La storia della bambola di sale
C’era una volta una bambola di sale che aveva un sogno: voleva vedere il mare.
Non c’era un giorno o un secondo che lei non pensasse al mare.
Non lo aveva mai visto, non sapeva come poteva essere fatto, però sapeva che doveva esserci e che lei voleva vederlo.
Tutti deridevano la bambola e il suo assurdo sogno.
Fu così che un giorno prese una decisione e disse a tutti che sarebbe partita.
La storia della bambola di sale
C’era una volta una bambola di sale.
La bambola aveva un sogno: voleva vedere il mare.
Non c’era un giorno o un secondo che lei non pensasse al mare.
Non lo aveva mai visto, non sapeva come poteva essere fatto, però sapeva che doveva esserci e che lei voleva vederlo.
Tutti deridevano la bambola e il suo assurdo sogno.
Ma lei era sorda a critiche, biasimi e tentativi di scoraggiamento.
Fu così che un giorno prese una decisione e disse a tutti che sarebbe partita.
Salutò i genitori, gli amici e gli affetti.
“Ragiona” le dissero.
Ma lei aveva già ragionato.
E allora lasciò tutti e, sola, si mise in viaggio.
Camminò e viaggiò.
Affrontò notti buie e lunghi silenzi.
Ma lei voleva arrivare al mare.
Ad un certo punto si trovò davanti a una vastità di acqua e sentì di aver trovato quello che cercava.
Si avvicinò e una piccola onda le toccò il piede.
Fu un dolore mai provato.
In quel momento sentì un forte bruciore e si tirò indietro.
E capì.
Nonostante il dolore che la corrodeva, saltellò con l’unico piede nuovamente verso l’onda e di nuovo sentì il bruciore che la corrodeva ma non si fermò e andò avanti e si sciolse.
Le gambe, il busto, le braccia, il collo e, prima di scomparire, mormorò: “io sono il mare”.
Dedicato a chi cerca il mare
che non sa come è fatto e, in un certo senso, non ha neppure la certezza che esiste, però ha il coraggio di separarsi dalle certezze e dalle sicurezze per cambiarsi in qualcosa di infinito.
Crediti
Storia ispirata a Il canto degli uccelli: frammenti di saggezza nelle grandi religioni di Antony De Mello
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