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In tanti lo conosciamo fin da quando siamo bambini perché è un fiore umile, semplice, diffuso sui nostri prati…

Personalmente porto nell’occhiello della mia giacca uno di questi fiori ma è di metallo con i petali azzurri e la corolla gialla. 

È un “memento”, qualcosa che in ogni istante della mia giornata può ricordare quei tristi eventi che anche in questo 27 di gennaio dell’Anno Santo, vengono evocati nel loro ottantesimo anniversario. 

In quel lontano tempo “quel 27 di gennaio” per la prima volta un campo di sterminio nazista veniva liberato dalle truppe russe. 

È una data scritta nel romanzo di Primo Levi “Se questo è un uomo” perché la storia che narra va a chiudersi proprio il 27 gennaio 1945. 

È nostro dovere coltivare quel ricordo e trasmetterlo alle nuove generazioni perché l’olocausto rappresenta un evento che nella storia dell’umanità ha toccato livelli indefinibili e mai prima di allora raggiunti di barbarie, di sofferenza, di atrocità. Più volte prima di allora e con modalità diverse l’uomo si è accanito sull’Uomo. 

Senza andare troppo indietro nella storia dell’umanità, e volendo limitare il ricordo di avvenimenti simili al periodo dell’Inquisizione, non si può dimenticare che nel nome della “Santa Romana Chiesa” si sono realizzate pratiche indicibili che hanno colpito gli spiriti liberi e uomini e donne innocenti di quei tempi. 

Persecuzioni, stragi, torture, morti sul rogo…

Vi è quindi nella storia dell’uomo la presenza di un lato violento e perverso della stessa natura umana. Il Male assoluto come ontologico alla natura stessa dell’uomo. 

È quella componente che in alcuni esseri umani è ineffabile e li conduce a commettere atti perversi e che per fortuna trova albergo solo in una piccola parte degli uomini. 

Nel caso specifico il ricordo porta la nostra memoria a ricordare le diverse categorie di persone che furono annientate da quel sistema: ebrei, omosessuali, oppositori politici, massoni, rom e sinti, sacerdoti, criminali comuni, testimoni di Geova… tutti accomunati dalla condizione di essere “minoranza da eliminare”. Questo ricordo deve indurci ad aprire gli occhi sul presente, su ciò che di terribile si compie da anni, giorno dopo giorno. ​​Le numerose guerre in atto, di cui cogliamo l’esistenza soprattutto per quella russo-ucraina e israelo-palestinese solo perché sono le due più vicine a noi popoli europei, non devono renderci insensibili. Vi è il rischio che si possa andare incontro al pericolo dell’assuefazione, della indifferenza. ​​Ancora oggi se siamo attenti scorgiamo la presenza di quei campi di sofferenza e sterminio realizzati più di 80 anni fa e che si ripresentano in Libia, in Nord Corea, in diversi Paesi integralisti arabi, nella Russia. 

Ecco perché è doveroso da parte di noi uomini liberi dei cosiddetti “Paesi democratici” tenere vivo il ricordo di quei tristi accadimenti del passato, perché destino in noi le forze per portare dove vi è sofferenza il vento della Umanità. 

 

Marco 

Giorno della Memoria 

27 gennaio 2025

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