Mattarella: ma non dovevamo vederci più?

Premesso che la figura di Mattarella ci piace molto, premesso che da vecchio democristiano è la figura giusta per svolgere il ruolo, premesso che questi passati sette anni è stato impeccabile, quindi ben venga la sua rielezione, ma le domande da porsi non sono Mattarella si o no, le domande da porsi sono: ma è davvero così desolato il panorama politico italiano da non avere un nome super partes? Ma davvero? Tutti fighi e strateghi per poi chiedere aiuto al povero Mattarella che era già con le valigie in mano?

Questa elezione, così sbandierata adesso come successo assoluto delle forze politiche, ci lascia davvero l’amaro in bocca; non c’era nessuno in Italia che potesse fare il Presidente della Repubblica, nemmeno Bisio, che l’aveva fatto così bene nel film Buongiorno Presidente?

E poi che ridicolaggine, la Casellati, si si una donna finalmente, addirittura ne stiamo pensando a tre con nomi e cognomi e pure foto, evviva finalmente … e poi Mattarella.

Con questa elezione del Presidente finalmente capiremo e ci conteremo anche politicamente … e poi Mattarella.

Mi raccomando, nulla contro Mattarella, ma con gli altri ci sarebbe da discutere.

Bene comunque, Draghi rimane, Mattarella anche, e questi almeno sono due bravi, ma rimangono anche tutti gli altri, un insieme di monelli che corrono dal Papà e dal Nonno per farsi correggere i compiti.

Ma questa non era la generazione dei politici che rinnovavano mettendo gente nuova perché il “vecchio” doveva andar a casa????

Quindi dobbiamo leggere questi fatti con un dietrofront! Il Vecchio è meglio …

Cari amici, ogni volta io che dirigo questa testata mi illudo e poi puntualmente cado dalle “nubi” facendomi pure male perché capisco che la classe politica italiana non ha classe e non sa far politica.

Ma quale caro prezzo paghiamo noi brava gente che ormai non ci interessiamo più della politica, perché la politica ha fatto sì di venirci a fastidio, se non quello di essere governati da gente peggio di noi.

Così la gravità della nostra situazione la sentiamo quando ci accorgiamo di non percepire più lo scadimento etico della politica come dannoso.

Credo fermamente che il danno più grave che un cittadino possa fare al suo paese è il silenzio, la rassegnazione, occorre comprendere che il silenzio aiuta solo il colpevole.

Oggi siamo contenti di avere ancora fra noi il presidente Mattarella, ma tacciamo sull’inconcludenza di questa classe politica che non è in grado di convergere su uomini validi nel paese.

Volete forse dirci che non ce ne sono?

Volete forse farci credere che l’unico cittadino che incarni i valori di stato degno di fare il presidente della repubblica era Mattarella, uno solo, in tutto il paese, ahimè, ahimè, ahimè…

O forse pensate che noi italiani siamo ormai talmente rimbecilliti da non accorgerci delle vostre incapacità?

Or dunque tremate signori miei, perché verrà un giorno!!!!!.

 




ELEZIONI: QUANTO VORREI CHE…

         Si avvicinano momenti che, fino a pochi anni fa, l’Italia viveva con trepidazione; e, all’orizzonte, si prospettano altre fasi che chiameranno i Cittadini a pronunciarsi su una nuova Legislatura.

Momenti che erano solenni e che via via hanno perso di smalto, divenendo crocevia di drastiche contrapposizioni, liti, aut-aut, interessi e accordi trasversali o persino innaturali.

Momenti che richiederebbero un riavvicinamento alla volontà popolare affatto ignota, ormai,  ovverosia a quello che non certo secoli fa era definito ‘l’interesse e il benessere dell’Italia’.

         Valutando e parlando con Amici, la sintesi porta a un pugno di desiderata che rappresentano il comune sentire e affatto ‘impossibili’ o ‘improponibili’: da qui, la somma dei tanti ‘quanto vorrei che … ‘.

… che avessimo amministratori che ritrovino il senso della Nazione, dell’Amor Patrio, che operassero a favore dell’Italia e nell’interesse degli Italiani.

… che, ci amministra, parlando dei Cittadini, non dicesse ‘…voi Italiani’, ma ‘noi, Popolo Italiano.

… che abbracciassero il proprio mandato con scrupolo, onestà e desiderio di ‘fare’, di ‘costruire’ per il Cittadini di oggi e, soprattutto, per quelli dei domani che verranno.

… che svolgessero la loro azione, vincolati al mandato ricevuto, senza poi andare di qua e di là, spesso prestandosi a indecorosi spettacoli.

… che si mettesse a punto una serie di nuove norme elettorali che favoriscano la nomina diretta, secca al primo turno, di chi abbia avuto, anche per un solo voto in più, la maggioranza dei consensi: accordi, liste congiunte, confluenze, devono essere palesi prima del voto.

… che il Parlamento ritrovi appieno il proprio ruolo, eliminando ogni discrasia che possa consentire di scavalcarne funzioni e poteri. Tutte le norme, tutti gli accordi, specie se di respiro internazionale, devono passare dall’esame e dall’approvazione del Parlamento: nessuno può pensare di ‘vendere’ e ‘comprare’ di testa propria.

… che non esistessero più farraginosi meccanismi (consulenze, comitati tecnici, cabine di regìa, ecc.) che oltretutto possano consentire il giochino dello ‘scaricabarile’ a chi evita di assumersi responsabilità dirette e personali.

Chi intenda accettare l’onore di un incarico amministrativo o di governo, se non ha le capacità di farvi fronte con le proprie competenze e capacità personali, eviti di assumersene l’onere: ministeri, regioni, comuni e quant’altro hanno al proprio interno risorse e competenze bastevoli per ciò.

… che non venga concessa alcuna ‘guarentigia’ o ‘salvacondotto’ o ‘assoluzione preventiva’, a chi svolto funzioni pubbliche: se si accetta un incarico, se ne devono accettare anche le responsabilità: amministrative, civili e penali, Diversamente.

… che la Costituzione torni prepotentemente a essere quel faro, quel sistema di sapienti equilibri e contrappesi a presidio dei diritti e dei doveri dei Cittadini Italiani.

… che il sistema Giustizia ritrovi il proprio giusto ruolo nella Società, tornando ad applicare quelle norme e quelle leggi, il cui articolato è stato sempre di esempio nel mondo.

… che avessimo un’attenta difesa del nostro suolo, dei confini, dei diversi territori, delle nostre attività artigianali, commerciali, imprenditoriali, agricole, industriali, turistico-ricettive, sempre tutelate e difese, a difesa, sempre e comunque, dell’interesse nazionale.

… che la pressione fiscale fosse ridotta drasticamente, favorendo la ripresa di quel circuito virtuoso legato ad attività e lavoro, commercio ed esportazione; ma anche facendo cessare la fuga delle imprese dall’Italia.

Ad oggi, perse un’enormità di realtà produttive che, all’estero, hanno generato oltre 1.500.000 nuovi posti di lavoro: lavoro che doveva e poteva rimanere qui in Italia, se solo un sistema politico attento e lungimirante avesse colto e frenato queste vere e proprie emorragie.

… che il turismo riprenda tonico vigore, alimentando virtuosi circuiti: dal lavoro, alla cultura, ai musei, agli scavi, alle spiagge, alle località montane.

… che si possa fare subito qualcosa di concreto per evitare che almeno altri 50.000 ristoranti, bar e altre attività commerciali, chiudano: seguendo gli oltre 30.000 già falliti dall’inizio di un rincorrersi senza sosta di misure limitative.

… che gli Italiani ritrovino il piacere di ‘fare figli’, grazie a un nuovo e dinamico sistema di contributi, provvidenze e salvaguardie, utile a eliminare tutto ciò che oggi ostacola la formazione di una famiglia.

… che lo spettro della fame e della miseria, che da sempre accompagnano i regimi totalitari, non perseguiti altri Cittadini, aggiungendosi agli oltre 5.000.000 già in povertà assoluta e agli altri 5.000.000 sulla soglia della povertà.

… che finalmente le norme correlate al concetto di Sovranità Nazionale siano sempre superiori ad altri interessi e/o accordi, specie se questi ultimi possano comportare conseguenze sulla produttività, sula lavoro, sulla tutela e salvaguardia del suolo e dei confini.

… che chi amministra segua un armonico programma di assoluto interesse nazionale, piuttosto che non l’applicazione di programmi elaborati in altri contesti ovvero sviluppati in altri luoghi e in altri e diversi contesti.

E chi mente o compia altri reati nell’esercizio del proprio mandato, deve essere inibito a vita da funzioni e uffici amministrativi e politici.

… che chi amministra possa stimolare fortemente i consumi (in due anni, la perdita è stata di oltre il 27% per bar ristorazione, di oltre il 35% per gli alberghi, di oltre il 21% per i servizi culturali e ricreativi, di più del 16% per i trasporti e di oltre il 10,5% per abbigliamento e calzature).

… che fosse fatta un’indagine seria e completa sull’influenza che hanno le emissioni degli impianti di quinta generazione (e prossimamente di sesta), ormai capillarmente diffusi sul territorio,  sulla salute delle persone.

… che la scuole e le università ritrovino quello spirito formativo che ha sempre fatto dell’insegnamento il motore trainante per la corretta istruzione e formazione dei giovani.

… che la sanità in genere torni appannaggio di figure di corretta professionalità, che spendono le proprie capacità e le proprie competenze a favore dei malati, operando nel giusto equilibrio tra scienza e coscienza e, sempre e comunque,  rispettando il classico principio di ‘prudenza’.

         E sicuramente ce ne sarebbero ancora …

         …Cose difficili? Cose impossibili?

Ma se ci girassimo appena un po’ indietro, vedremmo che sono ancora lì, a portata di mano …

 

Giuseppe Bellantonio

 




2022 anno ufficiale per la ragione

UN MESSAGGIO DI VITA!
In ogni parte del Mondo, tra la fine dell’anno 2021 e l’inizio del nuovo anno 2022, una moltitudine di messaggi, ha sottolineato questo momento: ora con toni pessimi, ora con toni bene auguranti e quindi di speranza.
Non intendo qui collegarmi né agli uni, né agli altri: anche se il cuore mi guida prepotentemente verso la Luce.
Vorrei più semplicemente rivolgermi ai miei compatrioti, agli Italiani, per invitarli a ritrovare sé stessi, liberandosi il cervello dal tanto ciarpame che abilmente lo ha inbibitato: così guardando all’essenziale, a quella vita che non può essere persa in inutili scontri di tifoserie, che non può confondersi in sterili antagonismi tra guelfi e ghibellini, che non può essere svilita dall’odio e dalla perdita di ogni sentimento umano.
Così come è stato sostenuto nei giorni scorsi, è essenziale che ogni Essere Umano senziente dimostri di non aver smarrito ‘il ben dell’intelletto’, ma affermi con energia – in termini di pensiero come di azione – di essere un ‘homo sapiens sapiens sapiens’: il frutto concreto e visibile di centinaia di migliaia di anni di evoluzione, pur animati da una scintilla Superiore.
Dobbiamo, tutti, riprendere padronanza dell’intelletto e quindi della ragione: per poter distinguere con immediatezza la lana dalla seta, il bianco dal nero, il vero dal falso.
In migliaia di anni di crescita – sociale, politica, spirituale – l’Uomo dovrebbe aver ben imparato il significato e il valore di concetti quali quelli di Libertà, Rispetto, Dignità: quindi, non dovrebbe consentire ad alcuno di mettere delle grate alla propria mente, come pure non dovrebbe consentire in alcun modo che venga calpestata la sua dignità di Essere Umano.
Come pure, mai dovrebbe cedere ad altri la barra del timone del proprio destino!
Invito con amorevole fermezza agli Italiani, ai miei compatrioti, a coloro che sono amanti del Bello, del Buono e del Giusto, affinché ritrovino il senso dell’Unione, dell’Unità, rammentando con fierezza che sono un Popolo e che è proprio la Dignità di un Popolo a costituire la sostanza di una Nazione.
Non perdetevi dietro false illusioni, non fatevi irretire ancora una volta, ritrovatevi vicini gli uni agli altri dimostrando solidarietà.
Dimostrate che gli Italiani do it better… non solo nell’ars amandi ma anche nel dimostrare il loro valore, il loro spessore umano!
Di Italiani – valorosi, intelligenti, uomini di scienza come di cultura, creativi e ricchi di costruttiva fantasia, in grado di rialzarsi anche dopo batoste fenomenali – ne è stato sempre pieno il mondo: ed è forse proprio questo il ‘torto’, il ‘difetto’, della nostra bella Patria, degli Italiani…
Un ‘difetto’ che taluno, più arido, meno dotato, dal passo pesante e armato, vuol forse punire stroncare in nuce, coltivando inconfessabili quanto aberranti – ma comunque, dichiarati – progetti di annientamento materiale, fisico.
Una domanda: ma sulla Terra sono più numerose le iene, i lupi, gli sciacalli, gli avvoltoi, o gli Esseri Umani? La risposta è alla portata di tutti… ricordatevi sempre che chi pecora si fa il lupo se la mangia… quindi, basta non essere, non farsi, pecora sacrificale… basta contrapporsi con le armi legittime e legittimate che la Costituzione ci offre…
Rendetevi conto di questo, rendetevi conto della vostra forza di Esseri Umani – di homo sapiens sapiens sapiens – reagite a tutto ciò che è male, sopruso, violenza, cattiveria, malvagità, opponendo la RAGIONE, l’AMORE FRATERNO, la DIGNITA’: UNITI per la difesa dEI VOSTRI diritti, della LIBERTA’ e della nostra stessa identità di NAZIONE.
Buon Nuovo Anno 2022, quindi: ricordando che siano noi – con le nostre azioni e la nostra cultura – a detenere le chiavi del nostro stesso destino!
Chiavi che MAI devono essere consegnate nelle mani di alcuno!

Roma, 1° Gennaio 2022
Giuseppe Bellantonio




Decidi DC … si ma quale???

C’è bisogno di centro, tutti vogliono tornare al centro, ci vuole la DC.

Oggi una strisciante sensazione tra tutti i moderati italiani è che si debba fortemente tornare al centro, ma al centro non c’è più una casa ad accoglierli.

Oggi il centro non esiste più, verissimo perché tutte le forze politiche attuali sono fortemente sbilanciate verso uno dei due opposti ideologici, sinistra o destra, o meglio nemmeno sinistra o destra, perché la vecchia divisione valoriale della politica, presente fin verso gli anni ottanta, ora non ha più contorni netti e definiti, ma è liquidamente dimensionale verso l’umore del momento della massa elettrice.

Ci sono è vero dei punti di continuità, sociale, patria, famiglia, in tutte le attuali forze politiche (chiamarle forze è un errore oggi sarebbero più che forze debolezze), ma talmente poco delineati, così scarsamente supportati da un programma politico ideologico che gli stessi cittadini elettori faticano ad identificare i valori all’interno di un simbolo.

Questa vacuità valoriale attuale della politica rende impossibile affrontare un discorso serio e credibile, lasciando spazio a qualsiasi figura forte ed allontanando l’elettore dallo spirito politico.

Gli stessi partiti giocano ormai a creare tifoserie più che iscritti, dimenticando che il tifo per una squadra di calcio, seppur profondo e nobile, non genera cittadini consapevoli.

In Italia c’è sempre stato un elettorato di centro, con tendenze a destra, che per lo più era l’ossatura funzionale della vecchia Democrazia Cristiana.

Don Sturzo ben aveva capito che il valore cattolico non era solo porgiamo l’altra guancia, ma difendiamo il tempio dai mercanti, non per altro lo stemma era uno scudo crociato, che tante critiche gli costò allora, ma che riunì ideologicamente gli italiani di tutte le età sia prima che dopo la fine della seconda guerra mondiale.

L’Italiano non è un estremista, l’Italiano è un moderato per natura, un buono, un costruttore, un idealista, un sognatore, insomma un padre, una madre, magari un poco codardo, a volte furbastro, a volte opportunista, ma di certo alla fine sempre un eroe piccolo piccolo, come ben rappresentato da Monicelli nel film La Grande Guerra, con due grandi interpreti,  Alberto Sordi e Vittorio Gassman (film sempre da rivedere NdR).

In questa sua declinazione l’italiano non può che essere fondamentalmente un uomo di centro, moderato, legato a valori storici, accogliente ma orgoglioso della propria storia e del proprio retaggio.

Quindi servirebbe un centro ideale, che oggi politicamente non c’è, e pensare che probabilmente prenderebbe un sacco di voti, anzi vincerebbe a man bassa.

Oggi lo slogan “Decidi DC!” sarebbe forse una scommessa vincente, ma dove è la DC?

Non c’è più la DC?

Sbagliato, c’è ancora la Democrazia Cristiana, anzi ce ne sono otto.

Il Corriere della sera, nel suo articolo del marzo 2021 ci segnala che l’unica formalmente corretta è quella del professor Nino Luciani, ma ci sono anche quelle di Angelo Sandri, di Publio Fiori, di Toto Cuffaro, di Gianfranco Rotondi etc, etc, etc …

Forse troppe, e sicuramente rendono chiaro come chi le compone non stia ragionando in termini politici ma solo di posizioni, come peraltro afferma il prof. Luciani proprio nell’articolo del corriere.

Ci vorrebbe un unico centro DC che possa accogliere chi vuole tornare ai valori veri del popolo italiano, ma se chi oggi si dichiara dc non si unisce in un unico grande movimento, quelli che vorrebbero cercare il centro continueranno a non trovarlo.

Anche se forse più che ricreare la DC, sarebbe necessario unire le attuali forze di centro, consegnando la DC al suo posto nella storia, rigenerando il centro politico nuovo,  necessario a questo paese che troppe sbandate ha preso ultimamente.

 

 

 

 

 




Sciopero inutile, parola di Prof.!!!

“Adesso basta, la scuola si ribella”.

Questo il titolo che accompagna la campagna informativa per il nuovo sciopero proclamato dai sindacati.

Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals – partecipa anche Anief ma in forma separata – hanno annunciato per venerdì 10 dicembre una nuova giornata di agitazione sindacale per protesta contro il presunto immobilismo del governo in materia di istruzione.

Un déjà vu, uno slogan datato, smentito dai fatti.

Non bastava lo sciopero nazionale proclamato per il 16 dicembre, secondo i sindacati, la scuola anticiperà la contestazione.

Ed i sindacati prevedono pure un’adesione massiccia del personale scolastico…

Per me, che vivo e lavoro nella scuola da quasi mezzo secolo, lo sciopero di dopo domani sarà un altro flop, perché pochissimi docenti vi parteciperanno, e quei pochi che andranno in piazza, anziché a scuola, provocheranno le famiglie e non le istituzioni…

Le famiglie, che oltre a tutte le difficoltà legate all’emergenza sanitaria e ai continui stop a singhiozzo, quarantene e Dad affannate e difficoltose, dovranno pure gestire uno sciopero di quei “fannulloni dei prof., che non gli bastava, l’8 dicembre, e due settimane di vacanze a Natale, pure lo sciopero dovevano fare!”

NO, tranquilli, i vostri figli andranno a scuola, vedrete, i prof. non faranno sciopero.

Ma quando mai, i prof. fanno sciopero?!?

Ma procediamo con ordine.

Le ragioni dello stop della scuola secondo i sindacati

Nel mirino dei lavoratori della scuola c’è la Manovra 2022: una Legge di Bilancio che porta in dote 33 miliardi, ma che destina “solo” lo 0,6% al fondo che dovrebbe premiare la professionalità dei docenti.

Una percentuale che i sindacati trovano “inadeguata” rispetto all’”effettiva necessità di rendere merito al lavoro della classe insegnante” attaccano.

Poi c’è la questione degli aumenti: 87 euro in più in busta paga, cifra che le sigle sindacali bollano come “decisamente troppi pochi”.

Altro tema caldo l’organico Covid, su cui il Governo avrebbe “fatto ben poco”: 300 milioni sono stati trovati per gli insegnanti, ma zero risorse, invece, per il personale Ata, spiegano Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals.

Cosa chiedono i sindacati con lo sciopero

“Serve dare stabilità al lavoro di migliaia di precari valorizzando di più il lavoro che si fa in classe.

Aumento dei posti dei collaboratori scolastici, presìdi sanitari e sistemi di sanificazione nelle scuole.

E poi basta con le reggenze, un dirigente e un Dsga per ogni scuola” lamentano i sindacati.

Secondo le confederazioni le misure che servono immediatamente sono:

  • concorso Dsga Facenti Funzioni anche se privi del titolo di studio
  • riduzione del numero di alunni per classe
  • abolizione dei vincoli sui trasferimenti del personale
  • fine delle incursioni legislative in materia di contratto
  • snellimento delle procedure e meno burocrazia
  • rispetto degli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali nel Patto per la Scuola
  • risorse per un aumento salariale a 3 cifre nel rinnovo del contratto
  • proroga dei contratti Covid anche per il personale ATA
  • risorse per la valorizzazione professionale e non per un premio alla “dedizione”
  • percorsi riservati per la stabilizzazione dei precari con 3 anni di servizio
  • sblocco della norma di legge del vincolo sulla mobilità per i neo immessi in ruolo dal 2020/21
  • intervento strutturale sulle classi numerose non a costo zero.

Tante belle parole, demagogia allo stato puro.

Ecco perché, come vi dicevo, cari genitori, state tranquilli, i vostri figli andranno a scuola, vedrete, i prof. non faranno sciopero.

Ve lo dice una prof che è pronta a scommettere su una verità sperimentata in più di trent’anni di esperienza.

Gli insegnanti non scioperano.

 

Gli insegnanti non scioperano da anni, ormai.

E non perché sono “pecoroni” come spesso la società li indica ma, perché scioperare è un sacrificio economico inutile che ingrassa solo i sindacati.

Se solo pensiamo che una giornata di sciopero costa 100 euro sul misero stipendio dei docenti, si capisce come e perché non sia possibile lo sciopero ad oltranza…

E allora, cosa fare per protestare contro un governo che vuole i docenti poveri tra i più poveri ed un ministro che non sa neanche di cosa sta parlando?

Insegno da 35 anni, ho sempre speso tutte le mie energie per un lavoro che amavo (oggi lo amo un po’ meno grazie a chi la scuola l’ha distrutta), ho sempre fatto parte delle varie commissioni (orientamento, inclusione, salute, bullismo…).

Mi sono sempre dedicata anima e corpo ai miei alunni (insegnando francese, ho minimo 9 classi su due scuole)

Non ho mai “rubato” il mio stipendio, non ho mai lesinato ore alle mie classi.

Nonostante diversi km di distanza, sono tornata a casa a pomeriggio inoltrato per anni, e vi assicuro che, seppure retribuite, molte attività extracurricolari, visto il lavoro svolto, sono spesso state ore di missione e volontariato.

A scuola non esiste il pagamento degli “straordinari” come per tutti gli altri impieghi della PA, non esiste il conto delle ore effettive in più (pagate a cottimo a 17,50 euro lordi), non esiste l’avanzamento di carriera…esistono gli IMPEGNI, quelli sì…

Allora, per provocare disagi (e non ai DS che sono consapevoli di quanto ho scritto e mai contro il corpo Docenti) cosa fare?

 

– Le tessere sindacali?

 

Mi viene da ridere, più volte ho espresso il mio pensiero sui sindacati ormai burocrati e difensori di se stessi…

 

– Piegarsi al principio del minimo sforzo?

 

Faremmo contenti tutti…

Ministro, genitori e studenti…tutti promossi, anche gli asini!

(Ma questo un vero insegnante non riesce più a farlo!)

 

Cosa ci resta per protestare?

 

Dopo lunghe riflessioni con me stessa, ritengo ci sia un unico modo per protestare e cercare di ottenere qualche risultato che ci dia un minimo di dignità, cioè,

 

RIFIUTARE QUALSIASI INCARICO AGGIUNTIVO…

 

Semplicemente fare solo lezione e tutto quanto previsto dal nostro contratto e dalla nostra etica professionale e

 

STRAPPARE TUTTI LE TESSERE DEI SINDACATI.  

 

Pensate ad una scuola senza collaboratori, senza FS, senza referenti di alcun tipo, consigli di classe senza coordinatori e segretari, senza tutor…

Allora sì, il caro Ministro si renderebbe conto di quanto e quale sia il lavoro degli insegnanti, allora si, i sindacati ritornerebbero -forse- a svolgere il loro ruolo, allora si, potremmo riacquistare dignità e riconoscimenti anche economici …

Pensiamoci!

 

 

 




MI CONCEDO IL LUSSO DI DECIDERE!

CONTRO LA PAURA, DECIDI…

 

L’attuale situazione straordinaria, volutamente non utilizzo il termine ’emergenza’, di per sé concetto limitato nel tempo e nelle modalità risolutive, e nella quale i Cittadini Italiani sono di fatto imprigionati, è un pantano cosparso di liane sempre più inestricabili da cui molti tentano di liberarsi, ma un gran numero si è ‘stranamente’ rassegnato, perdendo ogni volontà di districarsi, di liberarsi.

In siffatto modo non resta che affidarsi al salvifico ‘speriamo che qualcuno ci tiri fuori‘ o ‘speriamo che finisca bene‘. 

Speranze, entrambe, che si indirizzano all’azione di altri, piuttosto che far riferimento alle proprie forze, alle proprie iniziative, e soprattutto a quella forza poderosa che è rappresentata dall’unirsi ad altri Cittadini che possano condividere tanto le attese che le medesime pulsioni di segno liberale, democratico e sociale.

Occorre osservare ciò che accade e destrutturare, scomporre, fatti e circostanze, come pure le parole adottate per impartirci disposizioni che ormai hanno assunto la caratteristica di ordini via via poco eludibili.

In barba a quelle norme che permeano tanto la Costituzione e le leggi dello Stato che tutte le normative trans nazionali, norme che dovrebbero tutelare e salvaguardare i Diritti dell’Uomo, specie quelli primari e non negoziabili, inviolabili.

Se è vero che la prima emozione di difesa nell’essere umano, la più antica marcata nei mitocondri e trasmessa attraverso il DNA della razza umana, è quella della paura (paura degli altri simili, degli animali feroci, dei fenomeni della Natura, e quant’altro: paura che induceva più a fuggire e nascondersi che a resistere; quindi ‘fuggire per salvarsi’), è anche vero che il passo immediatamente successivo è stato quello di stabilire rapporti con gli altri singoli individui, e via via con un numero crescente di individui con i quali poter condividere e affrontare un percorso, una strategia di caccia, o una qualche decisione: persino la paura, per così riuscxire ad esorcizzarla.

Prodromi questi per la nascita di ambienti determinati e dapprima circoscritti e successivamente di quella che ancor oggi definiamo essere la ‘società’, il ‘consorzio civile’, una vera e propria ‘coscienza collettiva’ costellata di diritti e di doveri, il cui bilanciamento, mai casuale, regola la vita di tutti e di tutto.

Oggi, sospinti come siamo da una  campagna di terrore abilmente architettata, persino ‘a pagamento’, che travalica il normale ‘timore’ e l’altrettanto normale ‘cautela’, il risultato è che la paura ci soffoca, ci opprime, l’incertezza ci dilania, si sta smarrendo il senso del ‘sociale’ e quello stesso di ‘società’, sospinti come siamo nell’angustia delle nostre case o nella limitatezza degli spazi esterni e dei rapporti.

Altissimo e purtroppo in crescita il numero dei suicidi anche tra i giovani e giovanissimi.

I bambini, più di altri, stanno soffrendo queste improvvise limitazioni e, quelli che già hanno compiuto i 12/13 anni si interrogano, chiedendo ai propri genitori perché le persone debbano evitarsi, perché loro non possano stare insieme con i loro compagni, perché non possano frequentarsi, abbracciarsi, o svolgere delle attività sportive, perché non possano fare delle festicciole (per la più elementare delle esigenze post-rivoluzione del 1789: esprimersi socializzando, unirsi, essere in ‘comunione’), perché non possano  entrare liberamente in un cinema in compagnia di un amichetto, perché debbano patire l’emicrania o il fiato corto, obbligati come sono a respirare gli scarti del proprio respiro attraverso una mascherina (con tutti i danni che ne derivano e ne deriveranno).

Mascherina sempre più maschera: certamente simbolo di schiavitù, condizionamento e sottomissione, quanto supporto inutile per ostacolare l’inalazione di eventuali virus, ma più pragmaticamente utile solo a offrire una qualche difesa dai possibili bacilli scaturiti da uno sternuto o da un colpo di tosse.

Certo, è ormai indubbio che la paura viene alimentata, dilatata, manipolata come duttile creta al fine di instillare vero e proprio terrore: ma anche indecisione, visti gli ordini e contrordini che quotidianamente si susseguono a ritmo frenetico e di fronte ai quali i Cittadini sono interdetti e smarriti, spesso non riuscendo a orientarsi, a comprendere.

In questo smarrimento generale, sempre più nauseante e scivoloso, quello che colpisce fortemente è l’annullamento di ogni schema politico pregresso: non esistono più i partiti,  non esiste più (o quantomeno è stata bypassata) una repubblica parlamentare (con un parlamento che legiferi e che rappresenti la volontà dei Cittadini a mezzo l’elezione di propri rappresentanti scelti tramite libere e trasparenti votazioni), non esiste più l’interesse preminente dei Cittadini e per essi della Nazione, non esiste più la superiorità del doveroso principio di cautela nella scelta e nell’indicazione, ancorché nella somministrazione, di cure e terapie.

Siamo purtroppo solo alle tifoserie, ai ragionamenti di ‘pancia’ che tengono conto di simpatie, interessi, speranze, e che si riverberano nel Parlamento: trasformato da nobile consesso in triste rifugio di soggetti abbarbicati a poltrone e poltroncine  di ogni tipo, e dove la volontà popolare è distante anni luce dalle azioni dei gestori dell’amministrazione pubblica.

Oggi occorre riappropriarsi di quegli spazi bruscamente (ma anche brutalmente) tagliati via, e quindi sottratti, da soggetti intrisi di ideologia, malanimo, invidia e interesse.   

Occorre che i Cittadini ritrovino il gusto della politica più genuina, scegliendo rappresentanti che concretamente siano la loro corretta interfaccia con chi governa e amministra.

Occorre che i Cittadini riscoprano il senso della tensione e della passione politica, di cui essi stessi sono parte fondamentale; una politikḗ (ossia,’che attiene alla pόlis, la cittàstato dell’antica Grecia) che non può che essere téchnē (ossia ‘arte’ o ‘tecnica’), ovverosia Cittadini parte attiva, e quindi protagonisti, di una tensione, di una energia che rappresenti la reale politica, quale ‘arte/tecnica che riguardi la città, lo stato’).

Cittadini che scelgono i politici che li rappresentano; politici che sono obbligati a operare tenendo fede al mandato ricevuto; politici quali rappresentanti pro-tempore, consapevoli che il tradire tale mandato ovvero non ottemperarvi, significhi essere censurati e quindi esclusi. 

Occorre potersi riferire a politici ‘di razza’, piuttosto che non  a politici ‘di mestiere’.

Sono convinto che per poter fare ciò occorra che i Cittadini comincino con l’appropriarsi con consapevolezza della Costituzione e dei suo Valori: così conoscendola e apprezzandola quale strumento regolatore di doveri e diritti, cui per primi i rappresentanti del Popolo hanno non solo il dovere ma l’obbligo assoluto di esservi fedeli.

Il Parlamento deve tornare a riappropriarsi delle prerogative che la stessa Costituzione gli conferisce: tornando a essere luogo di rappresentanza dei Cittadini, di civile confronto, di dibattito, di luogo ove maturano decisioni ponderate  prese per il bene della Patria e del Popolo Italiano attraverso un processo legislativo diretto.

Occorre ritrovare le nostre radici, quelle radici cristiane, ovvero giudaico-cristiane, in una chiave di lettura più generale, in ambito europeo – oggi svillaneggiate e fors’anche  tradite da chi ostenta un senso della cristianità molto discutibile e persino temerario.

Questi sono i Valori minimi per cui battersi, al fine di ritrovare rapidamente il senso del tutto: prima che lo squilibrio prevalga, prima di essere ridotti in una condizione di sudditanza morale e materiale, sopraffatti senza scampo da una violenza inumana, feroce, da una smania distruttiva senza eguali nella Storia dell’Uomo.  

Proprio per questo, non occorre ‘tornare indietro’, ma ricondursi a quei Valori che segnarono con forza la vita dei nostri Padri, dei nostri Nonni: che ci resero orgogliosi della nostra Patria e di Valori e Tradizioni solide, arricchite da una Fede schietta; che ci diedero la gioia di una ricostruzione veloce, di una industrializzazione realizzata con capacità e lungimiranza al punto di fare dell’Italia una delle protagoniste del Mondo, con una valuta – la Lira – che ricevette premi prestigiosi sotto la guida di Governatori prestigiosi e attivi, come lo fu Guido Carli; un’Italia resa grande dall’azione costruttiva e dalla lungimiranza di Sturzo, De Gasperi, Mattei, Olivetti, e tanti altri anche meno noti ma altrettanto degni di encomio… 

Quei Valori che ci fanno dire con orgoglio  SIAMO ITALIANI, forti della nostra Cultura e delle nostre Tradizioni: da non sacrificare ad alcun ‘meticciato’, non imbastarditi da contaminazioni che nulla hanno a che fare con le moderne società multietniche e in cui le regole siano chiare, trasparenti, condivise e accettate.

E’ ora che più di qualcuno si dia pace: l’integrazione è fallita da tempo, è un mero enunciato vuoto di concretezza.

Non si può ‘integrare’ chi non vuole esserlo, chi non accetta le leggi della Nazione che lo ospita, nella pretesa (alimentata?) di voler imporre i propri usi e costumi.

Solidarietà e aiuto a queste popolazioni?

Certo: non sostenendo la tratta di questi esseri e rispettando e valorizzando le loro radici, aiutandoli nelle proprie terre attraverso programmi di crescita scolare, sociale, commerciale e artigianale.

Dobbiamo riappropriarci dell’orgoglio di essere Italiani, abili costruttori invidiati nel mondo per la loro creatività e per il loro ingegno; dobbiamo riappropriarci dei nostri Valori, della nostra stessa vita e di quella dei nostri figli.

Prima che si perdano o vengano essi stessi sopraffatti.

Tracciamo un orizzonte, un futuro, degno di essere vissuto, come i nostri Padri hanno fatto per noi.

Decidiamo, senza più delegare ad altri e senza più rinviare!

Decidiamo … Non domani, ma subito: perché oggi è già domani!

 

 

Giuseppe Bellantonio

 




Finalmente il CSPI riconosce il ruolo dei DSGA facenti funzione!

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha sentenziato nel suo parere che tutta l’ipotesi di concorso per i DSGA è valida solo se:

In questo quadro, a parere del CSPI, si rende necessario:
• bandire prioritariamente il concorso riservato agli assistenti amministrativi attualmente facenti funzione
di DSGA con almeno tre anni di servizio, ai sensi del DL 29 ottobre 2019 n. 126, convertito nella legge
159 del 20 dicembre 2019. Prevedere l’accesso ad una procedura concorsuale anche di coloro che sono
sprovvisti di titolo di studio specifico modificando quanto previsto dall’art. 22, comma 15 della
L. 75/2017;
• bandire successivamente il concorso ordinario, superando le attuali conseguenze dell’ultimo concorso
che ha lasciato innumerevoli posti scoperti pur se messi a bando.

E finalmente diremmo Noi!!!!

Un’ingiustizia assurda, da Betapress già stigmatizzata più e più volte, viene oggi quantomeno evidenziata in maniera precisa e puntuale dal CSPI.

Era ora che qualcuno osservasse che lo stato non può far lavorare per anni in una funzione delle persone perché gli fa comodo e poi all’improvviso li caccia via e li sostituisce con persone con zero competenza solo perché questi ultimi hanno un titolo di studio!

Come abbiamo sempre osservato, lo Stato non è in grado di valutare le competenze e l’esperienza delle persone, attaccandosi solo ai titoli, senza rendersi conto che ci sono in giro un sacco di laureati ignoranti ed incompetenti, senza alcuna esperienza e, malamente, sono proprio questi che alla fine lo stato assume.

Bravo quindi il CSPI che ha ribaltato questo convincimento che aveva il ministero dell’Istruzione, ovvero che valessero più dei laureati rispetto a persone che da oltre cinque anni svolgono un ruolo importante con passione, ottimi risultati e tante competenze, insostituibili.

Speriamo vivamente che questa indicazione del CSPI venga utilizzata da Ministero, se così non avvenisse noi di Betapress siamo pronti ad utilizzare i nostri avvocati per andare contro ad una decisione che rasenterebbe la stupidità più manifesta.

Tanto si doveva.

Il Direttore Corrado Faletti.

 

Concorso DSGA: diritti negati!!

CONCORSO DSGA, COME SEMPRE UNA VERGOGNA ASSURDA!!!!




No Vax, etica differenziale…

La campagna vaccinale prosegue ed i contagi sembrano ormai diminuire.

La tanto teorizzata immunità di gregge sta guadagnando terreno diventando un certezza sulla quale rilanciare l’economia post pandemica.

Eppure il dibattito che infiamma la scena pubblica, in questi giorni, guarda con preoccupazione all’obbligo vaccinale ed alla raccolta firme promossa dal coordinamento dei “no-vax”per un referendum abrogativo delle norme relative al greenpass.

La divisione degli italiani sulla vicenda pandemica sembra aver raggiunto una dimensione inedita.

Lo avevamo predetto ma non occorre ricordarlo.

In questa sede è, forse, più importante fare il punto sulla campagna referendaria in corso che emancipa le rivendicazioni di parte della comunità civile in rivolta ben distanti dal paradigma del “bene comune” da sempre evocato dalle democrazie occidentali.

Siamo di fronte ad una opposizione strutturata alle decisioni  assunte dal Governo in carica, che sono sostenute da una maggioranza parlamentare senza precedenti.

Lo scollamento tra la Politica ed il Paese reale è sotto gli occhi di tutti.

Purtroppo vale la pena di ricordare che la vaccinazione non impedisce i contagi ma sembrerebbe contenere le ospedalizzazioni, il lavoro dei reparti di rianimazione e mantenere a livelli adeguati il sistema di prevenzione e di cure per le altre patologie.

Il rifiuto del vaccino in in paese che è prossimo al 90% di somministrazioni veste la divisa della disobbedienza civile ed infrange i totem del liberalismo classico: “la mia libertà finisce dove inizia quella del mio vicino”.

I “no-vax” sembrano aver dimenticato queste regole e appare ormai evidente che sono le adesioni alla campagna vaccinale che hanno ridimensionato la circolazione del virus, non le proteste in piazza.

Costoro non sembrano ricordare che se le unità ospedaliere sono tornate a curare tutte le patologie gravi e non solo l’infezione da Covid 19 è perché la popolazione vaccinata ha reso la diffusione del virus meno agevole.

Il greenpass e l’idea di una prossima condizione di obbligatorietà nella campagna vaccinale non piacciono a nessuno e restano iniziative della quale si ricorderà il forte impatto sulle libertà individuali dei cittadini.

Anche perché non è da escludere che, le attuali cifre sulla popolazione coperta dal vaccino, siano sufficienti per mettere in atto una strategia  vincente che integri  i tamponi molecolari, le nuove terapie domiciliari, e la distribuzione dei nuovi farmaci  efficaci per la cura delle infezioni da virus.

La questione in questo caso potrebbe ritenersi risolta e i non vaccinati potrebbero restare tali.

Il problema a questo punto è prendere coscienza del fatto che il paese di fronte alle emergenze sanitarie non possa poter contare su un fronte civile coeso.

Ma c’è dell’altro.

I milioni di cittadini che hanno accettato la campagna vaccinale per il bene di tutti non possono essere considerati degli idioti.

Costoro dovranno poter contare su una maggiore attenzione dello Stato con modalità da approfondire e che potrebbero riguardare le graduatorie nei concorsi pubblici, le regole per le nuove assunzioni fino a forme di agevolazione previdenziale.

Il Covid19 purtroppo non ha soltanto seminato morte e paura.

Ha rubato ad ogni generazione il sogno, la prospettiva di un futuro ed ha colpito le fondamenta democratiche degli Stati e il sistema di convivenza civile.

Occorre recuperare al più presto l’idea di uno Stato giusto ed equo capace di governare la complessità.

La pandemia per dirla con le parole del filosofo Edgar Morin ci ha insegnato che l’imprevedibile è un fattore con il quale dobbiamo tornare a fare i conti.

Un monito che ricolloca al centro dell’idea di progresso l’Uomo con le sue debolezze.

Un richiamo all’Etica ed alla responsabilità  individuale per tutti noi.

 

 

La redazione di Betapress




L’Italiano che non capisce …

Un italiano su tre è analfabeta funzionale, ovvero non capisce quello che legge.

Siamo i peggiori in Europa, ça va sans dire.

Però non ci dobbiamo meravigliare, questa è una conseguenza di un percorso socio-educativo che dura da 50 anni; non diamo la colpa ai social perché quelli esistono in tutti i paesi, compresi quelli in cima alla graduatoria.

E allora? come abbiamo fatto ad arrivare a questo bel risultato?

Beh, una ragione c’è, e si chiama la via più breve.

La via più breve assieme a abbiamo sempre fatto così sono le locuzioni verbali più dannose ed infettive che il nostro paese abbia mai subito, dal dopoguerra ad oggi.

La prima è una mortale tendenza elucubrativa che è stata inculcata nella testa degli italiani sull’altare della cosa più veloce.

Anni di televisione ci hanno insegnato che la cosa più veloce è la migliore, ma non solo la tv, tutto il nostro modo di vivere dell’ultimo trentennio ha visto nel risparmio di tempo una sorta di premio divino, quasi che a risparmiare tempo si facesse la strada verso il paradiso.

Che poi, ma cosa ci abbiamo fatto con tutto il tempo che avremmo risparmiato?

Se siamo, come siamo, i più stupidi d’Europa il tempo risparmiato lo abbiamo proprio buttato.

Dove è il Vulnus educativo?

In cosa abbiamo fallito?

Le risposte son tante, ma credo che ci sia una verità diffusa in tutte le risposte che è legata a due temi principali: l’incapacità di approfondire gli argomenti e la collegata incapacità di vederne l’utilità.

Ripercorriamo la storia del processo educativo delle nuove generazioni soffermandoci a osservare che la specializzazione è stata spostata sempre più verso il basso, ovvero prima si studiava per capire e per avere una visione completa fino almeno a 18 anni, calcolando che già da 14 si sceglieva comunque un “indirizzo”, licei o scuole tecniche (ma negli indirizzi anche tecnici c’era ancora un filone umanistico, storico e filosofico importante).

Dopo il percorso era o universitario o lavorativo, ma comunque entrambi i mondi riconoscevano e davano valore alla formazione fatta.

Oggi invece i percorsi di specializzazione entrano già nella scuola primaria, ma fatto ancor più grave nessun mondo aspetta i nostri giovani per riconoscergli il percorso fatto, infatti il valore del titolo di studio è oggi pari alla carta straccia, se non per un valore etico personale che però è anche questo ai minimi termini.

In parole povere la scuola non aiuta più i giovani a costruirsi un modello interpretativo oggettivo e personale lasciando l’esercizio della comprensione agli strumenti esterni all’individuo che diventa pertanto soggetto estremamente influenzabile.

“La scarsa considerazione che la nostra classe politica e in particolare quella più recente riserva all’istruzione, all’università e alla ricerca è la conseguenza del basso livello culturale della gran maggioranza degli eletti in Parlamento.” Margherita Hack.

Un punto significativo è anche il fatto che coltivare l’ignoranza è un sistema di controllo delle masse: ma l’ignoranza subdolamente non è non sapere le cose, ma non capirle.

Oggi siamo proprio in questa situazione, non capiamo le cose perché negli ultimi anni non ci sono stati dati gli strumenti per farlo, ed ancora di più siamo stati drogati con una droga che è la più pericolosa di tutte, perché si nasconde nella saturazione delle informazioni, ovvero la finta libertà di una democrazia che in realtà non lo è affatto.

Infatti oggi crediamo di essere liberi ma siamo nella peggiore delle prigioni, perché viviamo in un iperuranio di informazioni senza lo strumento per discernere quelle buone da quelle cattive e, in aggiunta, senza che nessuno ci abbia fatto capire la qualità degli strumenti che ci portano questa marea di informazioni e nozioni.

Ma come è potuto succedere tutto questo? possibile che nessuno abbia avuto il benché minimo sospetto?

Come dicevamo all’inizio è stata utilizzata la fregatura della via più breve.

Ma cosa è questa via più breve in realtà?

Beh, in parole povere, è la convinzione che lo stato ci ha inculcato negli anni che esistesse una via più breve per fare le cose.

L’esempio più simpatico che posso farvi è quello dei telequiz: da un rischiatutto ai pacchi.

Da: devi sapere le cose e se le sai vinci, a: se hai fortuna puoi vincere.

Ovviamente semplifico, ma tutto passa per la via più breve.

Anche nella scuola non si boccia più nessuno, la via più breve; nell’università c’è la triennale, la via più breve; vuoi fare il giornalista apriti un blog, la via più breve; votate noi perché siamo meglio degli altri, la via più breve insomma abbiamo avviato il tutto per non fare più fatica, con nulla.

Le materie umanistiche sono inutili, certo perché costringono ad un ragionamento più autonomo che quelle scientifiche, rette invece da regole ben precise, la via più breve.

Nella scuola storia, filosofia, lettere, hanno perso terreno, volutamente, mentre le materie tecniche sono state impostate molto in modo mnemonico.

Ovvero il libero pensiero, quello cioè che ci permette di ragionare sulla realtà, di confrontare quello che accade con quello che è già accaduto, è ormai morente.

Per non parlare poi della capacità di astrarre i fatti per trasformarli in valutazioni, della capacità di analizzare una notizia per verificarne la sussistenza, della capacità di valutare chi governa sulla base della verità, del comportamento, della coerenza, del bene fatto al popolo ed alla nazione.

Il vero problema è drammatico: se chi ci governa è un italiano che non capisce perché è analfabeta funzionale, non cambierà mai nulla ed allora il baratro è vicino, se invece chi ci governa ha ben presente la cosa allora è uguale, perché questa situazione è stata voluta e cercata proprio da lui, con leggi ottuse, con l’impoverimento della scuola e dei sui metodi educativi, con l’assurda mortificazione della classe docente di questo paese e di conseguenza della scuola tutta.

Solo una scintilla di consapevolezza che scoppiasse nella testa del popolo, che illuminasse anche poco la mente ottenebrate dell’italiano che non capisce, potrebbe salvarci, si perché l’italiano ha dentro di sé i germi della sua grande storia, sono solo sommersi da un mare di immondizia pseudo culturale, che forse un poco di luce spazzerebbe via.

Ecco perché continueremo a scrivere queste cose, nella speranza di una luce.

Queste parole sono dirette all’italiano che non capisce, ma anche a quello che ancora capisce qualcosa, perché in lui la colpa di tutto questo è ancora più grave!

Svegliati o popolo Bue, perché il tuo giogo oggi non serve più l’aratro della fertile terra, ma l’oscura notte dell’ignoranza!

 

 

 

 

 

 

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Il Fine Vita diritto civile?

La raccolta per il referendum sul diritto ad una morte assistita ha superato le 700.000 firme.

La soglia prevista dalla Costituzione per le iniziative referendarie è già stata traguardata.

Un successo per l’Associazione Coscioni e per il suo Presidente Marco Cappato fautori della campagna.

Il referendum, se non verrà bloccato dalla Consulta (non rientrerebbe nei casi censurabili …), porterebbe gli italiani a decidere sull’abrogazione delle legge (Art.579 cp) che regola “l’omicidio del consenziente”, punibile con l’arresto da 6 a 15 anni, dando il via alla necessaria riforma legislativa su questo importante asse del vivere civile.

L’eutanasia e l’assistenza al suicidio, in determinate circostanze, rappresentano una delle libertà civili al centro delle campagne radicali e riformiste che hanno già sdoganato con successo, il diritto al Divorzio ed all’Aborto negli anni ’70.

Con una legislazione condivisa sul fine vita si potrebbe finalmente completare il carnet dei diritti civili e rendere lo Stato più liberale e moderno.

Purtroppo, quello che ancora colpisce è tutto racchiuso nella strana rappresentazione morfologica della politica e della classe dirigente del nostro paese.

La prima, infatti, sembra unicamente intenta a combattere la pandemia con un unica regia: quella dell’obbligo vaccinale e delle costrizioni liberticide.

La seconda, tra sfondoni e gaffe dei suoi beniamini, cerca soltanto di restare a galla, magari assicurandosi, per il futuro, un posticino piccolo, piccolo, in qualche consiglio comunale (comunque ben pagato…).

In questo contesto distopico stride la dialettica che ha come protagonista Marco Cappato e l’eco governativo che giunge dall’attuazione dei limiti imposti dal Green pass.

Come conciliare la volontà popolare dei sostenitori dei diritti sul fine vita con la politica che vieta, non informa, nega e assume misure da apartheid sul tema della salute pubblica?

Le risposte sono complesse e forse, non facili.

Al centro della questione permane la necessità di una riforma dello Stato, della Politica e delle istituzioni democratiche.

Certo, la gaffe di Grillo, l’implosione del Movimento 5Stelle e delle Sardine (ormai organiche del PD) hanno tradito l’idea che un’auto riforma della politica sia percorribile.

Occorre, dare spazio ad una nuova coscienza collettiva in grado di far decollare una nuova stagione di riforme.

E, a questo punto, non ci resta che sperare …

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS

 

 

Il rischio del suicidio e la risposta di Leopardi