Qualcosa non quadra

 

Non ci tornano i conti:
La Cina e la Russia, non riconoscono l’ attentato terrorista di Hamas, del 7 ottobre all’ Onu, però a pochi giorni dalla riunione, avviene l’attentato terroristico jiadista a Mosca, dove si scopre che, la stessa Cia, avesse avvertito del rischio incombente e i russi, hanno disatteso e non sono corsi ai ripari! Umm!

Mi sa che i “lupastri  jiadisti” di turno, su commissione, quando servono, ci sono sempre… 

In un mondo surreale e psicotico come questo di oggi, tutti vogliono sembrare buoni e nessuno vuole fare la parte del cattivo; però, le armi sparano, lo stesso, sia da una parte, che dall’altra!..

A chi dobbiamo, quindi, dare la ” parte incresciosa”!?, ma ai lupastri cattivi, naturalmente!

Gli stessi, guarda caso, dell’11 settembre, con buona pace di tutti …

Era da parecchio tempo che non se né sentiva parlare.

Tutto perché, nessuno vuol ammettere, che l’opinione pubblica internazionale ipocrita, non può stare dalla parte del più forte, ma dipinto come il cattivo e anche antipatico.

Un po’ come i vecchi incontri di tennis tra Borg e Mc Enroe:
Uno forte ma antipatico, ovviamente Borg, e l’altra fragile e nervoso Mc Enroe.

Sapete per chi tifava la gente!?

Mc Enroe.

I lupastri Jiadisti, quindi tolgono, di fatto, le castagne dal fuoco a tutti, sia agli americani, che passeranno alla storia come i salvatori della Patria o i poliziotti democratici del mondo, sia ai russi che non si potranno più sentire bersaglio del mainstream del male assoluto da colpire, e degli israeliani, che avranno spazio di manovra e da spendere ancora un po’ di tempo, per finire il lavoro sporco e fare tabula rasa di Gaza e dei migliaia di innocenti inermi fra donne e bambini …

I lupastri Jiadisti usati e consumati alla bisogna né più e né meno, come i vecchi ” pellerossa ” cattivi dei vecchi film Western, con gli sceriffi pronti a difendere i valori della loro democrazia col settimo cavalleggeri alla carica …

Ma poiché non ci sono più i nativi americani da ingaggiare, adesso tornano comodo e vengono rimpiazzati da quel Islam violento che da’ fastidio a tutti, persino ai cinesi e agli indù indiani …

I lupastri Jiadisti sono come gli alieni, come il prezzemolo, sono da per tutto …

I lupastri Jiadisti stanno all’alieno, come lo sceriffo al ” pellerossa”…

Gli stessi innocenti inermi russi, che ieri a Mosca, hanno trovato la morte, anche se in numero certamente inferiore rispetto alle moltitudini in Palestina tutti i giorni.

La guerra, o almeno la sua narrazione ” ufficiale ” da vincitori, ci dice come ce la vogliono raccontare, e gli stanno facendo prendere una svolta non diversa, ma inaspettata.

Un ” coup the theatre” per mischiare di nuovo le carte e per mandare avanti questo ” Truman show “macabro e grottesco; tanto, i morti ammazzati, che siano ucraini, o russi, americani dell’11 settembre, o palestinesi o israeliani, non frega niente a nessuno.

” the show must go on ” e i morti sono solo danni collaterali.

Qualcuno, a la fine, se ce n’è sarà una, farà i conti di quanti milioni di cartucce prodotte e consumate, quanti tank, quanti uomini, quanti aerei, missili, droni, quanti soldi le industrie di armamenti hanno guadagnato, quanti soldi si potranno reinvestire nei nuovi modelli più tecnologici, efficaci ed efficienti e quanti per la prossima campagna elettorale delle presidenziali americane e non …

Scoprendo anche che dietro ai lupastri Jiadisti o Hams, o alle brigate rosse, ci sono sempre loro.

Cosi, il” Mr Burns” della situazione, tamburellando i polpastrelli e sfoderando il suo solito ghigno luciferino, dirà: ” eccellente “!




Socialità e egoismo, sentimenti e forze in contrasto

La metafisica della persona e della società fonda una psicologia e un’etica, che presiedono allo svolgersi della vita sociale. Ogni uomo che nasce entra nell’universo e vi si armonizza come termine di relazione con Dio e gli altri uomini e le cose. Per questo è una persona in sè consistente, ma essenzialmente relazionata, cioè inserita in un complesso di rapporti con altri-da-sè.

Il senso sociale, o senso della socialità, è dato dalla coscienza dei rapporti con gli altri uomini, del comune legame di ideali e di interessi, della solidarietà che, sola, rende possibile ad ognuno la pienezza del vivere. Esso si traduce nella tendenza della persona umana a comunicare con gli altri, cioè a far parte agli altri di ciò che è proprio, come a ricevere dagli altri quanto è necessario per il bene proprio e comune.

Per esempio, nel conoscere la verità, per naturale tendenza l’uomo rifugge dal tenerla prigioniera dentro di sè, ma la offre agli altri. Di qui le molteplici forme di comunicazione interpersonale: dalla semplice trasmissione di una notizia, alla partecipazione di nozioni, idee, giudizi, valori fino alla comunicazione dei più intimi pensieri. Nell’amare, l’uomo espande sè negli altri diffondendo, nel contempo, gioia e felicità. Di qui tutta la gamma di espansioni umane: dall’amicizia in senso comune, a quella coniugale e familiare, al patriottismo, allo spirito comunitario nazionale e internazionale, alla comunione religiosa ed ecclesiale, fino al sacrificio supremo della propria vita per il bene degli altri.

Con questo senso sociale, purtroppo, contrasta l’istinto egoistico che di fatto pullula in ognuno, come sopravalutazione di sè e tendenza a rinchiudersi nel proprio io egocentrico, per pascersi di sè e possibilmente degli apporti degli altri, considerati e sentiti come “altri”, cioè estranei all’ “io” e alla sintesi dell’io e del tu nell’unico “noi” comunitario.

Nell’uomo dunque si agitano due forze contrastanti, tali da renderlo nello stesso tempo estremamente comunicante ed estremamente impenetrabile. Perciò ognuno, a seconda della prevalenza di una inclinazione o dall’altra, della socialità o dell’egoismo, diventa un operatore di comunione o di disgregazione, tende a unirsi con gli altri in un comune intento di comune beneficio oi ad esercitare su di essi un dominio dispotico.

Secondo gli psicologi appartengono alla sfera della socialità l’altruismo, la tolleranza, la socievolezza, l’affettività, ecc.; mentre l’aggressività, l’ambizione, la vanità, il delirio di grandezza ecc., appartengono alla sfera dell’egoismo. I sociologi a loro volta fanno derivare dal senso sociale tutte le forme di raggruppamento, dai semplici aggregati di gruppi e associazioni, fino alla società globale, che si attua nella comunità civile e religiosa, nazionale o universale; ogni sorta di deviazione della tendenza comunitaria – asocialità, anarchia, criminalità ecc. – è invece attribuita all’egoismo.

L’educazione alla comunione sociale

Perchè l’uomo possa attuare ed esprimere compiutamente le virtualità sociali della propria personalità, occorre educarlo a vivere in comunione con gli altri. E’ questione di sensibilità, di razionalità, anzi soprattutto di spiritualità…

L’educazione in generale comporta un elemento formale: diciamo che se una persona è ben educata se osserva delle regole di comportamento esteriore stabilite dall’uso ed è capace di un certo autocontrollo; ed un elemento sostanziale che si attua con l’acquisizione dei valori fondamentali per la vita sociale, quali l’onestà, la bontà, la serietà, la generosità, la modestia, la fedeltà ai propri doveri, il senso di responsabilità.

Naturalmente e soprattutto in questo secondo senso che va intesa ed impartita l’educazione al senso sociale, da attuarsi sotto una triplice forma:

a) a livello sentimento, l’educazione del senso sociale porta l’individuo a dividere con gli altri i propri stati affettivi, alla gioia di vivere insieme, alla compassione (nel senso etimologico di patire con gli altri), e quindi intercomunicare in emozioni gradevoli nel campo estetico morale, intellettuale, religioso, ecc.;

b) a livello di razionalità, si tratta di innestare nello spirito i motivi ideali della comunione sociale, come idee-forza che determinano giudizi e decisioni, propensioni ed azioni di per sè tendenti alla socialità per una consapevole maturazione interiore.

c) a livello di spiritualità, si tratta di formare una superiore comunione degli animi nella luce, nella bontà, nella passione per i grandi ideali di verità e di vita: ma qui subentra la Chiesa, o un’altra forma di religione organizzata, o qualche gruppo solidale di ispirazione mistica ed etica comune, che abbia vivo il senso della socialità. Per la Chiesa si tratta di fondare la comunione tra gli uomini sul riconoscimento di Dio come Padre comune e di illuminarla all’eterna comunione di Dio con se stesso, da cui deriva la comunione mistica degli uomini con Dio, il corpo mistico fondato sul presupposto dell’universale solidarietà umana nella natura, nel bene e nel male, attuato storicamente con l’ incarnazione del Verbo e col sacrificio del Calvario, e aperto all’attesa della redenzione integrale nel compimento finale della vita e della storia, ad opera di Cristo.

La socialità come dimensione naturale della persona autentica

In ogni caso la socialità non è solo un “di più” della persona, ma una sua dimensione psicologico-etica, una sua piena realizzazione, una vittoria sull’isolamento (egoismo) e una espansione che le permette di sviluppare nella comunione con gli altri il proprio essere morale. Perciò la socialità è di sua natura un valore etico, spirituale.

L’egoismo è deleterio perchè chiude l’uomo in sé e lo divide dagli altri, rende impossibile i rapporti umani e perciò ha conseguenze fatali in ogni campo: familiare, professionale, politico, religioso. Si direbbe che l’egoismo è l’inferno dell’io chiuso in se stesso, diventato incapace di comunicazione: un inferno antropologico e psicologico, a cui l’uomo si autocondanna nella misura in cui fa di se stesso il polo esclusivo di se, della vita, del mondo: una concentrazione sul nulla.

La comunione invece è l’espansione e insieme arricchimento. Ma per essere reale, essa non può consistere solamente in una vicinanza o in una coesistenza, bensì risolversi in un mutuo accoglimento, in una reciproca donazione, per cui tra realtà ontologicamente incomunicabili, come sono gli individui, si costituisce una simbiosi spirituale che non può non riflettersi sul piano della collaborazione sociale. Ma intanto la persona stessa, nel comunicare, si afferma e perfeziona. Il valore profondo di un uomo si misura nella sua capacità di comunione, che non è data solo da un insieme di qualità esteriori (amabilità, spigliatezza ecc.) e nemmeno è solo il frutto di qualità interiori (sensibilità, raccoglimento, delicatezza, bontà, attenzione), ma è essenzialmente commisurata alla disponibilità interiore, al dono che uno sa fare di se stesso per colmare l’altro seguendo, in fondo, anche qua, la legge evangelica del dare senza pretendere di ricevere, del donarsi spontaneamente e gratuitamente raggiungendo così la beatitudine dell’amore. La comunione, cioè la vittoria sull’egoismo, porta dunque a tale perfezionamento dell’individuo da renderlo veramente persona.

Se personalità significa uno sviluppo delle energie e capacità dell’uomo, che si consolidi in una condizione permanente di dominio e di controllo dei principi operativi, ossia nella maturità psicologica-etica, radice e coefficiente ne è la socialità.

E’ un dato acquisito per la psicologia moderna che ha definitivamente abbandonato il termine “individualità” preferendovi quello di “personalità”, sotto gli influssi degli studi e delle esperienze che hanno messo in rilievo l’importanza dei fattori sociali nella formazione dell’Io.

Oggi per individualità si intende l’originalità ad ogni costo, l’insofferenza per ogni forma di cosiddetto conformismo, l’egocentrismo che può portare all’isolamento e all’anarchia, quasi sempre per un certo infantilismo che implica una mancanza di integrazione e quindi di maturità umana; personalità significa invece sviluppo di sé fino all’auto-dominio mediante l’integrazione del soggetto nel contesto sociale secondo le istanze della stessa natura dell’uomo, che è aperta agli altri e ne richiede un supplemento di cultura e di vita nello stesso darsi e donarsi.

La vita sociale effettivamente aiuta l’uomo, riempie la sua solitudine, lo integra, lo corregge, lo libera dal narcisismo e dalle frustrazioni che così spesso si determinano in lui quando è isolato e asociale.

L’individuo antico e moderno

La tendenza naturale dell’uomo alla socialità non trova la sua adeguata interpretazione o è addirittura negata nelle filosofie e mistiche dell’isolamento, antiche e recenti.

L’antica sofistica, per esempio, è la espressione culturale forse più tipica della crisi spirituale e politica del mondo ellenico. L’uomo dei sofisti è l’uomo solo, chiuso nel cerchio delle sue sensazioni e delle sue opinioni mutevoli. Non ha senso sociale. La sua stessa parola non è comunicazione, dialogo, ma monologo e il rapporto a cui essa dà luogo è come un incontro e anzi un urto fatale di uomini soli.

Così pure lo stoicismo celebra la dignità del saggio che in aristocratica solitudine si erge libero e imperturbabile di fronte agli eventi esterni, anche se l’etica stoica, egocentrica e raffinatamente individualistica, non dimentica tuttavia di fare appello alla solidarietà di tutti gli uomini fondata sull’unità del logos divino che determina l’unità cosmica.

L’epicureismo nella sua dimensione etica è la celebrazione dell’individuo che si chiude nel breve cerchio della sua esistenza finita eri trova la sua felicità nell’armonioso equilibrio del corpo e dell’intelligenza, lontano dagli affanni e dalle responsabilità della vita sociale e politica.

Anche le varie forme di solipsismo, individualismo, egotismo che si sono espresse nei tempi moderni sul piano culturale, con riflessi su quello sociale, partono tutte dalla mi-sconoscenza del valore che ha la società per la formazione dell’uomo integrale, o addirittura dall’asserzione della sua negatività in relazione al bene dell’individuo (pessimismo di Hobbes, per esempio,).

Non è neppure da ignorare il rilievo che nel nostro tempo ha preso la patologia degli asociali e antisociali, che costituiscono un fenomeno di ordine psico-sociologico che ha grandi riflessi su tutta la comunità. Si sa quali ne siano la ragione e la genesi.

Fenomeni patologici e pedagogia della società

In ogni momento della sua vita l’uomo costruisce e nutre la propria personalità in e attraverso contatti con gli altri; normalmente non può accettare o desiderare di comparire socialmente, ma invece sperimenta e manifesta un bisogno intimo degli altri, cioè il bisogno di contatti e di scambi, di comunicazione e di simpatia, di collaborazione e di donazione di sé. perciò chi si sente ignorato o trascurato, sperimenta tale condizione come una perdita della sua esistenza insieme personale e sociale. Chi non riesce ad essere qualcuno al livello psico-sociale della sua esistenza, “scompare”. Niente è per lui così conturbante, così esiziale alla vita psichica quanto alla sensazione di essere un derelitto o un isolato.

Ora questo può avvenire per una condizione psico-patologica, per ragioni costituzionali o a causa di frustrazioni subite: si hanno così gli asociali, che vivono in contatto con gli altri, ma sperimentano questo contatto negativamente: perdono fiducia, la capacità di comunicazione, il senso della vita di comunione, rinchiudendosi in sé stessi; oppure assumono atteggiamenti di aggressione e di rivolta contro la società, e diventano pertanto anti-sociali.

Una sapiente pedagogia della socialità dovrebbe prevenire e curare tali forme di vera patologia, per ridare a questi individui la normalità e recuperarli alla società.

Una dottrina sana e solida della società è la base per tale opera educativa.

Don Walter Trovato




Edge of Tomorrow

 

Analizzando gli eventi storici drammatici di un’altra guerra messa in naftalina come quella del
Vietnam, mi verrebbe da pensare che molte analogie ci siano con questa ucraino- russa.

Come esporrebbe i fatti il buon Carlo Lucarelli ed apostrofasse, in una spy story di tutto rispetto ,con un” ma adesso lasciamolo lì!”, indicando argomenti non per forza utili alla tesi, io, invece ,vado ad estrapolarli, conscio del fatto che, in geopolitica, come del maiale, non me né vogliano i mussulmani, non si butta via niente.

La cosa singolare, è che allora come anche adesso, i Russi e cinesi, comunisti peraltro, fornivano armi e logistica al Vietnam del nord e al regime vietcong di ho-chi min, contro gli Usa che, avrebbero potuto attaccare sia la Russia che la Cina per gravi colpe di intromissione in un conflitto divenuto anch’esso per procura, con conseguente nefaste e con molta probabilità si sarebbe assistito ad una terza guerra mondiale.

Tutto ciò, grazie a Dio, non avvenne.

Oggi lo scenario Bellico è cambiato, se pur con parti invertite.

Adesso sono gli Usa ad aver creato una guerra per procura, contro quella stessa Russia che foraggiava i Vietcong nel ’68, che, nel frattempo, dopo 50 anni, si è emancipata dal comunismo.

Questa situazione nuova, avrebbe fatto ben sperare in una Pace duratura e magari  perché no’, in un ‘ ingresso nella Nato, con buona pace di tutti, a differenza della Cina, la quale, comunque, “lascerei là “, come direbbe Lucarelli, per il momento, al ruolo di spettatore, attendendo confuciamente la propria “occasione” di rivalsa taiwanese.

Ma chi è il vero aggressore!? E chi il vero aggredito!? È difficile stabilirlo in queste acque torbide, come quelle,tral’altro della favola di Fedro, del lupo e del agnello.

Chi sporca veramente l’acqua a chi ,e chi è, in questo caso il vero agnello e il vero lupo.!?

Certo è che questa guerra è iniziata continuativamente dal 2014, e gli ucraini governativi e non ,come il nazi battaglione Azov, non erano certamente le vittime .

In che cosa però si differenzia, rispetto a ieri il conflitto, e che la sortita degli esponenti politici europei, dalla Ursula Fon der Lyen a Presidente Macron, soffiano sul fuoco minacciando direttamente l’impiego di forze militari francesi o europee, quindi Nato!

La nota stonata è che ad una linea Maginot al confine con le Ardenne si voglia rispondere ad una nuova ,improbabile “linea Macrinot”, sul fiume Dniepr, che al massimo ,può sortire e suonare come una palese dichiarazione di guerra alla Russia, che, a differenza di kalasnicov e uaz, oggi sono i missili intercontinentali con testate nucleari potenziate a fare la differenza.

Se fosse una partita a poker texano, sarebbe la più brutta e pericolosa partita della storia, che non si dovrebbe neanche iniziare.
Forse ebbe ragione quello sceneggiatore di Hollywood quando scrisse il soggetto del noto film di fantascienza : ” Edge of Tomorrow” senza domani.
L’unica mossa vincente è non giocare.

 

P.s.
Allora fu Henry Kissinger a presiedere, a Parigi, la resa incondizionata del conflitto Vietnam versus Usa… purtroppo, questa volta, il caro Henry, non sarà dei nostri.




VINO A CASA VIENI A CASA

ROMANIA: PROGETTO ”VINO A CASA VIENI A CASA”.

 

In un contesto segnato dalla migrazione e dalla mancanza di forza lavoro, il progetto “VINO A CASA” (in rumeno vino a casa vuol proprio dire vieni a casa), si propone di accogliere i rumeni che sono emigrati all’estero, offrendo loro opportunità reali e motivate ( come un buon bicchiere di vino ndr) per tornare in patria e contribuire allo sviluppo economico e sociale della Romania.

Lanciato dal Patronato Confindustria Romania e sostenuto da alte istituzioni pubbliche e multinazionali, uno degli elementi fondamentali del progetto è stata la creazione di una piattaforma interattiva che mette in contatto domanda e offerta di lavoro, facilitando così l’accesso dei rumeni a opportunità di impiego in diversi settori e regioni del paese.

Questo aspetto è particolarmente importante considerando che molti rumeni emigrati sono alla ricerca di motivi solidi per tornare a casa e continuare la propria carriera in Romania.

Inoltre, il progetto “VINO A CASA” offre supporto e assistenza non solo a coloro che desiderano tornare in Romania, ma anche alle loro famiglie.

Il progetto si impegna a fornire aiuto nella ricerca di alloggio, accesso a servizi sanitari di qualità, soluzioni per l’istruzione e la formazione professionale, nonché assistenza nella gestione del processo di reintegrazione amministrativa.

In un momento in cui la Romania affronta sfide significative legate alla migrazione e allo sviluppo economico, il progetto “VINO A CASA” rappresenta un’iniziativa audace e innovativa che dimostra come sia possibile costruire un futuro migliore per il nostro paese, incoraggiando il ritorno e il coinvolgimento attivo della diaspora rumena nello sviluppo della Romania.

La mancanza di forza lavoro è un problema in tutta Europa. La migrazione della forza lavoro da un paese all’altro lascia ogni territorio scoperto. Attraverso il nostro progetto “VINO ACASA” abbiamo guardato avanti, analizzando il flusso migratorio naturale, costante e inarrestabile tra Romania e Italia, che coinvolge migliaia di cittadini rumeni ogni anno, e in questa direzione abbiamo avviato un dialogo innovativo, costruttivo e indipendente con la comunità rumena, per mantenere il più possibile il capitale umano nel contesto della catena industriale italo-romena in entrambi i paesi“, ha dichiarato il Presidente di Confindustria Romania, Giulio Bertola.

 

 

Angelo Sinisi

Engineer, Economist  

Manager of Tales of Angels asociatiatalesofangels.com

Confindustria Romania Associative Development  https://confindustria.ro/

PhD Profesor Asociat  Selinus University https://www.uniselinus.education/

Member AMIER Asociația Managerilor și a Inginerilor Economisti din Romania  http://www.amier.org/ 

https://www.linkedin.com/in/angelo-sinisi-004991174/

 




Politicamente scorretti unitevi

“Acerbi mi ha detto ‘va via negro’” queste le parole dello “scandalo”.

Ennesimo scandalo mediatico sul nulla italiano.

Parole dette all’orecchio da un giocatore dell’Inter ad un giocatore, Juan Jesus, del Napoli durante una partita del campionato di serie A.

Il difensore si è rivolto all’arbitro per denunciare il fatto.

Capisco di essere “politicamente scorretto”, sono assai felice di esserlo, ma a me tutto questo mi sembra un comportamento da “asilo mariuccia”.

Quando andavo all’asilo vi era sempre un altro bambino, più frequentemente bambina, che si rivolgeva alla maestra e, sempre ad alta voce per attirare l’attenzione dei compagni di classe, dichiarava “maestra lui mi ha detto brutto”.

Avevo tre anni, oggi ne ho assai di più e questi comportamenti, il perdere tempo dietro a questi aneddoti, mi annoiano moltissimo.

“Mi ha detto negro”, tutti coloro che scendono in un campo per partecipare ad una partita di un qualsiasi gioco di squadra sa benissimo che i “colpi sotto alla cintura” sono costanti, fa parte del gioco.

“Figlio di ….”, “pezzo di ….”, recentemente un giocatore in modo furbesco ha stretto i gioielli ad un avversario, calci e sgambetti, gomitate, di tutto accade durante una partita.

Quasi nella totalità dei casi alla fine della partita ci si stringe la mano e finisce tutto lì.

Fa parte del gioco, appunto.

Da “politicamente scorretto” quale mi onoro di essere, sono addirittura Trumpiano, incredibilmente penso che gli accordi di pace si devono fare sedendosi al tavolo con il nemico per trattare, anche se si chiama Putin.

Penso, infatti, che “vivere all’asilo” non aiuti a costruire un futuro prospero della nazione.

Quanto mi manca l’ironia di quel immenso attore che fu Gigi Proietti e quel momento di vera comicità sulla rete televisiva pubblica che lo stesso rappresentò.

Momento di cabaret che terminava con la romanesca affermazione “a fr…”!

Oggi non si può più trasmettere, anche film cult come “Amici miei” c’è chi li vorrebbe addirittura distruggere.

In fondo c’è chi abbatte le statue di Cristoforo Colombo!

Oggi i ben pensanti ci costringono a vivere con il loro “politicamente corretto”, reale perbenismo dato che la corruzione morale in Italia, e non solo, è ovunque.

Gli italiani, rimaniamo nel nostro recinto, debbono stare attenti al linguaggio, il sistema paese, però, si guarda bene dallo sradicare il malcostume delle tangenti, dei concorsi pubblici addomesticati, degli appalti pubblici gonfiati.

Meglio parlare di Acerbi e della sua frase all’orecchio in un campo di calcio.

Oggi dobbiamo seguire le notizie del “dossieraggio” da parte di organi dello Stato a Perugia.

Vi sono, fatto ancor più grave, i servizi pubblici, sanitari in testa, troppo spesso eccessivamente inadeguati e speriamo che il “problema” si limiti ad inadeguatezza.

Come non notare gli “affari” che girano sul traffico di migranti?

“Affari” da codice penale, non da “asilo mariuccia”, non da “maestra mi ha detto cattivo”.

Quanto è bello e facile per i ben pensanti spostare su fatti che i dotti definirebbero “inezie” l’attenzione mediatica!!!

Quanto anelo il poter tornare senza eccessivi rumori di sottofondo dei ben pensanti al linguaggio politicamente scorretto e, al contempo, alla capacità, e volontà, di sradicare tanto malaffare.

Oikofobia si definisce in dottrina medica, in psichiatria, l’avversione, fino alla paura, per il proprio ambiente domestico.

Sia nel concreto che in modo figurato.

In politica si riferisce al ripudio della propria cultura e delle proprie tradizioni per lodare gli altri.

Fermare per un giorno il percorso didattico di un plesso scolastico per permettere di seguire gli adempimenti del Ramadan, non far più svolgere le tradizionali recite del Santo Natale o non permettere che venga esposto un presepe, sono solo alcuni fra i tanti esempi di questa patologia nel sistema sociale italiano.

Il rispetto delle culture altrui parte dal conoscere e rispettare le nostre.

Il rispetto degli altri richiede il contestualizzare i fatti.

Un esempio.

In una recentissima partita internazionale di una squadra di calcio della nostra capitale i tifosi della stessa, presenti nella curva dedicata agli stessi, hanno esposto il seguente striscione “la Regina Elisabetta faceva i b…….”.

Frase triste sempre, ancor più se riguarda una defunta nonché regina amatissima dai tifosi dell’altra squadra in campo.

Frase pubblica, non sussurrata all’orecchio di un avversario in campo che, ne sono certo, durante una partita usa tutti i trucchi del mestiere per far saltare i nervi all’avversario anche lui.

Leggo sui giornali, io di questo capisco assai poco, che Acerbi rischia una squalifica durissima ma nulla, se non poche righe, su questo fatto, forse perché gli addetti ai lavori ricordano quel dissacrante striscione in un Verona Napoli di tanti anni fa che recitava “Giulietta è una zoccola”, al tempo si misero a ridere tutti e si chiesero quale sarebbe stata la “risposta” veronese durante la partita di ritorno.

Quanto mi farebbe piacere un rapido tornare alla concretezza ed alla normalità.

Propongo un “gioco”, proprio in ossequio a tanta durezza dei ben pensanti su ogni inezia, l’obblio dalle facezie e il ritorno ai problemi veri sui media.

Per esempio, rubare una frase ad un personaggio pubblico quale Platinette e costringerlo alle scuse pubbliche io lo definisco “ostracismo”.

Tutto qui, niente di più, niente di meno.

Per questo l’occidente si sta dividendo, gli ostraticizzati, noi politicamente scorretti, iniziamo a renderci conto che dobbiamo contarci e dire la nostra.

Per questo noi ostraticizzati guardiamo con attenzione a quel pericolosissimo generale che ha onorato l’Italia rischiando la sua pelle negli scenari più pericolosi nel mondo.

Quanto è bello quel “Mondo al contrario” che rompe il pensiero unico!

Non è neanche così importante condividerne tutti i contenuti, va ringraziato solo per il fatto che scrive quello che tanti pensano ma pochi hanno il coraggio di affermare pubblicamente.

Chi non ha la necessità di uno psichiatra perché non soffre di oikofobia non può che sperare di poter tornare a sentire un attore dire quello che vuole circoscrivendo il suo dire al suo ruolo, sia se si chiama Platinette, sia se si chiama Litizzetto.

A chi scrive, entrambi, non fanno ridere, ma auguro loro libertà di parola.

La auguro a loro tanto quanto vorrei che fosse augurata a me, cattivo Trumpiano politicamente scorretto.

Ignoto Uno




Putin vivo e vegeto

Sono giorni che i media italiani dedicano ore a dimostrare che le elezioni politiche della Federazione Russa sono una farsa.

Premesso che la Federazione Russa è la diretta discendente dell’Unione Sovietica e che, conseguentemente, è pensabile che sia ancora assai presente in quella terra l’idea di controllo della nazione attraverso una oligarchia che sia in grado di mantenere, anche con strumenti “persuasivi”, il potere, il messaggio che ci arriva da quel 88% è forte e chiaro.

Con questo messaggio faremo i conti nei prossimi anni.

Putin è a capo di un sistema che ha il controllo del suo Paese.

La propaganda funziona allorquando conferma l’opinione ed i valori che il popolo vuole sentire e, attraverso questo, si possa confermare in se stesso.

Putin ha vinto perché l’oligarchia che ha alle sue spalle ha compreso che la maggioranza del popolo russo si sente sicura se lui è il punto di visibilità di un sistema complesso che governa la loro nazione.

I media italici, assai ossequiosi al potere a cui devono dare conto, in caso contrario sarebbero degli stolti e non lo sono, raccontano che Putin è un uomo solo al comando, un despota che in solitudine dispone della vita di un intero popolo, che decide in autonomia le sorti di una delle tre superpotenze al mondo.

Vere baggianate. Mi permetto di definirla “propaganda da dilettanti impreparati”.

Alla grande maggioranza del popolo russo Putin va bene e, conseguentemente, il sistema di potere russo lo sostiene.

Questa la causa che ha fatto fallire i tentativi di facilitare la sua caduta attraverso azioni dall’interno che hanno visto la regia, sempre, nel nostro occidente.

I colpi di stato, più o meno camuffati, richiedono il consenso interno.

La “marcia su Mosca” del capo della Wagner fallì, fu una vera farsa a cui per qualche ora solo in occidente potevano crederci, o far finta di crederci, perché l’assunto su cui si basava era errato.

L’assunto fu che il popolo si sarebbe schierato con il “liberatore” Evgenij Prigožin.

Il popolo russo non ne sentiva la necessità, la “marcia” si trasformò in “passeggiata”, tutto finì con una chiacchierata incredibile a favore di telecamere di generali dell’esercito russo seduti su un muretto con lo stesso Prigožin in cui i primi davano “consigli” al secondo di lasciar perdere.

La “marcia” iniziò e fini nella stessa giornata.

Putin è un autarca? Certamente sì, come molti altri, anche in Europa.

In Italia è impossibile creare nuovi partiti che possano presentarsi alle elezioni a causa di leggi votate da tutti i partiti seduti in Parlamento, questo è un fatto.

Le differenze di azione politica fra i governi di diverso colore sono assai ridotte rispetto ai roboanti proclami delle campagne elettorali, questa la causa delle sempre più risibili percentuali di presenti al seggio rispetto agli aventi diritto.

“Votare non serve a niente, tanto sono tutti uguali” questo dicono gli italiani.

Autarca Putin, sistema autarchico il nostro.

Questo parrebbe pensare il popolo italiano.

“È vivo il re, viva il re” questo ci arriva dal voto russo, con questo “re” le cancellerie occidentali tutte e la NATO dovrà fare i conti, non solo per quanto concerne l’Ucraina.

Come non notare che Stati Uniti e Stati europei tutti sono “debitori” mentre la Federazione Russa è “creditore”?

La Federazione Russa ha un sistema economico basato su numeri piccoli rispetto all’estesa ed alla popolazione ma, in costanza della guerra, esporta materie prime strategiche, grano compreso.

Quel 1.000% in più di importazione di grano da parte del sistema Italia dalla Federazione Russa nel 2023 non necessità commenti.

Salvo il “nuovo Napoleone”, Emanuel Macron, che vuole inviare formalmente e pubblicamente i suoi militari in Ucraina, molto probabile già oggi la presenza di soldati degli Stati aderenti alla NATO nello scenario, senza di essi l’esercito ucraino non esisterebbe, le cancellerie occidentali non sembrerebbero voler mettere in atto tale “follia” per tutta l’umanità. Dichiararla una “follia” è un cortese ed educato eufemismo.

Felici e rassicurati abbiamo letto quanto, con sempre maggiore forza e chiarezza, dichiara sul tema il Santo Padre.

Identiche emozioni causano le “strutturate” e “stabili” parole del Presidente Mattarella a Cassino del 15 marzo scorso.

Putin, da parte sua, nel discorso di ringraziamento al suo popolo dopo la vittoria nella tornata elettorale, ha aperto a logiche post belliche sull’Ucraina, concetto che il portavoce dello stesso leader russo Peskov aveva già messo sul tavolo il 13 giugno del 2023.

Al tempo lo scenario era assai meno favorevole all’esercito russo.

Ancor di più dopo le elezioni in Russia la necessaria, non solo auspicabile, pace in Ucraina si raggiunge con il pragmatismo.

Dallo stato dei fatti, e non dalla propaganda occidentale, bisogna partire per costruire una nuova stabilità.

In questo scenario noi occidentali dobbiamo ricordare la presenza del popolo ucraino, molto di più che di Zelensky e della sua oligarchia.

Sono certo, però, che anche il popolo ucraino desideri tornare ad una vita in pace con tutti.

Per questo l’idea delle aree cuscinetto sono un passo, probabilmente, nella direzione giusta.

Certamente assai più interessante a quella della guerra nucleare.

Se le nostre cancellerie non hanno la capacità del cambio di passo noi europei non possiamo fare altro che sperare nelle elezioni presidenziali americane di novembre.

Dobbiamo sperare che Donald Trump vinca ed il progetto MAGA riparta.

Make America Great Again potrebbe essere utile anche alla nostra Italia, ad alcuni Stati europei meno, ma mi chiedo quanto questo debba essere importante per noi italiani.

A Giugno si vota per l’Europa, forse agli italiani converrà “mandare in Europa” chi vorrà andarci con una postura più “da italiano”, postura di chi vuole realmente tutelare i nostri interessi, che piuttosto di chi ritenga che sia necessario in Europa una continuità attraverso un secondo mandato alla Von der Leyen.

I “ponti” in politica si costruiscono fra “simili”, simili per davvero non a chiacchiere elettorali.

Ignoto Uno




I saggi non sono al governo…

Dopo che il Santo Padre ha parlato delle crisi nel mondo anche il Presidente della Repubblica italiano si è espresso.

Permettetemi una battuta irriverente, “quando il gioco si fa duro, i saggi (non i duri) scendono in campo” ed è una fortuna per i popoli occidentali.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando il 15 marzo, a Cassino, durante la cerimonia commemorativa dell’ottantesimo anniversario della distruzione della città, ha dichiarato che l’art 11 della Costituzione afferma che “l’Italia repubblicana ripudia la guerra sia come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, frase riportata dall’agenzia Ansa.

Questo è avvenuto il 15 di marzo, sarà un caso, ma è una data particolarmente evocativa essendo il giorno delle Idi di marzo.

Giorno, quello delle Idi di marzo, in cui veniva festeggiato il dio della guerra Marte ma non solo, dato che è entrata nella storia forse ancora di più, perché vide l’assassinio di Giulio Cesare, dittatore e pontefice massimo del tempo.

Tempi e leaders diversi quelli di allora, ma il desiderio del “fare da soli” a Roma non è mai mancato.

“La nostra Costituzione ci chiede, e questo resta il ruolo dell’Italia, di costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo perché la guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie”  dichiarato dal Presidente a Cassino.

Affermazioni di taglio opposto rispetto a quelle del leader francese Macron.

Ad essere onesti, parole assai diverse anche a quelle della Premier Meloni rispetto al ruolo dell’Italia nel mondo, scenario ucraino incluso.

Postura interventista quella della Premier, postura più “strutturata” quella del nostro Presidente.

Parole assai più sagge quelle del Presidente Mattarella, parole di un uomo politico che, in questa occasione, ha dimostrato di essere adeguato a gestire con esperienza e saggezza le attuali, pericolosissime, complessità internazionali.

Correttamente il presidente della Repubblica, attraverso le sue parole, non nasconde la preoccupazione per le sempre più alte tensioni fra la Federazione Russa e l’occidente, senza dimenticare l’altro grave scenario mediorientale.

Due situazioni di guerra che dovevano, e potevano, essere evitate, gestite assai meglio.

Chiare le colpe della politica dell’amministrazione Biden in entrambi i fronti.

Una amministrazione “ideologica” e non “pragmatica” quella statunitense di oggi.

Una amministrazione cinica e molto interessata a rilanciare l’interventismo americano nel mondo ed ad esportare un predefinito modello democratico, forse anche interessata a rilanciare certi affari da sempre legati agli scenari di guerra.

A qualcuno questo non piacerà leggerlo, ma è un fatto che la stabilità regnava in tutto il mondo prima che Biden entrasse alla Casa Bianca e rivoluzionasse la politica estera statunitense tornando a quelle logiche Obamiane di cui molti in occidente non sentivano la necessità.

Stabilità che portava serenità e benessere non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.

Eppure i rapporti fra l’amministrazione Trump e le altre due superpotenze, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese, erano assai complessi.

Trump, colui che viene definito da molti radical chic l’amico di Putin, non ridusse mai le sanzioni verso la Russia pur ritenendo che dovessero essere sostituite da nuovi e stabili accordi bilaterali fra le due potenze nucleari.

Altrettanto dure furono le politiche dell’amministrazione americana a guida repubblicana nei confronti della Cina finalizzate a ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalla produzione industriale del paese asiatico, in particolare modo rispetto a farmaci ed alte tecnologie strategiche.

Da italiani non possiamo che apprezzare la diversa cifra delle parole del Presidente italiano rispetto a quelle del presidente francese, Emmanuel Macron, che ha voluto drammatizzare lo scontro proponendo l’invio di truppe occidentali in Ucraina.

Parole pericolose, parole dal sen fuggite e mal ponderate quelle di Macron, fortunatamente isolate in Europa.

Dichiarazioni che hanno permesso al ministero degli Esteri di Mosca di sbeffeggiarlo attraverso queste parole: “folli sogni paranoici”.

Da “grandeur francese” diremmo noi che dai cesari, e non dai Galli, proveniamo, appunto.

Per fortuna, almeno su questo dossier, gli italiani possono contare sul “pragmatismo siciliano”.

Terra complessa la Sicilia, terra piena di influenze e culture diverse, terra di templi greci e case arabe … e non solo.

Sarà per questo che in Sicilia la “complessità” non è altro che una parte del tutto.

Ed oggi il “tutto” va gestito perché, proprio come si dice in quella terra del mediterraneo “tutto si tiene”.

Ignoto Uno




GOI: elezioni senza eletti?

Gent.mi Lettori,

ho ricevuto l’incarico dal nostro Direttore di seguire la sempre più intricata matassa delle elezioni del GOI, che sembrano essere ormai romanzo d’appendice.

Nei giorni scorsi, infatti, BETAPRESS ha pubblicato interventi, di AA diversi, incentrati sulle elezioni tenutesi in Italia in seno al GOI Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani.
Le notizie si sono accavallate con una intensità e un ritmo persino frenetici e contenuti “involontariamente” contraddittori.
Per offrire un contributo in linea con la correttezza complessiva dell’informazione, così emendando quanto fin qui pubblicato, abbiamo il piacere di porgere alla Vs. cortese attenzione l’odierno articolo apparso oggi sull’apprezzato e ben conosciuto sito “Hiram.be”.
Articolo che fa
il punto definitivo, forse?, sulla vicenda.
Buona lettura!

L’élection du nouveau GM du Grand Orient d’Italie contestée
Publié par Géplu
Dans Dans la presse

Ainsi que le relate le site Italy24.press, le Grand Orient d’Italie connait quelques tensions après l’élection du successeur de Stefano Bissi, qui s’est déroulée le dimanche 3 mars. Alors que les premières estimations donnaient le challenger Leo Taroni vainqueur, la Commission électorale a finalement déclaré élu – avec seulement 26 voix d’avance sur près de 14 000 votants – le Frère Antonio Séminario, Grand Maître Adjoint de Bissi, qui le soutenait. Des recours devant la justice interne et la justice profane ont été annoncés par Taroni. Ce dernier avait axé sa campagne sur la lutte contre les infiltrations mafieuses dans les loges.
La proclamation officielle des résultats doit avoir lieu lors de la Grande Loge de Rimini prévue les 5 et 6 avril. Rappelons qu’à la différence de la France et de la Belgique, en Italie le Grand Orient est l’obédience dite « régulière », reconnue par la Grande Loge Unie d’Angleterre, et que l’obédience libérale est la Grande Loge d’Italie.
Au terme d’une vive polémique et d’une nuit de recomptages par la Commission électorale nationale, Antonio Séminario a été élu Grand Maître du Grand Orient d’Italie, la principale organisation maçonnique italienne. C’est la première fois qu’un Calabrais est élu à la tête du Goi.
La victoire a été obtenue par seulement 26 voix et le verdict a annulé un précédent décompte – officieux – résultant de la somme des voix dans les différentes régions, qui attribuait la victoire par seulement 15 points à Leo Taroni, un entrepreneur de Ravenne, qui, à la tête de la liste “Nous ensemble”, il avait axé sa campagne électorale sur la lutte contre les infiltrations mafieuses dans les loges.
Aujourd’hui, à 5 heures du matin, après une nuit de travail, la Commission électorale centrale a attribué 6.369 voix à Seminario, soit 46,09 pour cent du total. 6.343 voix ont été validées en faveur de Taroni, soit 45,90 pour cent ; et dans la région de Bari Pasquale La Pesa 688 voix, soit 4,98 pour cent.
Soutenu par le Grand Maître sortant, le Toscan Stefano Bissi, Seminario occupait déjà le poste de Grand Maître Adjoint du Goi. Né à Crosia, dans la province de Cosenza, le 5 février 1958, il réside à Rossano, où est basée sa loge, le “Francesco Galasso”. Il convient de noter qu’environ la moitié des voix qu’il a obtenues ont été recueillies précisément en Calabre et en Sicile, tandis que Taroni a été le plus voté en Sardaigne et dans tout le centre-nord, à l’exception de l’Ombrie. La proclamation de la victoire du Seminario a cependant provoqué de vives réactions de la part des partisans de Taroni, au point que l’ouverture de longues procédures de recours internes semble désormais évidente, alors que de nombreuses voix réclament une scission du Goi. La liste “Nous ensemble” annonce en effet un recours immédiat à la justice interne de l’association, mais aussi un recours à la justice ordinaire, sur la base de l’article 700 du Code de procédure civile, pour tenter d’obtenir d’urgence la suspension de la proclamation et l’annulation de l’élection. Certains partisans de Taroni n’excluent même pas de recourir à la justice pénale.




Guerra o Pace

 

La guerra in terra di Ucraina è un elemento di visibilità di un ben più ampio scontro geopolitico.

Scontro i cui attori strategici sono ovunque meno che in Ucraina, tantomeno sono ucraini.

Questo è un fatto.

Fatto che non viene rappresentato, a mio avviso, correttamente ai cittadini europei.

Temi questi che rappresentano i reali elementi di difficoltà per superare il conflitto e raggiungere una pace accettabile da tutti gli attori in campo.

Fatto plasticamente dimostrato dalla risposta all’appello del Santo Padre alla televisione svizzera da parte del portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa.

Questo funzionario ha dichiarato che “Il presidente Biden ha grande rispetto per Papa Francesco e si unisce a lui nelle preghiere per la pace in Ucraina che potrebbe essere raggiunta se la Russia decidesse di mettere fine a questa guerra ingiusta e non provocata e ritirasse le sue truppe dal territorio sovrano dell’Ucraina”.

Lo stesso funzionario ha continuato dicendo che “Sfortunatamente continuiamo a non vedere alcun segno che Mosca voglia mettere fine a questa guerra e per questo siamo impegnati a sostenere Kiev nella sua difesa contro l’aggressione russa”.

“Impegnati a sostenere” dichiara l’amministrazione Biden, affermazione che i privati cittadini non possono che interpretare come invio di armi e dazioni economiche.

Al contrario noi cittadini occidentali siamo costretti ad apprendere dall’agenzia Ansa che “il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski ha ammesso che militari dell’Alleanza sono presenti in Ucraina”.

Sempre dalla stessa agenzia giornalistica siamo, basiti, costretti a leggere che la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova ha dichiarato in un’intervista alla testata Izvestia che “la Russia è già a conoscenza del fatto che in Ucraina operano militari della Nato, perché è impossibile nasconderlo”.

La Zakharova ha aggiunto che “Usa, Gran Bretagna e altri Paesi occidentali conducono una guerra ibrida contro la Russia facendo partecipare alle azioni istruttori delle forze speciali Nato”.

Ecco le parole chiave “guerra ibrida”, guerra non dichiarata, guerra per “interposto Stato”.

Compreso questo aspetto, molte le domande che si formano.

Chi fu il primo a dare inizio?

La Federazione Russa due anni fa con quella che il governo di Mosca definisce “operazione speciale” o l’amministrazione americana a guida Obama nel 2008 finanziando e supportando i movimenti anti russi in Ucraina a guida Julija Tymošenko?

Ancora, ritenuta attendibile l’affermazione della portavoce russa a causa delle dichiarazioni del ministro polacco, nell’elenco denominato “altri Paesi occidentali” si debbono annoverare anche “istruttori” italiani?

Nel caso il Parlamento ne è a conoscenza?

Nel caso la risposta alla domanda se vi siano già soldati italiani in Ucraina fosse positiva, potrebbero i giuristi esprimersi sul tema rendendo edotti i cittadini italiani sul fatto se detta azione del governo possa essere ritenuta coerente al nostro dettato costituzionale?

Da quanto sta emergendo risulta sempre più palese come le scelte in terra di Ucraina siano dettate da interessi geopolitici, e non solo, delle cancellerie occidentali e come queste siano etero dirette dall’amministrazione Biden.

Altrettanto chiaro è il fatto che queste cancellerie, l’amministrazione oggi presente a Washington e quelle europee che la frequentano, oltre alla NATO ed al Canada, sono oramai totalmente impossibilitate a modificare la propria linea politica a causa dell’approssimarsi di tornate elettorali sia in Stati Uniti che in Europa.

Dette cancellerie sono costrette a tenere il punto, lo dimostra quanto dichiarato dal funzionario statunitense, finanche portando l’occidente alle conseguenze più tragiche.

Queste cancellerie non possono fare altro che mantenere una linea interventista, anche con una postura sempre più aggressiva, a prescindere dalla logicità strategica della scelta avendo esse il fine di impedire l’emersione dei tanti “errori” compiuti sullo scenario ucraino sin dall’amministrazione Obama.

Errori nelle scelte strategiche ed “omissioni” nell’informazione ai loro cittadini.

Le seconde assecondate da un sistema dei media assai più “ideologico” che “terzo”.

Scelte politiche ammantate da elementi della morale che, in realtà, con la stessa e con l’etica rischiano di avere pochi elementi di contatto, fatto che emerge dalle parole del Santo Padre con chiarezza.

Parole che hanno causato prima stupore e, poi, reazioni che difficilmente non possono che essere ritenute irrituali, finanche rabbiose.

Se va ritenuta scontata la reazione del leader ucraino, attore totalmente etero diretto, che, questo è da temere, si è innamorato del proprio ruolo di “leader mondiale”, rattrista la cifra propagandistica del dibattito nel nostro occidente.

Una reazione rabbiosa ed a senso unico, tipico atteggiamento propagandistico a favore di una posizione, una reazione che ben si guarda dall’approfondire l’esortazione profonda che è insita nel ragionamento di chi si siede sul soglio di Pietro.

Se da un lato dobbiamo vedere il fuoco di fila dei media filo amministrazione Biden nostrani, dall’altro non possiamo che prendere nota del fatto che non vi sia nessun commento dai politici italiani.

Quest’ultimi, infatti, si sono astenuti dal commentare le parole del Santo Padre pur se “stimolati” dalla portavoce del ministero degli Esteri della Federazione Russa che ha fatto notare come il Santo Padre si rivolgesse fondamentalmente ai capi di Stato occidentali.

I fatti, però, rimangono invariati e sono altri come gli esperti militari fanno comprendere a chi ha l’opportunità di compulsarli.

Senza invii di enormi quantità di aerei da combattimento, piloti e staff tecnici inclusi, e di armi sofisticate in terra di Ucraina entro fine aprile causerà la sconfitta totale dell’Ucraina.

La politica è chiamata a decidere se questa posizione tecnica vada presa nella giusta considerazione o meno.

Due le strade che apre.

Quella voluta dall’amministrazione Biden di fornire armi e mezzi illimitati a chi gestisce il conflitto in terra di Ucraina, non a Zelensky che nulla potrebbe fare da solo, percorso che non può prevedere altro che un reale rischio di conflitto mondiale nel prossimo futuro, conflitto che prenderebbe origine nella nostra Europa.

L’alternativa è aprire un negoziato come propone il Santo Padre.

Un negoziato che porti ad un accordo stabile e duraturo fra le Super Potenze, reali decisori nel conflitto in terra di Ucraina.

I “vassalli” di questi non potranno fare altro che accettarne le decisioni ed i patti.

Riducendo a sintesi, i cosiddetti “grandi della terra” sono chiamati a scegliere fra trovare un accordo equilibrato o portare l’occidente in una nuova e senza prospettive “Guerra Mondiale”.

La terza ipotesi, quella della sconfitta sul campo della Federazione Russa attraverso il finanziamento ed il supporto dell’esercito ucraino, dati i fatti concreti in campo, non può che essere definita in altro modo che “infondato e propagandistico”.

I cultori del benessere dei propri cittadini non possono fare altro che ritenere soluzione unica quella di evitare un devastante conflitto mondiale attraverso la “negoziazione”.

La Seconda Guerra Mondiale non è terminata, come si deve sentire narrare da opinionisti che si prestano a narrare questo sui media, con la sconfitta di Hitler e del Terzo Reich.

La Seconda Guerra Mondiale è terminata con la scelta politica del presidente americano Delano Roosvelt di fermare il generale Patton che con le sue divisioni di carri armati intendeva raggiungere Mosca.

Questa scelta di pace dette inizio alla Guerra Fredda, un periodo di ricchezza e benessere per il nostro occidente.

Un periodo di stabilità fra ovest ed est Europa.

Furono errori gravi di natura economica a distruggere l’Unione Sovietica ed a far sciogliere il Patto di Varsavia, non le truppe alleate occidentali.

Oggi a quell’equilibrio dobbiamo tutti tendere.

I cosiddetti “grandi della terra” hanno il dovere di sedersi e firmare nuovi trattati di stabilità, una nuova Yalta e Reykjavik, e di disarmo nucleare, un nuovo SALT.

Questo è “negoziare”, senza personalismi, senza interessi bassi quali quelli di voler mantenere il proprio posto di potere.

Senza “vergognarsi”, questa l’interessante parola, parola assai più complessa di quello che potrebbe apparire ad una prima lettura, che il Santo Padre ha inserito al centro del dibattito.

Ignoto Uno




DSGA, è ora di alzare la testa!!!

Gentilissime Colleghe, cari Colleghi DSGA,

 

Con la presente vi inoltriamo le informazioni necessarie per aderire al ricorso contro questo CCNL 2019/21 che ci dequalifica tutti.

Con questa mail, passiamo alla fase operativa del ricorso.

Dopo aver contattato più avvocati esperti di diritto del lavoro, abbiamo deciso di scegliere quello più capace, che ci ha dato più sicurezza per il curriculum e per il bagaglio di esperienze, un esperto in diritto sindacale e di lavoro nella PA: l’avvocato FABIO POZZI.

L’avvocato ci ha prima ricevuto nel suo studio a Roma per studiare insieme il CCNL, e poi ha intavolato con noi una fruttuosa interlocuzione continua che ha portato a decidere insieme una strategia vincente per il/i ricorsi personale/i, impostando tutto sui danni subiti dai DSGA con questo CCNL, con ragionevoli aspettative di successo.

Non faremo ricorsi “copia e incolla, ma lo predisporremo esattamente per il/i DSGA che presenterà il ricorso. Per questo, insieme all’avvocato abbiamo preparato questa scheda per esaminare tutte le situazioni dei singoli aderenti, così da decidere quale/i tribunale/i adire in giudizio, almeno in questa prima fase, con ricorso/i pilota, per poi una volta ottenute le prime sentenze favorevoli, partire con i ricorsi in tutto il territorio nazionale e per tutti i DSGA. L’avvocato ha studiato già quali sono i Tribunali del Lavoro maggiormente favorevoli ai dipendenti, piuttosto che ai datori di lavoro e alla PA.

Vi prego di compilare questo entro e non oltre il 14/03/2024.

ECCO IL LINK:

clikkate qui

 

Per rendere l’adesione “solenne” ed in modo da ripartire le spese iniziali per il/i ricorso/i tra tutti gli aderenti, entro la medesima data di compilazione della scheda, ciascun aderente al ricorso, dovrà versare la quota pari a € 100,00 sul Conto Corrente intestato a:

Movimento Nazionale per la Valorizzazione dei Direttori SGA
IBAN: IT34Z0542476630000000156537

Causale: Adesione impugnazione ccnl 19/21

 

Copia del bonifico dovrà essere inviata all’indirizzo email: noidsga@gmail.com e a movimentonazionaledsga@gmail.com

Ricordiamo agli aderenti che sono iscritti ad una OOSS firmataria del CCNL 2019/21, che, se non lo avessero già fatto, dovranno presentare al proprio sindacato una dichiarazione di dissenso contro la firma a questo CCNL, che potrà essere del seguente tenore:

 

Il sottoscritto nato a il in qualità di DSGA presso la scuola , iscritto alla OOSS firmataria di questo CCNL Istruzione e Ricerca 2019/21, con la presente

DICHIARA

Il proprio dissenso rispetto alla firma del CCNL Istruzione e Ricerca 2019/21, che va a ledere i miei diritti acquisiti come Direttore SGA di ruolo nelle II.SS..

Il firma del dsga

 

Confidiamo in una decisa partecipazione di tutti i DGSA che tengano al nostro presente, ma soprattutto al nostro futuro! INSIEME SI PUO’ VINCERE!

NOI…DSGA