Dirigenti Scolastici: basta con l’ipocrisia!

In questi ultimi periodi c’è la caccia al Dirigente Scolastico, che dopo anni di stupido silenzio si trova ora a farsi carico di centinaia di responsabilità che negli anni gli sono state messe addosso da una politica furba e da una serie di sindacati che definire incapaci è solo fargli dei complimenti.

Sindacati che hanno permesso che sulla figura del dirigente scolastico, la meno pagata del pubblico impiego, venissero caricate responsabilità che nemmeno i dirigenti superiori delle Direzioni Regionali hanno.

E’ ridicolo e pazzesco che in un paese civile come il nostro si pensi che basti trovare un capro espiatorio per poter dormire tranquilli!

E non si venga a lanciare slogan come quello delle scuole belle, una ennesima vergogna, dove in un sistema scolastico che crolla vengono pitturati i muri e vengono spesi milioni e milioni di euro unicamente per far lavorare quelle stesse imprese di pulizie delle scuole che cinque anni or sono si erano viste ridurre i loro larghi compensi (su cui non guadagnavano certo i lavoratori) per riceverli di ritorno con la bella scuola appunto adesso (e anche qui i sindacati?).

Ma la vergogna maggiore è che uno stato che sa benissimo lo “stato” in cui versano i suoi edifici pubblici prenda quattro suoi dirigenti e li carichi di tutte le colpe per poi potersene pulire la coscienza!!!

Proprio pochi giorni or sono la notizia della condanna in primo grado, un mese di reclusione (con sospensione condizionale della pena), emessa dal Tribunale di Lagonegro nei confronti della Dirigente Scolastica Franca Principe, dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, e dell’ingegnere Nicola Iannuzzi, responsabile della sicurezza della scuola all’epoca (sei anni or sono) a cui si riferiscono i fatti oggetto del giudizio. 

Per loro anche 15 mila euro di risarcimento immediato alla famiglia.

La cosa assurda è che la Dirigente non era nemmeno presente nella scuola e che la colpa dei fatti fu di una bidella che lasciò aperta una porta di sicurezza da cui poi i ragazzi passarono per andare su un tettino che crollò facendo finire uno di loro nel cortile sottostante (il ragazzo ora sta benissimo).

Questo esempio assieme a tanti altri rende chiaro come il Dirigente Scolastico sia oggi esposto ad una serie di rischi di cui certamente non può avere carico di responsabilità, perché dovrebbero essere attestati ai padroni degli immobili (di solito provincie e comuni) che ormai senza soldi non possono garantire le benché minime misure di sicurezza degli edifici stessi.

Siamo al ridicolo perché il Dirigente Scolastico è ritenuto responsabile per la sicurezza degli edifici scolastici ma non ha non solo le competenze, ma nemmeno i fondi per sistemare quanto evidentemente lasciato “crollare” dalle Provincie e dai Comuni.

Ma veramente è una vergogna che non si può sentire!

Fino ad ora l’unica voce che si è elevata a difesa dei dirigenti scolastici in modo serio e strutturato è un nuovo movimento, un sindacato fatto solo da dirigenti scolastici che sta alzando la voce proprio su questi elementi.

Abbiamo intervistato il Dirigente Scolastico Francesco Marchese, laureato in Ingegneria Meccanica ed in forza alla scuola I.C. “G. Mazzini” di Erice (TP) da poco  attivo sostenitore di questa nuova forza sindacale.

 

Ing. Marchese, Lei che ha lavorato anche all’ambasciata Italiana in Egitto, che idea si è fatto sul seminario UDIR di Milano del 15 Maggio 2017?

Il seminario UDIR di Milano ha visto la partecipazione in qualità di relatori di varie personalità di spicco del mondo della scuola (Ispettore Bruschi, dott.ssa Armone, dott. Perziani, dott. Gentile, dott Indelicato, dott.ssa Sanfilippo, dott.ssa Giannino, dott.ssa Wagner), del mondo della politica (Assessore Aprea) e delle istituzioni dello stato (dott. Zingale procuratore generale della corte dei conti,  dott. Scaglione Usr Lombardia, ing. Saccone).

Credo che la strada del coinvolgimento di esponenti di molte istituzioni, espressione di vari territori e multiformi esperienze, permetterà presto all’udir di accreditarsi facilmente non solo nel contesto scolastico, ma anche nel contesto lavorativo e politico che conta, nel contesto produttivo e decisionale che può aiutare la categoria dei Dirigenti scolastici nel lungo processo di valorizzazione della categoria.

Lei ritiene che un nuovo sindacato possa portare novità nel quadro delle sigle sindacali?

L’obiettivo dell’UDIR è quello di raggiungere entro dicembre la minima quota di rappresentanza che permetterebbe al neonato sindacato di sedere al tavolo della contrattazione. Questo consentirebbe all’UDIR di rappresentare le esigenze della categoria nelle giuste sedi di discussione e di concertazione.

Dall’interno si potrebbero scardinare posizioni appiattite e conformate,  spesso specchio più degli interessi della Dirigenza sindacale che della base dei dirigenti scolastici che loro stessi rappresentano.

I ricorsi già promossi e quelli in discussione nelle varie sedi giurisdizionali possono rappresentare una importante leva nei confronti del Ministero o degli altri organi decisionali governativi, capace di rapportare  la questione dei dirigenti scolastici nella giusta dimensione valoriale e perequativa delle altre dirigenze dello stato.

Per Lei aver aderito ad UDIR cosa significa?

Tesserarsi UDIR significa aderire ad un nuovo progetto di Dirigenza scolastica, avere la possibilità di costruire un nuovo sindacato che manca ancora di establishment, di struttura direttiva, ma che nel suo interno può incorporare figure e forze vitali giovani e dinamiche, pienamente formate non solo a svolgere il ruolo di Dirigente dello stato, ma a lottare per il riconoscimento giuridico, sociale ed economico del proprio lavoro e della propria professionalità.

Aderire ad UDIR permette ad un Dirigente scolastico di mettersi in gioco senza gerarchie prestabilite e/o consolidate, senza ideologie preordinate, senza soggezione nell’esporre il proprio disagio e le proprie idee, senza paura di sbagliare … perché non c’e niente di sbagliato nel lottare per la dignità della categoria o per il miglioramento delle proprie condizioni di lavoro strutturali ed economiche.

 Cosa pensa della manifestazione che si terrà il prossimo 25 maggio a Roma?

Penso che la manifestazione di protesta dei Dirigenti scolastici aderenti a varie sigle sindacali indetta a Roma per il prossimo 25 Maggio possa rappresentare un punto di svolta nella rivendicazione di diritti contrattuali ed economici dei DS.

La categoria della dirigenza scolastica ha bisogno di unione e compattezza; necessita di una seria e articolata riflessione sul ruolo riconosciuto con la Legge Bassanini del 2001 , necessita di riscoprire la fierezza e la dignità della funzione  attribuita dalla legge e attualmente spesso ingratamente svolta nel quadro territoriale di riferimento.

Penso che la sperequazione retributiva, interna alla categoria ed esterna nei confronti delle altre dirigenze dello stato, non ha motivo di esistere e contribuisce alla demotivazione lavorativa e al mancato affrancamento sociale che si addice al nostro ruolo.

La costituzione di un nuovo sindacato dei dirigenti scolastici, come UDIR, può accelerare e catalizzare alcuni fenomeni di protesta insiti nella categoria, che a tutt’oggi comunque non hanno avuto modo di trovare la giusta concretizzazione.

A nome nostro e di tutta la scuola italiana, ci aspettiamo una forte risposta da parte del MIUR e del governo a difesa della dignità del ruolo della categoria e della professionalità dei dirigenti scolastici.

 




UDIR contro le sigle dello “status quo”!

Ci piacciono i combattenti, siamo sostenitori di chi prende in mano il proprio destino e prova a cambiarlo, è questo il motivo principale per cui la redazione di Betapress segue molto da vicino le iniziative del nuovo sindacato dei Dirigenti Scolastici UDIR.

 

 

Partito in sordina con un semplice convegno a Palermo lo scorso mese (leggi qui) oggi il sindacato UDIR ha già realizzato molti incontri ed ha ormai il 25% di quota di iscritti tra i presidi siciliani.

La battaglia che i Dirigenti iscritti all’UDIR vogliono portare avanti è quella della giusta retribuzione per le corrette responsabilità affidate al ruolo del dirigente scolastico.

Un argomento da sempre snobbato da tutte le sigle sindacali che invece portavano avanti ideologiche battaglie per il riconoscimento della dirigenza unica della pubblica amministrazione, senza ottenere gran ché…

Dopo il lancio dei primi comunicati stampa di UDIR tutte le sigle sindacali hanno preso a cuore il tema della retribuzione della dirigenza scolastica (ma dai… N.d.R.) emanando proclami ed organizzando convegni in extremis nelle stesse (o molto vicino) località dove si sono tenuti i convegni di UDIR.

A noi di Betapress pare che le “vecchie” sigle sindacali siano molto spaventate da questa nuova effervescente sigla che, tra l’altro, proprio nell’ottica di ragionare sul fatto che i dirigenti non hanno stipendi commisurati alle responsabilità che gravano su di loro, ha applicato la tariffa di iscrizione più bassa in assoluto.

A Roma, sabato 18 marzo 2017, si terrà ancora un incontro UDIR per stimolare i dirigenti a “fare qualcosa” come dice Marcello Pacifico, presidente Anief “qualsiasi cosa purché non sia quello che fate adesso, ovvero star fermi!!” 

In un mondo di sindacati che guardano alle tessere ed alle loro posizioni, non dimentichiamo che nel mondo del sindacato della scuola ci sono persone che occupano da più di vent’anni le stesse posizioni (alla faccia del largo ai giovani N.d.R.), questo UDIR potrebbe essere qualcosa di cui sentiremo parlare a lungo.

 




Trump, nessuna meraviglia…

Siamo giunti ad un momento epocale, un periodo in cui avvengono le svolte storiche, il mille e non più mille, siamo nell’era del Trumpismo…

 

Tutti sappiamo che generalmente le parole con il suffisso -ismo hanno significato astratto, una sorta di generazione del termine che rende e definisce peculiare qualsiasi azione svolta dall’oggetto a cui viene aggiunto il suffisso; una specie di agglomerato di elementi che viene poi usato per definire religioni, movimenti, ma anche caratteri e comportamenti, stili, addirittura congegni (meccanismo, organismo) e linguaggi.

In alcuni casi il nostro amico -ismo si è radicalizzato con -esimo entrando definitivamente nei sostantivi cristianesimo, protestantesimo, dando lustro e valore alle religioni con cui si accompagna.

Ebbene ora siamo al Trumpismo!

Sorridiamo sempre quando accadono queste cose perchè basta un niente per passare dal suffisso -ismo a -istico, da Trumpismo a Trumpistico, che spesso assume valore negativo (elettoralistico) ma che poi rimane come significante collettivo (manualistica, oggettistica).

L’avvento di Trump ha scosso il mondo, noi tutti e gli stessi Americani che l’hanno votato; e già, perché oggi sentiamo dire che tutti scendono in piazza contro il neo Presidente.

Trump in realtà null’altro fa se non quello che aveva detto in campagna elettorale e per cui ha stracciato la sua rivale, peraltro definita da molti media criminale di guerra, con il grandissimo consenso degli Americani.

Ora non riesco a vedere la meraviglia, se metti un gorilla a guardia delle banane ti devi aspettare due cose:

  1. il gorilla non farà avvicinare nessuno alle banane
  2. il gorilla mangerà le banane

Inoltre ti devi anche chiedere, se metti il gorilla a guardia delle banane, cosa fai se poi cambi idea: riuscirai a togliere il gorilla?

In questo momento Trump è a guardia delle banane americane, e la vera meraviglia non è in questo, ma nel fatto che il mondo non riesca a trovare una linea coerente con una delle caratteristiche ormai in decadenza della nostra razza: l’intelligenza.

Se da una parte c’è l’estremismo islamico dall’altra c’è il Trumpismo, se da una parte c’è il razzismo dall’altra c’è il più falso e idiota perbenismo ancora più dannoso del razzismo, se qualcuno dice A ci deve per forza essere qualcuno che dice B, ma non in una forma dialettica, ma sempre più come scontro di religioni.

Quello che dovrebbe essere evidente a tutti è la progressiva corsa verso un campanilismo ottuso, quasi che le crisi che stanno arrivando all’orizzonte del mondo ci facciano mettere la testa sotto una facile coperta di “conosciuto”, di sicuro, di affidabile, di “casa” per cercare una sicurezza non più conosciuta e compresa, ma istintiva e primordiale.

In fondo alla nostra anima, nel luogo più oscuro dei nostri pensieri, ci sono le primordiali reazioni che spesso guidano ancora le nostre decisioni, quelle reazioni che sono ataviche, che ancora istintivamente muovono le nostre paure, il buio, il vuoto, la solitudine, l’altezza e che oggi fanno votare un Trump Gorilla che deve difendere gli Americani dai rumori della giungla.

Tutti vanno in TV a dire che Trump è l’anticristo e che mai si è visto qualcosa di simile, ma cari signori non vi ricordate da bambini, quando nel buio della vostra cameretta spaventati e angosciati del nulla che vi circondava vi bastava lasciare la porta socchiusa, una lucina accesa, la bambola vicino al cuscino? e non vi ricordate che non c’era ragione, il papà e la mamma potevano farvi vedere dentro tutti gli armadi, sotto ogni letto, ma voi la vostra paura del buio, dell’uomo nero, dell’ignoto, non ve la facevate passare, a voi restava la paura finché quel filo di luce non entrava dalla porta.

Trump è per la classe media americana la porta socchiusa, un cerotto per la bua , una risposta alla pancia che usiamo quando abbiamo una paura irrazionale, istintiva.

Chi usa la pancia per decidere al limite digerisce, ma non ragiona.

L’Ignoto è la nostra vera paura di oggi, non trump, non l’Isis, l’ignoto, il non futuro, il non sapere, il non capire, il ragionare solo di pancia…

Le colpe dei padri ricadono sui figli, oggi più che mai nelle giovani generazioni si affaccia un vuoto cosmico, una paura abissale, una certezza di non futuro, manca qualcosa di profondo, Trump può essere anche la lucina della porta socchiusa ma oggi al mondo mancano il papà e la mamma che aprono gli armadi e alzano i letti per farci vedere che non abbiamo nulla da temere.

 




Ciao Papà, Buon Compleanno.

Mio Padre nacque il 29 dicembre 1935, in un periodo storico che riecheggiava di nazionalismi, imperi, guerre, colonialismo, è cresciuto durante una guerra e ha vissuto da adulto forse il periodo bello del nostro paese, il miracolo economico, la rinascita industriale dell’Italia, ha anche visto il momento degli anni di piombo, delle crisi petrolifere ed anche quest’ultima parte che raccoglie il declino sociale di un certo modo di vivere.

Oggi non c’è più, ci ha lasciato a maggio 2016, e nel suo ultimo sguardo che  mi lasciò in eredità c’era un Ciao grande come la storia da Lui vissuta, profondo come la vita da Lui affrontata, bello come il suo sorriso che non ha mai negato a nessuno.

Sapeva di dover morire, sapeva che erano i suoi ultimi giorni, e mentre continuava a mentire a mia mamma dicendole cosa avrebbero fatto durante la vicina estate, a me regalò quel Ciao che non era un addio ma un arrivederci.

Vivere degnamente morire con dignità, questa la storia di mio Padre durante questo secolo.

Ogni giorno qualcosa me lo ricorda, permettendo alla mia anima di molecolizzare il suo ricordo, assimilarlo fino in fondo, per rendere a mio Padre quel senso di eternità che la sua vita ha avuto per me.

Questi ultimi giorni hanno però riportato alla mia memoria, forse perché si avvicina il suo compleanno, forse perchè vedendo la scia di violenza che non smette di imbrigliare il mondo non riesco a non pensare a Lui,  un altro episodio legato al vivere con la mia famiglia, un episodio che pensavo perso nei mille e non più mille ricordi della mia infanzia.

Eravamo seduti a tavola, si parlava di petrolio, arabi e mio Padre disse più o meno questo: “Siamo tutti diversi, anche tra di Noi, nessuno è uguale a qualcun altro, ognuno ha i suoi pensieri, i suoi modi di vedere le cose, maschi contro femmine, adulti contro giovani, paese contro paese, sinistra contro destra, america contro russia, tutto il mondo è diverso, persino da se stesso. Ma una cosa è uguale per tutti, una cosa ci accomuna veramente, la diversità. E’ su quella che dovete costruire le relazioni, è la diversità che dovete usare per capire gli altri.”

Questa frase di mio Padre era nascosta tra i miei ricordi, ma devo dire che ho sempre utilizzato il significato di diversità per cercare di comprendere quello che accadeva intorno a me, siamo tutti diversi, chi predica l’uguaglianza a tutti i costi forse pecca di presunzione, perchè nel comprendere la diversità è veramente possibile convivere con gli altri.

Caro Papà, avevi ragione, non siamo tutti uguali, così poco uguali che siamo riusciti a creare anche un DIO differente a secondo degli usi e costumi (nel mondo ci sono circa 31.000 religioni), così poco uguali e così molto diversi che riusciamo solo a vedere il diverso da Noi.

Albert Einstein diceva che  la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.

Eppure Papà Tu eri religioso, credevi in DIO che diceva che siamo stati tutti creati a sua immagine, ma eri convinto che solo nella diversità avremmo trovato i perché della convivenza tra le persone.

Sai Papà vorrei poter trovare negli altri quel momento di infinito che ho letto nei tuoi occhi quando mi hai salutato per l’ultima volta, non l’avevo mai visto, sapevo che esisteva, sapevo che ci doveva essere, sapevo che quella scintilla di profondità avrebbe potuto salvare il mondo, grazie Papà, me l’hai mostrata Tu.

Papà Io non salverò il mondo, forse nessuno lo farà, ma se tutti riuscissimo a vedere nello sguardo degli altri quello che io ho visto nel tuo, forse si potrebbero salvare le anime di tutto il mondo.

Ciao Papà, buon compleanno.

 

 

 




Il “nuovo” Governo

Non che non fosse previsto, non che non ci aspettassimo qualcosa di simile, ma certo il voler lavorare in continuità con il vecchio esecutivo non pensavamo significasse lavorare con il vecchio esecutivo.

Siamo anche convinti che aver personalizzato il referendum con un si o no all’attuale governo, ops, al vecchio governo, fosse sbagliato, ma calcolando che così è stato e che gli Italiani hanno chiaramente detto come la pensavano, rifare le stesse cose suona un poco offensivo.

Come suonano ridicole oggi le interviste, dalla Boschi alla Fedeli, che prima del referendum dicono “se vince il NO andiamo tutti a casa”.

Mancanza di credibilità e di onore, come se gli Italiani fossero un popolo che può venir preso in giro senza nessuna conseguenza (però pensandoci bene forse…).

Bravissimo Mario Calabresi che su la Repubblica di oggi traccia uno sconsolato quadro con un troppo poco  che illumina il desolante sipario che è apparso agli occhi dell’Italia con questo “nuovo” governo (leggi).

Ma se la Boschi è riconfermata nonostante il deciso No degli Italiani alla sua idea di riforma, com’è possibile allora  non riconfermare la Giannini, in fondo la 107 non l’ha mica fatta Lei… non ci sono parole per la mancanza di dignità di queste scelte.

Anche la maggioranza parlamentare che esce da questo governo è risicata e la fiducia sarà ogni volta un terno al lotto per il povero Gentiloni, che più volte i telegiornali hanno definito di nobili discendenze (non è che torniamo alla monarchia?), per cui non si preannunciano tempi luminosi per la democrazia in questo paese.

Insomma faccia tosta davanti a chiunque, il nuovo credo politico italiano.

E va bene in fondo ci ritorna ad essere simpatico Renzi che si ritira in attesa di tempi migliori, e progetta un suo ritorno sfavillante…

 

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https://www.youtube.com/watch?v=55RqNVCvxPI




Giro Giro Tondo: Gentiloni incaricato da Mattarella quale nuovo capo dell’esecutivo

Eccoci punto e a capo: Gentiloni incaricato di realizzare l’ennesimo governo tecnico per predisporre una nuova legge elettorale.

Massima stima per la scelta del Presidente della Repubblica, Gentiloni è persona dabbene, e per ora aspettiamo di vedere le prime mosse per la composizione del nuovo esecutivo.

Una osservazione ci sfugge però proprio sentendo il discorso del nuovo incaricato: “… l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizioni a condividere un governo di responsabilità. Quindi non per scelta, ma per senso di responsabilità ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente”; è ovvio che Gentiloni ritiene irresponsabili le opposizioni nel non aver condiviso la scelta di un governo di responsabilità.

La conseguenza poi di “muoversi nel quadro di governo uscente e nella maggioranza” risulta ancora meno comprensibile, anche perché quella è proprio la maggioranza ed il quadro di governo che esce sfiduciato completamente dal voto referendario.

Ora non che fosse obbligatorio andare a votare per chiedere agli Italiani cosa ne pensassero, ma che il nuovo governo debba nascere perchè “Il nostro Paese – ha evidenziato ieri il presidente Mattarella al termine delle consultazioni  – ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni.Vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti e scadenze interne, europee e internazionali”, appare drammatico: con questa logica non si voterà mai più.

In tutta franchezza non appare nulla di nuovo all’orizzonte, ma siamo abituati a giudicare dai fatti, quindi vedremo.

L’esito del referendum ha comunque lanciato un messaggio alla classe politica: per le cose importanti gli Italiani ci sono.

La nostra paura è che con questo ennesimo governo tecnico si sia persa l’occasione per ri appassionare  gli Italiani alla politica, forse era il momento giusto per lasciare l’Italia in mano agli Italiani.

Certo occorre sistemare la legge elettorale, ma quanto ci vuole? Vent’anni? bastava dire che entro fine anno questo governo tecnico avrebbe dovuto rinnovare la legge elettorale e poi andare al voto.

Non è così facile? e perchè?

Anche le opposizioni che prima gridavano allo scandalo per la legge elettorale ora vogliono andare a votare subito anche con questa legge elettorale, mah…

Però pensandoci qual è il male minore?

… e poi avrà ragione l’Huffington Post che senza elezioni anticipate a settembre 2017 il 60% dei parlamentari maturerà il vitalizio?

Ma alla fine siamo davvero un popolo di mammalucchi?

 

 




Lettera a Matteo da parte di un Italiano

Caro Matteo,

penso spesso a mio Nonno, che ha combattuto in Libia ed in Russia, che ha vissuto per questo Paese credendoci davvero, che mi ha spiegato i principi della costituzione italiana nel suo studio quando avevo solo quattro anni.

La prima cosa che mi disse fu “chi ha scritto questo poema (la costituzione NdR), ha pensato agli Italiani”, ecco perchè ti scrivo queste due righe, perchè proprio non capisco come mai tu, che sei segretario del PD, proprio non vuoi pensare alle persone del Paese che governi.

Questo Paese è fondato su solide tradizioni, su importanti emozioni, su vere rinunce, dei nostri padri, dei nostri nonni, degli italiani di sempre; perchè non le vedi? perchè non hai fatto tuo questo bagaglio culturale facendo l’unica cosa che questo Paese merita, non essere cambiato.

Questo Paese non deve cambiare, deve restare Italiano, deve mantenere quella cultura della bontà che è sempre stata dentro di Noi: un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori, questo siamo caro Matteo, non altro.

Questo Paese ha fatto tutto, ha conquistato il mondo con la forza, con l’arte, con lo sport, con la simpatia, con la cucina, con l’amore, nessun altro paese al mondo può vantare tanto, nessun Paese al mondo ha le bellezze naturali che ha questo Paese, il tuo Paese caro Matteo.

In questo Paese ci siamo Noi, gli Italiani, non il Nord o il Sud o il Centro, non i ricchi o i poveri, non i potenti o i deboli, non i raccomandati o gli sfigati, solo Noi, gli Italiani.

Giustamente Tu mi dirai, caro Matteo, “embè che vuoi dire, ma io penso agli Italiani, anzi in questi due anni ho fatto grandi cose, grandissime, eccellenti, ho abbassato le tasse, ho dato soldi a tutti, ho creato posti di lavoro,ho fatto ripartire l’economia…”, si certo, Tu dirai questo, ma, caro Matteo, che vuoi che ti dica, qualcun altro dice che: “So solo che tanto in politica estera quanto in politica interna non ho mai sbagliato un colpo”, tutti quelli al tuo posto hanno detto le stesse cose che dici Tu, e pensa con i dati alla mano proprio come fai Tu, quindi che ci resta per sapere cosa DEVE ESSERE FATTO per rispettare gli Italiani che hanno costruito questo Paese, cosa ci può essere di veramente Vero?

Grave fardello sulle tue spalle è questo, lo capisco, sei in quella posizione (il primo ministro) senza che nessuno ti ci abbia messo davvero, eppure la democrazia vorrebbe che tutti si potessero esprimere per il loro “capo supremo” (oggi questa definizione è molto in voga), sarebbe giusto che anche chi è contro di Te potesse esprimere il suo dissenso con un voto, ma oggi, in questo Paese cambiato, non è possibile.

Caro Matteo, vedi, questo Paese non merita di essere cambiato nelle sue regole base di democrazia, non merita di essere imbavagliato e drogato da guerre fasulle sul SI e sul NO per una modifica che, proprio perché nessuno si è potuto esprimere prima su di Te, diventa ridicolmente una faccenduola da strada.

Vedi quindi, Tu vuoi cambiare il Paese ma il Paese non vuole cambiare, perchè il paese non deve cambiare, deve tornare ad essere quel Paese che illuminava il mondo con la sua cultura, la sua genialità, il suo estro.

Ragazzo mio (scusa se sono così familiare con te, ma sai, è l’età), non si spacca un Paese consapevolmente, come hai fatto Tu, per cambiare l’unica cosa che in fondo funzionava bene, la Costituzione, quella stessa di cui Benigni (amico tuo mi sembra) disse, anni or sono, che bastava applicarla in tutte le sue parti per essere il Paese migliore del Mondo, perché la Costituzione italiana era perfetta; ora invece anche Lui la vuole cambiare, ma vedi un pò…

Caro Matteo, come si può pensare che chi la pensa come Te è un bravo progressista e chi no è uno sporco reazionario?? Matteo Matteo, tutti i cittadini hanno pari dignità`sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, non credi?

Caro Matteo, ovviamente non è questo il luogo per discutere se il bicameralismo perfetto era da togliere, forse si forse no, ma se le leggi ci mettevano anni per essere approvate forse occorreva cambiare i politici, e certamente non è questo il luogo per dire se andava abolito il senato o la camera, anche se per abbattere i costi della politica andava abbattuta la camera (sono di più), ma forse bastava abbassare gli stipendi, ma anche su questo ti dico che se il Paese andava bene gli stipendi si potevano anche triplicare…

Insomma caro Matteo, se la democrazia  non è opinione ma regole, andavano fatte altre cose.

Alla fine ci siamo dimenticati degli Italiani, che a gran voce da anni chiedono uno stato migliore, meno costi, più servizi, lavoro, futuro… e poi cosa, dirai TU, la Luna?

Certo, dirai Tu, ci sto provando, ma è proprio questo il problema ci stai provando Tu da solo, e gli Italiani dove sono?

Riportiamo la democrazia in questo Paese, ridiamo all’Italia quell’anelito di immenso che i nostri poeti hanno sempre sentito dentro di loro, quella luce che i nostri artisti hanno messo ovunque, quel coraggio vero dei nostri eroi, quell’inflatus divino dei nostri santi, quel respiro europeista che avevano i nostri pensatori, quel genio invidiato dal mondo dei nostri scienziati, quel coraggio sublime dei nostri navigatori, quell’ardire orgoglioso dei nostri trasmigratori, ridiamo i valori di questo Paese agli Italiani.

Caro Matteo ridammi l’Italia delle Idee, del Cuore, della Costituzione, non trasformarla in un Paese che non può essere, non renderci moderni, rendici migliori.




Trump Presidente: l’america segue Clint Eastwood

Trump nuovo presidente degli stati uniti, è finita l’era del politically correct…

sempre ammesso che sia mai esistita questa era, in un paese che rifletteva amaramente gli intrighi delle lobby e delle logiche di palazzo.

Gli Americani hanno scelto (beati loro che possono farlo) il loro nuovo presidente, il 45° presidente degli stati uniti, tutto questo grazie a Clint Eastwood, che ha detto voto Trump perché dice quello che pensa…

Il solito errore è stato fatto anche dal politically correct Obama, che alla fine ha  attaccato Trump sul piano personale, come peraltro ha continuato a fare la Clinton, muovendo tutti gli incerti verso Trump, quel povero Trump attaccato da tutti (come successe con Berlusconi).

Trump vince grazie al suo modello in cui ha rafforzato con grande enfasi il modello americano pre guerra mondiale, quello in cui c’era un’America di bianchi, armati e difensori del mondo…

Ora cadrà il mondo, così almeno profetizzavano tutti prima della sua elezione, ma forse gli Americani hanno visto in Trump qualcosa di differente, hanno visto un bugiardo che dice la verità, quindi molto più affidabile di quelli che la verità la costruivano a secondo del bisogno.

Per salvare l’America serviva uno sceriffo, un pistolero senza paura di essere antipatico, ebbene gli Americani l’hanno trovato.

Cosa farà Trump? inutile fare previsioni, stiamo a vedere.

 

 

45° presidente degli stati uniti
45° presidente degli stati uniti

l'america era in cerca del suo sceriffo
l’america era in cerca del suo sceriffo




6 punti semplici. Come ridurre i costi della politica…

Ecco la semplice idea di Betapress in sei punti:

 

Chiunque entra in una carica pubblica per elezione:

  1. Continua a prendere lo stesso stipendio che prendeva prima di venire eletto, fino ad un massimo di 4000 euro netti (se ne prendeva di più si accontenta della gioia di servire lo stato).
  2.  Viene garantito il suo posto di lavoro fino a quando non cessa la sua attività pubblica.
  3.  La pensione viene incrementata come per tutti i lavoratori dagli anni svolti nella carica, quando decade non cumula nessuna pensione aggiuntiva o prebende di sorta.
  4.  Gli vengono pagate le spese di trasferta se è fuori Roma, ma con un tetto legato alle tariffe di mercato.
  5.  Gli vengono assegnati due dipendenti statali come segreteria della carica politica (quindi a costo zero).
  6.  Gli viene data la possibilità di avere un suo collaboratore esterno a cui viene data una retribuzione massima di 2000 euro netti.

Ecco qua idea semplice e facile, chi la vuole sottoscrivere?

la vera vergogna italiana
la vera vergogna italiana

 

 

Ogni cosa è fulminata…

Mattarella: ma non dovevamo vederci più?




CDP – Coordinamento Docenti Precari: la buona scuola è nelle persone…

Mai come oggi la scuola è nel caos: cattedre non coperte, concorsi fantasma, posti inesistenti, docenti che volano da una parte all’altra del paese, software che si bloccano, commissioni che non riescono a fare le promozioni perchè il sistema è bloccato, in pratica uno sfacelo!!!

Se solo questo caos l’avesse generato un qualsiasi governo precedente sarebbe come minimo saltato il ministro, ma oggi nulla, nessun giornale, nessun servizio TV, nessuno ne parla, nessuna voce fuori dal coro, nessuna reprimenda dal Presidente della Repubblica, nessuna indagine della magistratura (e pensare che di solito le fanno per molto meno Nd.R.), insomma niente di niente, solo i social che esplodono dalla rabbia per qualche secondo ma poi passa il video di un gattino che si lecca i baffi e tutti passano oltre.

Per noi di Betapress non è così, per noi la scuola conta, è importante, e così, nella nostra continua ricerca di valori, siamo andati a vedere la riunione del consiglio direttivo di CDP – coordinamento docenti precari, che si è tenuta a Firenze il giorno 7 ottobre u.s.

Ci accoglie Nicola Iannalfo, uno dei Leader del comitato, a cui chiediamo subito a bruciapelo cosa ne è della buona scuola.

“Ripetiamo” esordisce Iannalfo ” non esiste e non esisterà mai una “buona scuola” senza la partecipazione attiva e diretta di insegnanti, alunni e genitori nei processi di cambiamento, se si vuole realisticamente porre al centro il miglioramento educativo e sociale della realtà scolastica. La scuola è complessa e stratificata da anni di incuria legislativa, per cambiarla occorre ascoltare chi è dentro la scuola.”

Come non essere d’accordo.

La sala è piena, le persone attendono l’avvio dei lavori che viene subito dato dopo il nostro arrivo.

Si susseguono interventi di Domenico Bruni, Pietro Danesi, Nicola Iannalfo, la sensazione è che ci sia davvero un “arrosto” finalmente, idee interessanti, sopratutto sulla valutazione del docente e sull’anno di prova.

Una parola illuminata viene anche dal Professor Luigi Diana,  dell’università di Pisa, che spiega i funzionamenti dei questi ultimi movimenti (sopratutto riguardo ai concorsi), dando una visione chiarissima e lucida di quanto sarebbe necessario fare per migliorare le cose.

Dalla platea interventi continui, non lamentele, ma suggerimenti, proposte, acute osservazioni.

Finalmente abbiamo visto la buona scuola, almeno una parte, quella che ancora crede in un paese con una scuola pubblica funzionante ed efficiente, quelli che non fanno i docenti ma sono docenti.

Renzi, manda a casa i tuoi consulenti, i sindacati che ti tirano la giacchetta, i dirigenti di cui ti circondi, e chiama queste persone, di sicuro anche tu, come è stato per noi, riuscirai a trovare davvero la buona scuola…

 

 

 

comitato docenti precari
coordinamento docenti precari

 

 

 

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