LA MARIANNE, INDICA UNA NUOVA VIA?

Dalle urne francesi i risultati elettorali al secondo turno delle elezioni legislative, conclusesi ieri, hanno emesso una sentenza poco appellabile, ma estremamente significativa: con due importantissime chiavi di lettura.

La prima propone una cocente sconfitta per Macron e del suo raggruppamento Ensemble!, una forte ripresa dell’alleanza di sinistra Nupes di Jean-Luc Mélenchon, e – in ottima terza posizione – la destra del Rassemblement National di Marine Le Pen.

Ora, l’Assemblea Nazionale conta: 245 seggi per Macron – che prima contava sulla maggioranza assoluta -,  131 per Mélenchon, 89 per Le Pen, 61 – infine – per i Repubblicani.           

Repubblicani che potrebbero diventare il vero ago della bilancia, per consentire o meno a Macron di poter attuare il proprio programma nei prossimi cinque anni di un mandato rinnovato ad Aprile.

In Francia la politica è cosa seria, e molto seria è la presenza, la partecipazione, dei Cittadini alla vita della Repubblica: specie nei momenti di tensione e di emergenza.

Chi ha seguito le cronache da Parigi, non può non avere notato l’imponente massa di giovani scesi nelle Piazza a festeggiare, per questo o quello dei ‘contendenti’: aria di ‘risveglio’.

Ma avrà anche rilevato il dato che è la vera barra di governo del battello francese, oggi in acque oltremodo agitate: l’astensionismo ha toccato quota 54%!

Ossia, più di metà del corpo elettorale non si è espresso: protesta ma anche un voluto attendismo (per chi sappia leggere i numeri: senza provare a mortificare questa platea tanto vasta) che si preannuncia essere affatto che passivo.

L’apparente disaffezione alle urne, si espande in Europa: in un’Europa i cui governi sono molto poco attenti al vero, autentico sentire dei Cittadini. 

Un dato che va inevitabilmente a collegarsi alla posizione dell’83% (Germania) – qualcosa di simile in Italia e in Francia, un po’ meno nelle altre nazioni – dei cittadini che sono a favore del dialogo con Putin, ossia di una celere soluzione diplomatica dell’attuale situazione bellica in Ukraina: cittadini avversi alla guerra e all’invio incontrollato di armi sempre più sofisticate e quindi potenti, distruttive.

Chi scrive esprime il proprio convincimento che, sull’espressione di voto dell’elettorato francese, abbia emotivamente pesato il recente viaggio verso l’Ukraina del trio Draghi-Macron-Scholz: un viaggio preannunciato come ‘effettuato a titolo personale’, ma che ha indubbiamente offerto immagini e dichiarazioni che impegnavano i rispettivi Stati, l’Unione Europea, la Nato e quant’altro; il tutto condito da qualche abbraccio di troppo e da voluti, forse altrettanto incisivi, ammiccamenti.

Sempre seguendo quello che sta diventando un copione sempre meno ‘profumato’: un passo avanti (parlando di pace, e della necessità di una soluzione diplomatica), due indietro (sempre parlando di pace, ma ingiuriando con costante acrimonia Putin e la Russia), a zig-zag (sempre parlando di pace, ma inviando armamenti – sempre più pesanti – per ‘aiutare’ i combattenti ukraini, dimostrandosi reticenti a ogni soluzione diplomatica, paventando addirittura una violenta conflittualità  per molti anni [Sostengono alcuni, forse per prepararsi meglio a una guerra non di ‘logoramento’, ma molto più devastante, di cui la Russia possa essere l’unico obiettivo?]).

Le risultanze delle elezioni francesi, perse dal fronte che sosteneva il Presidente Macron, dimostrano che il Popolo, les citoyens, vogliono essere lealmente e compiutamente informati: vogliono decidere se e perché schierarsi con qualcuno, vogliono certezze sul proprio futuro, vogliono chiarezza sull’andamento ‘reale’ dell’incontrollato aumento dei prezzi, sui perché della rarefazione sui mercati delle materie prime, sulla stabilità dei loro risparmi, su un futuro – proprio e familiare, specie per le loro generazioni future – affatto incerto.

Le dichiarazioni delle varie cancellerie, degli organismi direttivi della UE e quant’altro, trasudano interessi persino poco chiari, in cui le parole ‘democrazia’ e ‘libertà’ suonano come comodi scudi, e alibi, per dissimulare altre e forse altrui volontà.  Le decisioni vengono prese (da pochi) ignorando che a subirle e a patirle sono i (moltissimi) cittadini dell’unione.     

Ma dalla Francia qualcosa si è mosso, offrendo chiavi di lettura diverse.   

Che la Marianne stia incitando verso il ‘risveglio’ generale, indicando una possibile via?

Dovremo stare attenti a cogliere ogni segnale, specie se possa indicare una direzione opposta al buio, all’estinzione dell’Umanità o a una sua forzata, subdola, drastica, riduzione: per fame, per malattie, per povertà.




Che ce l’hai un gratta e vinci te? quando lo Stato diventa criminale …

Pieraccioni usa questo tormentone nel suo film il ciclone stigmatizzando un’abitudine ormai consolidata nel popolo italiano, ovvero quella di affidarsi alla fortuna per far soldi.

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Il lotto, gratta e vinci, lotteria Italia, totocalcio, hanno in comune una cosa importante, sono gestiti dallo Stato.

Dov’è il problema? direte voi, ma invece il problema c’è, ed anche bello grosso.

Proprio quello Stato che dovrebbe tutelare i suoi cittadini, li ha invece ingannati per anni giocando sul filo sottile del raggiro psicologico.

Prendiamo ad esempio il gratta e vinci: nel gratta e vinci io stato ti dico prendi questo biglietto grattalo e se trovi simboli che si combinano vinci.

Questo ci induce a  tentare la fortuna con il simbolismo di grattare il biglietto come se la nostra azione di Grattaggio fosse quella decisiva.

Questa è una evidente truffa posta su due piani.

il primo piano è molto semplice, l’azione fortunata avviene nel momento dell’acquisto del biglietto e non nell’azione di grattaggio, perché il biglietto è già vincente o perdente a monte.

Lo stato infatti sul monte di gratta e vinci stampati ha già definito le percentuali di biglietti vincenti, ovvero su 1.000.000 biglietti 1 vince il premio massimo due l’intermedio una cinquantina i premi minori e almeno due o trecento mila  vincono il prezzo del biglietto, mettiamo 5 euro.

Quindi lo stato sa già in partenza che su 15 milioni di guadagno ne mette tre a disposizione dei cittadini e dodici sono la sua vincita sicura.

Poi, per essere sicuro di non perderci nemmeno un centesimo, in vendita mette prima 500.000 biglietti ove non ci sono le vincite grosse e poi gli altri in modo da essere certo di aver raccolto i fondi per pagare i vincitori.

Questa cosa è delinquenziale perché si base sulla fiducia credulona del popolo italiano e su un concetto distopico di gioco che lo Stato attiva verso i cittadini.

Questa scorretta modalità operativa la paragono ai multa-velox messi in zone dove c’è il limite a 30 km orari o appena alla fine della zona di rettilineo, un evidente modo per fare soldi, non per tutelare i cittadini.

Ma la seconda cosa ancor più grave che ritengo insita nelle lotterie di stato è la truffa ideologica che ne costituisce la base.

Pensateci un attimo: quando giochiamo a carte con un nostro amico la probabilità di vittoria è facilmente calcolabile, legata alla fortuna alla bravura nostra e del nostro amico, ma quando ci sediamo al tavolo di gioco noi sappiamo che uno dei due può vincere ed uno dei due può perdere, sappiamo insomma che entrambi ci “giochiamo” qualcosa.

In pratica sappiamo di sederci ad un tavolo dove chi c’è vince o perde in base alle proprie capacità.

Le lotterie dello Stato sono invece l’equivalente di un patto leonino, ovvero uno dei due giocatori quando si siede al tavolo sa che non può perdere.

Inoltre forte di questa sua certezza, insinua nel credulone anche la velleità di “esserci andato vicino”; quante volte infatti se a noi esce un numero tipo 12 nella griglia dei premi troviamo un 13, un 14 ed un 17, che ci fa dire “ammazza, quasi …” spingendoci ad andare subito a comprarne un altro di gratta e vinci.

Ma questo sarebbe uno stato etico, uno stato che spinge i suoi cittadini alla soglia della ludopatia???

Infatti quei numerini vicini al nostro sono scritti appositamente dagli algoritmi inventati dalla zecca dello stato per far sbavare i fessi che ci credono e per farli continuare a giocare.

Non c’è quindi un gioco, una sfida, dove ci si cimenta per una propria bravura con un avversario, come nella scopa o nella briscola, ma c’è una truffa sia ideologica che psicologica.

Ed è gravissimo che questa truffa la propaghi il nostro stato, coscientemente e diabolicamente.

Ma nessuno della magistratura ha mai pensato di intervenire, o la corte costituzionale??? perché in fondo lo stato che promulga il gioco d’azzardo va contro l’art. 2, l’art. 28, l’art, 32 ed in fondo tutta la costituzione perché con le lotterie lo stato tradisce il cittadino, portandolo in un perverso meccanismo psicologico, studiato ed architettato per fare danni al cittadino, non certo per aiutarlo.

Ed ultima considerazione, ma può uno stato permettere che i propri cittadini cerchino nelle lotterie una speranza di futuro?

Secondo Noi no, ribelliamoci, alle prossime elezioni diamo il voto a chi se lo merita non a chi ci fa comodo.

Cerchiamo di essere Noi i padroni della nostra vita, non degli idioti ma perversi funzionari dello stato che non pensano al bene del popolo, ma solo al loro.

Cacciamoli, e cacciamo quella classe politica che li assume e li fa lavorare!!!!

 

 

 

 

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CHI HA VINTO E CHI HA PERSO…

La recente tornata elettorale, merita considerazioni pragmatiche, quanto più possibile pregne di VERITA’: poiché la VERITA’ è più importante di qualunque altra premessa, dal momento che senza di essa è impossibile impostare, programmare e attuare qualunque azione, qualunque correttivo, degni di tale nome.     

Ovviamente, non tutti hanno avuto risultati positivi: la parola ‘vittoria’ è eccessiva, poiché ci ricondurrebbe al piano delle solite tifoserie.

Il centrodestra non ha esaltato nella sua prova, mettendo in luce l’ormai ‘solita’ incapacità a fare fronte in modo unito, solido e solidale, nei momenti in cui occorre farlo.

FdI ha avuto un risultato sostanzialmente di segno positivo, ma occorre valutare in modo approfondito se tali positività siano state conquistate dal partito o piuttosto dalla sua leader: ovviamente, la differenza c’è, e non è solo formale.                             

La Lega, paga le indecisioni e l’assunzione di una posizione di appoggio al governo, sovente opposta al mandato ricevuto dalla sua platea elettorale. Forse, al suo interno, si è avviato un processo di revisione che potrebbe portare a novità.        

FI, si mantiene in quell’equilibrio che sappiamo essere legato al suo dominus: senza gloria e senza infamia, ma con molte incognite per il proprio futuro.                                                        

M5S, volente o nolente, è al suo redde rationem: l’elettorato l’ha pesantemente penalizzata, ma – in particolare – nel girare le spalle ai leader di turno, nel rinnegarne le posizioni assunte, non c’è stata una fuga verso destra (quale reazione abbastanza logica) bensì transitando nuovamente verso quella sinistra dalla quale proveniva.   

PD, la sinistra – stavolta- si è presentata in modo meno compatto rispetto a ciò che pone in atto in simili frangenti. Ritengo che molti dei 5S siano rientrati nella ‘casa madre’.  Forse, la sinistra ha persino ‘perso’ nella complessiva situazione dei consensi espressi: ma questo meriterebbe altri tipi di approfondimenti e di analisi.          

In parole povere: impossibile non notare che le ‘liste civiche’ costituiscono ormai un movimento riguardo il quale i partiti devono confrontarsi: pur rappresentando momenti di coagulo dei voti tali – talvolta – da scavalcare i partiti, costituiscono serbatoi di voti momentanei e variabili, premianti i soggetti che si presentano.  

Ma la soluzione non sta nello svuotare di voti il partito X o Y, va invece evidenziato che la disaffezione dai partiti va a coagularsi nelle liste civiche che offrano una qualche maggiore garanzia nel poter portare avanti un progetto un programma, a favore dei Cittadini.

Già… i Cittadini: ma loro hanno ‘perso’ o hanno ‘vinto’?   

Lascio a voi la risposta.       

 Ma mi permetto di sottolineare due elementi.

Il primo, il naufragio dei 5S – il cui elettorato è quasi ‘svanito’ -, a monte del quale c’è, almeno in parte, la responsabilità di questi anni di ‘strana’ gestione della cosa pubblica, e dei governi che sono stati espressi.  

Il secondo, che ci riporta alla fine dell’era Conte: quando la massima Autorità del nostro Paese, tirando le somme di incontri nel cui contesto non riteneva che emergesse una maggioranza in grado di gestire la Nazione, chiamò l’attuale premier, pur di formare un governo in grado di calcare efficacemente il palcoscenico internazionale.       

La situazione è mutata, oggi? 

I partiti che stanno accrescendo la propria platea di consensi, hanno la volontà e la forza di porsi autorevolmente alla guida del nostro Paese?

Certamente, quando verrà il momento di costituire un nuovo governo, i Cittadini si attendono fin da ora assunzioni di responsabilità da parte dei soggetti che hanno votato: ma niente tentennamenti, niente alleanze ibride che generino chimere mostruose, niente bla-bla-bla, niente paure.

I Cittadini, consapevoli dei moltissimi pericoli che corre ciascuno di loro, l’Italia, al pari di tutta l’Umanità, desiderano risposte, comportamenti, chiari, credibili e trasparenti, dove nulla sia più ‘segreto’ e dove nessuno possa avere ‘pieni poteri’, dove la Costituzione torni a essere la Regina della nostra vita e dove il Parlamento torni alla pienezza dei propri poteri. 

Ma il vero obiettivo di chi punta a un sussulto di dignità e di coraggio, è quel 50% di elettorato oggi ‘passivo’ – ma non assente dalla vita sociale e politica, non ‘amorfo’ come lo si ‘insulta’, né ‘rinunciatario’ -: credo fermamente che chi saprà stabilire un nuovo, credibile, leale, dialogo, con questi Cittadini, potrà fare affidamento su una platea importante, molto importante, in grado di offrire nuove opportunità.          




DOSSIER UKR 10 – TRA ECO ED EGO.

Che si stiano vivendo periodi ‘strani’, ‘stranissimi’, ormai ne siamo tutti consapevoli.                                               

E’ ormai amplissimo il numero di Cittadini che – chi prima chi dopo – sta prendendo atto di una realtà fatta di avvenimenti, dati, elementi, che trova sempre più netta distonia con quelli delle narrazioni ufficiali: acuendo così incertezze, dubbi e sospetti, anche gravissimi, portando spesso la gente a percepire sensazioni di ‘tradimento’.                    

Risveglio? Presa di coscienza? Insofferenza per un malessere troppo a lungo patito, persino sottovalutato?

O, forsanche banalmente, la gente si è stancata capendo di essere stata presa in giro ovvero di essere strumentalizzata?           

Anche chi trovava più semplice – e persino troppo, troppo, comodo – tapparsi le orecchie (per non sentire notizie vere, ma sconcertanti), coprirsi gli occhi (per non vedere il disastro che, quotidianamente, si consuma intorno a noi) e otturarsi il naso (per non dover percepire il tanfo disgustoso emanato dalle cose malfatte, dalle truffe, dalle ruberie, dalle menzogne e quant’altro), dando fiducia a oltranza a soggetti palesemente incompetenti e inadeguati, sol perché presenti nei canali d’informazione, o accreditati da endorsement  reciproci dal sapore di complicità, sta rivedendo i propri convincimenti: ma non per ‘schierarsi’ ora di qua ora  di là, quanto per prendere dolorosamente atto che soggetti – pur autorevolmente qualificati – hanno mentito e continuano a mentire spudoratamente e forsanche interessatamente, tentando di mantenere sottomessi larghi strati delle popolazioni.  

            E’ dalla fine del 2019 che siamo stati sottoposti a eventi estremamente significativi e particolari, che hanno ispirato profondissime modifiche allo status pregresso, allo stesso modo e stile di vita dei cittadini, che hanno visto sradicato dai fervidi seguaci di una cancel culture che vuole imporre ‘valori’, ‘visioni’, totalmente rivisitati o nuovi.

Enorme è stato l’impatto sociale ed economico, sanitario e normativo; eventi costellati ora da ‘eroi’ ora da ‘ciarlatani’, ora da individui poco ‘pregevoli’ ora da persone ‘coraggiose’ e ‘altruiste’, ora da soggetti schiacciati da imposizioni e obblighi atipici, si sono susseguiti con ritmo crescente in un contesto di certo contrassegnato da troppi morti, ma anche da un fluire di dati la cui aggregazione, qualificazione, determinazione e quantificazione, resta tuttora oggetto di interpretazioni: e quindi, fonte più di dubbi che di certezze. Così come dubbi, e sempre più marcati, circolano innumerevoli, sedimentandosi in modo sempre più inquietante sulla questione ‘vaccinale’ o ‘pandemica’ che dir si voglia: tra batti e ribatti sempre meno verosimili, dove la componente sanitaria è stata sopraffatta da quella ideologico-politica, e dove i concetti di ‘prudenza’ e ‘trasparenza’, e persino ilo stesso principio di ‘precauzione’ – proprio quello che dovrebbe essere sempre e comunque dominante – sono estremamente tenui.  

            Come si può ben comprendere, siamo nel pieno di una battaglia, dove sono sempre più apertamente contrapposte energie negative ed energie positive; smisurate pulsioni egoistiche contrapposte alla lotta per la sopravvivenza dei più.

E queste immense energie negative, sprigionate da soggetti dall’ego altrettanto gigantesco e dalla cattiveria pari allo stesso,  insozzano e inquinano tutto ciò con cui entrano in contatto.

            Ma, ragionando con la opportuna lucidità, non si può pensare – ancor peggio sarebbe se lo si sperasse – che, con una sorta di colpo di bacchetta magica, ci possa essere un ritorno al ‘prima’. Il ‘prima’ è impraticabile, poiché ormai sono troppe le macerie sparse un po’ dappertutto: sociali, politiche, militari, sanitarie, economico-finanziarie e umane, ma anche religiose.

E sulle macerie non si può né costruire né ri-costruire, specie se le contaminazioni tossiche hanno reso inutilizzabile persino la terra sulla quale costruire. Diciamolo subito: non ci vogliono né ‘uomini della Provvidenza’ né ‘super-uomini’ né ‘espertissimi tuttologi’ (dato che gli ‘espertissimi di tutto’ si sono tragicamente rivelati ‘espertissimi di niente’).

Abbiamo bisogno di amministratori onesti, competenti, significativamente capaci e rappresentativi, che – se accettassero un qualsiasi incarico – lo farebbero solo perché capaci di svolgere il compito: senza dover disperdere ingentissime risorse in commissioni, cabine di regia, comitati tecnici o scientifici, consulenze.

            C’è assolutamente bisogno di un nuovo inizio, non di rassegnazione, non senza una serissima presa di coscienza dei moltissimi errori finora compiuti.

Occorre togliere dal ‘collo’ dell’Italia quel cappio che da tempo è stato  collocato – tra sorrisi mielosi, rassicurazioni e grandi pacche sulle spalle – e che viene strattonato ogni giorno di più, mozzandone il respiro.

I rimedi ci sono e sono più che noti, basta solo volerli adottare: l’auspicata nuova stagione, deve puntare senza alcuna indecisione su una serie di strumenti. Primo tra tutti, imprescindibile, il rispetto assoluto della nostra Carta Costituzionale – fino a non molto tempo fa, la ‘più bella del mondo’ e ultimamente travisata, letta con occhi strabici, piegata da storture operative e attuative. 

La Costituzione è e deve continuare a rappresentare  imprescindibile e sommo elemento di garanzia nei rapporti sociali e delle istituzioni: ovvio che presieda al controllo e all’equilibrio del normale esercizio dei doveri e dei diritti, e altrettanto ovvio che debba contemplare il ripristino del ruolo del Parlamento, passando poi alla vera e propria fase di rifondazione del tessuto sociale, dell’economia, del lavoro, della produzione, della scuola, dell’università, della salute e quant’altro.

Ma vanno fin da subito tagliate le unghie al ripetersi di atti furbastri, assumendo rigide posizioni di controllo e di ripristino delle garanzie fondanti. 

Francamente, constatare che un autorevole soggetto possa attribuire la responsabilità del tardivo/mancato approvvigionamento di materie prime, incluse quelle essenziali per i processi di trasformazione e produzione, specie nel comparto dell’agro-alimentare, tacciando gli industriali di incompetenza, è un po’ troppo: il vecchio ‘gioco’ dello scaricabarile non è più praticabile, specie quando supera ogni limite diventando palese presa in giro.                           

Lettori e Cittadini ci fanno arrivare le loro domande, alle quali – nei limiti del possibile – diamo attenzione e risalto: tutto è per noi importante, specie quando proviene dal cuore, dalla mente, dei Cittadini: che vogliono sapere, vogliono conoscere, vogliono esprimersi in libertà e senza condizionamenti.

           Ritengo che meglio di quello che possa riportare un cronista, sia pure attento e obiettivo, sia riportare fedelmente quanto Massimo Giletti ha tuonato nella sua trasmissione di pochi giorni fa: “Abbiamo raccontato delle menzogne”, raccogliendo le dichiarazioni di un intervistato “Il gas non è aumentato per la guerra, è ora di finirla”… ”Ci raccontano una grande balla, abbiamo raccontato a tutti che il gas è aumentato per la guerra. 

E’ ora di finirla, qui c’è una speculazione pesantissima. Posso garantire che nella mia azienda abbiamo subito i rincari già da luglio scorso.

E’ una roba vergognosa!”.

E dati alla mano l’intervistato mostra bollette, sciorinando la cronologia degli aumenti: il gas, da Dicembre 2019 a Dicembre 2021 è aumentato più di tre volte, prescindendo dall’aumento cospicuo dell’ultima bolletta del 2022.

Quindi: cosa c’è sotto? Chi sta manovrando, come e per quali motivi, la leva dei prezzi, tentando di scaricare sul conflitto russo-ukraino – ma in particolar modo sulla Russia – la colpa di questi aumenti apparentemente fuori controllo?

E lo sono realmente, e per quali reali motivi, fuori controllo?

            Vogliamo ricordare a chi ci legge, e con fermezza, che i prezzi delle materie prime e – soprattutto – dell’energia (gas ed energia elettrica, in primis), come pure quello dei generi alimentari, erano inspiegabilmente in salita mesi e mesi prima del (più che prevedibile) deflagrare bellico; ricordiamo altresì che di questo ampio teatrino maturato molto prima delle ostilità nello scacchiere ukraino, erano attesi seri problemi di non solo energetici, ma anche di approvvigionamento di materie prime, acuirsi della crisi climatica (che parte abbia la geoingegneria che nei cieli spande di tutto, ma non si sa cosa… è tutto un mistero) con conseguenti carestie, spinte inflattive, recessione, svalutazione, ecc. ecc.)?                                                                                                                                         

Vogliamo dare ascolto ai sempre più numerosi che ritengono lecito ricondurre i propri sospetti  a una certa qual ‘ispirata programmazione’ (non certo ‘preveggenza’…) da parte di chi da anni aveva messo persino nero su bianco come certe élite si sarebbero mosse nel tempo, persino discutendone ‘spavaldamente-palesemente-in-segreto’: per ‘ridurre’ il numero degli essere umani, per ‘curarli’ con  generosa e premurosa cura anche in presenza di impreviste (ma attese?) malattia epidemicamente apprezzabili, per ‘snellire’ il mondo dell’impresa e del lavoro – portando alla  rapida chiusura di migliaia di imprese medio-piccole e ‘familiari’ -, per arrivare a una società ‘particolare’ piuttosto che non ‘classica’, dove a essere alfine smantellata è la ‘famiglia tradizionale’, sono i ‘valori’ abituali e le ‘tradizioni’ fondanti: quelli con cui generazioni dopo generazioni sono cresciuti, e che oggi si affannano a cancellare?

            Ma l’Italia, l’Europa, sono per la Pace?

Da cronista noto che in molti si riempiono pomposamente la bocca con frasette tipo ‘siamo impegnati per la ricerca della pace’ o ‘stiamo lavorando per la pace’ .

Qualcuno dice: ma è una barzelletta? Chi sta cercando soluzioni, e quali? A parole si cercherebbero soluzioni, ma materialmente si inviano in Ukraina forti flussi di denaro e armamenti sempre più sofisticati e distruttivi.

Specie da parte di chi, geometricamente, è più lontano dal teatro bellico. ‘Speriamo che Putin perda presto’ (afferma costantemente M.me Von Der Leyen);  ‘Azzerare la dipendenza dall’energia russa; bisogna comprare dagli amici, non dai nemici’ (è la bellicosa dichiarazione da Bruxelles di M.me Metsola); ‘Il rischio di una catastrofe alimentare è reale: e se non ci sarà una soluzione dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin’ (un ipse dixit di M. Draghi): dichiarazioni ricche di catastrofismo, di un (solo) apparente distacco dalla realtà, seguendo una narrazione artata e distorta.

Certamente, non dichiarazioni di chi stia realmente lavorando per la pace, mentre piuttosto – unite a quelle da Londra e da Washington – sembrano dichiarazione di chi ‘prevede’ (ma si cercano soluzioni diplomatiche?) una guerra lunga e tragica, dando persino l’impressione – certamente falsa – di ‘non volere né cercare’ soluzioni diplomatiche.                                     

Possiamo dire che ‘per fortuna’ – ma ha senso che la ‘fortuna’ di pochi, potrebbe equivalere alla disgrazia del genere umano? – ci sono Putin e la Russia, cui dare ogni e qualsiasi colpa?

            Proseguo, non senza aver fatto una precisazione, se mai ve ne fosse bisogno: da sempre odio le guerre, di ogni tipo e comunque ‘giustificate’.

Ma ho imparato che, passate le prime settimane, il confine sottile tra (eventuali)   ragioni dell’aggredito ed (eventuali) ragioni dell’aggressore si fa via via più sottile, persino labile.

Specie quando entrano in gioco fattori e soggetti ‘terzi’, che – proprio attraverso una belligeranza – hanno molto, moltissimo, da guadagnare e poco o niente da perdere.  E proprio attraverso riflessioni e valutazioni di questo tipo che si costruisce il terreno sul quale la diplomazia usualmente si muove: cercando soluzioni, prospettando nuove considerazioni, offrendo opportunità.

Da sempre la diplomazia si muove così: ma oggi sembra che le grida di ‘strane’ tifoserie, di ‘strani’ partigiani della guerra a tutti i costi (o del ‘costi quel che costi’) vogliano prevalere, imponendo guerra, povertà, fame,   distruzione e persino la morte.  

            Certo, le guerre sono tutte ‘sporche’: da qualunque parte le si voglia guardare; ma è altrettanto vero che le ragioni iniziali si vanno stemperando con forza con il proseguire degli scontri, poiché nella battaglia ciascuno mette il peggio di sé.

Con crudeltà e disonestà, ma anche con l’obiettivo di trarne profitto. Non credo a chi continui a narrare che le ‘cattiverie’ vengono fatte solo da un lato.

Le fa anche chi oggi sta alimentando una guerra sporca, fatta per delega di chi – fornendo armi – sta tentando di distrarre l’opinione pubblica e persino la storia, spacciando per verità delle disonorevoli menzogne.                    

            Mai, però, che in questa corsa verso una possibile fine cruenta di parte dell’umanità, qualcuno che abbia fatto una pur minima ammissione di responsabilità, di colpa.

Mai! Tutti in TV, invece, con le loro belle faccette, tutti pronti a rilasciare dichiarazioni e valutazioni (spesso tragicamente ridicole), tutti stretti l’un l’altro in una cordata di morte. C’è poco da scherzare: chi sta fornendo armi, è di fatto un co-belligerante.

E come tale coinvolge la nazione e tutto il popolo del proprio paese.

Ancora si gioca a rimpiattino con una ipocrita, se non finta, visione altruista e perbenista: le armi vengono fornite al solo scopo  di  consentire all’aggredito di potersi difendere (mentre le città vengono distrutte, la popolazione è in fuga, ed i civili vengono usati come scudi umani).

Della serie: io fornisco l’arma, l’uso che ne fa chi la possiede, non è affar mio.

Troppo comodo! Un esempio? Se per caso, domattina, il leader bielorusso Lukashenko dovesse sentirsi minacciato ai suoi confini dalla presenza chiaramente bellicosa di un paese NATO (ricordiamolo: le finalità della NATO nascono come ‘difensive’, mentre invece, oggi, la realtà è sotto gli occhi di chi voglia vedere) che gli punta contro missili e cannoni, e chiedesse allo storico alleato di Mosca di fornire armi – anche sofisticate – per aumentare la sua possibilità di difendersi nel caso in cui dovesse subire un attacco/una invasione, qualcuno potrebbe onestamente stupirsi, meravigliarsi, se venissero forniti missili a media/lunga gittata, qualche atomica tattica, o deterrente nucleare?

Oohhh griderebbero stupiti i soliti noti: ma quelle armi sono fortemente offensive!

Oohhh griderebbero gli altri: ma quelle armi servono a difenderci, solo se attaccati.

Ma si direbbe anche: tu, Mosca, perchè hai dato quelle armi offensive? E Mosca potrebbe rispondere: è un mio alleato, mi ha chiesto armi a scopo difensivo e io gliele ho fornite, ritenendo che effettivamente le sue preoccupazioni fossero fondate, poiché tra poche settimane o pochi mesi, ai suoi confini altri stati piazzeranno altre armi parimenti distruttive, puntate contro il suo territorio, i suoi cittadini.  

Quindi? Si vuole continuare a giocare a ‘guardie e ladri’, o si vuole ripristinare un minimo di serietà?

L’uso delle armi allontana la pace, e gli interessi di chi usa le armi schiacciano la reale volontà dei cittadini, guerreggiare  senza praticare con intensa volontà un serio e discreto percorso diplomatico significa non voler neanche discutere di pace ma far solo finta.

            Ego smisurati dominano gran parte del mondo, cercando di imporsi con ogni mezzo – lecito o illecito che possa essere -; ed è persino ridicolo che in una situazione così drammatica, che dovrebbe vedere all’opera ogni parte politica per risolvere questioni tanto importanti, si trovi invece il tempo per portare avanti ‘progetti’ politici pre-determinati, persino dibattuti, persino scritti…

Progetti che, proprio di fronte a queste emergenze, dovrebbero essere stati – come minimo – accantonati.  E si parla tanto di ‘ambiente’ di ‘ecologia’ di protezione della ‘Natura’… 

Anche qui stiamo vivendo una fiction (o parte di una fiction), poiché l’ecologia è quella branca della biologia che, detta con semplicità, si occupa dello studio dei rapporti tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono.

            Ma siamo sicuri che a tutti stia realmente a cuore la tutela degli ‘esseri viventi’, per primo dell’ ‘essere umano’?

            Ormai, il Dossier Ukraina è diventato, prepotentemente, il Dossier Mondo: mani ‘abili’ lo stanno profondamente mutando e destabilizzando, tentando di imporre un modello ‘strano’, persino ‘irreale’ e ‘irrazionale’, per piegarlo al loro volere.  




DOSSIER UKRAINA 9: PRECIPITEVOLISSIMEVOLMENTE …

 

          Le notizie – di ogni tipo – che si susseguono e accavallano nello scacchiere russo-ukraino, sono talmente tante da rendere difficoltoso l’orizzontarsi.

Se è vero che compito del giornalista è quello di fornire notizie tali da soddisfare le attese, e quindi gli interrogativi, dei Lettori, è anche vero che nel conflitto in corso in quest’area le componenti presenti sono comunque molte, perfino troppe.

Dagli aspetti legati al marketing (comunicazione, immagine, domanda/offerta di prodotti e servizi, informazione e gestione della stessa, e quant’altro), a quelli correlati alla geopolitica;

da quelli squisitamente storici a quelli della cruda cronaca; dall’aspetto umanitario a quello connesso alla violazione di molte norme internazionali (norme a tutela dei prigionieri di guerra e divieto di torturare gli stessi;

divieto di utilizzare automezzi sanitari per trasportare truppe (facendo affidamento sulle insegne della Croce Rossa);

divieto di utilizzo di armi batteriologiche e chimiche;

divieto di utilizzare i civili come scudi umani; divieto di utilizzare divise e mezzi dell’avversario al fine di commettere crimini di guerra dei quali dare la colpa alla controparte; 

strumentalizzazione e manipolazione delle notizie – con tecniche degne della migliore cinematografia – al trasformismo bellico e politico, alle bugie in gran quantità adottando la tecnica dello scaricabarile (io bombardo e dico che sei tu a farlo, tu violenti e dici che sono stato io) …

tanto per citare gli aspetti più rilevanti, ai quali molti altri sono fortemente connessi: ma il tutto sviluppato in un contesto dove le false notizie e le notizie false, la fanno da padrone;

dove la menzogna assurge a verità (purtroppo, spesso a priori). Una sorta di ‘guerra di ballisti’ e di suggestioni spessissimo pietose e quindi strumentali, il cui fine è occultare, minimizzare, esaltare ciò che conviene, inducendo la pubblica opinione ad abbeverarsi a pozzi inquinati. 

Ma di chi parliamo di A o di B? Ma di entrambi: e non solo.

Ormai è coinvolto tutto l’alfabeto, visto che  le parti in causa si sono moltiplicate – e il problema, dilatato a dismisura – in modo persino anomalo; quindi, parlare solo di uno non è più possibile, senza incorrere in errori macroscopici.

Il ‘di chi è la colpa’, ‘di chi sono le responsabilità’, ‘chi sono gli invasori, gli invasi e gli… invasati’ (per dirla alla Travaglio), qual’è il gioco delle alleanze e quale quello delle complicità, lo devono stabilire i Lettori, la pubblica opinione, mettendo da parte narrazioni di comodo, boutades teatrali, ricatti, pupari e marionette… anche perché in gioco c’è la nostra vita, la vita di tutti: estensivamente, ma non illogicamente, di tutta la razza umana.

Per intenderci: quella che, in nome di non si sa quale ‘diritto’, ‘qualcuno’ (peraltro, di ben conosciuto: visto che tutto è ormai nero su bianco, con tanto di nome e cognome di questi novelli, inumani, diabolici, ‘gestori’ dell’attuale malconcia umanità) ha deciso di ‘fermare l’uomo’ entro il 2030, poiché ‘fa troppi figli, mangia carne e spreca energia’.

Ormai, non siamo più solo spettatori ma siamo coinvolti e quindi compartecipi, poiché qualcuno ha deciso di coinvolgerci, di coinvolgere il Popolo Italiano, 

          Oggi tutto è incentrato su ‘false’ verità – ovvero, su ‘vere false notizie’, spesso derivate o stortura di notizie vere – fatte circolare ad usum di una delle parti o dei loro alleati veri o presunti: e se non si ha certezza di ciò, quali notizie certe si possono offrire ai Lettori?

Ci sono morti, da entrambi gli schieramenti; ci sono morti tra i civili (ma esistono ancora i civili, in Ukraina?

Dopo che la popolazione è stata armata, la stessa agisce in modo paramilitare, così equiparandosi ai militari e correndo il fortissimo rischio di essere trattata allo stesso modo nel corso dei combattimenti); ci sono case e città violentemente bombardate (ma, ad ascoltare le testimonianze raccolte sul campo da volenterosi cronisti e fotografi indipendenti – i cui servizi girano in rete, ma, chissà perché, non vengano acquistati dalle catene di informazione e dalle stesse agenzie  – a bombardare sarebbero anche le forze locali, ukraine, con lo scopo di gettare colpe e responsabilità sull’altrui combattente); ci sono dei veri e propri set dove, con capace regìa, vengono montate scene di presunti massacri o di presunte violenze o di altrettanto fantastici bombardamenti, con immagini di finte bombe inesplose fatte di lamierino;

ci sono ‘morti’ che, prima delle riprese, fumano con mani che spuntano dai grigi sacchi della morgue, o ‘vittime’ che non appena il cineoperatore è passato, si rialzano improvvisamente miracolati;

ci sono ‘vittime’ trovate in molteplici fosse-comuni che si trovano anche in territori dove l’ ‘attaccante’ non è mai stato; ci sono ‘partorienti’ o altre ‘ragazze immagine’ con finte pance e trucchi diversi, a seconda di dove debbano essere immortalate;

ci sono inviati di testate giornalistiche o televisive che, nel momento del collegamento, esclamano costantemente ‘poco prima di collegarci con voi sono suonate le sirene’ (ma le sirene non si sentono: oltretutto, il suono lamentoso e lugubre degli allarmi) oppure che ‘è scattato il coprifuoco’ (ma dietro si vede la città ben illuminata con il traffico che scorre) …

ecco c’è tutto questo e molto di più:  capite bene che poter dare notizie vere e serie, sia sempre più complesso; restano i commenti, ma anche questi devono essere basati o su una visione d’insieme o su notizie reali, specie se è stata accertata la presenza di falsari e complici di falsari che fanno di tutto per alterare la verità dei fatti.

E, accreditare una notizia piuttosto che non un’altra ovvero l’opposto di esse, può significare favorire anche inconsapevolmente l’una o l’altra parte. In ogni caso, si deve tenere in debito conto che la narrazione – ed i dettagli della stessa – provengono unicamente da una sola parte e dai suoi mentori, mentre l’altra è sotto il tiro incrociato di critiche e attacchi che coinvolgono anche i singoli cittadini di quello stato, in barba a ogni norma internazionale e di fatto aggrediti (temporaneamente?) di ogni loro bene.

          Ma ogni azione suscita una reazione, e i Cittadini devono comprendere che nel batti e ribatti di ‘picche e ripicche’ sono proprio loro a pagare il prezzo più alto, perché sono i Cittadini a costituire uno stato e non certo chi li amministra.

          Cambiando prospettiva, vorrei farmi latore di alcuni (pochi, in verità…) dei tanti quesiti che la Gente si pone: questo sì che può aiutare, offrendo la percezione di quale possa essere la curiosità e il sentire comune, come pure l’esigenza di sapere, di conoscere, per così formarsi una propria idea senza dover ‘subire’ quelle altrui. 

          Perché in Italia stanno avvenendo episodi di insofferenza da parte di ukraini, profughi o meno, verso cittadini russi da tempo in Italia?

Perché vengono tollerate tali manifestazioni chiaramente discriminanti e razziste?

C’è una regìa dietro tutto ciò, e ci sono dei fiancheggiatori italiani? C’è da attendersi un peggioramento?

C’è un attento filtro nel consentire l’accesso a questi ‘profughi di guerra’, e lo sono tutti in realtà?

Ci possono essere degli infiltrati tra detti profughi, in grado di suscitare/alimentare disordini in Italia?

Si adatteranno alle nostre leggi, o porteranno con sé odi e rancori che inevitabilmente esploderanno da noi?

          La NATO è una organizzazione difensiva o offensiva? Certamente difensiva, e non può attaccare se non dopo essere stata attaccata (attenzione a questa parola: attaccare.

Si veda l’esatto significato di questa parola)  diversamente sarebbe una struttura di tipo aggressivo: ma consegnare tonnellate di armi all’Ukraina, nazione non membro della NATO, non equivale a entrare in guerra  con la Russia per interposta persona e su territorio non coperto dalla NATO?

          L’Italia, che è membro della NATO, è sotto attacco o è stata attaccata da un aggressore e per questo deve affrontare un’emergenza, richiamando ogni sua forza per difendersi?

Certamente no.

Ogni dichiarazione diversa o è pretestuosa per altri fini o è semplicemente falsa.

Non siamo né attaccati, e quindi non dobbiamo ‘rispondere’ ad alcunché, né siamo sotto la minaccia di un attacco: gli unici attacchi abbiamo l’abilità di farceli da soli, davanti allo specchio.

          Se l’Ukraina non é membro della NATO, perché i paesi della NATO si sentono tanto coinvolti nell’aiutarla massicciamente tanto militarmente che economicamente?

Cosa rappresenta per loro l’Ukraina?

Cosa c’è di tanto importante che giustifichi migliaia di morti, enormi devastazioni e il rischio di un conflitto più ampio e drammaticamente serio?

          L’Ukraina è aderente alla Unione Europea? No.

Anche se a Bruxelles si inventeranno qualunque cosa per ammetterla in fretta e furia (con un occhio predatorio alle sue grandi risorse).

          Che fine fanno le armi massicciamente consegnate al règime di Kiev? Che fine faranno alla fine del conflitto?

C’è il pericolo che possano finire nelle mani del terrorismo internazionale?

          Ma è vero che ci sono episodi cruenti, fino all’esecuzione sommaria anche con il taglio della testa o la crocifissione, di soldati prigionieri?

          Perché c’è un tizio che, con l’indice alzato e agitato a mo’ di bastone,  si permette di arringare capi di stato e di governo, incitandoli all’odio, all’invio di armi-armi-armi, istigandoli a calzare i paraocchi, assumendo  misure che potrebbe rivelarsi un pericolosissimo boomerang?

Perché costui è aiutato oltre misura e fiancheggiato nel non essere chiamato a rispondere del massacro di oltre 15.000 civili massacrati nel proprio paese?

          Questa mobilitazione di USA+NATO+UE (della serie ‘Tutti gli uomini del Presidente’?) coincide con accuse presso i Tribunali internazionali per crimini contro l’Umanità perpetrati a mezzo della somministrazione dei sieri miracolosi; negli USA esplode la pesante e grigia questione legata al giovane rampollo, Hunter; negli USA si va accertando la responsabilità di chi ha montato con atti illeciti il ‘russiagate’…

Sospetti sempre più pesanti gravano sul tutto. Alimentati dall’assoluto diniego degli USA a sedersi con la Russia allo stesso tavolo di trattativa, cercando nel contempo di attrarre nell’orbita NATO delle nazioni tradizionalmente non schierate (che, da neutrali, diventerebbero bersaglio potenziale). 

Perché?

          Tanti i quesiti, troppi…

E io confesso di non essere in grado di soddisfare tutte le legittime curiosità, dando gli input più corretti.

O si accettano – come fosse un atto di fede – le notizie somministrate da un’informazione a senso unico che, con estrema e non casuale disinvoltura, sorvola su fatti gravissimi prediligendo le versioni a favore di un predeterminato ‘pupillo’, o si ragiona.  

Perché utilizzare la ‘ragione’ giova? 

Perché ragionando possono scaturire dei dubbi, ed è proprio il dubbio che ci stimola alla ricerca, all’approfondimento, a togliere quel velo che a tutti i costi taluno vuol piazzare davanti ai nostri occhi.                                                E abbiamo il diritto di riflettere: approvando o disapprovando, esercitando i diritti che la libertà e la democrazia ci mettono a disposizione. E’ un dovere verso noi stessi, questo, ma soprattutto un dovere verso i nostri figli, i nostri nipoti, coloro che verranno dopo di noi: ai quali non è detto che dobbiamo consegnare una Terra desolata, dove la sete di sangue e l’odio sono il concime in cui un’umanità dilaniata, perversa e corrotta, ha smarrito valori e sentimenti, si è smarrita.

Un’umanità che, per i ‘desideri’ di  qualche stregone, dovrebbe essere decimata in pochi anni da virus, guerre, carestie, pestilenze e pozioni magiche varie, per costruire una ‘sostenibile società di domani’.

Una società senz’anima, costellata non più da ‘individui’ autonomamente pensanti e quindi senzienti, con una loro specifica ‘identità’, ma da esseri svuotati cui possa essere stata sottratta la loro ‘identità’, e quindi profondamente avviliti.  

Gente che non ha più sogni, emarginata da tutto, a capo chino, sconfitta, schiava, diventata proprietà di qualcuno che possa ‘spegnerla’ con un click, che possa decidere cosa possano fare, quando e in quale misura!

          Gente che, priva di sogni e di prospettive degne di essere vissute, non saprà più gustare l’incredibile favola che è la vita: ridotta a una comparsata da chi, abile stregone ma non creatore, tutto stravolge per imporre la propria bieca volontà.

          Ogni nostro sforzo, oggi, dovrà essere concentrato nel convertire ogni pensiero negativo in azioni positive, ogni energia negativa in flussi di amore fraterno per il proprio prossimo.

          Certo, con caritatevole disponibilità e umanità dobbiamo aiutare chi si trovi in forte difficoltà e forse sta smarrendo la propria dignità: accoglienza e integrazione sono la giusta via.

Chiarendo subito: integrazione è il nome del messaggio, ma per porlo in essere dev’esserci il forte concorso di chi deve integrarsi, non certo costituendosi in sacche a sé stanti, rendendosi autonomo rispetto al contesto che lo ospita.

Al riguardo il comportamento dell’Inghilterra è davanti agli occhi di tutti: manda armi e denaro, manda istruttori e personale più che qualificato, dà elevatissimo credito a una delle parti rendendogli anche visita e arringando contro gli ‘altri’, ma  – alla prima avvisaglia di profughi in arrivo (veri, falsi, presunti… chissà?!), si è letteralmente trincerata, attivando un immediato pattugliamento marittimo e aereo sulla Manica, teso a intercettare e bloccare l’arrivo di ‘clandestini’ o ‘indesiderati ospiti’ le cui mire possano essere quelle di calcare il suolo inglese, per stabilirvisi.

Con grande senso pratico, il premier Johnson ha dato una immediata risposta e una soluzione al problema (ma anche una dura lezione ai suoi omologhi europei, propensi a facili e costosissimi entusiasmi).

In pratica, possiamo accogliere, previa attenta selezione, solo chi potrà contribuire con una qualche propria competenza/capacità; per il resto, il Ruanda vi aspetta. Terra ospitale e assolata, amena…

lì vi troverete bene, sicuramente, anche solo temporaneamente!

          C’è tanto odio, rancori a lungo covati, interessi smisurati, prevaricazione: un mix che ha fatto da facile innesco per il deflagrare di violenze sempre più acute, tragiche.                                                                  

Contro tutto questo odio, ricordiamo che proprio noi possiamo fare il ‘miracolo’: basta solo che ricordiamo a noi stessi che ‘ogni giorno è un miracolo’, per così interrompere la spirale negativa.

          Certamente, tutti noi abbiamo la sensazione che i prossimi saranno giorni decisivi: a Mariupol, nell’acciaieria Azovstal (o, meglio, nei suoi sotterranei a prova di atomica, pare) c’è la risposta: o saremo precipitevolissimevolmente avviati verso il precipizio o un inatteso, anche se inizialmente stentato, equilibrio potrebbe delinearsi.

          Per chi crede, la Pasqua è il momento giusto per dare concretezza ai propri stati d’animo, alle proprie azioni: se veramente vogliamo la Pace, dobbiamo avere ben presente che Dio è Pace, Amore e Perdono, e che il solo nutrire sentimenti di rancore ci fa morti dentro ancor prima di esserlo materialmente.

          C’è gente che muore  senza capirne il motivo: aiutiamoli a deporre le armi, a far trionfare la Pace. Sarà una vera rinascita collettiva, nel segno del Bene, dell’Uno, del Tutto.

          La prossima volta che mi rivolgerò a voi tutti, vorrei farlo proprio parlando di una Pace raggiunta.

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 8: CHI NASCONDE QUALCOSA, HA QUALCOSA DA NASCONDERE.

Anche se sarebbe ora che la matassa iniziasse concretamente a dipanarsi, in Europa sempre meno si sente parlare concretamente di ‘pace’, di ‘tregua’, di ‘tavolo di trattative’; un concetto che dovrebbe vedere impegnate le nazioni direttamente e indirettamente coinvolte nello scontro militare.

USA, NATO, Russia, Cina, Ukraina, e con la partecipazione esterna di Francia, Inghilterra e Turchia, sotto l’egida dell’ONU, dovrebbero riunirsi tutti attorno a un tavolo, senza fronzoli ma  con l’obbligo imperativo di trovare una rapida soluzione che serva a rimediare anche agli eventuali errori di un passato più o meno recente.

Così includendo l’allargamento anomalo della NATO, la cruenta repressione delle genti del Donbas e della Crimea, la dismissione di ogni bio-laboratorio e quant’altro che ‘lorsignori’ possano già conoscere benissimo; nel contempo, intraprendere con serietà un’azione orientata al disarmo globale e al blocco della proliferazione di armamenti nucleari, ovvero dell’utilizzo del nucleare solo a scopi rigorosamente pacifici.  

          Negli ultimi giorni, a Bruxelles, il presidente ucraino Zelensky, che si divide con abile disponibilità tra i compiti di rappresentanza e i vari palcoscenici offerti dalla comunicazione (ivi incluse le austere aule di diversi parlamenti, purtroppo), ai leader dei 30 paesi NATO, oltre che l’usuale e bellicosa (e ormai monotona) sollecitazione a scendere in campo per la Terga Guerra Mondiale, ha formulato l’altrettanto abituale richiesta di finanziamenti e armi, oltre all’attivazione di una no fly zone: per l’esattezza, 2000 carrarmati e aerei da combattimento (il tutto, ovviamente, a fini difensivi …), il tutto pari all’1% dell’armamento NATO …

A tale richiesta, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha replicato “… gli alleati danno sostegno significativo all’Ucraina, armi, sistemi avanzati, sistemi che possano aiutare ad abbattere aerei.

Non entrerò nei dettagli dei sistemi, quello che posso dire è che gli alleati fanno quel che possono per sostenere l’Ucraina con le armi così che gli ucraini possano difendersi.

L’autodifesa è un diritto sancito dalla carta delle Nazioni Unite… (.) …Allo stesso tempo”, ha proseguito il segretario, il cui mandato è stato prolungato fino al 30 settembre 2023 “abbiamo la responsabilità di prevenire che questo conflitto si allarghi e coinvolga non solo Ucraina e Russia, ma gli alleati e la Russia.

Questo sarebbe più devastante e pericoloso. E penso che su questo dobbiamo essere onesti”.                                                                                               

In certi frangenti, l’utilizzo della parola ‘onestà’, suona in un ‘certo e particolare’ modo, quasi stonato: visto che ciascuno guarda più alle convenienze proprie o del gruppo/schieramento cui appartiene.

Penso che chi è onesto non abbia  bisogno di evidenziarlo a voce, bensì deve semplicemente testimoniarlo con il proprio comportamento: quando sento qualcuno che nel proprio fraseggio inserisce il termine ‘sarò onesto’, è il momento che acuisco i miei sensi, paventando insidie nascoste.             

Si continua a parlare di possibile Terza guerra Mondiale o di un (sempre possibile, pur se improbabile) utilizzo del deterrente nucleare.

Ma Signori, non facciamoci intortare ancora di più da questi persuasori: se mai dovesse esserlo, la prossima sarebbe la ‘Quarta se non la Quinta guerra mondiale’; la terza è iniziata dal termine del Secondo Conflitto Mondiale continuando fino alla fine del 1900, e si è svolta in tutti i teatri del mondo.

Luoghi, popolazioni, bombardati senza pietà, forsanche senza reali motivi, vittime dell’altrui cupidigia, sovente mascherata da ‘motivi umanitari’.

E dopo Hiroshima e Nagasaki, il 2020/2021 ha visto molte esplosioni ‘atomiche’, devastanti in tutto il mondo, che hanno causato centinaia di migliaia di vittime.

Non solo le bombe sono ‘atomiche’ e quindi devastanti, altre vittime sono state causate dall’irrintracciabile ‘stranissimo’ corona e dalle sue sfuggevoli e altrettanto ‘strane’ varianti, nonché dalle ‘strane’ terapie instaurate: vere atomiche ‘sganciate’ silenziosamente, la cui falce mortale ha mietuto e continua a mietere vittime.                                                                                 

E’ questa, in ogni caso, una guerra di informazione/controinformazione, di comunicazione/disinformazione: attentamente pianificate e attuate da staff di specialisti.     

A qualcuno piacerebbe ‘vincere facile’ (come recita certa pubblicità) additando solo ed esclusivamente la Russia e segnatamente Putin (cui non sono stati risparmiati epiteti e offese cocenti: insopportabili per chiunque), quale solo responsabile di ‘tutto’, anche in assenza di prove, anche in assenza di contraddittorio (certamente, non ha fiori nei propri cannoni… ma la realtà, talvolta, può essere un’amara medicina): si usa furbescamente il condizionale ma con una serietà e una retorica tali da farne verità, come l’utilizzo di armamenti al fosforo; la presunta volontà di utilizzare deterrenti chimico/batteriologici (per la cronaca: cosa smentita dal Capo degli Ispettori dell’ONU, poiché la Russia ha smantellato tutto il proprio arsenale chimico, in ossequio degli impegni solennemente assunti; la stessa cosa non può dirsi degli altri, USA in testa); presunte violenze a donne, vecchi e bambini; distruzione di ospedali (vuoti); mancata volontà di attivare corridoi umanitari, ecc. ecc. Farne un’elencazione sta diventando persino noioso.

Ma l’attenzione, altrettanto acuta, va anche indirizzata verso quanti, utilizzando menzogne preconfezionate ad arte (guarda caso, sempre le stesse), sembrano preparare i loro soldatini per organizzare una ‘missione umanitaria’ (anzi ‘missione di guerra motivata da alibi umanitario’) di un qualche tipo, contro la Russia (e chi l’appoggia), piuttosto che dedicare ogni forza, ogni risorsa, ogni attimo, alla ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto in atto (non tralascio di sottolinearlo, sempre con maggior enfasi).

E la ricerca di queste ‘colpe’ russe, è ormai spasmodica poiché nelle menti di un gruppo di soggetti alberga una sola realtà percorribile, a ogni costo: colpire la Russia ‘lasciarle il segno’.

Soprattutto perché ha osato alzare la  voce – visto il fallimento di ogni pregresso tentativo diplomatico, dalla stessa promosso – contro chi non ha rispettato accordi precedenti, avvicinandosi pericolosamente ai suoi confini, puntando i suoi missili (targati ‘liberty & democracy export ‘) ora a soli 7 minuti di volo da San Pietroburgo e un po’ più del doppio da Mosca!

Violando, USA e NATO, ogni e qualsivoglia loro impegno: con la complicità degli stato membri, che non potevano non sapere. 

Ma gli autori di questa bella situazione, nella quale hanno coinvolto l’Ukraina (diventata terra di scontro per conto terzi?), continuano a rifiutare ogni dialogo diretto o meno, imponendo e continuando a imporre la loro bellicosa volontà.

Sono coloro che hanno fatto dell’Ukraina l’avamposto ove collocare i loro laboratori di illecite ricerche chimico-batteriologiche e si sottraggono dal dare spiegazioni, dal giustificare le loro azioni ed i loro reali obiettivi: forse ritengono di poter fare tutto e di tutto, senza essere chiamati a risponderne?

Sono coloro che hanno ridotto l’Ukraina a una piattaforma di sporchi affari e di intrighi.

Sono coloro che si stanno facendo scudo dei cittadini ucraini, installando posizioni militari in ambienti civili, dissimulando e dissimulandosi abilmente. 

Al riguardo, la nostra informazione (per intenderci, quella che durante le riprese indossa il giubbino con scritto ‘press’ o che calza un elmetto di protezione, e che dice di essere in un luogo mentre alle spalle ci sono immagini statiche o pre-registrate) è assolutamente aliena dal raccogliere e ri-trasmettere le testimonianze di chi certamente non ha motivo di ringraziare le truppe ucraine, o di chi ha tragica e diretta testimonianza delle brutalità delle loro componenti militari palesemente naziste.     

Ormai, al mondo è stata data una brusca sterzata e una certa impostazione di ‘globalismo’, sostenuto dall’èlite della finanza e voluta con forza dai ‘piani alti’, è naufragata.

Gli stessi equilibri monetari stanno subendo una rapida e radicale mutazione, con un riassetto circa il quale nulla può essere oggi dato per scontato.

Al di là di belle enunciazioni di facciata o da parte di possibili soggetti poco competenti, dei parvenu della politica, salvo cambiamenti epocali, l’Unione Europea è alle corde, e la sua moneta è ora sovrastata dal dollaro: vero vincitore di questa fase, tanto a livello finanziario che cosa affatto trascurabile, commerciale, con il suo export di GNL (almeno +30% di costi in più rispetto a quello fornito dalla Russia, assoggettata a sanzioni) e con l’amabile disponibilità a spedirci, pagando, beninteso, un po’ di grano e altri cereali (chissà se provenienti dalle ampie coltivazioni che Mr. Gates ha acquistato con i lucrosi proventi dei miracolosi ‘liquidi’).  

Il Mondo ha bisogno di Pace, Signori miei; con la paura, con il terrore, si possono solo ‘tenere a bada’, e cioè sotto controllo, genti e nazioni.

Ma è solo un clima pacifico che può stimolare l’intelletto e le azioni, per il progresso dell’Uomo e dell’Umanità.         

Quanto sta avvenendo in questi ultimi anni, ha messo ancor più in rilievo che sono sempre in molti parlare di una ‘redistribuzione della ricchezza’ per favorire (altro termine tanto caro a ‘lorsignori’, anche se …) le fasce di popolazione meno abbiente, ma che in realtà proprio sulla pelle di queste fasce più deboli (fasce sempre più ampie, ormai in modo macroscopico) si consuma un arricchimento sfrenato e per lo più illecito da parte di chi specula su tutto: anche sulla pelle della povera gente. 

Occorre non demotivare l’imprenditoria, ma esaltarla; così come vanno mantenute tutte le attività del commercio e dell’artigianato, potenziandole: nel ‘globalismo’ tutto diviene una marmellata informe, senza grandi distinzioni, e finisce per concentrare nelle mani di pochissimi soggetti molte delle attività che prima venivano attuate da una pluralità di individui.

E ciò sulla base del più sano liberismo, di quella visione di ‘libera imprenditoria’ (che faceva da preciso contrappunto al concetto di ‘Stato libero e democratico’, e non certo di uno ‘stato canaglia’ avido e inefficiente, persino punitivo nei confronti dei cittadini) che trovava nelle dottrine keynesiane la sua esaltazione attraverso l’innesco di un processo evolutivo a spirale, moltiplicatore del reddito.

Reddito che vuol dire creazione di opportunità di lavoro, di crescita, di sviluppo, di intrapresa commerciale e imprenditoriale, di libero scambio interno  e internazionale, di forti stimoli all’agricoltura, di libera circolazione della moneta ma anche di un sistema fiscale equo ed efficiente attraverso meccanismi diretti e funzionali che scoraggino la sola idea di evasione (perché la cosa riesce nelle altre nazioni e in Italia no?), e quant’altro che degli economisti possano suggerire con facilità. 

Certamente, l’adesione all’attuale UE non è che abbia giovato all’Italia né agli Italiani, che con l’avvento dell’Euro si sono trovati impoveriti mentre altre nazioni hanno avuto un concreto vantaggio: e ciò, tradendo le percezioni e la volontà dei Padri Fondatori.

Le considerazioni di Altiero Spinelli, per citare una di queste prestigiose Figure, con il forte desiderio di pervenire agli Stati Uniti d’Europa, sono sempre un obiettivo perseguibile; ma è un obiettivo divenuto via via più arduo raggiungere, com’è ormai chiaramente deteriorata la stessa attuale impostazione della UE.  

Una situazione che non può non contemplare un recupero (in parte o totale) delle sovranità nazionali, al fine di porre rimedio a un contesto privo di sincronicità e armonia; non c’è bisogno di uno stato-chioccia, che elargisca contentini di tutti i tipi ai suoi ‘pulcini’ pur di tenerli buoni e senza grilli per la testa, perché i pulcini tali resteranno, senza crescere, senza ambire ad altro.

Che futuro può esservi senza poter inseguire i propri sogni, senza coltivare delle prospettive, senza poter accarezzare concretamente il normale desiderio di costruire una propria famiglia, nella percezione, poi, che il proprio livello di istruzione e il proprio bagaglio culturale valgono sempre meno, specie a confronto con gli altri suoi coetanei in Europa, e non solo?

Abbiamo bisogno, ora più che mai, non di traders o di abili e spregiudicati commis della finanza: occorre operare palesemente e concretamente per il bene dei Cittadini, e del loro insieme, ovverosia della Nazione, consentendo loro di sentirsi importanti, rispettati.

Il Popolo deve sentirsi presente e rappresentato, trattato con rispetto e umanità, recuperando la piena consapevolezza del suo valore e della dignità della persona. Il momento è propizio, così come è anche propizio per dare significato e corpo alle trattative odierne che, grazie alle mediazioni in corso, specie quella del leader della Turchia, lasciano intravvedere spiragli: anche se non potrà esservi una fine delle ostilità, senza il coinvolgimento diretto tanto degli USA che della NATO.

E’ giusto che tutti chiedano delle garanzie, specie per evitare il ripresentarsi di talune evidenti situazioni, ed è giusto che nessuno sia tentato di ‘fare il furbo’ ovvero di credersi più furbo degli altri.         

E la lezione che si profila da poche ore, è di quelle che stroncano ogni tentativo di furbizia, e anzi castigano molte iniziative prese con fin troppa frettolosità, quando non con i paraocchi: “…la Banca Centrale della Russia ha annunciato ufficialmente che, a partire dal 28 Marzo 2022, il rublo russo è legato all’oro. Il tasso è di 5000 rubli per grammo di lingotti d’oro…”.

Ci sono 28 grammi in ogni oncia; 28 grammi (ossia, un’oncia) per 5000 rubli al grammo equivalgono a 140.000 rubli.

Vi prego: proseguite da soli nel ragionamento pratico… arriverete alla sintesi pratica: con questa manovra monetaria, la Russia (data per rapidamente soccombente sul piano della finanza internazionale, fin dai primi giorni di conflitto) spazza via di c.a. il 30% il valore attuale del dollaro USA in tutto il mondo, quando si tratta di transazioni su base aurea.

E, ricordiamolo per la cronaca, ma anche scaramanticamente, l’ultima persona che stava per sostenere la propria valuta con l’oro, è stato Muammar Gheddafi: spazzato via a suon di bombe e ucciso con inaudita e sadica violenza.                                                                

Siamo alle soglie di un mondo nuovo e del tutto diverso da prima, con antichi equilibri del tutto saltati, e con la necessità di determinarne di nuovi. 

Avranno i governi del mondo il coraggio, la forza e la lungimiranza per farlo? Riusciranno ad avere una visione prospettica diversa, nell’interesse dei Cittadini?

 

Giuseppe Bellantonio     

 

 




DOSSIER UKR 7: A TUTTI I COSTI.

 

          Lo schema di damnatio  posto in essere contro la Russia ed il Popolo russo, non conosce soste. Ma neanche grosse ‘variazioni sul tema’.                                                              

          In che senso?

La ‘narrazione’, dopo aver aggiornato, e solo temporaneamente accantonato, il suo pandemic drama, lo ha tramutato dalla sera alla mattina in war drama, avendo gioco facile nel dividere ancora una volta l’opinione pubblica (attraverso un’informazione pilotata – TV, giornali, radio, social – del tutto strumentalizzata e chiaramente strumentale ai fini prefissati dai ‘soliti ignoti’).

Una divisione in assoggettati alle verità-menzogna e non-assoggettati (autonomamente raziocinanti; ossia, che ragionano con la propria testa: verificando e approfondendo la narrazione ufficiale. E per ciò ‘pericolosi’, da etichettare in modo persino ingiurioso, indicandoli alla pubblica riprovazione!).

Sono proprio i non-assoggettati quelli che si confrontano con la  verità-menzogna per analizzarla, sviscerarla, decontaminandola per trasformarla in menzogna-verità: ossia in verità liberata dai panni tetri della menzogna.

          Peraltro, la narrazione cui siamo sottoposti in modo martellante, è una narrazione che parla sempre la stessa lingua da che mondo è mondo; utilizza la lingua biforcuta dei falsi, dei bugiardi, dei mestatori, dei corrotti, degli ambiziosi, dei traditori, delle serpi, dei rettili: di quei diabolici esseri che si nutrono di menzogne obbligando anche gli altri a cibarsene, autentici manipolatori della credulità altrui, vera leccornia per chi è abituato ad assoggettare persone e popoli, travolgendoli come fossero birilli, succhiandone sangue,  mente e anima.

          Ecco, dunque, che forti della riuscita di quel pandemic drama  che ha sparso sull’umanità una coltre di terrore e incertezza (e, in particolare sull’Italia, un incredibile impoverimento produttivo-commerciale e un rapidissimo inaridimento morale e sociale: come mai visti in tanti anni di vita della Repubblica), ora questi alchimisti del male affondano a piene mani le loro mani nella melassa fetida della belligeranza in atto tra Russia e Ukraina.

Stesso copione terroristico-persuasivo (con esaltazione del solito mantra ‘affidati a me che ti voglio bene, solo io potrò salvarti’) e l’identificazione di fatto nei presunti filo-russi di oggi dei free-vax vaccinali di ieri: ossia di coloro che non accettano la narrazione del mainstream, preferendo approfondire autonomamente, facendo anche capo a quante più fonti sia possibile consultare.

Un’azione di per sé affatto biasimevole, quella di informarsi, vista la complessità e la drammaticità della situazione (specie per la imponderabilità dei possibili, ancor più tragici, sviluppi).

Anche perché, se a me Cittadino dovesse  arrivare una tegola in testa, intendo conoscere chi è che me la sta tirando e, soprattutto, perché: cercando, per quanto possibile, di farmi da parte e aiutare gli altri a fare altrettanto.

          Certo, saperne di più (ossia: conoscere per valutare e quindi decidere), può, e deve, suscitare dubbi; specie di fronte al batti e ribatti di minacce e accuse, ormai talmente ingarbugliato che, per poterci orientare, occorre fare come i gamberi: andare a ritroso per risalire all’innesco di ciò che oggi si è solo palesato, deflagrando.

Ma il dubbio è il sale della riflessione, il vero stimolo al ragionamento… e quel che è mancato almeno negli ultimi due anni è proprio l’uso della ‘ragione’ (cfr. Enc. Treccani ”…

La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme la facoltà che guida a ben giudicare, a discernere cioè il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, alla quale si attribuisce il governo o il controllo dell’istinto, delle passioni, degli impulsi…”).

          Ecco quindi, perché sostengo che oggi vada in scena quello che è un altro e diverso quadro di un canovaccio complesso seppur da tempo pianificato: ormai è di amplissimo dominio che tutto escludendosi del possesso di doti di straordinaria e molteplice chiaroveggenza da parte di costoro un gruppo di (ricchissimi) ‘pianificatori’ ha preannunciato un futuro ricco di pandemie, guerre, crisi alimentari e carestie, crisi ambientale, abolizione del contante ed eliminazione della proprietà privata, crisi delle risorse energetiche, controllo sociale e delimitazione ferrea delle libertà personali, e, purtroppo, non per ultimo, la riduzione della popolazione terrestre!

Un canovaccio che, a tutti i costi, si cerca di imporre: in ogni modo, con ogni mezzo, a sprezzo di ogni pur minima considerazione e rispetto per la vita umana, e per la stessa dignità dell’Uomo.

Un canovaccio la cui applicazione ma guarda un po’! determina appiattimento sociale e immiserimento, sfruttamento della persona, ma anche ulteriore arricchimento di chi ricco o ricchissimo già lo è.

         Purtroppo, in questo momento va in onda non più il ‘dramma pandemico’, bensì il ‘dramma della guerra’ per ora su territorio ucraino: un dramma che specie emotivamente, pur se alimentato da altri forti timori ci coinvolge umanamente in modo intenso e di cui, mano a mano, scorgiamo gli elementi caratteristici di uno stesso copione, dello stesso substrato creato per colpire i vari Saddam o Gheddafi o altri soggetti e nazioni … di là siringhe, lockdown, mascherine e ‘miracolosi’ sieri … di qua razzi, cannoni, missili, armi, desolazione, vittime. 

Vittime come lo furono i bambini e gli anziani morti per la imposta povertà e la mancanza di cure, nella disperata Grecia ‘salvata’ dalla UE e dalla ‘prodigiosa’ troika ; vittime come le migliaia di persone uccise dalle bombe lanciate dai monopolisti dell’import-export di liberty & democracy, qua e là per il mondo; vittime come quelle cadute sotto le bombe sganciate su Belgrado (“…Il 24-3-1999 la NATO attaccò la Jugoslavia sparando circa 2/3000 missili e ca. 14.000 proiettili, tra grappolo e uranio impoverito” ha ricordato poco tempo fa Hua Chunying, portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, aggiungendo“…

Gli Stati Uniti e la NATO non sono in grado di giudicare i principi morali di nessun Paese fino a quando non si scusano e compensano i danni e le sofferenze che hanno causato ai popoli della Jugoslavia, dell’Iraq, della Siria e dell’Afghanistan”); vittime provocate dalla fame e dalle mancate cure, in un’Italia ridottasi con più di 8 milioni di poveri, mentre è evidente l’erroneo indirizzo di ingenti somme su voci di spesa del tutto opinabili; vittime provocate dalla impossibilità per milioni di Italiani di accedere a diagnosi, cure e interventi chirurgici, in area medica a causa di ‘protocolli’ governativi quantomeno controversi; vittime come quelle perite sotto le bombe NATO in sette mesi, dal 19 Marzo 2011, in Libia; vittime come quelle cadute sul campo di battaglia ucraino, tanto ucraine che russe, piante dalle loro famiglie, dai loro cari, da genitori, mogli e figli: vittime il cui unico torto è stato quello di trovarsi dal lato sbagliato di un’arma…

come gli oltre 14.000 civili ucraini del Donbas giustiziati dalle milizie ucraine, e per le quali nessuno ha dimostrato in piazza, come nessuna comunità internazionale si è mossa, né ha versato una lacrima; vittime furono quelle di un atto atroce e tragico in ogni sua fase, che il 24 Marzo del 1944 vide trucidati alle Fosse Ardeatine 335 tra civili e militari italiani: prigionieri politici, ebrei, detenuti comuni e detenuti politici, Uomini Liberi fedeli fino all’ultimo respiro ai loro Ideali di Libertà e alla propria Patria; vittime, certamente non di ‘serie B’,  furono le migliaia di Italiani gettati nelle foibe e che attendono ancora giustizia piena;        

vittime furono certamente gli Italiani che, nell’immediato dopoguerra, furono brutalmente e mortalmente aggrediti da chi portava in atto sanguinose aggressioni in nome di biasimevoli e false motivazioni ideologiche; vittime, vera e propria pulizia etnica,  come quelle patite dalla comunità Armena; vittime come quelle che furono giustiziate nel corso della shoah

Un numero enorme di vittime, in ogni scenario: tutte per lo più inconsapevoli di cosa seriamente e realmente le stesse uccidendo e perché.                                                                                                          

Vittime di strumenti diversi, pertanto di ‘crimini diversi’: ma sempre e comunque vittime, cui va l’umana pietas e una incondizionata solidarietà umana.

          Lungi da chi scrive l’idea di ‘preferire’ un campo piuttosto che un altro: i morti, in ogni tipo di conflitto, meritano sempre rispetto; anche se tra di loro spesso sono celati brutali assassini, persino torturatori, piuttosto che non dei combattenti.

          E’ quindi difficile stabilire subito colpe e ragioni, poiché le stesse sono confuse tra altri mille fattori; ed è per la stessa ragione che risulta arduo prendere le parti di questo o di quello, scendendo nelle piazze anche in modo pittoresco e persino esagerato: finanche ignorando l’aspra  realtà in cui si dibatte in Italia chi non ha lavoro, chi è tenuto a forza lontano da questo, chi deve rovistare nei cassonetti per procurarsi del cibo, chi non ha un tetto sotto il quale ripararsi dalle intemperie, chi non ha un minimo di risorse per garantirsi una sopravvivenza umanamente degna.

Ecco: in Italia riusciamo a discriminare anche quando pensiamo di fare qualcosa di interessante, bello e utile, scendendo in piazza ‘innamorati’ ora di questa ora di quella causa (spessissimo, solo apparentemente ‘nobile’: ma questo è un commento d’ordine generale).

          L’attuale war drama non può essere liquidato valutandolo semplicisticamente. 

C’è un aspetto umanitario, che dovrebbe avere precedenza assoluta; c’è un aspetto sociale; c’è un aspetto politico; c’è un aspetto economico; c’è un aspetto finanziario: tutti palcoscenici sui quali ruotano attori e interessi internazionali con implicazioni molteplici e di fatto ormai interconnesse.

          Il mondo è diviso: oltre il 40% è con la Russia e avvengono molteplici dimostrazioni di piazza, a sostegno di questa, meno del 60% è con gli USA+NATO – anche in questo caso, con dimostrazioni di piazza a sostegno -; ma sicuramente le misure di rappresaglia (alias ‘sanzioni’) economico commerciale e finanziaria contro la Russia non solo non stanno avendo l’effetto previsto, ma si stanno rivelando una vero e proprio boomerang, e la Russia non sta annaspando nel previsto/auspicato fallimento finanziario (che, nei piani, l’avrebbe ridotta a un paria della finanza e dell’economia internazionale).

Così come agiscono e reagiscono gli altri attori, anche la Russia agisce e reagisce: dimostrando di saper affrontare le possibili implicazioni del suo intervento; soprattutto in area finanziaria, c’era chi pensava di ‘stroncarla’ in poche mosse.                                        

L’area NATO ha scelto l’adozione delle sanzioni e l’approvazione di ingentissimi finanziamenti a Kiev oltre all’invio di massicci rifornimenti di armi e munizionamenti : come dire che, per spegnere l’incendio lì divampato, per dare aiuto si manda molta legna e resine speciali per agevolare una più rapida combustione.

          La mossa appare essere del tutto errata, ma saranno gli sviluppi successivi a dirci quanto.

 

 Giuseppe Bellantonio

 

 




Punto di non ritorno

Il punto di non ritorno è un’espressione che indica il momento oltre il quale non è più possibile tornare indietro.

In effetti, direte voi, lo dice la parola stessa!

Eppure fateci caso, quando sentiamo parlare di punto di non ritorno qualcosa dentro di noi si muove; una sensazione strana alla bocca dello stomaco.

Si perché questa espressione smuove in noi l’impossibilità di rimanere nel nostro luogo sicuro, che, anche se pericoloso, è conosciuto e quindi a noi idoneo.

Per dirla con un esempio nei viaggi aerei il punto di non ritorno è quando il carburante non basta più per tornare all’aeroporto di partenza, a quel punto siamo obbligati ad atterrare altrove.

E’ quel momento oltre il quale il tempo cambia il significato delle nostre vite.

Ma quando arriviamo al punto di non ritorno?

Come possiamo capire quando lo oltrepassiamo?

ed oggi, lo abbiamo oltrepassato?

I grandi del mondo lo hanno oltrepassato?

Premesso che Grandi del mondo è veramente oggi un insulto perché quelli a cui dovrebbe andare questo appellativo sono tutti in realtà i più piccoli del mondo, i più insignificanti, i più stolti, tutti nessuno escluso.

Infatti se ascoltate i proclami di tutti non ne esiste nessuno distensivo, o che inciti alla distensione.

Di là minacciano di qua rincarano, di là attaccano di qua peggio.

E non crediate che oggi gli unici attacchi siano militari, vi sono anche quelli finanziari, ed in un mondo in mano alla finanza, verrebbe da dire che sono anche i più pericolosi.

Putin procede per la sua strada, Zalesky incita il suo popolo a combattere i carri armati con le bottiglie incendiarie, evidente fesseria che ci lascia tutti attoniti, a meno che non sia un discorso alla Cavour “mi servono duecento morti per sedermi al tavolo della pace” , il resto del mondo vende armi all’Ucraina e mette le sanzioni alla Russia.

Quindi siamo già nella terza guerra mondiale!

Tutti contro Putin e Putin contro tutti … non è proprio così, ci sono anche alcuni simpatizzanti della Russia che stanno a vedere che succede e degli occulti vecchi amici che sottobanco hanno già dichiarato un loro supporto alla Russia.

Insomma diciamolo, siamo già in guerra e non pensino i grandi piccoli del mondo che siamo così stupidi da non capire che una guerra non ha solo campi di battaglia e trincee, ma anche scenari finanziari e geopolitici.

Come non possiamo stupirci quando il nostro presidente del consiglio dice a Zalensky “voi combattete per la  nostra libertà!”, ma allora peggio che andar di notte, perché se voi combattete per la nostra libertà, allora dovremmo anche noi venire a  combattere con voi, se la libertà è la nostra …

Signori miei il punto di non ritorno è già stato superato, siamo nella terza guerra mondiale, che è combattuta in modo differente dalla seconda, ma che porterà molti più danni perché scardinerà quel precario equilibrio finanziario del mondo.

 




All’anima dell’Italia

L’Italia sta male ma può guarire

L’Italia soffre di un male perfettamente curabile con il ritorno ai princìpi sanciti dalla sua Costituzione.

Dov’è finito il rispetto per il lavoro e la dignità umana?
Che fine hanno fatto i Valori fondanti della Democrazia?

La “guarigione” è possibile, a patto che ci sia una presa di coscienza collettiva.

L’anima del popolo italiano

Se un popolo ha un’anima, questa è la sua Costituzione: la Carta che sancisce i principi ispirati affinché le Istituzioni di un Paese possano garantire la piena realizzazione della persona umana.

L’articolo 3 comma 2 della Costituzione Italiana lo dice espressamente: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’Italia – Paese notabile per bellezza, cultura, ingegno, creativa operosità e amore per l’eccellenza in ogni ambito produttivo – soffre le inevitabili conseguenze dell’abbandono dei princìpi su cui si basa la sua esistenza.

Fatta la diagnosi, ecco la cura.

Mauro ScardovelliLo scorso gennaio il giurista e psicoterapeuta Mauro Scardovelli ha lanciato una petizione candidandosi come Presidente della Repubblica italiana.

Consapevole di non poter contare sulla cassa di risonanza dei media e che il popolo, non sufficientemente informato, potesse non scorgere nel ritorno ai valori costituzionali l’opportunità per ripristinarne la sacralità, Scardovelli ha presentato il suo programma chiamato: “Nuovo Rinascimento”.

Eccone i presupposti:

  • Dio ha bisogno di noi, per instaurare il suo Regno: l’Uomo, di fatto, è co-creatore del progetto divino
  • La Cura ai mali che affliggono l’Italia ormai da decenni è assicurata dall’applicazione della “sacra” carta costituzionale, alla quale le Istituzioni dovrebbero ispirarsi per consentire una ripresa economica e sociale del nostro Paese e il benessere dei suoi Cittadini
  • Il Presidente della Repubblica deve riprendere la sua funzione di garante della Costituzione ed essere espressione diretta della volontà popolare

Da troppo tempo ormai i media si rendono portavoce di valori tutt’altro che funzionali allo sviluppo di un’autonoma capacità critica, di una presa di coscienza, di un risveglio spirituale dell’Uomo, reso incapace di discernere la Verità che potrebbe renderlo, finalmente, libero.

Il narcisismo dilaga e riflette il sistema che ne è al tempo stesso radice e frutto.

Le sue caratteristiche sono un basso livello di consapevolezza, sete di potere e di dominio, competitività.

Purtroppo, l’Uomo di oggi – afflitto da un narcisismo etico-psico-spirituale – e il “sistema” generato dal suo subconscio, sono incompatibili con il ripristino di una Democrazia costituzionale.

Il “nuovo Rinascimento”

Secondo Mauro Scardovelli è tempo che le Istituzioni tornino a rispettare la Carta Costituzionale e a educare i Cittadini a incarnarne i valori.

Intellettuali, esperti e giornalisti devono dire al pubblico ciò che lo fa star bene, anziché inondarlo di inutili informazioni.

È necessario che i media – fatti a suo dire da persone che alla competizione preferiscano la cooperazione – adottino un linguaggio chiaro, semplice e sintetico: una comunicazione ad alto livello che stimoli il sistema endocrino dei Cittadini a produrre ormoni del benessere, rafforzando il loro sistema immunitario.

Ai media serve, soprattutto, una visione che introduca la Verità.

Una volta ristabilito, il governo costituzionale deve provvedere a tutti i Cittadini un’adeguata formazione.

La democrazia, infatti, non è possibile senza un pieno sviluppo della persona umana, della coscienza etica e della capacità di amare, in senso cristico, chiunque.

Conclusione

La Rivoluzione Costituzionale è il risultato della trasformazione interiore di ogni singolo Cittadino.

Basta con le lamentele, basta con le critiche inutili e distruttive!

È tempo di assumersi le proprie responsabilità.

È tempo di risvegliarsi a nuova consapevolezza, sviluppando la capacità di amare.

È tempo infine, per i media, di rivoluzionare il loro modo di comunicare e di mettere al primo posto il benessere della loro audience.

Solo così, potremo sperare in un avvento del Regno di Dio sulla terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 6: S’ODE A DESTRA UN ROMBO DI GUERRA, A SINISTRA UNA VARIANTE RISPONDE.

La parafrasi, rende bene un certo clima che sta pervadendo l’italietta dei mille campanili, per ora tutte chiacchiere e distintivo, portaborse di altrui interessi, con distanze sempre più ampie (direi, incolmabili) tra chi amministra e la volontà popolare, pronta a mobilitarsi per cause non sempre ‘nobili’ come pure sul fronte bellico, pronti a gettare nell’armadio mascherine, GPass e siringhe per rispolverare dalla cantina il vecchio orbace del nonno o l’elmetto delle sturmtruppen…      

Ma c’è soprattutto un’Italia inespressa e sofferente, con due cappi al collo (le dichiarazioni di due stati di emergenza ‘anomali’) con cui prima o poi si faranno i conti: quel 60% che non esprime il proprio voto, per disaffezione, per protesta, per incertezza sul chi preferire e perché.

La posizione dell’Italia è, come al solito, all’italiana: ambiguità, niente parole nette, ma circonvoluzioni lessicali per dire e non dire. Forse perché il popolo – per alcuni osservatori, é ormai divenuto fiacco, tiepido, ‘popolino’: senza nerbo – non capirebbe, o perché forse capirebbe molto bene, prendendo coscienza di essere stato ingannato?                                       

La guerra in Ukraina ha alzato il livello di attenzione in tutto il mondo, specie ora che gli US stanno facendo la conta dei loro alleati (o complici?): purtroppo, le voci che si levano alla ricerca di una visione obiettiva sulle cause e/o sulle concause vengono eluse se non tacciate: né più né meno lo stesso copione già seguito con il corona e con il 5G.

Guai a dissentire: sarà un caso? Assistiamo a un’Europa (una UE comunque irriconoscibile, specie se rapportata alle attese e agli obiettivi dei ‘padri fondatori’, ha intrapreso una china difficilmente recuperabile; mentre la NATO dovrebbe riconsiderare seriamente moltissimo del suo stesso esistere e operare, adeguandosi ai tempi) che si affanna a far viaggiare i suoi commis o i suoi boiardi per calcare il palcoscenico delle ipotesi, delle possibili trattative, del dialogo.

Ma anche la visione degli USA, per molti, è cambiata, essendo molto disancorata con quella precedente, dal dopoguerra in poi, per intenderci.         

Tutto volendo concedere alla reale preparazione e competenza dei soggetti in questione, resta il fatto che vengano utilizzati dalle medesime bocche due linguaggi: uno accorato che inneggia alla pace e alla sua ricerca ostinata, alla tutela delle genti coinvolte, alla recriminazione di questo o di quello, un linguaggio che asseritamente preme perché si intavolino trattative serie e si giunga rapidamente a un accordo.

Ma c’è un altro linguaggio: quello di chi soffia sul fuoco, non cessando di inviare denaro, armi e munizioni e anzi desideroso di mandare altre e più poderose macchine belliche; ieri 16-3, a Bruxelles, lo ha chiarissimamente reiterato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della ministeriale Difesa della NATO “Oggi i ministri hanno convenuto che dobbiamo continuare a fornire un supporto significativo” all’Ucraina, “inclusi rifornimenti militari, aiuti finanziari e aiuti umanitari” aggiungendo “Il presidente Putin deve fermare immediatamente questa guerra, ritirare ora le sue forze e impegnarsi in buona fede nella diplomazia” (fonte ANSA).

Glissiamo sull’uso del termine ‘buona fede’ (poiché questa dovrebbe caratterizzare le azioni di TUTTE le parti in causa, specie di chi media: o ce l’hanno tutti o il naufragio è assicurato; e guardando i volti, le espressioni, anche solo lo sguardo, comprendiamo che la trasparenza è assente da quasi tutte le parti). 

I due linguaggi, usciti da una stessa bocca, come ben si comprenderà, sono tra loro opposti e quindi tra loro incompatibili, salvo che la bocca che li esprima sia dotata di una lingua biforcuta…

Vorrei capire, io uomo della strada, una cosa: se smettessi di litigare con il mio vicino, dessi inizio a una tregua e le armi cessassero di crepitare al fine di favorire un dialogo, il mio vicino farebbe altrettanto o qualcuno coglierà l’occasione per riempirlo ancor più di armi che lui potrebbe usare contro di me, se le trattative non andassero in porto?  Mah! Mi sembra tanto strano, questo concetto!      

  “Oggi, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza l’ordine del giorno (legato al ‘Decreto Ucraina’) proposto dalla Lega, che impegna il governo ad avviare l’incremento delle spese militari verso il traguardo del 2% del PIL. Il testo ha ottenuto 391 voti positivi e 19 negativi. A sottoscriverlo sono stati i deputati di Pd, FI, Iv, M5s e FdI. Ciò significherebbe, citando le cifre fornite dal ministro della Difesa Guerini, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno)” (fonte: il Messaggero, 16-3) recitano le cronache.

Sintesi: in un’Italia economicamente stremata, con ampi margini di povertà tra la popolazione; con una gran massa di gente senza lavoro; con decine di migliaia di imprese chiuse e altre pronte a crollare; con una profondissima spaccatura sociale acuita da misure sanitarie particolarmente dure esasperate dall’obbligatorietà di un green-pass utile solo a schedare le persone (facendo perdere loro ogni prerogativa umana, ogni caratteristica legata all’individualità: per trasformare ogni cittadino in un codice, in un numero, in un banale ‘contatto’ senza volto né anima che, grazie all’implementazione del dilagante 5G, potrà essere bloccato o eliminato con un click); con un’Italia che é stata indebitata con la UE per lunghissimo termine (impegnando anche le future generazioni), avendo preso denaro in prestito per risollevare le sorti dell’Italia; con i cittadini che devono fare quotidianamente i conti con una inflazione/recessione/svalutazione che supera il 30% e con prezzi al consumo anche di generi di prima necessità con costanti aumenti da ottobre 2020 (ad oggi, in media almeno il 40-45%.

Si noti che la ‘versione ufficiale’ di queste ore riconduce l’inflazione ai valori del 1985); con migliaia e migliaia di Italiani allontanati dal posto di lavoro perché non intendono subire l’inoculazione forzata; con una Nazione strangolata da ciniche e castranti politiche energetiche, oggi ancor più in difficoltà per l’aumento/difficoltà di approvvigionamento di energia e materie prime…

ebbene con tutta questa ‘goduria’ i partiti decidono di sottrarre altre risorse finanziarie al popolo stremato e quindi al lavoro e alla produzione (ancor più stremata) aumentando le spese militari, muovendosi come se il Parlamento avesse votato una esplicita entrata in guerra (contro di chi, se é lecito saperlo? Per quali motivi?

Con quali limiti e con quali controlli imposti all’esecutivo? E davvero il parlamento, ossia gli Italiani, vorrebbero scientemente  che questa spinosa condizione fosse gestita dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Difesa e dal Ministro degli Esteri (così come prevede la Norma)?

Magari, a ogni livello, da gente che non ha neanche svolto il servizio militare (anche solo per rendersi conto da che parte si imbraccia un fucile…).

Eh sì! Anche la Presidenza della Repubblica avrebbe solo veste meramente consultiva e certamente di vigilanza dacché costoro non travalichino i limiti fissati dal parlamento nel dichiarare l’entrata in guerra.

Questo, sempre seguendo la Costituzione della Repubblica Italiana, quella che da due anni a questa parte è solo interpretata ad usum, travolta, accantonata e spesso svillaneggiata.         

Qualcuno, con spocchiosa solennità, qualche tempo fa ha dichiarato che ‘l’azione di governo ha raggiunto gli obiettivi prefissatisi’: ma ne siamo proprio sicuri?

A meno che gli obiettivi fossero stati quelli di non intervenire correttamente, mandando  tutto a gambe all’aria.          

Nell’assordante bla-bla-bla dei mezzi di (dis)informazione, le notizie inventate o falsificate spiccano drammaticamente (e, soprattutto, senza vergogna alcuna), come la citazione di episodi tragici, ma riportati in modo opposto alla realtà dei fatti: come i titoli e l’immagine di prima pagina proposti da ‘La Stampa’, dove le responsabilità di una ‘carneficina’ sono state biecamente attribuite alle truppe russe, mentre in realtà a lanciare il missile, peraltro un vecchio residuato, da tempo non più in dotazione dell’arsenale di Mosca,  erano state le milizie ucraine, agli ordini di Kiev.

Altro episodio, proprio al TG di stamani, l’accorata ricostruzione di un bombardamento dei ‘cattivi’ che ha persino ‘dilaniato una piscina‘ (forse, la copertura di una piscina: in ogni caso l’uso di ‘dilaniato’ la dice lunga, come il naso dei vari Pinocchio dell’informazione, tanto parlata che scritta, che cresce di continuo).

Altro episodio, quello di una signora ucraina che in compagnia del marito (nato in Bielorussia, ma da lungo tempo in Ukraina), a bordo della propria auto si accingeva a varcare il confine per mettersi al sicuro: macché, il destino era in agguato. E il destino vestiva i panni dei militari ucraini di guardia al posto di frontiera.

Resisi conto che il marito della Signora, ucraina, non parlava con accento ucraino, adducendo l’ipotesi che potesse trattarsi di una spia russa, lo hanno freddato all’istante giustiziandolo con un colpo alla nuca: l’odio etnico, lo stesso attuato dalle milizie ucraine di Kiev contro gli ucraini del Donbass e di Odessa, continua a mietere vittime.

E l’odio chiama odio, il sangue chiama sangue: come in tutte le guerre: una spirale che va affrontata e distrutta.                                 

Qualcuno spera di poter rifare il giochino fatto a Belgrado, come in altre nazioni? Gli aeroplani dei ‘salvatori’ arrivano, sganciano le loro belle bombe liberal-democratiche, magari mollano qualche missile o sparano qualche raffica di mitraglia (lo scoppiettio potrebbe forse essere interpretabile come simbolo benaugurante per un futuro?) per poi tornare alle loro basi?

Una volta ‘spianata’ la strada e vinta la resistenza, in modo che caccia e bombardieri possano agire indisturbati, arriverebbero le truppe di terra con a capo i tizi di circostanza, tutti contenti perché ‘libertà e democrazia’ sarebbero state ripristinate, trionfando?

Un déjà vu di pagine non del tutto esaltanti, forsanche simili a quelle di Iraq, Libia, Siria e altro?                

Per caso, quando qualcuno si sbraccia a chiedere una ‘no-fly zone‘ pattugliata dalla NATO, potrebbe in cuor suo auspicare di riferirsi a un intervento simile?

Visto che, giustamente, si sollecita la ‘buona fede’ di Mosca, anche l’altrui buona fede dev’essere altrettanto sollecitata e non solo auspicabile e doverosa.                           

Ma lo scenario delle ipotesi è piuttosto ampio e screziato (peraltro, una cosa è sondare il campo delle ipotesi, altra cosa é ritenere quanto e in che misura esse possano essere non solo possibili ma anche probabili), e gli attori sul palcoscenico sono veramente tanti.

C’è chi ipotizza che Mosca si sia mossa nel momento in cui l’Ukraina era diventata un covo di consiglieri, mercenari e armi di ogni tipo, oltre che di denaro e altri ‘strani’ traffici.

Nella ragionevole probabilità di un attacco finale di Kiev al Donbass o alla stessa Crimea.

C’è ancora  chi ipotizza che questo scenario avrebbe potuto esse condito dalla diffusione di agenti chimici tossici  al confine russo e oltre questo, sempre da parte di Kiev.

C’è chi ipotizza che Mosca possa aver valutato come imminente un concomitante attacco, con un first-strike verso San Pietroburgo o verso Mosca: così ha agito per prima, al fine di sventare la minaccia (i missili alla frontiera NATO, puntati su San Pietroburgo, impiegherebbero ora meno di 7 minuti per colpirla!).

C’é chi considera la Russia, o meglio Putin, l’obiettivo di un attacco per vendetta: vuoi perché ha cacciato Soros dal suo territorio, vuoi perché ‘si è permesso’ di emettere un mandato d’arresto contro questi e il  componente londinese della blasonata famiglia dallo scudo porpora; il tutto alimentato dalla dissidenza interna fomentata dall’agit-prop Aleksei Naval’nyj  (pregiudicato russo, misteriosamente intossicato, curato in Germania e tornato a Mosca contro ogni logica: chissà con quali finalità).

Rancore e odio verso Putin, che ora potrebbero essersi acuiti, ma guarda un po’, tanto per i bio laboratori USA venuti alla luce in Ukraina, con virus pericolosissimi (e questo è un capitolo tutto da vedere, in ambito internazionale: ma dubito che Russia e Cina siano affetti da fantasie irrefrenabili, al riguardo), vuoi per i lucrosi biz di Hunter in Ukraina oggi fortemente a rischio.

Chiaramente, i nemici di Putin sono sempre più numerosi… 

Qualcuno potrebbe dire: ma si possono far scoppiare delle guerre solo per vendetta?

Certo che sì: ne è piena la storia, per chi l’abbia appena sfiorata.                           

E al rombo delle esplosioni, al ronzio dei proiettili, alle urla dei feriti, a ovest, a sinistra risponde la sussiegosa ‘preoccupazione’ degli attori dell’altro palcoscenico, dove va in scena l’ennesima rappresentazione de ‘la variante’, opera tragica per menzogna, biz e siringa, impreziosita dal prevedibile e previsto lamento dell’ensemble dei corona-singer

Casualità?…

Mah!

Personalmente, sono tra coloro che filosoficamente ritiene che il ‘caso’ in quanto tale, non esiste.

Comunque, un quadro decisamente complesso, anche se lo si voglia esaminare oggettivamente e con la lente d’ingrandimento: neanche la mia ‘casalinga di Voghera‘, riuscirebbe a trovarne il bandolo.                                   

 In ogni caso, a questo scempio dev’essere posto sollecito termine: non con altro scempio, ma con quella capace diplomazia che, vera arte, solo persone preparate e competenti possono mettere in campo.    

Le guerre vengono dichiarate da uomini della c.d. politica, ma a subirle sono sempre i popoli.

Gettate le parti dentro una stanza e chiudete a chiave le porte, e lasciateli a pane e acqua: usciranno solo quando avranno trovato una soluzione. Chi volesse continuare a giocare con i soldatini, andasse al parco.        

A chi, sconsideratamente, crede di perseguire la pace con la guerra, ricordo che il pianto delle madri, delle mogli e delle sorelle, come pure il pianto disperato dei bambini, ha lo stesso suono dappertutto.

A tutte le latitudini, la guerra non è mai una soluzione: ovvero, è la peggiore delle ‘non soluzioni’.

 

Giuseppe Bellantonio