RISULTATI ELETTORALI secondo Ignoto UNO

La Lettura di Ignoto Uno

Io queste elezioni europee le leggo così

FDL ha perso 656.501 voti
LEGA ne ha perso 383.867
M5S ne ha perso 2.031.631
FORZA ITALIA insieme a Noi Moderati ne ha perso 305.708
AZ+IV+(+EU) ne hanno persi 1.334.495

PD ha guadagnato 198.442 voti

ALLEANZA VERDI E SINISTRA ha guadagnato 535.710 voti

Conseguentemente l’aggregato dei partiti di sinistra deve prendere atto che di aver preso 1.297.479 voti in meno rispetto alle politiche

Da tutto questo si evince che:

1) la scelta di candidare Vannacci (che da solo ha preso circa il 25% dei voti della Lega) è stata vincente e che oggi il partito è saldamente in mano al duo Trumpiano Salvini – Vannacci

2) che la Meloni è l’unica che prende voti in Fratelli d’Italia e che se la sua leadership dovesse subire una crisi o per fattori interni all’Italia (magistratura?) o per la sua “distanza” dal cambiamento politico in atto in Stati Uniti (ritorno di Trump alla Casa Bianca) il Partito di Fratelli d’Italia cadrebbe a pezzi

3) che la Schlein (a capo del PD, persona di Obama) ha vinto la battaglia interna al mondo di sinistra




L’arte di conquistare la pace

Si è svolto Venerdì 7 giugno il convegno Arte e Pace fortemente voluto, pensato, ideato e realizzato dalla Dottoressa Anna Maria Brazzò, nota per i suoi eventi presentati nei prestigiosi palazzi romani delle Istituzioni o in quelli di alto significato storico, messi a disposizione dai loro rispettivi proprietari privati.

L’evento Arte e Pace vuole suggerire un percorso per la pace, assai carente in questi tempi dove le guerre sembrano imperversare e volersi espandere.

Per realizzare ciò, l’ideatrice non poteva trovare migliore luogo se non all’interno di quello che risulta essere il palazzo più rappresentativo delle Istituzioni della Repubblica Italiana, Palazzo Montecitorio, sede del Governo Italiano, e precisamente nella Sala Regina.

Questa risulta essere la più grande sala di rappresentanza dell’ala novecentesca del palazzo, posta in corrispondenza del Transatlantico ed attigua alle tribune dell’aula che affacciano sul banco della Presidenza.

Sala che in un unico ambiente offre ornamenti caratteristici dell’architettura d’interni di Ernesto Basile, Architetto Palermitano esponente del modernismo internazionale e del Liberty, impreziosita da splendidi arazzi di scuola fiorentina.

Il messaggio che la eccentrica personalità della Brazzò ha inteso dare con il Suo convegno “Arte e Pace” lo si evince proprio nella comunione delle due parole.

L’Arte, è la capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere una attività umana. (fonte Treccani)

La Pace, è la condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi ecc. sia all’esterno con altri popoli, altri stati, altri gruppi. (fonte Treccani)

E’ un’Arte, cui bisogna riconoscerne il merito alla Dottoressa Brazzò, quello di essere riuscita a portare in una sala così prestigiosa e dal peso Istituzionale così elevato, personaggi di quei mondi divisi tra loro da fattori politici, religiosi, ideologici, ma accomunati dal desiderio di pace, che non sia il soverchiare da una parte o dall’altra ma la sintesi di accordi condivisi, unico vero trattato per garantire la pace.

Così diventa un momento di elevata sacralità, la stretta di mano tra Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della associazione “Tota Pulchra”, ed il Monaco Buddista, esponente della comunità buddista Italiana.

Entrambi, il Monsignore ed il Monaco Buddista, hanno ricevuto l’Oscar della Pace, creato dal Maestro scultore ed artista Amedeo Ferrari.

Maestro che nel 1987 ha consegnato personalmente al Presidente degli USA Ronald Reagan “La Gioconda in bronzo a tutto tondo”, durante la in Italia a Roma insieme alla sua seconda moglie Nancy Davis.

Scultura creata nel 1986 ed oggi custodita al Museo della Casabianca, consegnata con la motivazione del buon auspicio all’abbattimento del numero degli euromissili.

Un’altra copia della scultura è esposta al Museo Leonardo da Vinci a Roma.

Molte altre le personalità che hanno ricevuto “l’Oscar della Pace” tra cui Amedeo Jaafar Abdulwahid, funzionario affari ambasciata Irakena.

La presenza in sala di qualche esponente della comunità ebraica, riconoscibile perché indossava il Kippah, non può che indurci a riflettere sul significato altamente costruttivo di questo prestigioso evento volto al raggiungimento della pace, attraverso l’operosità dell’arte.

Un percorso che è stato accompagnato da vari intermezzi musicali, col l’esecuzione di arie d’Opera eseguite dalle Soprano Internazionali, Ana Lushi ed Ombretta Santoro, che hanno allietato i numerosi intervenuti in sala.

Segnali tangibili che vengono esplicati, nel pomeriggio di un venerdì che precede una importantissima tornata elettorale dove è coinvolto l’intero popolo Italiano ed Europeo.

Segnali in cui, pur se assenti per la chiusura della campagna elettorale, gli abituali frequentatori di questo importante Palazzo Montecitorio e legittimamente eletti dal popolo Italiano, potrebbero e dovrebbero tener conto per una fattiva costruzione di quella pace che tutti indistintamente agognano.

Segnali di pace per costruire la pace.

Ettore Lembo




Caro Direttore,

 

Le scrivo per spiegare per punti le ragioni profonde che mi hanno portato a non esercitare il mio diritto di voto alle recenti elezioni.

Come intellettuale di destra, questa scelta può apparire controintuitiva o addirittura incoerente, ma credo fermamente che sia necessaria una riflessione critica su ciò che sta accadendo nel nostro panorama politico.

Disillusione e Tradimento degli Ideali

Negli ultimi anni, ho osservato con crescente preoccupazione il tradimento degli ideali fondanti della destra italiana.

Il conservatorismo, che dovrebbe essere radicato nei valori di tradizione, ordine e responsabilità, è stato progressivamente svuotato e trasformato in un mero strumento di potere.

I partiti che si professano di destra hanno spesso abbandonato la difesa dei principi morali e culturali in favore di strategie populiste e demagogiche che cercano solo il consenso immediato.

Mancanza di Visione e Leadership

Un’altra ragione che mi ha portato a non votare è la palese mancanza di una visione chiara e di una leadership forte.

I leader attuali sembrano più interessati a mantenere il loro status che a promuovere un progetto politico coerente e lungimirante.

L’incapacità di proporre soluzioni concrete ai problemi reali del Paese – come la sicurezza, l’immigrazione, l’economia stagnante e il declino culturale – ha fatto sì che molti elettori, me compreso, si sentano abbandonati e privi di rappresentanza.

Populismo e Semplificazioni Pericolose

La deriva populista è un altro elemento che mi ha fortemente scoraggiato.

La politica ridotta a slogan e la continua ricerca di capri espiatori non solo sono inefficaci, ma minano anche la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni.

La destra, per essere credibile, dovrebbe invece promuovere un dibattito serio e approfondito, basato su dati e analisi, e non alimentare divisioni e paure irrazionali.

Corruzione e Interesse Personale

Gli scandali di corruzione e l’uso disinvolto del potere a fini personali hanno ulteriormente eroso la mia fiducia nei confronti della classe politica.

La mancanza di etica e di responsabilità, elementi che dovrebbero essere al centro dell’agire politico, sono diventati ormai la norma. Questo comportamento non solo tradisce gli elettori, ma danneggia anche l’immagine della destra e della politica in generale.

Un Richiamo alla Rifondazione

La mia scelta di non votare è un segnale di protesta e un richiamo alla rifondazione.

Credo fermamente che sia necessaria una profonda riforma interna dei movimenti di destra, che recuperi i valori autentici e li traduca in un progetto politico serio e sostenibile.

Solo attraverso un rinnovamento radicale sarà possibile riconquistare la fiducia dei cittadini e costruire una destra forte e credibile, capace di affrontare le sfide del nostro tempo.

In conclusione, non si tratta di apatia o indifferenza, ma di una scelta consapevole e dolorosa.

Mi auguro che questo gesto possa contribuire a un dibattito costruttivo e a una presa di coscienza all’interno della nostra area politica.

Solo così potremo sperare in un futuro migliore per il nostro Paese.

Con stima,

B.M.




EUROPEE: Ultimo giorno di campagna elettorale, prima del silenzio….

 

Ma gli Italiani? Più dubbiosi di prima, più perplessi e disorientati.

 

Di campagne elettorali definite “insignificanti”, secondo tanti lettori che ci contattano e dalle informazioni rilevate sui social, da tenere in considerazione pur se con le dovute cautele, sembra ne siano trascorse tante, specialmente negli ultimi anni.

Quest’ultima tornata elettorale, che terminerà alle 23 del 9 Giugno, non solo sembra non sottrarsi all’idea che gli Italiani si sono fatti nel tempo, ma addirittura sembra abbia aumentato il senso di diffidenza, non appartenenza e sfiducia che mai è stato toccato.

La dimostrazione più tangibile la si potrà probabilmente registrare con la crescente diminuzione di partecipazione al voto, astensionismo, fenomeno fortemente in crescita nelle precedenti tornate e che sembra essere sempre più inarrestabile.

Fenomeno che tuttavia appare essere assai gradito a tutti i partiti, sia che abbiano governato, sia che sono in essere, sia che siano in opposizione, ma che probabilmente sembrano avere tutti gli interessi a mantenere lo status quo o a ridistribuirsi, ma solo al loro interno, le varie posizioni.

Quasi a dimostrare che una bassa affluenza di votanti, a qualunque titolo, garantisca loro la tranquillità di mantenere le posizioni dominanti, potendo contare anche su quelle che vengono definite, chissà fino a che punto impropriamente, “le truppe cammellate” che assicurano loro il voto di continuità, e che è impossibile fermare.

Chiedersi tuttavia, anche alla vigilia del voto, perché si vota e chi votare, diventa quantomeno legittimo, se desidera realmente avere una consapevolezza ed una responsabilità civica

Così, per queste elezioni europee, tutti i partiti decantano volontà di: più Europa, dell’Europa che vogliamo, che cambieranno l’Europa, che l’Italia cambierà l’Europa, l’Italia che conta in Europa, e chi più ne ha più ne metta.

A supporto, alleghiamo il video che ne riassume tanti, e prodotto da AskaNews, nota agenzia di stampa Italiana.

Gli slogan dei partiti per le elezioni europee

Ma per fare cosa?

Ci induce ancora a riflettere la non comune apertura dei seggi elettorali, che vede spostare dal “tradizionale” lunedì, al sabato la mezza giornata di apertura dei seggi.

Infatti i seggi elettorali apriranno al pubblico, per accogliere gli elettori alle 15 di sabato 8 giugno con chiusura alle 23, per poi riaprire la domenica 9 giugno alle 7 e chiudere, per dare avvio allo spoglio delle schede, alle 23.

Rispettato il giorno e mezzo, ma, come mai la mezza giornata di sabato e non l’usuale mezza giornata del lunedì?

Ritornando tuttavia al perché votare e chi, riteniamo interessante riproporre l’articolo pubblicato alcuni giorni or sono da BETAPRESS, dal titolo interessante:

“Il vero partito deve essere l’Italia”.

Il vero partito deve essere l’Italia

Tra le tante considerazioni ricevute, evidenziamo quella che ci ha inviato un lettore e che riportiamo così come pervenuta.

Considerazioni che esprimono il sentimento dei milioni di elettori che in questo tempo, pur desiderando informazioni nutrono dubbi e… non solo.

Considerazioni che evidenziano anche il grande impegno economico finanziario che tutti gli Italiani e gli europei devono sobbarcarsi.

“ In questa campagna elettorale per le europee non appare chiara la posizione dei partiti italiani (e non solo). Soprattutto andrebbero chiarite alcune posizioni: prima di tutto si vuole una Europa delle Nazioni con il rafforzamento dei ruoli politici delle singole nazioni o una Europa più unita sulla base di cessioni di sovranità? Ed ancora come si coniuga l’idea di un’Europa che entra a gamba tesa su questioni spesso vitali per i cittadini ed un’Europa in cui singoli Stati indeboliscono le posizioni europee rispetto a Russa Cina e USA?

L’Europa sembra frutto di un parto distocico e confuso ed ancora di più, con l’allargamento ad est che è parso più causato dal desiderio di indebolire la Russia che dall’effettiva volontà di creare un’Europa forte basata su culture, religioni, etnie comuni e condivise.

Finora i governi europei sono apparsi pallidi nelle posizioni in tema di politiche estere, di immigrazione, di sostegno alle economie, nel fronteggiare minacce pandemiche. È ora di cambiare, ma sul come vedo tanta confusione in questo voto europeo forse il più importante da quando è nata la UE.

Tra tante considerazioni, certamente soggettive, io credo che, se le richieste di essere votati fossero fatte da persone leali e responsabili, coloro che si presentano per confermare e quindi rinnovare il precedente mandato dovrebbero farlo presentando ai possibili elettori una dettagliata relazione sul lavoro da loro svolto nei precedenti 5 anni e sui risultati concretizzati…

… considerando quanto il loro incarico costi agli Italiani dovrebbe essere non solo un “dovere” ma piuttosto una “regola”.

Appare evidente che tutta questa “nebulosità”, “inconsistenza” di obiettivi, “poca chiarezza, ha reso il voto, che oltre ad essere un diritto è un dovere, privo di significato e di mordente, favorendo così l’astensionismo.

Astensionismo che fa gioco ad i piccoli partiti, che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di ottenere qualche seggio, essendo presente la soglia di sbarramento.

Infatti, meno sono i votanti, meno sono i voti che servono per avere diritto di accesso.

Quanto mai bizzarra la propaganda di chi, forse non essendo riuscito a presentare la propria lista, anche a causa della complicata burocrazia e per l’elevato numero di firme da raccogliere, cerca di convincere gli elettori a non recarsi al voto per protesta.

Protesta di cosa? Dal momento che bastano solo i voti delle su citate “truppe cammellate” per eleggere dei rappresentanti.

In ogni caso è doveroso rispettare anche chi non vota.

Forse uno stimolo potrebbero darlo i candidati, ma anche lì, non sembra esserci molta chiarezza, se non per il fatto che molti capolista, sono messi li per far confluire voti, ben consapevoli che difficilmente lasceranno gli attuali incarichi che già hanno in Italia.

Aumentando così l’indifferenza, la sfiducia e, come logica conseguenza, l’astensione.

Sembrerebbe esserci solo un caso di candidato capolista, Vannacci Roberto, dichiaratosi indipendente e non iscritto al partito, che ha tracciato gli obiettivi precisi da raggiungere in Europa, e che sono comuni alla maggioranza degli Italiani.

Obiettivi condivisi dagli Italiani, perché desiderosi di quella normalità, sicurezza, giustizia, lavoro e quant’altro che l’Europa sembra avere messo in forte discussione.

E’ forse l’unico che ha messo anche al centro come obiettivo la pace, con grande competenza, visto il ruolo che fino ad oggi a svolto, in un momento dove la pace ha lasciato il passo alla guerra, e che potrebbe coinvolgerci tutti.

Interessante diventa così la presa di posizione del Noto Prof. Giovanni Frajese, che nella Sua piattaforma, con grande senso di responsabilità, rivede la sua posizione di astensionista, ponendo in Vannacci Roberto, la speranza di quel cambiamento, iniziando proprio dalla speranza di pace, proclamato da tanti senza tracciarne i contorni.

http://www.ettorelembonews.it/grazie-prof.-giovanni-frajese.html

Ettore Lembo




Dal D-Day alla insignificante Europa di oggi

 

Ottanta anni fa, era il 6 giugno 1944, 156mila uomini iniziarono la battaglia che portò alla liberazione dell’Europa.

 

Erano agli ordini del generale americano Dwight David Eisenhower, noto con il soprannome di “Ike” e futuro 34º Presidente degli Stati Uniti.

 

Quel giorno, che entrò nella storia con il nome D – Day, ebbe inizio “Operazione Overlord”, il più ampio sbarco militare mai avvenuto.

 

Lo sbarco in Normandia fu il primo passo verso la liberazione, da occidente, del territorio europeo.

 

Ad est l’allora Unione Sovietica, con l’Armata Rossa, da tre anni sosteneva un aspro conflitto contro le truppe della Germania nazista.

 

Furono 11.643 i sodati alleati che in quel D – Day persero la vita o rimasero feriti per portare la libertà al popolo francese e a tutta l’Europa.

 

Imponenti le forze utilizzate direttamente nello sbarco dagli alleati.

 

Furono 88.600 i soldati americani e 61 715 i britannici impegnati quel giorno. Utilizzarono 7.000 mezzi navali e 7.500 aerei.

 

I francesi che sbarcarono su quelle cinque spiagge – passate alla storia con i nomi in codice di Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword – furono circa 400.

 

La Seconda Guerra Mondiale finì in Europa il 7 maggio 1945, poco meno di un anno dopo, con la firma del documento di resa da parte del generale nazista Alfred Jodi.

 

In tutto furono 290mila i militari statunitensi morti e 670mila quelli rimasti feriti durante il conflitto, 8milioni le vittime militari dell’allora Unione Sovietica, senza dimenticare i britannici e i soldati delle altre nazioni alleate.

 

I partigiani, italiani e francesi, fecero certamente la loro parte per estirpare il nazifascismo in Europa, ma i numeri parlano chiaro allorquando riportiamo alla nostra memoria che quelli italiani, a noi più cari, furono in tutto circa mezzo milione di cui caduti in azione o nelle mani del nemico 44.700 durante tutto il conflitto.

 

In Italia il 3 settembre 1943 era stato firmato l’Armistizio di Cassibile, definito anche “armistizio corto”, siglato segretamente dal generale Giuseppe Castellano su ordine di Badoglio e della Casa Reale.

 

Armistizio che divenne pubblico l’8 settembre del 1943.

 

A causa della totale mancanza di informazione preventiva alle truppe italiane la firma di questa “resa” dette origine ad una dura reazione tedesca a cui le truppe italiane non poterono contrapporsi perché prese alla sprovvista con la conseguente occupazione nazista della nostra Patria.

 

Occupazione che portò ancor più dolore e terrore nella nostra Patria, occupazione che vide una asservita Repubblica di Salò affiancarsi a quelli che non possiamo definire in altro modo se non “macellai nazisti”.

 

Come non ricordare i 775 morti che quei tedeschi vollero uccidere nell’eccidio di Marzabotto, piuttosto che le 650 di Sant’Anna di Stazzema o, fra le innumerevoli meno note, le 59 assassinate nella Strage del Turchino!

 

C’è da chiedersi se questa tanto insignificante Europa abbia veramente lavorato in questi ottanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per sanare profondamente le ferite fra i popoli che la compongono oppure se tuttora, oltre la perbenissima e finta facciata formale, vi siano ancora presenti Stati, e popoli, membri di questa Unione Europea che, uniti fra loro da legami indichiarabili, usando le “armi” della burocrazia e della finanza lavorino per opprimere gli altri popoli europei.

 

Già dal 1941, a Ventotene, gli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, in quell’isola confinati, avevano ragionato su una Europa unita ed avevano formalizzato il loro pensiero in un testo passato alla storia con il nome di Manifesto di Ventotene.

 

La stesura finale, del 1944, si formava in tre capitoli: La crisi della civiltà moderna, i Compiti del dopoguerra e la riforma della società, L’Unità Europea.

 

Una Europa quella da loro sognata che nulla ha a che vedere con questa.

 

Oggi, ad ottanta anni appunto, la tristezza sovrasta chi lègge insieme queste tre fondanti date e le contrappone alla drammatica pochezza dell’Europa che pretende di dettarci le regole non solo di vita ma, anche, della morale.

 

Impossibile, infatti, non constatare quanto i risultati di questa Europa burocratica ed assai spesso follemente ideologica abbiano impoverito i popoli che la compongono sotto ogni punto di vista.

 

Una Europa impalpabile e succube sia della Cina che degli Stati Uniti a conduzione Biden che, sfido a negarlo, non ha avuto nessuna crescita economica negli ultimi decenni al contrario di ogni altra parte del mondo.

 

Chi crede, io certamente fra questi, nel valore della libertà espresso in ogni sua forma, chi crede, io certamente fra questi, nella forza delle radici tradizionali, in primis nelle origini giudaico cristiane, vive con mestizia questa Europa che non sa nemmeno rispettare se stessa.

 

Vive con dolore il ricordo di chi ha tanto combattuto per dare a noi tutti la democrazia, combattuto fino anche all’estremo sacrificio.

 

Vive con senso di disagio la campagna elettorale che ci ha accompagnati tutti al voto dei prossimi giorni.

 

Molti degli aventi diritto al voto, proprio per questo, è assai probabile che non si presenteranno ai seggi, pressoché tutti o quasi coloro che andranno alle urne per esprimere il proprio pensiero lo faranno con altri intenti completamente legati a fatti inerenti il proprio Stato e non alla definizione di una linea politica comune in Europa.

 

L’Europa dal prossimo lunedì sarà ad un bivio: da un lato iniziare a passo assai rapido una fase costituente che, proprio nell’alveo del Manifesto di Ventotene, porti presto i cittadini a vivere in un vero Stato Federale ed a votare direttamente per il loro Presidente, dall’altro il prendere atto di un fallimento e sciogliere un matrimonio senza più, per molti, senso.

 

Un matrimonio che appare sempre più innaturale.

 

Il cuore e la razionalità porta a sognare un vero Stato Federale, quello pensato a Ventotene appunto.

 

Nel guardarsi intorno, però, impossibile identificare dei novelli Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, altrettanto introvabili figure quali furono Alcide De Gasperi, Helmut Kohl e François Mitterrand, solo per citarne alcuni.

 

Poche le facce nuove che diano il senso, e la speranza, di un cambio di passo, fra queste non posso non menzionare quel Vannacci assai attaccato dagli innamorati di questa Europa burocratica ed a trazione franco – tedesca.

 

Il Generale Vannacci verrà eletto, a lui ed a tutti i futuri parlamentari europei un monito.

 

In assenza di un immediato cambio di passo difficile non temere, forse addirittura sperare, che questa esperienza di Europa unita lasci il passo a qualcosa di più amato dai singoli popoli che la compongono.

 

Forse il vuoto che ne conseguirà potrà essere colmato con qualcosa di migliore, direi di assai più credibile.

 

 

Ignoto Uno




Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto

Il presidente Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto di colpevolezza “pericoloso” di Trump

 

-Mentre in Italia si fa “propaganda” anti Trump, dove gli epiteti e le opinioni poco opportune e distorte vengono spacciate per “verità”, registriamo intere ore di programmazione televisiva da parte di alcune emittenti dichiaratamente schierate ed ideologizzate, a denigrare il Candidato alle Presidenza degli USA, Il Presidente della Camera degli Stati Uniti Mike Johnson, sollecita la Corte Suprema, a ribaltare il verdetto di colpevolezza.

Lo apprendiamo da un articolo di The Epoch Times di cui ne riportiamo la traduzione integrale del testo, indicandovi anche il Link, per chi volesse leggere il testo in originale

https://www.theepochtimes.com/us/speaker-johnson-urges-supreme-court-to-overturn-dangerous-trump-guilty-verdict-5660528

Ettore Lembo-

 

Il presidente Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto di colpevolezza “pericoloso” di Trump

 

“Penso che metteranno le cose in chiaro, ma ci vorrà un po’ di tempo”, ha detto Johnson riferendosi alle sue aspettative per l’annullamento del verdetto.

Il presidente della Camera Mike Johnson (R-La.) ha affermato che la Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe essere coinvolta e ribaltare il verdetto di colpevolezza dell’ex presidente Donald Trump nel suo processo per falsificazione di documenti aziendali a New York, con l’oratore che sostiene che le circostanze del caso hanno portato a un’erosione della fiducia pubblica nel sistema giudiziario americano.

 

“Ci sono ancora molti sviluppi da venire, ma credo che la Corte Suprema dovrebbe intervenire, ovviamente, questo è totalmente senza precedenti – ed è pericoloso per il nostro sistema”, ha detto Johnson in un’apparizione del 31 maggio su Fox and Friends.

 

Una giuria ha dichiarato colpevole l’ex presidente il 30 maggio in un caso in cui era accusato di 34 capi d’imputazione di falsificazione di documenti aziendali al fine di nascondere pagamenti non divulgativi all’attrice di film per adulti Stormy Daniels come parte di un tentativo di influenzare le elezioni presidenziali del 2016. in cui era candidato.

Il verdetto di colpevolezza ha reso il presidente Trump il primo ex presidente nella storia degli Stati Uniti a essere condannato per un crimine, con l’ex presidente che ha promesso di presentare appello contro il verdetto e ha definito il processo “molto ingiusto”.

“Questa è una truffa. Questo è un processo truccato… questo è un giudice truccato”, ha detto il presidente Trump in una conferenza stampa il 31 maggio, aggiungendo che a uno specifico esperto elettorale non è stato permesso di testimoniare su alcune questioni relative al processo.

 

Alcuni esperti legali si sono chiesti se le istruzioni del giudice Juan Merchan alla giuria fossero ingiustamente orientate verso una condanna.

Sebbene le osservazioni di Johnson suggeriscano che stia chiedendo alla Corte Suprema di intervenire prima che la corte d’appello di New York abbia avuto la possibilità di valutare la questione, sembra essere uno scenario improbabile.

 

Hans von Spakovsky, ricercatore legale presso il Centro per gli studi legali e giudiziari Edwin Meese III della Heritage Foundation, ha detto a Epoch Times di comprendere e condividere la frustrazione di Johnson per quello che ha descritto come un evidente “errore giudiziario” avvenuto in il tribunale di Manhattan.

 

Tuttavia, von Spakovsky ha affermato che la prospettiva del coinvolgimento della Corte Suprema prima che il processo di appello si svolga nei tribunali dello stato di New York non è realistica.

“Ci sono certamente questioni che conferiscono alla Corte Suprema giurisdizione sulla condanna del tribunale statale, data la violazione fondamentale dei diritti sostanziali di Donald Trump a un giusto processo previsti dalla Costituzione degli Stati Uniti nel modo in cui il giudice del processo e l’accusa hanno gestito male il caso”, ha affermato “Ma non credo che la Corte Suprema prenderà in considerazione il caso finché il processo di appello statale non sarà esaurito.”

 

Jonathan Emord, un esperto di diritto costituzionale e contenzioso, ha dichiarato a The Epoch Times di ritenere che il processo abbia violato i diritti del giusto processo del presidente Trump e sia stato “pieno di pregiudizi”, ma che anche lui vede poche speranze per l’intervento della Corte Suprema fino a quando la corte di i ricorsi hanno avuto il loro peso.

Appello in primo piano

Il team legale del presidente Trump ha parlato di piani di appello, che normalmente dovrebbero prima passare attraverso una corte d’appello a New York prima di rivolgersi potenzialmente alla Corte Suprema.

Il signor Johnson ha detto nella sua apparizione su Fox and Friends che il percorso per un appello per arrivare all’Alta Corte richiederà del tempo, ma ha espresso fiducia che il verdetto alla fine verrà annullato.

 

“Penso che metteranno le cose a posto, ma ci vorrà un po’ di tempo”, ha detto Johnson. “Il processo richiede un po’ di tempo per essere portato a termine. I democratici lo sanno, ovviamente, e stanno tirando per le lunghe. Questo era l’obiettivo. Vogliono provare a mandare in bancarotta Donald Trump”.

 

Mentre l’ex presidente ha affermato che dietro l’accusa c’era il presidente Joe Biden, il presidente ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha insistito sul fatto che il processo era libero da qualsiasi interferenza politica e che il verdetto afferma che lo stato di diritto è vivo e vegeto in America.

 

“Donald Trump ha sempre erroneamente creduto che non avrebbe mai dovuto affrontare conseguenze per aver infranto la legge per il suo tornaconto personale”, ha detto il direttore delle comunicazioni Biden-Harris 2024 Michael Tyler in una dichiarazione dopo il verdetto.

Il portavoce della Casa Bianca, Ian Sams, ha dichiarato in un post su X : “Rispettiamo lo stato di diritto e non abbiamo ulteriori commenti”.

Il signor Johnson, che è stato avvocato per 20 anni, ha affermato che ciò che ha visto nel processo Trump è stato “oltraggioso”.

 

“Il popolo americano lo vede”, ha detto nell’intervista di venerdì. “Si tratta di un esercizio puramente politico, non legale. E lo sanno tutti. Sanno intuitivamente che è sbagliato. E la gente è indignata”.

 

Johnson ha sostenuto che il modo in cui è stato condotto il processo e lo stesso verdetto di colpevolezza stanno “diminuendo la fede del popolo americano e il nostro stesso sistema di giustizia”.

“E per mantenere una repubblica… la gente deve credere che la giustizia sia giusta e che esista parità di giustizia secondo la legge. Non lo vedono in questo momento”, ha aggiunto.

 

Nonostante l’appello di Johnson all’urgenza nel processo di appello, von Spakovsky ha detto a The Epoch Times che una richiesta di intervento alla Corte Suprema “senza dubbio” sarebbe accolta con una risposta secondo cui il processo di appello della corte statale ha bisogno di svolgersi da solo. prima che l’Alta Corte esamini il caso.

 

Il giudice Merchan, che ha scatenato polemiche dando istruzioni alla giuria di non dover concordare su tutti gli elementi di un crimine sottostante che era la chiave per elevare a crimine quella che normalmente sarebbe un’accusa di reato minore, ha incastrato l’ex comandante in capo… La data della sentenza del capo è l’11 luglio.

In assenza di un appello accolto, il presidente Trump potrebbe ora dover affrontare sanzioni come il carcere, la libertà vigilata o multe.

Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che ha presentato le accuse contro l’ex presidente, non ha incriminato se i pubblici ministeri chiederanno il carcere.

 

La sentenza arriva quattro giorni prima della Convention nazionale repubblicana, dove il presidente Trump sarà formalmente designato come candidato presidenziale repubblicano.

 

Anche se non esistono leggi che impediscono al presidente Trump di candidarsi alla Casa Bianca come criminale condannato, un verdetto ribaltato prima del giorno delle elezioni probabilmente aumenterebbe le sue possibilità di vittoria.




Il vero partito deve essere l’Italia

Negli ultimi cinquant’anni, la politica italiana ha visto un susseguirsi di promesse non mantenute e aspettative deluse, un ciclo che ha portato molti intellettuali di destra a una profonda disillusione.

Questa disillusione non è semplicemente una questione di insoddisfazione politica, ma un riflesso della percepita decadenza culturale e sociale del Paese.

Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, queste frustrazioni raggiungono un nuovo apice, poiché si ripropone la speranza, ormai flebile, di un cambiamento significativo.

Le Promesse Tradite: Una Retrospettiva

Le promesse politiche in Italia sono state una costante, un rituale quasi sacro che si ripete ad ogni ciclo elettorale.

Tuttavia, queste promesse sono spesso rimaste tali, senza tradursi in realtà concrete. Analizzando i programmi dei principali partiti dagli anni ’70 ad oggi, emerge un pattern di ambiziose proposte economiche, sociali e culturali che raramente hanno trovato una realizzazione.

Negli anni ’80, ad esempio, il boom economico post-bellico iniziava a mostrare segni di cedimento.

Le promesse di una riforma strutturale del sistema produttivo, di una modernizzazione delle infrastrutture e di una maggiore equità sociale venivano ripetutamente fatte e disattese. Gli anni ’90, con Tangentopoli e la crisi della Prima Repubblica, videro emergere nuove formazioni politiche che promettevano una rottura col passato.

Ma la Seconda Repubblica non fu in grado di mantenere molte delle sue promesse di cambiamento e rinnovamento.

La Decadenza Culturale

Uno degli aspetti più preoccupanti del fallimento politico è stato il declino culturale.

L’Italia, culla del Rinascimento e patria di artisti, filosofi e scienziati, ha visto un progressivo impoverimento del suo patrimonio culturale e intellettuale.

Gli investimenti in cultura e istruzione sono diminuiti drasticamente nel corso degli anni. Secondo i dati dell’OCSE, la spesa pubblica per l’istruzione in Italia è tra le più basse d’Europa, rappresentando solo il 3.9% del PIL nel 2019, rispetto alla media europea del 4.9%.

Le università italiane, un tempo prestigiose, lottano oggi con carenze di fondi e infrastrutture obsolete. Il numero di giovani laureati che emigrano per cercare migliori opportunità all’estero è in costante aumento, con un fenomeno di “fuga dei cervelli” che depaupera ulteriormente il capitale umano del Paese.

I Dati della Decadenza

I numeri parlano chiaro.

Secondo un rapporto di Eurostat del 2022, l’Italia ha uno dei tassi di crescita economica più bassi dell’Unione Europea.

Il tasso di disoccupazione giovanile, sebbene in lieve diminuzione negli ultimi anni, rimane tra i più alti, attestandosi al 29.7% nel 2021.

La produttività del lavoro è stagnante, e il debito pubblico continua a crescere, superando il 155% del PIL nel 2021, un dato preoccupante che limita fortemente le capacità di investimento dello Stato.

La Crisi della Destra Italiana

Per un intellettuale di destra, la delusione è particolarmente acuta.

La destra italiana, storicamente legata a valori di tradizione, ordine e identità nazionale, ha faticato a trovare una coerenza interna e una leadership capace di tradurre i propri principi in politiche efficaci.

Le speranze riposte in figure come Silvio Berlusconi, che prometteva una “rivoluzione liberale”, sono state frustrate da scandali e inefficienze.

I movimenti più recenti, come la Lega, pur avendo catalizzato un notevole consenso, sono spesso accusati di populismo e mancanza di una visione strategica a lungo termine.

Le Elezioni Europee: Un Nuovo Banco di Prova

Le imminenti elezioni europee rappresentano un nuovo banco di prova.

In un contesto di crescente euroscetticismo e frammentazione politica, l’Italia si trova a dover scegliere non solo i propri rappresentanti a Bruxelles, ma anche a definire il proprio ruolo futuro all’interno dell’Unione Europea.

La speranza di molti intellettuali di destra è che queste elezioni possano finalmente segnare l’inizio di un reale cambiamento, ma la storia recente invita alla cautela.

In conclusione, la disillusione degli intellettuali di destra rispetto alla politica italiana è il risultato di decenni di promesse non mantenute e di un declino culturale che sembra inarrestabile.

Le elezioni europee offrono una nuova opportunità, ma senza un serio e profondo rinnovamento della classe politica e delle istituzioni, il rischio è che anche questa sia un’ennesima occasione persa.

Siamo quindi votati al populismo per forza?

l’uomo di destra è incompatibile con il populismo!

La crescente disillusione nei confronti della politica italiana ha spinto molti intellettuali di destra a interrogarsi su quale sia il loro ruolo e la loro posizione nel contesto attuale.

Mentre il populismo ha guadagnato terreno, offrendo risposte semplici e immediate a problemi complessi, gli intellettuali di destra trovano difficile abbracciare questa corrente per una serie di ragioni profonde e articolate.

L’Essenza del Pensiero Conservatore

Per comprendere perché un intellettuale di destra non può votarsi al populismo, è essenziale riflettere sull’essenza del pensiero conservatore.

La destra tradizionale si basa su valori di stabilità, ordine, tradizione e responsabilità.

Promuove una visione del mondo che valorizza le istituzioni consolidate, la continuità storica e il rispetto per la cultura e le tradizioni nazionali. Questo approccio contrasta nettamente con la natura spesso volatile e anti-istituzionale del populismo.

La Complessità delle Soluzioni

Gli intellettuali di destra sono consapevoli della complessità dei problemi socio-economici e culturali che affliggono l’Italia e il mondo contemporaneo.

Sanno che le soluzioni semplicistiche e immediate proposte dai populisti sono raramente efficaci e spesso dannose nel lungo periodo.

Il populismo tende a sfruttare le paure e le frustrazioni della popolazione, offrendo capri espiatori e promesse irrealizzabili.

Gli intellettuali, invece, riconoscono che i problemi complessi richiedono soluzioni ponderate, basate su analisi approfondite e politiche a lungo termine.

Il Rischio della Demagogia

Il populismo è intrinsecamente legato alla demagogia, l’arte di guadagnare consenso attraverso appelli emotivi piuttosto che razionali.

Questo approccio è in netto contrasto con l’etica dell’intellettuale, che cerca di elevare il dibattito pubblico attraverso argomentazioni basate su fatti e ragionamenti logici.

Per un intellettuale di destra, il populismo rappresenta una pericolosa deviazione dalla ricerca della verità e dell’eccellenza intellettuale, preferendo invece il successo immediato e la manipolazione delle masse.

La Difesa delle Istituzioni

Un altro aspetto fondamentale che separa gli intellettuali di destra dal populismo è il loro rispetto per le istituzioni.

La destra tradizionale vede nelle istituzioni un baluardo di stabilità e continuità, essenziali per il mantenimento dell’ordine sociale e della giustizia.

Il populismo, al contrario, spesso si posiziona in opposizione alle istituzioni, dipingendole come corrotte e inefficaci.

Questo atteggiamento distruttivo mina la fiducia nel sistema democratico e può portare a un’erosione delle fondamenta stesse dello Stato.

La Cultura e l’Identità

Per un intellettuale di destra, la cultura e l’identità nazionale sono valori inestimabili che devono essere preservati e promossi.

Il populismo, sebbene possa fare appello a sentimenti nazionalisti, lo fa in modo superficiale e strumentale.

Manca la profondità di comprensione e l’apprezzamento per la ricchezza culturale e storica che caratterizzano la destra tradizionale.

Gli intellettuali vedono il pericolo di una retorica populista che, pur invocando l’orgoglio nazionale, rischia di ridurre la cultura a slogan vuoti e a una visione distorta della realtà.

Un Chiamata all’Integrità Intellettuale

Per un intellettuale di destra, votarsi al populismo significa tradire i propri principi fondamentali.

Significa abbandonare la ricerca della verità, la complessità delle soluzioni, il rispetto per le istituzioni e la profondità culturale.

Significa, in ultima analisi, abbandonare l’integrità intellettuale in favore di un successo politico immediato ma vuoto di sostanza.

La sfida per gli intellettuali di destra è dunque quella di trovare un percorso che, pur riconoscendo le legittime frustrazioni del popolo, sappia offrire soluzioni reali e sostenibili.

Un percorso che non ceda alla tentazione della demagogia ma che, al contrario, riaffermi i valori di stabilità, responsabilità e cultura che sono al cuore del pensiero conservatore.

In un’epoca di crescente populismo, è più che mai necessario che gli intellettuali di destra riaffermino la loro voce, non come eco delle masse, ma come guida illuminata verso un futuro migliore.

Il Generale Vannacci: Un Visionario Tra Realismo e Comprensione delle Necessità del Popolo?

Nel panorama politico e sociale italiano, dominato spesso da figure populiste e discorsi semplicistici, emerge una figura che si distingue per il suo approccio ponderato e realistico: il Generale Roberto Vannacci.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Vannacci non è un populista che cerca consensi facili attraverso slogan vuoti.

Invece, egli si presenta come un leader che ha profondamente compreso le esigenze del popolo italiano, offrendo soluzioni pratiche e concrete ai problemi che affliggono la nazione.

La carriera militare del Generale Vannacci è testimone della sua dedizione e competenza.

La sua lunga esperienza nelle forze armate gli ha fornito una comprensione unica delle dinamiche sociali e delle sfide che il Paese deve affrontare.

La sua capacità di affrontare gli avversarsi sempre con calma, senza attaccarli e senza atteggiamenti ostili gli sta facendo acquisire gran consenso nel paese.

Vannacci ha servito in diverse missioni internazionali, acquisendo una visione globale e una capacità di analisi che trascende il provincialismo e il populismo tipici di molti politici contemporanei.

Le proposte di Vannacci non sono frutto di demagogia, ma di un’analisi attenta e approfondita delle reali necessità del popolo italiano.

Egli riconosce che le soluzioni ai problemi complessi richiedono un approccio pragmatico e realistico.

Ad esempio, nel campo della sicurezza, Vannacci sostiene la necessità di rafforzare le forze dell’ordine non solo in termini numerici, ma anche attraverso una migliore formazione e l’adozione di tecnologie avanzate.

Questo approccio bilancia la sicurezza nazionale con il rispetto dei diritti civili, evitando le scorciatoie autoritarie tipiche dei discorsi populisti.

Uno degli aspetti più distintivi di Vannacci è la sua empatia verso il cittadino comune.

Contrariamente ai populisti, che spesso sfruttano le paure e le frustrazioni del popolo per guadagnare consensi, Vannacci si sforza di capire le radici di queste emozioni.

La sua comunicazione è sempre rispettosa e mirata a trovare soluzioni condivise.

Vannacci vede nella cultura un elemento essenziale per il rilancio del Paese, sostenendo politiche che incentivino l’istruzione e la diffusione del patrimonio culturale italiano, sia a livello nazionale che internazionale.

In definitiva, il Generale Vannacci rappresenta una figura che, pur rasentando i toni e i metodi del populismo, ha saputo cogliere le necessità del popolo.

Non mi ritengo ne un sostenitore ne un detrattore del Generale, ma gli riconosco l’acume politico di aver saputo identificare una figura che ha colmato un vuoto comunicativo nel paese.

Ha profondamente capito che il politicamente corretto è la più grande bufala storica, come peraltro da noi più volte sostenuto non da ultimo qui https://betapress.it/politicallllllly-corrrrrect-che-freno-al-confronto/ , e che il paese ed i suoi cittadini hanno bisogno di sentire chi parla come loro, per loro e con loro.

Pochi altri hanno in precedenza azzeccato questo stile, e bravo Generale, e stolti tutti quelli che lo accusano superficialmente e senza affrontarlo in profondità: le accuse di razzismo e di fascismo, nonché di omofobia, gli fanno solo guadagnare altri punti.

Attaccare oggi il generale Vannacci che parla il linguaggio del popolo solo perché usa un linguaggio vicino al popolo è un poco come accusare il popolo stesso, ed il popolo su queste cose non perdona.

Il mio Dissenso: Un Grido Contro l’Impoverimento Generale del Paese

Nel contesto politico italiano attuale, mi trovo, specie come giornalista, in una posizione di profonda disillusione e frustrazione.

La delusione non deriva solo dalle promesse non mantenute e dalle aspettative disattese, ma anche dalla sensazione di essere perseguitato e isolato dagli stessi alleati politici.

Questo sentimento di alienazione mi spinge quindi ad esprimere un dissenso sempre più marcato contro l’impoverimento generale del Paese, un impoverimento che si manifesta non solo a livello economico, ma anche culturale e sociale.

La Disillusione con il Partito

Per me, ma come per ogni intellettuale di destra, la lealtà al proprio partito è stata tradizionalmente una questione di principio e di coerenza con i valori e le idee che quel partito rappresenta.

Tuttavia, negli ultimi anni, molti hanno assistito con sgomento a un declino della qualità e della serietà delle politiche adottate.

Le speranze riposte in un cambiamento positivo sono state spesso disattese, con promesse elettorali che si sono rivelate vuote e progetti di riforma che sono rimasti lettera morta.

Questa disillusione è aggravata dalla percezione di essere traditi dagli stessi alleati.

Invece di trovare supporto e solidarietà, molti, me compreso, si sentono perseguitati e marginalizzati da coloro che dovrebbero essere i loro naturali compagni di battaglia.

Questo isolamento non è solo politico, ma, soprattutto per me in questo momento, spesso anche personale e professionale, rendendo ancora più acuto il senso di frustrazione.

Il Grido di Dissenso

Di fronte a questa situazione, non posso far altro che esprimere un profondo dissenso.

Questo dissenso non è un semplice sfogo di rabbia, ma un grido di allarme contro l’impoverimento generale del Paese.

L’Italia, una volta faro di cultura e innovazione, sta vivendo un declino che sembra inarrestabile.

L’Impoverimento Economico

L’economia italiana, stagnante da decenni, è uno dei principali fattori di preoccupazione.

La disoccupazione, soprattutto giovanile, rimane elevata, e le opportunità di lavoro qualificato sono sempre più rare.

Le politiche economiche adottate negli ultimi anni non sono riuscite a stimolare una crescita sostenibile e a lungo termine, e il debito pubblico continua a crescere, limitando le capacità di investimento del Paese.

Vedo con preoccupazione l’assenza di strategie economiche solide e lungimiranti, l’eccessivo utilizzo dei fondi PNRR senza una doverosa ossatura che ne ripaghi i costi.

La mancanza di investimenti in settori chiave come l’innovazione, la ricerca e le infrastrutture sta contribuendo a un impoverimento strutturale che mette a rischio il futuro del Paese.

L’Impoverimento Culturale

L’impoverimento non è solo economico.

La cultura italiana, un tempo orgoglio nazionale, sta vivendo una crisi profonda.

I tagli ai finanziamenti per l’istruzione e la cultura hanno portato a un degrado delle istituzioni culturali e a un impoverimento dell’offerta educativa.

Le università e le scuole, che dovrebbero essere il fulcro della formazione delle nuove generazioni, soffrono di carenze strutturali e finanziarie che compromettono la qualità dell’insegnamento e della ricerca.

Questo declino culturale è aggravato dalla mancanza di visione e di politiche efficaci da parte del governo.

Vedo con allarme la diffusione di una cultura di mediocrità e di conformismo, che soffoca il talento e l’innovazione.

La fuga dei cervelli, con molti giovani laureati che emigrano per cercare migliori opportunità all’estero, è un sintomo drammatico di questo impoverimento.

L’Impoverimento Sociale

Infine, l’impoverimento sociale è forse l’aspetto più doloroso per me.

L’Italia è sempre stata un paese con forti legami comunitari e una ricca vita sociale.

Tuttavia, le politiche divisive e la crescente polarizzazione stanno erodendo il tessuto sociale del Paese.

La coesione sociale, un tempo punto di forza, è minata da crescenti disuguaglianze e da un senso di insicurezza e di incertezza per il futuro.

Un Appello alla Rinascita

In questo contesto, mi sento il dovere di alzare la voce e denunciare la situazione.

Il mio dissenso è un atto di amore verso il Paese ed un appello alla rinascita.

È un richiamo a ritrovare i valori fondamentali che hanno reso grande l’Italia e a lavorare insieme per costruire un futuro migliore.

Non voglio assolutamente arrendermi alla disillusione, ma cerco di trasformarla in un’energia creativa e costruttiva.

Cerco di promuovere un dibattito pubblico serio e informato, basato su fatti e argomentazioni, e di coinvolgere tutti i cittadini in un progetto comune di rinascita.

Solo attraverso un impegno collettivo e una visione condivisa sarà possibile invertire la rotta e risollevare il Paese dall’impoverimento economico, culturale e sociale che lo affligge.

A queste elezioni speriamo, anche se sono europee, di iniziare a votare per l’Italia.

 

 




Chi crede come vota?

Un decalogo per il voto europeo degli elettori “credenti”, ma anche non

 

 

Poniamoci una domanda: i cittadini italiani che sono o si considerano “credenti” possono chiedere qualche cosa di specifico ai candidati alle elezioni europee?

Noi pensiamo di sì, e proviamo insieme a rispondere.

Anzitutto c’è il tema della VITA.

Vita significa difendere la vita umana sin dalla nascita: quindi NO all’aborto come “diritto” perché in realtà non è tale, bensì il prevalere del volere della donna e del suo partner sul diritto a nascere del concepito. Siccome oggi viene descritto come un “diritto intoccabile”, almeno i candidati credenti facciano il possibile per scoraggiarne l’uso e favorire l’aiuto alle mamme perché non abortiscano il loro figlio/a.

Stesso discorso sul FINE VITA con i partiti che propugnano eutanasia e suicidio assistito.

Un credente invece difende la vita sino alla fine e non vuole che sia “terminata” dallo Stato con la sottrazione delle cure o l’incoraggiamento al suicidio, così che le politiche pubbliche abbiano meno persone da “assistere”. Occorre incoraggiare le cure palliative e salvare la dignità del morente.

SESSO e GENDER: questo è un campo minato. In Europa i partiti laicisti propugnano la diffusione nelle scuole della dottrina “gender” che insegna che maschi e femmine sono concezioni astratte e che in realtà ognuno dovrebbe essere libero di vivere “quello che si sente”.

Quindi oltre alla libertà sessuale spinta all’estremo (ci sono gruppi che chiedono che la pedofilia divenga un “diritto” e che sia lecita l’unione tra un adulto e un minore, se questo lo desidera) viene propagandato il cosiddetto “cambio di sesso” tramite assunzione di ormoni e interventi chirurgici distruttivi. I veri credenti non possono che votare per partiti e persone che sono contrari a queste assurdità e che rispettano la famiglia, il matrimonio tra un uomo e una donna (e non i matrimoni gay che sono un assurdo!).

UTERO IN AFFITTO: in pratica si tratta di una donna che decide di vendere il proprio corpo per far nascere un figlio. Capita spesso che sia su richiesta di coppie omosessuali, ma i sostenitori della maternità surrogata, giustamente, affermano che non è solo così, perché a volte sono anche le coppie etero che chiedono l’aiuto esterno in quanto i due non possono generare figli propri.

Ma ciò non toglie che la madre surrogata “affitta” il proprio utero per poi staccarsi brutalmente dal figlio nato e venire remunerata, pur se si parla di minimo 50 mila euro ma più spesso attorno agli 80-100 mila. Il bambino diventa così una “merce” comprata ad un prezzo che possono permettersi solo i ricchi. Sembra proprio che siamo di fronte a una aberrazione vera e propria.

LIBERTA’ RELIGIOSA: è ormai diffusa la tendenza a mettere a tacere i cristiani quando i valori evangelici danno fastidio ai partiti laicisti europei.

Ciò vale sui temi molto cari all’etica cristiana come l’opposizione al riconoscimento delle unioni gay, alle politiche a favore degli LGBTQ+, alla richiesta di libertà di educazione sessuale nelle scuole al di fuori del controllo dei genitori che invece sono gli unici che hanno il diritto di scegliere come e da chi fare educare i propri figli. Siccome i candidati credenti sono difficili da conoscere, realtà quali Pro Vita & Famiglia, oppure CitizenGo o altre, hanno lanciato delle petizioni chiedendo ai candidati di far conoscere se e come, una volta eletti, voteranno al Parlamento europeo su questi temi.

Quindi prima di votare sarebbe opportuno andare sui siti citati e trovare quali candidati siano davvero a favore della libertà religiosa e contro la censura delle lobby europee.

DONNA: su questo tema si tende a concentrarsi sulla difesa dalle aggressioni e dagli stupri. Cosa sacrosanta, ma c’è un altro tema sottaciuto.

Le donne spesso “desiderano” diventare madri, ma per molte ragioni hanno difficoltà. Quindi un segno di attenzione alle coppie e alle famiglie è quello di fare politiche familiari che aiutino la maternità: solo così le donne saranno davvero libere di avere figli.

LOCKDOWN, VACCINI OBBLIGATORI, CHIUSURE AZIENDE, IDENTITA’ DIGITALE: un vero credente, che si affida a Dio, non può sopportare una società dittatoriale dove qualcuno imponga di chiudere tutto, di obbligarci a farci inoculare medicinali non sperimentati, a non lavorare, a sottoporci a un controllo digitale asfissiante e punitivo. La “libertà dei figli di Dio” è un valore spirituale ma anche civile e sociale.

Quindi non andrebbero votati quei partiti che sostengono le politiche di controllo digitale e sanitario della società. In Italia, ripensiamo a chi ha voluto il “green pass”, e continua a sostenerlo, creando discriminazioni ed esclusioni dalle attività, spesso pubbliche, e non votarlo….

SUPERSTATO EUROPEO: un vero credente sa che le comunità nazionali, civili, religiose sono alla base di strutture sovranazionali complesse come è l’Unione Europea. I padri fondatori non avevano in mente un “super stato” che annullasse l’Italia, la Francia, la Germania costringendo i diversi popoli ad assumere stesse mentalità, cultura, leggi.

La vera Unione Europea deve rispettare i diritti delle comunità nazionali e non ricattarle, come sta avvenendo ad esempio con l’Ungheria. Se non accettano i matrimoni gay e altri obblighi simili, gli ungheresi non riceveranno i fondi europei. Questo è un ricatto bello e buono e se così fosse, meglio sciogliere l’Europa unita e tornare ai singoli stati separati.

CASE GREEN, AUTO ELETTRICHE, GRILLI AL POSTO DELLA CARNE: gli italiani non sono stupidi e stanno capendo che l’obbligo delle “case green”, delle auto elettriche, di diminuire i consumi del cibo mediterraneo a favore dei grilli e delle carni “sintetiche” risponde non a un disegno ecologista, ma al volere di lobby economiche che vogliono demolire la libertà economica dei piccoli imprenditori.

I danni di essere costretti alle case green e alle auto elettriche sono ormai chiari. Non sarebbe l caso di fermare i partiti che vogliono imporcele? Il mondo non finirà con un’auto a benzina: basta che abbia un buon sistema di scarico che abbatta l’inquinamento!

FAKE NEWS: cosa significa quando l’Europa parla di fake news? Forse vuol dire che ai potenti europei danno fastidio coloro che la pensano diversamente e quindi vogliono metterli a tacere? E’ giusto ribellarsi e non dare il voto a tutti coloro che impongono di parlare in maniera unica, imponendo la loro visione? Forse così evitiamo i partiti con la tendenza alla dittatura del pensiero.

Tipico in Italia è il mondo del politicamente corretto che, ad esempio, attacca tutti coloro che sono contro la “transizione ecologica”, contro l’obbligo delle case green, eccetera. Forse non dobbiamo fidarci di coloro che vogliono controllarci, l’unico modo che abbiamo per evitare che abbiano il sopravvento, pur se in minoranza, è NON VOTARLI!

IMMIGRAZIONE: no al razzismo ma sì al controllo delle frontiere e di chi entra in Europa. Quindi sarebbe opportuno non votare i partiti che propugnano la sostituzione etnica.

I figli è meglio che li facciano gli europei, piuttosto che aspettare che arrivino gli immigrati senza controllo per far aumentare la popolazione.

DIO CHE EUROPA DESIDERA? Visto che parliamo “di” e “da” Credenti la risposta può essere immaginata così: Dio non vuole certamente delle marionette controllate da un potere centrale a Bruxelles.

Invece vuole uomini liberi, ci ha fornito del “Libero Arbitrio”, che discutano con rispetto, confrontino le loro tesi e votino scegliendo per il meglio. Il principio di “sussidiarietà” (quello che dice che un ente superiore non si occupa di quanto viene svolto meglio da un ente inferiore: vale a dire l’Europa non si occupa di ciò che gli stati nazionali fanno meglio da soli) è un principio rispettoso della libertà voluta da Dio.

Forse è meglio indirizzare il proprio voto non su propone il centralismo, bensì su chi nel rispetto delle diverse sovranità nazionali, propone una Europa armoniosa e sinceramente democratica.

Il Credente




“Periferie Elettroniche: La gestione di un centro elettronico diffuso”

 

Betapress.it: Buongiorno Prof. Faletti, è un onore averla ancora con noi. Il suo libro “Periferie Elettroniche: La gestione di un centro elettronico diffuso” sta suscitando un grande interesse. Qual è stata l’ispirazione che l’ha portata a scrivere questo libro?

Prof. Corrado Faletti: Buongiorno e grazie a voi per l’invito. L’ispirazione per questo libro è nata dalla mia esperienza pluriennale nel campo della gestione dei centri elettronici distribuiti. Ho notato che, nonostante l’importanza crescente di questi sistemi nella nostra società, mancava un testo che li trattasse in maniera esaustiva e accessibile. Volevo creare un’opera che non fosse solo un manuale tecnico, ma anche una guida pratica che potesse essere utilizzata sia da professionisti del settore che da studenti e appassionati, una specie di bigino per tutti.

 

Betapress.it: in questi ultimi mesi ben tre libri in uscita, “la teoria del Ponte Empatico”, “50 sfumature di Autismo” ed infine questo, un vero successo, come ha fatto?

Prof. Corrado Faletti: intanto ho cercato di terminare lavori che avevo iniziato negli anni precedenti. Poi ammetto che in questo periodo ho avuto qualche problema di salute che mi ha costretto ad un riposo forzato, regalandomi però del tempo per chiudere appunto questi libri iniziati anni or sono.

Betapress.it: sperando il meglio per la sua salute, questi problemi sono legati a tematiche lavorative, cosa pensa del mondo del lavoro oggi?

Prof. Corrado Faletti: si in effetti, ma ormai sono dell’idea che chi non mi ama non mi merita. Ho subito troppi soprusi sul lavoro per non rendermi conto delle problematiche che oggi, soprattutto nella pubblica amministrazione, sono presenti in maniera eccessiva. Incapacità gestionale, poteri mal gestiti, persone non competenti in molti posti direttivi, autoreferenzialità, troppe interferenze politiche, tra le tante anche queste evidenze non permettono a questo paese di decollare. E’ inutile che ci ergiamo a paese difensore dei diritti se poi siamo i primi a non rispettarli, ed ancora sul fenomeno del mobbing sul lavoro non siamo in grado di intervenire con tempi adeguati. Come ho scritto più volte nei miei lavori ormai il cittadino è escluso da un sistema che dovrebbe dargli la parola ed invece gliela toglie quotidianamente. Penso che anche le prossime elezioni politiche di giugno evidenzieranno l’assoluto distacco dei cittadini di questo paese dalle istituzioni di questo paese, spero di no ma temo sarà così. E come non dar ragione ad un popolo che per poter fare un esame clinico urgente deve aspettare anche fino ad 8 mesi. Non mi faccia parlare oltre perché ne avrei da dire.

Betapress.it: e allora le prometto che le dirà tutte. Ma tornando al libro, quali sono, secondo lei, gli aspetti di assoluta novità che il suo libro offre rispetto ad altre pubblicazioni sullo stesso tema?

Prof. Corrado Faletti: Uno degli aspetti più innovativi del mio libro è l’approccio olistico alla gestione dei centri elettronici distribuiti. Non mi sono limitato ad analizzare i singoli componenti tecnologici, ma ho cercato di mettere in evidenza come questi possano interagire in modo sinergico. Ho anche inserito numerosi casi di studio reali, che mostrano applicazioni pratiche e problematiche concrete riscontrate durante l’implementazione e la gestione di tali sistemi. Inoltre, il libro è aggiornato con le tecnologie più recenti e include una discussione approfondita su temi emergenti come l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose (IoT).

Betapress.it: Può descriverci la struttura del libro e come questa facilita la lettura e la comprensione degli argomenti trattati?

Prof. Corrado Faletti: Certamente. Il libro è strutturato in tre parti principali. La prima parte fornisce una panoramica introduttiva, spiegando i concetti fondamentali e le basi teoriche della gestione dei centri elettronici distribuiti. La seconda parte è più tecnica e si concentra sulle diverse tecnologie e metodologie utilizzate, accompagnata da esempi pratici e casi di studio. La terza parte, infine, esplora le applicazioni avanzate e le tendenze future del settore.

Ogni capitolo è stato progettato per essere autonomo, permettendo ai lettori di consultare singoli argomenti senza dover necessariamente seguire l’ordine del libro. Inoltre, ho incluso numerosi schemi, diagrammi e tabelle per facilitare la comprensione visiva dei concetti complessi. Ogni capitolo è struttura to per punti come un bigino al fine di agevolare la comprensione .

Betapress.it: Quanto è importante per lei che il libro sia accessibile anche a chi non ha una formazione tecnica specifica?

Prof. Corrado Faletti: È estremamente importante. Ho cercato di scrivere il libro in un linguaggio chiaro e comprensibile, evitando il più possibile il gergo tecnico. L’obiettivo era rendere accessibili questi argomenti complessi anche a chi non ha una formazione specifica, perché credo fermamente che la conoscenza debba essere condivisa e diffusa il più ampiamente possibile. I centri elettronici distribuiti sono una realtà sempre più presente nella nostra vita quotidiana, e capire come funzionano e come gestirli può essere utile a un vasto pubblico, non solo ai professionisti del settore.

Betapress.it: Quali sono le principali sfide che ha affrontato nella stesura del libro e come le ha superate?

Prof. Corrado Faletti: Una delle principali sfide è stata sicuramente quella di mantenere un equilibrio tra approfondimento tecnico e accessibilità. Volevo assicurarmi che il libro fosse utile sia ai neofiti che ai professionisti esperti. Per superare questa sfida, ho dedicato molto tempo alla revisione e alla semplificazione del testo, cercando sempre di mettere al primo posto la chiarezza espositiva. Ho anche chiesto feedback a colleghi e studenti durante la fase di scrittura, per assicurarmi che i contenuti fossero comprensibili e ben strutturati.

Betapress.it: In conclusione, cosa spera che i lettori traggano dalla lettura del suo libro?

Prof. Corrado Faletti: Spero che i lettori possano ottenere una comprensione chiara e approfondita della gestione dei centri elettronici distribuiti, apprezzando la complessità e le potenzialità di questi sistemi. Vorrei che il libro fosse una fonte di ispirazione e una guida pratica per chiunque voglia avvicinarsi a questo mondo, sia per motivi professionali che personali. E, infine, spero che contribuisca a promuovere una maggiore consapevolezza e competenza nell’uso e nella gestione delle tecnologie elettroniche avanzate.

Betapress.it: Grazie mille, Prof. Faletti, per questa intervista. Le auguriamo il massimo successo con il suo libro.

Prof. Corrado Faletti: Grazie a voi, è stato un piacere discutere del mio lavoro.

 

 

 

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Avulso

Avulso

di Cassandra è figlio erede di commedie, arti 
oracolo certamente
scomodo e disprezzato
  Nemico della gente..
Invidiato e all’indice tenuto.
Sacerdote  laico a suo modo di retorica poetica  e di ambiente.
Non voglio cerimonie
Non voglio facce lavate e lavate  di faccia
  Date retta, L’incenso risparmiate.
Tanto lo so che morto  mi volevate..
Tanto lo
so’ che appena giravo l’angolo si facevano grasse risate
E dicevano:”
Perché devi essere meglio di me?
Perché devi avere più di me?
Non ho io …e non devi avere nemmeno te!.
Ti preferivo quando eri  uno dei tanti
innocuo  tra gli inconcludenti
quando ti potevamo controllare quando non ti montavi la testa e  volevi scrivere cose amare…
Quando non scrivevi cose che suscitano interesse e ammirazione
Togliendo protagonismo a tutta la popolazione..:
“Mio figlio si è laureato con 110  e lode
Adesso è magistrato
Anch’io ho  ho preso il master e sono ricercato ..”.
“E tu che cosa hai fatto ? Che cosa hai partorito?
Hai solo pubblicato parole alla rinfusa
Inconcludente dissennato!”
  miserabili maestri  di voi stessi
Accademia  unica dell’illazione,
dell’ingiuria, del sarcasmo vigliacchetto del non sono stato io…
Del fuori luogo,
infelice infelicitante
occhiante…
Bisbiglio tagliente meditato …
Del non detto ,dell’approssimato …
Del trattenuto tra i denti…
serrati e impenitenti.
sì… come la propria esistenza
ombra maligna  decisa
di chi è solo un povero ignorante.
…ma chi ti credi di essere non sai niente…
Baci di giuda e abbracci di rito a coronamento
Sorriso di circostanza simulato miserabile e forzato ma dovuto per apparire .. congiurante
Ora sono morto
In quelle pagine c’è tutto il mio torto
Quello fatto a voi… Naturalmente…
essenza del mio creato
Ma Sento e vedo tutto
Non a caso
Vedo Chi vivo non mi  poteva vedere e morto non si pareva a saziare.
Ma a tutti dico …
Io… A differenza vostra ,
ho amato.
E mo’…. come state?!
E mo’… Che non ci son più… Che fate?!.
E quando la barba allo specchio ogni mattina vi farete
Vedrete l’immagine di un Dorian Gray a cui  appartenete
Vergognandovi un pochino
Di quel che siete …