SEI DOMANDE AD ANGELA UGLIOLA (alias, NJADYR HELGRINDR)

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D – Angela, nel suo commento in quarta di copertina del suo nuovo libro Esoterismo e Follia, in uscita a Febbraio 2023, per i tipi di Psiche2, leggiamo «La “vita è dunque un gioco di Follia” comunque la si voglia intendere. L’universo è mentale e pertanto è folle egli stesso. Ci vuole una grande Follia per riconoscere tale assunto e altri e diversi gradi di Follia per restare ciechi di fronte all’illusione più grande di tutte: ciò che viene comunemente considerato Vita. In questo mi ritengo doppiamente folle». Direi che è una presentazione e una sottolineatura sintetica quanto ricchissima di contenuti: forse non basterebbero decine di libri ad analizzarla in ogni suo segmento, sfaccettatura, ma credo che lei intenda offrire delle nuove e diverse chiavi di lettura, e quindi un diverso approccio.

R – Nella stessa Introduzione alla lettura del testo, mi ha fatto piacere ricordare la sintesi di un pensiero di Thomas Mann: “Lo sforzo della psicologia del profondo (…) è allo stesso tempo uno sforzo fatto per penetrare nell’infanzia dell’umanità, nel primitivo, nel mitico”.

Oltrepassando la visione comune che si ha di Follia, e discostandomi dall’accomunarla integralmente alla pazzia, ritengo che indagare sulla stessa implichi ricercare le più antiche radici dell’umanità. Studiarne la storia, comporta il rivelare il pensiero più intimo dell’uomo e il suo rapporto con la ragione e il divino nel corso dei secoli. Infine, scrutarne le tipologie aiuta a comprendere le potenzialità dello spirito e le aberrazioni dell’anima poiché per raggiungere Follia occorre sondare i confini più estremi della natura umana.

La Follia è dunque parte integrante dell’essere umano, ed è così radicata in esso che diviene impensabile poterla estirpare dal singolo uomo o dalle società in cui esso vive. Ciò che di lei possiamo dire, con quasi assoluta certezza, è che essa attinge ad un Abisso profondo e sconosciuto, corrispondente al Caos degli inizi filosofici, ad un mondo lontano dall’universo della ragione in cui l’uomo è solito dimorare.  L’uomo non conosce tale fonte originaria a cui la ragione tenta di dare una forma tramite il pensiero, i simboli, le parole, i miti. L’Intelletto ama e definirla irrazionale, inconoscibile, e il vero grande mistero sarebbe da ricercare non soltanto nella natura della stessa ma nella capacità della coscienza di arginare le forze tenebrose, primitive, sconosciute e caotiche sepolte ivi sepolte. E, allorquando l’argine cede, si apre un varco tra le forze della ragione e quelle oscure della psiche profonda; la Follia vi fa capolino, concedendo alle seconde di muoversi come un fiume in piena, la cui forza travolgente rischia di disgregare irrimediabilmente i baluardi      –     ma anche i limiti – della coscienza.

 

D – Converrà che la tematica è estremamente seria quanto ampia e variegata, non alla portata di tutti – salvo il volersi concentrare nell’approccio e nel suo dipanarsi -: qual è la differenza tra ‘follia’ e ‘pazzia’?

R – Grazie per la domanda che ritengo più che pertinente. Certe tematiche vengono normalmente affrontate con un linguaggio il più delle volte accademico o criptico e, dunque, lontano dall’uomo comune. È mia intenzione cercare invece di affrontare determinati argomenti con un linguaggio alla portata di chiunque voglia realmente conoscere il significato profondo dell’esoterismo, senza tralasciare un approccio tecnico e che ci riconduca, in questo specifico caso in cui si narra di follia, alle recenti scoperte delle neuro-scienze.

Per dirla con i toscani, fini ma anche pratici pensatori, la follia va intesa come creatività fuori dalle regole istituzionali, un immenso potenziale, sconosciuto ai più, che non sempre sfocia nella patologia. Mentre la pazzia è una malattia mentale, colma di solitudine e abissale sofferenza.

Ricordando l’etimo del termine folle (dal latino follis: pallone gonfio d’aria), possiamo dire che esso sta a identificare – in modo non di rado spregiativo, anche se profondamente ingiusto – una persona bizzarra, che manifesta le proprie emozioni in maniera eccessiva, ma soprattutto dotata di poco senno o di un criterio di valutazione del tutto singolare e personale.

A questo proposito, trovo significativo citare una riflessione di Michel Foucault nella sua ‘Storia della Follia nell’età classica’, che ci riporta al senso profondo di Follia: “Da ogni parte la follia affascina l’uomo. Le immagini fantastiche che essa suscita non sono apparenze fuggitive che spariscono in fretta dalla superficie delle cose. Per uno strano paradosso, ciò che nasce dal più singolare delirio era già nascosto come un segreto, come una verità inaccessibile, nelle viscere della terra. Quando l’uomo dispiega l’arbitrarietà della sua follia, incontra l’oscura necessità del mondo; l’animale che ossessiona i suoi incubi e le sue notti di privazioni è la sua stessa natura, colei che metterà a nudo l’inesorabile verità dell’inferno; le vane immagini della cieca stupidità sono il grande sapere del mondo”

 

D – Angela, i contenuti del suo libro, nonostante l’apparente leggerezza nell’esposizione – quasi a voler prendere per mano il Lettore – propongono scenari persino audaci. “E se Follia è l’inabissarsi della coscienza, la corruzione della capacità di vedere il mondo e l’isolamento nel delirio allucinatorio, si è davvero sicuri che tali stati appartengano solamente al “malato di mente”?”

R – Sebbene la razionalità possa indurci a rispondere affermativamente, questo testo vuole essere un invito alla riflessione. Per farmi comprendere meglio, vi pongo un’ulteriore domanda: esiste una reale differenza tra un folle inconsapevole di sé e un essere umano che volontariamente ed altrettanto inconsapevolmente resta prigioniero dei propri limiti, dei propri pensieri, delle proprie passioni, delle proprie illusioni, delle proprie false certezze, incurante dell’esistenza di una Verità Suprema che – in quanto tale – è impossibilitato a rincorrere? Ogni essere umano rischia di venire travolto, in modo peraltro improvviso quanto imprevisto, da un’ondata di inconscietà: ciò accade allorquando non riesce a domare ed a tenere a freno le potenti e distruttive forze che risiedono in lui, e che si manifestano tramite emozioni e pensieri incontrollati, piccole fobie, nevrosi, ossessioni, false convinzioni, bigottismo e reazioni a volte ingiustificate. In ognuno di noi dimorano i due cavalli di origine platonica che tirando in due direzioni opposte generano un profondo conflitto oltre a una profonda frattura tra il mondo noumenico e quello fenomenico.

Se è dunque inconfutabile che la follia appartenga ai folli, è altrettanto vero che non esiste uomo che non sia stato sfiorato da lei almeno una volta.

 

D – Citando Erasmo da Rotterdam, nel suo celeberrimo ‘Elogio della Follia’, questi scriveva “La vita umana non è altro che un gioco di follia”.

R – Quante volte, proprio come tracciava Euripide parlando di Medea, si è avuta la sensazione di sapere con una lucidità spaventevole cosa fosse giusto fare ma una forza più forte ci ha sospinti nella direzione opposta e persino contraria.

“So quanto male sto per fare ma la passione dell’animo – che è causa delle sciagure più grandi in questo mondo – la passione dell’animo è più forte in me della ragione”.

È possibile dunque affermare che esiste qualcosa di profondo e nascosto dentro la psiche dell’uomo che rischia di farlo sprofondare in ogni momento nel profondo baratro della ‘follia distruttiva’, ossia della pazzia. Solo pochissimi uomini sono stati, e sono, in grado di tenere a freno queste potenze primordiali, comprese le quali si giunge all’essenza stessa della natura dell’uomo. Mi riferisco ai mistici, ad alcuni grandi iniziati, ai Poeti, ai Profeti…

Così il filosofo Karl Jaspers descrisse, nel suo ‘Genio e Follia’, queste forze primordiali, trattando sulla follia di Horderlin: “La questione si pone altrimenti: ora il pericolo minaccia lo stesso poeta, ne può essere schiacciato, mentre il suo compito è proprio quello di trasmettere agli uomini, con la sua opera, ciò che di mortale vi è nel divino (…) Come Dioniso, che, nato da Semele colpita dal fulmine di Zeus, trasmette il fuoco divino ai mortali nella bevanda benefica, così il poeta accoglie la folgore divina e offre, sotto forma di canto, ciò che sarebbe mortale senza questa trasmutazione”.

Il Poeta rende quindi accessibili agli uomini le potenze primordiali, quelle creatrici del tutto, senza che queste possano disintegrarne l’Io tanto caro, quanto perituro, degli stessi.  Mi riferisco alla Poesia leale ed originaria, la stessa che animò i versi di Omero, Esiodo, Sofocle. Quella che ispirò Horderlin, Strindberg, Goethe, Voltaire, per citarne soltanto alcuni. La stessa che, tramutata in arte, si ritrova tra le trame delle tele di Van Gogh, o nella musica divina di Mozart, Hoffmann e Beethoven, o nelle formule matematiche di Newton, Cardano ed Einstein.

Poesia può dunque accedere alla Follia. Follia, dal canto suo, qualora approdi alle vette più alte, diviene potenza creatrice nonché portavoce di una verità che non alberga nelle menti umane. Qui la “pato-logia raggiunge la sua essenza che non è da cercare nella malattia, ma in quel patire (pathos) che si fa parola (loghia)”.

Le indico un fil-rouge da seguire: Poesia scaturisce da Follia, creando un legame sottile e impalpabile quanto prorompente e saldo, tant’è che per comprendere la seconda si è tentato di sviscerare la prima, essenza stessa della natura umana e delle sue origini. Sono state utilizzate alcune Opere come tramite, le stesse che hanno tentato di dare un nome all’inconcepibile rivestendolo di personaggi, eventi, passioni e ricordi. Sono le Opere di Poeti, Profeti e Veggenti, i soli che, avendo conosciuto l’essenza di Follia, poterono accedere ai sacri versi in maniera ispirata e genuina, divenendo la “scienza dell’uomo segreto”.

I Miti che sgorgano da Poesia, lungi dall’essere mere allegorie o banali metafore di fenomeni cosmici o antropologici, diventano espressioni profonde delle immagini primordiali che reggono la nostra Realtà, la nostra struttura interiore. Essi dimorano all’interno dell’Anima del Mondo – quell’Anima Universale, nota come Anima Mundi, il cui concetto si ritrova nel Timeo di Platone – sono un tutt’uno con essa e, tramite le immagini archetipiche, ne spiegano l’archetipo stesso nel suo incessante operare.

 

D – Angela, lei ci sta già accompagnando, tenendoci prudentemente per mano, in questo ‘viaggio’ rappresentato dalla lettura del suo nuovo libro, con lo stesso spirito che Virgilio dovette avere con l’Alighieri… Ci spieghi ancora…

R – Conseguentemente a quanto precede, il Folle diviene un uomo in grado di forzare i limiti della propria coscienza per accedere là dove i più non osano gettare neanche lo sguardo e, oltrepassando i confini della propria mente, potrà sperimentare abissi spaventosi o visioni estatiche.

Il fenomeno della Follia, alla luce di quanto espresso, può essere osservato come un’entità clinica che sfocia nella psicopatologia, oppure come una dimensione più profonda, un processo che sottende alle attività umane e che, sebbene venga spesso messo a tacere, concerne la stessa natura spirituale dell’essere umano. La verità – per dirla con Nietzsche, nel suo “Aurora” – è che “quasi ovunque la follia apre la strada al nuovo pensiero”, o, per citare A. Gide, “le cose più belle sono quelle che la pazzia suggerisce e la ragione scrive.” La mediocrità sembra invece essere divenuta la cifra connotativa della nostra normalità, mentre l’autentica Poesia è diventata così estranea che l’accesso alle realtà spirituali ci viene spesso negato. La psichiatria, dal canto suo, dando un nome a tali eventi sovrumani, ha tentato di spiegare l’inspiegabile e, definendo la malattia, crede di averne penetrato l’essenza e di averne svelato ogni arcano. Follia non può essere spiegata dalla Ragione in quanto non può essere conosciuta guardandola dall’esterno. Forse si può tentare di raccontarla, ma fino a che si userà la razionalità per narrare Follia si cadrà nel paradosso di una ragione sovrana adoperata per spiegare ciò che trascende la ragione stessa. Sarà la sbrigativa e definitiva relegazione, nel XVIII° secolo, della Follia, purtroppo sovrapposta in modo confuso e arbitrario con la Pazzia, a malattia mentale, a far sorgere una profonda spaccatura tra Ragione e Follia. Per contro, nel mondo moderno, sebbene i progressi fatti nell’analisi clinica, permane una zona oscura sul fronte di Follia, una zona poco battuta dai non iniziati, specie sui piani del ‘sottile’, che continua a ingigantire il baratro tra gli ‘insensati’ e il mondo cosiddetto ‘normale’. Specie in un mondo dove la parola ‘normalità’ viene fatta risuonare in un modo anomalo e perverso. Oramai non si parla più realmente con i folli, o forse non si è mai realmente parlato con essi e, citando Foucault, “il linguaggio della psichiatria, che è monologo della ragione sulla follia, non ha potuto stabilirsi se non sopra tale silenzio”.  Per ultimo, desidero soffermarmi ancora sull’etimo della parola ‘follia’, da ‘follitatem’, un vocabolo coniato durante il periodo medievale; follitatem, traducibile con “sacco pieno di vento”, riporta ad un essere che ha perduto qualcosa, che è pieno soltanto di aria e, conseguentemente, “di Vuoto”.

Il ‘matto’, nella sua concezione di ‘testa vuota’, può toccare l’alito divino, il suo respiro, fino a diventare un ‘posseduto del dio’, inusuale portatore di Verità. È colui che diviene consapevole del Vuoto che regge la nostra realtà, un vuoto destinato a tingersi di miriadi di immagini prodotte della mente stessa.

 

D – Angela, una sintesi finale?

R – In questa opera ho voluto indagare Follia, cercando di offrirle una panoramica se non completamente nuova almeno innovativa. I primi capitoli sono stati dedicati alla sua storia, alquanto maestosa e significativa, perché è solo conoscendone la storia che si possono comprendere le varie sfaccettature di cui è stata rivestita, concezioni non solo contrastanti ma, delle volte, assolutamente antitetiche. Tale analisi mi ha permesso di comprendere come, in Lei, gli opposti coincidano e come non esista una definizione umana che non gli appartenga. Solo, nel corso dei secoli, a ciascuno è stato dato di vedere uno, o soltanto alcuni, dei suoi aspetti nell’incapacità di realizzare che, di fatto, Ella li conglobava tutti. Essi non erano che una parte della sua immensa complessità, quella che narra della totalità dell’uomo, dai suoi aspetti più concreti e lapalissiani fino a quelli più eterei e trascendentali. Una complessità che deriva dall’essere parte della Psiche dell’uomo, dall’essere la Psiche stessa dell’uomo. Per comprendere quest’ultima ho citato alcune delle principali cosmogonie del mondo occidentale per mostrare come, al di là dei nomi e delle allegorie, tutto è uno, e che la Verità va oltre le divisioni.

Per il tramite delle vicissitudini di alcune deità, ed eroi, ho indagato la natura umana, narrato dei suoi vari aspetti psico-energetici, gli stessi che reggono le strutture attraverso le quali si può tentare, sebbene da lontano, di raccontare Follia.

Nel prosieguo, ho voluto raccontare da vicino le storie di noti personaggi che hanno lasciato una profonda traccia nella storia per le loro opere o teorie, narrando della loro schizofrenia, quella malattia invalidante che delle volte ha portato ad un epilogo distruttivo e irrimediabile.

Successivamente, sono state analizzate le tappe di un percorso iniziatico, e illustrate, per il tramite di quegli stessi meccanismi che spiegano la pazzia, le caratteristiche della medianità e della veggenza, al fine di svelare i punti in comune con la schizofrenia e far comprendere che è in essa che molte potenzialità o virtù, considerate paranormali o fantastiche, giacciono, ed è per il tramite di essa che si possono sfiorare altre dimensioni altrettanto reali che questa.

Ho, finalmente, tentato di raccontare delle diverse forme di Follia, per mostrare come non tutte competano alla psichiatria. Primariamente la Follia della ragione, o come si ama chiamarla, la Follia dell’Ego, quella che accomuna ogni singolo uomo, sia esso sano o insano. Quella collegata alla mancanza di forza, virtù e volontà, quella scaturente dai condizionamenti e dalle sovrastrutture mentali. Questa si è insinuata nella società come il peggior veleno di ogni tempo ma l’uomo, nella sua cecità, non è consapevole di esserne affetto. Dopo aver passeggiato tra le sue trame e i suoi inganni sono giunta, per il tramite di Hermes, il dio mercurio dei greci, nei meandri della follia iniziatica per approdare, infine, nelle terre della follia mistica, il punto più estremo ove possa giungere l’esperienza umana.

 

Ringraziamo Angela Ugliola – meglio nota con lo pseudonimo di Njadyr Helgrindr – per questa particolare e significa intervista, incentrata sul suo ultimo libro ‘Esoterismo e Follia’, ringraziandola per quei lampi di luce con cui ha saputo illuminare una tematica ardua e particolare, più agevole solo per chi abbia già le giuste percezioni, le giuste sensibilità.

Quanto elaborato con passione e competenza da Angela, non può e non deve essere letto o apprezzato con frettolosità, ma fatto proprio a ‘piccoli sorsi’, e non può essere confuso né con altre fenomenologie tipo ‘occultismo’ o ‘stregoneria’ o quant’altro di negativamente assimilabile: si tratta, invece, di un approfondito studio che non esita ad affrontare con coraggiosa e agevole incisività tematiche persino ‘scomode’ o – quantomeno – di non comune trattazione per la profondità e la preparazione necessaria.

 

Qualche nota…

 

Njadyr Helgrindr (pseudonimo artistico della scrittrice Angela Ugliola) sin dall’adolescenza viene attratta dal rapporto dell’uomo con il sacro, così da interessarsi con passione di psicologia, parapsicologia e filosofia.

Successivamente, ma oserei dire ‘conseguentemente’, si avvia lungo un percorso di approfondimento e studio delle discipline esoteriche, appassionandosi in particolare di ermetismo, cabala ermetica e numerologia.

A questo suo percorso di maturazione e crescita interiore, Angela ha unito il crescente desiderio – divenuta ferma volontà – di contribuire a diffondere la cultura iniziatica, riportando l’attenzione sulle antiche tradizioni esoteriche i cui antichissimi insegnamenti, spesso velati da desuete allegorie e oscuri simbolismi – ma anche da interpretazioni talvolta temerarie e altre volte frutta di banalissimi copia-incolla -, necessitano di un nuovo approccio e di un linguaggio vicino alle persone desiderose di ‘conoscere’,  di ‘crescere’ in un percorso di serena evoluzione.

Per meglio perseguire tali obiettivi, nel 2018 fonda il “Madame Mabel 1860”, conosciuto e apprezzato nella Torino appassionata di magici incanti come “Il Salotto della Strega”, il primo e unico ritrovo per gli appassionati di esoterismo in Italia: luogo ove cultori e appassionati delle materie possono dialogare e confrontarsi in modo aperto, costruttivo e anche ricco di entusiasmo. Angela non poteva non essere appassionata anche dei Tarocchi. Considera il Tarocco uno degli strumenti tramite il quale sondare l’animo umano, essendo lo stesso un “mutus liber” all’interno del quale è racchiuso il mistero dell’uomo.

Sviluppa un proprio metodo di insegnamento, che porta avanti attraverso l’Accademia “La Via del Simbolo”, basato sullo studio degli archetipi in esso contenuti, il proprio percorso iniziatico e la psicologia che guarda al divino. Cofondatrice del “Museo della Stregoneria Contemporanea” presso il “Madame Mabel 1860” di Torino, è docente presso l’ A.I.M.E. (Accademia Iniziatica della Magia e dell’Esoterismo).

È anche conduttrice, presso SkyValue24, della trasmissione esoterica “Il Salotto della Strega”.

Autrice di numerosi elaborati di studio e approfondimento, ha scritto anche “I Tarocchi come Via Iniziatica – L’Opera del Carro: dall’Opus alchemica alla Merkavah”, edito nel 2021 per i tipi di Psiche2.

 

 

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