Interferenza ed Imprinting: i pilastri dell’apprendimento efficace

 

Quando occorre ragionare su un metodo didattico o sul percorso educativo di una classe o di un singolo discente è obbligatorio fare una valutazione d’insieme che tenga conto di molteplici fattori legati al nostro “alunno”, vi sono fattori sociali, personali, emotivi, di contesto, ma in primis occorre valutare e ragionare su due pilastri importanti che poi a ruota legano tutti gli altri, Interferenza ed Imprinting.

Cerchiamo di capire quali differenze vi siano tra le due categorie nelle seguenti poche righe.

L’interferenza è un concetto chiave nella psicologia dell’apprendimento e della memoria ed è importante comprenderlo quando si tratta di ottimizzare il processo di studio.

L’interferenza si riferisce al fenomeno in cui l’apprendimento o la memorizzazione di nuove informazioni è ostacolato o influenzato negativamente dalla presenza di informazioni precedenti o simili.

Questo può avere un impatto significativo sullo studio.

Ecco come l’interferenza può influenzare l’apprendimento e cosa si può fare per gestirla, ovviamente occorre distinguere i differenti tipi di casus di fronte ai quali ci troviamo.

Potremmo partire con l’interferenza retroattiva, che spesso si verifica quando le nuove informazioni ostacolano la memoria delle informazioni precedenti.

Ad esempio, se stai studiando materiale nuovo prima di un esame, potresti dimenticare alcune delle informazioni che hai appreso in precedenza.

Per gestire l’interferenza retroattiva, è utile prendere delle pause durante lo studio per consolidare le informazioni apprese in precedenza.

La ripetizione spaziata, in cui si ripassa il materiale in intervalli di tempo sempre più lunghi, può aiutare a contrastare questo tipo di interferenza.

Nemmeno da sottovalutare l’incidenza dell’interferenza proattiva che si verifica quando le informazioni precedenti ostacolano la memorizzazione di nuove informazioni.

Ad esempio, se hai già imparato un elenco di parole in una lingua straniera e stai cercando di apprendere un nuovo elenco di parole, le parole precedenti potrebbero influenzare la tua capacità di ricordare quelle nuove.

Per gestire l’interferenza proattiva, è utile cercare di separare le informazioni simili nel tempo o nello spazio.

Ad esempio, puoi studiare il materiale relativo a una lezione precedente in una stanza diversa rispetto a quella in cui stai studiando il nuovo materiale.

La nostra mente poi spesso cade nell’interferenza delle informazioni simili.

Le informazioni che sono simili tra loro, come concetti o fatti correlati, possono generare interferenza.

Per gestire questo tipo di interferenza, è importante fare chiarezza tra le informazioni simili.

Puoi farlo creando mappe concettuali, riassunti o diagrammi che evidenziano le differenze tra le informazioni simili.

Vi sono differenti strumenti per aiutare il nostro cervello ad evitare i problemi di interferenza, tra i primi citiamo la variazione delle fonti di apprendimento.

Utilizzare diverse fonti di apprendimento e approcci di studio può aiutare a ridurre l’interferenza.

Ad esempio, se stai studiando per un esame di storia, potresti leggere un libro di testo, guardare video didattici e partecipare a discussioni di gruppo.

Questo approccio può aiutare a creare una variazione nell’apprendimento, riducendo così l’interferenza tra le diverse fonti di informazione.

Ma non basta, occorre affiancare alla variazione delle fonti anche una attività di Test frequenti.

Il testing frequente, o il quiz di sé stessi, può aiutare a identificare le informazioni che sono soggette a interferenza.

Quando ti testi su ciò che hai appreso, puoi scoprire quali informazioni potrebbero essere state influenzate dall’interferenza e quindi concentrarti su di esse durante lo studio successivo.

 In estrema sintesi, l’interferenza può essere una sfida nell’apprendimento e nello studio, ma ci sono diverse strategie che si possono utilizzare per mitigarla.

Queste strategie includono la gestione del tempo e dello spazio tra le informazioni simili, la variazione delle fonti di apprendimento ed il testing frequente per identificare le lacune nella memoria.

Non di così facile analisi invece è il concetto di imprinting che, già da subito, deve essere osservato ed analizzato in modo differente in base che si tratti di comportamento animale o umano.

L’imprinting è un concetto chiave nello studio del comportamento animale, in particolare degli uccelli e dei mammiferi precoci come anatre, oche e alcune specie di mammiferi come gli agnelli.

L’imprinting è un processo attraverso il quale i giovani animali sviluppano un forte legame con la prima figura che incontrano, spesso la madre o una figura materna sostitutiva.

Questo legame è solitamente stabilito nelle prime fasi della vita del giovane e può influenzare significativamente il comportamento futuro dell’animale.

Vi sono differenti stati dell’imprinting animale, tra cui è opportuno considerare la sensibilità temporale del fenomeno.

L’imprinting è più probabile che si verifichi durante un periodo specifico, noto come “periodo sensibile” o “periodo critico”.

Durante questo periodo, il giovane animale è particolarmente suscettibile a formare un legame con la figura materna.

La sensibilità temporale può variare tra le specie, ma solitamente si verifica nelle prime ore o giorni di vita.

Altro elemento chiave del fenomeno è la stabilità del legame, che, una volta stabilito, tende a essere molto forte e duraturo, infatti gli animali imprinteranno su quella figura materna e tenderanno a seguirla, cercarla e sviluppare un forte attaccamento emotivo.

Come valore assoluto il fenomeno ha una funzione di sopravvivenza importante.

Per molti animali, la madre fornisce cibo, protezione e insegnamenti essenziali per la sopravvivenza.

L’imprinting, in effetti ed a pensarci bene, garantisce che i giovani animali seguano e rimangano vicino alla madre, aumentando così le loro possibilità di sopravvivenza.

L’imprinting è spesso specie specifico, il che significa che un giovane animale imparerà a riconoscere e ad attaccarsi a individui della sua stessa specie.

Ad esempio, un pulcino di anatra imprinterà su un’altra anatra, non su un essere umano o su un animale di un’altra specie, anche se tolto dall’ambiente di riferimento il cucciolo può cambiare la specie di imprinting.

Lo studio dell’imprinting ha fornito importanti insight sullo sviluppo del comportamento animale e sulla psicologia comparata.

Il biologo Konrad Lorenz è stato uno dei pionieri nello studio dell’imprinting e ha condotto ricerche fondamentali su anatre e oche.

L’imprinting è stato utilizzato in alcune applicazioni pratiche, come il rilascio di animali selvatici allevati in cattività.

Ad esempio, i giovani uccelli possono essere “imprintati” su un pilota ultraleggero e guidati nella migrazione per migliorare il loro successo nella natura.

 In sintesi, l’imprinting è un processo comportamentale cruciale nei giovani animali che contribuisce alla loro sopravvivenza e all’adattamento al loro ambiente.

È uno dei modi in cui gli animali apprendono a riconoscere e a legarsi alle figure materna o caregiver durante le prime fasi della loro vita.

 Nell’uomo, il concetto di “imprinting” viene utilizzato in un contesto diverso rispetto a quello degli animali.

L’imprinting umano non riguarda solo il legame instaurato con una figura materna o caregiver nelle prime fasi della vita, come avviene negli animali, ma invece fa più riferimento a un processo di apprendimento e sviluppo in cui gli individui acquisiscono conoscenze, schemi di pensiero o comportamenti specifici attraverso l’osservazione e l’interazione con figure di riferimento.

Uno degli esempi più evidenti di imprinting nell’uomo è l’apprendimento del linguaggio.

I bambini acquisiscono la lingua materna attraverso l’osservazione e l’interazione con i genitori, i membri della famiglia e le persone che li circondano nelle prime fasi della vita.

Questo processo è essenziale per lo sviluppo delle capacità di comunicazione.

 Gli individui imparano i valori, le norme sociali e le abitudini culturali attraverso l’interazione con la loro comunità e la loro cultura di appartenenza.

Questo tipo di imprinting aiuta a plasmare la moralità ed il comportamento sociale delle persone.

Molte persone acquisiscono le loro credenze religiose e spirituali da figure di riferimento, come genitori, familiari o leader religiosi, attraverso insegnamenti, cerimonie e pratiche rituali.

 L’osservazione e l’interazione con figure di riferimento possono influenzare lo sviluppo di schemi di comportamento specifici.

Ad esempio, i bambini possono imparare a rispettare l’autorità, la gentilezza o l’altruismo attraverso il comportamento dei loro genitori o dei loro modelli di riferimento.

I giovani spesso sviluppano interessi e passioni basati su ciò che vedono o sperimentano nell’ambiente che li circonda.

Un bambino, infatti, potrebbe sviluppare un interesse per la musica se è stato esposto a strumenti musicali o a esibizioni musicali in tenera età.

L’apprendimento sociale è un processo attraverso il quale le persone imparano dagli altri attraverso l’osservazione e l’imitazione.

Questo tipo di imprinting si verifica quando le persone apprendono nuove abilità o comportamenti osservando gli altri.

Gli individui spesso sviluppano modelli di ruolo basati su figure di riferimento che ammirano o rispettano.

Questi modelli di ruolo possono influenzare le aspirazioni e le scelte di carriera.

È importante notare che l’imprinting nell’uomo è influenzato da una serie di fattori, tra cui la cultura, l’ambiente familiare, la comunità di appartenenza e l’esperienza individuale.

Non è un processo rigido come quello osservato negli animali e può variare notevolmente da persona a persona.

Ma proprio perché l’uomo è più complesso e possiede capacità analitiche ed astrattive più alte che ilr esto del mondo animale, ci piace considerare una ulteriore forma di imprinting ovvero l’imprinting educativo.

Quest’ultimo è un termine che può essere utilizzato per descrivere il processo attraverso il quale gli individui acquisiscono idee, valori, credenze e atteggiamenti specifici durante la loro educazione e sviluppo.

Questo processo è spesso influenzato dalle figure di autorità, dai modelli di riferimento e dalle esperienze educative che una persona ha durante la sua crescita e formazione.

I genitori svolgono un ruolo fondamentale nell’imprinting educativo dei loro figli, perché oltre a formare le prime figure di riferimento in un certo senso formano anche l’ambiente in cui il giovane si muove fin dalla tenera età.

Le loro azioni, i loro valori, le loro aspettative e il loro stile di genitorialità possono influenzare in modo significativo lo sviluppo dei bambini che come tutti i cuccioli non solo umani, tendono a copiare le figure adulte nella certezza che nell’ambiente a loro non ancora conosciuto, il comportamento delle figure adulte sia quello adatto alla sopravvivenza.

Ecco quindi che l’ambiente in cui un individuo cresce può avere un impatto duraturo sul suo imprinting educativo, in congiunzione con le figure di riferimento che vi si muovono all’interno.

Ad esempio, una famiglia che promuove l’apertura al dialogo e la comunicazione aperta può influenzare positivamente l’atteggiamento dei bambini verso la comunicazione.

L’istruzione formale in scuole e istituti possono essere una fonte importante di imprinting educativo.

Gli insegnanti, i programmi scolastici e le esperienze accademiche possono contribuire a plasmare le opinioni e le abilità degli studenti, specie perché divengono in fase di apprendimento educativo e non esperienziale schemi e modelli.

La cultura di appartenenza e la società in cui si vive svolgono un ruolo cruciale; infatti le norme sociali, i valori culturali e le aspettative della comunità possono influenzare ciò che viene considerato importante e appropriato nell’educazione.

All’interno di questo crogiolo educante i mezzi di comunicazione di massa, inclusi la televisione, i social media e Internet, hanno un forte impatto sull’imprinting educativo, spesso dannoso perché avulsi dal contesto educativo di riferimento in cui si muove il giovane.

In realtà molto spesso questi strumenti diventano elemento di ribellione rispetto al contesto educativo in essere, creando notevoli danni in quanto incontrollabili ma soprattutto non sotto il controllo dei responsabili educativi.

L’imprinting educativo non è un processo statico, infatti le persone possono continuare a imparare, adattarsi e cambiare le loro convinzioni e i loro valori nel corso della vita in risposta a nuove esperienze ed esposizioni.

In sintesi, l’imprinting educativo è il processo attraverso il quale le persone acquisiscono le loro conoscenze, le loro credenze e i loro valori durante la loro crescita e formazione lungo tutto l’arco di vita.

Questo processo è influenzato da una varietà di fattori, tra cui l’ambiente familiare, l’educazione formale, la cultura, i modelli di riferimento e le esperienze personali.

In conclusione di questa prima analisi appare evidente che la definizione di un modello educativo debba tenere in considerazione una pletora di variabili e di elementi statici che proprio perché tali, spesso influenzano le variabili presenti, obbligando a cambi di modelli ed all’inserimento di nuovi algoritmi educativi.

Solo con una attenta considerazione di tutti questi elementi sarà possibile definire percorsi efficaci di apprendimento.




Ribellione e patto educativo, strumenti intelligenti per i genitori (ed anche per i docenti).

Spesso non riusciamo a comprendere i modelli di ribellione che portano avanti i giovani, e la conseguenza di questa incomprensione viene poi riassunta dalla ormai celebre frase ” … con tutto quello che ho fatto per te…”, frase evidentemente inadatta ad un dialogo costruttivo, ma solo ad una serie di conseguenze da incriminatori, che porta poi ad una necessaria frase di ritorno “… e chi te l’ha chiesto…”.

Il comportamento di ribellione nei giovani è un fenomeno complesso che può essere influenzato da molteplici fattori psicologici, sociali ed emotivi molti non alla portata della comprensione della famiglia, ma questo comportamento è una parte normale dello sviluppo adolescenziale, e può variare notevolmente da individuo a individuo, da contesto a contesto, da ambiente educativo ad ambiente educativo.

Servono tre chiavi per aprire questo scrigno del tesoro dei giovani, la prima è un ascolto intelligente, aperto e senza sovrastrutture, la seconda una necessaria ed inevitabile dote di comprensione dell’altrui problema: inutile guardare agli altri con il filtro della nostra esperienza (… se negli occhi l’altrui affanno tu potessi rimirar, quanti che or invidia fanno, ti farebbero pietà … Metastasio) perché non capiremmo, e comunque non a fondo, non pienamente, per l’altro, ricordiamocelo, il suo problema è comunque più importante del nostro, anche solo perché è il suo; la terza una buona capacità analitica e rielaborativa, un pensiero positivo continuo che avvolga il giovane in una tunica di affetto comprensione e saggezza esercitando un dialogo costruttivo e pertanto chiaro ed illustrativo.

Ma cerchiamo di fare due riflessioni, durante l’adolescenza, i giovani stanno cercando di sviluppare la propria identità e autonomia, tanto che la ribellione può essere un modo per affermare l’indipendenza e cercare di capire chi sono.

I giovani di solito cercano di sperimentare con comportamenti ribelli parte del loro processo di esplorazione, questo può includere esperimenti con abbigliamento, musica, stili di vita e scelte sociali non conformi alle aspettative degli adulti, proprio perché il conflitto tra giovani e adulti è spesso un aspetto normale dell’adolescenza.

Gli adolescenti in generale cercano di ribellarsi contro le regole imposte dai genitori o dall’autorità come parte di questo processo, proprio perché regole non fatte da loro e comunque poco chiare e comprensibili, specie alla luce della scarsa quantità di esperienza e quindi di informazioni che un giovane possiede rispetto ad un adulto.

Può essere una colpa questa inclinazione giovanile? Ma proprio per niente, anzi è un valore positivo (ovviamente fino a quando non diventa un comportamento patologico che sfocia in forme di dipendenza), ed è in realtà un comportamento da appoggiare e sostenere perché fortemente bisognoso di informazioni, e  quindi positivo.

La ribellione diviene pertanto un indicatore di disagio informativo da parte dei nostri ragazzi, che deve essere affrontato non solo dai genitori ma anche dalla parte educativa (scuola) in cui il ragazzo si trova.

Noi stessi (adulti) quando non abbiamo risposte o siamo a disagio in una situazione generiamo forti segnali che vanno dallo stress all’irritazione, sfociando spesso anche in forme di malattie e comunque, in ogni caso, manifestiamo comportamenti emotivi anomali.

Ora proviamo a pensare a come affrontino i ragazzi certe situazioni (dalle separazioni famigliari, a lutti, ma anche solo a cambi di realtà sociale, come trasferimenti et similia) senza tutto il set informativo che noi invece già possediamo, o che siamo in grado di recuperare.

Ecco perché prima parlavamo di una tunica di affetto, comprensione e saggezza, perché questi sono i meccanismi necessari per poter instaurare un dialogo; anche noi cerchiamo affetto e comprensione quando abbiamo un problema e se non lo troviamo nelle persone che per noi sono dei punti di riferimento ecco che anche per noi scatta l’irritazione.

Le tre chiavi di cui parlavamo sono il vero grimaldello per aprire quella serratura che a volte ci sembra peggio di Fort Knox.

In ogni caso dobbiamo anche considerare che i coetanei possono esercitare una forte influenza sul comportamento dei giovani, così come l‘appartenenza a gruppi sociali o sottoculture che può portare a comportamenti ribelli con l’obiettivo di adattarsi o distinguersi dagli altri.

Talvolta, il comportamento ribelle può essere una reazione a situazioni stressanti, traumi passati o problemi emotivi non risolti.

Gli adolescenti durante questo turbine emotivo, anche solo come messa a terra di emozioni ingovernabili, possono cercare sensazioni forti e stimoli emozionanti.

Questa ricerca di eccitazione può portare a comportamenti estremi come l’uso di droghe, l’abuso di alcol o il coinvolgimento in comportamenti a rischio.

La ribellione può servire come una sorta di meccanismo di coping per affrontare queste difficoltà.

È importante notare, come già detto, che la ribellione nei giovani non è sempre negativa o dannosa, ma lo è la sua mancata “gestione” da parte degli adulti.

Può essere un mezzo attraverso il quale gli adolescenti esplorano il mondo, sviluppano una maggiore consapevolezza di se stessi e delle loro convinzioni, e acquisiscono capacità di gestione del conflitto.

L’ascolto attento, il sostegno emotivo ed un dialogo sincero da parte degli adulti possono anche aiutare a mitigare i conflitti durante questa fase dello sviluppo.

Durante questa crescita dei giovani, ribellione o meno, subentra un tema importante che sottende al dialogo tra generazioni che è l’unico vero strumento educativo oggi disponibile, ovvero la condivisione del sistema di rispetto delle regole, aspetto importante della pedagogia e dell’educazione.

I Genitori e gli educatori possono utilizzare diversi strumenti e metodi per insegnare ai loro ragazzi il rispetto delle regole in modo efficace, primo tra tutti è fondamentale comunicare chiaramente le regole e le aspettative ai ragazzi.

Qui è fondamentale la collaborazione tra scuola e famiglia, perché le regole devono essere regole di vita e pertanto applicabili dai ragazzi in tutto il loro ambiente, non solo in una parte, pur grande che sia.

Queste definizioni delle regole devono coinvolgere i ragazzi, aumentando il loro senso di responsabilità permettendo in tal modo che le regole siano condivise, comprensibili e comunicate in modo coerente a tutti.

Creare contratti comportamentali con i ragazzi in cui vengono definiti chiaramente i comportamenti attesi e le conseguenze per il mancato rispetto delle regole diviene strumento abilitante per il superamento di quelle tensioni che nascono dall’incomprensione e dalla mancata condivisione degli obiettivi finali.

Esistono alcune indicazioni che esterniamo sinteticamente:

  • Utilizzare risorse visive come poster, cartelloni o diagrammi per illustrare le regole in modo chiaro e visivo.
  • Gli educatori possono agire da modelli di ruolo, dimostrando il rispetto delle regole e delle norme comportamentali.
  • Gli studenti spesso imparano attraverso l’osservazione e l’imitazione.
  • Condurre discussioni in classe o attività di riflessione sugli obiettivi delle regole e sul loro significato.
  • Chiedere agli studenti di condividere le loro opinioni sulle regole e come possono contribuire al benessere della comunità.
  •  Assicurarsi che le conseguenze per il mancato rispetto delle regole siano appropriate e proporzionate.
  • Le conseguenze dovrebbero essere chiaramente definite in anticipo in modo che gli studenti siano consapevoli delle conseguenze delle loro azioni.
  • Ricompensare e riconoscere il comportamento positivo e il rispetto delle regole.
  • Gli incentivi positivi possono motivare gli studenti a seguire le regole.
  • Quando gli studenti partecipano alla creazione delle regole, sono più propensi a rispettarle.
  • Insegnare agli studenti i principi di giustizia e equità, in modo che comprendano l’importanza di rispettare le regole per garantire un trattamento equo per tutti.
  • Utilizzare storie, esempi e scenari reali o immaginari per illustrare i concetti di rispetto delle regole e le conseguenze del mancato rispetto.
  • Offrire consulenza e supporto agli studenti che possono avere difficoltà nel rispettare le regole a causa di problemi personali o emotivi.

L’ascolto e il sostegno possono aiutare gli studenti a comprendere meglio l’importanza del rispetto delle regole, di conseguenza è importante adattare gli strumenti e gli approcci all’età, alle esigenze e alle circostanze specifiche degli studenti.

Inoltre, il dialogo aperto tra educatori, studenti e genitori può contribuire a rafforzare il rispetto delle regole all’interno di una comunità educativa.




Quando un ministro mente sapendo di mentire…

… ovvero, meglio, può un ministro mentire?

Vogliamo anticipare alcune note di un servizio che stiamo predisponendo perché Betapress è venuta in possesso di prove che dimostrano palesemente che uno degli attuali ministri mente sapendo di mentire.

Betapress è venuta in possesso, appunto, di mail che dimostrerebbero in modo inconfutabile che uno dei ministri del nostro governo non dice tutte le cose nel modo giusto.

Stiamo ancora facendo approfondimenti e cercando di contattare tutte le parti coinvolte, ma ci sembrava importante iniziare ad avvisarvi: rimanete in contatto per leggere cosa succede e cosa è successo.

Magari la cosa di cui siamo venuti a conoscenza poi vi sembrerà piccola o troppo enorme, ma di certo si basa sulla distruzione della fiducia, sul fatto che chi istruisce (magari proprio chi è ministro) dovrebbe essere sempre lineare, ed anche, vedrete sulla mancata considerazione della lealtà degli italiani.

a tra poco…




ScuolAttivA – la nuova trasmissione di Betapress per la Scuola

È nata la nuova trasmissione di Betapress per la scuola: ScuolAttivA – tutorial per una scuola più comprensibile.
Nata da una idea di Corrado Faletti e Chiara Sparacio, la trasmissione ospiterà tecnici ed esperti che, di volta in volta mostreranno come come compilare form e moduli o avere accesso alle attività del mondo scuola.
La trasmissione intende aiutare Dirigenti Scolastici, DSGA, personale amministrativo e docente e personale ATA ad accedere ai bandi e alle procedure del mondo scuola e andrà in onda sul canale YouTube di Betapress.

La prima puntata parlerà di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del personale docente educativo ed ATA – anno scolastico 2023/24 e ospiterà Giuseppe La Mantia, presidente dell’associazione sindacale ACTISM che mostrerà praticamente e risponderà in diretta alle domande su come compilare la domanda on line.

ScuolAttivA - Mobilità annuale - come compilare la domanda
ScuolAttivA – Mobilità annuale – come compilare la domanda

 




Voce ai sindacati delle scuole

Il nuovo spazio di Betapress per i sindacati delle scuole

Coerenti con la linea di condotta seguita in questi anni, convinti che il libero dibattito e il confronto onesto siano la base di una comunicazione veritiera e proficua, Betapress mette a disposizione sulla propria testata uno spazio per tutti i sindacati della scuola che desiderano informare la comunità scolastica ed extrascolastica dei propri progressi e delle proprie conquiste.

Betapress, grazie al canale YouTube BetapressTV, offre ai sindacati la possibilità di essere ospitati in una trasmissione a loro dedicata per un confronto fatto di crescita e possibilità di contraddittorio su tematiche sensibili del mondo della scuola.

Per partecipare all’iniziativa basta compilare il modulo di interesse e inviare il materiale secondo le norme editoriali a chiara.sparacio@betapress.it

 

Visita la pagine dello spazio dedicato ai sindacati della scuola

 

I comunicati dei sindacati




Partiti sfiduciati dal 60% degli Italiani.

Questo il vero dato significativo di queste elezioni: il 60% degli Italiani ha dichiarato di non credere più nel sistema dei partiti.

Il crollo dei votanti deve essere letto e non deve essere trascurato dai nostri governanti: ma come è possibile sostenere di essere alla guida del paese quando si ha il consenso di nemmeno il 25% dei cittadini, è probabilmente delirio di onnipotenza.

Così come è immorale, nonché da incoscienti, pensare di andare avanti con un piano di governo quando più della metà del paese ha dichiarato di non credere nel sistema che lo regge.

Esagerato direte voi, sono poi solo due regioni!

Vero ma sono le due regioni che in assoluto sono le più significative del paese.

In queste ore si sente parlare invece di consolidamento della posizione, di tenuta della maggioranza, di perdita di consenso ma perché i cittadini non capiscono…

Tutte grandi fesserie, figlie di una cecità politica ormai arrivata al paradosso di auto convincersi di essere, invece, la vista di Dio.

Il sistema dei partiti con la sua ottusità sta creando una maggioranza al di fuori di se stesso, maggioranza che non accetterà ancora a lungo di essere governata da uno sparuto 20% della popolazione.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari fenomeni politici, sempre piccoli e, se vogliamo, insignificanti nel percorso della storia, me che dovevano far riflettere il sistema dei partiti e chi lo governa per avviare un nuovo modello di governo del paese che fosse più in linea con le aspirazioni del popolo.

In primis gioca l’obbligo di interpretare lo spirito italiano, così come modellato da secoli della sua storia, un popolo profondamente non razionale, venendo da secoli di profonda credenza religiosa che facilmente scade nel soprannaturale e nel gigionesco mondo degli aruspici.

Un popolo che ha forti legami famigliari e comunque tribali, radicati come non mai in uno spirito di necessaria appartenenza a qualcosa o a qualcuno, fino a smontare il credo politico e sociale a favore del primo fabulatore arrivista.

Una massa sociale che ha radicato geneticamente il ricordo della sua grandezza passata e che oggi rivive come ispirazione sociologica, come ricerca di una dimensione che nel primeggiare possa trovare una sua ragione, ma che spesso si arrocca, quasi come un topolino da labirinto impazzito, in falsi miti ed illusioni di successo, dallo sport a personaggi di indubbia cialtroneria, soprattutto politici, sportivi ma anche mondani, presi ad esempio da generazioni immature e favolistiche, poco inclini alla fatica della riflessione e della ragione, ma più succubi di facili esplosioni di effimero successo.

Questo popolo è stato allevato dal sistema dei partiti con una progressiva serie di iniezioni di droghe post moderne, dalla televisione spazzatura ad una scuola trasformata a babysitteraggio costoso e poco formativo.

Su questo popolo il sistema dei partiti ha continuato a vivere lucrando l’anima della sua stessa fiamma di sopravvivenza.

Fu così che, già dopo la prima guerra mondiale, il popolo italiano decise di scrollarsi di dosso il sistema dei partiti lasciando ampio a spazio a quello che per un ventennio fu esperienza nuova, corporativa ma situata in un periodo storico che ben poco spazio lasciava ad una costruzione sociale prospettica e soprattutto gestita da personaggi usciti da un periodo come la prima guerra mondiale dove la bassezza dell’uomo era stato imprinting tragico sulle coscienze.

Dopo la seconda guerra mondiale il sistema corporativo del ventennio venne sostituito ancora una volta dal sistema partitico, forse per troppa fretta, per incapacità, o forse perché il momento richiedeva un sistema che nuovamente abbindolasse il popolo per riuscire a gestire, con una ristretta cerchia di oligarchi politicizzati, il Paese.

In 75 anni della repubblica abbiamo avuto 68 governi gestiti da 31 presidenti del consiglio, l’instabilità fatta persona, un paese che nella ingovernabilità pone la sua ragione di vita, che peraltro gli viene proprio imposta dal sistema partitico che lo regge.

Infatti un sistema partitico come quello italiano trae la sua linfa vitale proprio dal continuo avvicendarsi delle situazioni di governo, perché la stabilità richiede spesso decisioni scomode che il sistema dei partiti non può prendere, specificatamente per la sua natura effimera alimentata da un consenso becero e legato ad una ignoranza diffusa nella sua massa elettiva.

Nel 1994 il popolo italiano vede in un poliziotto di borgata con le manie da sceriffo il salvatore della patria e gli permette di affondare un transatlantico sicuramente da tirare in secco per le riparazioni, ma non certo da affondare in toto.

Eppure in quel momento quel poliziotto era visto come il William Wallace dè noi altri, il salvatore della patria e, nell’ebrezza della distruzione, nessuno si è accorto che il tutto fu una mossa astuta per sostituire un gruppo di potere con altro gruppo di potere.

Meglio? Peggio?

il dato da leggere è l’aumento del debito pubblico oggi 2700 miliardi, nel 1990 667 miliardi di euro, ovviamente.

Insomma pur di abbattere quelli che il popolino riteneva, forse anche a ragione, dei “delinquenti affamatori” siamo rimasti a “muoia Sansone e tutti i Filistei…”

Anche in questo caso occorreva leggere nell’insurrezione di popolo che osannava la caduta, l’odio nei confronti di un modello di governo che il popolo non amava e rispettava più.

In questo percorso di evidente disamoramento del cittadino verso il sistema dei partiti, arriviamo alla nascita dei partiti dal nulla e del nulla, sull’onda della contestazione al secondo gruppo di potere, che approfittando del bulletto giudiziario ha scardinato solo le poltrone e non il sistema.

Qui la reazione del popolo è stata un grande messaggio, ancora non capito dai detentori del sistema partitico: pur di farti capire quanto non mi piace il sistema dei partiti voto il primo incapace che si presenta pur di non votare voi.

La cosa ancor più divertente che lo slogan dei partiti “protestanti” era proprio vota noi perché siamo incompetenti di politica e quindi non potremmo fare i danni che hanno fatto quelli prima… niente di più sbagliato perché in realtà il mix che venne fuori tra competenti ed incompetenti fu ancora più deleterio che ciò che avvenne nella prima repubblica.

Dopo questa carrellata veniamo a Noi oggi e vediamo che il 60% degli aventi diritto al voto non lo esercita più: questa è la tragedia di questo paese, che non permette più l’esercizio della democrazia, al punto da obbligare i suoi cittadini, per farsi sentire, a rinunciare ad un loro diritto costituzionale.

Nonostante questo atto violento da parte del popolo sembra che nessuno abbia intenzione di fermarsi e leggere correttamente il messaggio degli Italiani.

Pericoloso atteggiamento di chi ancora esercita il potere, pericoloso perché non andare a votare è un segno di disaffezione del cittadino ancora più pericoloso del rogo mediatico del 94, e chi oggi si culla nella sensazione di stabilità e di vittoria, dovrebbe invece notare che dalla sua parte ha solo il 25% del popolo e contro ha il 75%.

E Verrà un Giorno … che quel 75%  non sarà più controllabile perché non avrà più niente da perdere.

 

 

 




Anno nuovo, problemi vecchi, soluzioni nuove?

Ripartono gli incontri di Diritto Scolastico.

Chiara Sparacio intervisterà gli avvocati Maurizio Danza del foro di Roma e Andrea Caristi del foro di Messina e affronterà con le problematiche del diritto scolastico.

Nella prima puntata si parlerà dello stato dell’arte del riconoscimento in Italia delle abilitazioni all’insegnamento conseguito all’estero.

Al di là delle simpatie e antipatie personali, cosa dice la legge? Come agisce il Ministero?

Diritto Scolastico è una trasmissione di informazione che vuole essere una bussola super partes in grado di sostenere docenti, dirigenti e tutto il personale scolastico che desidera conoscere e far valere i propri diritti.

 

Chiara Sparacio chiede agli avvocati Andrea Caristi e Maurizio Danza quali sono i diritti e i doveri di chi lavora nel mondo della scuola

Segui la puntata di oggi

Abilitazioni all'estero stato dell'Arte
Abilitazioni all’estero stato dell’Arte

Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Messina contro Google, la disfatta del colosso americano.




La bellezza può davvero salvare il mondo?

È possibile spiegare la bellezza attraverso le parole?

No, perché la bellezza è ineffabile: non può essere descritta attraverso le parole.

Le parole, però, possono aiutarci a capire la bellezza mostrando cosa i popoli intendevano per bellezza quando usano una parola piuttosto che un’altra.

Questo è stato il tema dell’intervento di Chiara Sparacio, caporedattore di Betapress.it all’interno dell’VIII edizione dell’Ischia e Napoli festival internazionale di filosofia: la Filosofia, il Castello e la Torre.

chia

Il festival, ideato e diretto da Raffaele Mirelli, è uno straordinario evento culturale che ogni anno, sempre più, coinvolge realtà importanti del panorama nazionale ed estero.

Lo scopo del festival internazionale della filosofia di Ischia

Lo scopo del festival, ci spiega Mirelli, è

“far uscire il filosofo dalle sue roccaforti, dalle Torri e di metterlo in dialogo con il pubblico.

La filosofia dovrebbe iniziare a ripensare sé stessa in modo sostanziale: smettendo di essere uno studio a sé stante ma accompagnando tutte le altre discipline universitarie.

La filosofia, la sua istituzione, ha bisogno di rimodellarsi per restare nel presente e creare reali possibilità di lavoro per chi la sceglie”.

Il festival è un evento grande e articolato che ogni anno, da otto anni a questa parte, dona nuova luce alla già bellissima isola di Ischia proponendo per ogni edizione un tema diverso e coinvolgendo realtà culturali sempre più ampie.

Ad oggi sono state intessute relazioni l’università di Toronto, l’Università di Bonn, l’Università degli studi di Palermo e tantissimi altri poli culturali che seguono e sostengono il progetto con lo scopo di modellare quello che sarà l’approccio disciplinare nel futuro.

Se quest’anno si è parlato della Bellezza e ci si è chiesti se davvero può salvare il mondo, nel corso delle precedenti edizioni si è parlato de gli Universi, il tempo, dio, la natura umana, i Valori, l’utilità della Filosofia…

Il tema del 2023

Il tema del 2023 sarà il desiderio:

“Un tema di rilievo per le nuove generazioni che del desiderio esperiscono una mancanza tenace e duratura. Sarà un modo per riflettere sull’impatto che i social media operano sul nostro essere umani”

ci dice Mirelli.

Chi vorrà partecipare alla prossima edizione potrà visitare il sito del festival e seguire le indicazioni.

Cosa è il festival internazionale di filosofia La Filosofia, il Castello, la Torre

Nel corso delle edizioni, il festival ha preso sempre più spazio fisico e temporale arrivando ad un intero mese di eventi suddivisi per intenzione e pubblico ecco come oggi è il festival internazionale di filosofia di Ischia

Come è articolato il festival.

Ecco le sezioni del festival

Young Thinkers festival: Il festival dei giovani.

È la parte il festival che mette a confronto filosofi junior e senior: si tratta di un evento nell’evento che vede la partecipazione di diverse scuole italiane in cui i ragazzi sono chiamati in prima persona a tenere conferenze.

Quest’anno sono arrivati ad Ischia circa 1500 studenti da tutta Italia.

Summer school of humanities:

tre giorni di formazione e scambio critico per un approfondimento teorico assieme a studiosi affermati.

Eticit(t)à:

una serie di campagne di carattere etico volte alla sensibilizzazione sociale che, dice Raffaele Mirelli è “un modo di vedere un’isola differente che per noi assurge a filosofia pratica, a una rivolta verso il consumismo odierno”.

Un esempio è il mese del senso civico all’interno del quale sono state organizzate le domeniche di stop motori che trasformano le vie principali in vere e proprie piazze di interazione dove tantissime persone si riversano per partecipare alle numerose attività proposte dalle associazioni del terzo settore coinvolte.

Oppure la mostra Il Corpo del reato che espone le opere vincitrici del contest fotografico che ha coinvolto i ragazzi dei licei facendoli riflettere sul rapporto col corpo imparando ad amarsi al di là delle apparenze.

Serate al castello:

un ciclo di lectiones magistrales che quest’anno ha ospitato Benedetta Barzini docente presso l’università di Urbino; Stefano Zecchi, filosofo e scrittore; Milovan Farronato docente presso l’università di Urbino.

Talk:

conversazioni e relazioni di più di 150 studiosi tra professori, filosofi, linguisti, fisici, architetti, esperti in comunicazione, artisti, storici, psicologi e psicanalisti dall’Italia e dall’estero.

Mostre e concerti:

attività che rendono palpitanti i luoghi più suggestivi dell’isola come il Castello Aragonese, i Giardini La Mortella, Torre Guevara, la biblioteca antoniana, la chiesa di santo spirito…

Ricordiamo tra le mostre Matateli di Marco Cecchi e tra i concerti quello del duo façade Jole Barbarini e Antonio Coiana e del Coro polifonico della Pietrasanta

 

Le persone che rendono possibile il festival

Ideatore e direttore Scientifico: Raffaele Mirelli

Condirettore: Andrea Le Moli

Direzione in loco evento: Sara Trani, Marco Ciarlone

Direttori di sessione: Francesco Impagliazzo, Ramon Rispoli, Giulia Castagliuolo, Graziano Petrucci, Giorgio Espugnatore

Interviste: Mariafrancesca De Martino

Fotografe: Melania Buonomano, Caterina Castaldi, Livia Pacera

Assistenti in loco: Carmine Stornaiuolo, Angelica Lo Gatto, Angela Mazzella, Marianna Castaldi

Direzione mese del senso civico: Adriano Mattera

Accoglienza; Felicetta Ammirati

Video: Eleonora Sarracino, Emanuele Rontino – the Motherfactory

Ufficio Stampa: Pasquale Raicaldo




Il diritto di non esibire il Green Pass – Il ricorso, APERTO A TUTTI E GRATUITO, dello studio legale Caristi

Utile o no, quanto è lecito in Italia chiedere di presentare il green pass per accedere al proprio luogo di lavoro o per fruire dei servizi propri della vita sociale e di relazione?

Abbiamo scritto più volte che era quantomeno paradossale questa gestione del Green Pass, vedi nostri articoli, ma finalmente qualcuno agisce senza lucrarci sopra ma solo per il gusto di difendere il diritto dei cittadini.

L’avvocato Caristi del foro di Messina non è nuovo ad iniziative di clamore mediatico, essendo uno dei pochi avvocati italiani ad aver vinto cause contro il colosso GOOGLE, per la difesa della reputazione e della privacy sul web.

Lo Studio Legale Caristi ritiene che questa gestione del green pass non sia lecita e, per difendere le vittime di questo presunto abuso, ha predisposto un ricorso d’urgenza, ex art. 39 del Regolamento della Corte, indirizzato alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) avverso le conseguenze della normativa interna introduttiva dell’obbligo di esibizione della c.d. Certificazione Verde, sui luoghi di lavoro e nella vita sociale.

 

“In considerazione delle ragioni etiche e morali sottese alla proposizione del ricorso – afferma l’avv. Andrea Caristi – lo stesso viene assunto dallo Studio Pro Bono e, pertanto, non sono previsti costi di adesione, LO FACCIAMO PERCHE’ RITENIAMO CHE I DIRITTI NON ABBIANO PREZZO!!”

 

L’adesione è aperta a tutti, e per aderire, sarà necessario inviare all’indirizzo email cedu@caristi.it i dati personali e la scansione di un documento di identità in corso di validità, specificando la propria attività lavorativa e allegando un documento che comprovi che l’attività è svolta in Italia.

Le adesioni saranno raccolte fino alle ore 12 del 18 novembre p.v.

Poiché in base al numero di partecipanti potranno variare le modalità di presentazione del ricorso, alla chiusura delle adesioni, lo studio legale Caristi invierà il documento – procura o formulario di ricorso – da sottoscrivere e, quindi, re-inviare per posta anticipandone scansione per email.

per comunicare la propria adesione scrivere a  cedu@caristi.it

per rispondere ad eventuali quesiti è stato messo a disposizione l’indirizzo email: segreteria@caristi.it




Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti

Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti: il Ministero deve riconoscere il titolo

Abilitati in Romania – Le Novità dopo la pronuncia del Consiglio di Stato di condanna del Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Si aggiunge un nuovo capitolo alla difficile vicenda dei riconoscimenti delle abilitazioni conseguite in Romania.Lunedì 25 ottobre alle ore 16.00 in diretta sul canale youtube BetapressTV, Chiara Sparacio, caporedattore di Betapress.it, chiederà all’Avv.Maurizio Danza Prof. Diritto Istruzione e Ricerca Internazionale ISFOA, di presentare le novità in tema di riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania dopo la recentissima pronuncia del Consiglio di Stato che condanna il Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Argomenti

Nella diretta si parlerà degli effetti della sentenza anche nei confronti di docenti non compresi nella pronuncia e dei principi del diritto dell’Unione Europea che il Ministero dell’istruzione è tenuto ad applicare con riferimento al riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania.

Vi invitiamo ad intervenire con le vostre domande a cui il nostro ospite risponderà in diretta