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Una Notizia che… pochi riportano, eppure…

Covid: Uso più ampio del plasma convalescente avrebbe potuto salvare migliaia di vite in più

Rileviamo da Quotidiano Sanità del 4 ottobre questa notizia: “un nuovo studio USA – pubblicato da PNAS – stima che migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate durante il primo anno della pandemia di Covid-19 se il plasma convalescente fosse stato utilizzato in modo più ampio, in particolare nei pazienti ambulatoriali ad alto rischio di malattia grave nei primi giorni di ricovero”.

Notizia che pochi hanno rilevato, per di più in un momento dove si rumoreggia sulla commissione d’’inchiesta parlamentare che deve riunirsi in questi giorni, dopo tanto tergiversare, e che vede, tra i componenti, anche l’ex Primo Ministro, oggi, Onorevole Conte.

Una posizione assai discussa, quella di Conte, essendo ritenuto dai più, cittadini compresi, uno dei fautori di quelle problematiche che hanno portato all’istituzione di questa commissione d’inchiesta.

Commissione non voluta da tutto il parlamento, tanto da essere fortemente osteggiata da diversi partiti.

Molto ambigua la posizione dell’ex Primo Ministro, anche per il ruolo occupato, che potrebbe forse creare qualche conflitto di interessi per la sua richiesta nell’essere inserito in commissione, poi accettata. Questo farebbe sorgere qualche dubbio…

E’ all’interno della storia del “Covid” che rileviamo l’importanza della notizia data dal Quotidiano Sanità.

Ricordiamo che Il plasma iperimmune, prelevato dai pazienti guariti da covid, fu allora utilizzato e promosso, per risolvere tanti casi gravi di pazienti ospedalizzati, dal Prof. Giuseppe De Donno presso l’Ospedale Mantovano “Carlo Poma” e poi a seguire al policlinico San Matteo di Pavia, ma, nonostante il successo di questo rimedio, suscitò numerose polemiche circa il suo utilizzo.

Ricordiamo ancora che nel Maggio del 2020, l’Aifa autorizzò uno studio per valutarne l’efficacia, casualmente presso l’azienda Universitaria di Pisa.

Stranamente i risultati riportati nel 2021 rilevarono la mancata evidenza del beneficio del plasma, nonostante il Prof. De Donno nel corso di una Audizione al Senato, lamentò una poca esperienza dell’Ente Pisano.

Per di più, alcune autorevoli riviste mediche, “The New England Journal of Medicine” e “The Lancet” pubblicarono degli articoli che dichiaravano che l’utilizzo

del plasma immune non sortiva effetti sensibili al tasso di sopravvivenza dei pazienti, nè ad altri obiettivi clinici.

Così, forse a causa di questi fatti, dopo aver lasciato il suo ruolo di Primario presso l’ospedale “Carlo Poma”, inizio la sua attività di medico di famiglia, fino al giorno in cui fu trovato morto nella sua casa di Curtatone.

Si è parlato di suicidio, ma presero piede anche altre ipotesi non ben identificate.

La famiglia tuttavia ha sempre negato certe illazioni, invitando chiunque a non strumentalizzare e rispettarne la memoria.

Noi rispettiamo la memoria e il volere della famiglia.

Ci lascia tuttavia incuriositi che a distanza di qualche anno, ulteriori studi, possano affermare l’efficacia della cura ed in particolare:

“Secondo uno studio condotto da ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (USA), guidati da Arturo Casadevall, un utilizzo più ampio di plasma convalescente durante il primo anno della pandemia di Covid-19 avrebbe potuto salvare migliaia di vite in più, in particolare se somministrato ai pazienti ad alto rischio di malattia grave nei primi giorni di ricovero.”

La poca esperienza degli ospedali preposti allo studio in Italia, come dichiarato da De Donno, possono aver alterato i risultati?

Interessante la frase dove il nuovo studio asserisce:”in particolare se somministrato ai pazienti ad alto rischio di malattia grave nei primi giorni di ricovero.”

Interessanti i numeri che lo studio propone.

“Secondo gli autori dello studio, il trattamento con plasma convalescente dei pazienti con Covid ricoverati ha salvato tra le 16.476 e le 66.296 vite negli Stati Uniti”

“Nell’ipotesi più ottimistica, ovvero se al 100% dei pazienti con Covid fosse stato somministrato plasma convalescente entro tre giorni dal ricovero, tra luglio 2020 e marzo 2021- a seconda delle stime di mortalità utilizzate dagli autori per la loro analisi – si sarebbero potute salvare tra le 37.467 e le 149.318 vite, pari a un aumento di circa il 125% rispetto alle effettive guarigioni registrate in USA, o tra le 53.943 e le 215.614 vite, pari a un aumento di circa il 225%.”

Noi non essendo certamente dei tecnici, ci soffermiamo a riportare i fatti, ed a chiederci:

Chi, come e perché si scelsero quelle strutture non ritenute idonee da chi ha ideato la cura?

Perché non furono fatti ulteriori studi, dal momento che già in due ospedali si praticavano quelle tecniche?

Domande che oggi meriterebbero una risposta ed una accurata indagine.

Perché si scelsero proprio quelle strutture, così diverse da quelle che già avevano esperienza e tecnica acquisita, dal momento che vi era la necessità di salvare vite umane?

Avranno mai risposta i familiari delle migliaia di vittime, che si sarebbero potute salvare?

La politica, ha avuto un ruolo nella scelta, che alla luce di questi risultati, potrebbe apparire non idonea?

Chiarezza, e giustizia, dovrebbe essere la priorità di ogni Nazione, Italia compresa.

A seguire il link per poter leggere l’articolo di Quotidiano Sanità integralmente

https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=124826

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