’ o quant’altro di negativamente assimilabile: si tratta, invece, di un approfondito studio che non esita ad affrontare con coraggiosa e agevole incisività tematiche persino ‘scomode’ o – quantomeno – di non comune trattazione per la profondità e la preparazione necessaria.

 

Qualche nota…

 

Njadyr Helgrindr (pseudonimo artistico della scrittrice Angela Ugliola) sin dall’adolescenza viene attratta dal rapporto dell’uomo con il sacro, così da interessarsi con passione di psicologia, parapsicologia e filosofia.

Successivamente, ma oserei dire ‘conseguentemente’, si avvia lungo un percorso di approfondimento e studio delle discipline esoteriche, appassionandosi in particolare di ermetismo, cabala ermetica e numerologia.

A questo suo percorso di maturazione e crescita interiore, Angela ha unito il crescente desiderio – divenuta ferma volontà – di contribuire a diffondere la cultura iniziatica, riportando l’attenzione sulle antiche tradizioni esoteriche i cui antichissimi insegnamenti, spesso velati da desuete allegorie e oscuri simbolismi – ma anche da interpretazioni talvolta temerarie e altre volte frutta di banalissimi copia-incolla -, necessitano di un nuovo approccio e di un linguaggio vicino alle persone desiderose di ‘conoscere’,  di ‘crescere’ in un percorso di serena evoluzione.

Per meglio perseguire tali obiettivi, nel 2018 fonda il “Madame Mabel 1860”, conosciuto e apprezzato nella Torino appassionata di magici incanti come “Il Salotto della Strega”, il primo e unico ritrovo per gli appassionati di esoterismo in Italia: luogo ove cultori e appassionati delle materie possono dialogare e confrontarsi in modo aperto, costruttivo e anche ricco di entusiasmo. Angela non poteva non essere appassionata anche dei Tarocchi. Considera il Tarocco uno degli strumenti tramite il quale sondare l’animo umano, essendo lo stesso un “mutus liber” all’interno del quale è racchiuso il mistero dell’uomo.

Sviluppa un proprio metodo di insegnamento, che porta avanti attraverso l’Accademia “La Via del Simbolo”, basato sullo studio degli archetipi in esso contenuti, il proprio percorso iniziatico e la psicologia che guarda al divino. Cofondatrice del “Museo della Stregoneria Contemporanea” presso il “Madame Mabel 1860” di Torino, è docente presso l’ A.I.M.E. (Accademia Iniziatica della Magia e dell’Esoterismo).

È anche conduttrice, presso SkyValue24, della trasmissione esoterica “Il Salotto della Strega”.

Autrice di numerosi elaborati di studio e approfondimento, ha scritto anche “I Tarocchi come Via Iniziatica – L’Opera del Carro: dall’Opus alchemica alla Merkavah”, edito nel 2021 per i tipi di Psiche2.

 

 




Meloni ed il metaverso dell’ingovernabilità

Mi ero ripromesso di fare alcune riflessioni, trascorso un minimo di tempo dall’insediamento del nuovo Governo Meloni.

Condividevo gli iniziali entusiasmi auspici di una svolta riequilibratrice, ma lo stato in cui versava complessivamente l’Italia era molto serio: tanto da far ritenere la situazione seriamente compromessa.

Troppo.

Così ho preferito attendere, volendomi basare tanto su fatti squisitamente interni, che su ogni mutamento sullo scacchiere internazionale.

Al Governo è andato un ampio consenso popolare in fase elettorale: fidandosi degli impegni preelettorali fin troppo chiaramente espressi, il corpo votante aveva chiaramente delegato una funzione di discontinuità con la precedente politica, principalmente nei settori sanità, istruzione, economia e finanza, lavoro, pace, congrua politica energetica, tutela e rispetto della Costituzione e dei diritti individuali specie se insopprimibili e inviolabili, e – infine – tutela delle frontiere e adozione di una politica ‘migratoria’ di tutela e salvaguardia.

Desidero chiarire ancora una volta il trucchetto dialettico creato da certa intellighenzia (sic!) non solo italica, circa l’utilizzo del termine e quindi del concetto di “migrante”.

Mai termine fu tanto impropriamente adottato: le rondini ci insegnano che gli uccelli ‘migrano’ in determinate stagioni, per poi tornare al luogo precedente, in una spola continua preparata loro dalla Natura; ci sono poi gli ‘emigranti’, come milioni di nostri connazionali, che hanno lasciato e ancora lasciano la loro terra d’origine e la propria Nazione per trasferirsi all’estero (e non si sa se e quando ritorneranno nella Patria d’origine); ci sono gli ‘immigrati’ che vengono lecitamente nel nostro Paese, e che spesso sono abili nel costruirsi posizioni economiche e sociali degne e di tutto rispetto (e il riferimento allo scandalo in corso, legato ai facili guadagni – e relativa rete di connivenze – di talune cooperative e ONG è palese); ci sono, infine, dei soggetti che tentano forme di ‘immigrazione clandestina’, e sono coloro che, sperando in vantaggi presenti e/o futuri, decidono di passare le frontiere in modo illecito, irregolare, ‘clandestino’ (affidandosi a terzi, a dei passeurs, e quindi pagando cifre non indifferenti, per farsi portare nei paesi da loro prescelti.

E questi ultimi non sono certo dei ‘migranti’, anche se la propaganda ‘buonista’ tenta di taroccarne la ‘qualità’ facendoli passare come tali). Non tocchiamo poi l’analisi di tutto il costrutto che grava farlocco e opaco sul concetto di “integrazione”: altro ballon sospeso costantemente a mezz’aria, abilmente sfruttato da quegli amanti del politichese che, attraverso strane dinamiche e altrettanto strane creature, lucrano abbondantemente e senza remore su ambedue i fronti.

Ma, a parte il troppo poco tempo che il Governo è in carica, abbiamo capito che sono scattati i lacci e lacciuoli esterni (Unione Europea e Patto Atlantico-NATO), ma anche interni, che ne frenano la vis politica vera e propria (attenta, per ora, a ‘non pestare i piedi’ ad alcuno), e ne condizionano i termini espressivi ultimi, facendo così stridere le promesse elettorali con le azioni intraprese.

Certo, l’eredità Conte-Draghi è stata pesante: costellata da una impressionante serie di smentite di dichiarazioni solenni e talvolta persino spocchiose.

E i famosi ‘conti in ordine’ lasciati dall’ultima Amministrazione di Governo, e ‘benedetti’ dalla claque dei sempre mobilitati ‘padri nobili’, hanno riservato innumerevoli sorprese.

Anche pesanti.

Di cose ‘in ordine’, alla fin fine, non è che ce ne fossero molte, tanto fumo, tante trombe e tromboni di corredo, una grancassa mediatica sempre pronta con il suo putipù di fondo, ma anche tanta fuffa.

Quindi, stiamo assistendo alle attività di un Governo Meloni – in realtà una coalizione, di cui è Primo Ministro l’On. Le Giorgia Meloni – che, deve mettere le mani su tutto; che non ha potuto fruire di un sistema democraticamente (e utilmente) tarato sullo spoil system, e che quindi è penalizzato da un sottosistema pur oliato che, nei gangli della PA, tenta di fare il bello e cattivo tempo; che deve contrastare la smania di protagonismo anche dei suoi alleati (frenanti, in questa fase…); che si sta rendendo conto di gettare al vento miliardi per aiutare (giustissimamente…) le famiglie in difficoltà per il caro-energia, ma che questi miliardi alimentano, allattano e gratificano la speculazione; che si confronta con energia con la Francia (che – oltre a una visione misogina – forse avrebbe voluto già fare un altro shopping facile con TIM e ITA, e che si è trovata invece bloccata su entrambi i fronti), e altro ancora…

Sono mesi che Capi di Stato, Capi di Governo, Ministri di vari livelli, girano per il mondo, ‘alla ricerca di soluzioni’: miliardi di euro gettati al vento, per questi viaggi, tonnellate di CO2 sparsa ai quattro venti, ben poco concrete.

L’ansia di poter/dover dire “siamo tutti d’accordo”, “abbiamo deciso” (siamo al nono pacchetto di sanzioni antirusse !!!

Quelle che hanno tagliato le gambe all’Europa, fatto gioire e prosperare economicamente gli USA, arricchito oltre ogni misura non solo le ‘vittime’, ma i super corrotti che poi investono in cryptovalute e traffico d’armi e droga…).

Fa bene Orban: ipercriticato, ma che porta avanti gli interessi magiari, salvandone l’economia e il lavoro, non esitando a mantenere rapporti commerciali fondamentali a est.

Ma avete visto, in questi ultimi giorni, il doppiopesismo e la rapidità con cui la Croazia è stata ammessa nell’area Schengen, mentre Romania e Bulgaria sono al palo da più di 10 anni !!

A parte che è meglio per loro mantenere la propria autonomia monetaria, piuttosto che non essere generosamente fagocitati da Bruxelles, l’Europa Comunitaria, ha continuato a sostenere che le due belle Nazioni “non meritavano e non meritano” poiché al loro interno vi sono ancora troppe aree opache, ossia aree di corruttela nell’amministrazione.

Proprio Bruxelles ha fatto e continua a fare questi leziosi distinguo, ignorando la feccia che si nasconde sotto i suoi preziosi tappeti !!

E noi Italia, dovremmo ringraziare Orban: se non ci fosse lui a resistere, si starebbe tutti allo sbando.

Così come allo sbando è diretta la Germania, che ha voluto suonare le proprie trombe e i propri tamburi, ma che ora guarda con preoccupazione assottigliarsi le proprie riserve di gas: sarà suo il primo ciclo produttivo a fermarsi?

Non saprei: ma so che se l’Europa (o quel che ne resta, rabberciato alla meglio) non torna a pensare alla salute e al benessere degli Stati e dei Cittadini che ne fanno parte, per dare manforte a quelle posizioni ormai chiaramente sbagliate dove si sta svolgendo un conflitto per procura che sta producendo un immiserimento economico, finanziario e soprattutto morale, significa che della ‘sopravvivenza’ dell’Europa e dei suoi cittadini, non importa granché ad alcuno.

Sicuramente, dal Governo Meloni ci si attendeva molto (anche troppo, viste le situazioni obiettive specie a livello internazionale); forse si è fatto poco, ma si trova imprigionato nei lacciuoli di una combriccola tentacolare, evidentemente legata da comuni convergenze d’interesse, che fa di tutto per ostacolarla…

Guardate come si sono svegliati quei ‘sindacati’ che si pensava fossero estinti, tanto sono stati assenti dalla vita dei lavoratori e, soprattutto, dalla tutela dei loro interessi, presi com’erano ad ammiccare ai governanti di prima ed a pavoneggiarsi persino alla parte datoriale.

Sono stati contagiati ex-novo (nel caso in cui l’avessero proprio smarrita…) dalla libidine dello “sciopero per lo sciopero”, lo sciopero ideologico (se mai vi sia chi ancora possa essere pervaso da forme politiche intrise di una qualche ideologia [ideologia=sistema concettuale e interpretativo che costituisce la base politica di un movimento, di un partito o di uno stato] visto che il concetto di “politica” si è sfilacciato e smarrito, soverchiato ormai da espressioni degne più delle tifoserie).

Ho ascoltato oggi un Landini nuovamente in tuta da metalmeccanico, ringhiare con forza contro la manovra economica del Governo Meloni.

Ma, ad ascoltarlo bene, erano commenti che avrebbe ben potuto esprimere anche prima con i Governi Conte e Draghi.

Ma a parte di questo, quello e quell’altro che non vanno bene, la sintesi non reca suggerimenti degni di nota.

Ad esempio, i Sindacati, ridestatisi con tale piglio, ci facciano sapere – di grazie – come deve resistere il Governo, come deve resistere l’Italia, come devono resistere gli Italiani, all’abbraccio mortale di una poco candida Europa, che evidentemente persegue – tramite soggetti posti ad hoc in ruoli chiave, interessi di parte spesso del tutto anti-italiani.

Ci dicano come dobbiamo resistere nuovamente al ricatto del MES (aderendo al quale potremo solo indebitarci e a caro prezzo) che ci viene proposte come strumento di ricatto contestualmente alle misure con cui la Lagarde condanna le Borse, e quindi i risparmiatori, a delle perdite enormi…

come dobbiamo resistere alla Von der Leyen & C. che sono mesi che si affannano a far passare un price-cap energetico sul gas decisamente dai valori pro-speculazione (e circa il quale continuo a sostenere un NO convinto: libere contrattazioni da parte di ciascuno stato e niente cambiali in bianco alla solita UE…

già troppo indaffarata a capire da che parte girarsi per non trovare altri sacchi di spazzatura lungo il cammino dei vertici).

Ci facciano sapere, i sindacati (anche se, poverini, stanno coprendo il ruolo che il loro partito politico di riferimento ha depauperato), propongano, si impegnino, lottino veramente per i lavoratori e con i lavoratori: ci risparmino inutili frastuoni.

L’Italia si sta spegnendo, e c’è bisogno di gente seria e disponibile a sacrificare anche se stesso: di cani che abbaiano alla luna, ne abbiamo fin troppi e ci hanno rotto i timpani.

Abbiamo bisogno non di essere sfruttati, ma di poterci esprimere al meglio; abbiamo bisogno di gente che operi per il bene dei Cittadini; abbiamo necessità di essere ascoltati, di far valere le nostre capacità di mediazione sui teatri di guerra, non nell’export di armi che vanno a finire anche sul mercato ‘nero’ dei trafficanti d’armi o, ancor peggio, del terrorismo internazionale; di non gettare via ‘aiuti’ economici e finanziari verso paesi che li utilizzano per investimenti lucrosi sui mercati finanziari, perché vuol dire che togliamo pane di bocca ai nostri figli per darlo a chi lo getta nel fango…; di ridare dignità alla professione medica, riconoscendo a queste figure le peculiarità che da sempre circondano il loro operato, e cioè quelle di poter ‘operare in scienza e coscienza’ senza subire ricatti o mortificazioni o persino manipolazioni che possa porli agli ordini di un qualcuno che li obblighi non a operare secondo scienza e coscienza ma ‘come dice lui’!

Ecco cosa mi attendevo e cosa mi attendo dal Governo Meloni (oltre il quale c’è solo il buio del nulla): se vi accorgeste che non è consentito di poter operare in libertà, se tentano di condizionarvi e spogliarvi della vostra libertà valutativa e decisionale, ebbene onorate il patto d’onore con gli elettori.

Chiarite apertis verbis in una conferenza pubblica internazionale i motivi, e ridate il mandato ricevuto.

Il Popolo non potrà che esservene grato, e la vostra denuncia potrà essere autentico viatico per un risanamento di Valori e di Programmi.

E se l’Italia morisse, non sarà certo la “innaturale realtà posticcia” chiamata ‘metaverso’ che potrà ridarcela: ‘metaverso’ altra invenzione spaziale, prima si distrugge la realtà, poi la si sostituisce con qualcosa di luccicoso e ammiccante che ‘assomiglia’ a una realtà che altro non è se no un prodotto commerciale pre-confezionato, studiato in laboratorio, una sorta di Truman-show vuoto di umanità, di spontaneità, della ricchezza dell’elaborazione e della costruzione del pensiero.

 

 

 

 




8 DOMANDE A JASMINE LAURENTI

Come tutte le pellicole importanti, tali da richiamare fin dalle prime scene la compliance dello spettatore alle proposte del regista, alla narrazione, alla stessa interpretazione degli attori – coerentemente alla trama stessa -, partire con immagini che riconducano al finale, impegnano a seguire il sottile fil-rouge che collega il tutto. Ecco quindi che ci avviciniamo a questo opera, dal particolare titolo di ‘SOLA NINA’, affidandoci a una delle Attrici che ne hanno composto il cast: Jasmine Laurenti, nota speaker, attrice, doppiatrice, giornalista internazionale, e… tanto altro ancora.

Jasmine, grazie per averci concesso questa intervista: la sappiamo oltremodo impegnata. Ma per i nostri Lettori sarà interessante seguire quella che lei stessa ha definito “la cronistoria di un sogno”. Un sogno che è stato proprio quello di essere coinvolta nelle riprese del lungometraggio ‘SOLA NINA’. Che ne dice se iniziamo dalla fine, ossia dalla sua esperienza a Venezia, “momento di gloria e vero e proprio tatuaggio nella memoria”?  

  L’otto Settembre di quest’anno, l’esperienza di Venezia – città unica per carisma e mistero – è stata particolare e inebriante; passeggiare lungo il Lido, brulicante di folla variopinta in occasione della BIENNALE DEL CINEMA è stata un’esperienza unica.

Quest’anno ho avuto il grande piacere di essere Eva in “Sola Nina”, secondo

lungometraggio a firma del regista indipendente Massimo Libero Michieletto, interpretato fra gli altri dalle attrici Carlotta Piraino (Nina) e Maria Casamonti (Maria), coprotagoniste di una storia intrisa d’amore, imprevedibilità e speranza.

Il film, è stato presentato alla Conferenza Stampa indetta dalla Treviso Film Commission assieme ad altre nove opere: un altro lungometraggio – “72 ore e …” di Luciano Luminelli; tre format e serie tv – “48 ore” di A_LAB Produttore, “Bottega Reato” di Restera Produzioni, “Drive Up” di Silvia Chiodini –; un documentario – “I Colli Asolani” di Piero Cannizzaro; tre cortometraggi – “Until The Last Breath” di Eddy Colucci, “Bianco” di Elena Carnio, “Valdo Hills Meet” di Riccardo Della Vedova; un video-promo, “Golfer’s Wide To Italy, GOLF TV Web Channel”di IMG Produzione.

Momenti molto intensi, nel corso dei quali posso assicurare che ci sono altre scene che si sono rincorse in me con straordinaria velocità e grande intensità: e sono immagini che riguardavano tutta la mia vita, persino i sogni come pure i desideri di ogni tipo.

La memoria mi riportava prepotentemente al mio vissuto del 2014: ero nel West Village, nel piccolo appartamento che condividevo con Lisa, la mia compagna di viaggio.

Mi raggiunse la telefonata della casa di doppiaggio con la quale collaboravo, che mi chiedeva la disponibilità per Settembre. L’attrice da doppiare era Julianne Moore – nei panni della spregiudicata, elegantissima Mrs. Laura ‘Lauranella’ Cheveley – nella riedizione italiana di “An Ideal Husband”, pellicola del 1999 diretta da Oliver Parker, tratto dall’omonima commedia di Oscar Wilde. Non capita tutti i giorni di essere scelti come voce senza passare per un provino.

In quel 2014, Claudio Moneta aveva fatto la sua scelta: a me non restava altro che dire “sì”!

Settembre è decisamente il mio mese ‘magico’!

 

Chi c’era insieme a lei, Jasmine, a Venezia?

Al Lido, sotto un timido sole, pochi momenti prima di varcare la soglia dell’Hotel Excelsior – in una delle cui sale si svolgeva la conferenza – ci siamo messi in posa per la foto di rito. Un’istantanea che qui mi fa piacere rivivere. Oltre al regista Massimo Libero Michieletto, c’è Eliana Boschiero (Segretaria di Produzione) e le attrici Carlotta Piraino (Nina), Giovanna Digito (la ragazza vestita da sposa) e la sottoscritta (Eva, sorella maggiore di Nina).

Con noi c’era anche una distinta signora, Lisa, uno degli sponsor del Progetto. Mentre attendavamo l’inizio della Conferenza notai passare davanti a noi un gruppetto di persone e in mezzo a loro, l’esile figura di una donna in T-shirt e pantaloni blu scuro, un berretto con frontino in tinta ben calcato sulla fronte, e un paio di occhiali neri. Sarà la chioma rossa … sarà l’elegante andatura … ha un’aria familiare. Incrocio il suo sguardo, le sorrido e, per un istante, ho l’impressione che mi stia ricambiando!!!

Ma certo! Era proprio lei, Julianne Moore! Che coincidenza straordinaria!

E lei non ha tentato di salutarla, di persona?

Guardi, uno dei miei motti è “se puoi avere di più dalla vita, perché accontentarti?” Mi sono messa a correre, per raggiungerla un attimo prima che potesse entrare nell’Hotel Excelsior scortata dal suo body guard: divenendo praticamente irraggiungibile.

Ebbi l’idea di alzare la voce, rivolgendomi a lei con un “Hello Mrs Moore, I’m Jasmine Laurenti, your Italian Voice in the Italian re-edition of ‘An Ideal Husband’!!!”. Silenzio. Nella brezza veneziana, quell’esile creatura si girò lentamente verso di me… scostò con la mano la guardia del corpo pronta a impedire il nostro incontro, e mi sorrise, lieta…“Really ???”… “Really!”.

Seguì un abbraccio e un gioioso, reciproco apprezzamento. Penso alla bravissima doppiatrice che le ha dato la sua voce nella prima edizione italiana, la bravissima Roberta Greganti. Col pensiero condivido la mia gioia con lei, sperando che abbia il dono della telepatia.

 

Che significato ritiene di dare a questa sua esperienza?

La vita è costellata di felici, inaspettati avvenimenti. Per tutti, nessuno escluso.

Anche per chi stia leggendo queste righe proprio ora. È che pensiamo spesso, ed è questo il nostro errore, di aver già ricevuto “abbastanza”. Ma la vita ha sempre un asso nella manica e, quando meno te lo aspetti, ti presenta un dono, un vero regalo. Io sono stata benedetta doppiamente.

Anzi, triplamente.

Nell’aver colto l’opportunità di fare la mia parte in un Progetto di valore non mio, ma vissuto come se fosse stato un po’ anche mio. Nell’aver riconosciuto in un’esile figura di passaggio, una delle mie attrici preferite a cui ho dato la mia voce.

Nell’aver ricevuto, al momento giusto, una dose di scoppiettante entusiasmo per la Vita: l’entusiasmo bambino di chi ad Essa si abbandoni con fiducia.

Jasmine, sento nella sua voce le vibrazioni tutte della soddisfazione e soprattutto dell’entusiasmo per questa intrapresa: direi poi che la sua voce ha tutte le note di una grande affettuosità verso tutti i suoi compagni di lavoro. Credo che lei li consideri ormai parte di sé, nuovi componenti di una sua nuova ‘famiglia’…

Non si sbaglia: la mia nuova esperienza è iniziata la vigilia di Natale del 2021… un paio di click sulla messaggeria della rete, uno scambio di saluti, qualche vecchio ricordo. Da reporter ad attrice è stato un attimo!

E sono grata al regista indipendente Massimo Libero Michieletto, per aver visto in me uno dei soggetti idonei alla realizzazione del suo progetto. Ricorda di quei click che ho citato prima? È stato solo alla fine di Febbraio del 2022 che sono riuscita a ricomporre il puzzle: con Michieletto ci eravamo conosciuti diversi anni prima, in occasione della premiazione di un concorso letterario indetto dalla rivista di cui Massimo, all’epoca era Art Director.

Giuliana Merotto (mia madre), fondatrice della rivista, mi aveva invitato a leggere brani scelti dalle opere dei tre finalisti. Massimo faceva allora parte della giuria e a distanza di qualche anno si ricordò di me. “Vorrei che tu facessi una parte nel mio prossimo film”, scrisse.

Il resto è (quasi) storia. Il regista ha un cospicuo background: è docente di storia dell’architettura contemporanea e insegnante di “scrittura terapica” presso il Dipartimento di Psichiatria dell’Ulss 2 Marca Trevigiana; è stato Art Director della rivista “Marca Gioiosa”, come pure della casa di produzione musicale “Ambiorami” – per la quale ha diretto e girato diversi videoclip musicali -; ha pubblicato i romanzi “La Città Errante” (Amande Edizioni, 2012) e “L’abilità” (Libereria, 2018). Dopo il suo esordio in “Desiderie”, docufilm diretto assieme al regista Samuele Schiavo, “Sola Nina” è stato il suo primo lungometraggio per il cinema.

Ma la ‘famiglia’ con la quale ho condiviso tutto per lunghi, ma rapidissimi, mesi, è stata composta dall’intera troupe: da Eliana Boschiero – Segretaria di Edizione – a Loni Zanatta – Assistente alla Segretaria di Edizione -; dagli attori Carlotta Piraino (nel ruolo di Nina), Maria Casamonti (Maria), Selene Demaria (Evita), Sabino Dell’aspro (Ivan), Giovanna Digito (la sposa), Eliana Boschiero (la fotografa sordomuta), David Ponzi (David), oltre a me stessa nel ruolo di Eva. Non dimenticando i tecnici Erik Marcon (alle riprese video), Luca Dionello (microfonista) e Sara Sevestrel (trucco & parrucco).

Una domanda colma di curiosità: come mai questo titolo apparentemente bizzarro, ‘SOLA NINA’? E ancora: Jasmine, può dirci qualcosa della trama di questo particolare quanto significativo docufilm, ricco di innovazioni?

A volte basta così poco per esplorare il mondo interiore di un Essere Umano: una sorta di panno sporco di famiglia esposto alla luce di un sole abbacinante di fine luglio. Nel film sono Eva, sorella di Nina, una delle due protagoniste.

Ho una figlia poco più che adolescente, Evita. Il mio è un ruolo cameo: entro ed esco di scena giusto il tempo di illuminare l’audience su uno dei motivi per cui oggi mia sorella è la donna che è. Per ora mi fermo qui. È troppo presto, credo, per dire di più. Chicca finale, qui ricordo: il soggetto di “Sola Nina” è stato selezionato dalla Treviso Film Commission ed è stata tra le dieci produzioni che sono state presentate a Settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, mostrando una serie di trailer e delle clip, per ca. venti minuti di durata.

Jasmine risponde con un largo e schietto sorriso: ‘Sola Nina’ o ‘solanina’? È stata una scelta particolare, un gioco di parole che ha più di un livello di lettura. Nina, la protagonista della storia, è una giovane donna lasciata dal marito per un’altra.

La sua è la solitudine dolorosa di chi ha sofferto penuria di accoglienza, riconoscimento e amore sia in ambito familiare, sia coniugale. Una solitudine che, se non vista e affrontata a cuore aperto e mente lucida, può diventare, nel tempo, un subdolo veleno. E qui entra in gioco “Solanum Tuberosum”, nome latino della patata che, assieme ai pomodori e alle melanzane, fa parte di una famiglia di vegetali che, per difendersi da predatori vari, producono un glicoalcaloide fortemente tossico per l’uomo: la “solanina”, appunto. Ma alla radice di ‘solanum’ c’è ‘solanem’, parola latina che sta per ‘consolazione’, ‘conforto’, da cui deriva “cum solare”, ‘consolare’. La natura è perfetta e nel veleno nasconde la medicina.

Il mio personaggio – Eva -, è quello della sorella maggiore di Nina e madre di Evita: lo scopo è quello di ricondurci alla radice da cui trae nutrimento il dolore della protagonista.

Attorno a una tavola spoglia su cui viene servito un imbarazzante pranzo, la radice malata di una pianta sterile e secca viene, finalmente, portata alla luce e offerta all’empatico, misericordioso sguardo dello spettatore.

Nell’egocentrismo di Eva infatti, nell’aridità affettiva, nel suo malcelato rancore verso la sorella minore – considerata a torto la più fortunata – il pubblico può riconoscere la ferita nascosta di una bambina ignorata, destinata a diventare una donna irrisolta, narcisista e persino invidiosa.

Non ci è dato sapere se Eva intraprenderà il viaggio interiore alla scoperta dell’antidoto al veleno che ancora distorce la percezione che ha di sé stessa e della vita.

Il focus è su Nina e sulla sua personale ‘Chiamata dell’Eroe’ che, come vuole la migliore tradizione narrativa, si cela in un evento in apparenza disastroso: il tradimento e l’abbandono da parte del marito che credeva di amare così tanto. Il coraggio nell’affrontare con apparente disincanto – ma il pathos da noi vissuto era assolutamente reale – tali temi, è stato sostenuto dalla cifra stilistica che il geniale regista ha saputo porre tanto nella sceneggiatura che nei dialoghi: una vera e propria sfida per attori come noi, abituati a storie e battute preconfezionate, da mandare a memoria per poi ‘agire’.

Per apprezzare la cifra stilistica di Michieletto è fondamentale innanzitutto comprendere che la sua non è una rinuncia alla sceneggiatura e alla partizione dei dialoghi, per affidarsi all’improvvisazione degli attori.

In lui si è affermata, nel corso del tempo, l’idea che la realizzazione di un film sia un processo costante e non una successione organizzata per fasi. In questo processo la scelta degli attori è il presupposto determinante, anzi, è l’unica fase che precede il processo.

Prima viene la comprensione dell’attore, della persona, nelle sue caratteristiche intrinseche ed estrinseche. Poi viene la costruzione del personaggio.

La fiducia è totale. Ci vuole vera e propria fede. La sceneggiatura, qui, è contemplata come vera e propria ‘ars aruspicina’ (antichissima arte divinatoria che consisteva nell’ esame delle viscere, soprattutto fegato ed intestino, di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di condotta). Raccontare una storia per successione di immagini, infatti, è un processo induttivo, non logico deduttivo. La sceneggiatura sembra non esserci, ma esiste.

Anzi, solo in questo modo può esistere. Non c’è interpretazione, ma azione diretta da parte degli attori, ai quali il regista offre stimoli come frasi, immagini, simboli, musiche, suggestioni di qualsivoglia tipo e forma.

Per Michieletto fare un film è un crescente abbandono rabdomantico: il suo unico compito è rimanere fedele alla storia che vuole raccontare, alla più intima aspirazione e ispirazione di sé e degli attori. La sua parola d’ordine è “immaginare”, non sapere.

Per quanto riguarda i dialoghi, di solito un Regista li percepisce, in quasi tutti i film, forzati, macchinosi e quindi falsi, ‘preconfezionati’. Ecco perché la “realtà”, la verità, va costruita ben prima che si parli! La verità non recita: parla! E la scelta delle parole è fondamentale. La sensazione finale è di leggerezza, e ottenerla richiede fatica. La scelta di Massimo, condivisa con gli attori in un messaggio alcune settimane prima di andare sul set, ha sortito in me l’effetto di un fresco gavettone che, dietro l’angolo, ti piove dall’alto.

Ho accolto la sfida e non ho più avvertito il bisogno di ricercare la verità con tutte le mie forze e a tutti i costi (che poi è sempre stato il mio obiettivo come doppiatrice). All’improvviso ero Eva, e come Eva avrei vissuto ogni singolo giorno della mia avventura, sin da prima di arrivare sul set. “Stop showing: just be!” (Smetti di mostrare, semplicemente sii chi sei): questo è ora il mio mantra. Serve a ricordarmi che non ho nulla da mostrare o dimostrare.

Tutto quello che faccio è conseguenza di chi sono. Ho abbracciato il Progetto di Massimo Libero Michieletto con l’entusiasmo bambino di chi grida al miracolo. Posso senz’altro affermare che girare questo film mi ha fatto comprendere di avere in comune con Eva, il mio personaggio, molti elementi del mio background personale e familiare. Mi sento fortunata ad aver avuto attorno a me, persone belle e disponibili a un confronto semplice e costruttivo.

Adagio adagio i nostri personaggi, interagendo fra loro, hanno preso forma e vita. Questa magia è avvenuta sotto i nostri occhi in modo del tutto spontaneo e naturale. Muovermi sul set come Eva, respirare al ritmo del suo respiro, attraversare le turbolenze dei suoi stati d’animo e il suo antico dolore, mi ha permesso di gettare uno sguardo sul mio passato e di apprezzare il lungo percorso fatto, per diventare oggi la donna che sono.

Ringrazio Massimo Libero Michieletto per la “massima libertà” di cui si è reso responsabile messaggero e fautore. Grazie a lui ho sperimentato il brivido della vita “vera” portata sul set. Una vita che ha richiesto da parte degli attori ore di conversazione, scherzi, confessioni, sorrisi e abbracci, condividendo tempo, energie, cibo e… calici di ottimo Prosecco.

Auguro di cuore a Massimo tutto il successo che merita per il coraggio e la generosità (professionale e umana) con cui ci ha accompagnati nel vivere questa incredibile esperienza.

 

Ringrazio di cuore Jasmine Laurenti per averci dedicato questa ampia intervista, anche a nome dei Lettori di BetaPress, non senza averle prima posto un’ultima domanda: progetti e programmi per il futuro?

Tanti, ma preferisco parlarne… strada facendo!




Consesso ebraico di Catania

Il 28 Ottobre 2022, nella splendida Sicilia, è avvenuto qualcosa di nuovo, diverso, esclusivo e particolare: molto particolare e intenso.

Il Consesso ebraico di Catania è stato protagonista di un evento che, dautorità, va a iscriversi nel grande libro della Storia. 

Difatti, con animo lieto e grande commozione, è stata inaugurata la nuova Casa dei membri del Consesso catanese: a distanza di 530 anni, dopo che nel lontano 1492, al termine di una scatenata e malvagia persecuzione, nel corso della quale gli ebrei furono perseguitati, torturati, uccisi e in moltissimi casi derubati dei loro beni: così che i superstiti sopravvissuti alleccidio avevano dovuto lasciare lisola poveri e bastonati. 

Levento di oltre mezzo secolo fa, al quale si sommòun editto firmato dai sovrani cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, segnò la cacciata degli ebrei dall’Isola. 

Ma ebbe una causa scatenante nel bieco e omicida fanatismo religioso della Comunità di fede cristiana: va detto che questa venne abilmente manipolata e strumentalizzata daun clero senza scrupoli, che aizzò a esercitare la violenza contro gli ebrei, persino  stando alla narrazione di certe cronache  evocando una sorta di volontà divina, cui dover compiacere!

La presenza di ebrei in Sicilia, allepoca dei fatti qui citati, era certamente cospicua, specie nella parte orientale dellisola: ma questo non deve certo sorprendere, considerando in primis la posizione geografica della bellissima isola: vera piattaforma strategica al centro del Mediterraneo, vero crocevia delle rotte del commercio ma anche al centro di invasioni con relativi insediamenti. 

Fenici, Greci, Arabi, Normanni, Spagnoli, Cartaginesi, ma anche Egizi  per citare le principali componenti  vi approdarono, non disdegnando di stabilirvisi.

Chi commerciava per mare, considerando lospitalità delle locali genti, e considerata la bellezza dei luoghi, spesso vi soggiornava, abitandovi, così creando dei nuclei sempre più numerosi. 

Fu così che  nel tempo – nacque la fiorente Comunità ebraica, sufficientemente tranquilla e riservata, dedita ai commerci, ma anche alle finanze: in questo caso, laddove per e tra i Cristiani vigevano invece divieti tassativi posti dal clero e dalle autorità locali. 

Tenendo sempre in evidenza che le locali comunità erano inquadrate in una rigorosa piramide: alla base erano posti i contadini e i pescatori, poi venivano gli incaricati dei notabili nella gestione sociale, amministrativa e finanziaria, con sopra di essi i notabili stessi e i proprietari di terre  per lo più legati a doppio filo tanto al princeps al vertice, che con le autorità rappresentative del clero.

Un quadro storico molto sintetico, quello di cui sopra, che spiega la soddisfazione del Consesso ebraico di Catanianellinaugurare la nuova Casa di preghiera comune,ma anche dincontro, ché non è difficile pensare che possa diventare luogo dove possano convergere anche confratelli di altre provincie, di altri territori.

Levento, ha certamente suscitato lieta attenzione aCatania, e non certo meraviglia: del che se ne sono fatti portavoce autorità civili e politiche, esprimendo sinceri voti augurali per questa iniziativa che ridonaalla Città quella pienezza bruscamente interrottasi 530 anni orsono. 

Voti augurali cui si associa anche chi scrive, tra i cui parenti prossimi e meno prossimi, era numerosa la presenza di chi seguiva percorsi religiosi diversi, di matrice ebraica: affatto dimentico che molti di loro dovettero lasciare lItalia, per gli ospitali Stati Uniti, a seguito delle persecuzioni patite proprio qui, nella loro Patria.Come ben sa chi ama studiare la Storia, specie nei suoi corsi e ricorsi, a eventi negativi  spesso dopo lungo, lunghissimo, tempo  si contrappongono eventi positivi: in un mirabile riequilibrio, che rende giustizia  troppo, troppo, spesso postuma  specie a chi abbia patito soprusi e vessazioni. 

E proprio questi motivi, che allepoca segnarono la fine della scola siciliana  regolarmente rappresentata a Roma in un palazzo che ospitava le cinque scole, al cui posto fu poi edificata lattuale Sinagoga , mi spinge a esprimere un auspicio in più, personale: ossia, che la scola siciliana possa riprendere nuova forza e rinnovato vigore.

Buon lavoro, quindi, Fratelli Maggiori!   




Otto domande a DENISE BARONE

Oggi intervistiamo una brillante e dinamica autrice: DENISE BARONE. I suoi studi e le sue specializzazioni in discipline forensi, non hanno ridotto la sua passione per lo scrivere e le sue belle, preziose, capacità di esprimersi sono una fonte in grado di soddisfare la ‘sete’ e la curiosità dei Lettori. Il suo ultimo libro – “L’Arcano ed il Monstrum | tra folklore e psicopatologia”, per i tipi di ‘infugaEDIZIONI’ – è una vera esplosione di energie, di collegamenti palesi e sottili, di stimoli tesi ad approfondire tematiche che, seppur tracciate in modo piano ma mai banale, stimolano la curiosità del Lettore. Soddisfacendola, ma lasciando in lui un quid di curiosità, così da stimolarlo a utili approfondimenti, ampliando così contenuti e prospettive.  

Denis Barone é Dott.ssa in Giurisprudenza. E’ fondatrice e Prof. presso l’Upsi-Università Popolare per la Sicurezza Integrata, associata all’Università della Pace dell’Onu e all’Università della Tuscia (Cattedre di Criminologia Clinica e Psicologia Forense).

E’ specializzata in Criminologia Applicata  e  Psicologia Forense; Mediazione Penale Minorile; Medicina Legale. Competenze e Servizi Giuridici in Sanità, nonché in Scienze Assicurative.

 

Il suo libro più recente porta un titolo del tutto particolare, persino nuovo, il che, nell’ampia gamma delle pubblicazioni di ogni tipo, è certamente una novità: “l’ARCANO ED IL MONSTRUM: tra folklore e psicopatologia”: vuole dirci qualcosa in merito?

Amo l’ignoto, lo strano, il mistero, la magia…l’esoterico! Da che io ne abbia memoria! Fin da bambina ero molto curiosa, i miei genitori hanno accentuato questa mia curiosità, raccontandomi ogni stranezza storica o inerente al loro lavoro, come ad esempio malattie rare che possono essere la causa di leggende e racconti popolari (sono due medici specialisti, con la passione per l’archeologia). Crescendo, li ho sempre più ricercati in solitaria, questi racconti straordinari, o in testi latini e greci (ho una formazione classica) o in ciò che rientrava nelle materie inerenti al mio percorso di Laurea: così mi sono addentrata nella criminologia clinica storica ma anche “esoterica”, come mi piace chiamarla. Unendo questo mio interesse, alla passione per la scrittura, è nato questo libro, pensando di rendere questi aspetti in un modo gradevole per chiunque.

 Da quando si è accorta di questa sua vena artistico-creativa, letteraria?

Direi fin dalla frequentazione dei primi corsi scolastici: molto presto quindi. Ho sempre amato scrivere e soprattutto fantasticare, sognare. Questa mia vena artistica, sgorgava prorompete, incontrollata, per così dire, nelle ore di italiano, specie ogni volta che dovevo cimentarmi con un tema di letterario. In seguito, all’università, non senza sofferenza, ho dovuto accantonare tale vena, poiché dovevo concentrarmi nello studio di materie impegnative, che mi assorbivano ogni energia. Per fortuna sono riuscita a riprenderla una volta conseguita la laurea: dapprima attraverso le tesi dei miei vari master e poi indirizzandola nello svolgimento di saggi e fantasy.

 Il suo, é un hobby o la considera un’attività a tempo pieno?

 È un fuoco sacro interiore. È qualcosa di ‘ben oltre’, di ‘altro e diverso’,  non rientra in queste due categorie, è trascendentale: è come se avessi un qualcosa dentro che deve uscire ad ogni costo e quindi esprimersi… E proprio la stesura del mio libro è il suo manifestarsi palese. Naturalmente vorrei che rientrasse nelle categorie “a tempo pieno”: fare della propria passione, della propria vena artistico-letteraria il metodo di vita quotidiana… credo che lo vorrebbe chiunque.

C’è un tema particolare che predilige ?

In generale io amo la “magìa”, sia nel mondo reale, che nel fantasy: ergo, tutto ciò che “sa” di antico, mistico, arcano, strano, esoterico, inquietante, lo adoro e mi affascina oltremodo! Per fare un esempio concreto, posso citare i Misteri Eleusini, o le leggende popolari, i miti e quant’altro.  Nel mio scrivere, i temi che prediligo, poiché suscitano in me curiosità oltre che attenzione, sono quelli correlabili alle c.d. ‘malattie rare’ – poiché è stato davvero interessante studiarle e approfondirle -, nonché i resoconti di fatti strani accaduti nel mondo.

 Posso chiederle qual è la sua visione sull’essere umano?

 Domanda complessa. Da una parte ho una visione molto creativa, in potenza molto positiva. Dall’altra – guardando la realtà dei fatti – è davvero negativa: non credo nel cambiamento radicale delle persone, credo, però, che esse possano migliorare, e soprattutto migliorarsi interiormente, soprattutto se dotati della preziosa scintilla dell’intelligenza. Il fatto è volerlo, dato che, ovviamente, tale processo, richiede un notevole impegno e l’utilizzo di molte energie. Al momento, vedo una mancanza di ideali, un finto buonismo, un moralismo inutile, un eccesso esagerato comportamentale, nessuno che voglia più fare fatica in nulla, né prodigarsi per qualcosa. Infine, prendo purtroppo atto che le istituzioni non vogliono più formare un ‘libero pensatore’, bensì un burocrate da controllare, dandogli quelle poche nozioni, spesso incomplete, utili solo a “renderlo contento”, senza andare in profondità. Forse, oserei dire, che manca la consapevolezza di sé, in quest’era… ma anche la voglia o capacità di assumersi delle responsabilità.

Ultimamente l’abbiamo vista presente a diverse manifestazioni, ama lArte?   

 Adoro l’arte. Soprattutto la corrente artistica del neoclassicismo e del romanticismo.

Amo tutto ciò che è antico, dagli antichi popoli al rinascimento…Non ho una gran passione per l’Illuminismo, invece, come pure per l’arte moderna o contemporanea.

Per me l’arte, è intesa proprio alla latina: “ARS”, ovvero qualcosa di ispirato direttamente dal dio, quindi superiore a ciò che si può fare con la “tekne”.

Per me, arte è sinonimo di bellezza, di divino. Paradossalmente, sempre per me, è arte anche un bel make-up, fantasioso e accurato: dove capacità, estro e fantasia si fondano in un tutt’uno.

 Impegni attuali e prossimi?

 Abbiamo appena fondato l’università “Upsi”, associata all’Università della Tuscia e a quella della Pace (Onu), con altri validissimi collaboratori, e sono stata incaricata nelle cattedre di “psicologia forense” e “criminologia clinica”. Ho da poco passato l’esame per diventare giornalista al Wrep Eu. E mi sto prodigando molto sia nella libera professione, sia per l’associazione, no-profit e pro-veritate, “Edward Jenner”, di cui sono presidentessa.

Nel breve futuro mi hanno proposto di partecipare a una serie di video tematici incentrati sulla criminologia, che andranno in onda su diverse piattaforme – spero anche su delle reti televisive – e, per la prossima estate, uscirà un mio nuovo libro: questa volta un romanzo fantasy, il primo di una vera e propria saga.

Considerato tutto ciò, le rimane tempo per un hobby o altro?

Sono una grandissima appassionata di equitazione, monto dall’età di 5 anni. Fino ai 12 anni facevo salto ostacoli, poi sono passata alla monta Americana. Dapprima ho iniziato con i trekking e qualche lavoro in mandria, e poi, man mano, mi sono innamorata del Reining.

Al momento ho 4 bellissime bimbe (chiamo così le mie cavalle): 3 Quarter Horse, con cui sono agonista in questa disciplina appunto, ed un’Araba, che ormai è al mio fianco da 16 anni. È stata la mia più cara amica, colei con cui ho condiviso ogni momento e gli anni difficili dell’adolescenza. Mi diverte gareggiare, è più il completamento di un percorso, però.

Loro sono i miei amori più grandi, moltissime scelte di vita, le ho fatte in base a loro, per l’appunto, e non mi immaginerei mai di vivere senza.

Grazie a Denise Barone per questa intervista, e complimenti per questo suo excursus crimimologico, teso all’analisi della figura del ‘monstrum’: inteso quale fenomeno eccezionale, dai chiari toni oscuri, persino criminali. “Lo strano, l’ignoto, gli esseri, sono raccontati da un punto di vista antropologico e storico, folkloristico e mistico, criminologico e psicologico, oltre che da un punto di vista squisitamente esoterico. Esoterismo, criminologia, e folklore, saranno dunque le chiavi di lettura principali per studiare altri fenomeni, quali: streghe, vampiri, licantropi, fantasmi, demoni e creature di ogni sorta”.

 




IL MOSTRO È SERVITO: ORA SIAMO A PANDEMONIO…

Pandemonio, è l’immaginaria capitale dell’inferno dove i diavoli tengono concilio, ben descritta nel 1667 da John Milton nel suo poema ‘Paradiso Perduto’.

Ecco che, in questi ultimi mesi la fantasia diviene la peggiore delle realtà: poiché pare che tutti i diavoli del mondo si siano dati appuntamento per distruggere l’umanità, la civiltà, spingendo i detentori del potere a imporre una serie di ‘suicidi’, per ultimo un ‘suicidio atomico’; dapprima inconcepibile, ma via via ‘edulcorato’ dai ragionamenti (sic!) – soprattutto tramite i canali d’informazione (stampa, TV, web, siti di studi strategici, ecc.) – in base ai quali ci si avventura ormai in calcoli particolari per stabilire quanti morti produrrebbe l’esplosione di una bomba atomica di X Kltoni nella città Y, piuttosto che non sull’isola W, di quali sarebbero le conseguenze del primo colpo, quelle del colpo di reazione, e via dicendo.

E di fronte a questo, che è già un assurdo in termini, si è mobilitata la platea di quei cittadini che ne trattano con gli amici al bar, mentre gustano un caffè: facendo fioccare ipotesi, cifre, nomi di città da distruggere – sullo stile dell’antica Cartagine e dell’invettiva romana Cartago delenda est! – e partigianerie varie. Come se invece di vite, si parlasse di calcio, o di altre amenità persino insensate.

E il mostro, i mostri, quindi, chi sarebbero? Le notizie delle ultime ore, provenienti da quel fronte orientale dove le armi non tacciono, e dove la lista dei morti e dei danni si allunga sempre più, ci mettono in contatto con atti di terrorismo – crudeli, contro civili: come civile era la giovane Dugina, fatta saltare in aria da una carica di C4 alle porte di Mosca -, spingendo continuamente per l’utilizzo di armi atomiche (l’alibi dialettico: sarebbe un attacco preventivo, per evitare il peggio.

Una quisquiglia dai pessimi contenuti: utilizzare l’atomo per attacchi preventivi! Degno di gente sciocca e scervellata, senza morale, con il cervello pericolosamente fuso ovvero colpito dal virus dell’onnipotenza, con un odio profondo verso tutti gli esseri umani, poiché se oggi si dovesse verificare la deflagrazione di un ordigno atomico, le reazioni farebbero sì che non ci sarebbero più città o continenti al sicuro).

È questo che dei pazzi scatenati perseguono? Sperano di diventare padroni di un mondo reso arso e invivibile, popolato da poverissimi superstiti? È attraverso le risposte militari, le reazioni devastanti (del tipo: vince chi tira l’ultima bomba), che si può mettere fine a un conflitto che NON AVREBBE DOVUTO iniziare?

Ma a ben pensarci, checché suggerisca la cronaca spicciola, ormai il discorso non è più neanche questo, tanto è riduttivo pur nella sua drammaticità: ma ogni cosa, anche la peggiore, anche la più nauseante e sconvolgente, ha un limite.

E temo che il limite, la sottile ‘linea rossa’ oltre la quale non si può tornare indietro, possa essere presto superato. E il brutto è che tutti sono – o lo sono già stati – coinvolti: ormai non ce n’è più uno che possa dire, giustificandosi, ‘io non c’entro’ o ‘non sapevo’ o ‘non credevo’ o ‘ma mi avevano detto che’.

Tutti con le mani sporche di marmellata, tutti coinvolti, tutti ingiustificabili: quantomeno nell’ottica dei popoli e delle genti comunque coinvolte, cui viene sempre fatta bere la parte amara del calice.

Cosa è importante, alfine? Cosa è preminente? Cosa possono fare i popoli e le genti d’Europa o d’America o dell’Asia?

Dare una risposta non è semplice, specie di fronte a una gran parte di umanità vessata da quei satanassi dagli gnomi dell’economia e della finanza che, con una certa abilità iniziale – oggi divenuta arrogante spavalderia – ha costruito l’inferno che stiano vivendo.

E che sta facendo di tutto affinché, qualora il loro piano pluriennale non dovesse andare in porto, dietro di loro lascino tali e tante macerie da rendere più che difficile la ‘ricostruzione’ a chi dovesse venire dopo di loro.

I demoni che sempre più numerosi e satolli si incontrano a Pandemonio, stanno pascendosi delle anime peggiori, blandite, circuite, fagocitate da un Male rabbioso, del tutto inumano, ma che ha potuto allignare anche grazie alla pochezza di quanti, ignavi, si sono posti ‘alla finestra’, non solo aspettando ma anche contando che qualcun altro togliesse le castagne dal fuoco, per loro: così contribuendo a far incancrenire le cose.

Rinnovo l’interrogativo: cosa è importante, alfine? Cosa è preminente? Cosa possono fare i popoli e le genti?

Dobbiamo solo ‘armarci’ delle armi del pacifismo concreto lo stesso che trovò in Gandhi il suo precursore, mobilitandoci pacificamente per la PACE. Chiedendola a gran voce, pretendendola, obbligando chi governa ad abbandonare percorsi di morte, di povertà, di fame, di distruzione morale e materiale, di miseria morale oltreché materiale, per riappropriarsi di quella DIGNITA’ che è ingrediente indispensabile nella struttura concettuale e pratica della parola LIBERTA’, e senza la quale anche la DEMOCRAZIA sarebbe mero e inconcreto enunciato.

«Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo»

La frase di José Ortega y Gasset, riassume perfettamente la nostra condizione in questo tempo storico.

La nostra incapacità nella comprensione del presente, dipende da una crisi del pensiero o da una sorta di abulia generalizzata?

La risposta è solo dentro di noi, dentro ciascuno di noi. Non aspettiamo l’imbeccata da altri, perché potrebbe essere anch’essa tossica. Costruiamo la nostra realtà, costruiamo la nostra vita, costruiamo la nostra quotidianità: mondandola dalle tossine e dalla corruttela che l’hanno pervasa!

 

 

 




LETTERA APERTA AL PROSSIMO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Avevo in programma un incontro con il Dr. Antonio Ballarin, esperto in Fisica Quantistica – è anche Visiting Professor alla University Canada West di Vancouver – per raccogliere le sue impressioni in merito ad un prestigioso riconoscimento che gli è stato attribuito da un’autorevole organizzazione internazionale per i suoi studi nel campo dell’Intelligenza Artificiale – nomina a Senior Member della International Neural Network Society, USA -.

Per una strana coincidenza, ci siamo trovati a riflettere insieme su alcune fasi della Storia d’Italia dell’immediato dopoguerra ovvero degli ultimi periodi del secondo conflitto mondiale, nelle terre al confine con la Jugoslavia.

Da tempo desidero produrre degli approfondimenti storico-documentali sulla ‘Strage di Vergarolla’ del 18 Agosto 1946, ancora avvolta nelle nebbie di una anomala vaghezza: ma, pur nella consapevolezza che esista congrua documentazione che possa giovare a porre nella giusta evidenza quel pessimo, crudele, evento, trovo un muro di forti difficoltà e persino delle reticenze che non mi consentono di procedere nella direzione auspicata.

E proprio il colloquio con il Dr. Antonio Ballarin, mi avrebbe forse aiutato in ciò.

Per quelle strane coincidenze offerte dalla quotidianità, ho appreso dall’intervistato che poche ore prima aveva diramato, una pubblica Lettera indirizzata – attraverso i mezzi di informazione – al prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri, la cui designazione potrebbe essere imminente, e intesa a richiamarne l’attenzione circa “Il rispetto dei diritti degli Esuli istriani, fiumani e dalmati”.

Accantonati i miei intendimenti precedenti, che potrò riprendere in altro momento, ritengo di elevato significato – per i contenuti espressi – riprendere subito tale enunciato – impersonale, nell’indirizzo -, porgendolo ai miei Lettori.

IL RISPETTO DEI DIRITTI DEGLI ESULI ISTRIANI, FIUMANI E DALMATI

Egregio Signor Presidente.

Da italiani, sia per scelta sia per nascita, non possiamo che essere contenti per l’esercizio di democrazia registrato con le elezioni dello scorso 25 settembre.

Finalmente saremo guidati da un Governo espressione del voto popolare e non da uno maturato da accordi di Palazzo, come accaduto negli ultimi anni.

Abbiamo ascoltato con grande interesse, in questi giorni, le dichiarazioni degli esponenti della maggioranza appena eletta e che Lei, signor Presidente, avrà l’onore e l’onere di guidare.

Da tali esponenti, in queste ore, è stato espresso ripetutamente un concetto che ci sentiamo di condividere totalmente: uno Stato è tanto più credibile ed è tanto più considerato, quanto più onora e rispetta i Trattati internazionali che esso stesso ha sottoscritto.

Noi crediamo che sia arrivato, alfine, il momento di rispettare quei Trattati che non sono stati ottemperati fino ad oggi, provocando, in tal modo, un grave danno al mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata.

Ci riferiamo al Trattato di Pace di Parigi del 1947 il quale, al punto 9 dell’allegato XIV, stabilisce che: “I beni degli italiani residenti nei Territori ceduti […] non potranno essere trattenuti o liquidati […], ma dovranno essere restituiti ai rispettivi proprietari”.

Come sappiamo a tale Trattato, ampiamente disatteso, seguirono diversi accordi bilaterali tra Italia e Jugoslavia – accordi del 23/05/1949, 23/12/1950, 18/12/1954 – tutti poi tramutati in Leggi attuative, che in sintesi sancivano il pagamento dei debiti di guerra dell’Italia nei confronti delle Jugoslavia utilizzando i beni degli Esuli a fronte dell’impegno dello Stato italiano di un successivo risarcimento per l’esproprio perpetrato.

Ebbene, gli Esuli istriani, fiumani e dalmati ed i loro discendenti, sono ancora in attesa di un “equo indennizzo”, avendo percepito solo una minima parte di quanto promesso.

Si tratta di un indennizzo che, secondo i nostri calcoli, si aggira intorno ai 4,5 miliardi di euro.

Una cifra che sembra enorme, ma che se confrontata con l’attuale debito pubblico (ad oggi pari a circa 2770 miliardi) rappresenta l’1,6 per mille.

Quanto fin qui non è solo una questione di vile danaro, si tratta, piuttosto, di un’espressione di civiltà attesa da lunghi decenni da un intero popolo.

Gli Esuli ed i loro discendenti si sono rifatti una vita in Patria, eppure resta l’insopportabile retrogusto amaro nella consapevolezza di essere stati ignobilmente usati per questioni geopolitiche giocate sulla propria pelle.

La vita della nostra Gente è stata tutta in salita per troppo tempo, anche dal punto di vista culturale. Sempre a dover giustificare la propria identità, sentendosi dire che la sofferenza patita era il giusto scotto per colpe di altri.

Il giustificazionismo è un concetto terribile che porta allo stupro della ragione, definendo accettabile l’eliminazione di un qualcosa o qualcuno – magari per mezzo di una foiba -, su cui far ricadere i misfatti di qualcun altro.

Per questi motivi auspichiamo anche l’emendamento della Legge 167/2017 che punisce la propaganda, l’istigazione e l’incitamento al razzismo e chiediamo l’inserimento di una menzione specifica al negazionismo e giustificazionismo per i crimini commessi in Istria, Fiume e Dalmazia in merito alla persecuzione anti-italiana avvenuta a guerra finita.

Così come auspichiamo che possa essere emendata la Legge 178/1951 che disciplina il conferimento delle onorificenze al Merito della Repubblica, senza la quale non è possibile la revoca del cavalierato assegnato al Maresciallo Tito, causa di dolore e sofferenza non solo per la nostra Gente, ma per centinaia di migliaia di persone che si opponevano alla dittatura comunista jugoslava.

A tale proposito vogliamo ricordare il pronunciamento del 19 settembre 2019 in cui il Parlamento Europeo – presieduto da David Sassoli – approvò a larghissima maggioranza (89%) la risoluzione: “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, che condanna tutti i totalitarismi del XX secolo, equiparando in tal modo il comunismo al nazismo.

L’attuale maggioranza, così come maturata il 25 Settembre, ha dimostrato nel tempo grande sensibilità ai temi qui riportati.

Confidiamo nella sua futura opera.

Antonio Ballarin

Esule di seconda generazione, nato al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma nel ’59                                              Past-President FederEsuli – Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati                    Vicepresidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia    Consigliere Associazioni Dalmati Italiani nel Mondo  Fondatore MondoEsuli – Movimento per la memoria e la promozione di Istria, Quarnaro e Dalmazia.

Certamente uno scritto di elevato spessore e di contenuti precisi e tali da lasciare poco margine alle interpretazioni: nella consapevolezza, che – se la questione si è trascinata fino ad oggi, restando irrisolta, al di là di ogni assicurazione potuta o voluta offrire da parte della Politica – basterebbe solo un minimo di buona volontà per porre fine a una vicenda che, decisamente, si è trascinata per troppo tempo.

Un ‘grazie’ di cuore al Dr. Ballarin per l’attenzione che ha inteso rivolgermi, dandoci appuntamento per un prossimo incontro, questa volta nel segno della Scienza.

 




Puppet-show: lo spettacolo continua.

Un’era tanto moderna (per la rapida ascesa e caduta di innovazioni non sempre all’altezza dell’umano) ma nello stesso tempo tanto d’impronta antica (per il ricondurci a epoche di sacrifici, alla miseria e alla corruzione umana e materiale, alla privazione di diritti anche fondamentali, alla povertà d’animo e all’ignoranza più retrive: tipiche di un nuovo medioevo, dove anche le nobili tradizioni del clero appaiono spente e opache), non si era mai vista.

Uniche, ma affatto trascurabili novità di questi ultimi giorni, in un contesto dove la perdurante incomprensione dell’est da parte di un occidente (rimasto al Vietnam, all’Afghanistan, o al rude e spietato bombardamento di Belgrado) che tuttora si auto-valuta con troppa generosità, è sorretta dalla ormai dichiarata e ribadita volontà di ‘spianare’ la Russia, immiserendola e radendola al suolo con le belle macchine volanti che consentono di bombardare in ogni parte del mondo standosene comodamente in ciabatte a casa propria, aizzando alla guerra ma facendo togliere le castagne dal fuoco ad altri.               

Qualcuno, sostiene che lo stile assomigli a quello cosiddetto ‘mafioso’: mamma comanda e i picciotti vanno e fanno (ossia, eseguono gli ordini senza discutere e fanno il lavoro sporco); per parte mia non intendo offendere alcuno, anche se il paragone è possibile ma non so quanto probabile.              

Di certo c’è una parte che sostiene il (proprio) diritto a dettare le (proprie) regole, disconoscendo che anche altri possano avere similare diritto: ma qui entra in ballo il Marchese del Grillo della situazione, che non esita a far capire che “io so’ io e voi nun contate un caxxo”.

Odio per la Pace, odio per l’Essere Umano, smania di arricchimento e potere, si contendono la testa del potere: una testa, ovvero la forma di una testa, belluina tanto simile a quella di cui alle corna di capro che, a Washington, rabbi Schneider ha consegnato a testimonianza di un premio concesso a Draghi qualificandolo come ‘statista’.                                

Tante strane situazioni e tutte nelle stesse ore.

Strane, ma che seguono una loro logica, poiché un filo comune le lega, anche se all’apparenza possono sembrare conflittuali tra di loro.

A Londra, si spegne – con un peggioramento dal rapido finis – Elisabetta II°, Regina d’Inghilterra e Capo del Commonwealth.

Termina un’epoca durata oltre 70 anni di regno: ovviamente con i suoi chiaroscuri.

Certamente la fine di un’epoca, segnata proprio dal voluto scandire delle tradizioni.

Simboli forti, scanditi dal ritmo degli scarponi dei militari in tenuta solenne: ma già pronti a scattare se il Comandante in Capo desse loro l’ordine.

Non si percepisce se potrà essere anche l’inizio di una lenta fine: ma gli inglesi hanno il senso della Patria e sanno stringersi l’un l’altro nei momenti di difficoltà e crisi.

Certo, non c’è più la voce e la presenza della Regina nei club economico-finanziari che contano e che comandano il mondo: ma, per prassi, anche se cambia il soggetto prima presente, chi subentra non perde la battuta    né il posto.                                                                                           

Da poche ore il Presidente Putin ha parlato alla Russia: come previsto, di cose molto serie, che ancora qui ignoriamo nella loro complessità e di cui forse non riusciremo a comprenderne la reale portata (teso com’è, l’occidente, a voler ignorare la pratica della diplomazia nonché a sostenere l’eliminazione a ogni costo del leader russo, anche stimolando e foraggiandone la protesta interna).

Una guerra praticamente dichiarata per interposta persona dagli USA – con il codazzo di yes-men ai suoi ordini, targati più o meno NATO – alla Russia.

Che ormai non fa che rispondere colpo su colpo alla evoluzione imposta da ovest. Un male creato dal 2014 da un Occidente indifferente e sordo ai richiami, e inadempiente agli obblighi assunti.

 Altrove si svolgono cerimonie e mosse di un puppet-show che prevede mance, gratifiche e passerelle a chi obbedisce ai comandi impartiti: uno show che, a poche ore dalla comune convergenza a Londra per l’ultimo saluto alla Regina d’Inghilterra, ha visto convergere in sede ONU il gotha della politica.

Persino in eccessiva evidenza nel sostenere il ruolo del “siam tutti qui, siam tutti d’accordo, siam tutti uniti, continuiamo tutti insieme”. 

Al solenne momento londinese, a distanza di ore, si contrappone l’usuale bla-bla-bla di un contesto per i più troppo segnato dai sospetti di ingenti finanziamenti ricevuti da parte di chi è troppo invischiato in questioni economico-finanziarie.

Certo, la meno rappresentativa è proprio l’Europa: una volta culla della diplomazia e ora mestamente sottomessa agli altrui voleri.

Voleri che hanno consentito al dollaro di recuperare con forza sull’euro, deprimendolo e quindi deprimendo l’economia e la finanza della stessa area euro: ma ottenendo anche il risultato di fermare la propria curva di inflazione e il pericolo depressione, scaricandone tutto il peso su un’Europa sottomessa, tutta impegnata a indossare abiti civettuoli o T-shirt con i colori giallo-blu.

Mi ha colpito una non-coincidenza (vista l’attenzione che viene data alle scenografie di Bruxelles): in una posa ieratica di madonna fiorentina una testa bionda è posta visivamente al centro di uno sfondo dominato dal cerchio delle stelle della UE; uno sfondo blu con stelle gialle, con al centro un soggetto in delizioso contrasto cromatico quanto in perfetta simbiosi, tale da far quasi gridare ‘al miracolo’ facendo prostrare i presenti in ginocchio, così accreditando una favola, un’apparizione celestiale. 

Ma, a proposito delle corna di caprio assegnate all’italico leader – e che taluno, tout-court, ha sentenziato essere un sorta di bonus-aziendale per servizi resi (mah! Ma a chi?) – v’è da dire che chi utilizzi certe espressioni non dovrebbe mai confondere la meritoria attività di un vero statista (vocabolario: un uomo di stato il cui contributo alla vita politica ha rivestito o riveste una importanza di grande rilievo o addirittura storico) con le attività tipiche della camarilla (vocabolario: un gruppetto di persone che si muove per la difesa di interessi particolari, influenzando l’azione di un governo).

In questo caso: una banale, volgare, cricca: una consorteria che pensa solo agli affari, per arricchirsi, distorcendo a proprio vantaggio la politica, ovvero ogni occasione che possa derivare attraverso la politica.

Peraltro, come non concordare con le parole del Presidente Biden che ha lodato il premiato di turno “Mario Draghi è stato una voce potente nel promuovere tolleranza e giustizia…”: è un buon segno notare che c’è chi sembra ben conoscere che esistono tolleranza e giustizia.

Occorre vedere i mezzi con cui si perseguono, e il senso con cui si opera.

Diversamente, quando la prospettiva è del tutto personale e persino discutibile, tutto è deviato e ‘sembra’ solo vero: sono solo ricche, fulgide parole, pronunciate e sciupate in un attimo, nella cornice del solito bla-bla-bla.

In Europa, una serie di appuntamenti elettorali segna la vita politica di molte nazioni: ma solo in Italia tutti i pretendenti al trono confessano la propria scarsezza di idee e della propria vis politica, allorché indicano di voler proseguire nelle azioni previste dalla c.d. ‘agenda Draghi’ (in verità, un’agenda parte di una sua relazione al G30 – Gruppo dei Trenta, dai contenuti più distruttivi che costruttivi: in sintesi, per innovare occorre distruggere).

Un’agenda che, punto di riferimento di chi ha esordito con “mi avete chiamato, sono venuto” e con un reiterato “voi italiani” ha indicato fin da subito da che parte era, attuando – ma sarà stato un caso – proprio quello che era indicato in quella relazione.

La popolazione Italiana è stata impoverita; il settore energetico è in tilt (peraltro, previsto con ampio anticipo e affrontato con altrettanta ampia incapacità: quando di guerra in territorio ukraino neanche se ne parlava); la produzione soffre e le aziende, impossibilitate a fronteggiare i costi spropositati dell’energia e dell’approvvigionamento di materia prima, stanno serrando i battenti una dopo l’altro, spostando il costo sociale della crisi sulla CIG e sull’INPS (ma per quanto tempo sarà possibile?) già ridotta in difficoltà da anni di cattiva gestione, dove è stata il bankomat di menti ideologicamente sconvolte; i dati sul PIL, presunta crescita inclusa, non si sa quanto possano essere attendibili; in area EURO, la moneta si è deprezzata, poiché attaccata dal dollaro di cui ora è utile scudiera, assorbendone i contraccolpi negativi (è un dato di fatto: l’inflazione USA ha avuto uno stop grazie alle politiche della FED e al forte impulso della produzione pesante, mentre l’inflazione in Europa (certamente non quella dei dati ufficiali) sta sottoponendo a erosione tutto il tessuto produttivo, i risparmi, le finanze, e – in Italia – anche la stagnazione è un dato di fatto.

E che dire della ridda di mance e mancette temporanee date sotto forma di bonus?

Questo non è fare corretta politica finanziaria: reddito di cittadinanza e tutta una serie di aiutini vanno completamente rivisti e rimodulati, ivi incluso il barrage del dagto ISEE che privilegi solo alcuni, discriminando.

Cero, ci sarà chi soffre più intensamente, ma si soffre tutti: anche perché il reddito minimo ISEE può celare benissimo extra guadagni non fiscalmente percepibili.

La BCE non segue una propria politica, né assume misure pro-Europa: più semplicemente è a ricasco delle decisioni della Federal Reserve, decidendo di non decidere, con la conseguenza che nessuna misura di stimolo per il lavoro e l’industri è stata assunta; nessuno – Italia compresa, anzi ne è leader – esplicita il giusto rapporto: la possibilità di lavoro è direttamente proporzionale alla presenza di imprese, di aziende, di società che possano produrre, distribuire e vendere i propri prodotti, ricavandone un margine di guadagno che possa consentire di coprire i costi, lasciando margini per il riacquisto di materie prime idonee a riproporre un nuovo ciclo produttivo e così mantenendo i livelli di occupazione.                                              

I fattori della produzione restano sempre quelli che l’economia classica ha fissato da decine e decine di lustri: lavoro, natura (beni naturali), capitale e organizzazione, ai quali la mia Prof. di Economia Politica Bianca Turbati – un ‘mito’ per competenza e bravura – ci ricordava di aggiungerne sempre un quinto, ossia l’uomo (il fattore umano); senza il quale nulla è possibile.

Oggi, più di uno è tentato di ‘eliminare’ l’uomo per posizionarci (pericolosissimi) sistemi di Intelligenza Artificiale: nessuno dei quali potrà sostituire la scintilla divina della determinazione del pensiero, dello scaturire dei sentimenti, della coscienza.

La macchina, i robot, potranno essere un aiuto ma mai una sostituzione, potranno avere una ‘consapevolezza di sé’ come test di prova dei propri circuiti e degli elementi inseriti nei loro chip di memoria.

Null’altro di più.

Scusate se mi sono dilungato: so che queste cose le insegnano fin dal primo anno alle scuole superiori, ma sembra che il bagaglio dei politici ne sia fortemente sprovvisto.                             

Oggi, in questo preciso momento, una ridda di notizie insegue i fatti: ma non costituisce una verità, bensì un insieme di mezze verità corredate da una marea di menzogne, ovvero di false notizie.

Ma ritengo che nessuno possa gioire, anche chi ha avuto apparenti vantaggi scaricando gli oneri bellici su altri, deve cominciare a prendere atto che le sole manovre sui tassi stanno contraendo drammaticamente i consumi.

Nessuno sa con esattezza i costi enormi della macchina bellica USA, ma per certo si sa che per sopperirvi non si può proseguire a stampare carta moneta.

Dati che filtrano dagli USA e pubblicati su molti siti, danno un quadro più che allarmante, anzi pessimo, solo tenuamente alleggerito dalla sbandierata sensazione di ‘far male alla Russia’.

Vengono segnalate richieste di disoccupazione per circa 38 milioni di lavoratori, pari a ca. il 25% della massa lavorativa costituita da 160.000.000 di lavoratori.

E senza reddito, la domanda dei consumatori si contrae drasticamente e l’economia tutta, senza denaro circolante che produca nuova ricchezza, soffre.

D’altronde, i dati che vengono rilasciati dalle Camere di Commercio USA, indicano una serie impressionante di fallimenti mentre altre realtà commerciali e produttive hanno preavvisato drastiche riduzioni di personale.

Del segno che, se l’economia ha imparato a muoversi in modo globale, spalmando su tale globalità tanto le forze che le sue debolezze, è evidente che le contrazioni, gli spasmi, si espandono altrettanto rapidamente, non escludendo il grande capitale, che non sempre può riposizionarsi secondo il proprio solo volere. 

Zara ha chiuso 1.200 punti vendita; Victoria’s Secret ha dichiarato bancarotta;  La Chapelle si è ritirata da oltre  4.300 negozi; Chanel ha cessato ogni attività diretta, al pari di Hermes – a testimonianza che anche l’industria del lusso sta soffrendo pesantemente -; Nike, appesantita dalle sofferenze, sta approntando una seconda fase di licenziamenti; il fondatore di AirBnb ha dichiarato che, a causa della pandemia, 12 anni di sforzi sono stati distrutti in 6 settimane; Starbucks ha annunciato la chiusura definitiva di 400 negozi; la Hertz, proprietaria anche di altre catene di vetture a noleggio, ha dichiarato bancarotta; la più grande società di autotrasporti (Comcar, che ha 4.000 autocarri) ha presentato istanza di fallimento; J.C. Penny, la più antica catena di vendita al dettaglio, ha dichiarato bancarotta (l’acquisterà Amazon per una manciata di dollari); Warren Buffet e la stessa BlackRock – colosso di investimenti del mondo, con una gestione di oltre 7 trilioni di USA$ –  stanno segnalando un disastro nell’economia mondiale…

Ma decine di altri importanti nomi di quello che è il ‘commercio vitale’ negli USA sono in sofferenza acuta: segno che qualcuno è scivolato sulla più classica delle bucce di banana, ossia ‘ha fatto i conti senza l’oste’.

           

Non passi avanti fatti calzando scarponi militari e imbracciando armi, possono recare miglioramenti!         

 Non lo scoppio di altre guerre ma solo lo scoppio della Pace, possono salvare il Mondo!                     

Una Pace fatta non di bombe, cannoni, aerei da combattimento, portaerei e missili supersonici, o virus manipolati per uccidere; una Pace fatta da nuovi uomini in grado di ragionare con mente aperta e con nuovi e diversi presupposti (il più importante è che se distruggo te, anche tu distruggerai me), perché le guerre a eliminazione, di stampo medievale non sono più praticabili.

Anche questo dovrebbero rammentare gli elettori che in Europa si apprestano a entrare nelle cabine elettorali: oggi hanno la possibilità di influenzare scelte sicuramente coraggiose, ma decisamente più sane e intelligenti, lasciando a casa soggetti che praticano della politica deteriore, fine a sé stessa, senza arte né parte, maldestra e persino ridicola, tesa all’arricchimento stolto di pochi.

E questo si potrà raggiungere solo esprimendo il proprio voto.

E la Svezia se ne è rapidamente accorta: con una straordinaria affluenza alle urne, l’84%, ha ribaltato la propria attesa di Governo, gettando alle ortiche quegli ideologi che le hanno causato tanti danni.

Solo la Pace, potrà salvarci: ne usciremo con le ossa rotte, ma il Mondo ha in sé la forza di poter produrre la ‘giusta medicina’, una ‘medicina’ che non può fare a meno dell’Uomo, del Bene, della Solidarietà dei Popoli, della Tolleranza delle Genti e – in particolar modo – della Libertà.

Abbiamo toccato con mano l’inutilità di chi sosteneva e sostiene che ‘libertà e democrazia’ siano esportabili, come fossero degli oggetti inanimati da collocare su una mensola. I livelli di ‘libertà e democrazia’ non possono prescindere dalla diversa sensibilità, storia e cultura di Popoli e Genti.

Va individuato, e quindi condiviso, un nuovo modello di vita, più equilibrato quanto certamente riconducibile a una Nuova Armonia Universale, grati a Chi possa aver dato la possibilità all’Uomo di esistere.

Aristotele – filosofo, scienziato e logico della Grecia antica, ritenuto una delle menti più universali, innovative e prolifiche di tutti i tempi, tanto per la vastità del suo sapere che per la profondità dei campi di conoscenza – sintetizzava così il proprio pensiero politico: ogni popolo ha il governo che si merita.            

Non so altrove, ma in Italia meritiamo qualcosa di più e di meglio: se ne accorgerà il Popolo?

Spero proprio di sì: e andare alle urne, depositare il proprio voto, potrà esserne valida testimonianza.




Di male in peggio? Oppure…

Già, “Oppure…”.

In questa piccola congiunzione – alternativa quanto rafforzativa di ‘o’ – c’è depositato il destino pratico della tornata elettorale del 25 Settembre.

Una data in cui una gran parte di Cittadini ha riversato una valenza da ‘ultima spiaggia’, sperando di poter contribuire a un cambiamento radicale, quasi uno stravolgimento; ma anche una data da altri affrontata in modo possibilista quanto disincantato, all’insegna del “sì…vado a votare, ma penso che difficilmente possa cambiare qualcosa”; una data, infine, in cui il voto popolare potrebbe non essere espresso per protesta verso quanti, incapaci di distaccarsi seriamente dal ‘sistema’ nel corso delle proposte espresse in campagna elettorale, potrebbero indulgere nel ripetere gli errori fatti in precedenza: c’è chi lo chiama ‘astensionismo’, ma corre nelle ultime settimane l’utilizzo del termine ‘sottrazione del consenso’ (nel senso di ‘disconoscimento’ e ‘delegittimazione’ del ‘sistema’, perché ‘folle’ e ‘disumano’: così come recitano le informazioni date) anche verso chi sembra non avere preso decise distanze dallo stesso.

“Oppure…”. Ossia non riporre aperta fiducia nel meccanismo elettorale e in ciò che potrebbe scaturirne – in termine di consensi/dissensi preferenze/bocciature -, ma fare affidamento nella speranza che alfine possa accadere l’insperato.

Nella strana scelta temporale, che ha dettato i tempi attraverso la determinazione della data delle elezioni, è riposto il coacervo di elementi che hanno costretto i partiti a concentrare in poco tempo la propria campagna, ma anche i motivi veri che possano sottostare a tale decisione. 

Una serie di elementi, quali la prosecuzione di una certa attività di governo nonostante questo sia abilitato solo al ‘disbrigo degli affari correnti’ (leggasi ‘ordinaria amministrazione’), la carenza di misure reali atte a spezzare l’abominevole spirale rialzista di tariffe e prezzi al consumo, l’assenza di misure immediate per contrastare inflazione e stagnazione, l’assenza pratica di misure per salvaguardare il ciclo produttivo, le aziende, le imprese, nonché per stimolare con decisione l’offerta di lavoro.

Che sicuramente non potrà concretamente avvenire se prima non si arresta la morte – persino ‘preannunciata’ – di aziende e imprese di ogni dimensione.

A nulla valgono le momentanee panacee costituite da una pioggia di ‘bonus’, che tanto assomigliano a ‘toppe’ apposte là dove i ‘buchi’ sono enormi: e mai nessuno che dica “ho sbagliato!”, “abbiamo fatto male il nostro lavoro, non abbiamo previsto bene, ci dimettiamo, oppure faremo di tutto per correggere le conseguenze dei nostri errori”.

Mai che qualcuno, con onestà, abbia usato queste parole! E il bello – anzi, il ‘brutto’ – è che anche nell’ambito di quella sacca di potere rappresentata da Bruxelles – e quindi dalla UE, ossia da quel contesto che ‘dirige l’orchestra’ imponendo ogni giorno misure tra loro persino disaggregate e conflittuali – gente peraltro remunerata profumatamente mai trova l’umiltà di dire “abbiamo sbagliato”.

Dicevo dei ‘bonus’: ove applicati, hanno avuto il pregio di far lievitare il prezzo dei beni e quindi il costo complessivo: bonus sui condizionatori?

Aumento dei loro prezzi. Sui lavori per il rifacimento di facciate, consolidamento antisismico, efficienza termica, caldaie a gas?

Aumento esponenziale dei prezzi: il materiale da costruzione è arrivato a prezzi incredibili. Che dire di tutta quella serie di ‘aiuti’ e ‘aiutini’ (a carico di chi lavora e paga le tasse) vanno a chi non viene minimamente stimolato alla ricerca di un lavoro (in ogni caso, difficile da trovare)?

Che dire dei prezzi dei generi alimentari, anche di prima necessità?

Esplosi, con incrementi pressocché quotidiani: senza che il governo – dei ‘migliori’ o dei ‘peggiori’ – abbia mosso un dito, per controllare/calmierare/amministrare i prezzi e la loro dinamica! Una questione che addirittura fa parte delle proposte elettorali di un partito con elevata valenza nel nord: votateci e metteremo mano a questo ‘scempio’ sociale ed economico!

Assurdo! E poi ci si riempie la bocca con paroloni tipo ‘transizione’, ‘intelligenza artificiale’ o ‘resilienza’ o – in altro settore, ugualmente deficitario – ‘fragili’…

Ma se a occuparsi di intelligenza artificiale sono persone incompetenti, trasferiranno nell’artificiale la loro modesta preparazione.

E questa modesta preparazione individuale dei nostri amministratori, questa loro assenza di capacità programmatica (ovvero: ‘tirare a campare’ di giorno in giorno), questo utilizzo con estrema leggerezza delle risorse finanziarie pubbliche (dai banchi con le rotelle alle mascherine, dalle scorte incredibili di vaccini al depauperamento dei quadri costituenti il sistema sanitario nazionale, dalla gestione della problematica covid alla cessione di asset del patrimonio produttivo ed economico-finanziario nazionale alla cattiva gestione delle crisi occupazionali, e tanto altro ancora.

Liberiamo la Corte dei conti dai lacci e lacciuoli rappresentati da quelle norme che impediscono ricognizioni, indagini, procedimenti e sanzioni, dando così la possibilità di ritrovare una funzione sanzionatoria attente e rigorosa.  

Aboliamo quelle aree assolutamente opache delle salvaguardie (leggasi non responsabilità ovvero non punibilità) richieste da taluno nell’accettare un incarico: hai paura di sbagliare, sei incompetente?

Non accettare l’incarico e vai a lavorare da altre parti; diversamente, assumiti tutte le tue responsabilità, e non guardare solo ai (troppi) onori e alle (più che ricche) prebende!

 Nell’attuale campagna elettorale, ricca di omologazioni e persino banali sovrapposizioni, specie nei programmi ora di questo ora di quel candidato, ora di questo ora di quel partito, è mancato il coagulo di tutte quelle energie profuse – tra proteste, incontri, adunate nelle piazze – nell’area della contestazione e dell’aperto,  plateale, dissenso verso un ‘sistema’ ormai autoreferenziale e lontano dai problemi e dalla voce dei cittadini, senza più un dialogo corretto e lungi da quei preziosi equilibri pur sanciti dalla nostra Costituzione.

E’ mancata la volontà di ‘fare gruppo’, cedendo alla tentazione di fare corsa a sé: con quali prospettive, e con quali reali finalità non è dato sapere; ma la più parte dei cittadini si è trovata spiazzata nell’aver aderito a contesti che, ai sensi di norme elettorali da rivedere e correggere, si sono trovati senza rappresentanza, senza un partito che potesse accedere alla competizione, tanto per la Camera che per il Senato, e in tutte le Regioni.

Sono state sciupate preziose energie, persino vitali e ricche di umori: cosa poi possa eventualmente nascondersi dietro le scelte di ‘capi’ e ‘capetti’ che hanno preferito correre in solitario, forse lo sapremo tra qualche tempo.

Certamente, la situazione non è delle migliori: anzi, tutt’altro. Siamo presi in una morsa feroce: tra UE, NATO, speculazione e aumenti del costo dei prodotti energetici: gas in testa ed energia elettrica (che è stata maldestramente legata al costo del gas) a seguire.

Tutta la stampa e la rete sono ormai percorse da una verità: cattive e castranti politiche energetiche (nel tempo); errata scelta politica di non affidarsi alla possibilità di libera contrattazione, ma di fare riferimento alla piazza (dire speculativa, è un eufemismo) di Amsterdam (gestita da una società… americana) per il mercato del gas, e a quella di Lipsia (per l’energia elettrica): la strana situazione italiana con l’ENI che moltiplica in progressione geometrica i propri utili, facendo pagare agli utenti prezzi di mercato mentre l’ente acquista a prezzi contrattuali minimi (non so quale tipo di reato possa essere… ma lo è), ente di cui l’Italia detiene oltre il 30% del pacchetto azionario (che grande errore fu cedere la maggioranza ai fondi americani!).

Ma non c’è traccia di un intervento governativo, se non per ideare dei ‘bonus’ (aiutini a imprese e famiglie), senza però rimuovere le cause degli aumenti subiti per colpa della speculazione.

Eppure, pur di fronte a deficienze operative e gestionali di tale calibro da parte del governo e di chi lo sostiene in Parlamento, la controparte – ossia, l’opposizione o l’oppofinzione come ripetutamente ormai viene definita – cosa sta facendo, di concreto?

Domanda retorica, risposta non pervenuta.

Agenda Draghi fallita? Riproponiamola.

Governo Draghi sfiduciato? Riproponiamolo.

Molti errori fatti dal governo Draghi? Riproponiamolo. Anzi no.

Governo allargato a tutte le forze politiche con Draghi a capo in una qualche veste.

Sospendiamo la campagna elettorale, Calenda dixit, e andiamo avanti ‘sempre con’ Draghi.

Sinceramente non credevo che vedove e orfanelli di Draghi – ma non sono gli stessi che lo hanno sfiduciato? – ne patissero l’assenza in maniera tanto acuta: sembrerebbe che ora tutti abbiamo timore di prendere in mano una situazione certamente bollente, con la UE che preme per stringerci al collo il cappio del MES (ora camuffato da aiuto per il gap energetico: ma si tratta pur sempre di prestito a titolo oneroso, e gli interessi sono salati anziché no) Non c’è l’agenda, ma c’è il di lui programma, stilato qualche tempo fa nell’ambito di associazioni (sovranazionali? Segrete?) dei trenta o dei centrotrenta o dei quattrocento o vattelapesca…  

Senza Monti, non si andava avanti…

senza Draghi, non si va avanti… (eppure qualche controindicazione c’era e c’è: i conflitti di interesse pur esistono).

Quindi: in Italia non c’è un pur minimo soggetto degno di occupare ‘quel’ posto perché eletto, perché parte di un partito politico, perché capace e preparato?

Mah! Mistero e misteri misteriosi che, non misteriosamente, ci pongono di fronte alla realtà delle realtà: la destra, la sinistra, i partiti politici (almeno, così come li conosceva chi oggi ha dai 35 anni in su) non esistono più: esistono combinazioni che a loro volta si intersecano e si avvitano con altre combinazioni, in un circolo poco virtuoso sempre più rapido.

Sono atlantista, ma ho poca tolleranza per chi dica ‘devi fare così perché lo dico io’ oppure ‘devi dare ragione a tizio e non a caio, perché te lo ordino’.

Oppure ‘tizio ha ragione, è una vittima.

Perché?

Perché lo dico io!’.

Peraltro, ritengo che il nostro ‘debito’ verso i liberatori alleati, lo abbiamo regolato da molto tempo.

Sono pacifista, amo il dettato della Costituzione dove espressamente prevede che ‘l’Italia ripudia la guerra’: ma che ripudio è se mi schiero a favore o a sfavore di qualcuno in un teatro bellico non coperto da patti specifici di alleanza, se vendo armi, se vendo armi che so che verranno adoperate ‘per’ o ‘contro’ qualcuno, se aderisco a sanzioni o altro?

Già, le sanzioni: ci stanno massacrando, e stanno massacrando l’Europa: eccetto la Norvegia e con grande profitto degli USA, che le impongono, ma non ne subiscono le conseguenze di ritorno.

E mi dite poi che l’Italia ripudia la guerra? Guerra non è solo quella fatta con le armi, è anche quella economico-finanziaria, quella energetica, quella che può tagliare fonti di approvvigionamento primarie.

Gli USA stanno vendendo armi in quantità, con una programmazione che frutterà dollari/euro in quantità per molti anni, grazie al riarmo e alle maggiori spese militari imposte all’Europa.

Stanno investendo enormi risorse (stampando nuova moneta) ma nel contempo stanno drenando liquidità immessa in precedenza nel sistema, sostituendola con carta commerciale vera.

Quanto al gas, poiché ci vogliono bene, ce ne forniranno in sostituzione dell’odiato gas naturale russo: piccolo particolare, costa molto di più.

Nel gioco del ‘chi ci guadagna’ e ‘chi ci perde’, l’Italia è certamente perdente, e a caro prezzo: specie se, per motivi ignoti ai suoi Cittadini, è in una condizione di vulnerabilità per chissà cosa.

    Leggo la commediola semiseria che si sta recitando attorno al ‘tetto al prezzo del gas’ (e, indirettamente, anche dell’energia elettrica?) sempre motivato da propositi buonisti verso le popolazioni (tartassate, ma non in maniera uniforme: quindi sussistono già delle disparità a livello UE) e il tessuto produttivo-commerciale delle stesse. È una cosa buona?

È il tentativo della governance UE di mettere una qualche toppa al proprio tardivo intervento?

O è l’ultimo ipotetico ‘favore’ che potrebbe essere fatto alla speculazione, definendo un price-cap, un tetto, troppo alto rispetto alla fase discendente dei prezzi, che andrebbero tutelati da un reale, autentico, libero mercato?

A mio avviso, di questo tetto non se ne sente bisogno: anche per non creare un’altra dinamica dove Bruxelles viene delegata di un qualcosa.

Ormai, Bruxelles ha assunto connotazione che la identificano a una centrale-acquisti che si occupa di tutto (ovvero: che sottopone ipotesi pre-confezionate agli stati aderenti, nel segno di ‘ci penso io, tu vota a favore’).

Aiutini di Stato o risolvere il problema a monte?

Vedere morire l’Italia e gli Italiani, in un’Europa comunque fallimentare, o assumere finalmente misure strategiche e funzionali?

L’Italia deve ritrovare il suo respiro, il proprio margine di autonomia decisionale e operativo, una pur minima sovranità utile a superare – secondo i parametri propri delle esigenze dei propri Cittadini e non (o ‘non solo’) perché ‘ce lo chiede l’Europa’! – eventuali tematiche o problematiche.

A proposito di Cittadini: dai vertici all’ultimo uscire della PA, si sente sostenere in continuazione che ‘mancano infermieri’, ‘mancano medici’, ‘manca personale ausiliario di elevato profilo’; già mancano.

Ma il pensiero va a tutti coloro che sono stati costretti a lasciare il posto di lavoro perché – liberamente, ai sensi della nostra Costituzione – non hanno voluto cedere al ricatto vaccinale, agli aut-aut imposti mediante la creazione di un obbligo tale da scavalcare ogni diritto individuale, personale.

Mancano, quindi. Eppure, a ogni inizio di anno accademico, si procede a una selezione mediante quiz, utile a mantenere un ‘numero chiuso’: incapacità di gestire, di vedere oltre la punta del proprio naso?

Quiz, come gli ultimi di poche settimane fa, estremamente discutibili nella formulazione e nella stessa qualità: Einstein avrebbe rischiato l’esclusione, così come ha dimostrato un noto Medico, prestatosi a sostenere tale pre-selezione, dimostrandone la scarsa utilità e la deficitaria propensione a una reale scrematura, selezione.

Mancano?

Ma negli ultimi anni, la politica al governo ha falciato 111 ospedali e chiuso 113 pronto-soccorso, con un abbattimento di almeno 35.000 posti-letto e aumento dei tempi di attesa per visite e interventi anche esiziali (chi ne ha beneficiato? Forse il sistema privatistico?).

Tra poco, saremo in autunno, e avremo una recrudescenza di raffreddori, bronchiti e infiammazioni ai polmoni, oltre a quella che ‘c’era una volta’ veniva chiamata influenza!

E non è improbabile che a patirne di più potrebbero essere proprio i pluri-vaccinati, stante le loro accertate minori difese immunitarie (ormai, la nomenclatura ufficiale è amplissima).

Vogliamo aprire un concorso?

Con quale nome – nella stagione 2022/2023 – sarà ribattezzata la normale sindrome influenzale? L’EMA, e di conseguenza l’AIFA, hanno dato recentissimo via libera alle somministrazioni di c.d. vaccini (sperimentali anche questi?) bivalenti (dicono che contenga elementi dell’originario Wuhan più elementi dell’Omicron: tutti e due, però superati dal continuo mutare del corona): ma l’EMA – che per l’80% è finanziato proprio da BigPharma – può dirsi imparziale e attendibile nelle sue disamine, nei suoi accertamenti? E l’OMS?

Bruxelles, dopo la svolta imposta con i veicoli elettrici, si sta accorgendo di quanto possa inquinare tale svolta: altro che green! Stessa sorte sta toccando alla tassa sulla CO2: a prescindere dai costi dimostratisi insopportabili che si dovrebbero sostenere, una serie di ricerche scientifiche recentemente presentate da un gruppo di oltre 1000 Scienziati (con la ‘S’ maiuscola) internazionali, ha del tutto ribaltato l’assioma CO”=inquinamento=danni al pianeta, dimostrando l’utilità in Natura anche del CO2.

Cosa dire poi della svolta impressa dal team di amministratori europei presieduto dalla Sig.ra Von der Leyen che vuole imporre la chiusura delle aziende zootecniche, l’abbattimento dei capi al 90% e la parallella diffusione di schifezze ‘inventate’ dal trattamento di scarafaggi, formiche, blatte.

Altre aziende chiuse, altra povertà, altra disoccupazione!

Tutto in nome del green e dei supposti benefici che ne deriverebbero all’ambiente.

Sicuri?

Proprio sicuri, lì a Bruxelles, o c’è da agevolare qualche altra linea produttiva?

Ma sanno questi Signori che il corpo umano soffrirebbe enormemente dall’utilizzo di queste ‘prelibatezze’?

A me, e non da oggi, sembra che l’Unione Europea – soddisfatte ma non esaurite le pulsioni avverse alla Grecia – abbia ora come obiettivo l’Italia.

Distruggendone, in un modo o in un altro, il tessuto produttivo, il lavoro, le consuetudini alimentari (e tutta la relativa produzione ed esportazione), l’economia, la finanza (ormai è fuori da ogni dubbio che la Lira sia stata uccisa, e con lei tutto l’impianto che ruotava attorno alla nostra bella, storica, valuta.

Chi ricorda quando vinse l’oscar con Guido Carli alla guida di Bankitalia?).

Obblighi, e imposizioni dominano ormai il rapporto, così che l’Italia – a parte le tante belle parole e le tante pacche sulle spalle – subisce, e non poco.

Quindi, elezioni il prossimo 25 Settembre. “Oppure…” già dal 24 un novello uomo-forte e senza contraddittorio potrà aver assunto poteri straordinari, speciali?

(questo il senso di uno dei soliti DPCM-Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri – e non decreto legge – a firma Draghi, datato 1° Agosto 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 Settembre 2022 e che entrerà in vigore il 24 Settembre 2022: tutti distratti, a ogni livello?

O è quel cavallo di Troia, che giustifica i volti sorridenti e radiosi di taluno?).

Come e chi votare? “Oppure…” perché non votare? Ma Cetto Laqualunque in che partito sta?

Ciascuno agisca secondo coscienza, senza subire suggestioni: perché la scelta potrebbe essere tra poter ancora guardare a un futuro possibile o non avere più alcuna prospettiva, né prossima né futura.

Per sé stessi e per i propri figli.