DOSSIER UKRAINA 6: S’ODE A DESTRA UN ROMBO DI GUERRA, A SINISTRA UNA VARIANTE RISPONDE.

La parafrasi, rende bene un certo clima che sta pervadendo l’italietta dei mille campanili, per ora tutte chiacchiere e distintivo, portaborse di altrui interessi, con distanze sempre più ampie (direi, incolmabili) tra chi amministra e la volontà popolare, pronta a mobilitarsi per cause non sempre ‘nobili’ come pure sul fronte bellico, pronti a gettare nell’armadio mascherine, GPass e siringhe per rispolverare dalla cantina il vecchio orbace del nonno o l’elmetto delle sturmtruppen…      

Ma c’è soprattutto un’Italia inespressa e sofferente, con due cappi al collo (le dichiarazioni di due stati di emergenza ‘anomali’) con cui prima o poi si faranno i conti: quel 60% che non esprime il proprio voto, per disaffezione, per protesta, per incertezza sul chi preferire e perché.

La posizione dell’Italia è, come al solito, all’italiana: ambiguità, niente parole nette, ma circonvoluzioni lessicali per dire e non dire. Forse perché il popolo – per alcuni osservatori, é ormai divenuto fiacco, tiepido, ‘popolino’: senza nerbo – non capirebbe, o perché forse capirebbe molto bene, prendendo coscienza di essere stato ingannato?                                       

La guerra in Ukraina ha alzato il livello di attenzione in tutto il mondo, specie ora che gli US stanno facendo la conta dei loro alleati (o complici?): purtroppo, le voci che si levano alla ricerca di una visione obiettiva sulle cause e/o sulle concause vengono eluse se non tacciate: né più né meno lo stesso copione già seguito con il corona e con il 5G.

Guai a dissentire: sarà un caso? Assistiamo a un’Europa (una UE comunque irriconoscibile, specie se rapportata alle attese e agli obiettivi dei ‘padri fondatori’, ha intrapreso una china difficilmente recuperabile; mentre la NATO dovrebbe riconsiderare seriamente moltissimo del suo stesso esistere e operare, adeguandosi ai tempi) che si affanna a far viaggiare i suoi commis o i suoi boiardi per calcare il palcoscenico delle ipotesi, delle possibili trattative, del dialogo.

Ma anche la visione degli USA, per molti, è cambiata, essendo molto disancorata con quella precedente, dal dopoguerra in poi, per intenderci.         

Tutto volendo concedere alla reale preparazione e competenza dei soggetti in questione, resta il fatto che vengano utilizzati dalle medesime bocche due linguaggi: uno accorato che inneggia alla pace e alla sua ricerca ostinata, alla tutela delle genti coinvolte, alla recriminazione di questo o di quello, un linguaggio che asseritamente preme perché si intavolino trattative serie e si giunga rapidamente a un accordo.

Ma c’è un altro linguaggio: quello di chi soffia sul fuoco, non cessando di inviare denaro, armi e munizioni e anzi desideroso di mandare altre e più poderose macchine belliche; ieri 16-3, a Bruxelles, lo ha chiarissimamente reiterato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della ministeriale Difesa della NATO “Oggi i ministri hanno convenuto che dobbiamo continuare a fornire un supporto significativo” all’Ucraina, “inclusi rifornimenti militari, aiuti finanziari e aiuti umanitari” aggiungendo “Il presidente Putin deve fermare immediatamente questa guerra, ritirare ora le sue forze e impegnarsi in buona fede nella diplomazia” (fonte ANSA).

Glissiamo sull’uso del termine ‘buona fede’ (poiché questa dovrebbe caratterizzare le azioni di TUTTE le parti in causa, specie di chi media: o ce l’hanno tutti o il naufragio è assicurato; e guardando i volti, le espressioni, anche solo lo sguardo, comprendiamo che la trasparenza è assente da quasi tutte le parti). 

I due linguaggi, usciti da una stessa bocca, come ben si comprenderà, sono tra loro opposti e quindi tra loro incompatibili, salvo che la bocca che li esprima sia dotata di una lingua biforcuta…

Vorrei capire, io uomo della strada, una cosa: se smettessi di litigare con il mio vicino, dessi inizio a una tregua e le armi cessassero di crepitare al fine di favorire un dialogo, il mio vicino farebbe altrettanto o qualcuno coglierà l’occasione per riempirlo ancor più di armi che lui potrebbe usare contro di me, se le trattative non andassero in porto?  Mah! Mi sembra tanto strano, questo concetto!      

  “Oggi, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza l’ordine del giorno (legato al ‘Decreto Ucraina’) proposto dalla Lega, che impegna il governo ad avviare l’incremento delle spese militari verso il traguardo del 2% del PIL. Il testo ha ottenuto 391 voti positivi e 19 negativi. A sottoscriverlo sono stati i deputati di Pd, FI, Iv, M5s e FdI. Ciò significherebbe, citando le cifre fornite dal ministro della Difesa Guerini, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno)” (fonte: il Messaggero, 16-3) recitano le cronache.

Sintesi: in un’Italia economicamente stremata, con ampi margini di povertà tra la popolazione; con una gran massa di gente senza lavoro; con decine di migliaia di imprese chiuse e altre pronte a crollare; con una profondissima spaccatura sociale acuita da misure sanitarie particolarmente dure esasperate dall’obbligatorietà di un green-pass utile solo a schedare le persone (facendo perdere loro ogni prerogativa umana, ogni caratteristica legata all’individualità: per trasformare ogni cittadino in un codice, in un numero, in un banale ‘contatto’ senza volto né anima che, grazie all’implementazione del dilagante 5G, potrà essere bloccato o eliminato con un click); con un’Italia che é stata indebitata con la UE per lunghissimo termine (impegnando anche le future generazioni), avendo preso denaro in prestito per risollevare le sorti dell’Italia; con i cittadini che devono fare quotidianamente i conti con una inflazione/recessione/svalutazione che supera il 30% e con prezzi al consumo anche di generi di prima necessità con costanti aumenti da ottobre 2020 (ad oggi, in media almeno il 40-45%.

Si noti che la ‘versione ufficiale’ di queste ore riconduce l’inflazione ai valori del 1985); con migliaia e migliaia di Italiani allontanati dal posto di lavoro perché non intendono subire l’inoculazione forzata; con una Nazione strangolata da ciniche e castranti politiche energetiche, oggi ancor più in difficoltà per l’aumento/difficoltà di approvvigionamento di energia e materie prime…

ebbene con tutta questa ‘goduria’ i partiti decidono di sottrarre altre risorse finanziarie al popolo stremato e quindi al lavoro e alla produzione (ancor più stremata) aumentando le spese militari, muovendosi come se il Parlamento avesse votato una esplicita entrata in guerra (contro di chi, se é lecito saperlo? Per quali motivi?

Con quali limiti e con quali controlli imposti all’esecutivo? E davvero il parlamento, ossia gli Italiani, vorrebbero scientemente  che questa spinosa condizione fosse gestita dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Difesa e dal Ministro degli Esteri (così come prevede la Norma)?

Magari, a ogni livello, da gente che non ha neanche svolto il servizio militare (anche solo per rendersi conto da che parte si imbraccia un fucile…).

Eh sì! Anche la Presidenza della Repubblica avrebbe solo veste meramente consultiva e certamente di vigilanza dacché costoro non travalichino i limiti fissati dal parlamento nel dichiarare l’entrata in guerra.

Questo, sempre seguendo la Costituzione della Repubblica Italiana, quella che da due anni a questa parte è solo interpretata ad usum, travolta, accantonata e spesso svillaneggiata.         

Qualcuno, con spocchiosa solennità, qualche tempo fa ha dichiarato che ‘l’azione di governo ha raggiunto gli obiettivi prefissatisi’: ma ne siamo proprio sicuri?

A meno che gli obiettivi fossero stati quelli di non intervenire correttamente, mandando  tutto a gambe all’aria.          

Nell’assordante bla-bla-bla dei mezzi di (dis)informazione, le notizie inventate o falsificate spiccano drammaticamente (e, soprattutto, senza vergogna alcuna), come la citazione di episodi tragici, ma riportati in modo opposto alla realtà dei fatti: come i titoli e l’immagine di prima pagina proposti da ‘La Stampa’, dove le responsabilità di una ‘carneficina’ sono state biecamente attribuite alle truppe russe, mentre in realtà a lanciare il missile, peraltro un vecchio residuato, da tempo non più in dotazione dell’arsenale di Mosca,  erano state le milizie ucraine, agli ordini di Kiev.

Altro episodio, proprio al TG di stamani, l’accorata ricostruzione di un bombardamento dei ‘cattivi’ che ha persino ‘dilaniato una piscina‘ (forse, la copertura di una piscina: in ogni caso l’uso di ‘dilaniato’ la dice lunga, come il naso dei vari Pinocchio dell’informazione, tanto parlata che scritta, che cresce di continuo).

Altro episodio, quello di una signora ucraina che in compagnia del marito (nato in Bielorussia, ma da lungo tempo in Ukraina), a bordo della propria auto si accingeva a varcare il confine per mettersi al sicuro: macché, il destino era in agguato. E il destino vestiva i panni dei militari ucraini di guardia al posto di frontiera.

Resisi conto che il marito della Signora, ucraina, non parlava con accento ucraino, adducendo l’ipotesi che potesse trattarsi di una spia russa, lo hanno freddato all’istante giustiziandolo con un colpo alla nuca: l’odio etnico, lo stesso attuato dalle milizie ucraine di Kiev contro gli ucraini del Donbass e di Odessa, continua a mietere vittime.

E l’odio chiama odio, il sangue chiama sangue: come in tutte le guerre: una spirale che va affrontata e distrutta.                                 

Qualcuno spera di poter rifare il giochino fatto a Belgrado, come in altre nazioni? Gli aeroplani dei ‘salvatori’ arrivano, sganciano le loro belle bombe liberal-democratiche, magari mollano qualche missile o sparano qualche raffica di mitraglia (lo scoppiettio potrebbe forse essere interpretabile come simbolo benaugurante per un futuro?) per poi tornare alle loro basi?

Una volta ‘spianata’ la strada e vinta la resistenza, in modo che caccia e bombardieri possano agire indisturbati, arriverebbero le truppe di terra con a capo i tizi di circostanza, tutti contenti perché ‘libertà e democrazia’ sarebbero state ripristinate, trionfando?

Un déjà vu di pagine non del tutto esaltanti, forsanche simili a quelle di Iraq, Libia, Siria e altro?                

Per caso, quando qualcuno si sbraccia a chiedere una ‘no-fly zone‘ pattugliata dalla NATO, potrebbe in cuor suo auspicare di riferirsi a un intervento simile?

Visto che, giustamente, si sollecita la ‘buona fede’ di Mosca, anche l’altrui buona fede dev’essere altrettanto sollecitata e non solo auspicabile e doverosa.                           

Ma lo scenario delle ipotesi è piuttosto ampio e screziato (peraltro, una cosa è sondare il campo delle ipotesi, altra cosa é ritenere quanto e in che misura esse possano essere non solo possibili ma anche probabili), e gli attori sul palcoscenico sono veramente tanti.

C’è chi ipotizza che Mosca si sia mossa nel momento in cui l’Ukraina era diventata un covo di consiglieri, mercenari e armi di ogni tipo, oltre che di denaro e altri ‘strani’ traffici.

Nella ragionevole probabilità di un attacco finale di Kiev al Donbass o alla stessa Crimea.

C’è ancora  chi ipotizza che questo scenario avrebbe potuto esse condito dalla diffusione di agenti chimici tossici  al confine russo e oltre questo, sempre da parte di Kiev.

C’è chi ipotizza che Mosca possa aver valutato come imminente un concomitante attacco, con un first-strike verso San Pietroburgo o verso Mosca: così ha agito per prima, al fine di sventare la minaccia (i missili alla frontiera NATO, puntati su San Pietroburgo, impiegherebbero ora meno di 7 minuti per colpirla!).

C’é chi considera la Russia, o meglio Putin, l’obiettivo di un attacco per vendetta: vuoi perché ha cacciato Soros dal suo territorio, vuoi perché ‘si è permesso’ di emettere un mandato d’arresto contro questi e il  componente londinese della blasonata famiglia dallo scudo porpora; il tutto alimentato dalla dissidenza interna fomentata dall’agit-prop Aleksei Naval’nyj  (pregiudicato russo, misteriosamente intossicato, curato in Germania e tornato a Mosca contro ogni logica: chissà con quali finalità).

Rancore e odio verso Putin, che ora potrebbero essersi acuiti, ma guarda un po’, tanto per i bio laboratori USA venuti alla luce in Ukraina, con virus pericolosissimi (e questo è un capitolo tutto da vedere, in ambito internazionale: ma dubito che Russia e Cina siano affetti da fantasie irrefrenabili, al riguardo), vuoi per i lucrosi biz di Hunter in Ukraina oggi fortemente a rischio.

Chiaramente, i nemici di Putin sono sempre più numerosi… 

Qualcuno potrebbe dire: ma si possono far scoppiare delle guerre solo per vendetta?

Certo che sì: ne è piena la storia, per chi l’abbia appena sfiorata.                           

E al rombo delle esplosioni, al ronzio dei proiettili, alle urla dei feriti, a ovest, a sinistra risponde la sussiegosa ‘preoccupazione’ degli attori dell’altro palcoscenico, dove va in scena l’ennesima rappresentazione de ‘la variante’, opera tragica per menzogna, biz e siringa, impreziosita dal prevedibile e previsto lamento dell’ensemble dei corona-singer

Casualità?…

Mah!

Personalmente, sono tra coloro che filosoficamente ritiene che il ‘caso’ in quanto tale, non esiste.

Comunque, un quadro decisamente complesso, anche se lo si voglia esaminare oggettivamente e con la lente d’ingrandimento: neanche la mia ‘casalinga di Voghera‘, riuscirebbe a trovarne il bandolo.                                   

 In ogni caso, a questo scempio dev’essere posto sollecito termine: non con altro scempio, ma con quella capace diplomazia che, vera arte, solo persone preparate e competenti possono mettere in campo.    

Le guerre vengono dichiarate da uomini della c.d. politica, ma a subirle sono sempre i popoli.

Gettate le parti dentro una stanza e chiudete a chiave le porte, e lasciateli a pane e acqua: usciranno solo quando avranno trovato una soluzione. Chi volesse continuare a giocare con i soldatini, andasse al parco.        

A chi, sconsideratamente, crede di perseguire la pace con la guerra, ricordo che il pianto delle madri, delle mogli e delle sorelle, come pure il pianto disperato dei bambini, ha lo stesso suono dappertutto.

A tutte le latitudini, la guerra non è mai una soluzione: ovvero, è la peggiore delle ‘non soluzioni’.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKR 5 – LA CASALINGA DI VOGHERA

Considerato il tempo trascorso, moltissimi non conoscono la famosa, seppur  immaginaria, ‘Casalinga di Voghera’.

Era un’espressione gergale coniata nel secondo dopoguerra, utilizzata nel contesto giornalistico e assurta a simbolo di un preciso stereotipo: persona semplice, appartenente alla bassa borghesia; impiegata in mansioni non qualificate o casalinga con famiglia e un paio di figli; scolarità e istruzione essenziali; onesta e integra, caratterizzata da grande dignità, munita di elevato buon senso e grande praticità; capace di piccoli lavori di cucito e di altre qualità pratiche che traduceva in una sorta di saggezza pratica basata sulla propria esperienza e su quella dei suoi avi (utile a sopperire alla scarsità di mezzi).

Era il vero collante della famiglia, sempre molto unita e temprata dalle quotidiane difficoltà della vita; era colei che avrebbe dovuto decidere sulla priorità di una spesa, come procedere agli acquisti con ciò che quel giorno si sarebbe trovata nel borsellino, ponendosi i giusti interrogativi sul prezzo, sulla qualità, sulla durata e soprattutto sulla reale utilità del bene.                                                                             

Oggi, in un momento eccezionalmente colmo di informazione e contro-informazione, di verità stroncate come fossero menzogne e di bugie platealmente spacciate per verità, dove il lettore/Cittadino è frastornato e in difficoltà nel potersi fare una propria idea, anche ‘grattando’ le notizie sulla rete, è molto importante porsi, al pari della nostra ‘casalinga’, delle domande: approfondendo, valutando il ‘cui prodest?’, soppesando le notizie o le smentite e persino la logicità di una notizia (anche ascoltare qualcuno che sostenga che vi sia un asino che vola, è una notizia; ma, a parte i creduloni a oltranza, la fondatezza della notizia è tutta una risata). 

Diversamente, da ‘soggetto’ il lettore/Cittadino diviene un ‘oggetto’ in balìa dell’informazione, dei media che fanno riferimento alle grandi proprietà e al come queste possano essere schierate: TV, giornali, radio e quant’altro, che inibivano il cervello al fine di ‘indurlo a credere’, ‘affascinarlo e sedurlo’, in poche parole MANIPOLARLO per CONDIZIONARNE le valutazioni, le scelte, le decisioni, le stesse azioni. E, guarda caso, la tecnica adoperata è la stessa messa in campo per il ‘famoso’ (o famigerato…) corona: instillare paura, terrore, incertezza, spacciandosi come gli unici in grado di proteggere, di trovare una soluzione. 

Ma la realtà è ben diversa.

Ma non è che Billy the Gate (tra presente e futuro…) intendeva questo scempio bellico, quando diceva che dopo il corona ne avremmo viste delle ‘belle’, che sarebbe arrivato qualcosa di tremendo, di difficilmente affrontabile?  Già sapeva?                      

Le domande si susseguono continue e impetuose, come i marosi in tempesta si frangono sugli scogli: vediamo quindi di aiutarci, aiutando la nostra amica ‘casalinga’ a focalizzare le questioni; non senza  aver prima ribadito con forza che condanniamo la guerra, tutte le guerre, e siamo pronti a tutto per agevolare la pace (cosa che dovrebbero fare tutti, in realtà… specie chi abbia delle responsabilità di governo).               

Dall’Europa e dagli USA si continuano a inviare armi, munizioni e mezzi a Kiev per ‘aiutarli’ a difendersi dall’offensiva russa, per resistere con forza, anche grazie all’arrivo di moltissimi ‘volontari’, forse persino ‘addestrati’ poco oltre il confine tra Ukraina e gli altri stati vicini, targati NATO. Volontari, di tutti i tipi, e, secondo  alcune fonti, anche ‘combattenti’ di discutibilissime formazioni integraliste forse a stretto contatto con il terrorismo.

Tutto concesso, pare, visto che nessuna voce si leva contro, per criticare; così come nessuna voce si leva per criticare l’afflusso di ‘volontari’, che in realtà – visto che percepiscono tra i 2 e i 4000 dollari/mese (vitto, alloggio, armi e proiettili inclusi), sono semplicemente dei ‘mercenari’  a tutti gli effetti.

Senza contare i premi promessi a chi uccide questo o quel nemico: inclusi gli stessi ucraini che volessero fuggire dal teatro di guerra (non dimentichiamo che è stato Zelensky in persona a ordinare al suo esercito di passare per le armi chi avesse voluto lasciare le città, il paese; così come l’ordine era di combattere casa per casa, incluse le strutture civili e ospedaliere: ma questa, potrebbero dire i benpensanti, è la ‘resistenza’…

Sì, certo: ma lo è un po’ meno quando con viltà più che con furbizia si tenta di addebitare delle colpe all’altrui azione).

Tutto lecito, quindi…

Ma c’è un compatto urlio, persino volgare e scandalizzato, allorché si tocca il tasto della controparte russa.

Qui i ‘volontari’ (certo, non si tratta di ‘mercenari’: affluiscono sulla base di trattati di mutua assistenza e cooperazione, con gli stati d’origine) affluiti ad esempio dalla Siria sono già etichettati come loschi e sanguinari assassini (all’opposto delle ‘damigelle’ educate e di buone maniere, di controparte); e la grancassa mediatica del main-stream suona con forza i suoi strumenti persuasivi, non esitando a mandare in onda immagini false nonché a citare notizie false: senza alcun timore di ‘perdere la faccia’ davanti al pubblico (forse perché sono pagati per dare ‘quelle’ notizie, e solo ‘quelle’: peraltro ripetute su tutti i canali o leggendo giornali diversi) pur di mettere in evidenza la grande ‘cattiveria’, la ‘crudeltà’, di costoro.

Hanno tanta di quella fantasia (pre-organizzata, evidentemente) che creano dei set propagandistici davanti a macerie di ospedali o di altri posti sensibili, con attrici/attori, fotografi di grido, finti barellieri, ecc. ecc.: il tutto per sottolineare quanto cattivi siano i ‘cattivi’.

E avrete rilevato come, di fronte allo smascheramento di notizie palesemente artefatte, gran parte dell’informazione continua ad andare avanti imperterrita, persino in programmi di notevole appeal.                          

Certo, i russi stentano ad andare avanti, direbbe la nostra ‘casalinga’, recependo i ‘suggerimenti’ della presunta informazione; ma se approfondisse lei potrebbe capire che forse i russi stanno eseguendo, chissà a quale prezzo, l’ordine tassativo di risparmiare i civili, anzi aiutandoli se in difficoltà. Calcolando tesi e antitesi, se le truppe russe avessero voluto avanzare schiacciando l’avversario, senza risparmiare niente e nessuno, probabilmente le cose avrebbero assunto altra e ben diversa fisionomia.                               

Vorrebbe anche capire, la ‘casalinga’: ma se USA+NATO+UE inviano in continuazione armi e forse istruttori (a proposito, qualcuno ha ascoltato il TG5 del 10 Marzo, alle ore 13? L’inviato era ripreso in territorio polacco, un centinaio di metri oltre il check-point di confine con l’Ukraina, per descrivere il flusso dei civili in fuga; a un certo punto, girandosi parzialmente, ha fatto un ampio cenno verso le montagne alle sue spalle, credo che abbia aggiunto, situate a circa 95 km. di distanza, in territorio ucraino, aggiungendo subito dopo di esservisi recato, incrociando ‘militari americani’ che ‘non hanno risposto’ alle sue domande.

Un report drammatico, quindi, quello dell’inviato del TG5: testimonianza diretta della presenza di consiglieri/truppe (in divisa, ossia identificabili con certezza) USA in territorio ucraino, a ridosso del confine con la Polonia!

Ahi! Ahi! Ahi!, mi son detto, se qualcuno ascoltasse questa notizia, cosa che avviene, ancor più in questi momenti, succederebbe un guaio grande grande.

Spero solo che sia stato un errore della trasmissione), la pace non si allontana? Le vittime non aumentano? I danni ai civili non sono maggiori?

I paesi, le città, le strutture, non subiscono maggiori danni? Certo che sì, ma qualcuno potrebbe dire che è il giusto prezzo per riconquistare la libertà, far trionfare la democrazia, e cacciare l’invasore verso Mosca.

D’altronde, questo sostengono con caloroso e partecipato sussiego uomini politici e manager anche importanti, di vertice, dando la loro benedizione a manifestazioni ‘spintanee’ e persino lanciando raccolte di denaro tra i nostri concittadini!  

Ma… (c’è sempre un ‘ma’, in agguato: capperi!) tutta questa solidarietà, tutta questa (apparente) condivisione del dramma bellico, stridono in modo enorme con la nostra realtà italiana (ma anche europea): gli stessi che urlano chiedendo la testa del ‘mostro’, reclamando a gran voce libertà e democrazia per l’Ukraina, rispetto per i diritti umani e per l’autodeterminazione degli ucraini, non sono gli stessi che in nome di una (certa? Incerta? Discutibile) ‘pandemia’, hanno negato i nostri diritti, hanno ‘interpretato’ ad usum la nostra Costituzione, ci hanno negato la possibilità di incontrarci, dialogare, viaggiare, esprimerci  in modo compiuto, che hanno pagato i mezzi di informazione per pubblicare sempre e solo le notizie ‘favorevoli e utili’ alla narrazione sanitario-governativa tacciando, ostacolando e perseguitando chi ad essa si opponeva (peraltro in modo motivato)?

Non sono gli stessi che hanno licenziato, costretto a licenziarsi, sospeso dal proprio lavoro, chi si opponeva alla costrizione di dover subire terapie dai contenuti incerti, dalle conseguenze persino letali e dagli esiti futuri assolutamente incerti?

Non sono coloro che, col gergo degli istituti di pena anglosassoni, hanno costretto la gente a stare rintanata in casa, a non poter fruire della libertà di movimento e quant’altro?

Quindi, costoro, li conoscono i diritti delle persone! Ma allora perché a favore degli ucraini ragionano in un modo, mentre a favore degli italiani, dei loro concittadini, ragionano in modo del tutto diverso, anzi opposto? Ma certi valori  – che vengono detti ‘non negoziabili’, ‘inalienabili  e insopprimibili’ non sono uguali per tutti?

Mah!!! Il bello (anzi, il brutto) è che le manifestazioni da loro sollecitate/organizzate contano sempre delle presenze: posso credere che sia tutta gente à cachet, dei figuranti, che non si pongono alcuna domanda, che non riflettono, avviandosi ciecamente verso il baratro?   Che fine hanno fatto il libero convincimento, la capacità di ragionare e discernere, la libertà di decidere, la libertà di opinione, la stessa dignità e inviolabilità della Persona?                                                  

Ma proseguirebbe, la nostra ‘casalinga’, non riuscendo a comprendere perché non si cerchi subito un tavolo di trattative dirette, essendo chiaro che il responsabile ucraino dirà sempre no, fintanto che la ‘regia’ più o meno occulta gli dirà ‘non puoi dire sì’ a chiedersi ed a chiedere perché occorra alimentare con continui, massicci, invii di armi la c.d. ‘resistenza’: così, ripete e si ripete, il conflitto non cesserà mai, ovvero si protrarrà ancora più a lungo con maggiore spargimento di sangue. Dite che la colpa è di chi aggredisce?

E chi lo nega.

Ma il discorso cambia se anche dall’altra parte si sono commessi crimini: vogliamo dividere la responsabilità almeno al 50 per cento per ciascuno, per non fare torto?

Bene. Ma il quadro complessivo non cambia. Si accavallano quindi le dichiarazioni di uomini di governo e di capi di stato.

Dicono: inviamo armi e ancora più armi per aiutare l’Ukraina a resistere, così la Russia deve affrontare una guerra di logoramento, con più morti, intanto che ‘all’interno’ si cerca di rovesciare Putin sperando che a farlo siano forse gli oligarchi, forse i militari, forse il popolo, forse l’opposizione, forse un malore.

La Russia è una minaccia, dobbiamo proteggere l’Europa e in nostri confini NATO, aiutando con ogni mezzo l’Ukraina affinché resista, dicono. 

Ma… l’atteggiamento omertoso e complice dell’occidente continua allorché nessuno dice dei morti del Donbas: si continua a tacere su quegli oltre 16.000 (e forse 20.000) ucraini di lingua russa uccisi, giustiziati, dagli ucraini di Zelensky; come si continua a tacere sui morti di Odessa: anziani, donne e bambini chiusi all’interno della sede di un sindacato,  e arsi vivi dopo che le porte erano state sbarrate, con i pochi che riuscirono a uscire barbaramente uccisi dai miliziani ucraini.                                                            

Ma… perchè stupirsi, visto che storicamente la crudeltà non ha frontiere né bandiera?

A proposito, ma la bandiera dell’Ukraina qual é?

Quella giallo-azzurra a bande orizzontali, o  quella rosso-nera con la svastica al centro? Perché la seconda è sempre più visibile anche nelle manifestazioni. E questo forse spiegherebbe come mai il giornalista Giacovazzo, inviato del TG2 in Ukraina, sia così eccitato nell’annunciare che nel TG2 di stasera alle 20,30 sarà trasmessa “una intervista ai militari della truppa di elite ucraina, il battaglione Azov”.

Ma queste, non erano fin troppo risolute, feroci, milizie di marca nazista?         

Mah! Povera ‘casalinga’ il suo cervello va in tilt! Specialmente oggi, che si è sparsa la notizia che lavoratori aeroportuali presso l’aeroporto civile di Pisa, incaricati di procedere al carico in stiva di ‘aiuti umanitari’ diretti in Ukraina si sono accorti che si trattava invece di caricare casse e casse di armi e munizioni, così che si sono rifiutati di procedere attivando la loro unità sindacale di base (manifestazione il 19/3).

Ma allora, le dichiarazioni che indicavano come il premier italiano avesse sospeso tale tipo di invio?

Ma allora l’Italia è IN GUERRA e in tal senso vanno letti gli interventi del premier italiano, a volte bellicosi altre volte tendenti a essere parte belligerante? Allora anche la notizia della recentissima ‘lettera’ con cui il Capo di Stato Maggiore allerta le truppe (solo le truppe?

O i destinatari sono anche tutti i cittadini?), affinché si esercitino al combattimento, verifichino i mezzi, ecc. ecc. fanno parte di un imminente deflagrare bellico in terra italiana?

Giusto per sapere, ditecelo: fateci sapere di che morte avete deciso che dovremo morire! Avete deciso di trascinarci in guerra, dovete forse fare ‘un favore’ a qualcuno piuttosto che non a un altro?

Abbiate il coraggio di dircelo!                                                                                                     

Al figlio che le chiedeva se avesse potuto avere qualche euro per poter andare a mangiare una pizza con i compagni di classe, la nostra amica ‘casalinga’ ha dovuto purtroppo dire di no, una volta aperto il borsellino e trovatolo desolatamente vuoto dopo le spese necessarie per la giornata: che pena, anche se lei fa quel che può, e il marito, onesto lavoratore che paga le tasse fino all’ultimo centesimo, si spacca la schiena.

Mentre la sua bocca resta dignitosamente muta, con i suoi occhi dice:  uno stato che trova denaro per inviare armi e quant’altro in Ukraina, che ogni mese spende centinaia di migliaia di euro per pagare il deposito delle (inutili) mascherine acquistate da chi gestiva il biz sanitario, ma che non trova per aiutare gli imprenditori a salvare le aziende e i posti di lavoro, a trovare dignitosa occupazione per disoccupati e inoccupati, che nulla fa per calmierare i prezzi anche dei generi di prima necessità, che assiste imperturbabile al crollo del poter d’acquisto e alla svalutazione del risparmio e del patrimoni immobiliare, che non ha una politica energetica (al pari del famoso piano pandemico), che ha fermato l’attività estrattiva di gas dalle 752 piattaforme estrattive (a fronte di ca. 140 miliardi di m3 di riserve giacenti!), che ancora acquista gas dalla Russia rivendendolo a prezzo moltiplicato alle aziende italiane, che non frena con decisione la speculazione (almeno 1 euro di maggiorazione) sui carburanti (non affrontando così le difficoltà dell’autotrasporto e quindi degli approvvigionamenti), che non riesce ad adempiere alla Costituzione mantenendosi neutrale e inviando solo aiuti umanitari, che ha affrontato in modo fortemente criticabile la c.d. ’emergenza pandemica’, che non si preoccupa con decisione dei suoi ca. 10 milioni di Cittadini in condizioni di povertà, è uno stato che opera per il bene dei Cittadini?                                                         

E concluderebbe: quei soldoni in arrivo con il PNRR, invece di salvare le aziende italiane, facendo ripartire il volano della produttività in tutti i settori, basteranno a pagare i costi diretti e/o indiretti di questa assurda ed equivoca belligeranza?

O qualcuno pensa di depredare ancora una volta le famiglie dei loro risparmi, mettendo mano nottetempo ai depositi bancari?

Novelli Robin Hood a parti invertite.

 

Giuseppe Bellantonio

 

 

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 4 / LA FINE DI UN MONDO

 

  La mole di notizie provenienti dal teatro bellico ucraino, è certamente tale da suscitare sconcerto, ansia, preoccupazione, paura: ma, una volta preso atto, fin dalle prime ore, che notizie, traduzioni, immagini e filmati erano ‘taroccati’ a esclusivo danno dei ‘cattivoni’, a essere fortemente alimentata è la sfiducia tanto nell’informazione (divenuta una capillare ‘disinformazione’: vera e propria ‘arma’)  che nella politica e nei comportamenti di quanti, a vario titolo, siano parte attiva in tale particolare contesto.

Impossibile, al riguardo, non notare in molti soggetti una assoluta carenza di quelle caratteristiche oggettive che dovrebbero consentire di ricoprire ruoli e cariche molto importanti: parole sguaiate, minacce, ingiurie, fioccano in modo talmente indecoroso da rimbalzare poco dignitosamente su tutto il popolo italiano.

          Mi permetto di dire che in molti non hanno ancora chiaro il senso, il significato pratico e la profondità  di talune decisioni assunte autonomamente (e c’è chi dice arbitrariamente) dall’esecutivo: ma è chiaro che mano a mano che si comprende quali possano essere le conseguenze pratiche di tali decisioni e dei danni che fin da subito arrecano soprattutto alla già stremata economia italiana, la gente prende le distanze.

Anche sostenendo che se c’è chi ha deciso un qualcosa di tanto grave in modo tanto affrettato, possa averlo fatto non interpretando l’autentico sentire dei cittadini: cittadini frastornati  proprio da una comunicazione unidirezionale, equivoca e troppo spesso falsata quando non del tutto falsa.

          Forte è in ogni caso il comune desiderio di PACE, pur se espresso talora in modo pittoresco quanto chiaramente ‘spintaneo’ ovvero ‘pre-organizzato’ e persino ‘ispirato’ da chi sappia ben gestire la mobilitazione delle masse: dalle proteste per il cambiamento climatico a quello per le questioni di genere, per un qualche diritto di una minoranza, per la fame, per la sete, ecc.ecc. 

Ma la pressione dell’opinione pubblica deve fare comprendere a chi governa, coinvolgendo attraverso il dibattito parlamentare tutta la popolazione in decisioni e azioni forti, che la vera PACE, non può essere la ‘mia’ o la ‘tua’: deve essere un comune intendimento, una comune decisione ricercata con tutte le forze, scaturita da una ritrovata, comune, volontà di deporre le armi e di ritrovare un equilibrio oggi smarrito; attorno a questo deve essere fervido il lavoro della Diplomazia (quella con la D maiuscola, non quella praticata da soggetti impreparati e ignoranti in materia, specie se sono dei parvenu senza titolo ed esperienza).

Sicuramente, la complessa situazione sviluppatasi e le conseguenze che ne potranno scaturire a tutti i livelli, potrebbero forse avvicinarci alla fine di parte dell’umanità, ma certamente segneranno la ‘fine di un mondo’.

Portandoci in prospettiva verso una nuova Yalta, che tenga conto dei mutati equilibri del mondo.

La follia è in agguato, certo: ma spesso il mantello del pacifismo copre comodamente chi è  incapace di altre e ben più importanti azioni concrete, specie a favore di un popolo: non volendosi né potendosi comunque escludere l’ipotesi del soddisfacimento di ego smisurati.

          Il cronista, cioè colui che offre al Lettore la ‘cronaca’ delle notizie, descrive queste seguendo lo scandire, lo scorrere di tempi ed eventi, Chronos, era anche la divinità che presiedeva allo scorrere del Tempo, offrendo spunti ma lasciando proprio al Lettore la sintesi e quindi il proprio libero convincimento.        

Niente ‘scorrettezze’, niente suggestioni, niente ‘pappa pronta’ da mandar giù senza pensare, ma solo la descrizione dei fatti con qualche commento di contorno.

Ecco, siamo a un punto dove, rispettando la cronaca e il susseguirsi degli eventi, per dovere di completezza occorrerebbe esprimere non solo dati, ma nomi e cognomi, fatti e misfatti di ciascun soggetto, di ciascuna parte interessata.

Sì, direte voi, vero é che, come recita un ormai antico adagio, ‘la politica è sporca’; ma se io per primo dovessi ‘suggerire’, ciò mi susciterebbe la sensazione di non essere più ‘cronista’ ma ‘commentatore’ forsanche propendendo per una tesi o per l’altra.

Motivo per cui, accesi i riflettori sui vari punti del palcoscenico ove pullulano le comparse e pochissimi sono i veri protagonisti (ma forse unica è la regìa… quantomeno dei puppets),   è utile che si sedimenti il tutto, per riflettere individualmente quanto profondamente.

Tutti dobbiamo riflettere: specialmente in Italia, seduti su un arsenale di bombe atomiche, sede di strutture militari USA e NATO di elevatissimo profilo, sensibilità e potenziale distruttivo.

Ed è bene sottolinearlo con forza: perché per noi l’aria di guerra è già in casa, piuttosto che non altrove, siamo già sulla brace, e noi Popolo Italiano forse neanche ce ne rendiamo conto, indotti come siamo a giocare alle ‘tifoserie’, ai nuovi ‘guelfi e ghibellini’ del XXI° secolo, senza guardare oltre la punta del naso, circuìti e manipolati da chi ci somministra fake, sollecitando la nostra condivisione e quindi complicità diretta o indiretta.

In sintesi: la solita storia del ‘pifferraio magico’ già sperimentata recentemente in fase pandemica.

Quando sento parlare di PACE, ne sono felice perché anch’io ambisco che questo traguardo venga raggiunto con immediatezza, magari insieme a quello del DISARMO TOTALE: ma non per questo mi bendo gli occhi o acconsento a farmeli bendare da qualche furbone che suona la grancassa per conto terzi e mi suggerisce cosa devo pensare.

Ai miei amici pacifisti dico: giusto, generoso ed encomiabile impulso, il vostro.

Ma il dato certo è che dall’Italia inviamo armi, non fiori. Che abbiamo impegnato uomini, mezzi di terra e aerei da caccia e ricognizione armata.

Che, soli in Europa e nel mondo, abbiamo dichiarato uno stato d’emergenza straordinario (dichiaratamente di natura bellica, pur se distiamo in linea d’aria 2390 km da tale confine) che neanche i Paesi strettamente confinanti con l’Ukraina hanno dichiarato (leggasi: Russia, Bielorussia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Polonia).

Che contribuiamo attivamente alla circolazione di fake-news  solo a danno della Russia, nulla citando delle altrui porcherie.

Che abbiamo aderito a misure sanzionatorie avverso OGNI cittadino/attività russa: discriminando brutalmente e ingiustificatamente, persino perseguitando (uno studente russo che studi in Italia, perché dovrebbe essere costretto a lasciare gli studi?

Un artista russo, uno scrittore, un poeta, un idraulico o un falegname di nazionalità russa che si trovi in Italia, dovrebbe andarsene e cessare la propria attività qui, salvo il rinnegare pubblicamente il presidente che governa pro-tempore la propria nazione d’origine?): una misura che riconduce direttamente al più feroce nazismo quando assunse le misure di sequestro e poi confisca dei beni degli ebrei!

Che apertamente svolgiamo attività di sobillazione del popolo russo, istigandolo all’insurrezione, al colpo di stato, verso un leader che viene definito di volta in volta nei modi meno pregevoli.

Che agevoliamo, contravvenendo a ogni norma internazionale (ma non siamo i soli: siamo in buona, pessima, compagnia) il reclutamento di ‘volontari’ (più agevolmente, potremmo definirli ‘mercenari’?) che raggiungano le truppe ucraine e particolarmente i reparti palesatisi come nazisti in tale esercito, poco benemerita élite combattente: quella che si nasconde nelle case, mescolandosi ai civili e facendone scudi umani, o quella che spinge i giovani al suicidio non all’eroismo, sui tetti dei palazzi per gettare molotov al passaggio dei convogli russi, così sollecitandone la reazione russa.

Chi vuole il massacro dei civili? Zelensky che urla ‘morte a chi scappa’?

La soldataglia che minaccia chi tenta di opporsi?

Chi si è mescolato, facendosene scudo, alle donne e ai bambini facendo fallire l’apertura di ‘corridoi umanitari’? Chi ha tirato missili alla centrale atomica tentando di provocare danni e fuoriuscita di materiale radioattivo?

Al riguardo, i russi non avevano bisogno di arrivare sotto i fabbricati del complesso, per creare danni: se fosse stato questo il loro obiettivo, in sicurezza e da lontano avrebbero lanciato qualche salva di missili…

Quindi: non prendeteci in giro, non siamo stupidi. 

Chi sta alimentando e forsanche esasperando  la reazione a catena è proprio qui in Europa,  anche qui da noi in Italia, anche con queste sanzioni che non sia sa quanto legali possano essere: ci pensate se domattina la Russia – e, perché no?  anche i Paesi suoi alleati, espellesse come indesiderati tutti gli italiani, i francesi, gli inglesi, gli olandesi, i tedeschi, i belgi, e quant’altro, dal suo territorio? Sicuramente, da occidente si alzerebbe un OHHHHHH! di (finto e strumentale) stupore, come quello dipinto sul viso del pastorello davanti alla Sacra Grotta: alimentando gli insulti verso il ‘cattivone’ di turno, sempre più ‘cattivone’.

Atteggiamenti ingiuriosi peraltro espressi a gran voce in questi giorni da nani, ballerine e trapezisti del Gran Circo dell’Opportunismo, oltre che da politici in attività di governo: per primo il gerente del ministero degli esteri.

      Tutto giusto, tutto perfetto: gridiamo PACE a gran voce, accendiamo candele, suoniamo campane e quant’altro, facciamo manifestazioni: ma anche chi manifesta, e chi dirige tali eventi, dovrebbe protestare contro TUTTE le guerre e a favore di TUTTE le vittime, piuttosto che non solo di alcune che ‘fanno comodo’.

Eh si! Perché questi gran ‘distratti’ continuano a non menzionare né onorare gli oltre 15.000 ucraini (ripeto: ucraini) crudelmente uccisi negli ultimi 8 anni nel Dombass da altri ucraini.

O quelle centinaia crudelmente sterminate a Odessa col fuoco e con le armi: sempre ucraini, ma dalla parte sbagliata dei mitragliatori, poiché uccisi da altri ucraini, quelli che oggi si battono il petto parlando di diritti, di libertà e di democrazia, inneggiando a uno strano leader!

Urgono – da parte di tutti – atteggiamenti responsabili che depotenzino l’attuale situazione, non che gettino benzina sul fuoco.

Tutti dovremmo fare qualcosa, una qualche azione concreta che faccia capire quanto stanca possa essere la gente, schiacciata dal terrore mediatico, dalle false notizie, ma anche dal pericolo e dal bisogno: mentre facciamo ‘i generosi’ mandando denaro e armi, spalancandoci all’accoglienza (ma si sa già che insieme ai profughi ucraini si sono mescolati pakistani, indiani e altri, e forse anche degli estremisti/integralisti in fuga), sembriamo dimenticare i ca. 10.000.000 di Italiani in povertà, come pure  quelli che non hanno più lavoro, nonché quelli ‘costretti’ di fatto a non lavorare subendo il ricatto sanitario.

          In ogni caso, tranquilli: l’Italia ha già perso. Saremo economicamente il paese più distrutto: in primis dal salasso finanziario che certe posizioni assunte arrecherà; dal turismo russo che, per grande simpatia nei nostri confronti, non riprenderà mai più come prima (gli ‘orsi’ non dimenticano!); dall’interscambio commerciale, con tutti i nostri crediti, bloccato sine die ; dai costi energetici, destinati a salire in un’altalena fuori dal nostro controllo.

Pensate, il piccolo Stato di Cipro, aderendo malvolentieri alle sanzioni, ha dichiarato: l’80% del nostro PIL deriva dal turismo, l’80% del nostro turismo è costituito da cittadini russi in vacanza, che danno! 

Ma il discorso per l’Italia è ancor più particolare: non sono state assunte misure di tutela e salvaguardia del risparmio, non è stata presa alcuna misura per calmierare il brusco e per ora inarrestabile aumento dei prezzi dei generi alimentari, anche di prima necessità (aumenti tra il 30 e il 50% negli ultimi 6 mesi), la scuola è a pezzi (nonostante l’abnegazione di molti docenti: troppo pochi, però, per  incidere sullo sfascio in corso). 

          Continuerò a seguire le vicende con degli spunti, con dei flashes sintetici che Betapress potrà riprendere, così da aiutare chi legge ad avere un punto di riferimento certo, basato su dati altrettanto certi: preso atto, ancora una volta, che quelli proposti da TV e carta stampata sono quel che tutti sanno, ossia poco affidabili.

          Parlare, solo parlare, di quel che avviene, senza che chi per ciò deputato trovi il giusto senso, la giusta misura, la giusta via, non ha senso…

Ma la nostra mèta è e continua a essere solo la PACE, ricordando che ‘nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra’.

          Fino a che tutto non si ridimensionerà, dovremo vivere tutti alla giornata: non potendo programmare un futuro degno di essere vissuto, ma con  un arco di previsione solo di una manciata di ore.    

E questo, non é vivere: bensì sopravvivere alla quotidianità.

          E non credo che sia la nostra massima aspirazione: per noi stessi, per i nostri figli, per chi verrà.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKRAINA 3 / PUPPETS

 

La tragedia delle attività belliche tra Russia e Ukraina, lo spargimento di sangue dall’una e dall’altra parte, il dramma delle popolazioni comunque coinvolte, esigono interventi risolutori immediati: richiedono una convocazione permanente in sede ONU, una tregua garantita dalla contestuale interposizione di un cordone di caschi blu, l’apertura  a oltranza di un tavolo di trattative. Solo la diplomazia e le mediazioni possono imporre a ogni parte in causa di riflettere e ragionare senza esasperazioni, decidendo per il bene dei loro popoli: in termini di vite e in termini economici, partendo dalla certezza che nessuno è al sicuro rispetto ad altri.

Se si imbocca la strada del ‘volere la ragione a tutti i costi’, si imbocca la strada della strage, dell’olocausto dell’umanità sull’altare dell’atomo.

Parto da una considerazione spiccia: non esistono buoni e cattivi, perchè quando si impugnano le armi – anche per reazione a un torto, anche quando si è esasperati da angherie e soprusi – il torto ricade su tutte le parti non solo protagoniste, ma anche coinvolte a vario titolo in strane evoluzioni ma da considerare  belligeranti anch’esse.

Il sottile distinguo tra ‘rifornire di armi portandole e consegnandole nel territorio che intendo favorire ‘ e  ‘rifornire di armi portandole a poca distanza dal territorio che intendo favorire e aspettare che i destinatari le vengano a prendere’, può meritare lunghe e improduttive disquisizioni dialettiche e filosofiche ma nella pratica pone il soggetto che rifornisce di armi nella condizione di essere ‘partner ovvero alleato strategico’ di chi le armi le riceva e utilizzi.

Un po’ la stessa differenza che può passare tra un soggetto colpito da un proiettile sparatogli direttamente e la giustificazione tanto di chi ha fornito l’arma e il proiettile (non sono responsabile dell’utilizzo), come dello sparatore (ho sparato a casaccio, senza mirare e poi non c’era nessuno… il tizio correva e sfortunatamente si è scontrato col proiettile…  quanto sono dispiaciuto!).

Ma le guerre sono anche e soprattutto questo: falsità, ipocrisie, tradimenti.

Nutriamoci di informazioni certe, quindi: poiché mai come in questi ultimi tempi è stata l’informazione a essere ‘buona’ o ‘cattiva’, determinando le condizioni per un vero e proprio ‘ lavaggio del cervello’; ora sanitario, ora bellico, ora energetico, ora alimentare, sostenuto dai vari ‘santoni’ capaci di prevedere epidemie, crolli di borsa, carestie, guerre…

Provate a prendere una matita e unite i tanti puntini di cui potete disporre: vedrete che ne uscirà proprio un bel disegno! Esaminiamo alcuni dei ‘puntini’.

Fatto: una NATO inadempiente e palesemente ‘aggressiva’ nell’atteggiamento, più o meno spinta dagli USA ma comunque con la consapevolezza delle parti interessate, si è espansa tanto da arrivare ai confini della Russia, piazzando risorse militari strategiche.

Pare che in Polonia si stessero per piazzare armamenti nucleari: al che non deve né può sembrare strano che la Bielorussia – percependo una minaccia ai propri confini – chieda a gran voce (ma sembrano tutti improvvisamente sordi…) che tali apparati non vengano collocati, minacciando, in caso contrario, di chiedere alla Russia di essere essa stessa munita di testate nucleari. Ma questo dispiegamento di missili ai propri confini, nonostante che la Russia protesti da tempo, non ha visto nessuna mobilitazione di ‘pacifisti’, né alcuna concreta presa in considerazione da parte dei governi Europei membri della NATO.

Fatto: se è sostenibile che il processo di avvicinamento ucraino alla UE era già iniziato da tempo, è altrettanto vero che non si era affatto sostanzializzato.

Fatto: pur avendo i nuovi governanti ukraini post-2014 cambiato ad hoc la costituzione, prevedendo anche la possibile ed eventuale adesione alla NATO, l’Ukraina né aveva aderito, né era stata accettata, né aveva avviato le procedure di adesione.

Ma forse casualmente sul suo territorio da tempo convergevano armi, consiglieri, istruttori militari e risorse finanziarie.

Fatto: in territorio ukraino – nel Donbas ove insiste una numerosa minoranza russofona e che da sempre si riferisce alla ‘Madre Russia’ – dal 2014 è stata attuata da forze regolari ukraine unite a squadroni palesemente nazisti, una feroce e sanguinosa pulizia etnica, con almeno 15.000 morti.

Giustiziati e gettati in fosse comuni. Nonostante la documentata protesta Russa in sede internazionale e all’ONU, nulla si è mosso, nulla è stato fatto, nessuno ha condiviso.

Questi morti, questi ucraini a tutti gli effetti, non ‘facevano comodo’ ad alcuno, a occidente.

Fatto: la Germania ha deciso di stanziare 100 miliardi di Euro destinandoli di fatto a qualificare il proprio apparato militare: leggasi, al proprio pericoloso riarmo.

Non dimentichiamo quanto gli alleati, e Churchill per primo, temessero la pericolosa ciclicità del riarmo tedesco, sempre coincidente con mire espansionistiche e foriero di conseguenti conflitti.

Fatto: a tutta velocità, fermo restando che l’Ukraina non è nella NATO, l’Inghilterra garantisce loro sostegno militare e mezzi; il Belgio mitragliatrici e 3800 tonn. di carburante a uso militare; la Germania 1000 cannoni anticarro e 500 missili Stinger che (il gioco dei quattro cantoni…) non consegnerà direttamente ma farà pervenire tramite le Repubbliche Baltiche; l’Olanda armi e più 200 missili Stinger (terra-aria); per la NATO, Blinken ha complessivamente messo a disposizione più di 600 milioni di ‘aiuti militari’; la UE rifornirà anche di jet militari l’Ucraina, e – purtroppo – le parole dure di Ursula Von Der Leyen, prima, e di Borrell, poi, sono  di fatto interpretabili come una sorta di dichiarazione di guerra alla Russia; la Svezia 5000 armi anticarro; l’Italia più di 200 milioni di Euro di ‘aiuti’, altri sette aerei (in Romania) e 3400 militari da schierare in ambito NATO, saranno poi spediti in Ukraina materiali ‘non letali’ quali elmetti, giubbotti antiproiettile e rilevatori di ordigni. Già proprio l’Italia: economicamente e finanziariamente stremata, sul baratro del default, dove la gente muore per mancanza di cure, dove dieci milioni di persone sono in miseria o alle soglie di essa, dove le attività produttive si fermano o chiudono definitivamente, dove manca il lavoro e chi ce l’ha è obbligato a subire coercizioni per non perderlo, dove la Costituzione è discussa e interpretata ma non applicata , ecc.

Fatto: ci sono governi che non si oppongono, e persino sollecitano pubblicamente, la formazione di nuclei di ‘volontari’ (o mercenari?) che possano essere invogliati ad andare a combattere pro-ucraina. Tutti fatti che possono essere interpretati come un palese fiancheggiamento e quindi una discesa in campo di fatto, al di là di sofismi e giochi di parole.

Fatto: in Ukraina, il governo di Kiev – specie nel Donbass – ha operato a lungo con il battaglione Azov. Nazista nella forma e nella pessima sostanza. Persino nei campi di addestramento, dove confluivano persino bambini: addestrati all’uso delle armi, anche contro i loro coetanei.

Fatto: da occidente solo ingiurie e minacce, verso Putin e la Russia (prima, durante e dopo l’inizio delle ostilità) ma, salvo una passerella inutile e infruttuosa di personaggi, non vi è stato alcun concreto tentativo diplomatico, nonostante la disponibilità espressa da Mosca.

Sottovalutazione, errore o arroganza? Fatto sta che, la propaganda (giornali, politici, apparati di governo) di un gran numero di paesi attacca all’unisono la Russia e Putin in primis, con uno strano stravolgimento dei ruoli:  gli antimperialisti di ieri, si sono convertiti diventando ‘stranamente’ pacifisti, i pacifisti si trovano invece in uno scomodo ruolo stentando a prendere una forte posizione per contrastare le tante, troppe, bugie dette con solennità per accreditare la posizione di chi sembra spingerci con forza verso lo spaventoso baratro di una devastante guerra totale.

Fatto: l’Italia è da qualche tempo l’improprio terreno dove si svolgono sperimentazioni: sanitarie, sociali e ora politiche, imponendo nuovi modelli e soprattutto nuovi paradigmi,  declinando i quali tutto è ribaltato. Così come ci hanno martellato con ‘niente sarà più come prima’, anche in questo contesto recitano lo stesso mantra ‘niente sarà come prima’.

Personalmente, mi colpisce un sistema parlamentare dove fioccano applausi a scena aperta, che neanche alle prime teatrali è dato vedere. Sembra che il dubbio non sfiori alcuno; sembra che nessuno abbia davanti agli occhi scenari di orrore, devastazione,  sangue e miseria.

Quando non quello di un soffio caldo imprevisto e improvviso che tutto può incenerire in pochi attimi.

O ne sono consapevoli e applaudono in preda a una strana gioia interiore?

 

A me, purtroppo, ha portato alla mente la triste fase fascista in Italia, dove la folla plaudente a Piazza Venezia, ricca di claquers, sotto lo storico balcone, chiedeva a gran voce: guerra! Guerra! E gli stupidi, entusiasti, applaudivano: salvo poi, all’arrivo delle prime bombe, prendersela con il ‘cattivone’ di turno: ricordate i corsi e ricorsi storici, cari a Giambattista Vivo.

La storia si ripete, nella sua ciclicità gli eventi si ripetono: specie quelli più tragici.  I cittadini riusciranno a interrogarsi senza andare ogni volta dietro il pifferaio magico di turno?

Da notare la sottigliezza (o pura ipocrisia?) nell’indicare che si forniscono le armi a fini difensivi o che il materiale è ‘non letale’: sempre della serie, mettiamo dei fiori nei vostri cannoni…

Ergo, verso l’Ukraina partono vagonate di fiori: che non sia sa che strade potranno poi prendere, forsanche quelle del terrorismo internazionale. Cosa già accaduta in altri contesti.

Circa l’Art. 11 della Costituzione Italiana, sottolineiamo che vi é espresso a chiarissime lettere che l’Italia ‘ripudia la guerra’. Così come la ripudiava anche nel 1999, quando il governo D’Alema (con Mattarella ministro della Difesa) inviò i nostri aerei a bombardare Belgrado: martoriata per 60 giorni dall’alto. In barba alla Costituzione Italiana, al Diritto Internazionale, alle norme dell’ONU: ma forse vi fu un equivoco, e anche allora erano fiori.

Missioni di soccorso, di pace, umanitarie, di aiuto alimentare, sono cosa ben diversa dai rifornimenti di armi e la mobilitazione di uomini e mezzi con la dichiarazione di uno stato emergenziale.

Il giorno in cui le armi iniziarono a tuonare, mi chiesi: ma che strano comportamento, da ovest… che ci sia sotto qualcosa, che ci sia un qualche progetto segreto che Putin ha forse smascherato, anticipandolo? Il quesito è rimasto nell’aria, senza risposta.

Ma stamani, qualcuno che inizia a riflettere ad alta voce, ha espresso due considerazioni: 1) che  l’alleanza si possa essere malignamente trasformata, divenendo rete di complicità, e forse di quelle stesse che hanno imposto e gestito ‘pandemia e dintorni’; 2) che la canéa scatenata contro il ‘cattivo’ di turno, colpevole di ogni spregevolezza, assomiglia e molto al modus agendi posto in essere contro Gheddafi e contro Saddam, defenestrati e uccisi per poi sostituirli (e neanche quello…) con qualche altra marionetta.

Mi permetto di invitare tutti a recuperare, e quindi leggere con attenzione, la recente intervista con il Prof. Antonio Martino – persona colta, preparata e onesta, profondo conoscitore di politica estera – leggetene e non finirete di stupirvi.

Così come vale proprio la pena di leggere l’articolo a firma della scrittrice, giornalista ed ex-deputata Barbara Spinelli, pubblicato su «Il Fatto Quotidiano», dal titolo «Una guerra nata dalle troppe bugie». Analisi oggettiva e precisa, senza fare sconti ad alcuno, che i ‘pacifisti di oggi’ hanno definito a vanvera «filo-russa». Nell’articolo, che di certo non risparmia neanche Putin, senza timori reverenziali ‘…il dito… puntato contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea che non è riuscita a prevenire l’aggressione russa in Ucraina, anche se Vladimir Putin aveva già mostrato tutti i sintomi di un’insofferenza evidentemente sottovalutata…’.

Ecco, fatevi liberamente le vostre idee senza cedere alle altrui suggestioni, in ciò rifacendovi proprio a Giordano Bruno, testimone e simbolo del libero pensiero  “Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo”.

 

Giuseppe Bellantonio

 

 

 

 

 

 




Dossier Ukraina II: FYEO

DOSSIER UKRAINA 2

La citazione di Shakespeare appare molto evocativa e appropriata in questo particolare    momento storico: da oltre due anni siamo alle prese con situazioni, intorno alle quali si muovono le ombre fosche di soggetti perfido che muovono e stringono alleanze dai contenuti crudeli e inumani.

Una tela di ragno incessante, equivoca, asfissiante e alfine mortale.

Così come crudele e inumano, persino criminale e belluino,  è lasciar morire la gente senza offrire cure appropriate, o indurla al suicidio privandola del lavoro o riducendola in miseria o sottraendo loro la casa e persino i figli. Ancor più mostruosa e spietata è la guerra: tanto per chi la concepisce, per chi la istiga, che per chi la attua fosse anche al fine di difendersi ovvero prevenire un attacco.

In ogni caso, a subirla ed a subirne le conseguenze sono sempre degli Esseri Umani: civili o militari che siano, torto o ragione che possano avere i loro governanti.

Ritengo opportuno puntare un riflettore su ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni: un via vai di rappresentanti di governo che, seriosi, rilasciavano dichiarazioni di tutti i tipi.

Ma per chi sa leggere sui visi e negli sguardi, nei movimenti, è stato agevole percepire tanto la preoccupazione quanto la menzogna, il migliore interesse quanto il disinteresse originato da una certa routine, che si palesa quando già si è capito che al momento non c’è molto da fare per evitare una qualche catastrofe.

Ma, nell’accavallarsi frenetico delle informazioni, quella che ha fatto spicco è la materiale impreparazione e incompetenza che caratterizza determinati  soggetti: tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale non trascorse molto tempo, e ci fu il tempo e il modo di preparare una classe politica capace, poggiata su un substrato sociale abbastanza colto e preparato.

Oggi ci troviamo alle prese con soggetti che trasudano ignoranza (nel senso letterale del termine, ovviamente) e la cui incompetenza attrae gli strali di critiche anche caustiche e sarcastiche.

Soggetti dai quali non c’é alcunché di buona da attendersi, salvo l’alimentare un incessante, vuoto, blaterare.

Cosa sta accadendo? La Russia continua a sottolineare i motivi della sua azione, mentre il resistente governo ukraino si sforza di mantenere il punto, strillando forte ‘all’orso, all’orso’ e sollecitando l’aiuto di compari e complici: veri o presunti che siano.

Limitiamoci quindi ai fatti, non senza aver sottolineato con forza come purtroppo il mainstream, l’informazione pilotata e aprioristicamente schierata, faccia di tutto per far passare notizieoni e immagini non corrette, spesso false.

E questo fa sorgere dubbi, molti dubbi, perché ormai la gente – dopo la martellante campagna di terrore e disinformazione sanitaria – ha aperto gli occhi, e attinge informazioni dove e come può: scoprendo ad esempio che le immagini di  una fortissima esplosione notturna con chissà quante vittime civili non è avvenuta sul teatro di guerra in Ukraina, bensì a Gaza nel 2021; o che il mezzo cingolato che ha deliberatamente colpito una vettura in transito non era russo, bensì ukraino e con ai comandi un militare piuttosto ubriaco; o che la popolazione della città di Marinpol è in ostaggio di forze ukraine riferibili al battaglione nazista ‘Azov’, che con l’uso delle armi stanno impedendo ai civili di mettersi in salvo.

Le reazioni dell’Europa, e purtroppo anche il linguaggio adoperato, sono di chi ‘é già‘ in contrapposizione miliare con Mosca, facendo sorgere il forte dubbio che non si stia affrontando una situazione determinatasi improvvisamente, ma che vi possa essere il substrato di una pianificazione pregressa.

Militari e mezzi con armamento pesante schierati lungo tutti i confini orientali dell’Europa, armi e denaro spediti (ma sarebbe più corretto dire: si continua a inviarne) in gran quantità verso l’Ukraina per ‘resistere’, o perché ‘non cada’: perché se cadesse, i bei progetti di molte belle teste naufragherebbero.

Ci troviamo quindi di fronte a una ‘invasione’ russa, a una missione di peace-keeping o un’azione di liberazione?

Dalle dichiarazioni dei responsabili di Mosca, dalle immagini filtrate, sembrerebbe essere stata decisamente intrapresa un’azione di vero e proprio ‘risanamento’, una sorta di giustificata ‘bonifica’ manu militari.

Dalle notizie in rete, con un po’ di pazienza, si ricava che in almeno 25 laboratori esterni gli USA ‘sperimentano’ armi biologiche: in Medio Oriente come del Sud Est Asiatico, in Africa e – udite udite – anche in Georgia e Ukraina!

Quindi, noi poveri mortali scopriamo oggi apertis verbis che la NATO non ha solo progredito la sua illecita espansione verso Est, in barba a ogni intesa o protocollo con Mosca, così superando la linea dell’Elba, non solo ha piazzato un muro di missili ai confini (150 km. da San Pietroburgo e ca. 350 da Mosca) riducendo drasticamente i tempi di reazione russi a fronte di un possibile first-strike USA/NATO, ma ha anche ridotto e di molto il tempo di volo di un missile che possa colpire la Cina.

Ma noi comuni cittadini scopriamo anche che gli USA hanno direttamente piazzato nella sola Ukraina anche una dozzina di ‘centri di ricerca’ per armi biologiche: una ulteriore minaccia che evidentemente per i russi si era ormai fatta preoccupante e intollerabile.

Già il mondo è tuttora alle prese con le sequele di un coronavirus forse ingegnerizzato e forse fin troppo studiato nella diabolica fucina di Wuhan, motivo per cui la Russia non vuole assolutamente correre il rischio che da uno di questa dozzina di centri (altrettanto diabolici) a ridosso dei suoi confini un qualche inopportuno venticello possa trasportare sostanze altamente pericolose verso il suo territorio, contro l’incolumità stessa del popolo russo.

E non solo di quello.

Questo marasma ha certamente un’origine, anzi più di una: ha almeno cinque elementi che si sono sovrapposti nel tempo e incancreniti, circa i quali è mancata la buona volontà della soluzione non dico ‘bonaria’ quanto ‘diplomatica’: l’unica percorribile, quando non si vuole perseguire la via luttuosa e sanguinosa della vendetta.

La Russia ha mobilitato da tempo, documenti alla mano, le Cancellerie Occidentali e la stessa ONU, per le continue stragi verificatesi nel complesso del Donbass per mano di truppe (o elementi ìparalleli’, comunque con l’avallo di Kiev) che hanno portano in poco più di sette anni alla morte di almeno 15.000 inermi civili, uccisi o in rapide incursioni o in massa e poi seppelliti in fosse comuni.

Dati reali: anzi, calcolando la gente che mano a mano è mancata all’appello di familiari e amici, si ritiene che il numero dei ‘giustiziati e sepolti senza lasciare tracce’ potrebbe essere prossimo alle 20.000 unità. Contesto nel quale pare abbiano avuto un ruolo determinante quelle formazioni militari ucraine dichiaratamente e inequivocabilmente naziste, che oggi i russi intendono eliminare materialmente.

Uno strano incrociarsi di corsi e ricorsi storici: non dobbiamo infatti dimenticare che nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, l’Ukraina ‘simpatizzava’ molto con la dittatura nazista di Hitler.

        Lo sterminio per mano ucraina nel Donbass, è un oltraggio all’umanità intera: una pulizia etnica dai numeri tragici, spaventosi, crudeli e disumani!

Così com’è disumana, catastrofica e incivile ogni guerra: questo, che sia chiaro, è il mio pensiero.

Quindi, c’è da riflettere: che la Russia non solo sia stata insofferente, ma che abbia subodorato qualcosa di più grande a proprio danno?

E da parte di chi? Oppure: questa situazione di belligeranza è stata creata per occultare responsabilità e colpe a occidente? E quali? E di chi?

Un altro elemento preoccupante si è aggiunto in queste ultime ore: Putin, sentito il Consiglio di Difesa, ha ordinato l’allerta alle forze di deterrenza nucleare russe, in considerazione che le costanti minacce dell’Occidente (alias USA+NATO) verso la Russia per la sua missione in Ukraina potrebbe portare all’utilizzo di testate nucleari da parte dell’Occidente stesso.

Forse a ovest non è ben chiaro quanto la Russia possa essersi stufata del gioco a rimpiattino e quanto possa essere determinata soprattutto a reagire. Probabilmente, i satelliti-spia russi potrebbero aver colto movimenti tali da essere interpretati come fortemente minacciosi, o potenzialmente tali.

Un altro fatto certo è che l’Europa si è armata e si continua ad armare per rafforzare (da quale minaccia certa?) i confini orientali: il tutto condito da costanti dichiarazioni bellicose e da perentori ultimatum ai dirigenti moscoviti.

Ora è la volta delle ‘sanzioni’: la cui prima vittima sarà proprio l’Europa, già malconcia – per l’Italia. il termine rappresenta un eufemismo: queste si ritorceranno in modo devastante sulle macerie di un’economia già traumatizzata e violentata dall’azione di incompetenti e presuntuosi di vario livello -, e che tutto calcolano salvo quanto possa già essere stato calcolato dalla Russia e da tutto lo scacchiere che vi ruota attorno, Cina e India in testa.

Altre due cose colpiscono l’osservatore dell’atteggiamento occidentale: la perdurante astiosità e acrimonia nell’attaccare con ogni mezzo di informazione Putin e  Russia, vantando questo o quel motivo; il mantenere vivo il punto che l’iniziativa militare russa è non solo ingiustificata, ma ‘pericolosa per il mondo’ poiché potrebbe condurre alla ‘terza guerra mondiale’ (ma, a parere di chi scrive, forse la quarta o la quinta: preso atto nelle innumerevoli belligeranze ‘allargate’ pro-questo o pro-quello che hanno insanguinato il mondo: non ignoriamo i fatti accaduti in Libia o in Iraq, dove ancora cercano – ma solo per residua curiosità storica – gli enormi quantitativi di ‘armi chimiche’ stoccate da Saddam).

Elemento di forte curiosità e allarme, è quello che rileva le dichiarazioni di uno degli uomini più ricchi di questa martoriata Terra, che pare spronare Israele ad attaccare la Siria. Poiché nulla avviene per ‘caso’, ditemi voi se non è meglio capire da che parte sta il vero pericolo: così da poter calzare meglio un adeguato copricapo uscendo da casa, tentando di evitare quell’ennesima tegola che colpisce di solito solo noi poveri mortali.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKRAINA: TOP SECRET

DOSSIER UKRAINA: for your eyes only

     Per chiunque scriva, non è semplice liberarsi dalle proprie passioni o dai propri convincimenti: ma ciò è necessario se si rispettano realmente i Lettori, ai quali vanno proposti cronaca e fatti per al fine di contribuire al formarsi delle loro idee.

Diversamente è fin troppo facile offrire pappe pronte da ingoiare anche turandosi il naso, ce ne sono fin troppe in giro.

          Una premessa è necessaria: chi vi scrive è un convinto atlantista, grato oltremodo ai militari alleati che hanno versato il loro sangue per liberare l’Italia e l’Europa dal nazismo, come pure grato agli USA del Sen. Marshall che ci aiutò a conquistare un benessere repentino: quasi avessi vinto e non perso una (brutta) guerra.

Ogni anno sono tra coloro che commemorano questi giovani caduti in battaglia, rendendo loro omaggio ai Cimiteri di guerra di Anzio e Nettuno non dimenticando né il loro coraggio né le brutture umanamente e materialmente devastanti di ogni guerra.

Ma oggi, per scrivere, approfondisco e valuto: non fidandomi più di quanti già da anni danno notizie distratte o false o manipolate, ovvero inventate di sana pianta.

Troppi i corrispondenti di guerra dall’Ukraina che hanno bisogno di darsi un ruolo, e che pullulano tanto quanto gli ‘esperti’ virologi, che trasmettono dalle auto o quelli che che si calano l’elmetto mentre fuori si vede la gente che passeggia e fa la spesa, o quelli che trasmettono da una stanza con immagini fisse dietro di loro; o quelli che mandano le immagini di videogiochi spacciandoli per azioni di guerra; o quelli che pubblicano immagini di devastazione, con palazzi sventrati, provocate però  da un’esplosione di gas a Magnitogorsk nel 2018 e certamente non colpiti da missili o cannoni tantomeno russi.

Ci sono anche esplosioni formidabili vecchie del 2015 verificatesi in altri territori; o carri armati bruciati su strade nei pressi di Kiev spacciati per ‘tank russi distrutti dalle truppe regolari ucraine’ per poi rivelarsi dopo poche ore tank ucraini distrutti da armi anticarro lanciate dalle forze di penetrazione russa;  e altri episodi ancora tutti nel segno della totale e assolutamente equivoca disinformazione offerta,  salve rare eccezioni, per lo più grazie alla rete, dall’occidente.

Tutta tesa a colpevolizzare i ‘cattivi’ russi.

          Per Betapress informare correttamente i suoi Lettori è una vera e propria missione: per cui apriremo un ‘Dossier Ukraina’ nel quale collocare i fatti, uniti da commenti, dubbi, sottolineature e rilevamento di contraddizioni quando non di menzogne.

Sempre pronti a correggerci se altri fatti ‘veri’ e documentati dovessero emergere successivamente: ma chi scrive, teme che, almeno per il momento, ciò sia difficile da realizzarsi.

Oggi, daremo un inizio al nostro ‘Dossier UKR‘, partendo da una cartina che riconduce alle Nazioni sotto l’ombrello NATO:

          Direi che ogni commento al riguardo possa essere superfluo: salvo il dover prendere nota che il decantato (da ovest) allargamento della NATO, è diventato un assembramento di Nazioni che, sollecitate dal fascino perverso dell’Euro e di una UE che non rappresenta affatto il concetto di Unione Europa, di Comunità, voluta dai Padri Fondatori.

Bisogno di Europa che vide mobilitate in primis  Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo e cui contribuirono le idee e gli sforzi di eccellenti Uomini e Donne, di pionieri, come Alcide de Gasperi, Altiero Spinelli, Konrad Adenauer, Anna Lindh, Helmuth Kohl, François Mitterand, Jean Monnet, Johan Willem Beyen, Robert Schuman, Joseph Bech,  Louise Weiss, Marga Klompé, Simone Veil,Nicole Fontaine, Paul-Henri Spaak, Sicco Mansholt,  Walter Hallstein e lo stesso Winston Churchill, tra i primi a sollecitare la costituzione degli Stati Uniti d’Europa mentre ancora non si erano spenti le eco dei drammatici bombardamenti di un’Europa messa a ferro e fuoco a causa del nazismo allora imperante 

          Ecco che già questa cartina, considerata con mente aperta ed elastica e occhi giusti, assume un significato forte e particolare: che, guarda caso, riconduce all’evocata ‘coalizione’ anti-russa (e non altro!) che Zelenky vorrebbe venisse costituita per sostenerlo nelle sue ambizioni. Mire che coinvolgono quasi tutti gli attori principali: tutti trincerati proprio dietro le citazione di coloro che si adoperarono per porre termine agli orrori di due guerre mondiali, promuovendo la pace e la solidarietà, facendosi paladini di concreti valori fondanti quali libertà, democrazia e uguaglianza, rispetto della dignità umana, dei diritti umani e dello Stato di diritto, esaltando i concetti di solidarietà e protezione per tutti.

          Cose che oggi per molti ‘suonano strane’, quasi fossero concetti antichi, superati da una realtà che tende a schiacciare e livellare tutto e tutti;  enunciazioni svuotate dalla loro forte dignità e neanche più studiate nelle scuole. 

          Pensate: anche l’ONU si è sollecitamente schierata (o é stata mobilitata?) non solo per schierarsi contro il brutale invasore, ma anche per sollecitare il rispetto dell’autodeterminazione, per i diritti umani, per la libertà e la democrazia, e riferendosi alle manifestazioni in Russia, il sacrosanto diritto di protestare.

         Ma guarda un po’: ma l’ONU non si è mossa quando la Russia reclamava attenzione per i diritti umani calpestati nel Donbass, restando muta e inerte. Come l’ONU non si é mossa per le violazioni umanitarie ossia per gli stessi temi di principio violati anche con rudezza in Italia, in Francia, in Germania, in Canada, in Australia in Nuova Zelanda, con manifestanti colpiti, imprigionati, colpiti dal getto degli idranti, mentre difendono la loro Costituzione, le loro Libertà, la Democrazia, la propria volontà di non subire arbitrii e imposizioni, il proprio diritto al lavoro e i profondi timori per un futuro incertissimo e incerto, sul quale dominano parole più che concetti e programmi.

         E che dire di coloro che giocano ai soldatini, mettendo a disposizione uomini e mezzi, ma anche denaro.

L’Italia destina veramente ‘alla cieca’ 12 o 15 milioni di Euro mentre Kiev capitola, o mentre non si è ancora capito chi ha fatto cosa, e come e perché?

Invasione o missione di peace-keeping per tutelare chi nel Donbas è stato sottoposto per più di otto anni a una vera e propria pulizia etnica?

Tutela a oltranza di un sistema-UKR che forse non è casto e puro come lo dipinge l’occidente?

Aiuto occulto-palese a chi in Europa ne ha fomentato certe attese, mirando ad appropriarsi di materie prime,  collocarvi fabbriche e industrie delocalizzando per sfruttare manodopera a basso costo (in Ukraina, i salari ‘normali’ vanno dai 150 Euro a mese nelle zone più rurali ai 450/500 nei posti più qualificati: senza il corollario di altri costi che in Europa pesano tremendamente sul lavoro; leggasi, senza molti altri diritti riconosciuti ai lavoratori ucraini)?

Ma è sfruttamento o progresso, incentivo allo sviluppo?

         Non tralasciando un piccolo particolare: l’Ukraina non fa parte della NATO, l’Ukraina non fa parte della Unione Europea; nonostante i molti (poco nobili) padri e le molte (altrettanto poco nobili) madri che si sono candidati con enfasi… e con una serietà tale da far sembrare vero ciò che non è.

         Stiamo assistendo nostro malgrado alla replica di un canovaccio con componenti-base identici: testimonianza dell’esistenza di abili pupari, di marionette e di un pubblico inerme e inerte che tutto (pare) deve subire: la falsa viro-pandemia, il costruito scandalo Russiagate negli USA, ora questo confronto armato.

Con un occhio allo scacchiere asiatico dove aerei e flottiglia cinese, tengono Taiwan i massima allerta. 

E sarebbe opportuno che i Cittadini del mondo, cessassero di essere (apatici?) spettatori e comprendano che la Pace, il Rispetto e la Dignità si conquistano solo se si è custodi e protagonisti della propria Libertà, dei propri Diritti, del proprio Destino.

         Ogni giorno, ogni ora, ogni attimo.

 

Giuseppe Bellantonio

 

Nota del Direttore

Abbiamo già scritto in articoli precedenti che le cose non sono come sembrano o quantomeno come si vogliono far sembrare, questo tentativo avviene sempre e da tutte le parti in campo, è lo spettatore che deve sapere dove guardare e come mettere insieme le notizie per capirle al meglio.

Il nostro intento non è far capire le cose, ma raccontarle in modo da dare al nostro lettore le chiavi di assemblaggio.

 

 




UKraina, mon amour…

FACCIAMOCI DUE DOMANDE...

Per capirci bene, e per evitare di tifare per questo o per quello, facendoci intortare ancora una volta da chi pensa che si debba accettare di tutto ‘a scatola chiusa’, è utile che si sappia il valore dell’Ukraina.

Ossia, quanto valga in termini economici questo Paese.

Ecco la sua attuale posizione in termini produttivi:

Prima in Europa per comprovate riserve di minerali di uranio.

Seconda in Europa e 10°nel mondo per riserve di titanio.

Seconda al mondo per riserve di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, ossia il 12% delle riserve mondiali).

Seconda al mondo per riserve di minerale di ferro (stima: 30 miliardi di tonnellate).

Seconda in Europa per riserve di minerale di mercurio.

Terza in Europa e 13° nel mondo per riserve di shale gas (22 trilioni di metri cubi).

Quarta al mondo per valore complessivo delle risorse naturali.

Settima al mondo per riserve di carbone (33,9 miliardi di tonnellate).

Grazie a questi asset strategici, l’Ucraina ha sviluppato una produzione metallurgica molto intensa: attrezzature per fabbriche e miniere, trasporti ferroviari, navi, attrezzature agricole,  ecc.

Non dimentichiamo però la vocazione agricola dell’Ukraina, un tempo ancor meglio nota come ‘il granaio d’Europa’, non senza sottolineare che l’Ukraina può soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone:    
Prima in Europa per superficie dedicata al seminativo.
Terza al mondo per superficie di ‘suolo nero’ (pari al 25% del volume mondiale).
Prima al mondo per esportazioni di girasole e olio di girasole.
Seconda al mondo nella produzione di orzo e 4° al mondo per esportazioni di orzo.
Terza al mondo per produzione e 4° per esportazioni di mais.
Quarto produttore mondiale di patate.
Quinto produttore mondiale di segale.
Quinta al mondo per produzione di api (75mila tonnellate).
Ottava nel mondo per esportazioni di grano.
Nona al mondo nella produzione di uova di gallina.
Sedicesima nel mondo per l’esportazione di formaggi.

Ma l’Ukraina è anche un Paese industrializzato, basta vedere questi dati:
Prima in Europa nella produzione di ammoniaca.
Secondo e Quarto sistema d’Europa di gasdotti naturale più grande d’Europa e al mondo (142,5 miliardi di metri cubi di capacità di flusso di gas nell’UE).
Terza in Europa e 8°al mondo per centrali nucleari installate.
Terza in Europa e 11° nel mondo per lunghezza della rete ferroviaria (21.700 km).
Terza al mondo (dopo Stati Uniti e Francia) nella produzione di localizzatori e apparecchiature di localizzazione.

Terza al mondo per esportazione di ferro.

Quarta al mondo per l’esportazione di turbine per centrali nucleari;
Quarto produttore mondiale di lanciarazzi.

Quarta al mondo nelle esportazioni di argilla.
Quarta al mondo nelle esportazioni di titanio.
Ottava nel mondo per le esportazioni di minerali e concentrati ferrosi.
Nona al mondo per le esportazioni di prodotti e componenti per l’industria della difesa.
Decimo produttore di acciaio al mondo (32,4 milioni di tonnellate).

 

Siamo ancora sicuri che tutti i ‘nuovi e premurosi amici’ che le stanno intorno siano disinteressati e vogliano solo agevolarne libertà e democrazia?

O hanno ben altre mire, forse ambendo a mettere le mani anche su queste non indifferenti risorse?

Riflettere e porsi due domande, non fa male.

 

Giuseppe Bellantonio




FOIBE: peso sull’anima dei giusti.

IL GIORNO DEL RICORDO

Il 10 Febbraio si celebra il Giorno del Ricordo: solennità civile italiana, che vuol mantenere vivo il ricordo dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata.

Venne istituita nel Marzo 2004, con l’intento di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale“.

Momenti di intensa commozione vengono vissuti dai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle provincie dell’attuale confine orientale.

Ma è anche un momento di profonda italianità, poiché tutta questa gente ha profondi vincoli con la propria Patria, al pari di quanti – pur ‘tagliati fuori’ da tuttora discutibili intese internazionali, e posti oltre il confine italiano – in cuor loro hanno mantenuto forti legami con la madre Patria.

Il giorno prescelto coincide con  il giorno in cui, nel lontano 1947, furono firmati i Trattati di Pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia; territori in precedenza facenti parte dell’Italia: e questo è bene evidenziarlo.       

Nell’imminenza della ricorrenza, ho intervistato in esclusiva per BETAPRESS il Dott. Antonio Ballarin – esule di seconda generazione nato al Villaggio Giuliano Dalmata di Roma, come lui ama precisare – già Presidente FederEsuli – Federazione delle Associazioni degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati

 

Dott. Ballarin, come ci si appresta a celebrare questo particolare Giorno?

Nell’approssimarsi del Giorno del Ricordo osserviamo, in questi ultimi anni, un crescendo di intemperanza da parte dei veterocomunisti, quelli che ancora oggi, tenacemente, continuano a giustificare i massacri perpetrati dalle milizie di Tito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Istria, Quarnaro e Dalmazia.

Quattro anni fa era uscito un articolo del Collettivo Nicoletta Bourbaki ripreso dall’ “Internazionale”, poi è stata la volta di Moni Ovadia su “il Manifesto”, poi Eric Gobetti con il libro “E allora le Foibe?”, poi il Prof. Montanari con le sue particolari dichiarazioni, e così via.

Obiettivo: giustificare l’odio anti-italiano perpetratosi ben oltre il 1945 e che ha portato all’uccisione (foibe, fucilazioni, annegamenti e deportazioni in lager) di circa 12.000 persone italofone.

 

Quindi, permane l’amarezza per il perdurare di un anti-storico ‘giustificazionismo’? 

Certo! Vuol sapere il teorema del giustificazionismo? Molto semplice… ‘Fascismo’: dunque, ‘Foibe come reazione’, dunque ‘Esodo come conseguenza’.

A fronte di ciò, sorgono due domande:

La prima: ma l’odio anti-italiano nell’Adriatico Orientale non era nato prima, con gli Asburgo?

La seconda: giustificare il crimine commesso da A nei confronti di B (A GUERRA FINITA), in quanto B conosceva/era parente/era assimilabile a C, nemico di A, non è come legittimare il concetto di faida?

In altre parole: Pippo era nemico giurato di Pluto, Paperino è amico di Pippo, Pluto ammazza Paperino.

 

Avete provato a stimolare un incontro chiarificatore, al fine di pervenire ad una Verità unica e condivisa?

Da questo orecchio i veterocomunisti non ci sentono, né intendono confrontarsi su di un piano squisitamente storico, fatti alla mano: così prediligendo una ‘storia’ ad usum.

Ed hanno talmente paura della verità – e, con essa, di noi: in grado di smentire TUTTE le loro assurde tesi con la nostra stessa vita – che evitano accuratamente – e, mi permetta, con testarda ostinazione – qualsiasi confronto con il Popolo dell’Esodo Giuliano-Dalmata.

È la classica tattica a loro tanto cara: seminare DIS-INFORMAZIONE senza possibilità di smentita (p.e.: ricordate Chernobyl? Diceva allora ‘la Pravda’ di Mosca: “Tutto ok! Tutto sotto controllo!”), ignorando, aggirando o mistificando le tragiche VERITA’.

 

Ma queste posizioni sono ovunque, in Italia?

Fortunatamente, no.

Ad esempio, la Regione Piemonte, con coraggio e con grande obiettività, ma anche affettuosità per il nostro mondo – così rispettandone le sofferenze, e per dare dignità alla Memoria storica di questa Nazione ‘scordarella’ – organizza eventi e pubblica un manifesto, di grande effetto, per la ricorrenza del Giorno del Ricordo.

I veterocomunisti si arrabbiano, strepitano e gridano allo scandalo. Forse, avrebbero preferito, nel manifesto della Regione Piemonte, vedere il Fascio Littorio al posto della Stella Rossa sui baschi dei soldati?

Le facce terrorizzate dei civili, invece, sono proprio quelle dei nostri cari a guerra finita.

Evidentemente, la Regione Piemonte ed il suo illuminato Assessorato all’Emigrazione hanno colpito nel segno.

Un grande plauso va al loro lavoro, alla loro onestà intellettuale, al loro sforzo nel proporre la narrazione corretta della Storia.

 

Nel ringraziarla per questa intervista, un’ultima domanda: ci sono ancora verità nascoste?

Al riguardo, una evidenza tra altre: Vergarolla… una pagina di intensa tragicità cui ancora non è stata data degna, chiara ed esaustiva lettura e quindi risposta. Ma noi esuli siamo tenaci: la ricerca della VERITA’ e un profondo desiderio di GIUSTIZIA sono uno sprone che è nel nostro DNA, di generazione in generazione.

 

 

Giuseppe Bellantonio

 

 




Anzio 78° anniversario, dimenticato?

Il 22 Gennaio 2022, ricorre il 78° Anniversario – 1944 / 2022 – dello “Sbarco di Anzio”: evento cruento con i suoi 30.000 caduti, che segnò una tappa importantissima nell’avvio delle imprese belliche che condussero poi alla Liberazione di Roma da parte degli Alleati e, via via, all’affrancamento dell’Italia.

l ricordo degli eventi, perché in realtà la Battaglia di Anzio si protrasse da quel 22 Gennaio del 1944, con lo sbarco a Nettunia, al 5 Giugno 1944, dopo la sconfitta tedesca a Montecassino il 17 Maggio 1944, riporta alla mente scontri, battaglie e l’orrore prepotente, affatto sopito, delle guerre.

Di tutte le guerre, ma ancor più di quei conflitti che coinvolgono Nazioni e Popoli, anche a livello mondiale.

Con il passare del tempo, certi fatti, anche se di elevato profilo storico, tendono a perdere il loro originario impatto, il loro smalto vivido, stemperandosi nella subentrata indifferenza di una collettività disattenta, distratta, forsanche ferita, i cui libri di Storia poco o niente recano di tali circostanze, e, soprattutto, di tutta quella trama sottostante, di quel substrato, che aiuta a meglio comprendere le cause e le origini delle guerre.

Come ogni anno, Anzio celebra tale data, soprattutto sotto il propulsivo impegno del ‘Centro di Ricerca e Documentazione sullo Sbarco e la Battaglia di Anzio / Anzio Beachhead Research And Documentation Center, e con il fattivo concorso del ‘Museo dello Sbarco di Anzio’ – presieduto da Dr. Patrizio Colantuono -, che, pur nell’angustia della possibilità di incontri e mobilità a causa del virus, hanno contribuito a una serie di manifestazioni, intese a conferire solennità alla Memoria di quei giorni terribili e cruenti e alla Memoria di tutti i Caduti.

Torna alla mente di chi scrive il motto che nel lontano 2015 caratterizzò il 71st Anzio Beachhead Anniversary: “Se Vuoi La Pace Prepara la Pace”, un motto che evidenzia ancora oggi la necessità di non perdere di vista questo obiettivo.

La PACE: una Pace che, specie a livello Internazionale, sembra oggi traballare fortemente, sovrastata com’è da interessi commerciali e finanziari oltre che dalla geopolitica.

Ho raggiunto telefonicamente il Dr. Patrizio Colantuono, che ben volentieri ha ricordato le iniziative intraprese e che lo hanno visto ancora una volta impegnato in prima persona.

Dopo aver ricordato che ancora oggi famigliari dei militari allora impegnati fanno pervenire dall’estero cimeli e ricordi appartenuti ai loro Cari, quasi sempre accompagnati da toccanti lettere, il Presidente si è detto rammaricato per il fatto che famigliari di vittime e rappresentanti delle Associazioni di Reduci abbiamo dovuto disdire la propria presenza alle cerimonie: nulla togliendo, in ogni caso, alla solennità dell’omaggio alla Memoria dei Caduti e alle Bandiere dei Corpi di appartenenza.

Momenti di raccoglimento, segneranno la deposizione di composizioni floreali al Cimitero Civile di Anzio, al Monumento ad Angelita, al Monumento ai Gordon Highlanders, al Cimitero Germanico e al Campo della Memoria di Nettuno: proprio a testimonianza che l’umana pietas deve sempre e comunque prevalere. Altri momenti significativi saranno dedicati al Ricordo di quanti persero la Vita, anche per aiutare il Popolo Italiano a ritrovarsi tale intorno ad un’unica Bandiera, finalmente libero.

Cerimonie, pur se ristrette all’essenziale, si susseguiranno al Beachhead Commonwealth Cemetery, al War Commonwealth Cemetery, al Sicily-Rome American Cemetery e presso i Monumenti ai Caduti di Anzio e Nettuno.

Momenti di raccoglimento anche ad Aprilia presso il monumento ‘Il Graffio della Vita’ – dedicato alle vittime del Conflitto – e presso il monumento dedicato al Tenente britannico Eric Flethcer Waters ed a tutti i Caduti dello Sbarco di Anzio rimasti senza sepoltura.

Il Covid sembra il nuovo nemico di una Celebrazione altrimenti intensa e partecipata, ma, assicurava il Presidente del ‘Museo dello Sbarco di Anzio’, il ricordo è sempre vivo e le vittime, tutti i partecipanti a quella fase della Seconda Guerra Mondiale, mai dimenticati e sempre onorati.

Quest’anno, il Presidente Dr. Colantuono con la collaborazione ed il contributo del Prof. Perugini, hanno organizzato un particolare evento: ‘Pedalando nella Storia’.

Un gruppo di ciclisti ha voluto sì ricordare lo Sbarco ma anche celebrare la memoria della ‘Freccia del Sud’, di quel grande e prestigioso sportivo che fu il barlettano Pietro Mennea: una pedalata di 550 km. – nel gruppo di ciclisti, anche un non-vedente – che da Barletta ha toccato varie tappe, arrivando ad Anzio, mentre nel pomeriggio i protagonisti saranno ricevuti a Roma, in Campidoglio, dal Sindaco Dr. Roberto Gualtieri.

Sono grato al Dr. Patrizio Colantuono per aver condiviso con me la Memoria di quei tragici eventi, come pure per le comuni riflessioni su fatti connessi all’attualità e al significato, al valore autentico della parola PACE.

Oggi, come nel 2015, sottolineo le mie considerazioni “Proprio il ricordo di quella guerra – di quel Secondo Conflitto Mondiale che costò milioni di vite e che si concluse nel folgorante quanto innaturale bagliore delle due esplosioni nucleari di Nagasaki e Hiroshima – ci deve spronare ad adoperarci in ogni modo e con ogni mezzo a tutelare questo bene prezioso, facendo sì che queste energie abbiano corretta ripercussione su quei teatri di guerra dove si combatte su scala internazionale, in quel (perenne) conflitto che si perpetua dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi“.

Il Mondo ha fame di PACE, non sete di SANGUE! Ma la dura lezione della Seconda Guerra Mondiale sembrerebbe oggi non essere più recepita nel giusto modo, con una propensione a essere persino trascurata nei salotti ovattati del mondo degli affari o della finanza o di certa sedicente politica

 

Giuseppe Bellantonio




ELEZIONI: QUANTO VORREI CHE…

         Si avvicinano momenti che, fino a pochi anni fa, l’Italia viveva con trepidazione; e, all’orizzonte, si prospettano altre fasi che chiameranno i Cittadini a pronunciarsi su una nuova Legislatura.

Momenti che erano solenni e che via via hanno perso di smalto, divenendo crocevia di drastiche contrapposizioni, liti, aut-aut, interessi e accordi trasversali o persino innaturali.

Momenti che richiederebbero un riavvicinamento alla volontà popolare affatto ignota, ormai,  ovverosia a quello che non certo secoli fa era definito ‘l’interesse e il benessere dell’Italia’.

         Valutando e parlando con Amici, la sintesi porta a un pugno di desiderata che rappresentano il comune sentire e affatto ‘impossibili’ o ‘improponibili’: da qui, la somma dei tanti ‘quanto vorrei che … ‘.

… che avessimo amministratori che ritrovino il senso della Nazione, dell’Amor Patrio, che operassero a favore dell’Italia e nell’interesse degli Italiani.

… che, ci amministra, parlando dei Cittadini, non dicesse ‘…voi Italiani’, ma ‘noi, Popolo Italiano.

… che abbracciassero il proprio mandato con scrupolo, onestà e desiderio di ‘fare’, di ‘costruire’ per il Cittadini di oggi e, soprattutto, per quelli dei domani che verranno.

… che svolgessero la loro azione, vincolati al mandato ricevuto, senza poi andare di qua e di là, spesso prestandosi a indecorosi spettacoli.

… che si mettesse a punto una serie di nuove norme elettorali che favoriscano la nomina diretta, secca al primo turno, di chi abbia avuto, anche per un solo voto in più, la maggioranza dei consensi: accordi, liste congiunte, confluenze, devono essere palesi prima del voto.

… che il Parlamento ritrovi appieno il proprio ruolo, eliminando ogni discrasia che possa consentire di scavalcarne funzioni e poteri. Tutte le norme, tutti gli accordi, specie se di respiro internazionale, devono passare dall’esame e dall’approvazione del Parlamento: nessuno può pensare di ‘vendere’ e ‘comprare’ di testa propria.

… che non esistessero più farraginosi meccanismi (consulenze, comitati tecnici, cabine di regìa, ecc.) che oltretutto possano consentire il giochino dello ‘scaricabarile’ a chi evita di assumersi responsabilità dirette e personali.

Chi intenda accettare l’onore di un incarico amministrativo o di governo, se non ha le capacità di farvi fronte con le proprie competenze e capacità personali, eviti di assumersene l’onere: ministeri, regioni, comuni e quant’altro hanno al proprio interno risorse e competenze bastevoli per ciò.

… che non venga concessa alcuna ‘guarentigia’ o ‘salvacondotto’ o ‘assoluzione preventiva’, a chi svolto funzioni pubbliche: se si accetta un incarico, se ne devono accettare anche le responsabilità: amministrative, civili e penali, Diversamente.

… che la Costituzione torni prepotentemente a essere quel faro, quel sistema di sapienti equilibri e contrappesi a presidio dei diritti e dei doveri dei Cittadini Italiani.

… che il sistema Giustizia ritrovi il proprio giusto ruolo nella Società, tornando ad applicare quelle norme e quelle leggi, il cui articolato è stato sempre di esempio nel mondo.

… che avessimo un’attenta difesa del nostro suolo, dei confini, dei diversi territori, delle nostre attività artigianali, commerciali, imprenditoriali, agricole, industriali, turistico-ricettive, sempre tutelate e difese, a difesa, sempre e comunque, dell’interesse nazionale.

… che la pressione fiscale fosse ridotta drasticamente, favorendo la ripresa di quel circuito virtuoso legato ad attività e lavoro, commercio ed esportazione; ma anche facendo cessare la fuga delle imprese dall’Italia.

Ad oggi, perse un’enormità di realtà produttive che, all’estero, hanno generato oltre 1.500.000 nuovi posti di lavoro: lavoro che doveva e poteva rimanere qui in Italia, se solo un sistema politico attento e lungimirante avesse colto e frenato queste vere e proprie emorragie.

… che il turismo riprenda tonico vigore, alimentando virtuosi circuiti: dal lavoro, alla cultura, ai musei, agli scavi, alle spiagge, alle località montane.

… che si possa fare subito qualcosa di concreto per evitare che almeno altri 50.000 ristoranti, bar e altre attività commerciali, chiudano: seguendo gli oltre 30.000 già falliti dall’inizio di un rincorrersi senza sosta di misure limitative.

… che gli Italiani ritrovino il piacere di ‘fare figli’, grazie a un nuovo e dinamico sistema di contributi, provvidenze e salvaguardie, utile a eliminare tutto ciò che oggi ostacola la formazione di una famiglia.

… che lo spettro della fame e della miseria, che da sempre accompagnano i regimi totalitari, non perseguiti altri Cittadini, aggiungendosi agli oltre 5.000.000 già in povertà assoluta e agli altri 5.000.000 sulla soglia della povertà.

… che finalmente le norme correlate al concetto di Sovranità Nazionale siano sempre superiori ad altri interessi e/o accordi, specie se questi ultimi possano comportare conseguenze sulla produttività, sula lavoro, sulla tutela e salvaguardia del suolo e dei confini.

… che chi amministra segua un armonico programma di assoluto interesse nazionale, piuttosto che non l’applicazione di programmi elaborati in altri contesti ovvero sviluppati in altri luoghi e in altri e diversi contesti.

E chi mente o compia altri reati nell’esercizio del proprio mandato, deve essere inibito a vita da funzioni e uffici amministrativi e politici.

… che chi amministra possa stimolare fortemente i consumi (in due anni, la perdita è stata di oltre il 27% per bar ristorazione, di oltre il 35% per gli alberghi, di oltre il 21% per i servizi culturali e ricreativi, di più del 16% per i trasporti e di oltre il 10,5% per abbigliamento e calzature).

… che fosse fatta un’indagine seria e completa sull’influenza che hanno le emissioni degli impianti di quinta generazione (e prossimamente di sesta), ormai capillarmente diffusi sul territorio,  sulla salute delle persone.

… che la scuole e le università ritrovino quello spirito formativo che ha sempre fatto dell’insegnamento il motore trainante per la corretta istruzione e formazione dei giovani.

… che la sanità in genere torni appannaggio di figure di corretta professionalità, che spendono le proprie capacità e le proprie competenze a favore dei malati, operando nel giusto equilibrio tra scienza e coscienza e, sempre e comunque,  rispettando il classico principio di ‘prudenza’.

         E sicuramente ce ne sarebbero ancora …

         …Cose difficili? Cose impossibili?

Ma se ci girassimo appena un po’ indietro, vedremmo che sono ancora lì, a portata di mano …

 

Giuseppe Bellantonio