“Ramelli, simbolo di memoria condivisa”: dal convegno in Regione all’iniziativa a Fara Gera d’Adda

C’è un nome che da cinquant’anni continua a interpellare le coscienze, a dividere e a unire, a smascherare le ipocrisie di una memoria troppo spesso selettiva: è quello di Sergio Ramelli, il giovane militante del Fronte della Gioventù ucciso barbaramente nel 1975 da un commando di Avanguardia Operaia, “colpevole” di aver espresso in un tema scolastico la sua condanna al terrorismo rosso.
In Regione Lombardia, lunedì scorso, la sua figura è tornata al centro del dibattito pubblico con un convegno istituzionale che ha saputo intrecciare memoria, riflessione storica e impegno civile.
Un momento solenne e partecipato, che ha visto l’importante presenza del Presidente del Senato Ignazio La Russa, insieme a rappresentanti delle istituzioni, studiosi, familiari e giornalisti.
Ad aprire i lavori, un videomessaggio da parte del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha sottolineato il valore civile della memoria di Ramelli, vittima dell’odio ideologico che ha insanguinato gli anni Settanta. Un appello a raccontare quella stagione con verità, senza rimozioni né semplificazioni.
Nel corso del convegno è emersa con forza una convinzione condivisa: Sergio non fu il simbolo di una parte, ma il volto di un’intera generazione ferita dalla violenza politica. La sua morte, come quella di tante altre vittime degli anni di piombo, impone una lettura storica che non ammette doppi standard. La memoria, per essere autentica, non può essere selettiva.
L’intervento di La Russa ha voluto sottolineare come la figura di Ramelli rappresenti un richiamo morale per chi, ancora oggi, fatica a riconoscere le radici dell’intolleranza ideologica. Non per fare polemica, ma per rendere giustizia. E per educare le nuove generazioni al rispetto delle idee altrui, al ripudio della violenza come strumento di lotta politica, alla difesa della libertà come valore condiviso.
Un seme che arriva anche a Fara Gera d’Adda
La pacificazione passa dal riconoscimento di tutte le vittime, senza steccati o strumentalizzazioni. Ed è proprio questo lo spirito che anima l’iniziativa promossa nei giorni scorsi anche a Fara Gera d’Adda, dove Fratelli d’Italia ha proposto la presentazione di una mozione in Consiglio Comunale per chiedere l’intitolazione di una via o di un luogo significativo alla memoria di Sergio Ramelli.
Un’iniziativa sostenuta da tanti cittadini, militanti e simpatizzanti, che ora si rafforza attraverso una raccolta firme popolare. Domenica 11 maggio, in piazza Roma, sarà allestito un gazebo per dare voce a chi crede che il ricordo di Ramelli non debba appartenere a una parte politica, ma all’intera comunità.
Samuele Lo Faro, referente territoriale del Partito e promotore della proposta, ha spiegato come questa iniziativa rappresenti un atto di civiltà e di verità. Non un gesto provocatorio, ma un’occasione per dimostrare che anche partendo dai comuni si può fare memoria in modo giusto. Ricordare Ramelli, per lui, significa riaffermare un principio universale: nessuno deve morire per aver espresso un’idea. E ancora: la democrazia si difende anche onorando le sue vittime.
Una battaglia culturale prima che politica
A quasi cinquant’anni da quel tragico 29 aprile 1975, la morte di Sergio Ramelli continua a interrogarci. Parla ai giovani che troppo spesso ignorano cosa furono davvero gli anni di piombo. Parla a chi ancora oggi fatica ad accettare che la violenza non fu appannaggio di una sola parte politica. E parla anche a una politica che deve recuperare il senso più profondo della parola “memoria”, che non è retorica né militanza, ma responsabilità.
La proposta avanzata a Fara Gera d’Adda si inserisce in un percorso che molti comuni italiani hanno già intrapreso. Intitolare una via, un luogo, un segno tangibile alla memoria di Sergio Ramelli è un modo per dire che la storia non va censurata, ma compresa. E che il dolore di una famiglia, di un quartiere, di un’intera comunità nazionale, merita rispetto.
La memoria condivisa si costruisce anche così: con gesti semplici ma profondi, con scelte coraggiose, con la volontà di ricucire ferite ancora aperte.
E se a Milano si è ricordato Ramelli con le istituzioni più alte dello Stato, anche Fara può fare la sua parte. Una firma, una mozione, una via: per ricordare che Sergio è parte della nostra storia. E che nessuna vittima del terrorismo può essere dimenticata.
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