Dignità e capacità di gestire un ruolo.
Principessa Kate, un esempio da copiare
In data 22 marzo la Principessa del Galles ha informato il suo popolo ed il mondo che l’intervento da lei subito a gennaio era dovuto ad un tumore addominale.
In questo mondo moderno basato su una forte consuetudine del parlare a vanvera e del guardare dal buco della serratura la vita degli altri, quanto ha sentito la responsabilità di fare la Principessa non può che essere ritenuto un gesto che dovrebbe insegnare a tanti, molti leaders europei e mondiali inclusi, come gestire il proprio ruolo.
Il sentirsi, infatti, a causa di quello che “si è a conoscenza avendo osservato da quella serratura”, nella condizione di giudicare e pontificare, spesso senza alcun senso ne del limite ne del ridicolo, è un comportamento che, purtroppo, oramai, ha superato il perimetro del “parlare al bar” ed è entrato troppo spesso nel “perimetro istituzionale”.
Un intervento pubblico, quello della Principessa, ove si vede una donna coraggiosa, certa dei suoi ruoli.
Una leader per il suo popolo, una madre, una moglie, una donna che, con dignità e saggezza, gestisce le sue ansie e la sua malattia.
Una donna che sa chiudere il proprio discorso pubblico al suo popolo ed al mondo con queste parole “In questo momento, penso anche a tutti coloro le cui vite sono state colpite dal cancro.
Per tutti coloro che affrontano questa malattia, in qualunque forma, per favore non perdete la fede o la speranza. Non siete soli”.
Ha terminato il suo messaggio portando speranza, non chiedendo aiuto.
Ha terminato il suo messaggio dando a chi si trova nella sua stessa situazione forza nella fede e nella speranza.
Da vero futuro Capo di Stato ha dichiarato che questi sudditi “non sono soli”, questa una delle sue priorità.
Una donna, una vera donna, che chiama il marito per nome e, da madre, rende pubblica la sua preoccupazione su come i figli possano vivere lo stato di salute della mamma.
Con dignità ha parlato di “enorme shock”, definendo questo stato d’animo una “ovvietà” da “elaborare” con “William”, il marito e padre dei suoi figli, non il “Principe ereditario”.
Ha dichiarato che l’elaborazione di questo “shock” ha richiesto “tempo”, ma “soprattutto, ci è voluto del tempo per spiegare tutto a George, Charlotte e Louis in un modo appropriato per loro e per rassicurarli che starò bene”.
Una madre che tutela i propri figli.
“Speriamo che capiate che, come famiglia, ora abbiamo bisogno di un po’ di tempo, spazio e privacy mentre completo il trattamento”.
“Come famiglia”, quella ove un padre ed una madre hanno il senso del loro ruolo e tutelano il loro perimetro privato chiedendo “privacy”.
Non è importante se si crede nel valore della monarchia o in quelli dello Stato repubblicano, ciò che ci insegna questa donna, madre e moglie è che, allorquando le cose diventano serie, i valori fondanti per reagire sono “fede e speranza”, sono “famiglia” e “figli da tutelare”.
Con dignità, appunto.
L’occidente tutto, non solo il suo popolo, ha trovato un “simbolo”.
Un “simbolo” vero, non un “influencer”.
Dignità e compostezza, da Capo di Stato, appunto.
Questo il “lavoro” di questa leader. Lavoro che, sempre in questo discorso, dichiara di amare.
A questa donna, questa madre, questa moglie, questa professionista della cosa pubblica, sommessamente e umilmente, non si può che augurare “lunga vita”.
L’occidente ha bisogno di questo “simbolo” per tornare nell’alveo delle proprie tradizioni.
Di persone inventate al potere ne abbiamo già troppe.
Principessa Kate, un esempio da copiare, appunto.
Soprattutto se si è, pro tempore, al potere.