Ieri e Oggi

 

Alla vigilia di una nuova” ri- hell- lezione” europea non poteva mancare il concertone di Muti con discorsetto finale: non ha bisogno di molti commenti e analisi il messaggio forte è chiaro massonico alla platea di un non Presidente della Repubblica e sodali, sull’ idea dell’orchestra sinonimo di società e che tutti devono concorrere i maestri come i cittadini ad un unico bene che è quello dell’armonia di “tutti “!!.

Ovviamente quei “Tutti” sono sempre loro, i famosi “fratelli tutti” di  bergogliana  memoria  e illuministi di “fraternite’ ” parola esclusiva come inclusiva al tempo stesso, dipende per chi è rivolta . Prendendomi una licenza espressiva che mi garba assai ,” vernicolando” un pochino:”  fraternite’… fraternite’, Fo’ quel che pare a me’!!” Per intenderci.. Scelta dell’arena di Verona- romana  come  luogo della celebrazione  musicale, non fu’  certo scelta  errata e infausta, visto il passato dei supplizi cristiani e le grida antiche di dolore e spavento che le mura riecheggiano e riportano a tutt’oggi.

Riecheggio ,dicevo, delle opere liriche romantiche che si disperde nell’ ampiezza degli spazi, come del resto vuole scientemente chi ha organizzato l’evento.

Riflettevo, allora, che la musica occidentale, come noi l’ascoltiamo adesso, è uno dei grandi patrimoni culturali che la religione cristiana ha conservato e sviluppato nel tempo.

Va ricordato che sin dall’inizio la Chiesa  Cattolica si trovò a dover considerare il problema dell’inserimento della musica nella sua liturgia e ciò fece “interiorizzando” la musica, vale a dire facendo in modo che la musica abbandonasse la strada e gli spazi aperti, in generale, per entrare nelle chiese e nelle cattedrali.

Le Chiese, dal punto di vista architettonico, sono soprattutto luoghi di culto, ma nella loro evoluzione storica sono state anche luoghi per la musica.

Per trattare delle caratteristiche acustiche delle Chiese mi soffermerò prevalentemente sulla riverberazione sonora, sia perché questo fenomeno è il più vicino all’esperienza acustica di tutti noi sia perché può essere quantificata con un parametro molto noto: il tempo di riverberazione .  

 La riverberazione sonora è dovuta alla riflessione multipla del suono ai confini dell’edificio e sugli oggetti presenti, e produce una più o meno lunga permanenza del suono nell’ambiente. La riverberazione sonora è un effetto acustico legato alle dimensioni dello spazio confinato e contribuisce a fornire caratteristiche particolari ai suoni percepiti.

Per effetto della riverberazione, infatti, il suono permane nell’ambiente anche dopo l’estinzione dell’emissione avvolto, quindi, in alone di mistero.  Una forte riverberazione sonora comporta tempi di riverberazione lunghi, dell’ordine di parecchi secondi, e coincide con grandi volumi oltre che con l’impiego nella costruzione degli edifici di materiali acusticamente riflettenti, quali marmi, pietre e intonaci.

Sempre in relazione all’acustica, qualche considerazione si può fare anche sulle forme planimetriche delle chiese. Le planimetrie delle chiese mostrano anch’esse un’evoluzione nel tempo. La forma basilicale, derivata direttamente dagli edifici civili romani e impiegata nelle prime chiese paleocristiane, risulta molto buona dal punto di vista acustico.

L’interposizione del transetto, con la realizzazione della configurazione a croce, peggiorò questa situazione. La maggior parte dei fedeli si concentrava nella navata centrale, mentre quelle laterali fungevano per lo più da deambulatorio. La soluzione ai problemi acustici fu trovata concentrando nella navata centrale tutte le sorgenti sonore, vale adire: l’altare, il pulpito, l’organo e la schola cantorum (questi ultimi due posti di solito in posizione rialzata in controfacciata). Questo schema planimetrico ebbe successo per lungo tempo, finché le sorgenti acustiche, non furono allontanate dalla navata centrale o, peggio ancora, isolate, come avvenne ad esempio per l’organo e il coro, con il loro trasferimento nei bracci del transetto. L’aggiunta del transetto alla pianta basilicale portò, come si è detto,  alla forma planimetrica a croce (croce latina) e successivamente nei periodi rinascimentale e barocco alle varie forme centrali, come la croce greca. Croce di volta che rappresenta la summa di tutto il concetto Cristico sia architettonico che religioso.

Concio o pietra angolare senza la  quale  tutto viene giù cadendo rovinosamente.

Come è chiaro ed evidente che verrà giù da sola quella pseudo casa europea chiamata unione che tutti vogliono puntellare chiamando alle urne ignari ed incantati cittadini, ai quali viene richiesta una legittimità che non c’è o non c’è mai stata,sia con le Opere liriche  che senza.

Sia con un Muti nelle vesti più di cameriere che di Direttore sia nelle idee che le opere esprimono ed emanano .

Ma c’è un altro aspetto che emerge in questo concerto di Verona che appare funesto e fausto, per una  probabile terza guerra mondiale nucleare:

Idea infelice di sostituire un altro capro espiatorio ma certamente comodo, come Putin accusato di essere il nuovo Hitler lascia attoniti.

Rileggo quel che successe in altra occasione storica a

Fine Agosto 1937, Salisburgo: Toscanini e Furtwängler sono in contemporanea al grande Festival. Inaspettatamente il maestro tedesco va a trovare il maestro italiano, di quasi venti anni più grande. E’ una visita inattesa, e soprattutto non desiderata dal maestro italiano. Ecco il nocciolo della questione (traduco dall’inglese). Toscanini: “So bene che non siete un membro del partito nazista, so anche che avete aiutato i vostri amici ebrei (108); ma chiunque diriga nella Germania Nazista è un Nazista”. Furtwängler nega assolutamente di essere nazista e risponde seccato ma lucido: “Quindi, secondo voi, arte e musica sono semplice propaganda, una distorsione, come accade in qualunque forma di governo al potere: se un governo nazista è al potere, io come direttore sono nazista; se è un governo comunista io sono comunista; se è un governo democratico, io sono un democratico. No, mille volte no! La Musica appartiene a un mondo differente, ed è oltre gli eventi politici”.

Ovviamente Toscanini non è d’accordo. E ciò conclude la discussione (e, aggiungo, non solo la discussione ma molto di più: rovina definitivamente il già complicatissimo rapporto). Tra le diecimila cose che dovrei dire ne scelgo pochissime, indispensabili.

Il maestro ha sempre rifiutato la tessera del Partito, mentre Von Karajan ne aveva 2, era uno dei pupilli di Goring, e suonava sempre l’inno nazionalsocialista prima di ogni concerto, in quegli anni. Furtwängler evita di partecipare alle celebrazioni delle Olimpiadi del ‘36 a Berlino: diceva Goebbels “c’è qualche ebreo che Furtwängler non conosca?!”.

Andiamo avanti: ultimi mesi di guerra, fine 1944. La moglie di Himmler fa avvisare il maestro che Hitler ha approvato un piano per pedinarlo, spiarlo, e registrare ogni suo movimento, ogni sua esternazione…si può immaginare con quali fini! Alla fine di un suo concerto, in una Berlino già in gran parte ridotta a uno scheletro, si avvicina Albert Speer, il ministro degli armamenti, al quale Furtwängler chiede se a questo punto rimane qualche speranza per la Germania; Speer nega, e consiglia vivamente di lasciare il paese e rifugiarsi in Svizzera.

Le attività del maestro sono ormai ridotte a una altalena, tra Berlino e Vienna; anche Vienna è devastata: l’ultimo concerto a Berlino è del 23 Gennaio 1945, poi si va, l’ultima volta, a Vienna, in treno, tra mille difficoltà e 2 giovani vestiti interamente in nero (Gestapo?) che in treno e nella città austriaca, Hotel Imperial, spiano sempre ogni movimento.

Sappiamo per certo di un ultimo concerto viennese del 28 Gennaio 1945. Ma su Internet ho trovato notizie di un’ulteriore data, primissimi di febbraio, e c’é in nastro su Youtube un Finale della 1° sinfonia di Brahms, caricato da una persona di lingua spagnola che dice chiaramente essere l’ultimo concerto durante la guerra, con i Sovietici quasi alle porte, anche di Vienna.

Passato avventurosamente via Bregenz, il maestro entra in Svizzera l’ 8 Febbraio, accolto dall’amico e suo strenuo difensore con Yehudy Mehuin , il direttore Ernest Ansermet, gigante dell’interpretazione del ‘900, dell’impressionismo e di tanta musica russa.

In uno scenario da incubo, i Berliner danno il loro ultimo concerto il 12 Aprile 1945, che si chiude con il finale del “Crepuscolo degli Dei” wagneriano: appunto la fine di un mondo, la delirante illusione del Reich Millenario. All’uscita della sala, adolescenti in divisa nera, distribuiscono ai presenti capsule di cianuro. Il 30 Aprile Hitler si suicida con Eva Braun.

I sovietici sentono per tutto il Bunker l’inconfondibile odore di mandorla del cianuro. La sola Battaglia di Berlino in meno di 3 settimane vede 150 mila morti tra i soldati sovietici, e la stessa cifra (se non più alta) tra i civili berlinesi.

In questa sinfonia apocalittica, per la morte del Fuhrer la radio trasmette l’Adagio della Settima Sinfonia di Bruckner, eseguita da Furtwängler nel 1942, quale, diciamo così, marcia funebre di accompagnamento.

Spero che, non i corsi e ricorsi storici mi smentiscano, ma il buon senso e quel poco di senso di Fede Cristiana che il cosiddetto mondo occidentale incarna non commetta questo grande e grave errore non più rimediabile per molti ed anche per quei “tutti”.

 

 

 




Avulso

Avulso

di Cassandra è figlio erede di commedie, arti 
oracolo certamente
scomodo e disprezzato
  Nemico della gente..
Invidiato e all’indice tenuto.
Sacerdote  laico a suo modo di retorica poetica  e di ambiente.
Non voglio cerimonie
Non voglio facce lavate e lavate  di faccia
  Date retta, L’incenso risparmiate.
Tanto lo so che morto  mi volevate..
Tanto lo
so’ che appena giravo l’angolo si facevano grasse risate
E dicevano:”
Perché devi essere meglio di me?
Perché devi avere più di me?
Non ho io …e non devi avere nemmeno te!.
Ti preferivo quando eri  uno dei tanti
innocuo  tra gli inconcludenti
quando ti potevamo controllare quando non ti montavi la testa e  volevi scrivere cose amare…
Quando non scrivevi cose che suscitano interesse e ammirazione
Togliendo protagonismo a tutta la popolazione..:
“Mio figlio si è laureato con 110  e lode
Adesso è magistrato
Anch’io ho  ho preso il master e sono ricercato ..”.
“E tu che cosa hai fatto ? Che cosa hai partorito?
Hai solo pubblicato parole alla rinfusa
Inconcludente dissennato!”
  miserabili maestri  di voi stessi
Accademia  unica dell’illazione,
dell’ingiuria, del sarcasmo vigliacchetto del non sono stato io…
Del fuori luogo,
infelice infelicitante
occhiante…
Bisbiglio tagliente meditato …
Del non detto ,dell’approssimato …
Del trattenuto tra i denti…
serrati e impenitenti.
sì… come la propria esistenza
ombra maligna  decisa
di chi è solo un povero ignorante.
…ma chi ti credi di essere non sai niente…
Baci di giuda e abbracci di rito a coronamento
Sorriso di circostanza simulato miserabile e forzato ma dovuto per apparire .. congiurante
Ora sono morto
In quelle pagine c’è tutto il mio torto
Quello fatto a voi… Naturalmente…
essenza del mio creato
Ma Sento e vedo tutto
Non a caso
Vedo Chi vivo non mi  poteva vedere e morto non si pareva a saziare.
Ma a tutti dico …
Io… A differenza vostra ,
ho amato.
E mo’…. come state?!
E mo’… Che non ci son più… Che fate?!.
E quando la barba allo specchio ogni mattina vi farete
Vedrete l’immagine di un Dorian Gray a cui  appartenete
Vergognandovi un pochino
Di quel che siete …




Non ci sono più le mezze stagioni…

Oggi non ci sono più le mezze stagioni, oggi i riferimenti stabili anche politici sono spariti, non fa stupore  a chi è di destra non ritrovarsi o non riconoscersi nella destra, come per chi è sempre stato di sinistra nella sinistra.

Una “Destra”  ed una “Sinistra” con “copyright” di quel Deep State  sempre più invasivo; come del resto le note di banco o banconote di euro, appartenenti non al Popolo italiano, ma ad una Corporate che, fa signoraggio applicando tassi di interesse  a piacimento di quel “cerchio magico” di  Bruxelles, utilizzando un denaro ormai privo di valore intrinseco, non agganciato a nessun tipo di bene rifugio (gold standard).

Sinistra, dicevo, speculare  a questa  destra, una  buonista e inclusivista, l’altra fintamente Patriottica.

Come ai tempi lo è stata la lega Lombarda, nata cavalcando il  mal di stomaco  meridionalistico  di “Roma ladrona” degli anni ’90, enfatizzato né più e né meno  come poi anche altre forme di populismi  fintamente indignati e reazionari,  che, a distanza di anni hanno riproposto lo stesso scenario colpevolista, vedi il movimento cinque stelle, con  il quale hanno catalizzato il dissenso, diventando da forze antagoniste a forze di sistema, ma senza avere l’ossatura di una forza di sistema e nemmeno la preparazione.

Il tutto affiancato da Un Partito Democratico, ex Pci, ex Ds, ex ulivo, insomma una matriosca riuscita male come  una maionese impazzita, impazzito appunto.

Una sinistra senza un centro di gravità permanente che, a dispetto di un  buon Battiato d’annata, “faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente” con politiche finto “buone”, “green” e  “gender”.

Non so chi ha più colpe o responsabilità, ma alla fine ci si rende conto che è un gioco delle tre carte al quale si chiede, alla fine di ogni mandato elettorale, di poter comunque andare a votare per tenere in piedi il teatrino che va’ avanti da ormai troppo tempo.

Alla vigilia delle elezioni politiche europee, tutti i partiti corteggiano e seducono i propri rispettivi potenziali elettori per poi abbandonarli, come da copione, con buona pace di valori e ideali, sbandierati in tutte le salse ,in tutti colori rossi o neri di sorta. 

  Lasciando, alla fine, tutti al proprio drammatico destino: la mancanza di lavoro spesso sottopagato e conseguentemente dei soldi indispensabili per andare avanti.

Tipica ricorrenza, questo passato 1°maggio, in cui si doveva festeggiare il lavoro che oggi non c’è più, siamo ormai passati dalla festa del lavoro al funerale del lavoro, e ringraziamo Dio che con le sue copiose precipitazioni ci ha fatto  levare  l’incombenza, sempre più triste, inutile e patetica di andare chissà dove a festeggiare chissà cosa.

Sono rimasti indefessi festeggianti quei sindacati (simil orchestra sul Titanic) che ormai non rappresentano più  la classe dei lavoratori, ma che supinamente subiscono i diktat non tanto dei vari governi tecnici, succedutisi in questi ultimi anni, ma di quell’organo supremo, oramai questo sì, totalmente sovrano e dittatoriale dal nome “Commissione Europea”.

Il che si risolve tutto in una festa dei lavoratori italiani a guisa di “concertone” musicale, che di musicale e artistico ha ben poco, vero oppiaceo per le masse sempre più ignoranti e disilluse.

Suoni sintetizzati e testi violenti contro la legge e i suoi rappresentanti, contro il lavoro quello vero quello legale e a favore di tutte le droghe possibili e immaginabili sia per consumo soprattutto come ascensore sociale “per fare soldi “!

In fretta  e tanti! Alla faccia del lavoro vero fatto di anni di sacrifici e di privazioni.

È il nuovo “credo” a cui molti giovani si rivolgono ed riempiono la platea, perfetti per essere cloroformizzati da messaggi subliminali violenti.

D’altronde, questa nuova religione, è il vero “oppio dei popoli “( K. Marx).

L’urgenza, quella vera e importante, e di cui nessuno vuole farsi carico, sia da destra che da sinistra, è rispondere alle generazioni future mettendo le basi per un futuro di speranza e di dignità.

Il punto  è che gli anni che verranno si preparano veramente difficili, sia per chi ha già dato in parte il suo contributo, in tutti i sensi, sia per chi si accinge a volerlo o doverlo fare, cercando un lavoro dignitoso ed un salario accettabile e bastevole all’aumentare del caro vita.

Questa società così “non disegnata” non può stare in piedi.

Chi decide dietro le quinte, lo sa molto bene, ma non ha interesse a porvi rimedio.

Non vuole, perché è succube di poteri che hanno sostituito completamente quell’idea di democrazia a cui si era abituati e che i partiti della prima Repubblica in qualche modo, garantivano.

Ora è tutto diverso: le lobby e le multinazionali la fanno da padrone.

Tutti sono” funzionali” a tutto, tranne che al Popolo Sovrano.

La Sovranità del Popolo, che è il fondamento della Costituzione, è stata congelata e messa in cantina, assieme a quel Crocifisso  sempre più scomodo e imbarazzante.

E’ di questi giorni la notizia vera ed  imbarazzante che, alcuni professori, abbiano escluso da una gita, alunni con disabilità, a favore di altri ,”meritevoli” di alto rendimento scolastico, alla faccia dell’inclusività, quella tanto cara a questa Sinistra.

In questo caso però nessun esponente politico di sinistra a preso le distanze da questo fatto, tranne il Ministro dell’istruzione che ha segnalato e deplorato il caso.

Come del resto la supina  accettazione di festività del giorno di ramadan mussulmano e fatto digerire a tutta la scolaresca e non solo, fatta da  quel corpo docenti, Preside compresa, di quell’istituto  scolastico del milanese.

Atteggiamenti ideologici provenienti da  una sinistra  irriconoscibile per dirsi “sinistra”, come una destra che non lo è, per altri motivi e ragioni, per potersi definire e chiamarsi “destra”.

Riporta la divertente e sagace canzone di Giorgio Gaber: ma cos’è la destra, cos’è la sinistra!? Oramai siamo arrivati al neutro  colore unico, pensiero unico, sesso unico o unisex  ed  etnia unica.

Come dice il buon Enrico Montesano:  non c’è più una destra e una sinistra ma un  sopra  ed un sotto, e noi, chiaramente, siamo sotto.




Sono afascista e me ne vanto!

Fascista a chi!?

Dopo aver  esaurito le manifestazioni di rito per celebrare il 25 Aprile ed aver risposto nelle cantine le bandierine, i vessilli, fazzoletti rossi e chi più né abbia, più ne metta; finalmente anche questa volta si gira pagina e si torna alla vita vera di tutti i giorni ,con le incombenze che  ahinoi, preoccupano gli italiani.

Però, rimane, come tutti gli anni, il solito amaro in bocca, per chi come me, non capisce, non tanto la parola “fascista”, studiata sui libri di scuola (scritti dai vincitori), ma quella “antifascista”.

Perché chi non si riconosce e non sente il legittimo bisogno di partecipare e festeggiare il 25 Aprile, debba essere tacciato di fascista tout court? 

Ecco, questo atteggiamento mentale è sicuramente fascista!

Soprattutto perché viene da quel mondo di sinistra che avrebbe dovuto, Costituzione alla mano, garantire tutti i cittadini, anche quelli che, non necessariamente si riconoscono e si riconoscevano, non negli ideali democratici, ma repubblicani.

Perché dover estromettere i monarchici o gli stessi anarchici, che comunque sono a tutti gli effetti cittadini italiani?

Il pensiero illuministico, che molti intellettuali di sinistra, hanno abbracciato e né sono fecondi dei principi rivoluzionari, non dovrebbe permettere di non essere d’accordo con quello che dici, ma dare la propria vita affinché si possa dissentire!

Frase falsamente attribuita a Voltaire, che però, sorprende nello scrivere il trattato sulla tolleranza del 1763.

Opera importante e cruciale che costituisce e approfondisce temi della ” intolleranza”, in una società avanzata fine settecentesca, che si accingeva a vivere quella sanguinosa rivoluzione francese.

Voltaire scrisse della intolleranza bigotta e fanatica ( quella clericale), ma che è sostituibile con un’altra altrettanto intolleranza bigotta laica e “rossa” :” Siamo tutti figli della fragilità e inclini all’errore, non resta quindi che perdonarci vicendevolmente la nostra follia. È questo il principio di tutti i diritti umani”.

Che cosa significa quindi, oggigiorno, essere fascista o in predicato/ aspirante ad esserlo o diventarlo?

Soprattutto per una generazione come la mia nata nel ‘ 68, dove si masticava nelle università o luoghi di legalità  e parlamentari, altre idee contrapposte, al punto tale che potevi incorrere in pesanti pestaggi anche se solo non ti mostravi accondiscendente al pensiero rosso dominante.

Scriveva Mino Maccari, amico di Flaiano a cui erroneamente  fu’ attribuito l’originalità della frase, che: “i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti.”

La stessa Oriana fallaci commentando questa esemplare frase, scrisse: “l’Italia ancora mussolinesca, dei fascisti neri e rossi che ti inducono ad adottare la tremenda battuta del Flaiano!”.

Giuseppe Berto, un altro  illustre, giornalista, scrittore  e drammaturgo, rimasto nell’ombra  per troppo tempo e, anche lui come Scurati, ma in tempi e temi diversi,  e con giurie ” diverse”, vincitore nel ’64 del premio Viareggio e Campiello  con il male oscuro; Lui disse: “io non sono fascista, ma non sono nemmeno antifascista. Sono venuto qui appunto per difendere il mio diritto di non esser perseguitato come fascista soltanto perché non voglio dichiararmi antifascista.

Dico di non essere né fascista né antifascista.

Allora, cosa sono?

Da anni ormai io amo definirmi afascista, fascista con un’alfa privativa davanti.

Lo faccio non per lo snobismo d’introdurre una parola nuova, ma perché questa parola, afascista, secondo me esprime qualcosa di nuovo, e cioè un’avversione al fascismo così intima e completa da non poter tollerare l’antifascismo, il quale, almeno così come viene praticato dagli intellettuali italiani, è terribilmente vicino al fascismo.

Il fascismo, dicono, è autoritarismo violento, coercitivo, retorico, stupido.

D’accordo: il fascismo è violento, coercitivo, retorico, stupido.

Però, come lo vedo io, l’antifascismo è del pari, se non di più, violento, coercitivo, retorico, stupido.

Di quest’ultima idea se ne è resa ben conto la maggioranza degli italiani per i quali i problemi sono altri: l’inflazione, la guerra alle porte, la crisi bancaria, il debito pubblico, lo statalismo soffocante e la burocrazia invasiva (i peggiori retaggi del fascismo che però nessuno nei fatti combatte).

Solo per citarne alcuni.

Non se ne sono accorti solo gli esponenti della sinistra che nascondono la mancanza di idee e programmi con l’ossessione verso un fascismo che non c’è.

E di contro non riescono neppure a condannare con altrettanta forza il comunismo che invece c’è ed opprime uomini e donne in varie parti del globo.

Non si dicono anticomunisti ma pretendono dagli altri che si definiscano antifascisti.

Quindi, al suffisso “anti”, preferirei, ove fosse possibile, l’alfa privativo che accontenta tutti, sia quelli che si credono ” i buoni” della storia e hanno la patente di democratico a tutti gli effetti, sia quelli che come me ,prendendo in prestito  una frase di una bella canzone  di un acerbo Guccini, non certo etichettabile a destra, in Dio è morto:

“Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria e dell’eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità
Le fedi fatte di abitudini e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre
Con la ragione e mai col torto.”!

Ecco! Io mi sento di stare con chi a torto, e se c’è da mostrare il petto per qualche pallottola infame venite a prendermi.. sempre meglio che nascondersi da vigliacchi perbenisti dietro le quinte di un teatrino buono per le campagne elettorali di quel partito che non è un partito cosiddetto Democratico che, pur di raggranellare qualche voto, non sa più chi candidare, da il caporale nero Sumahoro ,alla picchiatrice seriale Ilaria Salis, dalla luciferina Elena Cecchettin e alla Bortone sempre brava  a usare arte televisiva “del parlare sopra o parlare addosso”!

Questi campioni di antifascismo fanno ben sperare, per non parlare di un Antonio Scurati che dopo quest’altra  finta protesta, né vedrà benefici sia elettorali che editoriali, con la saga della sua trilogia a Mussolini …

solo che, a sbarcare sul palco della festa del 1° maggio, non sarà un dark Fener vestito di nero, ma vestito di rosso, con buona pace di tutti; dagli sfaticati giovinastri contenti di Panem et circenses, dediti a bere e fumare cose imprecisate, agli intellettuali di sinistra che, ancora una volta, sanno che la sedia sotto il c…o, importante e pagata bene, non gliela leva nessuno.

 

 

Quando parlare di antifascismo è apologia di reato

Fascismo: fu vera gloria? ai posteri onesti l’ardua sentenza…

L’Italia e l’ultradestra




Matteotti sapeva cose che non è riuscito a dire?

alla vigilia di un 25 aprile A.D 2024, mi accingerei, in un clima alquanto pirandelliano di finti o improbabili censure Rai, di scrittori mossi da esigenze vittimistiche di partito, a raccontare, forse, qualche altra visione possibile rispetto a tutto il “raccontato” o il “raccontabile” in decenni di servizi e cronache più o meno fantasiosi.

Evocando tutto e il contrario di tutto, dicevo, a proposito dello Scurati e della sua ricostruzione del delitto Matteotti, usato a modi clava unicamente per colpire il Governo e nello specifico il Presidente del Consiglio On. Meloni, assai mediocre e servizievole di suo, mi accorgo di quanti fatti storici non siano mai stati voluti veramente portati a conoscenza ai più, alle persone comuni non avvezze a letture di atti processuali o biografie varie.

Mi riferisco al caso o affare “Sinclair oil”, per dir sì voglia, legato a filo doppio con il barbaro assassinio dell’On. Giacomo Matteotti.

Si è scritto in lungo e in largo del delitto del povero Matteotti, ma glissando sempre sul movente e sui contorni torbidi che lo avvolgevano.

Non sarò certo io a poter e dover palesare tali avvenimenti, in quanto autorevolissimi storici e giornalisti lo hanno fatto egregiamente meglio di come potrei farlo io, ma una cosa mi sento di evidenziare:

come mai una Corporate, come la Sinclair oil, già potente nel 1924 e facente capo ad un’altra che lo era molto di più come la Standard Oil, di proprietà di John Davidson Rockefeller, tentò, di corrompere con una lauta mazzetta, si parla di almeno 5 milioni di lire, il capo del governo in persona Benito Mussolini e ciò che rappresentava o avrebbe dovuto rappresentare in termini di ideologia fascista e tutto quello che ne doveva seguire?

Cosa aveva indotto, nel caso, il Duce a declinare in quel caso gli ideali a cui si dichiarava assolutamente fedele?

Magari si era di fronte ad una scelta di campo già obbligata da schieramenti delineati in una scacchiera geopolitica, che riguarda va anche la Real casa Savoia, dove ad oriente il bolscevismo leninista e poi stalinista, lasciava poco spazio, insieme ad un impero britannico ad occidente  invasivo, con gli Stati Uniti d’America non ancora del tutto coscienti di essere super potenza; in mezzo quell’Europa ancora frastornata da una guerra devastante con una Germania esausta e affamata da eccessive sanzioni.

E perché, alla vigilia del famoso discorso che Matteotti avrebbe dovuto tenere alla camera il 30 maggio 1924 su questi temi scandalosi di tangenti, lui stesso girò giorni prima, toccando prima Bruxelles e poi quella Londra dove lo attendevano esponenti sia socialisti nostrani riparati lì per auto-esilio, che labouristi governativi, molti dei quali appartenenti alla Fabian Society ed ambienti massonici?

E poi perché incontrare in segreto la concorrenza commerciale della nazionalizzata British Petroleum?

Quella stessa Standard Oil che deteneva la Sinclair Oil del New Jersey e che aveva partecipazioni importanti, tra l’altro, nella Ig Farben, ovvero quella azienda che durante la seconda guerra mondiale produceva lo Zyclon- b, insetticida tanto caro al regime nazista e ad Hitler per eliminazione degli ebrei nelle camere a gas.

Evidentemente si era mossi non solo da risentimento ideologico e politico, ma da un piano artefatto anzitempo e strategie oscure di predazione non solo del territorio e suolo estrattivo italico, ma soprattutto riguardante quello delle colonie italiane in africa orientale e cirenaica, con contratti ridicoli e favorevolissimi sia ad una compagnia che all’altra d’oltre oceano.

Non può essere che nel suo giro Matteotti fosse venuto a conoscenza di piani anche sul governo e sulla Real casa?

E forse questi argomenti avrebbe dovuto includere nel suo discoro del 30 maggio?

Tutto questo spiegherebbe ulteriormente la figura di Matteotti ed il suo assassinio, figura che rimarrà quella di un grande uomo politico, ma sicuramente sia lui come altri in egual misura, condizionato a posizionamenti contrapposti di appartenenza che non lasciavano spazi di trattativa, e dove i morti erano a destra quanto a sinistra, assassini eseguiti da quegli anarchici altrettanto abili alle armi, vedi il delitto del giornalista fascista Nicola Bonservizi realizzato dall’anarchico Ernesto Bonomini rimasto poi quasi impunito.

In questa nuova luce, si dovrebbe indagare e riscrivere anche quella storia,

Fatta anche da un Re, Vittorio Emanuele terzo, che temeva più che il fascismo, un bolscevismo e un liberalismo già pronti alla secessione parlamentare in Aventino con la conseguente perdita di potere di Casa Savoia.

Falcone diceva segui i soldi, follow the money e scoprirai la verità!

Purtroppo non c’è riuscito, come non c’è riuscito neanche  Borsellino, lasciando la famosa agenda scomoda come le carte mai ritrovate di Matteotti o di Aldo Moro e di Enrico Mattei che furono anch’essi prosecutori.




Escalation di guerra sì, ma a vasi comunicanti.

Dopo il “coup de theatre “, ma da arancia meccanica, del Crocus city hall di Mosca, un altro evento destabilizzante e improvvido succede a Damasco, con l’annientamento del palazzo dell’ambasciata iraniana e uccisione di Abu Mahdi Zahidi, un comandante di alto rango dell’IRGC, il suo secondo in comando, e tre consiglieri militari, e altri tre membri del corpo diplomatico iraniano.
Oltre ad eliminare uno dei tanti nemici dichiarati di Israele e collaboratore di Hamas, la vera intenzione di Netanyahu o del suo vice ad interim che ne fa le veci, non è tanto quella di togliere di mezzo un comandante pasdaran in più, ma probabilmente quella di buttare benzina sul fuoco e aspettare una reazione militare su larga scala dell’Iran.
I conti da regolare, quindi, da parte dei sionisti governativi israeliani sarebbero ancora tanti: le alture del Golan, ad esempio, dove gli hezbollah libanesi filo-iraniani e siriani assediano da decenni, quei territori così importanti per Israele, unico accesso ai corsi dei suoi fiumi.
In questo modo appare ormai chiaro che quanto avvenuto sia un’esplicita dichiarazione di guerra allo Stato sciita, anche se non formale.
Provocazione, tra l’altro, in uno momento delicato e estremamente esplosivo, rispetto all’ altra guerra quella ucraino-russa, che appare sempre più nel suo sistema di pesi e contrappesi, come vasi comunicanti di Archimede memoria.
Ogni azione corrisponde a reazione, senza dover sapere dove ,come e quando si colpirà!

Più che una guerra convenzionale, appare sempre più una spy story globale di tutto rispetto, tra agenti dei servizi segreti, guerre per procura o attentati finti jihadisti con finti martiri e finte rivendicazioni da una parte e dall’altra.

Come non credo alla famosa favola di Fedro, del lupo e dell’ agnello che si accusavano vicendevolmente di sporcare l’acqua del torrente, così non credo e non ho mai creduto che le parti coinvolte tutte, dagli ucraini ai russi ai palestinesi ed israeliani, siano innocenti o senza responsabilità; come chi rimane dietro le quinte, gli americani e cinesi o iraniani, siano anche loro parti neutre e neutrali.

La verità è che quei conflitti, nonostante la morte di migliaia di civili e non, fa comodo a tutti, avendo però un “timing” molto preciso e relativamente breve: le elezioni del prossimo Presidente degli Stati Uniti che, con moltissima probabilità, sarà quel Trump tanto vituperato e ostacolato in Patria (ma alla fine nemmeno poi tanto) ma che molta probabilità, è l’unico che possa e debba fermare una imminente terza guerra mondiale.
In una “vacatio legis” globale di ” film da far west”, dove le alleanze sono evidenti, oramai, nuovi equilibri si annunciano in un tempo sempre più piccolo con spazi di manovra sempre più concentrati.
Senza parlare poi, di tutti i cortei e manifestazioni programmate, orchestrate, di finto o inutile dissenso a tinte scure o fosche, di parvenza democratica, le quali servono e sono funzionali al sistema.
In questa scacchiera in continua evoluzione con spostamenti di pedine varie, è chiaro che, l’Ucraina dovrà rinunciare alla Crimea e il Donbass se vorrà portare a casa la pelle, ed in Palestina, dopo il finto cavallo di Troia del 7 ottobre, non esisterà più la striscia di Gaza sfollando 1,5 milioni di palestinesi che, trattati come topi, anzi, come recita il “talmud “, come” insetti”, scapperanno aprendosi le porte dell’unico valico percorribile, quello di Rafah, affluendo in Sinai dove Al Sisi è stato già rimpinguato di miliardi di dollari per il” disturbo”…
I giacimenti immensi scoperti di gas e petrolio a sei miglia marittime al largo di Gaza saranno a beneficio dei vincitori, cioè Israele e dei suoi sostenitori come diritti estrattivi o chiamiamoli risarcimento di guerra delle 7 sorelle con Eni ammessa al” banchetto”, passando sulla pelle, sia di quei malcapitati prigionieri del 7 ottobre, “7” numero ahimè proverbiale e profetico, sia su i migliaia di bambini morti di Gaza City.




Qualcosa non quadra

 

Non ci tornano i conti:
La Cina e la Russia, non riconoscono l’ attentato terrorista di Hamas, del 7 ottobre all’ Onu, però a pochi giorni dalla riunione, avviene l’attentato terroristico jiadista a Mosca, dove si scopre che, la stessa Cia, avesse avvertito del rischio incombente e i russi, hanno disatteso e non sono corsi ai ripari! Umm!

Mi sa che i “lupastri  jiadisti” di turno, su commissione, quando servono, ci sono sempre… 

In un mondo surreale e psicotico come questo di oggi, tutti vogliono sembrare buoni e nessuno vuole fare la parte del cattivo; però, le armi sparano, lo stesso, sia da una parte, che dall’altra!..

A chi dobbiamo, quindi, dare la ” parte incresciosa”!?, ma ai lupastri cattivi, naturalmente!

Gli stessi, guarda caso, dell’11 settembre, con buona pace di tutti …

Era da parecchio tempo che non se né sentiva parlare.

Tutto perché, nessuno vuol ammettere, che l’opinione pubblica internazionale ipocrita, non può stare dalla parte del più forte, ma dipinto come il cattivo e anche antipatico.

Un po’ come i vecchi incontri di tennis tra Borg e Mc Enroe:
Uno forte ma antipatico, ovviamente Borg, e l’altra fragile e nervoso Mc Enroe.

Sapete per chi tifava la gente!?

Mc Enroe.

I lupastri Jiadisti, quindi tolgono, di fatto, le castagne dal fuoco a tutti, sia agli americani, che passeranno alla storia come i salvatori della Patria o i poliziotti democratici del mondo, sia ai russi che non si potranno più sentire bersaglio del mainstream del male assoluto da colpire, e degli israeliani, che avranno spazio di manovra e da spendere ancora un po’ di tempo, per finire il lavoro sporco e fare tabula rasa di Gaza e dei migliaia di innocenti inermi fra donne e bambini …

I lupastri Jiadisti usati e consumati alla bisogna né più e né meno, come i vecchi ” pellerossa ” cattivi dei vecchi film Western, con gli sceriffi pronti a difendere i valori della loro democrazia col settimo cavalleggeri alla carica …

Ma poiché non ci sono più i nativi americani da ingaggiare, adesso tornano comodo e vengono rimpiazzati da quel Islam violento che da’ fastidio a tutti, persino ai cinesi e agli indù indiani …

I lupastri Jiadisti sono come gli alieni, come il prezzemolo, sono da per tutto …

I lupastri Jiadisti stanno all’alieno, come lo sceriffo al ” pellerossa”…

Gli stessi innocenti inermi russi, che ieri a Mosca, hanno trovato la morte, anche se in numero certamente inferiore rispetto alle moltitudini in Palestina tutti i giorni.

La guerra, o almeno la sua narrazione ” ufficiale ” da vincitori, ci dice come ce la vogliono raccontare, e gli stanno facendo prendere una svolta non diversa, ma inaspettata.

Un ” coup the theatre” per mischiare di nuovo le carte e per mandare avanti questo ” Truman show “macabro e grottesco; tanto, i morti ammazzati, che siano ucraini, o russi, americani dell’11 settembre, o palestinesi o israeliani, non frega niente a nessuno.

” the show must go on ” e i morti sono solo danni collaterali.

Qualcuno, a la fine, se ce n’è sarà una, farà i conti di quanti milioni di cartucce prodotte e consumate, quanti tank, quanti uomini, quanti aerei, missili, droni, quanti soldi le industrie di armamenti hanno guadagnato, quanti soldi si potranno reinvestire nei nuovi modelli più tecnologici, efficaci ed efficienti e quanti per la prossima campagna elettorale delle presidenziali americane e non …

Scoprendo anche che dietro ai lupastri Jiadisti o Hams, o alle brigate rosse, ci sono sempre loro.

Cosi, il” Mr Burns” della situazione, tamburellando i polpastrelli e sfoderando il suo solito ghigno luciferino, dirà: ” eccellente “!




Edge of Tomorrow

 

Analizzando gli eventi storici drammatici di un’altra guerra messa in naftalina come quella del
Vietnam, mi verrebbe da pensare che molte analogie ci siano con questa ucraino- russa.

Come esporrebbe i fatti il buon Carlo Lucarelli ed apostrofasse, in una spy story di tutto rispetto ,con un” ma adesso lasciamolo lì!”, indicando argomenti non per forza utili alla tesi, io, invece ,vado ad estrapolarli, conscio del fatto che, in geopolitica, come del maiale, non me né vogliano i mussulmani, non si butta via niente.

La cosa singolare, è che allora come anche adesso, i Russi e cinesi, comunisti peraltro, fornivano armi e logistica al Vietnam del nord e al regime vietcong di ho-chi min, contro gli Usa che, avrebbero potuto attaccare sia la Russia che la Cina per gravi colpe di intromissione in un conflitto divenuto anch’esso per procura, con conseguente nefaste e con molta probabilità si sarebbe assistito ad una terza guerra mondiale.

Tutto ciò, grazie a Dio, non avvenne.

Oggi lo scenario Bellico è cambiato, se pur con parti invertite.

Adesso sono gli Usa ad aver creato una guerra per procura, contro quella stessa Russia che foraggiava i Vietcong nel ’68, che, nel frattempo, dopo 50 anni, si è emancipata dal comunismo.

Questa situazione nuova, avrebbe fatto ben sperare in una Pace duratura e magari  perché no’, in un ‘ ingresso nella Nato, con buona pace di tutti, a differenza della Cina, la quale, comunque, “lascerei là “, come direbbe Lucarelli, per il momento, al ruolo di spettatore, attendendo confuciamente la propria “occasione” di rivalsa taiwanese.

Ma chi è il vero aggressore!? E chi il vero aggredito!? È difficile stabilirlo in queste acque torbide, come quelle,tral’altro della favola di Fedro, del lupo e del agnello.

Chi sporca veramente l’acqua a chi ,e chi è, in questo caso il vero agnello e il vero lupo.!?

Certo è che questa guerra è iniziata continuativamente dal 2014, e gli ucraini governativi e non ,come il nazi battaglione Azov, non erano certamente le vittime .

In che cosa però si differenzia, rispetto a ieri il conflitto, e che la sortita degli esponenti politici europei, dalla Ursula Fon der Lyen a Presidente Macron, soffiano sul fuoco minacciando direttamente l’impiego di forze militari francesi o europee, quindi Nato!

La nota stonata è che ad una linea Maginot al confine con le Ardenne si voglia rispondere ad una nuova ,improbabile “linea Macrinot”, sul fiume Dniepr, che al massimo ,può sortire e suonare come una palese dichiarazione di guerra alla Russia, che, a differenza di kalasnicov e uaz, oggi sono i missili intercontinentali con testate nucleari potenziate a fare la differenza.

Se fosse una partita a poker texano, sarebbe la più brutta e pericolosa partita della storia, che non si dovrebbe neanche iniziare.
Forse ebbe ragione quello sceneggiatore di Hollywood quando scrisse il soggetto del noto film di fantascienza : ” Edge of Tomorrow” senza domani.
L’unica mossa vincente è non giocare.

 

P.s.
Allora fu Henry Kissinger a presiedere, a Parigi, la resa incondizionata del conflitto Vietnam versus Usa… purtroppo, questa volta, il caro Henry, non sarà dei nostri.