Banche ed ingiusti profitti

L’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti delle Imprese bancarie , con la conversione in legge del Decreto Omnibus, è diventata norma (legge n. 136/2023).

La misura si applicherà sul 40 per cento dell’apprezzamento del margine di interesse degli Istituti del credito nell’esercizio 2023 e non potrà essere superiore allo 0,26% dell’attivo dello Stato Patrimoniale.

La misura sembrerebbe minare la fiducia delle imprese verso il Governo ed  indebolire i presupposti dello Stato Liberale.

 In realtà l’aumento dei tassi d’interesse in atto ha rafforzato i Prodotti Netti Bancari agendo direttamente sui Mark Up/Mark down e conseguentemente sul Margine da Intermediazione: la relazione per la quale gli Istituti di credito hanno guadagnato di più sulla raccolta (Mark Down), remunerandola meno del tasso interbancario, e di più sui Prestiti e Finanziamenti (Mark Up), praticando tassi più elevati dei tassi di provvista.

È questa l’asimmetria che porta grandi utili alle aziende bancarie che incassano interessi attivi suo finanziamenti ad imprese e famiglie e remunerano la raccolta bancaria con tassi passivi.

Nelle fasi di rialzi dei tassi durature,  come è avvenuto negli ultimi mesi, gli Istituti di credito adeguano gli interessi sui mutui alle famiglie ed alle imprese ma potrebbero essere refrattari all’adeguamento della remunerazione dei depositi bancari.

Ciò crea un’asimmetria che è giusto che venga tassata e non tanto in quanto “extra-profitto” ma proprio perché “profitto – ingiusto” .

 

Il grafico anno su anno del #FTSE settoriale Banche  (acronimo di Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa, il FTSE MIB è l’indice azionario di riferimento in Italia.

È formato da un paniere di 40 titoli dei mercati Euronext Milan ed Euronext MIV Milan, selezionati in base alla capitalizzazione, al volume di scambi e al settore – Fonte Wikipedia) la progressione del settore. Nell’infografica si nota chiaramente la progressione dell’Indice rappresentativo delle Banche  anno su anno e a 24 mesi.

 

Risulta agevole notare come il rialzo dei tassi deciso per ben 7 volte negli 10 mesi abbia gonfiato, senza dubbio, la dinamica virtuosa del conto economico del sistema bancario.

Ovviamente la misura, in futuro, dovrebbe essere applicata con una progressività tanto più rilevante quanto maggiore è stato la reattività del settore creditizio agli adattamenti sul costo del credito e sugli interessi per i risparmiatori.

Le banche che non hanno allineato prontamente i movimenti dei tassi alle linee di bilanci aumentano quindi i crediti finanziari ma anche i tassi sui depositi a vista ed a termine dovrebbero pagare una tassa non solo equa ma anche giusta nei riguardi della collettività.

La legge ha lasciato, tuttavia, una via d’uscita agli Istituti di credito per non pagare il dovuto.

L’escamotage riposa sull’opzione di destinare a riserva due volte e mezza l’imposta dovuta, un’opzione che consentirà il rafforzamento dei bilanci bancari.  

Sarebbe auspicabile che la misura venga estesa anche ad altri settori che hanno registrato risultati di mercato non caratteristici ed il pensiero va , ovviamente, al settore farmaceutico.

 

 

 

 

 




Scancel Culture??

Nel tentativo di resistere a movimenti culturali anomali e poco orientati alla salvaguardia del patrimonio culturale della nostra società l’Accademia di Alta Cultura presieduta dall’illustre Dott. Giuseppe Bellantonio ha lanciato un accorato invito a tutte le associazioni per salvaguardare la vera cultura della società e della nostra storia.

Come redazione con piacere lo rilanciamo invitando tutti ad aderire.  

Accademia di Alta Cultura

 

Invito alla collaborazione

 

Dopo la ‘Campagna Associativa Straordinaria’ del 2022, l’Accademia di Alta Cultura – anche recependo le riflessioni dei propri Soci e simpatizzanti – ha intensificato la propria attenzione verso il rapido – e, purtroppo, non sempre positivo – sviluppo delle esigenze della Società Italiana, in particolare.                    Il peculiare momento storico, sociale, economico e culturale, rende quanto mai opportuna una forte presa di coscienza, il cui fine è quello di tendere sollecitamente a un riequilibrio generale, tale da garantire il recupero di Valori, Tradizioni e Ideali che hanno caratterizzato la crescita e lo sviluppo di decine e decine di generazioni. Ciò, nella considerazione che, pur nella obiettiva difficoltà di recuperare appieno quanto abbia subito i fieri colpi di una sconsiderata cancel culture, vera e propria smania di imporre nuovi c.d. ‘valori’ disgregando i precedenti, sia necessario porsi delle priorità qualificate e qualificanti.                    

Studi, incontri, approfondimenti e riflessioni, su tematiche e problematiche di comune interesse, hanno caratterizzato ad oggi tali sforzi, premiandoli con graditi consensi nel trattare il tema portante: RIGENERARE LE COMUNI RADICI – NUOVI SENTIERI PER RECUPERARE ANTICHI VALORI.                            

I dialoghi e il confronto con altre Associazioni parimenti impegnate, hanno condotto a una ribadita motivazione nel dare rinnovato vigore a uno sforzo di certo non esauritosi: anzi, nell’incontro con i vertici dell’APU, capofila nel coinvolgimento di molte altre Associazioni Culturali con identiche finalità sociali, il coincidere di sensibilità, riflessioni, percezioni e indirizzi, ha fatto rapidamente da traino alla definizione di un progetto condiviso – e quindi comune e di ampio respiro: una vera e propria ‘piattaforma’ – cui l’Accademia di Alta Cultura, una delle più antiche d’Italia, offrirà il proprio massimo, fattivo, apporto.                   

Gli eventi – conferenze, mostre, focus, dibattiti e quant’altro: non solo all’insegna della Cultura nel senso più ampio, ma anche delle Arti e delle Scienze – avranno modo di svilupparsi lungo tutta la Penisola, non disdegnando di superare i confini nazionali per così favorire lo scambio e il confronto anche tra Genti con Tradizioni e Culture diverse ma di certo non meno importanti: confronto e dialogo sono i modi ideali per crescere interiormente e per agevolare lo sviluppo di ogni relazione a livello globale. Gli incontri prevedono fin da ora anche la presenza e la partecipazione di relatori qualificati che avranno il piacere di condividere i nostri obiettivi e che quindi si potranno identificare con noi nel trattare il tema trainante, ossia

IL PIACERE DI SAPERE

ma anche quant’altro di significativo e rilevante possa essere individuato. Ovviamente, non mancheranno i progetti educativi e scolastici come pure nel settore della formazione. Certamente, ci si avvarrà del prezioso contributo di enti universitari in grado di sostenere e meglio qualificare le iniziative stesse.          

Le riunioni potranno svolgersi con sistemi digitali o di presenza, considerando le esigenze e le disponibilità locali che via via potranno presentarsi        

Ciò detto, con questa nostra desideriamo rivolgerci in via preminente a quelle Associazioni con le quali intercorrono già delle relazioni improntate a viva considerazione e reciprocità, ma ci indirizziamo anche a quelle strutture ed a quei soggetti cui per competenza, professionalità, valori etici e morali, va fin da ora la nostra stima, invitandoli a unirsi a noi, così da poter condividere e ampliare il Progetto le cui linee essenziali sono sopra evidenziate.

Saremo lieti di un contatto che consenta di considerare la migliore via per sintonizzarsi al fine di contribuire a soddisfare le esigenze di Persone che non intendono rinunciare a immaginare, sognare e creare, e soprattutto a pensare così rinnovando le proprie energie e contribuendo a vivacizzare quelle altrui.

Una sorta di Rinnovamento Culturale – utilissimo là dove invece possa stagnare una deprimente mortificazione del sentire più vero e autentico – intorno al quale costruire capacità, competenze e futuro.

Nell’attesa di un incontro, Grazie per la cortese attenzione e un cordiale saluto, anche da parte del Dr. Antonio Ballarin – eminente studioso di fisica quantistica e accademico a livello internazionale – che, nel prossimo anno, subentrerà nella carica di Presidente dell’Accademia di Alta Cultura.

 

Roma, 23 Settembre 2023                                                           Accademia di Alta Cultura                                                                                                            Il Presidente  (Giuseppe Bellantonio)

 

 

 

per contatti:

Accademia di Alta Cultura – Associazione Culturale – Via Marino Mazzacurati, 767 – 00148 Roma {RM) || C.F.: 96024880583 ||

Registrata AA.EE. di Roma ||  http://accademiadialtacultura.blogspot.com  || Facebook: Accademia di Alta Cultura – Italia 1948 ||Contatti e corrispondenza, e-mail: accademiadialtacultura@gmail.com




L’arte di parlare in pubblico: Consigli per un’oratoria efficace

Parlare in pubblico è una delle abilità più ricercate e, per molti, anche tra le più temute.

Ma come ogni arte, anche l’oratoria può essere affinata e perfezionata con pratica e dedizione.

Occorre rispettare alcuni principi base sui quali non si deve derogare; ve ne diamo un breve assaggio.

 

Conosci il tuo pubblico

Prima di qualsiasi discorso o presentazione, è fondamentale comprendere a chi stai parlando. Quali sono le loro aspettative? Cosa sanno già sull’argomento? Questa comprensione ti aiuterà a calibrare il tuo messaggio in modo efficace.

 

Organizza il tuo contenuto

Struttura il tuo discorso o presentazione in modo logico e sequenziale. Una struttura chiara aiuterà il tuo pubblico a seguire il flusso delle tue idee. Inizia con un’introduzione accattivante, segui con il corpo centrale e concludi con una chiusura memorabile.

 

Pratica, pratica, pratica

La preparazione è la chiave. Anche i più grandi oratori praticano regolarmente. Esercitati a voce alta, davanti a uno specchio, o meglio ancora, di fronte a un piccolo gruppo di amici o colleghi che possono darti feedback costruttivi.

 

Gestisci l’ansia

È normale sentirsi nervosi prima di parlare in pubblico. Respira profondamente, focalizzati sul messaggio e non su te stesso. Ricorda, il tuo obiettivo è condividere informazioni, non ottenere approvazione personale.

 

Utilizza il linguaggio del corpo

Il tuo linguaggio corporeo comunica tanto quanto le tue parole. Mantieni un contatto visivo con il tuo pubblico, usa gesti naturali e evita abitudini distrattive come giocare con i capelli o toccarsi il viso.

 

Coinvolgi il tuo pubblico

Pone domande retoriche, racconta aneddoti o storie pertinenti, o usa altre tecniche per coinvolgere attivamente il tuo pubblico e mantenere la loro attenzione.

 

Migliora la tua vocalità

La chiarezza della voce, la variazione del tono e il ritmo sono elementi chiave. Evita di parlare troppo velocemente e fa attenzione a non cadere in un tono monotono.

 

Sii autentico

Il pubblico apprezza l’autenticità. Non cercare di imitare qualcun altro o di essere una versione idealizzata di te stesso. Mostra passione per l’argomento e credi in ciò che stai dicendo.

 

Preparati per le domande

Anticipa le possibili domande e prepara le risposte. Questo ti darà maggiore sicurezza durante la sessione di domande e risposte.

 

Rifletti e impara

Dopo ogni discorso o presentazione, rifletti su ciò che ha funzionato e su ciò che potresti migliorare. Considera ogni opportunità di parlare in pubblico come un passo verso la maestria nell’arte dell’oratoria.

 

In conclusione, parlare in pubblico è una competenza che richiede pratica, preparazione e autorevolezza.

Ma con dedizione e passione, chiunque può diventare un oratore efficace e ispirare il suo pubblico.




La storia deve essere raccontata in modo neutrale, altrimenti non è storia.

In questi giorni è sorta la discussione sull’insegnamento della storia, discussione originatasi dalle parole del ministro Valditara sul rinnovo dell’accordo con ANPI, associazione partigiani.

Ben rappresenta il giornale la situazione in questo articolo https://www.ilgiornale.it/news/ha-ragione-valditara-raccontare-storia-ben-diverso-fare-2213308.html

Come dare torto a chi finalmente sostiene che la storia debba essere raccontata in modo neutrale, rappresentando tutte le realtà coinvolte e le loro motivazioni.

Lo stesso Barbero, grande divulgatore storico, afferma la necessità che la storia sia raccontata dai documenti e dalla verità, dai fatti insomma, e non dai sentimenti, giusti o sbagliati che siano.

https://allaenne.sns.it/video/alessandro-barbero-unintervista/.

https://youtu.be/ccXct8YxEGc?si=ZAzq7kQPvRnnIlYS.

In effetti dare il racconto della storia in mano a chi della storia ne estremizza i significati per un proprio personale interesse non è la cosa più opportuna per il bene degli studenti in particolare ma di tutti in generale.

Riceviamo molte segnalazioni sul tema è ne pubblichiamo una rappresentativa anche per l’autorevolezza di chi la scrive:

spett.le Betapress, con riferimento all’articolo odierno pubblicato da LA VERITA’ “fate scendere l’Anpi dalla cattedra” in merito all’accordo MIM / Anpi per l’insegnamento della storia nelle scuole, che il ministro Valditara ha comunicato di voler rinnovare allargandolo a tutte le associazioni partigiane , osservo che un analogo accordo è già stato perfezionato il 3 luglio scorso dal MIM con gli istituti per la storia della resistenza (il cui presidente Pezzino è coordinatore di un comitato scientifico promosso da Anpi), prevedente , tra l’altro, l’impiego dei docenti esentati dal servizio presso gli istituti per la storia della resistenza (art.3 ACCORDO 3.07.23) . Valditara CONFERMA che la “cattedra” della storia nella scuola sia comunque monopolio dei “partigiani”. Resta l’interrogativo sul perché il Ministero dell’istruzione (del governo Meloni come dei Governi di centrosinistra) debba appaltare (con assegnazione di risorse pubbliche) l’insegnamento della storia agli studenti a terzi ed altresì solo se appartenenti ad una determinata area politica.

Marco Filisetti già dirigente generale Ministero Istruzione mfilisetti@lanostragorle.org.




La Compliance bancaria 2.0 nel modello Faletti: la compliance che calcola l’EVA.

La trasformazione del mondo bancario oggi assume connotati particolari in quanto apre spazi a competitori che normalmente erano molto lontani dal perimetro bancario classico, quali ad esempio Amazon e Paypal, che fortemente destabilizzano le normali regole del “Fare Banca”.

 

E’ pertanto fondamentale guadagnare competitività rendendo al massimo efficace il sistema dei controlli: il nuovo modello di compliance adattativa 2.0 di Faletti sembra riuscire a farlo.

 

Nel contempo il mondo bancario sta subendo una importante trasformazione dovuta all’ingresso delle banche on line.

Il modello bancario sta orientandosi sempre di più verso il modello chiamato Banca O2O.

Figura 1 – la banca O2O

Questo nuovo modello di banca ha tre tipologie di impatto che scardinano il modello di banca tradizionale:

  • L’estrema velocità caratterizzata dall’uso continuo di tecnologia, velocità che si ritrova sia nella transazione al cliente che nell’adeguamento dei sistemi alle novità introdotte sul mercato (mero esempio se viene aggiornato un sistema operativo tutte le app della banca devono funzionare immediatamente anche sull’aggiornamento).

  • La volatilità della consapevolezza delle abitudini del cliente e la sua stessa effimera conoscenza nel senso di preferenze e di interazione, che ormai avviene solo on line (i conti aperti on line creano il paradosso che la banca nuova non vede mai il suo cliente).

  • La difficoltà di mantenere il livello dei controlli coerente con il transato banca, anche in considerazione del fatto che le modifiche sui processi sono quotidiane.

Occorre notare che il nuovo modello di banca si scontra anche con un mercato cambiato in cui una grossa fetta dell’operatività bancaria è ormai in mano a competitors differenti.

Figura 2 – il nuovo scenario bancario

La perdita del sistema di pagamento ed incasso e delle carte di credito elimina molto della capacità delle banche di remunerare le operazioni e quindi sostenere i costi, muovendole verso sistemi di gestione del risparmio (reti di promotori) in cui è possibile operare up front commissionali significativi.

Tutto questo rende le banche più esposte a rischi e soprattutto le pone in un mercato aperto (quello on line) dove è molto probabile perdere di vista il flusso generato dal trinomio cliente, promotore, operazione, assumendo più rischi di quelli attesi.

In questo contesto si delinea una maggiore complessità legata al modello del sistema dei controlli interni (SCI) che lega l’operatività quotidiana della banca con le necessità di controllo e di compliance richieste dalla normativa.

Non da ultimo appare che un legame tra business e controlli diviene ora, se mal gestito, strumento di limitazione e di perdita di quote di mercato.

Figura 3 – il processo dei controlli interni

In effetti i tre mondi in cui ora si gioca la partita dei controlli sono clienti, promotori e processi.

In questo nuovo contesto quella che prima era la variabile Tempo ora diviene importante parametro di settaggio del sistema dei controlli in quanto la velocità delle informazioni può fare la differenza fra l’individuazione di una frode e la sua attuazione.

Nel meccanismo individuato il sistema dei controlli interni cambia diventando uno strumento di pre-analisi deduttiva invece che un sistema di verifica ex post.

Figura 4 – il nuovo SCI

Per il nuovo sistema dei controlli interni clienti e promotori viaggiano sullo stesso piano perché sono figure che muovono i processi intervenendo su di essi, mentre processi e normativa devono adeguarsi anche alle mutate operatività dei clienti.

È talmente vero suddetto accadimento che oggi le banche per presidiare correttamente questi segmenti creano uffici ad hoc nelle funzioni di controllo per poter seguire i rischi legati a ciascun segmento.

Secondo l’indagine di Thomson Reuters solo il 20% delle istituzioni finanziarie europee ha avviato efficaci progetti di adeguamento al cambiamento delle regole, lasciando prevedere un netto divario fra le istituzioni in cui sarà palese la ricerca di player con soluzioni chiavi in mano ma modulari.

 

La compliance oggi

 

Nelle banche, negli intermediari finanziari e nel comparto assicurativo, la funzione di compliance è chiamata a svolgere un ruolo complementare rispetto al sistema di gestione dei rischi previsto dalla regolamentazione prudenziale (Basilea II, Solvency II); la compliance ha infatti un’ottica prevalentemente preventiva nel presidiare rischi di carattere legale e reputazionale

  • Banche, intermediari che offrono servizi di investimento ed assicurazioni devono obbligatoriamente istituire una funzione di compliance secondo le indicazioni fornite rispettivamente da:

  • Banca d’Italia il 12 luglio 2007 nelle “Disposizioni di Vigilanza – La funzione di conformità (compliance)”;

  • CONSOB (congiuntamente a Banca d’Italia) il 29 ottobre 2007 nel “Regolamento in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che prestano servizi di investimento o di gestione collettiva del risparmio”;

  • ISVAP il 26 marzo 2008 nel “Regolamento N. 20 recante disposizioni in materia di controlli interni, gestione dei rischi, compliance (…)”.

Tali normative di vigilanza recepiscono i principi guida sulla materia pubblicati nel 2005 dal Comitato di Basilea.

Molte aziende facenti parti di gruppi multinazionali specie se quotate in borsa, pur non essendo tenute a norma di legge, istituiscono una funzione di Compliance.

La funzione di conformità si inserisce nel più ampio sistema dei controlli interni ed in particolare nell’ambito delle funzioni di controllo sulla gestione dei rischi.

Nelle banche la Compliance è una funzione di controllo di “secondo livello” ed ha l’obiettivo di “concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione/valutazione del rischio di conformità, di individuare idonee procedure per la prevenzione dei rischi rilevati e di richiederne l’adozione.

Il ruolo descritto differenzia sostanzialmente la funzione di conformità da quella di revisione interna (cfr. Titolo IV – Capitolo 11 – Sezione II – Par. 1 delle Istruzioni di Vigilanza)”.

L’adeguatezza ed efficacia della funzione di conformità devono essere sottoposte a verifica periodica da parte dell’Internal Audit o revisione interna (che nelle banche è una funzione di controllo di terzo livello); di conseguenza, per assicurare l’imparzialità delle verifiche, la funzione di conformità non può essere affidata alla funzione di revisione interna.

Figura 5 – i livelli di controllo

In ambito bancario “in via generale, le norme più rilevanti ai fini del rischio di non conformità sono quelle che riguardano l’esercizio dell’attività di intermediazione, la gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti del cliente e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore”.

  • Antiriciclaggio e contrasto del finanziamento del terrorismo

  • Lgs. 231/01 sulla “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”

  • Privacy e protezione dei dati personali

  • Lgs 141/10 e Codice del Consumo

  • Security – sicurezza informatica

  • Safety – d. lgs. 81/2008 sulla “sicurezza sul posto di lavoro”

  • legge 28 dicembre 2005, n. 262, “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”.

Di conseguenza oltre le normative “generali” la funzione di Compliance in banca si occupa anche di:

  • Trasparenza dei Servizi Bancari

  • Normativa di contrasto all’Usura

  • MiFID- Markets in Financial Instruments Directive (Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari)

  • PSD – Payment Services Directive (Direttiva sui servizi di pagamento)

  • Business Continuity o continuità del servizio.

 

La compliance adattativa 2.0

 

Oggi serve un nuovo modello di compliance che si adatti alle esigenze evidenziate portando il sistema dei controlli verso un nuovo meccanismo ove il tempo sia il più possibile un elemento di raccordo con tutte le operatività necessarie.

Figura 6 – il plurimodello

In questo modello, che è in realtà un plurimodello perché integra una serie di sotto modelli logici che ne fanno un modello matrice, girano in grande sintonia e con una visione a 360 gradi una serie di interventi di controllo e di formazione che non possono ormai essere disgiunti.

In questa visione la Compliance non è più una funzione super partes, ma diviene motore evolutivo del business, affiancandolo e diventandone una ala stabilizzatrice.

Figura 7 – il flusso del nuovo SCI

 

Il nuovo modello di compliance pertanto deve riassumere tutte le funzioni di un efficace BPM collegato ad un ottimo motore di analisi dati, integrando tecnologia e modello concettuale del sistema dei controlli interni in una unica rappresentazione.

 

Il concetto di tempo zero

 

La novità assoluta introdotta è il concetto di tempo zero, ovvero adattare la compliance ai sistemi on line in cui non v’è nessun tipo di overlay.

È infatti cruciale oggi che le figure preposte al controllo possano vedere la situazione del profilo di rischio in tempo reale (o quasi).

Affinché sia operativo il concetto di tempo Zero il nuovo sistema contiene un motore logico aggiornabile, una significativa capacità di agganciarsi a qualsiasi fonte dati interna – esterna, un potente PBM facilmente configurabile, un buon motore di reporting e una dettagliata gestione dei permessi utente.

Il sistema prevede anche una particolare capacità di automazione verso altri processi per poter verificare on line eventuali anomalie segnalate (ad esempio: se un cliente opera sulla procedura bonifici in modo anomalo andare a verificare immediatamente se il destinatario di quei bonifici è nelle black list o è lo stesso usato da qualche promotore).

Figura 8 – modello di compliance adattativa 2.0

In pratica un buon motore di input in grado di ricevere informazioni da qualsiasi fonte ed in qualsiasi formato, un motore di BPM interno che operi sui principali processi di controllo, una interfaccia in grado di interagire con altri applicativi ed un sistema di output funzionale sia al reporting che alla visualizzazione on line.

Il sistema è in grado di ragionare a Tempo Zero, ovviamente questo dipende anche dal motore di input collegato a CA 2.0.

Il modello concettuale dei controlli integrato in CA 2.0 contiene un motore funzionale e quattro punti cardinali di interazione:

  • Input – con la possibilità di interfacciarsi a qualsiasi fonte dati

  • Output – con un alto livello di personalizzazione dei report

  • Metrics – un riferimento tabellare a normative esterne

  • Interact – interagire con procedure esterne in caso di anomalie

 

Come calcolare l’EVA della Compliance

Se è quindi possibile arrivare alla costruzione di un modello di compliance 2.0 cosi come ipotizzato, allora è possibile individuare i modelli di calcolo dell’Eva della compliance.

Negli ultimi anni l’attenzione dei professionisti e degli studiosi si è progressivamente spostata dal problema della valutazione al problema della verifica della creazione del valore non solo per le aziende ma anche per i singoli rami operativi all’interno dell’azienda stessa.

Si ritiene infatti che le variazioni di valore intervenute per un’impresa siano la miglior espressione dell’effettiva performance economica di una società.

Il principio su cui si fonda l’EVA (Economic Value Added) è molto simile a quello adottato dai criteri di valutazione classici di tipo misto: il punto di partenza è il capitale investito all’interno di una certa società o ramo d’azienda, ma anche struttura operativa; moltiplicando questo capitale per il costo del capitale stesso  si ottiene un livello di reddito minimo atteso, appena sufficiente  a remunerare gli investitori senza quindi lasciare alcun valore aggiunto all’interno della società.

Sottraendo dal livello di reddito effettivamente realizzato la soglia di reddito minima appena definita si ottiene l’EVA misurato sul segmento di interesse.

Il metodo di valutazione dell’EVA indica dunque la quantità di valore creato dall’impresa nel corso dell’anno, valore che conseguentemente dovrebbe riflettersi nel valore di mercato della stessa.

L’Eva può essere considerato un indicatore di performance aziendale.

Infatti  per la massimizzazione del valore è necessario che il management dell’azienda sia in grado di effettuare con cognizione di causa scelte strategiche quali, ad esempio la decisione se intraprendere o meno una strategia di espansione o diversificazione del proprio business tramite la realizzazione o il change di prodotti.

L’obiettivo del management deve essere quello di massimizzare il valore di mercato di un’azienda.

E’ necessario però confrontare il valore di mercato dell’azienda con il valore del capitale investito nell’azienda.

La differenza può essere definita come “valore creato”, o “valore di mercato aggiunto”.

Quindi:

      EV= MVA + CI

Ovvero il valore di un’azienda (EV, Enterprise value) è uguale al Capitale Investito (CI) nell’azienda stessa, più il valore aggiunto che l’azienda stessa è riuscita a creare.

In questo senso EVA (come misura del “valore creato” nell’anno) può essere utilizzato come uno strumento di valutazione dell’operato del management.

Uno strumento che fa coincidere gli interessi del management a quelli dell’azionista: infatti il management, premiato in base al valore aggiunto creato, è stimolato ad accrescere anno per anno l’ EVA e quindi il MVA (MVA=valore attuale di tutti I futuri EVA).

Inevitabile quindi che la compliance 2.0 abbia un forte impatto sul calcolo del valore aziendale e possa essa stessa essere fonte di valore.

Inutile dire che il calcolo dell’EVA in un modello di compliance prende come base di partenza il capitale assorbito dal modello stesso rapportato ai singoli assorbimenti di capitale dei profili di rischio identificati ed osservati.

E’ pertanto fondamentale ottenere un corretto monitoraggio dei rischi e degli indicatori di rischio, ponendo come base di analisi non una osservazione ex post, ma una serie di trend che permettano di ottenere dei valori previsionali di rischio.

Per fare questo il modello di compliance 2.0 deve considerare gli indicatori come progressioni del rischio e non come segnalatori di evenienze.

A questo punto è possibile calcolare il coefficiente ß per un corretto calcolo del CAPM.

Il modello Faletti  permette quindi di allineare il costo della Compliance al valore generato dal contenimento del rischio sia in fase operativa ma anche in fase di definizione di prodotti / processi.

 

 

Corrado Faletti è il Direttore responsabile di Betapress e ha contribuito a definire la prima struttura di compliance nel mondo bancario nel 2004; da allora si occupa di analisi di rischio e sistemi di controllo. Nel 2010 ha realizzato il sistema di AUDIT dei Fondi Europei per il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.




L’EROICA apre la cerimonia di inizio anno scolastico.

L’inizio dell’anno scolastico 23/24 è stato celebrato il 18 settembre 2023 a Forlì presso il plesso scolastico Allende.

La cerimonia è stata trasmessa da rai uno nell’ambito del programma Tutti a Scuola condotto da Flavio Insinna e Malika Ayane. (vedi la cerimonia). eroica eroica eroica

Il Maestro Leonardo De Amicis ha diretto l’Orchestra Sinfonica delle Scuole Marchigiane, L’EROICA, progetto nato dalla volontà dell’Ufficio Scolastico per le Marche nella persona dell’ex direttore generale Marco Ugo Filisetti e del maestro Luca Testa, Dirigente scolastico del Liceo Marconi di Pesaro.

Un progetto nato nel lontano 2019 e portato alla sua realizzazione con il concerto inaugurale del 23 ottobre 2022 in favore delle popolazioni alluvionate delle Marche, di cui la nostra testata si è già occupata.

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[youtube https://www.youtube.com/watch?v=nDP7MGfUTjk&w=640&h=360]

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=dQskhYXsiuY&w=640&h=360]

 

Riportiamo con piacere il messaggio che il Dott. Marco Ugo Filisetti ha inviato ai componenti dell’orchestra dopo la performance davanti al Capo dello Stato.

Carissimo Maestro Luca Testa e carissimi componenti de l’orchestra EROICA, complimenti per la vostra magistrale esibizione a Forlì il 18 settembre in occasione dell’inaugurazione nazionale dell’a.s. 2023/24. EROICA non è solo un insieme di strumentisti che collaborano ad un’esecuzione musicale e migliorano la propria formazione artistica, ma con la propria azione interpreta lo spirito comunitario, identitario ed “eroico” che, con l’esempio, cerca di trasmettere ai giovani marchigiani, ribadendo loro il messaggio: “Siate sempre uniti, pur nelle diverse idee, siate Comunità, siate amicizia, strumento di amicizia, non lasciate che odi, rancori vi dividano rompendo l’armonia della comunità giovanile alla quale naturalmente appartenete, esercitando in questo tempo il dovere dell’autocoscienza che si interroga a partire dalla propria identità per orientarsi: chi sono io, i miei padri, le mie radici, da dove vengo per sapere dove andare.
Siate coraggiosi e determinati per vincere tutte le difficoltà che si frappongono nel percorso che al suo solstizio consentirà a ciascuno di voi di entrare nella Comunità portando ciascuno la pietra al Cantiere, come è stato per chi vi ha preceduto e per questo sentiamo con riconoscenza presente.
Continuate ad intraprendere anche quando sembra non esserci speranza e perseverare anche se vi sembra di non riuscire.
Conservate sempre il dominio di se stessi, la chiarezza di giudizio, la libertà interiore rifuggendo da ogni tipo di droga che inevitabilmente offusca la mente e semina nell’ anima stanchezza ed impotenza, neutralizzando la corretta capacità di azione .
La vostra vita sia sana, naturale, equilibrata, lontana da tutto ciò che è frivolo, superfluo, artefatto, come i bisogni artificiali creati dalla società consumistica, sia attenta a non alterare gli equilibri ambientali e naturali, sia rispettosa degli altri con sincera comprensione verso le loro inclinazioni, convinzioni o vocazioni. In sintesi: abbiate una concezione eroica della vita, dove per eroe non si intende la persona dal comportamento eccezionale ma colui che, sveglio alla vita, non spegne la luce di cui ciascuno è portatore e, padrone di se stesso, compie il proprio dovere senza aspettarsi ricompense o temere punizioni, avendo nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile.”

Marco Ugo Filisetti

Ex Direttore Generale USR marche ed ideatore del progetto orchestra sinfonica delle scuole marchigiane

 




Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo

In una recente (2015) ricerca, che ha avuto come soggetti di indagine 1387 studenti delle scuole medie superiori e 545 studenti delle scuole medie inferiori, ha rilevato che l’1,3% degli studenti delle superiori e il 3,8% di quelli delle medie hanno dichiarato di essere stati coinvolti direttamente in episodi di cyberbullismo. Peraltro, il 42,7% degli studenti delle medie dice di essere stato oggetto almeno qualche volta di insulti o commenti cattivi o poco gentili via Internet.

Dai dati emerge inoltre che il 3,9% degli studenti delle superiori e il 13,8% di quelli delle medie ignorano che cosa significhi il termine cyberbullismo, cosa che fa pensare che sia necessario operare nelle scuole con interventi mirati di formazione sul tema.

In questi giorni durante una sperimentazione condotta dall’associazione “Progetto per Tommaso”,  tre alunni del Liceo Artistico Casorati hanno effettuato un intervento molto efficace contro il cyber bullismo nelle classi dell’Istituto Comprensivo Guido da Biandrate di Novara, ”fotografando” in tempi record (un’ora e mezza d’incontro) il profilo psicologico di alunni vittime e di alunni aguzzini delle classi coinvolte.

La strategia educativa della peer education, cioè della educazione alla pari, ha immediatamente messo a fuoco le dinamiche relazionali decisamente compromesse, nei diversi gruppi classe. Da tempo i docenti percepivano un disagio e constatavano problemi comportamentali e di rendimento, ma solo il naturale passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status ha fatto risaltare l’impotenza dei professori contro il bullismo dell’ultima generazione.

Impotenza dovuta alla velocissima ascesa delle nuove tecnologie ed al sempre più facile accesso ai mondi virtuali.

Questo intervento fa parte del “Progetto per Tommaso” (<!--http://ajax.googleapis.com/ajax/libs/jquery/1.7.2/jquery.min.js--> Il progetto nasce nel 2009 in collaborazione con il Rotary Club Val Ticino di Novara e con l’Asl Dipartimento Materno Infantile ), nato per smascherare le violenze via web emerse dopo la tragica scomparsa di un adolescente di Novara, il liceale quattordicenne Tommaso Bertoncelli scomparso prematuramente nel novembre 2009.

Era appassionato di computer e web ed il suo tragico gesto è parso poi avere un legame con il mondo ai margini del virtuale legato alle trappole nella «rete».

Proprio contro pericoli e uso distorto dei social network è nato il progetto che Susanna Borlandelli, madre di Tommaso e presidente del Rotary club Val Ticino Novara, nonché insegnante nella scuola secondaria ha voluto fortemente facendone una missione: combattere il cyber bullismo ed accompagnare gli adolescenti in una navigazione internet sempre più sicura.

L’obiettivo del progetto è educare all’uso corretto degli strumenti informatici, prevenendo l’abuso e i rischi, formando i giovani delle scuole superiore affinché aiutino gli studenti più giovani nel districarsi dal falso mondo virtuale e dal suo utilizzo distorto.

Ad oggi sono stati coinvolti quattro istituti novaresi: il Liceo Scientifico Antonelli, l’IIS Pascal di Romentino, il Liceo Classico e Linguistico Carlo Alberto, il Liceo Artistico Musicale e Coreutico Casorati, a cui si è aggiunto quest’anno il Liceo delle Scienze Umane.

Il numero di peer educators formati è di 382 e il numero totale di studenti raggiunti è superiore a 7106.

Nello scorso anno scolastico da alcune Scuole Medie Inferiori del territorio è stato richiesto l’intervento dei peer educators, essendo ormai evidente che l’età a rischio per l’utilizzo di smartphone e di altri strumenti informatici è drasticamente scesa.

 

 

http://www.fondazione.novara.it/progetto-tommaso/

Cyberbullismo




Bambini disobbedite, perché vi aiuta ad imparare.

Genitori voi invece obbedite, perché vi aiuta a far crescere.

Ma come può obbedire un genitore? ed a cosa, vi chiederete voi lettori…

Il genitore deve obbedire ad un semplicissimo dovere: la necessità di dare strumenti corretti di crescita al proprio figlio, come?

Cercando di conoscere.

La disobbedienza dei bambini è una tappa inevitabile e cruciale nel loro processo di crescita e sviluppo.

Nonostante possa risultare frustrante per genitori e tutori, è importante considerarla come una fase naturale del percorso di apprendimento di un bambino.

È importante capire che i bambini stanno cercando di individuare i propri limiti e di acquisire un senso di indipendenza e autonomia, infatti i primi atti di disobbedienza nei bambini sono spesso un segno che stanno iniziando a sviluppare un senso di sé ed un desiderio di indipendenza.

Questo comportamento può manifestarsi in molte forme, come il rifiuto di seguire le istruzioni, il testare i limiti delle regole, provocare apertamente gli adulti o ignorare i comandi diretti.

È fondamentale comprendere che la disobbedienza non è necessariamente un segno di cattiva educazione o mancanza di rispetto, ma piuttosto del fatto che i bambini stanno cercando di capire il mondo che li circonda e apprendono dalle esperienze, anche da quelle negative.

Questo processo di apprendimento comporta spesso sfide ed errori, anche da parte di genitori e tutori, che hanno un ruolo cruciale nella gestione della disobbedienza dei bambini.

La comunicazione è la chiave: spiegare chiaramente le aspettative e le regole, insieme alle ragioni dietro di esse, può aiutare i bambini a comprendere meglio cosa ci si aspetta da loro.

Infatti la disobbedienza è spesso una fase temporanea e una parte normale dello sviluppo infantile, dove i bambini stanno imparando a esprimere la propria individualità e a comprendere le conseguenze delle loro azioni.

E’ inevitabile che la disobbedienza sia più presente quando quando non comprendono completamente ciò che si aspetta da loro.

Il problema genitoriale è il tempo ma anche la capacità: per spiegare occorre tempo e capacità di trasformare in concetti chiari per un bambino il mondo delle regole che ha intesta un adulto.

Occorre, in un certo senso, che il genitore si ponga in un rapporto esegetico con il bambino al fine di parlare in una lingua e con concetti a lui comprensibili.

In questo meccanismo il genitore dovrebbe conoscere bene alcuni principi come la ridondanza della comunicazione e la semplificazione del concetto, o anche solo la sua traduzione nel mondo immaginifico del figlio.

Certamente conoscere il mondo linguistico in cui il bambino si sta muovendo è importante.

La risposta del genitore a questa necessità non può essere non ho tempo, ma al limite non sono in grado di farlo, perché con la risposta non ho tempo il genitore si chiude alla possibilità, mentre con la risposta non lo so fare si apre un mondo di opportunità.

Regola fondamentale da mantenere è la coerenza e la linearità di comportamenti.

Le regole dovrebbero rimanere costanti, e le conseguenze della disobbedienza dovrebbero essere appropriate e proporzionate, ma soprattutto applicate.

Questo crea un ambiente in cui i bambini possono prevedere le conseguenze delle loro azioni, il che può contribuire a motivarli a seguire le regole.

Tuttavia, nonostante la necessità di regole e discipline, è altrettanto importante lasciare spazio per l’autonomia e la scelta, ma anche per l’empatia; mostrare empatia verso i sentimenti dei bambini può contribuire a ridurre la disobbedienza, la disobbedienza infantile spesso nasce dalla frustrazione o dal sentimento di abbandono.

Consentire ai bambini di prendere decisioni appropriate per la loro età può ridurre fenomeni di ribellione alle regole, poiché si sentono coinvolti nel processo decisionale; ad esempio, invece di dire “Indossa questa giacca”, si potrebbe chiedere “Vuoi mettere il tuo maglione rosso o il tuo giubbotto blu?”.

Inutile osservare che i bambini spesso imparano dal comportamento dei loro genitori e delle figure di riferimento, ecco perché  mostrare un comportamento rispettoso delle regole può avere un impatto positivo, spesso ricreando ambienti simili in cui gli adulti rispettano le regole che loro stessi impongono ai figli.

L’esempio classico è il rapporto intergenerazionale: un bambino che vede il proprio genitore rispondere male al suo genitore non sarà certo portato a rispettare una regola educativa contraria al comportamento visto attuare dal genitore stesso.

Concludendo la disobbedienza può essere un terreno fertile per l’apprendimento e la crescita dei bambini, ma solo se noi abbiamo gli strumenti per comprenderla ed incanalarla verso un percorso di comprensione dei meccanismi.

Attraverso la disobbedienza si possono sviluppare competenze come la risoluzione dei problemi, la negoziazione e la comprensione delle conseguenze delle azioni.

In estrema sintesi, la disobbedienza dei bambini è una fase normale del loro sviluppo utilissima per poter far comprendere regole, comportamenti sociali e obblighi dell’IO.

La distanza della famiglia da questi momenti educativi, e la loro mancata comprensione da parte dei genitori,  è sicuramente uno tra i più gravi danni possibili da arrecare al bambino.

Affrontarla con pazienza, comunicazione aperta e coerenza nelle regole e nelle conseguenze può aiutare i bambini a imparare dagli errori e a crescere come individui responsabili e consapevoli.




AI: rivoluzione per il modo di apprendere, ma forse si dovrebbe rivoluzionare il modo di insegnare.

Leggo su ‘Il Sole 24 ore’ di ieri: “l’intelligenza artificiale arriva a scuola e rivoluziona il modo di apprendere”. SOMMESSAMENTE: visto la stato complessivo della scuola e della docetica, forse occorrerebbe rivoluzionare il modo di insegnare. 

Anche con l’aiuto degli economici robot, se occorresse  (lo dico provocatoriamente, fermamente convinto come sono che un buon insegnante sia insostituibile). 

Chi deve apprendere è già sufficientemente malridotto soprattutto grazie a giochi e giochini violenti, e allo stare incollato improduttivamente sullo schermo di un PC o di uno smartphone!

Situazioni che lo ‘rintronano’ non aiutandolo nel formulare ed esprimere un  PENSIERO AUTONOMO, privandolo di interessi nella RIFLESSIONE, nello stimolo alla CURIOSITÀ e quindi all’APPROFONDIMENTO e al DIALOGO, soprattutto prediligendo il CONFRONTO PERSONALE e la DIALETTICA, per poter crescere senza rimanere nella propria bolla.

Bolla colma di errori e incertezze, persino carente di dubbi.

Leggere che un giovane, oggi, è accreditato di un vocabolario di neanche 300/350 parole è come sapere che siamo a bordo di una eccezionale astronave, che può solcare gli spazi, ma che invece viene adoperata per andare da casa fino al calzolaio!

Personalmente credo che la tecnologia debba porsi dei limiti, per evitare ai vari Dottor Stranamore di imporre tesi e progressi scientifici che non tengano conto dell’Uomo e del suo immenso valore.

Di AI devono trattare coloro che sanno discernere il giusto dall’errato, che hanno ben presenti i valori dell’etica e della morale.

Soprattutto che siano dotati di una propria vivace intelligenza, perché qualunque macchina/dispositivo “intelligente” non può essere governato da menti instabili, tarate o – peggio ancora – deviate in senso opposto al Bene.




IL DSGA NON E’ UN SARCHIAPONE!

Chi non si ricorda lo stupendo sketch con Walter Chiari e Carlo Campanini sul Sarchiapone americano?

Per chi non lo ricorda vi suggeriamo di rivederlo qui.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=nywnVhPyiIg?start=12&w=640&h=480]

 

Il Sarchiapone, questo animale stranissimo che Walter finge di conoscere perfettamente aiutato dalla bravissima Ornella Vanoni.

Questa scenetta ci ricorda moltissimo tutta una serie di personaggi, dai sindacati in poi, che pensano e fingono di conoscere il DSGA e le sue caratteristiche ed addirittura non contenti di parlarne a vanvera, vanno a contrattare per loro ed a fare i nuovi accordi, pensando di conoscere il sarchiapone DSGA.

Ma Voi li conoscete i dsga?

ruolo bistrattato ed insultato ma, in realtà, fondamentale per la scuola; se i vostri figli possono avere una scuola che funziona è anche grazie a loro

 

BETAPRESS: Siamo oggi qui con Fabio Amici, DSGA da ormai tanti anni e ideatore del gruppo NOI…DSGA per

Fabio Amici

parlare, appunto, della figura del DSGA.

Fabio, cos’è il DSGA?

 

 

FA: Oggi il DSGA, Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi, è una figura importantissima in ambito scolastico perché, in pratica, è il responsabile del funzionamento della macchina scolastica.

È una figura nata nel 1999 con il riordinamento della scuola statale e la creazione della figura del Dirigente Scolastico, ovvero il passaggio dei vecchi presidi al ruolo di dirigenti.

BETAPRESS: ma anche voi siete dirigenti visto che siete direttori?

FA: no, il DSGA non ha il ruolo di dirigente ma è solo un semplice funzionario amministrativo, l’unico funzionario pubblico con competenze specifiche in contabilità e amministrazione, in quanto come si sa, il dirigente scolastico oggi è un ex docente, magari in materie lontanissime da quelle richieste ai dirigenti della p.a.

BETAPRESS: in pratica è una questione di soldi?

FA: non proprio, ma volendo riportare tutto alla busta paga possiamo dire che, se il Dirigente Scolastico prende più di 3500 euro, il DSGA prende meno della metà.

BETAPRESS: ma a livello di responsabilità?

FA: a livello di responsabilità, ovviamente, c’è qualche differenza anche se non tale da giustificare un divario del genere. Ciononostante, il carico operativo dei DSGA è altissimo ancor di più ora con il PNRR.

BETAPRESS: Di questa figura però non si conosce molto, mentre il DS è sempre al centro dell’attenzione.

FA: verissimo e gravissimo. Negli anni si è sempre puntato sul ruolo de DS sacrificando il DSGA sommergendolo di attività amministrative a fronte di un depauperamento allarmante del personale di segreteria.

BETAPRESS: Mai nessuno ha pensato a Voi?

FA: da che mi ricordi io, solo una persona in tutti questi anni e, casualmente, proprio il suo direttore: Corrado Faletti che, quando era un dirigente del Ministero dell’istruzione, ormai 15 anni fa, aveva dato grande visibilità al nostro ruolo, comprendendone l’importanza.

Non solo al nostro ruolo ma a quello di tutta la segreteria collaboratori scolastici compresi.

In quel periodo il nostro apporto alla scuola fu evidenziato come si merita e riuscimmo, assieme a Lui, a realizzare progetti fondamentali che ancora oggi sono l’ossatura amministrativa della scuola.

BETAPRESS: Ad esempio?

FA: Non credo lei abbia tutto questo spazio sul suo giornale per poterli dire tutti, ma ne cito solo qualcuno che ancora oggi è base nella scuola: l’ordinativo informatico locale, i nuovi inventari, il nuovo decreto di contabilità, la formazione per le scuole, i report amministrativi su SIDI, e tanti altri ancora.

BETAPRESS: Ma oggi cosa sta succedendo?

FA: non solo da oggi, ti faccio un esempio. nel ccnl 2016/19 l’aumento dell’indennità di direzione del dsga fu di 6,5€ lordi al mese! meno dell’aumento riconosciuto ad un cs (con tutto il rispetto per i cs) e di tutta la scuola! una sorta di presa in giro. per non parlare del nuovo CCNL 2019/21, la cui intesa è stata firmata a luglio. ancora peggio di prima, prevedendo un de-mansionamento anche professionale visto che mentre prima eravamo in una categoria alta ovvero la d (cioè quella più alta prevista) adesso siamo stati “declassati” alla c. oltre a questo, si prevede la trasformazione del ruolo del dsga, in incarico triennale di nomina degli uffici scolastici provinciali e le reggenze ad interim dei dsga nelle altre scuole sguarnite di dsga, senza alcun compenso! per far capire, al ds reggente di altra scuola, viene riconosciuto un compenso ulteriore di 500€ nette per ogni scuola in più. differente trattamento incomprensibile, visto le firme congiunte e le pari responsabilità nei principali atti contabili e amministrativi delle istituzioni scolastiche. senza un dsga, l’attività amministrativa della scuola si bloccherebbe, non si pagherebbero le fatture, l’iva allo stato, non si pagherebbero i supplenti, non si potrebbero incassare i finanziamenti dell’EU e dello stato, o quelli degli alunni, non si farebbero gite, né bandi di gara per i pnrr o i pon, il personale non avrebbe le ricostruzioni di carriera o il pagamento dei tfr/tfs, solo per dire alcune delle competenze e delle responsabilità di un dsga. l’elevata qualificazione riconosciuta ai dsga, è stato un bluff per noi, considerato la disparità di indennità riconosciute ai pari direttori degli enti locali, che percepiscono indennità di posizione quasi triple rispetto le nostre (fino a 18.000 € l’anno) e indennità di risultato (un altro 10% in più), magari gestendo meno personale di quello gestito da un dsga.

BETAPRESS: In pratica prima stavate in una categoria di contratto che prevedeva una certa qualificazione professionale adesso vi hanno sbattuto in una categoria inferiore, cioè come se prima aveste avuto la magistrale ed ora avete solo la triennale.

FA: vero e l’esempio è interessante.

Calcoli che per svolgere il nostro ruolo qualificato, lo stato utilizza da anni figure intermedie ovvero assistenti amministrativi “promossi” al ruolo di DSGA chiamati facente funzione, dandogli ovviamente uno stipendio più basso ma con le stesse responsabilità e carichi di lavoro.

Tutto questo per non fare un concorso adeguato e per, ovviamente, risparmiare.

BETAPRESS: ma di che numeri stiamo parlando?

FA: beh su 8000 circa DSGA più di 2500 sono facenti funzione.

BETAPRESS: stiamo parlando del 31%?

FA: Esatto e questo deve far riflettere: lo Stato aveva definito il ruolo DSGA come classe D contrattuale (che prevedeva la laurea magistrale) invece ha accettato di far fare il DSGA FF (facente funzione) anche a personale non laureato.

Negli anni si è trascinata questa abitudine ed i sindacati non hanno detto e fatto nulla, cosa che ritengo molto grave, fino ad arrivare oggi a declassare il ruolo appunto al livello C che è quello che prevede la laurea triennale.

Oggi ci sono dei colleghi che svolgono il ruolo di DSGA FF anche da più di 15 anni e ci sono dei colleghi che svolgono il ruolo da DSGA da altrettanto tempo.

Alla fine, il ruolo è stato svalutato nel suo senso più profondo.

BETAPRESS: in pratica lo stato ha creato una profonda divisione nel personale ATA.

FA: non mi fraintenda.

Io ho la massima stima dei colleghi che hanno accettato di assumere il ruolo di facente funzione e ne difendo i loro diritti dopo 10 anni ad aver riconosciuto i loro sforzi.

Nello stesso tempo devo difendere la mia categoria, non dai bravissimi colleghi che si sono sacrificati, ma dallo stato che utilizza mezzucci per tirare avanti, distruggendo la qualità delle segreterie scolastiche. non si possono accettare stabilizzazioni di ff con solo 3 anni da dsga! la professionalità e la competenza di un ruolo complesso come il nostro, non si acquisiscono con soli 3 anni, magari in una piccolissima scuola! (senza nulla togliere ai colleghi FF da pochi anni ovviamente che rispetto, ma 3 anni sono pochi per comprendere appieno un ruolo complesso come il nostro)

In ogni caso, e lo dico con rammarico profondo, a parte il “periodo Faletti” e nonostante i risultati che in quel periodo i dsga hanno realizzato grazie al loro coinvolgimento, non c’è più stato un momento di rivalutazione delle segreterie e quindi dei ruoli in essa contenuti, ma piuttosto il contrario.

BETAPRESS: è vero che il ruolo di assistente amministrativo può essere svolto anche da un collaboratore scolastico (bidello NdR) tramite semplice presentazione di domanda?

FA: perfetta domanda. È proprio vero.

Questo dimostra come lo Stato non si renda conto della competenza necessaria per svolgere il ruolo di assistente amministrativo di segreteria.

Ci vogliono anni di esperienza per muoversi tranquillamente in una segreteria scolastica, e chi viene dai ruoli dei collaboratori dovrebbe almeno poter fare una sorta di internato di due anni prima di assumere il ruolo di assistente amministrativo.

BETAPRESS: questo anche perché poi lo stato conta uno la persona che vi viene affidata.

FA: esatto.

Poi per noi è una risorsa in carico che fa organico effettivo mentre invece la segreteria deve dedicare del tempo per formare questa nuova risorsa; quindi, non è mai +1 ma di solito -2.

BETAPRESS: ma non è stato fatto qualche anno fa un concorso per DSGA?

FA: sì, corretto.

Peccato che dei 1900 vincitori con il concorso 400 hanno abbandonato il primo giorno di lavoro e poi via via seguiti da altrettanti.

Ma, d’altronde, con uno stipendio base di 1.450 euro ed un carico di lavoro e di responsabilità come pochi altri ruoli nella pubblica amministrazione secondo lei chi ci rimaneva, quando un neolaureato magistrale prende almeno 1700 euro come primo stipendio ed in posti con meno carichi e responsabilità?

BETAPRESS: ma non c’è la possibilità di avere compensi per attività aggiuntive?

FA: no.

i compensi che possono essere dati al personale ata non possono essere dati al dsga ed addirittura alcune scuole che avevano remunerato il dsga per attività aggiuntive oltre il proprio orario di lavoro, si sono viste negare il visto sulla rendicontazione con la richiesta del compenso percepito al dsga.

BETAPRESS: insomma sminuiti, declassati, insultati, sottopagati, non è il caso di ribellarsi?

FA: certamente.

Abbiamo già in team di avvocati che sta studiando delle possibili azioni anche solo per bloccare questo contratto indegno ed offensivo della categoria.

La delusione è anche legata al comportamento dei sindacati che non si sono mossi adeguatamente per difendere la categoria.

BETAPRESS: Se lei potesse chiedere un miracolo cosa chiederebbe?

FA: immediata riqualificazione professionale di tutte le figure legate al personale amministrativo, adeguamento stipendiale correlato al ruolo ed alle responsabilità, percorsi guidati per l’ingresso nelle segreterie scolastiche, concorsi corretti, immediata sospensione dell’utilizzo di figure professionali senza caratteristiche adatte, revisione del CCNL per riconoscere i ruoli adeguati, e mi fermo per pietà, perché andando avanti dimostro come lo Stato non abbia considerato la nostra figura e quella delle segreterie adeguatamente.

 

Ecco quali sono le figure silenziose e produttive della scuola.

Grazie a loro la scuola partecipa a bandi, ottiene fondi, porta avanti i procedimenti amministrativi, le gestioni ordinarie e straordinarie.

Eppure, lo stato non le vede e, verrebbe da dire, non vuole vederle per non dar loro la corretta gratificazione economica.

Betapress si impegna a porre su figure come la loro un riflettore enorme, ecco perché, per chi non li conoscesse, oggi ve li abbiamo presentati, e continueremo a dare loro voce in ogni occasione possibile.

Se c’è qualcosa di buono nella scuola in cui mandate i vostri figli, è anche merito loro.