Il 1 marzo 2024 la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni ha incontrato alla Casa Bianca il Presidente statunitense Joe Biden ricevendo da questi un endorsement chiaro “Giorgia è mia amica”.

Un confronto dichiarato da entrambi “intenso” ed “utile” durante il quale la Premier Meloni ha inteso dichiarare il “Pieno sostegno agli USA” in particolare sulle strategie da attuare a riguardo delle guerre in Medio Oriente ed Ucraina.

Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, al termine del summit, ha sottolineato la “forte posizione assunta dal presidente Joe Biden e dalla premier italiana Giorgia Meloni riguardo agli aiuti all’Ucraina”.

“C’è una incredibile unità e tutti condividiamo le stesse preoccupazioni riguardo al fatto che Putin conquisti l’Ucraina e ciò che questo significa per la sicurezza della Nato“ ha continuato Kirby negando che vi siano “fratture” tra Washington e Palazzo Chigi.

Sarà per queste dichiarazioni, oltre per un assai irrituale bacio sulla fronte di Biden alla Meloni, che Fox News ha dichiarato “cocca di Biden” la Premier italiana.

Nella settimana precedente a questo incontro in Virginia vi era stato il CPAC, congresso dei conservatori repubblicani americani, ed i beni informati riportano che i cinque deputati della delegazione di Fratelli d’Italia presenti si siano sentiti chiedere dai delegati presenti innumerevoli volte dove fosse la loro leader.

Oltretutto il Presidente dell’Ungheria Orban incontrerà Trump nella sua residenza di Mar a Lago in Florida il prossimo 8 marzo.

Un recente articolo del quotidiano Il Foglio riportava che la Premier italiana avrebbe “autorizzato” il deputato di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione estera che comprende la Florida, onorevole Andrea di Giuseppe, ad incontrare Trump.

Sempre i bene informati, però, sottolineano che l’invito “all’autorizzato” non sarebbe mai stato inviato da Mar a Lago.

Chi frequenta da dentro il cerchio magico trumpiano sa bene come la Premier Meloni sia ritenuta una che ha “cambiato casacca”, frase assai eufemistica rispetto a quelle che si sentono nei circoli del conservatorismo statunitense.

Martedì 5 marzo c’è stato il Super Tuesday ed è finito 11 Stati ad 1, ove “l’uno” era il Vermont.

Stato, a dire il vero, realmente insignificante dal punto di vista dei pesi per la nomination nel Partito Repubblicano.

Stato in cui vivono 645.570 cittadini americani su 331,9 milioni degli Stati Uniti tutti (dati omogenei del 2021).

Sarà per questo che la CNN, testata da sempre assai ostile al Presidente Trump, poche ore dopo la chiusura delle primarie del Super Tuesday ha annunciato che l’avversaria del “cattivone”, Niki Halley, si stia apprestando a ritirarsi.

Assai difficile poter pensare che i rapporti fra il conservatorismo americano a guida Trump e la Premier italiana possano portare nei prossimi tempi Fox News a titolare “Meloni cocca di Trump”.

Questo richiederebbe un ulteriore e di segno opposto “voltafaccia” della attuale leader della destra italiana.

Cambio di posizione che potrebbe non essere sufficiente.

Necessario è, infatti, che Trump e il conservatorismo americano tutto decidessero di dare alla leader italiana una “nuova possibilità”, in politica tutto è “possibile” ma nulla è “gratuito”.

Il politico Otto Eduard Leopold von Bismarck, nato in Germania nel 1815, è assai famoso per aver teorizzato il fatto che “con un “gentiluomo” si debba essere sempre più di un “gentiluomo”, ma con un “mascalzone” si possa essere più di un “mascalzone”.

Lo stesso politico tedesco, ed i tedeschi in Italia vanno assai di moda, usava anche teorizzare che la politica è “l’arte del possibile, la scienza del relativo” ed, ancora, che la politica “non è una scienza, come molti fra i signori professori immaginano, ma un’arte”.

Infine, Bismarck usava ripetere che la politica “non è una scienza esatta”.

Questi elementi di riflessione sarebbe assai utile che il centro destra, o destra centro come amano oggi dire gli opinionisti italici, li riportino nel loro ragionare per il bene ed il futuro della nostra nazione.

Partendo, appunto, proprio dalla politica estera ove, sommessamente mi sento di temere, il rischio di un avventuroso schiacciamento su un lato della politica statunitense potrebbe arrecare più danni che vantaggi dal gennaio 2025.

Ragionamenti ad alta voce, forse, ragionamenti di chi ha la fortuna di ascoltare le “gole profonde” del “deep Mar a Lago”.

Ignoto Uno

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