DOSSIER UKR 10 – TRA ECO ED EGO.

Che si stiano vivendo periodi ‘strani’, ‘stranissimi’, ormai ne siamo tutti consapevoli.                                               

E’ ormai amplissimo il numero di Cittadini che – chi prima chi dopo – sta prendendo atto di una realtà fatta di avvenimenti, dati, elementi, che trova sempre più netta distonia con quelli delle narrazioni ufficiali: acuendo così incertezze, dubbi e sospetti, anche gravissimi, portando spesso la gente a percepire sensazioni di ‘tradimento’.                    

Risveglio? Presa di coscienza? Insofferenza per un malessere troppo a lungo patito, persino sottovalutato?

O, forsanche banalmente, la gente si è stancata capendo di essere stata presa in giro ovvero di essere strumentalizzata?           

Anche chi trovava più semplice – e persino troppo, troppo, comodo – tapparsi le orecchie (per non sentire notizie vere, ma sconcertanti), coprirsi gli occhi (per non vedere il disastro che, quotidianamente, si consuma intorno a noi) e otturarsi il naso (per non dover percepire il tanfo disgustoso emanato dalle cose malfatte, dalle truffe, dalle ruberie, dalle menzogne e quant’altro), dando fiducia a oltranza a soggetti palesemente incompetenti e inadeguati, sol perché presenti nei canali d’informazione, o accreditati da endorsement  reciproci dal sapore di complicità, sta rivedendo i propri convincimenti: ma non per ‘schierarsi’ ora di qua ora  di là, quanto per prendere dolorosamente atto che soggetti – pur autorevolmente qualificati – hanno mentito e continuano a mentire spudoratamente e forsanche interessatamente, tentando di mantenere sottomessi larghi strati delle popolazioni.  

            E’ dalla fine del 2019 che siamo stati sottoposti a eventi estremamente significativi e particolari, che hanno ispirato profondissime modifiche allo status pregresso, allo stesso modo e stile di vita dei cittadini, che hanno visto sradicato dai fervidi seguaci di una cancel culture che vuole imporre ‘valori’, ‘visioni’, totalmente rivisitati o nuovi.

Enorme è stato l’impatto sociale ed economico, sanitario e normativo; eventi costellati ora da ‘eroi’ ora da ‘ciarlatani’, ora da individui poco ‘pregevoli’ ora da persone ‘coraggiose’ e ‘altruiste’, ora da soggetti schiacciati da imposizioni e obblighi atipici, si sono susseguiti con ritmo crescente in un contesto di certo contrassegnato da troppi morti, ma anche da un fluire di dati la cui aggregazione, qualificazione, determinazione e quantificazione, resta tuttora oggetto di interpretazioni: e quindi, fonte più di dubbi che di certezze. Così come dubbi, e sempre più marcati, circolano innumerevoli, sedimentandosi in modo sempre più inquietante sulla questione ‘vaccinale’ o ‘pandemica’ che dir si voglia: tra batti e ribatti sempre meno verosimili, dove la componente sanitaria è stata sopraffatta da quella ideologico-politica, e dove i concetti di ‘prudenza’ e ‘trasparenza’, e persino ilo stesso principio di ‘precauzione’ – proprio quello che dovrebbe essere sempre e comunque dominante – sono estremamente tenui.  

            Come si può ben comprendere, siamo nel pieno di una battaglia, dove sono sempre più apertamente contrapposte energie negative ed energie positive; smisurate pulsioni egoistiche contrapposte alla lotta per la sopravvivenza dei più.

E queste immense energie negative, sprigionate da soggetti dall’ego altrettanto gigantesco e dalla cattiveria pari allo stesso,  insozzano e inquinano tutto ciò con cui entrano in contatto.

            Ma, ragionando con la opportuna lucidità, non si può pensare – ancor peggio sarebbe se lo si sperasse – che, con una sorta di colpo di bacchetta magica, ci possa essere un ritorno al ‘prima’. Il ‘prima’ è impraticabile, poiché ormai sono troppe le macerie sparse un po’ dappertutto: sociali, politiche, militari, sanitarie, economico-finanziarie e umane, ma anche religiose.

E sulle macerie non si può né costruire né ri-costruire, specie se le contaminazioni tossiche hanno reso inutilizzabile persino la terra sulla quale costruire. Diciamolo subito: non ci vogliono né ‘uomini della Provvidenza’ né ‘super-uomini’ né ‘espertissimi tuttologi’ (dato che gli ‘espertissimi di tutto’ si sono tragicamente rivelati ‘espertissimi di niente’).

Abbiamo bisogno di amministratori onesti, competenti, significativamente capaci e rappresentativi, che – se accettassero un qualsiasi incarico – lo farebbero solo perché capaci di svolgere il compito: senza dover disperdere ingentissime risorse in commissioni, cabine di regia, comitati tecnici o scientifici, consulenze.

            C’è assolutamente bisogno di un nuovo inizio, non di rassegnazione, non senza una serissima presa di coscienza dei moltissimi errori finora compiuti.

Occorre togliere dal ‘collo’ dell’Italia quel cappio che da tempo è stato  collocato – tra sorrisi mielosi, rassicurazioni e grandi pacche sulle spalle – e che viene strattonato ogni giorno di più, mozzandone il respiro.

I rimedi ci sono e sono più che noti, basta solo volerli adottare: l’auspicata nuova stagione, deve puntare senza alcuna indecisione su una serie di strumenti. Primo tra tutti, imprescindibile, il rispetto assoluto della nostra Carta Costituzionale – fino a non molto tempo fa, la ‘più bella del mondo’ e ultimamente travisata, letta con occhi strabici, piegata da storture operative e attuative. 

La Costituzione è e deve continuare a rappresentare  imprescindibile e sommo elemento di garanzia nei rapporti sociali e delle istituzioni: ovvio che presieda al controllo e all’equilibrio del normale esercizio dei doveri e dei diritti, e altrettanto ovvio che debba contemplare il ripristino del ruolo del Parlamento, passando poi alla vera e propria fase di rifondazione del tessuto sociale, dell’economia, del lavoro, della produzione, della scuola, dell’università, della salute e quant’altro.

Ma vanno fin da subito tagliate le unghie al ripetersi di atti furbastri, assumendo rigide posizioni di controllo e di ripristino delle garanzie fondanti. 

Francamente, constatare che un autorevole soggetto possa attribuire la responsabilità del tardivo/mancato approvvigionamento di materie prime, incluse quelle essenziali per i processi di trasformazione e produzione, specie nel comparto dell’agro-alimentare, tacciando gli industriali di incompetenza, è un po’ troppo: il vecchio ‘gioco’ dello scaricabarile non è più praticabile, specie quando supera ogni limite diventando palese presa in giro.                           

Lettori e Cittadini ci fanno arrivare le loro domande, alle quali – nei limiti del possibile – diamo attenzione e risalto: tutto è per noi importante, specie quando proviene dal cuore, dalla mente, dei Cittadini: che vogliono sapere, vogliono conoscere, vogliono esprimersi in libertà e senza condizionamenti.

           Ritengo che meglio di quello che possa riportare un cronista, sia pure attento e obiettivo, sia riportare fedelmente quanto Massimo Giletti ha tuonato nella sua trasmissione di pochi giorni fa: “Abbiamo raccontato delle menzogne”, raccogliendo le dichiarazioni di un intervistato “Il gas non è aumentato per la guerra, è ora di finirla”… ”Ci raccontano una grande balla, abbiamo raccontato a tutti che il gas è aumentato per la guerra. 

E’ ora di finirla, qui c’è una speculazione pesantissima. Posso garantire che nella mia azienda abbiamo subito i rincari già da luglio scorso.

E’ una roba vergognosa!”.

E dati alla mano l’intervistato mostra bollette, sciorinando la cronologia degli aumenti: il gas, da Dicembre 2019 a Dicembre 2021 è aumentato più di tre volte, prescindendo dall’aumento cospicuo dell’ultima bolletta del 2022.

Quindi: cosa c’è sotto? Chi sta manovrando, come e per quali motivi, la leva dei prezzi, tentando di scaricare sul conflitto russo-ukraino – ma in particolar modo sulla Russia – la colpa di questi aumenti apparentemente fuori controllo?

E lo sono realmente, e per quali reali motivi, fuori controllo?

            Vogliamo ricordare a chi ci legge, e con fermezza, che i prezzi delle materie prime e – soprattutto – dell’energia (gas ed energia elettrica, in primis), come pure quello dei generi alimentari, erano inspiegabilmente in salita mesi e mesi prima del (più che prevedibile) deflagrare bellico; ricordiamo altresì che di questo ampio teatrino maturato molto prima delle ostilità nello scacchiere ukraino, erano attesi seri problemi di non solo energetici, ma anche di approvvigionamento di materie prime, acuirsi della crisi climatica (che parte abbia la geoingegneria che nei cieli spande di tutto, ma non si sa cosa… è tutto un mistero) con conseguenti carestie, spinte inflattive, recessione, svalutazione, ecc. ecc.)?                                                                                                                                         

Vogliamo dare ascolto ai sempre più numerosi che ritengono lecito ricondurre i propri sospetti  a una certa qual ‘ispirata programmazione’ (non certo ‘preveggenza’…) da parte di chi da anni aveva messo persino nero su bianco come certe élite si sarebbero mosse nel tempo, persino discutendone ‘spavaldamente-palesemente-in-segreto’: per ‘ridurre’ il numero degli essere umani, per ‘curarli’ con  generosa e premurosa cura anche in presenza di impreviste (ma attese?) malattia epidemicamente apprezzabili, per ‘snellire’ il mondo dell’impresa e del lavoro – portando alla  rapida chiusura di migliaia di imprese medio-piccole e ‘familiari’ -, per arrivare a una società ‘particolare’ piuttosto che non ‘classica’, dove a essere alfine smantellata è la ‘famiglia tradizionale’, sono i ‘valori’ abituali e le ‘tradizioni’ fondanti: quelli con cui generazioni dopo generazioni sono cresciuti, e che oggi si affannano a cancellare?

            Ma l’Italia, l’Europa, sono per la Pace?

Da cronista noto che in molti si riempiono pomposamente la bocca con frasette tipo ‘siamo impegnati per la ricerca della pace’ o ‘stiamo lavorando per la pace’ .

Qualcuno dice: ma è una barzelletta? Chi sta cercando soluzioni, e quali? A parole si cercherebbero soluzioni, ma materialmente si inviano in Ukraina forti flussi di denaro e armamenti sempre più sofisticati e distruttivi.

Specie da parte di chi, geometricamente, è più lontano dal teatro bellico. ‘Speriamo che Putin perda presto’ (afferma costantemente M.me Von Der Leyen);  ‘Azzerare la dipendenza dall’energia russa; bisogna comprare dagli amici, non dai nemici’ (è la bellicosa dichiarazione da Bruxelles di M.me Metsola); ‘Il rischio di una catastrofe alimentare è reale: e se non ci sarà una soluzione dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin’ (un ipse dixit di M. Draghi): dichiarazioni ricche di catastrofismo, di un (solo) apparente distacco dalla realtà, seguendo una narrazione artata e distorta.

Certamente, non dichiarazioni di chi stia realmente lavorando per la pace, mentre piuttosto – unite a quelle da Londra e da Washington – sembrano dichiarazione di chi ‘prevede’ (ma si cercano soluzioni diplomatiche?) una guerra lunga e tragica, dando persino l’impressione – certamente falsa – di ‘non volere né cercare’ soluzioni diplomatiche.                                     

Possiamo dire che ‘per fortuna’ – ma ha senso che la ‘fortuna’ di pochi, potrebbe equivalere alla disgrazia del genere umano? – ci sono Putin e la Russia, cui dare ogni e qualsiasi colpa?

            Proseguo, non senza aver fatto una precisazione, se mai ve ne fosse bisogno: da sempre odio le guerre, di ogni tipo e comunque ‘giustificate’.

Ma ho imparato che, passate le prime settimane, il confine sottile tra (eventuali)   ragioni dell’aggredito ed (eventuali) ragioni dell’aggressore si fa via via più sottile, persino labile.

Specie quando entrano in gioco fattori e soggetti ‘terzi’, che – proprio attraverso una belligeranza – hanno molto, moltissimo, da guadagnare e poco o niente da perdere.  E proprio attraverso riflessioni e valutazioni di questo tipo che si costruisce il terreno sul quale la diplomazia usualmente si muove: cercando soluzioni, prospettando nuove considerazioni, offrendo opportunità.

Da sempre la diplomazia si muove così: ma oggi sembra che le grida di ‘strane’ tifoserie, di ‘strani’ partigiani della guerra a tutti i costi (o del ‘costi quel che costi’) vogliano prevalere, imponendo guerra, povertà, fame,   distruzione e persino la morte.  

            Certo, le guerre sono tutte ‘sporche’: da qualunque parte le si voglia guardare; ma è altrettanto vero che le ragioni iniziali si vanno stemperando con forza con il proseguire degli scontri, poiché nella battaglia ciascuno mette il peggio di sé.

Con crudeltà e disonestà, ma anche con l’obiettivo di trarne profitto. Non credo a chi continui a narrare che le ‘cattiverie’ vengono fatte solo da un lato.

Le fa anche chi oggi sta alimentando una guerra sporca, fatta per delega di chi – fornendo armi – sta tentando di distrarre l’opinione pubblica e persino la storia, spacciando per verità delle disonorevoli menzogne.                    

            Mai, però, che in questa corsa verso una possibile fine cruenta di parte dell’umanità, qualcuno che abbia fatto una pur minima ammissione di responsabilità, di colpa.

Mai! Tutti in TV, invece, con le loro belle faccette, tutti pronti a rilasciare dichiarazioni e valutazioni (spesso tragicamente ridicole), tutti stretti l’un l’altro in una cordata di morte. C’è poco da scherzare: chi sta fornendo armi, è di fatto un co-belligerante.

E come tale coinvolge la nazione e tutto il popolo del proprio paese.

Ancora si gioca a rimpiattino con una ipocrita, se non finta, visione altruista e perbenista: le armi vengono fornite al solo scopo  di  consentire all’aggredito di potersi difendere (mentre le città vengono distrutte, la popolazione è in fuga, ed i civili vengono usati come scudi umani).

Della serie: io fornisco l’arma, l’uso che ne fa chi la possiede, non è affar mio.

Troppo comodo! Un esempio? Se per caso, domattina, il leader bielorusso Lukashenko dovesse sentirsi minacciato ai suoi confini dalla presenza chiaramente bellicosa di un paese NATO (ricordiamolo: le finalità della NATO nascono come ‘difensive’, mentre invece, oggi, la realtà è sotto gli occhi di chi voglia vedere) che gli punta contro missili e cannoni, e chiedesse allo storico alleato di Mosca di fornire armi – anche sofisticate – per aumentare la sua possibilità di difendersi nel caso in cui dovesse subire un attacco/una invasione, qualcuno potrebbe onestamente stupirsi, meravigliarsi, se venissero forniti missili a media/lunga gittata, qualche atomica tattica, o deterrente nucleare?

Oohhh griderebbero stupiti i soliti noti: ma quelle armi sono fortemente offensive!

Oohhh griderebbero gli altri: ma quelle armi servono a difenderci, solo se attaccati.

Ma si direbbe anche: tu, Mosca, perchè hai dato quelle armi offensive? E Mosca potrebbe rispondere: è un mio alleato, mi ha chiesto armi a scopo difensivo e io gliele ho fornite, ritenendo che effettivamente le sue preoccupazioni fossero fondate, poiché tra poche settimane o pochi mesi, ai suoi confini altri stati piazzeranno altre armi parimenti distruttive, puntate contro il suo territorio, i suoi cittadini.  

Quindi? Si vuole continuare a giocare a ‘guardie e ladri’, o si vuole ripristinare un minimo di serietà?

L’uso delle armi allontana la pace, e gli interessi di chi usa le armi schiacciano la reale volontà dei cittadini, guerreggiare  senza praticare con intensa volontà un serio e discreto percorso diplomatico significa non voler neanche discutere di pace ma far solo finta.

            Ego smisurati dominano gran parte del mondo, cercando di imporsi con ogni mezzo – lecito o illecito che possa essere -; ed è persino ridicolo che in una situazione così drammatica, che dovrebbe vedere all’opera ogni parte politica per risolvere questioni tanto importanti, si trovi invece il tempo per portare avanti ‘progetti’ politici pre-determinati, persino dibattuti, persino scritti…

Progetti che, proprio di fronte a queste emergenze, dovrebbero essere stati – come minimo – accantonati.  E si parla tanto di ‘ambiente’ di ‘ecologia’ di protezione della ‘Natura’… 

Anche qui stiamo vivendo una fiction (o parte di una fiction), poiché l’ecologia è quella branca della biologia che, detta con semplicità, si occupa dello studio dei rapporti tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono.

            Ma siamo sicuri che a tutti stia realmente a cuore la tutela degli ‘esseri viventi’, per primo dell’ ‘essere umano’?

            Ormai, il Dossier Ukraina è diventato, prepotentemente, il Dossier Mondo: mani ‘abili’ lo stanno profondamente mutando e destabilizzando, tentando di imporre un modello ‘strano’, persino ‘irreale’ e ‘irrazionale’, per piegarlo al loro volere.  




DOSSIER UKRAINA 9: PRECIPITEVOLISSIMEVOLMENTE …

 

          Le notizie – di ogni tipo – che si susseguono e accavallano nello scacchiere russo-ukraino, sono talmente tante da rendere difficoltoso l’orizzontarsi.

Se è vero che compito del giornalista è quello di fornire notizie tali da soddisfare le attese, e quindi gli interrogativi, dei Lettori, è anche vero che nel conflitto in corso in quest’area le componenti presenti sono comunque molte, perfino troppe.

Dagli aspetti legati al marketing (comunicazione, immagine, domanda/offerta di prodotti e servizi, informazione e gestione della stessa, e quant’altro), a quelli correlati alla geopolitica;

da quelli squisitamente storici a quelli della cruda cronaca; dall’aspetto umanitario a quello connesso alla violazione di molte norme internazionali (norme a tutela dei prigionieri di guerra e divieto di torturare gli stessi;

divieto di utilizzare automezzi sanitari per trasportare truppe (facendo affidamento sulle insegne della Croce Rossa);

divieto di utilizzo di armi batteriologiche e chimiche;

divieto di utilizzare i civili come scudi umani; divieto di utilizzare divise e mezzi dell’avversario al fine di commettere crimini di guerra dei quali dare la colpa alla controparte; 

strumentalizzazione e manipolazione delle notizie – con tecniche degne della migliore cinematografia – al trasformismo bellico e politico, alle bugie in gran quantità adottando la tecnica dello scaricabarile (io bombardo e dico che sei tu a farlo, tu violenti e dici che sono stato io) …

tanto per citare gli aspetti più rilevanti, ai quali molti altri sono fortemente connessi: ma il tutto sviluppato in un contesto dove le false notizie e le notizie false, la fanno da padrone;

dove la menzogna assurge a verità (purtroppo, spesso a priori). Una sorta di ‘guerra di ballisti’ e di suggestioni spessissimo pietose e quindi strumentali, il cui fine è occultare, minimizzare, esaltare ciò che conviene, inducendo la pubblica opinione ad abbeverarsi a pozzi inquinati. 

Ma di chi parliamo di A o di B? Ma di entrambi: e non solo.

Ormai è coinvolto tutto l’alfabeto, visto che  le parti in causa si sono moltiplicate – e il problema, dilatato a dismisura – in modo persino anomalo; quindi, parlare solo di uno non è più possibile, senza incorrere in errori macroscopici.

Il ‘di chi è la colpa’, ‘di chi sono le responsabilità’, ‘chi sono gli invasori, gli invasi e gli… invasati’ (per dirla alla Travaglio), qual’è il gioco delle alleanze e quale quello delle complicità, lo devono stabilire i Lettori, la pubblica opinione, mettendo da parte narrazioni di comodo, boutades teatrali, ricatti, pupari e marionette… anche perché in gioco c’è la nostra vita, la vita di tutti: estensivamente, ma non illogicamente, di tutta la razza umana.

Per intenderci: quella che, in nome di non si sa quale ‘diritto’, ‘qualcuno’ (peraltro, di ben conosciuto: visto che tutto è ormai nero su bianco, con tanto di nome e cognome di questi novelli, inumani, diabolici, ‘gestori’ dell’attuale malconcia umanità) ha deciso di ‘fermare l’uomo’ entro il 2030, poiché ‘fa troppi figli, mangia carne e spreca energia’.

Ormai, non siamo più solo spettatori ma siamo coinvolti e quindi compartecipi, poiché qualcuno ha deciso di coinvolgerci, di coinvolgere il Popolo Italiano, 

          Oggi tutto è incentrato su ‘false’ verità – ovvero, su ‘vere false notizie’, spesso derivate o stortura di notizie vere – fatte circolare ad usum di una delle parti o dei loro alleati veri o presunti: e se non si ha certezza di ciò, quali notizie certe si possono offrire ai Lettori?

Ci sono morti, da entrambi gli schieramenti; ci sono morti tra i civili (ma esistono ancora i civili, in Ukraina?

Dopo che la popolazione è stata armata, la stessa agisce in modo paramilitare, così equiparandosi ai militari e correndo il fortissimo rischio di essere trattata allo stesso modo nel corso dei combattimenti); ci sono case e città violentemente bombardate (ma, ad ascoltare le testimonianze raccolte sul campo da volenterosi cronisti e fotografi indipendenti – i cui servizi girano in rete, ma, chissà perché, non vengano acquistati dalle catene di informazione e dalle stesse agenzie  – a bombardare sarebbero anche le forze locali, ukraine, con lo scopo di gettare colpe e responsabilità sull’altrui combattente); ci sono dei veri e propri set dove, con capace regìa, vengono montate scene di presunti massacri o di presunte violenze o di altrettanto fantastici bombardamenti, con immagini di finte bombe inesplose fatte di lamierino;

ci sono ‘morti’ che, prima delle riprese, fumano con mani che spuntano dai grigi sacchi della morgue, o ‘vittime’ che non appena il cineoperatore è passato, si rialzano improvvisamente miracolati;

ci sono ‘vittime’ trovate in molteplici fosse-comuni che si trovano anche in territori dove l’ ‘attaccante’ non è mai stato; ci sono ‘partorienti’ o altre ‘ragazze immagine’ con finte pance e trucchi diversi, a seconda di dove debbano essere immortalate;

ci sono inviati di testate giornalistiche o televisive che, nel momento del collegamento, esclamano costantemente ‘poco prima di collegarci con voi sono suonate le sirene’ (ma le sirene non si sentono: oltretutto, il suono lamentoso e lugubre degli allarmi) oppure che ‘è scattato il coprifuoco’ (ma dietro si vede la città ben illuminata con il traffico che scorre) …

ecco c’è tutto questo e molto di più:  capite bene che poter dare notizie vere e serie, sia sempre più complesso; restano i commenti, ma anche questi devono essere basati o su una visione d’insieme o su notizie reali, specie se è stata accertata la presenza di falsari e complici di falsari che fanno di tutto per alterare la verità dei fatti.

E, accreditare una notizia piuttosto che non un’altra ovvero l’opposto di esse, può significare favorire anche inconsapevolmente l’una o l’altra parte. In ogni caso, si deve tenere in debito conto che la narrazione – ed i dettagli della stessa – provengono unicamente da una sola parte e dai suoi mentori, mentre l’altra è sotto il tiro incrociato di critiche e attacchi che coinvolgono anche i singoli cittadini di quello stato, in barba a ogni norma internazionale e di fatto aggrediti (temporaneamente?) di ogni loro bene.

          Ma ogni azione suscita una reazione, e i Cittadini devono comprendere che nel batti e ribatti di ‘picche e ripicche’ sono proprio loro a pagare il prezzo più alto, perché sono i Cittadini a costituire uno stato e non certo chi li amministra.

          Cambiando prospettiva, vorrei farmi latore di alcuni (pochi, in verità…) dei tanti quesiti che la Gente si pone: questo sì che può aiutare, offrendo la percezione di quale possa essere la curiosità e il sentire comune, come pure l’esigenza di sapere, di conoscere, per così formarsi una propria idea senza dover ‘subire’ quelle altrui. 

          Perché in Italia stanno avvenendo episodi di insofferenza da parte di ukraini, profughi o meno, verso cittadini russi da tempo in Italia?

Perché vengono tollerate tali manifestazioni chiaramente discriminanti e razziste?

C’è una regìa dietro tutto ciò, e ci sono dei fiancheggiatori italiani? C’è da attendersi un peggioramento?

C’è un attento filtro nel consentire l’accesso a questi ‘profughi di guerra’, e lo sono tutti in realtà?

Ci possono essere degli infiltrati tra detti profughi, in grado di suscitare/alimentare disordini in Italia?

Si adatteranno alle nostre leggi, o porteranno con sé odi e rancori che inevitabilmente esploderanno da noi?

          La NATO è una organizzazione difensiva o offensiva? Certamente difensiva, e non può attaccare se non dopo essere stata attaccata (attenzione a questa parola: attaccare.

Si veda l’esatto significato di questa parola)  diversamente sarebbe una struttura di tipo aggressivo: ma consegnare tonnellate di armi all’Ukraina, nazione non membro della NATO, non equivale a entrare in guerra  con la Russia per interposta persona e su territorio non coperto dalla NATO?

          L’Italia, che è membro della NATO, è sotto attacco o è stata attaccata da un aggressore e per questo deve affrontare un’emergenza, richiamando ogni sua forza per difendersi?

Certamente no.

Ogni dichiarazione diversa o è pretestuosa per altri fini o è semplicemente falsa.

Non siamo né attaccati, e quindi non dobbiamo ‘rispondere’ ad alcunché, né siamo sotto la minaccia di un attacco: gli unici attacchi abbiamo l’abilità di farceli da soli, davanti allo specchio.

          Se l’Ukraina non é membro della NATO, perché i paesi della NATO si sentono tanto coinvolti nell’aiutarla massicciamente tanto militarmente che economicamente?

Cosa rappresenta per loro l’Ukraina?

Cosa c’è di tanto importante che giustifichi migliaia di morti, enormi devastazioni e il rischio di un conflitto più ampio e drammaticamente serio?

          L’Ukraina è aderente alla Unione Europea? No.

Anche se a Bruxelles si inventeranno qualunque cosa per ammetterla in fretta e furia (con un occhio predatorio alle sue grandi risorse).

          Che fine fanno le armi massicciamente consegnate al règime di Kiev? Che fine faranno alla fine del conflitto?

C’è il pericolo che possano finire nelle mani del terrorismo internazionale?

          Ma è vero che ci sono episodi cruenti, fino all’esecuzione sommaria anche con il taglio della testa o la crocifissione, di soldati prigionieri?

          Perché c’è un tizio che, con l’indice alzato e agitato a mo’ di bastone,  si permette di arringare capi di stato e di governo, incitandoli all’odio, all’invio di armi-armi-armi, istigandoli a calzare i paraocchi, assumendo  misure che potrebbe rivelarsi un pericolosissimo boomerang?

Perché costui è aiutato oltre misura e fiancheggiato nel non essere chiamato a rispondere del massacro di oltre 15.000 civili massacrati nel proprio paese?

          Questa mobilitazione di USA+NATO+UE (della serie ‘Tutti gli uomini del Presidente’?) coincide con accuse presso i Tribunali internazionali per crimini contro l’Umanità perpetrati a mezzo della somministrazione dei sieri miracolosi; negli USA esplode la pesante e grigia questione legata al giovane rampollo, Hunter; negli USA si va accertando la responsabilità di chi ha montato con atti illeciti il ‘russiagate’…

Sospetti sempre più pesanti gravano sul tutto. Alimentati dall’assoluto diniego degli USA a sedersi con la Russia allo stesso tavolo di trattativa, cercando nel contempo di attrarre nell’orbita NATO delle nazioni tradizionalmente non schierate (che, da neutrali, diventerebbero bersaglio potenziale). 

Perché?

          Tanti i quesiti, troppi…

E io confesso di non essere in grado di soddisfare tutte le legittime curiosità, dando gli input più corretti.

O si accettano – come fosse un atto di fede – le notizie somministrate da un’informazione a senso unico che, con estrema e non casuale disinvoltura, sorvola su fatti gravissimi prediligendo le versioni a favore di un predeterminato ‘pupillo’, o si ragiona.  

Perché utilizzare la ‘ragione’ giova? 

Perché ragionando possono scaturire dei dubbi, ed è proprio il dubbio che ci stimola alla ricerca, all’approfondimento, a togliere quel velo che a tutti i costi taluno vuol piazzare davanti ai nostri occhi.                                                E abbiamo il diritto di riflettere: approvando o disapprovando, esercitando i diritti che la libertà e la democrazia ci mettono a disposizione. E’ un dovere verso noi stessi, questo, ma soprattutto un dovere verso i nostri figli, i nostri nipoti, coloro che verranno dopo di noi: ai quali non è detto che dobbiamo consegnare una Terra desolata, dove la sete di sangue e l’odio sono il concime in cui un’umanità dilaniata, perversa e corrotta, ha smarrito valori e sentimenti, si è smarrita.

Un’umanità che, per i ‘desideri’ di  qualche stregone, dovrebbe essere decimata in pochi anni da virus, guerre, carestie, pestilenze e pozioni magiche varie, per costruire una ‘sostenibile società di domani’.

Una società senz’anima, costellata non più da ‘individui’ autonomamente pensanti e quindi senzienti, con una loro specifica ‘identità’, ma da esseri svuotati cui possa essere stata sottratta la loro ‘identità’, e quindi profondamente avviliti.  

Gente che non ha più sogni, emarginata da tutto, a capo chino, sconfitta, schiava, diventata proprietà di qualcuno che possa ‘spegnerla’ con un click, che possa decidere cosa possano fare, quando e in quale misura!

          Gente che, priva di sogni e di prospettive degne di essere vissute, non saprà più gustare l’incredibile favola che è la vita: ridotta a una comparsata da chi, abile stregone ma non creatore, tutto stravolge per imporre la propria bieca volontà.

          Ogni nostro sforzo, oggi, dovrà essere concentrato nel convertire ogni pensiero negativo in azioni positive, ogni energia negativa in flussi di amore fraterno per il proprio prossimo.

          Certo, con caritatevole disponibilità e umanità dobbiamo aiutare chi si trovi in forte difficoltà e forse sta smarrendo la propria dignità: accoglienza e integrazione sono la giusta via.

Chiarendo subito: integrazione è il nome del messaggio, ma per porlo in essere dev’esserci il forte concorso di chi deve integrarsi, non certo costituendosi in sacche a sé stanti, rendendosi autonomo rispetto al contesto che lo ospita.

Al riguardo il comportamento dell’Inghilterra è davanti agli occhi di tutti: manda armi e denaro, manda istruttori e personale più che qualificato, dà elevatissimo credito a una delle parti rendendogli anche visita e arringando contro gli ‘altri’, ma  – alla prima avvisaglia di profughi in arrivo (veri, falsi, presunti… chissà?!), si è letteralmente trincerata, attivando un immediato pattugliamento marittimo e aereo sulla Manica, teso a intercettare e bloccare l’arrivo di ‘clandestini’ o ‘indesiderati ospiti’ le cui mire possano essere quelle di calcare il suolo inglese, per stabilirvisi.

Con grande senso pratico, il premier Johnson ha dato una immediata risposta e una soluzione al problema (ma anche una dura lezione ai suoi omologhi europei, propensi a facili e costosissimi entusiasmi).

In pratica, possiamo accogliere, previa attenta selezione, solo chi potrà contribuire con una qualche propria competenza/capacità; per il resto, il Ruanda vi aspetta. Terra ospitale e assolata, amena…

lì vi troverete bene, sicuramente, anche solo temporaneamente!

          C’è tanto odio, rancori a lungo covati, interessi smisurati, prevaricazione: un mix che ha fatto da facile innesco per il deflagrare di violenze sempre più acute, tragiche.                                                                  

Contro tutto questo odio, ricordiamo che proprio noi possiamo fare il ‘miracolo’: basta solo che ricordiamo a noi stessi che ‘ogni giorno è un miracolo’, per così interrompere la spirale negativa.

          Certamente, tutti noi abbiamo la sensazione che i prossimi saranno giorni decisivi: a Mariupol, nell’acciaieria Azovstal (o, meglio, nei suoi sotterranei a prova di atomica, pare) c’è la risposta: o saremo precipitevolissimevolmente avviati verso il precipizio o un inatteso, anche se inizialmente stentato, equilibrio potrebbe delinearsi.

          Per chi crede, la Pasqua è il momento giusto per dare concretezza ai propri stati d’animo, alle proprie azioni: se veramente vogliamo la Pace, dobbiamo avere ben presente che Dio è Pace, Amore e Perdono, e che il solo nutrire sentimenti di rancore ci fa morti dentro ancor prima di esserlo materialmente.

          C’è gente che muore  senza capirne il motivo: aiutiamoli a deporre le armi, a far trionfare la Pace. Sarà una vera rinascita collettiva, nel segno del Bene, dell’Uno, del Tutto.

          La prossima volta che mi rivolgerò a voi tutti, vorrei farlo proprio parlando di una Pace raggiunta.

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 8: CHI NASCONDE QUALCOSA, HA QUALCOSA DA NASCONDERE.

Anche se sarebbe ora che la matassa iniziasse concretamente a dipanarsi, in Europa sempre meno si sente parlare concretamente di ‘pace’, di ‘tregua’, di ‘tavolo di trattative’; un concetto che dovrebbe vedere impegnate le nazioni direttamente e indirettamente coinvolte nello scontro militare.

USA, NATO, Russia, Cina, Ukraina, e con la partecipazione esterna di Francia, Inghilterra e Turchia, sotto l’egida dell’ONU, dovrebbero riunirsi tutti attorno a un tavolo, senza fronzoli ma  con l’obbligo imperativo di trovare una rapida soluzione che serva a rimediare anche agli eventuali errori di un passato più o meno recente.

Così includendo l’allargamento anomalo della NATO, la cruenta repressione delle genti del Donbas e della Crimea, la dismissione di ogni bio-laboratorio e quant’altro che ‘lorsignori’ possano già conoscere benissimo; nel contempo, intraprendere con serietà un’azione orientata al disarmo globale e al blocco della proliferazione di armamenti nucleari, ovvero dell’utilizzo del nucleare solo a scopi rigorosamente pacifici.  

          Negli ultimi giorni, a Bruxelles, il presidente ucraino Zelensky, che si divide con abile disponibilità tra i compiti di rappresentanza e i vari palcoscenici offerti dalla comunicazione (ivi incluse le austere aule di diversi parlamenti, purtroppo), ai leader dei 30 paesi NATO, oltre che l’usuale e bellicosa (e ormai monotona) sollecitazione a scendere in campo per la Terga Guerra Mondiale, ha formulato l’altrettanto abituale richiesta di finanziamenti e armi, oltre all’attivazione di una no fly zone: per l’esattezza, 2000 carrarmati e aerei da combattimento (il tutto, ovviamente, a fini difensivi …), il tutto pari all’1% dell’armamento NATO …

A tale richiesta, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha replicato “… gli alleati danno sostegno significativo all’Ucraina, armi, sistemi avanzati, sistemi che possano aiutare ad abbattere aerei.

Non entrerò nei dettagli dei sistemi, quello che posso dire è che gli alleati fanno quel che possono per sostenere l’Ucraina con le armi così che gli ucraini possano difendersi.

L’autodifesa è un diritto sancito dalla carta delle Nazioni Unite… (.) …Allo stesso tempo”, ha proseguito il segretario, il cui mandato è stato prolungato fino al 30 settembre 2023 “abbiamo la responsabilità di prevenire che questo conflitto si allarghi e coinvolga non solo Ucraina e Russia, ma gli alleati e la Russia.

Questo sarebbe più devastante e pericoloso. E penso che su questo dobbiamo essere onesti”.                                                                                               

In certi frangenti, l’utilizzo della parola ‘onestà’, suona in un ‘certo e particolare’ modo, quasi stonato: visto che ciascuno guarda più alle convenienze proprie o del gruppo/schieramento cui appartiene.

Penso che chi è onesto non abbia  bisogno di evidenziarlo a voce, bensì deve semplicemente testimoniarlo con il proprio comportamento: quando sento qualcuno che nel proprio fraseggio inserisce il termine ‘sarò onesto’, è il momento che acuisco i miei sensi, paventando insidie nascoste.             

Si continua a parlare di possibile Terza guerra Mondiale o di un (sempre possibile, pur se improbabile) utilizzo del deterrente nucleare.

Ma Signori, non facciamoci intortare ancora di più da questi persuasori: se mai dovesse esserlo, la prossima sarebbe la ‘Quarta se non la Quinta guerra mondiale’; la terza è iniziata dal termine del Secondo Conflitto Mondiale continuando fino alla fine del 1900, e si è svolta in tutti i teatri del mondo.

Luoghi, popolazioni, bombardati senza pietà, forsanche senza reali motivi, vittime dell’altrui cupidigia, sovente mascherata da ‘motivi umanitari’.

E dopo Hiroshima e Nagasaki, il 2020/2021 ha visto molte esplosioni ‘atomiche’, devastanti in tutto il mondo, che hanno causato centinaia di migliaia di vittime.

Non solo le bombe sono ‘atomiche’ e quindi devastanti, altre vittime sono state causate dall’irrintracciabile ‘stranissimo’ corona e dalle sue sfuggevoli e altrettanto ‘strane’ varianti, nonché dalle ‘strane’ terapie instaurate: vere atomiche ‘sganciate’ silenziosamente, la cui falce mortale ha mietuto e continua a mietere vittime.                                                                                 

E’ questa, in ogni caso, una guerra di informazione/controinformazione, di comunicazione/disinformazione: attentamente pianificate e attuate da staff di specialisti.     

A qualcuno piacerebbe ‘vincere facile’ (come recita certa pubblicità) additando solo ed esclusivamente la Russia e segnatamente Putin (cui non sono stati risparmiati epiteti e offese cocenti: insopportabili per chiunque), quale solo responsabile di ‘tutto’, anche in assenza di prove, anche in assenza di contraddittorio (certamente, non ha fiori nei propri cannoni… ma la realtà, talvolta, può essere un’amara medicina): si usa furbescamente il condizionale ma con una serietà e una retorica tali da farne verità, come l’utilizzo di armamenti al fosforo; la presunta volontà di utilizzare deterrenti chimico/batteriologici (per la cronaca: cosa smentita dal Capo degli Ispettori dell’ONU, poiché la Russia ha smantellato tutto il proprio arsenale chimico, in ossequio degli impegni solennemente assunti; la stessa cosa non può dirsi degli altri, USA in testa); presunte violenze a donne, vecchi e bambini; distruzione di ospedali (vuoti); mancata volontà di attivare corridoi umanitari, ecc. ecc. Farne un’elencazione sta diventando persino noioso.

Ma l’attenzione, altrettanto acuta, va anche indirizzata verso quanti, utilizzando menzogne preconfezionate ad arte (guarda caso, sempre le stesse), sembrano preparare i loro soldatini per organizzare una ‘missione umanitaria’ (anzi ‘missione di guerra motivata da alibi umanitario’) di un qualche tipo, contro la Russia (e chi l’appoggia), piuttosto che dedicare ogni forza, ogni risorsa, ogni attimo, alla ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto in atto (non tralascio di sottolinearlo, sempre con maggior enfasi).

E la ricerca di queste ‘colpe’ russe, è ormai spasmodica poiché nelle menti di un gruppo di soggetti alberga una sola realtà percorribile, a ogni costo: colpire la Russia ‘lasciarle il segno’.

Soprattutto perché ha osato alzare la  voce – visto il fallimento di ogni pregresso tentativo diplomatico, dalla stessa promosso – contro chi non ha rispettato accordi precedenti, avvicinandosi pericolosamente ai suoi confini, puntando i suoi missili (targati ‘liberty & democracy export ‘) ora a soli 7 minuti di volo da San Pietroburgo e un po’ più del doppio da Mosca!

Violando, USA e NATO, ogni e qualsivoglia loro impegno: con la complicità degli stato membri, che non potevano non sapere. 

Ma gli autori di questa bella situazione, nella quale hanno coinvolto l’Ukraina (diventata terra di scontro per conto terzi?), continuano a rifiutare ogni dialogo diretto o meno, imponendo e continuando a imporre la loro bellicosa volontà.

Sono coloro che hanno fatto dell’Ukraina l’avamposto ove collocare i loro laboratori di illecite ricerche chimico-batteriologiche e si sottraggono dal dare spiegazioni, dal giustificare le loro azioni ed i loro reali obiettivi: forse ritengono di poter fare tutto e di tutto, senza essere chiamati a risponderne?

Sono coloro che hanno ridotto l’Ukraina a una piattaforma di sporchi affari e di intrighi.

Sono coloro che si stanno facendo scudo dei cittadini ucraini, installando posizioni militari in ambienti civili, dissimulando e dissimulandosi abilmente. 

Al riguardo, la nostra informazione (per intenderci, quella che durante le riprese indossa il giubbino con scritto ‘press’ o che calza un elmetto di protezione, e che dice di essere in un luogo mentre alle spalle ci sono immagini statiche o pre-registrate) è assolutamente aliena dal raccogliere e ri-trasmettere le testimonianze di chi certamente non ha motivo di ringraziare le truppe ucraine, o di chi ha tragica e diretta testimonianza delle brutalità delle loro componenti militari palesemente naziste.     

Ormai, al mondo è stata data una brusca sterzata e una certa impostazione di ‘globalismo’, sostenuto dall’èlite della finanza e voluta con forza dai ‘piani alti’, è naufragata.

Gli stessi equilibri monetari stanno subendo una rapida e radicale mutazione, con un riassetto circa il quale nulla può essere oggi dato per scontato.

Al di là di belle enunciazioni di facciata o da parte di possibili soggetti poco competenti, dei parvenu della politica, salvo cambiamenti epocali, l’Unione Europea è alle corde, e la sua moneta è ora sovrastata dal dollaro: vero vincitore di questa fase, tanto a livello finanziario che cosa affatto trascurabile, commerciale, con il suo export di GNL (almeno +30% di costi in più rispetto a quello fornito dalla Russia, assoggettata a sanzioni) e con l’amabile disponibilità a spedirci, pagando, beninteso, un po’ di grano e altri cereali (chissà se provenienti dalle ampie coltivazioni che Mr. Gates ha acquistato con i lucrosi proventi dei miracolosi ‘liquidi’).  

Il Mondo ha bisogno di Pace, Signori miei; con la paura, con il terrore, si possono solo ‘tenere a bada’, e cioè sotto controllo, genti e nazioni.

Ma è solo un clima pacifico che può stimolare l’intelletto e le azioni, per il progresso dell’Uomo e dell’Umanità.         

Quanto sta avvenendo in questi ultimi anni, ha messo ancor più in rilievo che sono sempre in molti parlare di una ‘redistribuzione della ricchezza’ per favorire (altro termine tanto caro a ‘lorsignori’, anche se …) le fasce di popolazione meno abbiente, ma che in realtà proprio sulla pelle di queste fasce più deboli (fasce sempre più ampie, ormai in modo macroscopico) si consuma un arricchimento sfrenato e per lo più illecito da parte di chi specula su tutto: anche sulla pelle della povera gente. 

Occorre non demotivare l’imprenditoria, ma esaltarla; così come vanno mantenute tutte le attività del commercio e dell’artigianato, potenziandole: nel ‘globalismo’ tutto diviene una marmellata informe, senza grandi distinzioni, e finisce per concentrare nelle mani di pochissimi soggetti molte delle attività che prima venivano attuate da una pluralità di individui.

E ciò sulla base del più sano liberismo, di quella visione di ‘libera imprenditoria’ (che faceva da preciso contrappunto al concetto di ‘Stato libero e democratico’, e non certo di uno ‘stato canaglia’ avido e inefficiente, persino punitivo nei confronti dei cittadini) che trovava nelle dottrine keynesiane la sua esaltazione attraverso l’innesco di un processo evolutivo a spirale, moltiplicatore del reddito.

Reddito che vuol dire creazione di opportunità di lavoro, di crescita, di sviluppo, di intrapresa commerciale e imprenditoriale, di libero scambio interno  e internazionale, di forti stimoli all’agricoltura, di libera circolazione della moneta ma anche di un sistema fiscale equo ed efficiente attraverso meccanismi diretti e funzionali che scoraggino la sola idea di evasione (perché la cosa riesce nelle altre nazioni e in Italia no?), e quant’altro che degli economisti possano suggerire con facilità. 

Certamente, l’adesione all’attuale UE non è che abbia giovato all’Italia né agli Italiani, che con l’avvento dell’Euro si sono trovati impoveriti mentre altre nazioni hanno avuto un concreto vantaggio: e ciò, tradendo le percezioni e la volontà dei Padri Fondatori.

Le considerazioni di Altiero Spinelli, per citare una di queste prestigiose Figure, con il forte desiderio di pervenire agli Stati Uniti d’Europa, sono sempre un obiettivo perseguibile; ma è un obiettivo divenuto via via più arduo raggiungere, com’è ormai chiaramente deteriorata la stessa attuale impostazione della UE.  

Una situazione che non può non contemplare un recupero (in parte o totale) delle sovranità nazionali, al fine di porre rimedio a un contesto privo di sincronicità e armonia; non c’è bisogno di uno stato-chioccia, che elargisca contentini di tutti i tipi ai suoi ‘pulcini’ pur di tenerli buoni e senza grilli per la testa, perché i pulcini tali resteranno, senza crescere, senza ambire ad altro.

Che futuro può esservi senza poter inseguire i propri sogni, senza coltivare delle prospettive, senza poter accarezzare concretamente il normale desiderio di costruire una propria famiglia, nella percezione, poi, che il proprio livello di istruzione e il proprio bagaglio culturale valgono sempre meno, specie a confronto con gli altri suoi coetanei in Europa, e non solo?

Abbiamo bisogno, ora più che mai, non di traders o di abili e spregiudicati commis della finanza: occorre operare palesemente e concretamente per il bene dei Cittadini, e del loro insieme, ovverosia della Nazione, consentendo loro di sentirsi importanti, rispettati.

Il Popolo deve sentirsi presente e rappresentato, trattato con rispetto e umanità, recuperando la piena consapevolezza del suo valore e della dignità della persona. Il momento è propizio, così come è anche propizio per dare significato e corpo alle trattative odierne che, grazie alle mediazioni in corso, specie quella del leader della Turchia, lasciano intravvedere spiragli: anche se non potrà esservi una fine delle ostilità, senza il coinvolgimento diretto tanto degli USA che della NATO.

E’ giusto che tutti chiedano delle garanzie, specie per evitare il ripresentarsi di talune evidenti situazioni, ed è giusto che nessuno sia tentato di ‘fare il furbo’ ovvero di credersi più furbo degli altri.         

E la lezione che si profila da poche ore, è di quelle che stroncano ogni tentativo di furbizia, e anzi castigano molte iniziative prese con fin troppa frettolosità, quando non con i paraocchi: “…la Banca Centrale della Russia ha annunciato ufficialmente che, a partire dal 28 Marzo 2022, il rublo russo è legato all’oro. Il tasso è di 5000 rubli per grammo di lingotti d’oro…”.

Ci sono 28 grammi in ogni oncia; 28 grammi (ossia, un’oncia) per 5000 rubli al grammo equivalgono a 140.000 rubli.

Vi prego: proseguite da soli nel ragionamento pratico… arriverete alla sintesi pratica: con questa manovra monetaria, la Russia (data per rapidamente soccombente sul piano della finanza internazionale, fin dai primi giorni di conflitto) spazza via di c.a. il 30% il valore attuale del dollaro USA in tutto il mondo, quando si tratta di transazioni su base aurea.

E, ricordiamolo per la cronaca, ma anche scaramanticamente, l’ultima persona che stava per sostenere la propria valuta con l’oro, è stato Muammar Gheddafi: spazzato via a suon di bombe e ucciso con inaudita e sadica violenza.                                                                

Siamo alle soglie di un mondo nuovo e del tutto diverso da prima, con antichi equilibri del tutto saltati, e con la necessità di determinarne di nuovi. 

Avranno i governi del mondo il coraggio, la forza e la lungimiranza per farlo? Riusciranno ad avere una visione prospettica diversa, nell’interesse dei Cittadini?

 

Giuseppe Bellantonio     

 

 




DOSSIER UKR 7: A TUTTI I COSTI.

 

          Lo schema di damnatio  posto in essere contro la Russia ed il Popolo russo, non conosce soste. Ma neanche grosse ‘variazioni sul tema’.                                                              

          In che senso?

La ‘narrazione’, dopo aver aggiornato, e solo temporaneamente accantonato, il suo pandemic drama, lo ha tramutato dalla sera alla mattina in war drama, avendo gioco facile nel dividere ancora una volta l’opinione pubblica (attraverso un’informazione pilotata – TV, giornali, radio, social – del tutto strumentalizzata e chiaramente strumentale ai fini prefissati dai ‘soliti ignoti’).

Una divisione in assoggettati alle verità-menzogna e non-assoggettati (autonomamente raziocinanti; ossia, che ragionano con la propria testa: verificando e approfondendo la narrazione ufficiale. E per ciò ‘pericolosi’, da etichettare in modo persino ingiurioso, indicandoli alla pubblica riprovazione!).

Sono proprio i non-assoggettati quelli che si confrontano con la  verità-menzogna per analizzarla, sviscerarla, decontaminandola per trasformarla in menzogna-verità: ossia in verità liberata dai panni tetri della menzogna.

          Peraltro, la narrazione cui siamo sottoposti in modo martellante, è una narrazione che parla sempre la stessa lingua da che mondo è mondo; utilizza la lingua biforcuta dei falsi, dei bugiardi, dei mestatori, dei corrotti, degli ambiziosi, dei traditori, delle serpi, dei rettili: di quei diabolici esseri che si nutrono di menzogne obbligando anche gli altri a cibarsene, autentici manipolatori della credulità altrui, vera leccornia per chi è abituato ad assoggettare persone e popoli, travolgendoli come fossero birilli, succhiandone sangue,  mente e anima.

          Ecco, dunque, che forti della riuscita di quel pandemic drama  che ha sparso sull’umanità una coltre di terrore e incertezza (e, in particolare sull’Italia, un incredibile impoverimento produttivo-commerciale e un rapidissimo inaridimento morale e sociale: come mai visti in tanti anni di vita della Repubblica), ora questi alchimisti del male affondano a piene mani le loro mani nella melassa fetida della belligeranza in atto tra Russia e Ukraina.

Stesso copione terroristico-persuasivo (con esaltazione del solito mantra ‘affidati a me che ti voglio bene, solo io potrò salvarti’) e l’identificazione di fatto nei presunti filo-russi di oggi dei free-vax vaccinali di ieri: ossia di coloro che non accettano la narrazione del mainstream, preferendo approfondire autonomamente, facendo anche capo a quante più fonti sia possibile consultare.

Un’azione di per sé affatto biasimevole, quella di informarsi, vista la complessità e la drammaticità della situazione (specie per la imponderabilità dei possibili, ancor più tragici, sviluppi).

Anche perché, se a me Cittadino dovesse  arrivare una tegola in testa, intendo conoscere chi è che me la sta tirando e, soprattutto, perché: cercando, per quanto possibile, di farmi da parte e aiutare gli altri a fare altrettanto.

          Certo, saperne di più (ossia: conoscere per valutare e quindi decidere), può, e deve, suscitare dubbi; specie di fronte al batti e ribatti di minacce e accuse, ormai talmente ingarbugliato che, per poterci orientare, occorre fare come i gamberi: andare a ritroso per risalire all’innesco di ciò che oggi si è solo palesato, deflagrando.

Ma il dubbio è il sale della riflessione, il vero stimolo al ragionamento… e quel che è mancato almeno negli ultimi due anni è proprio l’uso della ‘ragione’ (cfr. Enc. Treccani ”…

La facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme la facoltà che guida a ben giudicare, a discernere cioè il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, alla quale si attribuisce il governo o il controllo dell’istinto, delle passioni, degli impulsi…”).

          Ecco quindi, perché sostengo che oggi vada in scena quello che è un altro e diverso quadro di un canovaccio complesso seppur da tempo pianificato: ormai è di amplissimo dominio che tutto escludendosi del possesso di doti di straordinaria e molteplice chiaroveggenza da parte di costoro un gruppo di (ricchissimi) ‘pianificatori’ ha preannunciato un futuro ricco di pandemie, guerre, crisi alimentari e carestie, crisi ambientale, abolizione del contante ed eliminazione della proprietà privata, crisi delle risorse energetiche, controllo sociale e delimitazione ferrea delle libertà personali, e, purtroppo, non per ultimo, la riduzione della popolazione terrestre!

Un canovaccio che, a tutti i costi, si cerca di imporre: in ogni modo, con ogni mezzo, a sprezzo di ogni pur minima considerazione e rispetto per la vita umana, e per la stessa dignità dell’Uomo.

Un canovaccio la cui applicazione ma guarda un po’! determina appiattimento sociale e immiserimento, sfruttamento della persona, ma anche ulteriore arricchimento di chi ricco o ricchissimo già lo è.

         Purtroppo, in questo momento va in onda non più il ‘dramma pandemico’, bensì il ‘dramma della guerra’ per ora su territorio ucraino: un dramma che specie emotivamente, pur se alimentato da altri forti timori ci coinvolge umanamente in modo intenso e di cui, mano a mano, scorgiamo gli elementi caratteristici di uno stesso copione, dello stesso substrato creato per colpire i vari Saddam o Gheddafi o altri soggetti e nazioni … di là siringhe, lockdown, mascherine e ‘miracolosi’ sieri … di qua razzi, cannoni, missili, armi, desolazione, vittime. 

Vittime come lo furono i bambini e gli anziani morti per la imposta povertà e la mancanza di cure, nella disperata Grecia ‘salvata’ dalla UE e dalla ‘prodigiosa’ troika ; vittime come le migliaia di persone uccise dalle bombe lanciate dai monopolisti dell’import-export di liberty & democracy, qua e là per il mondo; vittime come quelle cadute sotto le bombe sganciate su Belgrado (“…Il 24-3-1999 la NATO attaccò la Jugoslavia sparando circa 2/3000 missili e ca. 14.000 proiettili, tra grappolo e uranio impoverito” ha ricordato poco tempo fa Hua Chunying, portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, aggiungendo“…

Gli Stati Uniti e la NATO non sono in grado di giudicare i principi morali di nessun Paese fino a quando non si scusano e compensano i danni e le sofferenze che hanno causato ai popoli della Jugoslavia, dell’Iraq, della Siria e dell’Afghanistan”); vittime provocate dalla fame e dalle mancate cure, in un’Italia ridottasi con più di 8 milioni di poveri, mentre è evidente l’erroneo indirizzo di ingenti somme su voci di spesa del tutto opinabili; vittime provocate dalla impossibilità per milioni di Italiani di accedere a diagnosi, cure e interventi chirurgici, in area medica a causa di ‘protocolli’ governativi quantomeno controversi; vittime come quelle perite sotto le bombe NATO in sette mesi, dal 19 Marzo 2011, in Libia; vittime come quelle cadute sul campo di battaglia ucraino, tanto ucraine che russe, piante dalle loro famiglie, dai loro cari, da genitori, mogli e figli: vittime il cui unico torto è stato quello di trovarsi dal lato sbagliato di un’arma…

come gli oltre 14.000 civili ucraini del Donbas giustiziati dalle milizie ucraine, e per le quali nessuno ha dimostrato in piazza, come nessuna comunità internazionale si è mossa, né ha versato una lacrima; vittime furono quelle di un atto atroce e tragico in ogni sua fase, che il 24 Marzo del 1944 vide trucidati alle Fosse Ardeatine 335 tra civili e militari italiani: prigionieri politici, ebrei, detenuti comuni e detenuti politici, Uomini Liberi fedeli fino all’ultimo respiro ai loro Ideali di Libertà e alla propria Patria; vittime, certamente non di ‘serie B’,  furono le migliaia di Italiani gettati nelle foibe e che attendono ancora giustizia piena;        

vittime furono certamente gli Italiani che, nell’immediato dopoguerra, furono brutalmente e mortalmente aggrediti da chi portava in atto sanguinose aggressioni in nome di biasimevoli e false motivazioni ideologiche; vittime, vera e propria pulizia etnica,  come quelle patite dalla comunità Armena; vittime come quelle che furono giustiziate nel corso della shoah

Un numero enorme di vittime, in ogni scenario: tutte per lo più inconsapevoli di cosa seriamente e realmente le stesse uccidendo e perché.                                                                                                          

Vittime di strumenti diversi, pertanto di ‘crimini diversi’: ma sempre e comunque vittime, cui va l’umana pietas e una incondizionata solidarietà umana.

          Lungi da chi scrive l’idea di ‘preferire’ un campo piuttosto che un altro: i morti, in ogni tipo di conflitto, meritano sempre rispetto; anche se tra di loro spesso sono celati brutali assassini, persino torturatori, piuttosto che non dei combattenti.

          E’ quindi difficile stabilire subito colpe e ragioni, poiché le stesse sono confuse tra altri mille fattori; ed è per la stessa ragione che risulta arduo prendere le parti di questo o di quello, scendendo nelle piazze anche in modo pittoresco e persino esagerato: finanche ignorando l’aspra  realtà in cui si dibatte in Italia chi non ha lavoro, chi è tenuto a forza lontano da questo, chi deve rovistare nei cassonetti per procurarsi del cibo, chi non ha un tetto sotto il quale ripararsi dalle intemperie, chi non ha un minimo di risorse per garantirsi una sopravvivenza umanamente degna.

Ecco: in Italia riusciamo a discriminare anche quando pensiamo di fare qualcosa di interessante, bello e utile, scendendo in piazza ‘innamorati’ ora di questa ora di quella causa (spessissimo, solo apparentemente ‘nobile’: ma questo è un commento d’ordine generale).

          L’attuale war drama non può essere liquidato valutandolo semplicisticamente. 

C’è un aspetto umanitario, che dovrebbe avere precedenza assoluta; c’è un aspetto sociale; c’è un aspetto politico; c’è un aspetto economico; c’è un aspetto finanziario: tutti palcoscenici sui quali ruotano attori e interessi internazionali con implicazioni molteplici e di fatto ormai interconnesse.

          Il mondo è diviso: oltre il 40% è con la Russia e avvengono molteplici dimostrazioni di piazza, a sostegno di questa, meno del 60% è con gli USA+NATO – anche in questo caso, con dimostrazioni di piazza a sostegno -; ma sicuramente le misure di rappresaglia (alias ‘sanzioni’) economico commerciale e finanziaria contro la Russia non solo non stanno avendo l’effetto previsto, ma si stanno rivelando una vero e proprio boomerang, e la Russia non sta annaspando nel previsto/auspicato fallimento finanziario (che, nei piani, l’avrebbe ridotta a un paria della finanza e dell’economia internazionale).

Così come agiscono e reagiscono gli altri attori, anche la Russia agisce e reagisce: dimostrando di saper affrontare le possibili implicazioni del suo intervento; soprattutto in area finanziaria, c’era chi pensava di ‘stroncarla’ in poche mosse.                                        

L’area NATO ha scelto l’adozione delle sanzioni e l’approvazione di ingentissimi finanziamenti a Kiev oltre all’invio di massicci rifornimenti di armi e munizionamenti : come dire che, per spegnere l’incendio lì divampato, per dare aiuto si manda molta legna e resine speciali per agevolare una più rapida combustione.

          La mossa appare essere del tutto errata, ma saranno gli sviluppi successivi a dirci quanto.

 

 Giuseppe Bellantonio

 

 




All’anima dell’Italia

L’Italia sta male ma può guarire

L’Italia soffre di un male perfettamente curabile con il ritorno ai princìpi sanciti dalla sua Costituzione.

Dov’è finito il rispetto per il lavoro e la dignità umana?
Che fine hanno fatto i Valori fondanti della Democrazia?

La “guarigione” è possibile, a patto che ci sia una presa di coscienza collettiva.

L’anima del popolo italiano

Se un popolo ha un’anima, questa è la sua Costituzione: la Carta che sancisce i principi ispirati affinché le Istituzioni di un Paese possano garantire la piena realizzazione della persona umana.

L’articolo 3 comma 2 della Costituzione Italiana lo dice espressamente: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’Italia – Paese notabile per bellezza, cultura, ingegno, creativa operosità e amore per l’eccellenza in ogni ambito produttivo – soffre le inevitabili conseguenze dell’abbandono dei princìpi su cui si basa la sua esistenza.

Fatta la diagnosi, ecco la cura.

Mauro ScardovelliLo scorso gennaio il giurista e psicoterapeuta Mauro Scardovelli ha lanciato una petizione candidandosi come Presidente della Repubblica italiana.

Consapevole di non poter contare sulla cassa di risonanza dei media e che il popolo, non sufficientemente informato, potesse non scorgere nel ritorno ai valori costituzionali l’opportunità per ripristinarne la sacralità, Scardovelli ha presentato il suo programma chiamato: “Nuovo Rinascimento”.

Eccone i presupposti:

  • Dio ha bisogno di noi, per instaurare il suo Regno: l’Uomo, di fatto, è co-creatore del progetto divino
  • La Cura ai mali che affliggono l’Italia ormai da decenni è assicurata dall’applicazione della “sacra” carta costituzionale, alla quale le Istituzioni dovrebbero ispirarsi per consentire una ripresa economica e sociale del nostro Paese e il benessere dei suoi Cittadini
  • Il Presidente della Repubblica deve riprendere la sua funzione di garante della Costituzione ed essere espressione diretta della volontà popolare

Da troppo tempo ormai i media si rendono portavoce di valori tutt’altro che funzionali allo sviluppo di un’autonoma capacità critica, di una presa di coscienza, di un risveglio spirituale dell’Uomo, reso incapace di discernere la Verità che potrebbe renderlo, finalmente, libero.

Il narcisismo dilaga e riflette il sistema che ne è al tempo stesso radice e frutto.

Le sue caratteristiche sono un basso livello di consapevolezza, sete di potere e di dominio, competitività.

Purtroppo, l’Uomo di oggi – afflitto da un narcisismo etico-psico-spirituale – e il “sistema” generato dal suo subconscio, sono incompatibili con il ripristino di una Democrazia costituzionale.

Il “nuovo Rinascimento”

Secondo Mauro Scardovelli è tempo che le Istituzioni tornino a rispettare la Carta Costituzionale e a educare i Cittadini a incarnarne i valori.

Intellettuali, esperti e giornalisti devono dire al pubblico ciò che lo fa star bene, anziché inondarlo di inutili informazioni.

È necessario che i media – fatti a suo dire da persone che alla competizione preferiscano la cooperazione – adottino un linguaggio chiaro, semplice e sintetico: una comunicazione ad alto livello che stimoli il sistema endocrino dei Cittadini a produrre ormoni del benessere, rafforzando il loro sistema immunitario.

Ai media serve, soprattutto, una visione che introduca la Verità.

Una volta ristabilito, il governo costituzionale deve provvedere a tutti i Cittadini un’adeguata formazione.

La democrazia, infatti, non è possibile senza un pieno sviluppo della persona umana, della coscienza etica e della capacità di amare, in senso cristico, chiunque.

Conclusione

La Rivoluzione Costituzionale è il risultato della trasformazione interiore di ogni singolo Cittadino.

Basta con le lamentele, basta con le critiche inutili e distruttive!

È tempo di assumersi le proprie responsabilità.

È tempo di risvegliarsi a nuova consapevolezza, sviluppando la capacità di amare.

È tempo infine, per i media, di rivoluzionare il loro modo di comunicare e di mettere al primo posto il benessere della loro audience.

Solo così, potremo sperare in un avvento del Regno di Dio sulla terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 6: S’ODE A DESTRA UN ROMBO DI GUERRA, A SINISTRA UNA VARIANTE RISPONDE.

La parafrasi, rende bene un certo clima che sta pervadendo l’italietta dei mille campanili, per ora tutte chiacchiere e distintivo, portaborse di altrui interessi, con distanze sempre più ampie (direi, incolmabili) tra chi amministra e la volontà popolare, pronta a mobilitarsi per cause non sempre ‘nobili’ come pure sul fronte bellico, pronti a gettare nell’armadio mascherine, GPass e siringhe per rispolverare dalla cantina il vecchio orbace del nonno o l’elmetto delle sturmtruppen…      

Ma c’è soprattutto un’Italia inespressa e sofferente, con due cappi al collo (le dichiarazioni di due stati di emergenza ‘anomali’) con cui prima o poi si faranno i conti: quel 60% che non esprime il proprio voto, per disaffezione, per protesta, per incertezza sul chi preferire e perché.

La posizione dell’Italia è, come al solito, all’italiana: ambiguità, niente parole nette, ma circonvoluzioni lessicali per dire e non dire. Forse perché il popolo – per alcuni osservatori, é ormai divenuto fiacco, tiepido, ‘popolino’: senza nerbo – non capirebbe, o perché forse capirebbe molto bene, prendendo coscienza di essere stato ingannato?                                       

La guerra in Ukraina ha alzato il livello di attenzione in tutto il mondo, specie ora che gli US stanno facendo la conta dei loro alleati (o complici?): purtroppo, le voci che si levano alla ricerca di una visione obiettiva sulle cause e/o sulle concause vengono eluse se non tacciate: né più né meno lo stesso copione già seguito con il corona e con il 5G.

Guai a dissentire: sarà un caso? Assistiamo a un’Europa (una UE comunque irriconoscibile, specie se rapportata alle attese e agli obiettivi dei ‘padri fondatori’, ha intrapreso una china difficilmente recuperabile; mentre la NATO dovrebbe riconsiderare seriamente moltissimo del suo stesso esistere e operare, adeguandosi ai tempi) che si affanna a far viaggiare i suoi commis o i suoi boiardi per calcare il palcoscenico delle ipotesi, delle possibili trattative, del dialogo.

Ma anche la visione degli USA, per molti, è cambiata, essendo molto disancorata con quella precedente, dal dopoguerra in poi, per intenderci.         

Tutto volendo concedere alla reale preparazione e competenza dei soggetti in questione, resta il fatto che vengano utilizzati dalle medesime bocche due linguaggi: uno accorato che inneggia alla pace e alla sua ricerca ostinata, alla tutela delle genti coinvolte, alla recriminazione di questo o di quello, un linguaggio che asseritamente preme perché si intavolino trattative serie e si giunga rapidamente a un accordo.

Ma c’è un altro linguaggio: quello di chi soffia sul fuoco, non cessando di inviare denaro, armi e munizioni e anzi desideroso di mandare altre e più poderose macchine belliche; ieri 16-3, a Bruxelles, lo ha chiarissimamente reiterato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della ministeriale Difesa della NATO “Oggi i ministri hanno convenuto che dobbiamo continuare a fornire un supporto significativo” all’Ucraina, “inclusi rifornimenti militari, aiuti finanziari e aiuti umanitari” aggiungendo “Il presidente Putin deve fermare immediatamente questa guerra, ritirare ora le sue forze e impegnarsi in buona fede nella diplomazia” (fonte ANSA).

Glissiamo sull’uso del termine ‘buona fede’ (poiché questa dovrebbe caratterizzare le azioni di TUTTE le parti in causa, specie di chi media: o ce l’hanno tutti o il naufragio è assicurato; e guardando i volti, le espressioni, anche solo lo sguardo, comprendiamo che la trasparenza è assente da quasi tutte le parti). 

I due linguaggi, usciti da una stessa bocca, come ben si comprenderà, sono tra loro opposti e quindi tra loro incompatibili, salvo che la bocca che li esprima sia dotata di una lingua biforcuta…

Vorrei capire, io uomo della strada, una cosa: se smettessi di litigare con il mio vicino, dessi inizio a una tregua e le armi cessassero di crepitare al fine di favorire un dialogo, il mio vicino farebbe altrettanto o qualcuno coglierà l’occasione per riempirlo ancor più di armi che lui potrebbe usare contro di me, se le trattative non andassero in porto?  Mah! Mi sembra tanto strano, questo concetto!      

  “Oggi, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza l’ordine del giorno (legato al ‘Decreto Ucraina’) proposto dalla Lega, che impegna il governo ad avviare l’incremento delle spese militari verso il traguardo del 2% del PIL. Il testo ha ottenuto 391 voti positivi e 19 negativi. A sottoscriverlo sono stati i deputati di Pd, FI, Iv, M5s e FdI. Ciò significherebbe, citando le cifre fornite dal ministro della Difesa Guerini, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno)” (fonte: il Messaggero, 16-3) recitano le cronache.

Sintesi: in un’Italia economicamente stremata, con ampi margini di povertà tra la popolazione; con una gran massa di gente senza lavoro; con decine di migliaia di imprese chiuse e altre pronte a crollare; con una profondissima spaccatura sociale acuita da misure sanitarie particolarmente dure esasperate dall’obbligatorietà di un green-pass utile solo a schedare le persone (facendo perdere loro ogni prerogativa umana, ogni caratteristica legata all’individualità: per trasformare ogni cittadino in un codice, in un numero, in un banale ‘contatto’ senza volto né anima che, grazie all’implementazione del dilagante 5G, potrà essere bloccato o eliminato con un click); con un’Italia che é stata indebitata con la UE per lunghissimo termine (impegnando anche le future generazioni), avendo preso denaro in prestito per risollevare le sorti dell’Italia; con i cittadini che devono fare quotidianamente i conti con una inflazione/recessione/svalutazione che supera il 30% e con prezzi al consumo anche di generi di prima necessità con costanti aumenti da ottobre 2020 (ad oggi, in media almeno il 40-45%.

Si noti che la ‘versione ufficiale’ di queste ore riconduce l’inflazione ai valori del 1985); con migliaia e migliaia di Italiani allontanati dal posto di lavoro perché non intendono subire l’inoculazione forzata; con una Nazione strangolata da ciniche e castranti politiche energetiche, oggi ancor più in difficoltà per l’aumento/difficoltà di approvvigionamento di energia e materie prime…

ebbene con tutta questa ‘goduria’ i partiti decidono di sottrarre altre risorse finanziarie al popolo stremato e quindi al lavoro e alla produzione (ancor più stremata) aumentando le spese militari, muovendosi come se il Parlamento avesse votato una esplicita entrata in guerra (contro di chi, se é lecito saperlo? Per quali motivi?

Con quali limiti e con quali controlli imposti all’esecutivo? E davvero il parlamento, ossia gli Italiani, vorrebbero scientemente  che questa spinosa condizione fosse gestita dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Difesa e dal Ministro degli Esteri (così come prevede la Norma)?

Magari, a ogni livello, da gente che non ha neanche svolto il servizio militare (anche solo per rendersi conto da che parte si imbraccia un fucile…).

Eh sì! Anche la Presidenza della Repubblica avrebbe solo veste meramente consultiva e certamente di vigilanza dacché costoro non travalichino i limiti fissati dal parlamento nel dichiarare l’entrata in guerra.

Questo, sempre seguendo la Costituzione della Repubblica Italiana, quella che da due anni a questa parte è solo interpretata ad usum, travolta, accantonata e spesso svillaneggiata.         

Qualcuno, con spocchiosa solennità, qualche tempo fa ha dichiarato che ‘l’azione di governo ha raggiunto gli obiettivi prefissatisi’: ma ne siamo proprio sicuri?

A meno che gli obiettivi fossero stati quelli di non intervenire correttamente, mandando  tutto a gambe all’aria.          

Nell’assordante bla-bla-bla dei mezzi di (dis)informazione, le notizie inventate o falsificate spiccano drammaticamente (e, soprattutto, senza vergogna alcuna), come la citazione di episodi tragici, ma riportati in modo opposto alla realtà dei fatti: come i titoli e l’immagine di prima pagina proposti da ‘La Stampa’, dove le responsabilità di una ‘carneficina’ sono state biecamente attribuite alle truppe russe, mentre in realtà a lanciare il missile, peraltro un vecchio residuato, da tempo non più in dotazione dell’arsenale di Mosca,  erano state le milizie ucraine, agli ordini di Kiev.

Altro episodio, proprio al TG di stamani, l’accorata ricostruzione di un bombardamento dei ‘cattivi’ che ha persino ‘dilaniato una piscina‘ (forse, la copertura di una piscina: in ogni caso l’uso di ‘dilaniato’ la dice lunga, come il naso dei vari Pinocchio dell’informazione, tanto parlata che scritta, che cresce di continuo).

Altro episodio, quello di una signora ucraina che in compagnia del marito (nato in Bielorussia, ma da lungo tempo in Ukraina), a bordo della propria auto si accingeva a varcare il confine per mettersi al sicuro: macché, il destino era in agguato. E il destino vestiva i panni dei militari ucraini di guardia al posto di frontiera.

Resisi conto che il marito della Signora, ucraina, non parlava con accento ucraino, adducendo l’ipotesi che potesse trattarsi di una spia russa, lo hanno freddato all’istante giustiziandolo con un colpo alla nuca: l’odio etnico, lo stesso attuato dalle milizie ucraine di Kiev contro gli ucraini del Donbass e di Odessa, continua a mietere vittime.

E l’odio chiama odio, il sangue chiama sangue: come in tutte le guerre: una spirale che va affrontata e distrutta.                                 

Qualcuno spera di poter rifare il giochino fatto a Belgrado, come in altre nazioni? Gli aeroplani dei ‘salvatori’ arrivano, sganciano le loro belle bombe liberal-democratiche, magari mollano qualche missile o sparano qualche raffica di mitraglia (lo scoppiettio potrebbe forse essere interpretabile come simbolo benaugurante per un futuro?) per poi tornare alle loro basi?

Una volta ‘spianata’ la strada e vinta la resistenza, in modo che caccia e bombardieri possano agire indisturbati, arriverebbero le truppe di terra con a capo i tizi di circostanza, tutti contenti perché ‘libertà e democrazia’ sarebbero state ripristinate, trionfando?

Un déjà vu di pagine non del tutto esaltanti, forsanche simili a quelle di Iraq, Libia, Siria e altro?                

Per caso, quando qualcuno si sbraccia a chiedere una ‘no-fly zone‘ pattugliata dalla NATO, potrebbe in cuor suo auspicare di riferirsi a un intervento simile?

Visto che, giustamente, si sollecita la ‘buona fede’ di Mosca, anche l’altrui buona fede dev’essere altrettanto sollecitata e non solo auspicabile e doverosa.                           

Ma lo scenario delle ipotesi è piuttosto ampio e screziato (peraltro, una cosa è sondare il campo delle ipotesi, altra cosa é ritenere quanto e in che misura esse possano essere non solo possibili ma anche probabili), e gli attori sul palcoscenico sono veramente tanti.

C’è chi ipotizza che Mosca si sia mossa nel momento in cui l’Ukraina era diventata un covo di consiglieri, mercenari e armi di ogni tipo, oltre che di denaro e altri ‘strani’ traffici.

Nella ragionevole probabilità di un attacco finale di Kiev al Donbass o alla stessa Crimea.

C’è ancora  chi ipotizza che questo scenario avrebbe potuto esse condito dalla diffusione di agenti chimici tossici  al confine russo e oltre questo, sempre da parte di Kiev.

C’è chi ipotizza che Mosca possa aver valutato come imminente un concomitante attacco, con un first-strike verso San Pietroburgo o verso Mosca: così ha agito per prima, al fine di sventare la minaccia (i missili alla frontiera NATO, puntati su San Pietroburgo, impiegherebbero ora meno di 7 minuti per colpirla!).

C’é chi considera la Russia, o meglio Putin, l’obiettivo di un attacco per vendetta: vuoi perché ha cacciato Soros dal suo territorio, vuoi perché ‘si è permesso’ di emettere un mandato d’arresto contro questi e il  componente londinese della blasonata famiglia dallo scudo porpora; il tutto alimentato dalla dissidenza interna fomentata dall’agit-prop Aleksei Naval’nyj  (pregiudicato russo, misteriosamente intossicato, curato in Germania e tornato a Mosca contro ogni logica: chissà con quali finalità).

Rancore e odio verso Putin, che ora potrebbero essersi acuiti, ma guarda un po’, tanto per i bio laboratori USA venuti alla luce in Ukraina, con virus pericolosissimi (e questo è un capitolo tutto da vedere, in ambito internazionale: ma dubito che Russia e Cina siano affetti da fantasie irrefrenabili, al riguardo), vuoi per i lucrosi biz di Hunter in Ukraina oggi fortemente a rischio.

Chiaramente, i nemici di Putin sono sempre più numerosi… 

Qualcuno potrebbe dire: ma si possono far scoppiare delle guerre solo per vendetta?

Certo che sì: ne è piena la storia, per chi l’abbia appena sfiorata.                           

E al rombo delle esplosioni, al ronzio dei proiettili, alle urla dei feriti, a ovest, a sinistra risponde la sussiegosa ‘preoccupazione’ degli attori dell’altro palcoscenico, dove va in scena l’ennesima rappresentazione de ‘la variante’, opera tragica per menzogna, biz e siringa, impreziosita dal prevedibile e previsto lamento dell’ensemble dei corona-singer

Casualità?…

Mah!

Personalmente, sono tra coloro che filosoficamente ritiene che il ‘caso’ in quanto tale, non esiste.

Comunque, un quadro decisamente complesso, anche se lo si voglia esaminare oggettivamente e con la lente d’ingrandimento: neanche la mia ‘casalinga di Voghera‘, riuscirebbe a trovarne il bandolo.                                   

 In ogni caso, a questo scempio dev’essere posto sollecito termine: non con altro scempio, ma con quella capace diplomazia che, vera arte, solo persone preparate e competenti possono mettere in campo.    

Le guerre vengono dichiarate da uomini della c.d. politica, ma a subirle sono sempre i popoli.

Gettate le parti dentro una stanza e chiudete a chiave le porte, e lasciateli a pane e acqua: usciranno solo quando avranno trovato una soluzione. Chi volesse continuare a giocare con i soldatini, andasse al parco.        

A chi, sconsideratamente, crede di perseguire la pace con la guerra, ricordo che il pianto delle madri, delle mogli e delle sorelle, come pure il pianto disperato dei bambini, ha lo stesso suono dappertutto.

A tutte le latitudini, la guerra non è mai una soluzione: ovvero, è la peggiore delle ‘non soluzioni’.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKR 5 – LA CASALINGA DI VOGHERA

Considerato il tempo trascorso, moltissimi non conoscono la famosa, seppur  immaginaria, ‘Casalinga di Voghera’.

Era un’espressione gergale coniata nel secondo dopoguerra, utilizzata nel contesto giornalistico e assurta a simbolo di un preciso stereotipo: persona semplice, appartenente alla bassa borghesia; impiegata in mansioni non qualificate o casalinga con famiglia e un paio di figli; scolarità e istruzione essenziali; onesta e integra, caratterizzata da grande dignità, munita di elevato buon senso e grande praticità; capace di piccoli lavori di cucito e di altre qualità pratiche che traduceva in una sorta di saggezza pratica basata sulla propria esperienza e su quella dei suoi avi (utile a sopperire alla scarsità di mezzi).

Era il vero collante della famiglia, sempre molto unita e temprata dalle quotidiane difficoltà della vita; era colei che avrebbe dovuto decidere sulla priorità di una spesa, come procedere agli acquisti con ciò che quel giorno si sarebbe trovata nel borsellino, ponendosi i giusti interrogativi sul prezzo, sulla qualità, sulla durata e soprattutto sulla reale utilità del bene.                                                                             

Oggi, in un momento eccezionalmente colmo di informazione e contro-informazione, di verità stroncate come fossero menzogne e di bugie platealmente spacciate per verità, dove il lettore/Cittadino è frastornato e in difficoltà nel potersi fare una propria idea, anche ‘grattando’ le notizie sulla rete, è molto importante porsi, al pari della nostra ‘casalinga’, delle domande: approfondendo, valutando il ‘cui prodest?’, soppesando le notizie o le smentite e persino la logicità di una notizia (anche ascoltare qualcuno che sostenga che vi sia un asino che vola, è una notizia; ma, a parte i creduloni a oltranza, la fondatezza della notizia è tutta una risata). 

Diversamente, da ‘soggetto’ il lettore/Cittadino diviene un ‘oggetto’ in balìa dell’informazione, dei media che fanno riferimento alle grandi proprietà e al come queste possano essere schierate: TV, giornali, radio e quant’altro, che inibivano il cervello al fine di ‘indurlo a credere’, ‘affascinarlo e sedurlo’, in poche parole MANIPOLARLO per CONDIZIONARNE le valutazioni, le scelte, le decisioni, le stesse azioni. E, guarda caso, la tecnica adoperata è la stessa messa in campo per il ‘famoso’ (o famigerato…) corona: instillare paura, terrore, incertezza, spacciandosi come gli unici in grado di proteggere, di trovare una soluzione. 

Ma la realtà è ben diversa.

Ma non è che Billy the Gate (tra presente e futuro…) intendeva questo scempio bellico, quando diceva che dopo il corona ne avremmo viste delle ‘belle’, che sarebbe arrivato qualcosa di tremendo, di difficilmente affrontabile?  Già sapeva?                      

Le domande si susseguono continue e impetuose, come i marosi in tempesta si frangono sugli scogli: vediamo quindi di aiutarci, aiutando la nostra amica ‘casalinga’ a focalizzare le questioni; non senza  aver prima ribadito con forza che condanniamo la guerra, tutte le guerre, e siamo pronti a tutto per agevolare la pace (cosa che dovrebbero fare tutti, in realtà… specie chi abbia delle responsabilità di governo).               

Dall’Europa e dagli USA si continuano a inviare armi, munizioni e mezzi a Kiev per ‘aiutarli’ a difendersi dall’offensiva russa, per resistere con forza, anche grazie all’arrivo di moltissimi ‘volontari’, forse persino ‘addestrati’ poco oltre il confine tra Ukraina e gli altri stati vicini, targati NATO. Volontari, di tutti i tipi, e, secondo  alcune fonti, anche ‘combattenti’ di discutibilissime formazioni integraliste forse a stretto contatto con il terrorismo.

Tutto concesso, pare, visto che nessuna voce si leva contro, per criticare; così come nessuna voce si leva per criticare l’afflusso di ‘volontari’, che in realtà – visto che percepiscono tra i 2 e i 4000 dollari/mese (vitto, alloggio, armi e proiettili inclusi), sono semplicemente dei ‘mercenari’  a tutti gli effetti.

Senza contare i premi promessi a chi uccide questo o quel nemico: inclusi gli stessi ucraini che volessero fuggire dal teatro di guerra (non dimentichiamo che è stato Zelensky in persona a ordinare al suo esercito di passare per le armi chi avesse voluto lasciare le città, il paese; così come l’ordine era di combattere casa per casa, incluse le strutture civili e ospedaliere: ma questa, potrebbero dire i benpensanti, è la ‘resistenza’…

Sì, certo: ma lo è un po’ meno quando con viltà più che con furbizia si tenta di addebitare delle colpe all’altrui azione).

Tutto lecito, quindi…

Ma c’è un compatto urlio, persino volgare e scandalizzato, allorché si tocca il tasto della controparte russa.

Qui i ‘volontari’ (certo, non si tratta di ‘mercenari’: affluiscono sulla base di trattati di mutua assistenza e cooperazione, con gli stati d’origine) affluiti ad esempio dalla Siria sono già etichettati come loschi e sanguinari assassini (all’opposto delle ‘damigelle’ educate e di buone maniere, di controparte); e la grancassa mediatica del main-stream suona con forza i suoi strumenti persuasivi, non esitando a mandare in onda immagini false nonché a citare notizie false: senza alcun timore di ‘perdere la faccia’ davanti al pubblico (forse perché sono pagati per dare ‘quelle’ notizie, e solo ‘quelle’: peraltro ripetute su tutti i canali o leggendo giornali diversi) pur di mettere in evidenza la grande ‘cattiveria’, la ‘crudeltà’, di costoro.

Hanno tanta di quella fantasia (pre-organizzata, evidentemente) che creano dei set propagandistici davanti a macerie di ospedali o di altri posti sensibili, con attrici/attori, fotografi di grido, finti barellieri, ecc. ecc.: il tutto per sottolineare quanto cattivi siano i ‘cattivi’.

E avrete rilevato come, di fronte allo smascheramento di notizie palesemente artefatte, gran parte dell’informazione continua ad andare avanti imperterrita, persino in programmi di notevole appeal.                          

Certo, i russi stentano ad andare avanti, direbbe la nostra ‘casalinga’, recependo i ‘suggerimenti’ della presunta informazione; ma se approfondisse lei potrebbe capire che forse i russi stanno eseguendo, chissà a quale prezzo, l’ordine tassativo di risparmiare i civili, anzi aiutandoli se in difficoltà. Calcolando tesi e antitesi, se le truppe russe avessero voluto avanzare schiacciando l’avversario, senza risparmiare niente e nessuno, probabilmente le cose avrebbero assunto altra e ben diversa fisionomia.                               

Vorrebbe anche capire, la ‘casalinga’: ma se USA+NATO+UE inviano in continuazione armi e forse istruttori (a proposito, qualcuno ha ascoltato il TG5 del 10 Marzo, alle ore 13? L’inviato era ripreso in territorio polacco, un centinaio di metri oltre il check-point di confine con l’Ukraina, per descrivere il flusso dei civili in fuga; a un certo punto, girandosi parzialmente, ha fatto un ampio cenno verso le montagne alle sue spalle, credo che abbia aggiunto, situate a circa 95 km. di distanza, in territorio ucraino, aggiungendo subito dopo di esservisi recato, incrociando ‘militari americani’ che ‘non hanno risposto’ alle sue domande.

Un report drammatico, quindi, quello dell’inviato del TG5: testimonianza diretta della presenza di consiglieri/truppe (in divisa, ossia identificabili con certezza) USA in territorio ucraino, a ridosso del confine con la Polonia!

Ahi! Ahi! Ahi!, mi son detto, se qualcuno ascoltasse questa notizia, cosa che avviene, ancor più in questi momenti, succederebbe un guaio grande grande.

Spero solo che sia stato un errore della trasmissione), la pace non si allontana? Le vittime non aumentano? I danni ai civili non sono maggiori?

I paesi, le città, le strutture, non subiscono maggiori danni? Certo che sì, ma qualcuno potrebbe dire che è il giusto prezzo per riconquistare la libertà, far trionfare la democrazia, e cacciare l’invasore verso Mosca.

D’altronde, questo sostengono con caloroso e partecipato sussiego uomini politici e manager anche importanti, di vertice, dando la loro benedizione a manifestazioni ‘spintanee’ e persino lanciando raccolte di denaro tra i nostri concittadini!  

Ma… (c’è sempre un ‘ma’, in agguato: capperi!) tutta questa solidarietà, tutta questa (apparente) condivisione del dramma bellico, stridono in modo enorme con la nostra realtà italiana (ma anche europea): gli stessi che urlano chiedendo la testa del ‘mostro’, reclamando a gran voce libertà e democrazia per l’Ukraina, rispetto per i diritti umani e per l’autodeterminazione degli ucraini, non sono gli stessi che in nome di una (certa? Incerta? Discutibile) ‘pandemia’, hanno negato i nostri diritti, hanno ‘interpretato’ ad usum la nostra Costituzione, ci hanno negato la possibilità di incontrarci, dialogare, viaggiare, esprimerci  in modo compiuto, che hanno pagato i mezzi di informazione per pubblicare sempre e solo le notizie ‘favorevoli e utili’ alla narrazione sanitario-governativa tacciando, ostacolando e perseguitando chi ad essa si opponeva (peraltro in modo motivato)?

Non sono gli stessi che hanno licenziato, costretto a licenziarsi, sospeso dal proprio lavoro, chi si opponeva alla costrizione di dover subire terapie dai contenuti incerti, dalle conseguenze persino letali e dagli esiti futuri assolutamente incerti?

Non sono coloro che, col gergo degli istituti di pena anglosassoni, hanno costretto la gente a stare rintanata in casa, a non poter fruire della libertà di movimento e quant’altro?

Quindi, costoro, li conoscono i diritti delle persone! Ma allora perché a favore degli ucraini ragionano in un modo, mentre a favore degli italiani, dei loro concittadini, ragionano in modo del tutto diverso, anzi opposto? Ma certi valori  – che vengono detti ‘non negoziabili’, ‘inalienabili  e insopprimibili’ non sono uguali per tutti?

Mah!!! Il bello (anzi, il brutto) è che le manifestazioni da loro sollecitate/organizzate contano sempre delle presenze: posso credere che sia tutta gente à cachet, dei figuranti, che non si pongono alcuna domanda, che non riflettono, avviandosi ciecamente verso il baratro?   Che fine hanno fatto il libero convincimento, la capacità di ragionare e discernere, la libertà di decidere, la libertà di opinione, la stessa dignità e inviolabilità della Persona?                                                  

Ma proseguirebbe, la nostra ‘casalinga’, non riuscendo a comprendere perché non si cerchi subito un tavolo di trattative dirette, essendo chiaro che il responsabile ucraino dirà sempre no, fintanto che la ‘regia’ più o meno occulta gli dirà ‘non puoi dire sì’ a chiedersi ed a chiedere perché occorra alimentare con continui, massicci, invii di armi la c.d. ‘resistenza’: così, ripete e si ripete, il conflitto non cesserà mai, ovvero si protrarrà ancora più a lungo con maggiore spargimento di sangue. Dite che la colpa è di chi aggredisce?

E chi lo nega.

Ma il discorso cambia se anche dall’altra parte si sono commessi crimini: vogliamo dividere la responsabilità almeno al 50 per cento per ciascuno, per non fare torto?

Bene. Ma il quadro complessivo non cambia. Si accavallano quindi le dichiarazioni di uomini di governo e di capi di stato.

Dicono: inviamo armi e ancora più armi per aiutare l’Ukraina a resistere, così la Russia deve affrontare una guerra di logoramento, con più morti, intanto che ‘all’interno’ si cerca di rovesciare Putin sperando che a farlo siano forse gli oligarchi, forse i militari, forse il popolo, forse l’opposizione, forse un malore.

La Russia è una minaccia, dobbiamo proteggere l’Europa e in nostri confini NATO, aiutando con ogni mezzo l’Ukraina affinché resista, dicono. 

Ma… l’atteggiamento omertoso e complice dell’occidente continua allorché nessuno dice dei morti del Donbas: si continua a tacere su quegli oltre 16.000 (e forse 20.000) ucraini di lingua russa uccisi, giustiziati, dagli ucraini di Zelensky; come si continua a tacere sui morti di Odessa: anziani, donne e bambini chiusi all’interno della sede di un sindacato,  e arsi vivi dopo che le porte erano state sbarrate, con i pochi che riuscirono a uscire barbaramente uccisi dai miliziani ucraini.                                                            

Ma… perchè stupirsi, visto che storicamente la crudeltà non ha frontiere né bandiera?

A proposito, ma la bandiera dell’Ukraina qual é?

Quella giallo-azzurra a bande orizzontali, o  quella rosso-nera con la svastica al centro? Perché la seconda è sempre più visibile anche nelle manifestazioni. E questo forse spiegherebbe come mai il giornalista Giacovazzo, inviato del TG2 in Ukraina, sia così eccitato nell’annunciare che nel TG2 di stasera alle 20,30 sarà trasmessa “una intervista ai militari della truppa di elite ucraina, il battaglione Azov”.

Ma queste, non erano fin troppo risolute, feroci, milizie di marca nazista?         

Mah! Povera ‘casalinga’ il suo cervello va in tilt! Specialmente oggi, che si è sparsa la notizia che lavoratori aeroportuali presso l’aeroporto civile di Pisa, incaricati di procedere al carico in stiva di ‘aiuti umanitari’ diretti in Ukraina si sono accorti che si trattava invece di caricare casse e casse di armi e munizioni, così che si sono rifiutati di procedere attivando la loro unità sindacale di base (manifestazione il 19/3).

Ma allora, le dichiarazioni che indicavano come il premier italiano avesse sospeso tale tipo di invio?

Ma allora l’Italia è IN GUERRA e in tal senso vanno letti gli interventi del premier italiano, a volte bellicosi altre volte tendenti a essere parte belligerante? Allora anche la notizia della recentissima ‘lettera’ con cui il Capo di Stato Maggiore allerta le truppe (solo le truppe?

O i destinatari sono anche tutti i cittadini?), affinché si esercitino al combattimento, verifichino i mezzi, ecc. ecc. fanno parte di un imminente deflagrare bellico in terra italiana?

Giusto per sapere, ditecelo: fateci sapere di che morte avete deciso che dovremo morire! Avete deciso di trascinarci in guerra, dovete forse fare ‘un favore’ a qualcuno piuttosto che non a un altro?

Abbiate il coraggio di dircelo!                                                                                                     

Al figlio che le chiedeva se avesse potuto avere qualche euro per poter andare a mangiare una pizza con i compagni di classe, la nostra amica ‘casalinga’ ha dovuto purtroppo dire di no, una volta aperto il borsellino e trovatolo desolatamente vuoto dopo le spese necessarie per la giornata: che pena, anche se lei fa quel che può, e il marito, onesto lavoratore che paga le tasse fino all’ultimo centesimo, si spacca la schiena.

Mentre la sua bocca resta dignitosamente muta, con i suoi occhi dice:  uno stato che trova denaro per inviare armi e quant’altro in Ukraina, che ogni mese spende centinaia di migliaia di euro per pagare il deposito delle (inutili) mascherine acquistate da chi gestiva il biz sanitario, ma che non trova per aiutare gli imprenditori a salvare le aziende e i posti di lavoro, a trovare dignitosa occupazione per disoccupati e inoccupati, che nulla fa per calmierare i prezzi anche dei generi di prima necessità, che assiste imperturbabile al crollo del poter d’acquisto e alla svalutazione del risparmio e del patrimoni immobiliare, che non ha una politica energetica (al pari del famoso piano pandemico), che ha fermato l’attività estrattiva di gas dalle 752 piattaforme estrattive (a fronte di ca. 140 miliardi di m3 di riserve giacenti!), che ancora acquista gas dalla Russia rivendendolo a prezzo moltiplicato alle aziende italiane, che non frena con decisione la speculazione (almeno 1 euro di maggiorazione) sui carburanti (non affrontando così le difficoltà dell’autotrasporto e quindi degli approvvigionamenti), che non riesce ad adempiere alla Costituzione mantenendosi neutrale e inviando solo aiuti umanitari, che ha affrontato in modo fortemente criticabile la c.d. ’emergenza pandemica’, che non si preoccupa con decisione dei suoi ca. 10 milioni di Cittadini in condizioni di povertà, è uno stato che opera per il bene dei Cittadini?                                                         

E concluderebbe: quei soldoni in arrivo con il PNRR, invece di salvare le aziende italiane, facendo ripartire il volano della produttività in tutti i settori, basteranno a pagare i costi diretti e/o indiretti di questa assurda ed equivoca belligeranza?

O qualcuno pensa di depredare ancora una volta le famiglie dei loro risparmi, mettendo mano nottetempo ai depositi bancari?

Novelli Robin Hood a parti invertite.

 

Giuseppe Bellantonio

 

 

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 4 / LA FINE DI UN MONDO

 

  La mole di notizie provenienti dal teatro bellico ucraino, è certamente tale da suscitare sconcerto, ansia, preoccupazione, paura: ma, una volta preso atto, fin dalle prime ore, che notizie, traduzioni, immagini e filmati erano ‘taroccati’ a esclusivo danno dei ‘cattivoni’, a essere fortemente alimentata è la sfiducia tanto nell’informazione (divenuta una capillare ‘disinformazione’: vera e propria ‘arma’)  che nella politica e nei comportamenti di quanti, a vario titolo, siano parte attiva in tale particolare contesto.

Impossibile, al riguardo, non notare in molti soggetti una assoluta carenza di quelle caratteristiche oggettive che dovrebbero consentire di ricoprire ruoli e cariche molto importanti: parole sguaiate, minacce, ingiurie, fioccano in modo talmente indecoroso da rimbalzare poco dignitosamente su tutto il popolo italiano.

          Mi permetto di dire che in molti non hanno ancora chiaro il senso, il significato pratico e la profondità  di talune decisioni assunte autonomamente (e c’è chi dice arbitrariamente) dall’esecutivo: ma è chiaro che mano a mano che si comprende quali possano essere le conseguenze pratiche di tali decisioni e dei danni che fin da subito arrecano soprattutto alla già stremata economia italiana, la gente prende le distanze.

Anche sostenendo che se c’è chi ha deciso un qualcosa di tanto grave in modo tanto affrettato, possa averlo fatto non interpretando l’autentico sentire dei cittadini: cittadini frastornati  proprio da una comunicazione unidirezionale, equivoca e troppo spesso falsata quando non del tutto falsa.

          Forte è in ogni caso il comune desiderio di PACE, pur se espresso talora in modo pittoresco quanto chiaramente ‘spintaneo’ ovvero ‘pre-organizzato’ e persino ‘ispirato’ da chi sappia ben gestire la mobilitazione delle masse: dalle proteste per il cambiamento climatico a quello per le questioni di genere, per un qualche diritto di una minoranza, per la fame, per la sete, ecc.ecc. 

Ma la pressione dell’opinione pubblica deve fare comprendere a chi governa, coinvolgendo attraverso il dibattito parlamentare tutta la popolazione in decisioni e azioni forti, che la vera PACE, non può essere la ‘mia’ o la ‘tua’: deve essere un comune intendimento, una comune decisione ricercata con tutte le forze, scaturita da una ritrovata, comune, volontà di deporre le armi e di ritrovare un equilibrio oggi smarrito; attorno a questo deve essere fervido il lavoro della Diplomazia (quella con la D maiuscola, non quella praticata da soggetti impreparati e ignoranti in materia, specie se sono dei parvenu senza titolo ed esperienza).

Sicuramente, la complessa situazione sviluppatasi e le conseguenze che ne potranno scaturire a tutti i livelli, potrebbero forse avvicinarci alla fine di parte dell’umanità, ma certamente segneranno la ‘fine di un mondo’.

Portandoci in prospettiva verso una nuova Yalta, che tenga conto dei mutati equilibri del mondo.

La follia è in agguato, certo: ma spesso il mantello del pacifismo copre comodamente chi è  incapace di altre e ben più importanti azioni concrete, specie a favore di un popolo: non volendosi né potendosi comunque escludere l’ipotesi del soddisfacimento di ego smisurati.

          Il cronista, cioè colui che offre al Lettore la ‘cronaca’ delle notizie, descrive queste seguendo lo scandire, lo scorrere di tempi ed eventi, Chronos, era anche la divinità che presiedeva allo scorrere del Tempo, offrendo spunti ma lasciando proprio al Lettore la sintesi e quindi il proprio libero convincimento.        

Niente ‘scorrettezze’, niente suggestioni, niente ‘pappa pronta’ da mandar giù senza pensare, ma solo la descrizione dei fatti con qualche commento di contorno.

Ecco, siamo a un punto dove, rispettando la cronaca e il susseguirsi degli eventi, per dovere di completezza occorrerebbe esprimere non solo dati, ma nomi e cognomi, fatti e misfatti di ciascun soggetto, di ciascuna parte interessata.

Sì, direte voi, vero é che, come recita un ormai antico adagio, ‘la politica è sporca’; ma se io per primo dovessi ‘suggerire’, ciò mi susciterebbe la sensazione di non essere più ‘cronista’ ma ‘commentatore’ forsanche propendendo per una tesi o per l’altra.

Motivo per cui, accesi i riflettori sui vari punti del palcoscenico ove pullulano le comparse e pochissimi sono i veri protagonisti (ma forse unica è la regìa… quantomeno dei puppets),   è utile che si sedimenti il tutto, per riflettere individualmente quanto profondamente.

Tutti dobbiamo riflettere: specialmente in Italia, seduti su un arsenale di bombe atomiche, sede di strutture militari USA e NATO di elevatissimo profilo, sensibilità e potenziale distruttivo.

Ed è bene sottolinearlo con forza: perché per noi l’aria di guerra è già in casa, piuttosto che non altrove, siamo già sulla brace, e noi Popolo Italiano forse neanche ce ne rendiamo conto, indotti come siamo a giocare alle ‘tifoserie’, ai nuovi ‘guelfi e ghibellini’ del XXI° secolo, senza guardare oltre la punta del naso, circuìti e manipolati da chi ci somministra fake, sollecitando la nostra condivisione e quindi complicità diretta o indiretta.

In sintesi: la solita storia del ‘pifferraio magico’ già sperimentata recentemente in fase pandemica.

Quando sento parlare di PACE, ne sono felice perché anch’io ambisco che questo traguardo venga raggiunto con immediatezza, magari insieme a quello del DISARMO TOTALE: ma non per questo mi bendo gli occhi o acconsento a farmeli bendare da qualche furbone che suona la grancassa per conto terzi e mi suggerisce cosa devo pensare.

Ai miei amici pacifisti dico: giusto, generoso ed encomiabile impulso, il vostro.

Ma il dato certo è che dall’Italia inviamo armi, non fiori. Che abbiamo impegnato uomini, mezzi di terra e aerei da caccia e ricognizione armata.

Che, soli in Europa e nel mondo, abbiamo dichiarato uno stato d’emergenza straordinario (dichiaratamente di natura bellica, pur se distiamo in linea d’aria 2390 km da tale confine) che neanche i Paesi strettamente confinanti con l’Ukraina hanno dichiarato (leggasi: Russia, Bielorussia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Polonia).

Che contribuiamo attivamente alla circolazione di fake-news  solo a danno della Russia, nulla citando delle altrui porcherie.

Che abbiamo aderito a misure sanzionatorie avverso OGNI cittadino/attività russa: discriminando brutalmente e ingiustificatamente, persino perseguitando (uno studente russo che studi in Italia, perché dovrebbe essere costretto a lasciare gli studi?

Un artista russo, uno scrittore, un poeta, un idraulico o un falegname di nazionalità russa che si trovi in Italia, dovrebbe andarsene e cessare la propria attività qui, salvo il rinnegare pubblicamente il presidente che governa pro-tempore la propria nazione d’origine?): una misura che riconduce direttamente al più feroce nazismo quando assunse le misure di sequestro e poi confisca dei beni degli ebrei!

Che apertamente svolgiamo attività di sobillazione del popolo russo, istigandolo all’insurrezione, al colpo di stato, verso un leader che viene definito di volta in volta nei modi meno pregevoli.

Che agevoliamo, contravvenendo a ogni norma internazionale (ma non siamo i soli: siamo in buona, pessima, compagnia) il reclutamento di ‘volontari’ (più agevolmente, potremmo definirli ‘mercenari’?) che raggiungano le truppe ucraine e particolarmente i reparti palesatisi come nazisti in tale esercito, poco benemerita élite combattente: quella che si nasconde nelle case, mescolandosi ai civili e facendone scudi umani, o quella che spinge i giovani al suicidio non all’eroismo, sui tetti dei palazzi per gettare molotov al passaggio dei convogli russi, così sollecitandone la reazione russa.

Chi vuole il massacro dei civili? Zelensky che urla ‘morte a chi scappa’?

La soldataglia che minaccia chi tenta di opporsi?

Chi si è mescolato, facendosene scudo, alle donne e ai bambini facendo fallire l’apertura di ‘corridoi umanitari’? Chi ha tirato missili alla centrale atomica tentando di provocare danni e fuoriuscita di materiale radioattivo?

Al riguardo, i russi non avevano bisogno di arrivare sotto i fabbricati del complesso, per creare danni: se fosse stato questo il loro obiettivo, in sicurezza e da lontano avrebbero lanciato qualche salva di missili…

Quindi: non prendeteci in giro, non siamo stupidi. 

Chi sta alimentando e forsanche esasperando  la reazione a catena è proprio qui in Europa,  anche qui da noi in Italia, anche con queste sanzioni che non sia sa quanto legali possano essere: ci pensate se domattina la Russia – e, perché no?  anche i Paesi suoi alleati, espellesse come indesiderati tutti gli italiani, i francesi, gli inglesi, gli olandesi, i tedeschi, i belgi, e quant’altro, dal suo territorio? Sicuramente, da occidente si alzerebbe un OHHHHHH! di (finto e strumentale) stupore, come quello dipinto sul viso del pastorello davanti alla Sacra Grotta: alimentando gli insulti verso il ‘cattivone’ di turno, sempre più ‘cattivone’.

Atteggiamenti ingiuriosi peraltro espressi a gran voce in questi giorni da nani, ballerine e trapezisti del Gran Circo dell’Opportunismo, oltre che da politici in attività di governo: per primo il gerente del ministero degli esteri.

      Tutto giusto, tutto perfetto: gridiamo PACE a gran voce, accendiamo candele, suoniamo campane e quant’altro, facciamo manifestazioni: ma anche chi manifesta, e chi dirige tali eventi, dovrebbe protestare contro TUTTE le guerre e a favore di TUTTE le vittime, piuttosto che non solo di alcune che ‘fanno comodo’.

Eh si! Perché questi gran ‘distratti’ continuano a non menzionare né onorare gli oltre 15.000 ucraini (ripeto: ucraini) crudelmente uccisi negli ultimi 8 anni nel Dombass da altri ucraini.

O quelle centinaia crudelmente sterminate a Odessa col fuoco e con le armi: sempre ucraini, ma dalla parte sbagliata dei mitragliatori, poiché uccisi da altri ucraini, quelli che oggi si battono il petto parlando di diritti, di libertà e di democrazia, inneggiando a uno strano leader!

Urgono – da parte di tutti – atteggiamenti responsabili che depotenzino l’attuale situazione, non che gettino benzina sul fuoco.

Tutti dovremmo fare qualcosa, una qualche azione concreta che faccia capire quanto stanca possa essere la gente, schiacciata dal terrore mediatico, dalle false notizie, ma anche dal pericolo e dal bisogno: mentre facciamo ‘i generosi’ mandando denaro e armi, spalancandoci all’accoglienza (ma si sa già che insieme ai profughi ucraini si sono mescolati pakistani, indiani e altri, e forse anche degli estremisti/integralisti in fuga), sembriamo dimenticare i ca. 10.000.000 di Italiani in povertà, come pure  quelli che non hanno più lavoro, nonché quelli ‘costretti’ di fatto a non lavorare subendo il ricatto sanitario.

          In ogni caso, tranquilli: l’Italia ha già perso. Saremo economicamente il paese più distrutto: in primis dal salasso finanziario che certe posizioni assunte arrecherà; dal turismo russo che, per grande simpatia nei nostri confronti, non riprenderà mai più come prima (gli ‘orsi’ non dimenticano!); dall’interscambio commerciale, con tutti i nostri crediti, bloccato sine die ; dai costi energetici, destinati a salire in un’altalena fuori dal nostro controllo.

Pensate, il piccolo Stato di Cipro, aderendo malvolentieri alle sanzioni, ha dichiarato: l’80% del nostro PIL deriva dal turismo, l’80% del nostro turismo è costituito da cittadini russi in vacanza, che danno! 

Ma il discorso per l’Italia è ancor più particolare: non sono state assunte misure di tutela e salvaguardia del risparmio, non è stata presa alcuna misura per calmierare il brusco e per ora inarrestabile aumento dei prezzi dei generi alimentari, anche di prima necessità (aumenti tra il 30 e il 50% negli ultimi 6 mesi), la scuola è a pezzi (nonostante l’abnegazione di molti docenti: troppo pochi, però, per  incidere sullo sfascio in corso). 

          Continuerò a seguire le vicende con degli spunti, con dei flashes sintetici che Betapress potrà riprendere, così da aiutare chi legge ad avere un punto di riferimento certo, basato su dati altrettanto certi: preso atto, ancora una volta, che quelli proposti da TV e carta stampata sono quel che tutti sanno, ossia poco affidabili.

          Parlare, solo parlare, di quel che avviene, senza che chi per ciò deputato trovi il giusto senso, la giusta misura, la giusta via, non ha senso…

Ma la nostra mèta è e continua a essere solo la PACE, ricordando che ‘nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra’.

          Fino a che tutto non si ridimensionerà, dovremo vivere tutti alla giornata: non potendo programmare un futuro degno di essere vissuto, ma con  un arco di previsione solo di una manciata di ore.    

E questo, non é vivere: bensì sopravvivere alla quotidianità.

          E non credo che sia la nostra massima aspirazione: per noi stessi, per i nostri figli, per chi verrà.

 

Giuseppe Bellantonio




ISCRIZIONI A.S.2022/23: È TEMPO DI RIVEDERE LA SCUOLA MEDIA!!!!

 

I Licei sono le scuole preferite con oltre il 56% di iscritti, pur se con un leggero calo che riguarda il classico che passa dal 6,5 al 6,2% e lo scientifico sceso di quasi un punto percentuale, relativo allo scientifico tradizionale, per intenderci quello con il latino, sostituito da altri indirizzi che sembrano più tecnici che licei.

Quindi ogni 100 ragazzi 56 scelgono i licei, nella consapevolezza che dovranno proseguire gli studi scegliendo un percorso universitario.

Perché si sceglie il liceo? Perché la cultura generalista “ti da le basi” e poi all’università decidi cosa “fare da grande”.

Ma non è così, infatti secondo Almalaura dei 56 ragazzi che hanno scelto il liceo, solo 40 proseguono gli studi universitari e gli altri? Un bel problema.

Allora se a 13-14 anni non si riesce ad operare una scelta, che poi condizionerà il futuro dei nostri ragazzi, probabilmente sarebbe utile avere un biennio di scuola superiore comune e poi optare per la scelta migliore.

Si tratta di “rispolverare” con opportune modifiche e integrazioni la “scuola di base” della Legge 30/2000, nota come riforma Berlinguer.

Da più parti si sente infatti l’urgenza di rafforzare la struttura della scuola media che rappresenta ormai l’anello debole tra la scuola primaria e la secondaria di secondo grado.

Gli anni della scuola media sono fondamentali, in quanto sono gli anni in cui l’alunno deve consolidare le conoscenze della scuola primaria relativamente allo studio della grammatica italiana, delle quattro abilità di base (saper ascoltare, saper parlare, saper leggere e saper scrivere), della matematica, in particolar modo delle quattro operazioni: il classico leggere, scrivere e far di conto.

Purtroppo l’organizzazione della scuola media non sempre riesce a consolidare il lavoro della primaria per plurime ragioni, ma segnatamente per alcune in particolare.

Prima di tutto dal maestro unico o prevalente della primaria di passa ad un’organizzazione essenzialmente per discipline come nella secondaria e ciò non agevola il passaggio soprattutto per gli alunni più fragili e più difficili che perdono il loro rifermento, dato dal maestro.

Inoltre si parla di programmazione didattica per competenze quando non è ancora consolidato il leggere, scrivere e far di conto.

Come conseguire competenze in assenza di conoscenze? E così si arriva al primo anno di superiore, dando ormai per scontato la presenza di diffuse carenze.

Non a caso il DPR 89/2010 di revisione dei licei, ex riforma Gelmini, all’art. 2 prevede che nel primo biennio ci sia la verifica e l’eventuale integrazione delle conoscenze, raggiunte al termine del primo ciclo di istruzione.

Allora un biennio unico, magari una scuola media di 5 anni, sarebbe sicuramente più orientativa e soprattutto avrebbe un ruolo molto più incisivo contro la sempre più allarmante dispersione scolastica che si verifica soprattutto nel biennio della secondaria superiore.

Così a conclusione del quinquennio di scuola media sarà assolto l’obbligo d’istruzione decennale e solo i ragazzi motivati continueranno il triennio successivo scegliendo il liceo, il tecnico o il professionale secondo le proprie attitudini e interessi e la volontà stessa di continuare a studiare.

Probabilmente crescerebbe il numero dei laureati, oggi pari al 20,1% della popolazione contro il 32,8% nell’Ue, e si darebbe la giusta importanza al tecnico diplomato in possesso di competenze professionali certe, figura intermedia oggi molto richiesta, ma sempre più difficile da trovare.

 

Pio Mirra – DS IISS Pavoncelli, Cerignola (FG)




SERVE L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO?!?!

Lorenzo è morto l’ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro, schiacciato da un tubo di 150 chili, Giuseppe è morto in un incidente stradale, a bordo di un furgone di una ditta presso cui stava facendo uno stage.

Invece di far silenzio addetti e non addetti si dividono tra abolizionisti e favorevoli all’alternanza.

Si è trattato di infortuni sul “lavoro” e purtroppo solo nel 2021 sono morte 1.404 persone per infortuni sul lavoro, di cui 695 direttamente sui luoghi di attività.

Allora il problema non è l’alternanza, ma le precarie condizioni di sicurezza sul lavoro.

Occorre rispetto per chi non c’è più, ma occorre riflettere e analizzare, perché l’alternanza scuola-lavoro necessita probabilmente di una revisione di merito e di metodo.

Il punto da analizzare è principalmente: La scuola deve insegnare un mestiere?

Certamente si, ma con i dovuti “errata corrige”.

La Legge 107/2015, la “Buona scuola” (o come dice qualcuno “La Scuola alla buona”) aveva previsto, al fine di incrementare le opportunità di lavoro degli studenti, i percorsi di alternanza scuola-lavoro della durata complessiva di 400 ore negli istituti tecnici e professionali, e di almeno 200 ore nei licei.

E così un esercito di studenti delle classi dell’ultimo triennio era pronto per partire “a lavoro”.

Scarse le risorse e soprattutto insufficienti le aziende che davano disponibilità ad accogliere gli studenti.

Allora ecco la magia per “risparmiare”: a partire dall’anno scolastico 2018/2019 i percorsi di alternanza scuola lavoro, per effetto della Legge di Bilancio 2019, vengono rinominati “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento”.

Il nuovo acronimo PCTO è sufficiente per ridurre le ore e quindi le risorse: 210 ore nei professionali, 150 ore nei tecnici e 90 ore nei licei.

E le risorse assegnate alle scuole, quota alunno, appena 13,93 euro per i professionali, 9,95 euro per i tecnici, 5,97 euro per i licei.

Poca cosa.

Intanto predomina ancora un’idea classista della scuola, perché i licei sono considerati i depositari del pensiero, gli altri sono considerati manovalanza da avviare subito a lavoro.

Allora diciamolo subito.

Nei licei anche le sole 90 ore sono tante e probabilmente sono ore perse, perché distolte allo studio delle discipline, fondamentale in un periodo in cui si registra una grave perdita di apprendimenti, causa di una forte dispersione implicita, per dirla come l’INVALSI.

Negli istituti tecnici e professionali, invece, le attività di stage aziendali sono fondamentali perché completano il curriculo, perché contestualizzare i concetti teorici e arricchire il training con la pratica in azienda aumenta la retention delle informazioni e migliora i risultati della formazione stessa.

Quindi dar voce alla “pancia” dopo i gravi lutti, abolire l’alternanza con più ore di scuola forse non elimina il problema, anzi, con meno ore tecniche, pratiche e lavorative con ogni probabilità la dispersione scolastica aumenterebbe e non si darebbe una risposta alle domande che da anni il mondo del lavoro rivolge al mondo dell’istruzione.

Fuori da ogni inutile moralismo fornire una scuola di teoria a chi vuole imparare un mestiere non aiuterà di certo costoro a trovare un posto dignitoso nel mondo.

Vale la pena ribaltare dunque il pensiero e dare ai meccanici, sarti, cuochi e camerieri la stessa dignità di un medico o avvocato.

Gli operai non sono ultimi e perché la scuola non lasci indietro nessuno, né faccia sentire nessuno ultimo, occorre continuare nella direzione dell’alternanza, ma rivista e corretta.

Intanto, anziché renderla obbligatoria per tutti gli studenti, potrebbe essere pensata come percorso di arricchimento, così come previsto in fase di introduzione dal Decreto Legislativo 77/2005: “… gli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età … possono presentare la richiesta di svolgere … l’intera formazione dai 15 ai 18 anni o parte di essa, attraverso l’alternanza …”.

Si tratta di rifarsi al modello tedesco “Duale Ausbildung”, “formazione duale” che indica in pratica l’alternanza scuola-lavoro, utile strumento per formare professionalmente i più giovani.

Nel Duale Ausbildung, i ragazzi trascorrono un terzo del tempo a scuola e i rimanenti due terzi in un’impresa con un contratto di apprendistato.

Gli studenti-apprendisti vengono seguiti e formati dai tutori – Meister, in tedesco – e terminato con successo il percorso il ragazzo da studente diventa lavoratore.

Se da noi spesso si mendica uno stage non retribuito, in Germania lo studente, che entra nel doppio sistema di formazione, è immediatamente contrattualizzato e ottiene un stipendio pagato dall’azienda.

Nel suo percorso formativo se non vengono rispettati i mansionari lavorativi, si applica come conseguenza un’immediata sanzione che può persino essere l’esclusione dal percorso stesso.

La formazione in azienda e la formazione a scuola sfociano in due esami analoghi che devono essere superati al termine dell’apprendistato.

Occorre dunque ridisegnare l’alternanza scuola-lavoro nella consapevolezza che in un mondo in rapida evoluzione, l’istruzione e la formazione devono essere al centro delle politiche scolastiche, perché non possedere le competenze necessarie per partecipare fruttuosamente alla vita sociale e al mercato del lavoro aumenta il rischio di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale.

Pio Mirra – DS IISS Pavoncelli, Cerignola (FG)