Salone del Libraccio
AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, C’E’ CHI HA SCAMBIATO LA CULTURA PER SOPRUSO E ANARCHIA…
…PER FORZATA IMPOSIZIONE, PER UTILE PALCOSCENICO DOVE IMPORRE – NON SENZA PREVARICAZONE O VIOLENZA – TESI E GIUDIZI SCARSAMENTE GIUDIZIOSI: SERVE SBRAITARE, AGITARSI E CERCARE LO SCONTRO CON Leho appreso che FORZE DELL’ORDINE?
Stamani, quasi in diretta con la Presidente dell’Associazione ETICA, Barbara de Munari, ho appreso che il Salone del Libro “”…stava avendo dei problemi inaspettati dopo che la polizia ha respinto la manifestazione pro- Palestina. Una scrittrice ha deciso di non presentare il proprio libro, ma organizzare un’assemblea; diverse case editrici hanno coperto i loro stand; tre scrittori sono stati identificati dalla polizia.
La manifestazione pro Palestina di sabato 11 davanti a Lingotto Fiere sta avendo ripercussioni inaspettate per l’organizzazione del Salone del Libro di Torino: “… Abbiamo deciso di organizzare questa assemblea per raccontare bene i fatti – dicono dal palco gli ospiti – è in corso un genocidio che va avanti da mesi, anzi da anni”. Esplicito anche il riferimento ai fatti di sabato: “… alla repressione si risponde così, riprendendosi gli spazi, i tempi, facendo risuonare le voci di chi viene zittit?” “”.
Scrittori e scrittrici identificati dalla polizia.
Gli stand delle case editrici chiusi: Meltemi editore, Mimesis Edizioni, Eris Edizioni, Lumien Edizioni, Milieu, Edizioni Bepress e Agenzia X hanno deciso, in solidarietà con i manifestanti, d’interrompere per circa un’ora la loro attività commerciale.
La causa palestinese è salita sul palco anche dell’Arena Robinson di Repubblica: Elena Cecchettin ha indossato una maglietta con scritto “Stop al genocidio” durante il suo monologo sulla violenza.
Cronaca, senza commento: non c’è nulla da commentare – ma come è tutto pesante…
A queste parole di Barbara de Munari ho sentito l’esigenza di dare un seguito: personale sì, ma fors’anche interprete di un sentire e di uno sgomento comuni.
Situazione pesante e scabrosa, quella verificatasi al Salone del Libro di Torino – ma anche molto tesa in altre parti d’Italia -. Purtroppo, appellarsi alla intelligenza, alla tolleranza, al discernimento delle persone – come in genere si cerca di fare – è vano esercizio.
Ma se dall’alto non si risolve il punto di vista sulla situazione, avremo sempre tifoserie (anche le più serie sono tali, finché non si mette un ‘punto’ ben preciso. e definitivo: così identificando la questione con le sue caratteristiche e il suo nome).
Si tergiversa, si stenta a decidere, ci si incontra e si tentenna in continue riunioni da un capo all’altro del mondo senza parole certe e definitive, così che si è sempre nella zona grigia dell’indecisione e dell’inconcludenza.
E’ così che è stata data linfa a nuove forme di assemblearismo, dove giovani (non so quanto informati della questione…) piantano tende, vandalizzano scuole e università, dimostrano con violenza evitando ogni confronto e affidandosi alla lettura urlata e trabbiosa di proclami (forse già pronti in polverosi cassetti) ; altrettanta nuova linfa è stata data – non volendo, voglio sperare! – a posizioni di forte contrasto contro Israele, persino ricalcano beceri e violenti modelli di tipo antisemita.
Credo che sia impossibile non rilevare che ci troviamo in un vortice molto agitato (da altri) che ha prodotto effetti destabilizzanti a macchia d’olio. Effetti che anziché essere fermati, affrontati e fatti regredire, vedono una staticità assoluta e assurda (al netto del solito via vai di comis, del solito bla bla, denso di etichette. pacche sulle spalle e di strizzate d’occhi, come in un tragico gioco delle tre carte).
Dispiace immensamente che Scrittori, aziende, professionisti, case editrici, vedano compromesso in tutto o in parte il proprio lavoro: lavoro e attese che vanno da un appuntamento all’altro, di anno in anno.
Assurdo! Com’è assurda, peraltro apparentata alla destabilizzazione in corso su scala mondiale, quella che eufemisticamente viene definita ‘strategia per nuove visioni e nuovi equilibri geopolitici’. Mentre la gente si scanna, nel Mondo, con grande godimento di chi – da tutto ciò – ne ricava lucro, profitto e lauto guadagno, così arricchendosi anche grazie a una forte rendita di posizione, solo per il fatto di ‘esserci’, ‘starci’.
Proprio da parte di chi attraverso la Cultura e le Arti, lì a Torino, deve alzarsi forte un grido che non passi inosservato, sepolto da conformismi vari.
Che soubrette, ‘nanerottoli’ che mirano solo ad apparire senza ‘essere’, e finti intellettuali, tacciano: perchè dev’essere un grido cui associarci tutti, affinché non ci si ritrovi attanagliati in una nuova era di terrorismo, un’era preda dei rigurgiti di una violenza cieca e vile che ritenevamo sepolta e che nulla di buono propone per il futuro.
Un futuro il cui orizzonte è sempre più scuro.
Squarciato dai bagliori di guerre, dai lampi di scoppi, dal rosso degli incendi: il tutto segnato dall’intolleranza, dall’odio etnico, dall’insofferenza a ogni dialogo o confronto.
Un futuro affatto degno per i nostri figli, per i nostri nipoti, e per noi stessi… gli ultimi portatori sani di Tradizioni, Valori, Amore Fraterno e Universale.