Delle buone passioni e delle nostre anime perfette

Io lo ricordo l’amore e ricordo che era esclusivo,

ricordo che era così ingombrante che ogni volta rendeva trasparenti tutte le altre cose.

L’amore è bruciante, l’amore consuma passione.

La passione è egoista e le sue regole sono orientamento ed energia incondizionate.

La passione è un’ossessione che brucia e consuma finché non ti cambia.

La passione può renderci migliori così come può renderci peggiori.

Ma non è colpa della passione: dipende da noi.

La biga va equilibrata dal cavallo della ragione.

Lasciamo che le passioni arricchiscano la nostra anima e badiamo che la ragione vegli affinché la strada sia quella giusta.

La passione è un’ossessione e lavora l’anima per un costante miglioramento o logorio.

Il tipo di lavoro che facciamo su noi stessi non migliora o peggiora il mondo direttamente, ma è la via per renderci “strumento”.

La passione orientata verso il bello migliora la nostra anima.

Lo studio di una fotografia, 

la ricerca su un argomento,

l’immersione dentro brani musicali,

la scoperta incessante del bello,

la sete di natura,

la fame di arte.

———————

Dovremmo impegnarci ad amare incondizionatamente ciò che ci avvicina alla bellezza 

ogni età ha le sue passioni 

ogni età ha l’obbligo di migliorarci in modo differente per avvicinarci il più possibile alla migliore idea che abbiamo di noi.

Che la passione per il bello forgi la nostra anima perfetta.




Come le bugie manovrano la nostra vita

“C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. 

No, ragazzi, avete sbagliato. 

C’era una volta un pezzo di legno. 

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta… ”

Ci sono oggi tante persone fatte con quel povero ciocco di legno da catasta.

Ci sono oggi tante persone che, nonostante questo,

vengono amate… 

amate da un povero vecchio cuore che darebbe qualunque cosa per il bene di quei burattini di carne.

Questi moderni burattini, così come quello della favola, hanno una cosa che li accomuna: dicono le bugie.

Ma non parliamo di loro.

Parliamo del burattino famoso 

di quello del libro per bambini che tutti conoscono.

Parliamo di Pinocchio.

Le bugie lo tenevano prigioniero e non gli davano la possibilità di diventare un bambino vero.

Ma lui questo non lo sapeva.

Lui viveva di piccole bugie innocenti che lo aiutavano a non affrontare la realtà.

Di grosse bugie impegnative che lo rendevano prigioniero e gli facevano rischiare la morte.

La morte.

Bugie che riuscivano a portarlo così lontano da quello che era (con i suoi difetti ma anche con i suoi pregi) fino a trasformarlo in qualcosa di ancora peggiore e più pericoloso di un burattino: in un ciucchino in pericolo di vita.

Non era un bambino vero ma poteva morire.

Non era un burattino ma un animale da soma.

Tutto questo per colpa delle bugie.

Poi un giorno qualcosa cambia.

Pinocchio mette la testa a posto.

Capisce i suoi errori, impara ad affrontare la realtà con tutte le sue amarezze 

ed ecco che avviene la magia:

Pinocchio diventa un bambino vero.

La maschera di legno che credeva lo avrebbe salvato da qualunque cosa, cade e viene fuori l’essenza, la verità.

Ed è così che comincia il cammino di crescita dell’uomo.

————

Il fatto è che la verità fa paura.

La verità è quella parte del nostro animo che urla le nostre debolezze e per questo non la vogliamo vedere.

Ma la verità è ambrosia.

La verità è quell’aspetto del nostro essere che taglia i fili che ci rendono burattini e schiavi.

La verità ci rende divini.

In tutti i percorsi iniziatici (che mi vengono in mente in questo momento) è la verità a rendere liberi.

Ma probabilmente, come è successo a Pinocchio, è per questo che fa così paura.

——–

Dedicato a chi ha il coraggio di scoprire la verità

guardarla in faccia 

e abbracciarla.

E a chi prima o poi di stancherà di restare un ciuccio.




Lo scaffale delle cose vergognose

Grande subbuglio nella Casa dalle Finestre Rosse.
In questi giorni ho fatto ordine.

Sono stati giorni belli, di cornici appese e penne scariche buttate vie.
Mattonelle decorate e fogli strappati in modo da far scomparire i dati sensibili;
candele accese, tisane calde, gatti che correvano di qua e di là.
Vecchie foto ritrovate e tanto, tanto, tanto spazio in più.

In tutto questo mettere ordine ho creato un posto segreto, nascosto.
L’ho chiamato lo Scaffale delle Cose Vergognose.

È un posto che si trova a casa mia, che ha a che fare con me ma che ospita degli aspetti che in questo momento, non voglio che altri vedano perché stonano con il resto esposto.

Alcuni di questi aspetti sono sulla porta per andar via,
altri, chissà, potrebbero stare per entrare,
altri ancora sono segreti e basta.

Le cose che non hanno più a che fare con me le ho buttate o date via (credo molto nel regalare la roba che non ha più motivo di stare con me: abiti, oggetti ecc… perché così continueranno ad essere utili e a migliorare la vita di qualcun altro)
Gli oggetti dello Scaffale delle Cose Vergognose, invece, hanno bisogno di rimanere ancora perché, anche se in modo non ben definito, hanno a che fare con me ma non voglio che tutti lo sappiano.

Tutti noi abbiamo uno scaffale delle cose vergognose.
Si trova dentro un mobile o in bella vista nascosto dai libri.

Conserviamo quella roba dentro di noi come in alcune case si nascondono le bomboniere che non piacciono e che non si possono buttare perché chi ce le ha regalate viene spesso a farci visita.

Lo Scaffale delle Cose Vergognose lo abbiamo tutti,
è giusto che esista ed è giusto saperlo perché riusciamo a fare un ordine in questo scaffale e possiamo amarci.

In questo scaffale ci si può trovare di tutto.

C’è chi ci tiene i regali degli ex, chi le corrispondenze segrete, chi i diari, chi libri di cui si vergogna, chi i video privati, chi le maschere della propria vita segreta.

Sullo Scaffale delle Cose Vergognose trovi la pornografia, i diari, le foto, la collezione degli harmony e il libro di poesie dell’ex con la dedica scritta sopra, la Bibbia.

Cose di cui ci vergogniamo, un po’ perché non vogliamo accettarle come nostre,
un po’ perché in cuor nostro sappiamo che tra poco non saranno più nostre e usciranno da casa,
un po’ perché parlano di una nostra identità che non siamo ancora pronti a mettere sullo scaffale centrale o buttare.

Questo scaffale però esiste ed è dentro casa nostra.

Ed è importante sapere che ha a che fare con noi, amarlo e avere pazienza con lui.

Nel mio scaffale ci sono libri e video che stonano con il resto della mia nuova libreria; come precedentemente avevo tolto gli altri testi per far spazio a loro, ieri ho fatto un nuovo trasloco.

E sul vostro Scaffale delle Cose Vergognose cosa c’è?




Il punto di vista di Barbablu

Quelli come me tagliano carne ed ossa.

C’è chi dice persino che certe notti ululiamo alla luna
ma non vi dirò se questa diceria sia vera o no.

Una cosa però non potremmo negare né dissimuleremo mai, neppure se lo volessimo: 

siamo predatori e del predatore portiamo il segno.

Quelli come me hanno fatto la guerra e praticato la magia.

Dalla guerra abbiamo preso il gusto del sangue, 

a causa della magia ci è cresciuta la barba blu.

La nostra razza l’abbiamo scritta in faccia.

La barba ci rende riconoscibili e racconta i nostri segreti.

In guerra abbiamo imparato che il compagno è l’unico del quale ci possiamo fidare e che senza di lui che ci guarda le spalle, saremo spacciati.

Dalla magia abbiamo imparato la potenza della parola e come essa possa costruire, se ben usata, e distruggere, se abusata.

Non siamo persone raccomandabili e a prima vista non piaciamo a nessuno.

Siamo sinistri, inquietanti, scontrosi, silenziosi e predatori;

brutti, offensivi, efferati e furiosi.

E anche noi abbiamo bisogno di amare.

Anche noi sentiamo il bisogno di una compagna.

Una piccola creatura da amare, di cui prenderci cura e da fare ricca.

Qualcuno in grado di prendere e dare e non distrarsi in altre cose.

Cercavo anche io qualcuna che si fidasse di me e non mi tradisse 

qualcuna dalla parola sincera 

qualcuna a cui la mia barba non sembrasse poi così blu…

L’ho cercata 

e l’ho trovata.

Sono entrato nei salotti e mi sono fatto civile, ho corteggiato un fiore e l’ho sposato.

Portai la mia giovane sposa nel mio palazzo dalle infinite stanze.

Le ho dato le chiavi di tutte le porte e del mio cuore e mi sono fidato di lei.

Le ho permesso di aprire tutte le porte tranne una.

Era una buona prova: anche Dio l’aveva usata con Adamo ed Eva.

E lei non l’ha superata.

Mia sposa amara,

sono uscito dal castello, ti ho lasciata libera e mi hai tradito.

Ti è sembrata troppo bella la vita con me da cercare un segreto che ti avevo detto di non violare.

Mi conoscevi quando hai accettato la promessa e, nella sincerità del tuo cuore, non potrai dire che non te lo aspettavi.

Mi hai mentito, hai negato e vuoi dare a me la colpa

Ma io ora soffro 

e per colpa tua, 

mia vecchia amata, 

dovrò ucciderti.

—–

Simbolico dialogo interno, personale e opinabile del Signor Barbablu tradito e ferito dalla sposa scelta e amata.

Dedicato a chi crede di riconoscersi.