Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Ci dicono che siamo in Europa ma non è vero

Per quanto ciascuno di noi si senta cittadino europeo per il ministero dell’Istruzione Italiano non lo è abbastanza.

In questo articolo raccontiamo un paradosso istituzionale che tiene prigionieri centinaia di italiani che non vedono riconosciuti i propri diritti nonostante il TAR riconosca la loro ragione.

Nello specifico in questo articolo si affronterà il problema attualissimo e impellente dell’abilitazione all’insegnamento.

Attuale perché la scuola italiana ha un bisogno fondamentale di insegnanti formati e adeguati al ruolo completamente nuovo che devono ricoprire.

Impellente perché il mondo della formazione è cambiato drasticamente nel giro di pochi mesi e ci troviamo davanti l’urgenza di tre generazioni che non possono pagare nella loro vita futura la perdita di anni di studio degli anni della formazione.

Bloccare gli studenti oggi vuol dire non avere scampo tra dieci anni e doverci piegare all’involuzione del progresso impossibile senza le dovute basi.

Cosa denunciamo

In questo articolo segnaliamo la condizione di circa 4.000 laureati che hanno conseguito il titolo di abilitazione all’insegnamento in un paese europeo diverso dall’Italia e che il MIUR non riconosce valida.

Chi vuole insegnare in Italia deve essere innanzitutto molto aggiornato e al passo coi tempi.

Non nel senso di superamento di un eventuale gap tecnologico generazionale ma nel senso che deve essere aggiornato su tutte le novità del ministero.

In principio l’abilitazione all’insegnamento avveniva tramite concorso e successive prove di esami.

All’inizio del 2000, con l’ingresso nella crisi lavorativa si è scoperto che quello della formazione poteva essere un mercato interessante così sono ante le varie scuole di abilitazione (SSIS e compagnia cantando) che poi sono state dismesse e sostitute con i crediti formativi addizionali (i famosi 24 cfu) che hanno costituito lo zoccolo duro del bilancio di numerosi enti di formazione.

 

Un po’ di storia

Ma vediamo cosa aveva previsto la storia, come tutto era stato progettato al meglio.

Era il 1945 e nel continente europeo un gruppo di nazioni avevano avviato una serie di trattative volte a rivoluzionare le relazioni internazionali.

Era finita la seconda guerra mondiale e si iniziava a parlare di Mercato Comune Europeo.

Vennero gli anni ’60 e il boom economico fu favorito anche dall’assenza di dazi doganali tra i paesi europei.

Negli anni ’70 la comunità di nazioni si allarga e inizia la sensibilizzazione al tema dell’ambiente.

Gli anni ’80 sono segnati dall’epocale caduta del muro di Berlino e dalla nascita del Mercato Unico.

Ma sono gli anni ’90 che ci fanno sentire tutti cittadini Europei: il trattato di Maastricht del 1993 sancisce l’uguaglianza dei cittadini Europei liberi di far circolare  beni, servizi, persone e capitali.

Da lì in poi si sono aggiunti paesi, abbiamo imparato a viaggiare in Europa senza passaporto, abbiamo unito la moneta e abbiamo affrontato il mercato di lavoro internazionale come cittadini e non come migranti.

Il paradosso

Nel periodo della propaganda europeista avevano perfino fatto una serie per bambini con Cristina D’Avena che recitava e cantava nella sigla “l’Europa siamo noi, un’unica nazione”.

Eppure pare che così non sia.

Nonostante quanto ci venga detto, c’è qualcosa all’interno dello stato italiano che non si arrende a questo tassello che ha simboleggiato una cesura epocale tra l’era delle guerre economiche e l’era dei trattati.

Nonostante oggi ogni cittadino europeo sia libero di viaggiare, fare acquisti, lavorare in Europa, pare che secondo il ministero dell’Istruzione Italiano non possa studiare.

O meglio, un cittadino europeo è libero di studiare dove vuole salvo che il MI non riconoscerà il suo titolo.

Sembra paradossale e infatti lo è.

Lo è perché il TAR riconosce come validi i titoli conseguiti all’estero ma il Ministero dell’Istruzione no.

 

L’eccezione alla regola

Solo che non è sempre così.

Guardando lo storico dei decreti emanati, non sempre il MIUR è stato contrario alle abilitazioni prese all’estero.

Dalle ricerche in corso, ci risulta che almeno 5 (ma le ricerche non sono finite) persone sono sfuggite al nazionalismo istituzionale.

Avv.Maurizio Danza
Avv.Maurizio Danza

Per capire meglio abbiamo contattato l’ufficio preposto al riconoscimento dell’abilitazione, le asce turche che, nonostante il richiamo del TAR si ostinano a mantenere la barricata.

Queste informazioni sono state prese dagli allegati che lo studio Legale Danza ha sottoposto sia al TAR sia Consiglio di Stato per segnalare questa condotta stonata.

Per completezza di informazione segnaliamo che abbiamo chiesto anche alla direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione una intervista per chiarire questa condizione ma fino al momento di pubblicazione di questo articolo non abbiamo ancora ricevuto risposta alla nostra richiesta di intervista ma siamo sempre aperti a un confronto e a una integrazione.

Vi terremo aggiornati sui risvolti.

 

 

Crediti

https://www.miur.gov.it/abilitazione-all-insegnamento1

Il Ministro Azzolina, verso l’infinito e oltre




Massimo Coen Cagli parla di Fundraising per le scuole

Massimo Coen Cagli ci parla del fundraising

In questa puntata de “il fundraising per le scuole” Chiara Sparacio (la sottoscritta) e Francesca Donati  hanno ospitato Massimo Coen Cagli il più famoso fundraiser nel settore della scuola.

Massimo Coen Cagli ha dimostrato come ogni scuola può fare fundraising e come attingere alle risorse umane all’interno della scuola stessa.

All’interno di una puntata molto concreta, ha spiegato come chiedere e a chi.

 

Di seguito il video

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=hoJ0rzi7xfo?feature=oembed&w=640&h=360]

Il Fundraising per la Scuola

Aiutiamo le scuole col fundraising

BetapressTV




Riccardo Friede parla del fundraising

Riccardo Friede ci parla del fundraising

Per la prima puntata della trasmissione “il fundraising per le scuole” Chiara Sparacio (la sottoscritta) e Francesca Donati  hanno ospitato  Riccardo Friede che ha parlato delle regole base del fundraising.

Riccardo ha spiegato cosa è il fundraising e che per fare fundraising bisogna:

  • individuare una buona causa

  • creare un gruppo di persone che si impegni nel fundraising

  • individuare i donatori (e conservarne i contatti sotto forma di lista)

  • chiedere

  • portare a termine i progetti

 

Di seguito il video

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=dCgPptEPTtk?start=41&w=640&h=360]

 

Il Fundraising per la Scuola

Aiutiamo le scuole col fundraising

BetapressTV




Il podio del degrado cattivi maestri comunicatori

Il podio del degrado, cattivi maestri comunicatori: in meno di 24 ore il web impazzisce e disvela le tare culturali e sociali di chi comunica in Italia.

Come un tubo turato che poi esplode, in poche ore la rete ci offre un florilegio di aberrazioni culturali che hanno come filo conduttore la discriminazione sessuale e il maschilismo violento.

Quasi abbiamo nostalgia del periodo in cui si parlava di covid.

Ecco la presentazione delle notizia in forma di climax ascendente (anche se, soprattutto con le ultime due, è difficile assegnare il primato):

Quarto posto

Il cantante Gue Pequeno, in una intervista dice di non essere sessista o razzista “ma” non approva la scelta del collega Ghali di vestirsi da donna se non è dichiaratamente gay.

Terzo posto

Il pentastellato Alessandro Di Battista scivola su considerazioni contro “coloro che PRETENDONO di ottenere un miglioramento dei diritti civili per gli omosessuali esibendosi in volgari forme di trasgressione durante i Gay Pride”.

Secondo posto

Lo psicoterapeuta televisivo Raffaele Morelli inveisce contro la scrittrice Michela Murgia in uno scambio acceso e variegato sul seme del femminile, che solo le donne possono giocare con le bambole e che se la donna non viene guardata quando è per strada non è gratificata.

Primo posto

Le spoglie vive del critico d’arte Vittorio Sgarbi che vengono traslate a forza fuori dal parlamento dopo un lungo, reiterato e ininterrotto inveire contro il magistrato Giusi Bartoluzzi

 

Diagnosi

In psichiatria si chiama schizofrenia, dal greco σχίζω (schizo) (spaccare, frammentare, dividere) e φρήν (fren) (l’anima, lo spirito, l’intelletto, la mente… poi il cervello).

Le funzioni mentali della mente dell’individuo si separano e frammentano.

 

Anamnesi

Un altro esempio di altro ambito e di poco antecedente è legato alle dichiarazioni del ministro Matteo Salvini che mangia ciliegie e poi lo nega…

Prognosi

Insomma qualcosa nell’equilibrio psichico di chi comunica in tv o sui social si è rotto e forse mostra i veri volti di questi fenomeni da palcoscenico dal trucco avvenente e l’alito marcescente.

Terapia

A noi resta solo da ricordare che chi si espone, chi comunica, chi si espone in qualunque modo, ha il dovere di essere di buon esempio.

In questo momento vediamo solo pessimi esempi, ma abbiamo fiducia nell’intelligenza, nella capacità di comprendere e di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, di chi osserva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Link

Dichiarazione di Alessandro Di Battista
Intervista a Gue Peqeno
Raffaele Morelli e Michela Murgia
Intervento di Vittorio Sgarbi

 

 

L’Ipocrisia del tutto