Luglio 13, 2025
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Negli ultimi mesi, il Governo Meloni ha adottato una serie di provvedimenti che, lungi dall’alleviare la condizione delle famiglie italiane, hanno finito per acuire la forbice tra stipendi, tasse e costi di vita.

Se il governo pensa di pareggiare i conti impoverendo le famiglie italiane, alzando i costi e bloccando gli stipendi, dando incentivi una tantum che non servono a nulla, cosa già fatta da Renzi con pessimi risultati, si dovrà anche preparare nella migliore delle ipotesi ad una sonora sconfitta, ma più probabilmente ad una rivolta sociale dalle dimensioni epiche.

Osserviamo criticamente alcune delle misure più rilevanti, mettendo in luce come la combinazione di pressione fiscale crescente, rincari energetici, stagnazione salariale e tagli ai servizi locali stia progressivamente impoverendo ampie fasce di popolazione, con un rischio di esplosione sociale che non può più essere sottovalutato.

Pressione fiscale in aumento e inflazione galoppante

Secondo i dati ISTAT, la pressione fiscale è salita al 37,3%, con un incremento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2024. Ciò avviene in un contesto di inflazione ancora sostenuta, che ha fatto lievitare il carrello della spesa del +3,1% su base annua.

Le famiglie italiane, il cui potere d’acquisto è ormai in costante diminuzione, si trovano schiacciate tra tasse più alte e prezzi record di beni alimentari, carburanti e servizi essenziali.

Gli aumenti riguardano non solo i generi di prima necessità, ma anche il trasporto: il costo della benzina e dei voli è salito in maniera significativa, colpendo in particolare il ceto medio e le fasce più vulnerabili, che non dispongono di risorse per ammortizzare ulteriori rincari. 

fine delle misure straordinarie e IVA ripristinata

Dopo gli interventi tampone varati per contrastare il caro-energia dovuto al conflitto russo‐ucraino, il decreto bollette del febbraio 2025 ha introdotto un bonus una tantum di 200 € per le famiglie, ma solo per chi presenta un ISEE fino a 25 000 € – e soltanto dopo aver attivato preventivamente la DSU, lasciando migliaia di nuclei fuori dai benefici 

Parallelamente, sono state ripristinate le aliquote ordinarie dell’IVA sul gas e cancellate molte agevolazioni invernali, determinando un aumento delle bollette che grava pesantemente sui bilanci familiari. L’Autorità ARERA segnala che, nonostante la lieve riduzione del prezzo «energia», l’incremento del 28% degli oneri e delle imposte ha annullato ogni vantaggio, rendendo l’Italia uno dei Paesi UE con le bollette più care 

Stagnazione salariale e rifiuto del salario minimo

Mentre il costo della vita cresce, i redditi reali rimangono fermi. Il Governo, attraverso le sue posizioni e quelle del Presidente del Consiglio, si è dichiarato contrario all’introduzione di un salario minimo garantito, sostenendo piuttosto la flat tax sui redditi incrementali, che però beneficia soprattutto i lavoratori autonomi e i redditi medio-alti.

Si registra dunque un’assenza di politiche volte a sostenere i salari delle fasce più deboli, con una dinamica salariale che non riesce a compensare l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione e dall’aumento della pressione fiscale

Tagli ai servizi locali e aumento dei costi di trasporto pubblico

A fronte di scelte di flat tax rivolte alle partite IVA fino a 80 000 €, i comuni italiani subiscono tagli di risorse che si traducono in rincari sui servizi essenziali. A Bologna, ad esempio, l’assessora al Welfare Isabella Conti denuncia che il costo degli abbonamenti del trasporto pubblico è aumentato a causa dei tagli statali, facendo ricadere la spesa sui cittadini più deboli 

Questa tendenza generalizzata – che vede enti locali costretti a incrementare tariffe o ridurre servizi sociali – aggrava ulteriormente il bilancio delle famiglie, già logorate da tasse e rincari

Politiche sociali insufficienti: assegno di inclusione e ISEE

Il Governo ha innalzato la soglia ISEE per accedere all’Assegno di Inclusione, portandola da 9 360 € a 10 140 €, e aumentando l’importo massimo del beneficio da 350 € a 500 € mensili. Tuttavia, tali misure risultano del tutto inadeguate di fronte all’aggravarsi delle condizioni economiche: molte famiglie con redditi lievemente superiori alla soglia restano escluse, e la durata limitata del sussidio – prorogabile solo frequentando corsi di formazione – non offre certezze di medio termine

Il risultato è un tessuto sociale sempre più frammentato, in cui solo una minima parte dei nuclei più poveri beneficia di un sostegno marginale, senza alcuna prospettiva di vera inclusione 

Fase‐out del Superbonus 110% e crisi del mercato immobiliare

Il Superbonus 110%, voluto per incentivare l’efficienza energetica degli edifici, è stato progressivamente ridotto: 70% nel 2024 e 65% per le spese sostenute nel 2025. Questa scelta, unita all’assenza di tetti ISEE ben calibrati, ha finito per favorire principalmente i proprietari più abbienti, mentre le famiglie a reddito medio‐basso non riescono ad accedere al bonus e restano escluse dai benefici di un’importante riqualificazione abitativa 

Inoltre, la fase‐out sta generando incertezza nel settore edilizio, con un aumento dei costi e un rallentamento degli interventi, che riflettono nuove spese in capo ai cittadini e un mercato immobiliare sempre più costoso

Verso una crisi di legittimità sociale

Le politiche economiche e sociali del Governo Meloni si sono rivelate incapaci di contrastare l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

La congiunzione di tasse crescenti, rincari energetici, stagnazione salariale e tagli ai servizi locali sta producendo un progressivo impoverimento di ampie fasce di popolazione.

Se da un lato il Governo spera che i cittadini restino “tranquilli come rane bollite”, dall’altro cresce il malessere sociale, con un pericolo concreto di esplosioni di protesta e tensioni che potrebbero sfociare in un grave conflitto interno.

Solo una svolta politica che ristabilisca un equilibrio tra riduzione della pressione fiscale, politiche retributive efficaci e investimenti nei servizi sociali potrà evitare il precipitare della crisi e garantire un futuro di coesione e crescita per le famiglie italiane.

il nostro dubbio ormai è che ci sia una macchina strana nei palazzi del potere, forse messa da forze occulte, che rende rimbambiti tutti quelli che vanno in quei luoghi, indipendentemente dal credo politico o dalla bontà personale.

Perché non è pensabile che tutti, e dico tutti, prima di salire in quei colli dichiarino le migliori cose e poi quando arrivano lì fanno il contrario.

Non è proprio possibile che in pochi secondi dopo la nomina le persone cambino completamente percorsi, stravolgano tutto quanto hanno detto prima, e lo facciano senza un minimo di vergogna.

Ma qual è questa macchina, dove l’hanno posizionata, che raggi irradia, i raggi verdi di Kryptonite? Ma davvero pensano di essere Superman?

Ma ancora non è possibile che poi quando arrivano in quei luoghi si comportino nel peggior modo possibile.

In pratica occorrerebbe pensare ad un prossimo futuro piuttosto che ad un voto da rincorrere, che poi, guardando bene, gli italiani alla lunga non sono così fessi, badate bene gente, badate bene, perché quando il popolo teme il governo c’è tirannia, quando il governo teme il popolo c’è democrazia, ma qui siamo arrivati al fatto che il governo se ne frega del popolo ed il popolo ritiene inutile occuparsi del governo (la partecipazione alle elezioni è un dato palese), quindi cosa facciamo?

Arriveremo a quando la gente non riuscirà a comprare il pane ed allora saranno tutti in piazza, forse troppo tardi?

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