Il Bandecchismo II parte.

 

Nel precedente articolo dal titolo “Il Bandecchismo” abbiamo iniziato a trattare un fenomeno politico e sociale a cui il grottesco Sindaco di Terni ha dato vita sin dalle elezioni del Maggio 2023 e che ha colorato con i toni delle drammaticità che non hanno risparmiato attacchi ai diritti civili,  frasi sessiste,  banalizzazione dei femminicidi, fino ai reati di aggressione fisica e verbale.

Una parodia grottesca che ha trovato il culmine nelle dimissioni annunciate il 7 febbraio 2024 e poi ritirare appena due giorni dopo senza apparenti ragioni politiche: qualche screzio con il proprio partito ma nessun rimpasto di giunta, nessuna modifica del programma politico, nulla, in sintesi, che giustifichi il siparietto  delle dimissioni revocate.

In realtà, come ho sostenuto in diversi occasioni, il Sindaco Bandecchi si è dimesso il 7 febbraio allo scadere del termine dei 180 giorni entro i quali il Prefetto di Terni avrebbe dovuto esprimersi rispetto agli esposti ad iniziativa popolare ex art 70 Tuel presentati da cittadini lo scorso 7 e 8 Agosto 2023 e relativi alla incompatibilità alla carica di primo cittadino del manager Bandecchi che era già stata dichiarata da un Parere del Ministero dell’Interno già pubblicato il 3 Agosto e trasmesso al Prefetto di Terni che tuttavia resta nel Suo silenzio impenetrabile.

Il tema della incompatibilità nasceva per il fatto che Bandecchi era al tempo stesso patron della Ternana Calcio e (quindi titolare dei terreni sui quali sarebbero dovuti sorgere il Nuovo Stadio di Calcio ed una Clinica privata convenzionata con il SSN)   Sindaco della Città (che aveva già definito opere pubbliche i due interventi e ne avrebbe gestito la realizzazione) .

Una situazione nella quale il nostro simpatico Sindaco si sarebbe trovato nel ruolo scomodo e illegale di commissionario e committente.

In realtà il Sindaco Bandecchi mise in essere una serie di operazioni societarie che apparentemente rimossero il conflitto d’interessi ma solo apparentemente perché Bandecchi è in realtà l’UBO Ultimate Beneficiary Owner del Gruppo Unicusano e delle sue consociate estere, quindi colui che ne assicura con continuità il governo nazionale ed internazionale.

Vero, altresì, che un pronunciamento del Prefetto anche tardivo in favore della incompatibilità riaprirebbe un dossier scomodo per il Sindaco di Terni che si troverebbe magari a dover chiarire i movimenti societari posti in essere nella galassia di aziende del suo gruppo: un caso per tutti la Nuova Ternana Calcio venduta nel 2023 all’imprenditore Guida che gestisce, tuttavia, con un modesto  5% del capitale sociale che sarebbe, altresì, detenuto concentrato nelle mani di una Holding denominata N21 completamente schermata…

Con la revoca delle dimissioni, ed è questo l’oggetto dell’articolo,  Bandecchi si allontana dal dibattito dissolvendosi dal passato dal presente e dal futuro della comunità politica e civile.

Quello che oggi deve essere indagato e scardinato, dunque, finito Bandecchi è il “bandecchismo”, l’attitudine cioè a tollerare, a non censurare, a  perdonare le manifestazioni politiche del Sindaco sia d’indirizzo amministrativo  nella attività di giunta sia nelle esternazioni fatte pubblicamente In molte occasioni.

Una comprensione che sposta il focus dal Sindaco alle Istituzioni  democratiche, alle forze politiche ad al ceto elettorale.

In primo luogo bisogna chiedersi cosa aspetti il Prefetto di Terni ad intervenire sulla questione descritta e ciò non soltanto in forza degli esposti presentati e rimasti ancora senza risposta ma anche alla luce dell’utilizzo personale che il Sindaco di Terni ha fatto delle Istituzioni rappresentative in violazione di qualsiasi normativa e regola, anche, di buon senso.

Inutile ricordare che l’art 53 del Tuel non prevede in alcun modo una dimissione del Sindaco immotivata e sostenuta da propositi mendaci né una revoca sostenuta da motivazioni razziste: avrebbe revocato le dimissioni per non lasciare il Governo della città alle opposizioni definite come “animali”.

In secondo luogo ci sono tracce di bandecchismo nella reattività delle opposizioni  consiliari che appaiono lente ed ossequiose rispetto all’assunzione di strategie  di contrasto forti  ed incisive.

Basti ricordare che uno degli esposti al Prefetto in ordine alle incompatibilità del Sindaco è stato presentato dai consiglieri di centro destra.

Dare seguito, nei confronti del Prefetto, a quell’esposto darebbe un segno importante alla città.

In terzo luogo il bandecchismo, nonostante le sue mille contraddizioni, delude nei sondaggi nazionali ma resta a forte a Terni, una città stretta da agonia del passato industriale, chiusura delle attività commerciali ed il vuoto di un progetto di rilancio mai realizzato.

Il popolo di Bandecchi sembra sostenerlo malgrado tutto e gli altri, la maggioranza, anche quelli che non lo votarono o non andarono alle urne restano assenti, distanti, forse ci ridono su o forse no, restando a guardare come merli su un ramo.

 




NATO O DIFESA EUROPEA… CHI PAGA?

I trentuno Stati aderenti alla NATO hanno, in termini aggregati, investito nelle forze armate il 1,8% del PIL nel 2022.
Questo viene presentato all’opinione pubblica come un sostanziale rispetto dell’accordo sancito nel 2014 in Galles.
Esso prevedeva che i singoli Stati membri investissero nella difesa il 2% del loro PIL.
I due numeri non parlano fra loro e, a dire il vero, si fa anche assai fatica a comprendere come sia stato calcolato quel 1,8%, ancor più escludendo dal calcolo gli Stati Uniti.
Stato che in spesa per la difesa investe 876.943.200.000, pari al 3,45% del PIL, numero che sposta in alto il calcolo complessivo degli investimenti ma che dimostra, ulteriormente, se inserito nel calcolo, come molti Stati membri facciano i “furbi” e scarichino sugli americani i loro costi per tutelare i loro confini.
Alcuni esempi di Stati UE27 per aiutarci a comprendere la sproporzione.
La Germania ha investito nel 2022, ultimo dato noto, in armamenti 55.759.747.827 pari al 1,39% del PIL, la Francia 53.638.748.769 pari al 1,94%, la Spagna 20.306.570.633 pari al 1,47%.
Dati assai facilmente riscontrabili con una banale ricerca sul web da fonti ufficiali.
L’Italia, sempre nel 2022, dichiara di aver speso in armamenti 33.489.705.251.
Una ulteriore suggestione per confutare la mia tesi che i membri della NATO, ancor più gli europei assai preoccupati dal confine russo, abbiano amato dal 2014 ad oggi scaricare una importante quota delle loro responsabilità di difesa sugli USA potrebbe essere questa.
Gli Stati Uniti spendono in difesa circa 2.617 dollari per abitante, la Germania, la nazione con più abitanti d’Europa, 670 euro, l’Italia 567 euro circa.
Numeri che parlano!
A fronte di questi dati leggiamo che il Premier polacco, Donald Tusk, in risposta alla provocazione del Presidente Trump sulla NATO, ha dichiarato che è necessaria “una nuova Nato accanto alla vecchia”.
Affermazione per nulla banale che può avere molte interpretazioni ed altrettante diverse soluzioni ma che, certamente, apre ad un percorso di superamento dell’attuale Nato.
Organizzazione molto agognata da tanti militari italiani soprattutto per gli interessanti stipendi esenti dalle tasse nazionali.
Il Segretario Generale della stessa NATO, Jens Stoltenberg, dopo le affermazioni di quel cattivone di Trump e le elucubrazioni di Tusk, si sta agitando assai.
L’ultima sua dichiarazione è che “diciotto dei trentuno Stati aderenti alla NATO nel 2024 raggiungeranno l’obiettivo di investire in spesa per armamenti il 2% del PIL”.
Fino al 2023 erano undici, dal 2014 dovevano essere trentuno a causa dell’accordo firmato fra i capi di Stato in Galles.
Tanto per raccontarla tutta nel 2014 l’obiettivo lo raggiunsero solo in tre, ed uno dei tre erano proprio gli Stati Uniti d’America che, già allora, erano quelli che chiedevano agli altri Stati membri di investire maggiormente in difesa.
Mi chiedo quanto sia facile vivere firmando accordi senza rispettarli?
Mi chiedo se chi pretende il rispetto degli accordi sia “pazzo” o sia uno “serio”?
Ognuno si dia la propria risposta e si domandi, almeno io me lo chiedo, come si possa essere sicuri nei nostri confini senza una forza armata che possa seriamente dissuadere da azioni offensive contro i nostri confini.
Allo stesso tempo mi chiedo con quali soldi l’Unione Europea intenda creare una seria forza armata comune dati gli, assai preoccupanti, dati che non ultimo pochi giorni fa il Commissario Europeo Gentiloni ha fornito sull’andamento economico dell’Unione Europea.
La UE27 ha una estesa pari a circa 4milioni di kmq su cui vivono 447 milioni di persone. L’estesa Statunitense è di circa 9 milioni su cui vivono, questo il dato ufficiale, 331 milioni di persone, c’è chi ritiene 335 milioni.
I numeri parlano sempre e, soprattutto, riducono assai lo spazio alle chiacchiere.
La NATO è strategica all’Unione Europea perché le permette di investire molto meno in spesa in armamenti.
Allorquando, però, si fa pagare ad altri il conto della nostra sicurezza ed allo stesso tempo si strizza l’occhio all’avversario di chi ti protegge, per esempio alla Cina, quando dovesse arrivare alla Casa Bianca quel “cattivone” del Presidente Trump è molto facile credere che presenterà il conto.
Non perché ha lanciato una “provocazione” in campagna elettorale, banalmente perché non sembra aver voglia di farsi prendere in giro.
Un conto assai salato.

Ignoto Uno

19/02/2024
da ettore lembo news




ETICA SUI RAPPORTI SOCIALI

ETICA SUI RAPPORTI SOCIALI    -PRIMA PARTE-
 
Il discorso etico sui rapporti sociali non può prescindere dalla considerazione della realtà esistente nel mondo in cui si svolge. Mondo che, negli ultimi due secoli, è stato dominato da due sistemi ideologico-politici tuttora operanti attraverso partiti e movimenti organizzati: il liberalismo e il socialismo, ai quali si possono riportare altre tendenze e correnti di minore rilievo, salvo il discorso da fare- a suo tempo – sui tentativi di sintesi, purtroppo basati su principi sbagliati e condotti in maniera aberrante, da parte di sistemi che miravano alla combinazione del socialismo col nazionalismo, senza trascurare alcuni elementi della tradizione liberale.
Sembra opportuno fare, in via preliminare, una presentazione almeno sommaria dei sistemi accennati, esaminandoli a un duplice livello: quello ideologico (includente i valori filosofici e religiosi) e quello politico (includente i valori economici e sociali). Ad entrambi i livelli, si notano alcune convergenze di pensiero tra la dottrina sociale cristiana, che è la nostra, e i due sistemi ideologico-politici; ma ancor più si notano i contrasti, per non dire, su alcuni punti fondamentali, la contraddizione.
Qui confronteremo, con la dottrina cristiana, naturalmente con rapidi cenni e in modo riassuntivo, anzitutto il liberalismo, e poi il socialismo nella sua versione marxista.
Questo secondo confronto è di maggiore e più bruciante attualità-anche se il marxismo è oggi in piena crisi- per rapporto al primo, poichè si può dire che nelle presenti condizioni storiche il liberalismo ha perduto la sua forza e il suo mordente, specialmente nelle masse ( che in realtà non ne sono mai state toccate, anche se le popolazioni sono state coinvolte nella politica liberale), ed in oltre ha subito  e sta ancora subendo un processo di decantazione e di rinnovamento (non sempre riuscito), che modifica sensibilmente la sua formula classica.
IL LIBERALISMO
Aspetto ideologico
Il liberalismo nasce da un duplice filone ideologico: l’illuminismo (esaltazione dell’autonomia della ragione e quindi della coscienza) e il positivismo (riduzione della conoscenza a ciò che è sperimentabile). Di fronte ai valori universali ed eterni e specialmente alla rivelazione (Cristianesimo) e alla religione in genere, lo spirito moderno, nutrito di illuminismo e positivismo, rivendica la propria libertà (assoluta) di non aderire, di non accettare, di mantenersi agnostico, di coltivare il dubbio e l’incertezza.
E data questa posizione di autonomia e incertezza sul piano intellettuale, è facile capire che sul piano pratico e operativo si passa pure alla massima affermazione e rivendicazione della libertà: di pensiero, di coscienza di stampa di attività economica e politica. E’ il perno ideale del liberalismo, che si diffonde ampiamente nell’Ottocento e influisce fortemente sulla organizzazione e sulla attività dello Stato, che deve ridurre al massimo il proprio ambito di intervento, a vantaggio della libertà e quindi della iniziativa individuale dei cittadini, sia a livello economico-politico, sia a livello morale-religioso.
Per ciò che riguarda in particolare la religione, lo Stato liberale incarna l’indifferentismo verso le verità cosiddette “astratte”, e quindi verso le rivelazioni, le religioni, i culti, che, per quanto compete allo Stato, sono da ritenersi tutti uguali. Lo stato liberale si proclama laico, cioè estraneo alla problematica religiosa e tendenzialmente ostile alle Chiese e alle istituzioni religiose che, di loro natura, necessariamente hanno una incidenza sulla vita sociale, e, specialmente se sono “rivelate”, non possono prescindere da un certo dogmatismo, per il quale pretendono il monopolio della verità cercando di imporla alla società e allo Stato. Per il liberalismo la religione -come l’etica- è e deve rimanere un affare esclusivamente privato: una fatta di coscienza e, tutt’al più, di sacrestia; la Chiesa deve essere separata dallo Stato: magari rispettata ma tenuta fuori della struttura sociale e ridotta nell’ambito delle società private che non rientrano nelle istituzioni di diritto pubblico.
In sintesi, si può dire che vi è un fondo comune nel liberalismo che, nonostante le diversità di tendenze che esso ha preso nei vari Paesi e nei diversi settori della vita (economico, politico, religioso), sempre affiora in ogni sua  realizzazione storica: ed è principio antropologico, che si può identificare con l’individualismo, ossia con la massima esaltazione, spinta persino all’idolatria, dell’individuo e della sua ragione, come sorgente unica di conoscenza e regola d’azione (razionalismo), della sua bontà naturale (naturalismo) e quindi della sua libertà.
Il che implica un ancor più fondamentale ottimismo sull’uomo, la sua natura, le sue facoltà, le sue possibilità di azione, auto-redenzione, progresso e conquista, che porta alla celebrazione continua delle “magnifiche sorti e progressive” dell’umanità, allargamento illimitato degli spazi della libertà riconosciuta agli uomini, alla affermazione della uguaglianza di tutti…
Aspetto politico
Bisogna subito osservare, qui, che in molti casi il liberalismo è stato poco coerente, in politica, con i principi idolatrati della libertà, dell’uguaglianza e dell’agnosticismo in materia ideologica e religiosa. In realtà gli Stati liberali sono stati i più acri nella lotta contro la religione, non solo come istituzione (Chiesa, Ordini religiosi, Associazioni pie ecc.), ma anche come idea, violando gravemente la libertà di culto, di associazione, di pensiero, di coscienza, che il liberalismo afferma così solennemente.
Anzi, sul presupposto dell’agnosticismo in materia religiosa lo Stato liberale ha non solo preteso di essere laico, ma ha creato una specie di religione del laicismo, diventando come sistema di fede (la religione dell’anti religione),da cui è stata improntata la vita politica, la cultura, la scuola, e in nome del quale si è svolta una azione soffocatrice ed eversiva delle istituzioni di carità e assistenza che specialmente la Chiesa aveva liberalmente eretto, diretto e mantenuto a favore dei più poveri.
Sul piano politico-sociale, inoltre; vanno fatte alcune altre considerazioni che permettono di vedere il rapporto di contrasto tra valori liberali e valori cristiani, anche nei riflessi sulle situazioni storiche determinate dall’ideologia e dalla politica liberale.
Genesi del liberalismo
Abbiamo già detto che nell’insieme di attori di vario ordine che costituiscono il carattere originale, profondamente innovatore e addirittura rivoluzionario, dell’età moderna, ciò che prevale è tutta caratterizzata è l’individualismo che si afferma in contrasto col senso medioevale del bene comune e dell’oggettività, come pure col senso rinascimentale dello Stato e del potere assoluto. Senza poter approfondire, qui, questo punto, né seguire tutto il suo sviluppo storico, osserviamo però che già sul piano religioso l’individualismo si afferma con Lutero e il protestantesimo (libero esame, ispirazione privata, valore determinante della coscienza personale); sul piano filosofico, col soggettivismo, il matematicismo antimetafisico, l’interiorità anti comunitaria, sul piano politico, come abbiamo detto, col liberalismo, che nasce dall’illuminismo e dal positivismo e viene tenuto a battesimo dal volontarismo rousseauiano, che sostituisce la così detta “volontà generale”  al posto della ragione oggettiva; sul piano economico, con l’individualismo di Smith, che sostiene il non-intervento dello Stato in campo economico, dove domina la legge dell’interesse e dell’egoismo.
Agli inizi del secolo XIX, avvenuta ormai la piena scissione della morale nell’attività economica, cardine di questa attività è il profitto (guadagno monetario tratto dalla altezza dei prezzi nei confronti dei costi).
Espressione giuridica di tale concezione del mondo è la famosa legge Le Chapelier, votata alla Costituente francese nel 1791, che porta all’abolizione di ogni organo intermedio tra l’individuo e la società, in nome della libertà e uguaglianza di tutti: non ci deve essere nessun corpo sociale che rafforzi gli uni a danno degli altri. Il che è contro la vitalità della società, che si esprime nei corpi intermedi.
Questo è il quadro nel quale l’ideologia liberale, che, come abbiamo visto, s’impernia sulle idee di liberà e uguaglianza, si traduce in regimi politici (democrazia liberale), nei quali i problemi socioeconomici vengono affrontati in base al principio dell’individualismo, e quindi a danno sia dell’uguaglianza, sia della libertà.
Riconosciamo che non è mancato, in quei regimi, un elemento positivo: la valorizzazione dell’uomo, dell’iniziativa, della capacità personale, come pure la lotta al privilegio di nascita e di posizione sociale. Ma è stato determinante come elemento negativo l’individualismo sfrenato e scatenato, per cui il debole è rimasto indifeso di fronte al più forte, anche se in teoria veniva affermata la libertà e l’uguaglianza di tutti. Aumentarono così i dislivelli e le sperequazioni. E come reazione e antitesi al liberalismo si ebbe il socialismo.
Infatti, la mancanza di quegli organi associativi, aboliti dalla legge Le Chapelier in Francia e ben presto negli altri Paesi, che potevano difendere i lavoratori; la mancanza di legislazione “sociale”, l’impostazione dei rapporti economici sulle leggi del profitto e della concorrenza, e la proibizione di contrattare a nome di tutta la professione, portavano all’esasperazione le masse, che si erano formate sotto la spinta del processo di industrializzazione, costituendo il cosiddetto proletariato.
Formazione delle masse
E’ un fenomeno tipico dell’età moderna, che consiste essenzialmente nel fatto di un numero sempre maggiore di nullatenenti, la cui esistenza dipende dal lavoro concesso da altri, ossia da un lavoro esecutivo in dipendenza da altri come unico mezzo di sussistenza, ma con una continua incertezza del domani; e spesso da un lavoro inumano: faticoso, depressivo, in ambienti mal sani. Si aggiungono le difficoltà per la vita familiare; l’esclusione dalla cultura e dalla vita pubblica, e si capirà che nelle masse non poteva non delinearsi un atteggiamento psicologico.
  a) di insoddisfazione e di protesta circa l’ordine economico-sociale esistente;
  b) di pretesa di cambiamenti.
In queste condizioni, dunque, per reazione al tipo di regime socioeconomico liberale, si presenta la realtà della massa: uomini che valgono come quantità più che come qualità; conformità nel pensare, sentire, giudicare, vivere; inautenticità personale, sotto la pressione di tecnicismo, industrialismo, materialismo, pubblicità, propaganda, tensione dinamica del lavoro e della vita, ma soprattutto a causa delle condizioni economico-sociali dei lavoratori, dei quali sono ormai uniformi la giornata, l’orario di lavoro, il livello del salario, la condizione della vita nel vitto, negli alloggi nel divertimento, ecc. Di qui una conformazione psicologica sempre più uniforme, caratterizzata da insoddisfazione, ribellismo aspirazione comune a miglioramenti, ricorso agli stessi mezzi somiglianza di tutti sul piano psicologico e morale, e a volte persino su quello fisico somatico.
Si può dire che vi è stato un duplice processo: dalla macchina alla produzione di massa; dalla produzione di massa alla formazione delle masse umane. dalla macchina alla merce standard; dalla merce standard all’uomo-massa.
Così il terreno è preparato per una organizzazione nuova della massa: il movimento operaio, nel quale ebbe gran parte appunto il socialismo.
Confronto con i valori cristiani
E’ abbastanza comprensibile la disapprovazione del liberalismo da parte della Chiesa sia per una ragione di legittima difesa sul piano politico (anche a prescindere dal problema particolare del potere temporale dei papi in Italia, che il liberalismo combatteva a morte), sia soprattutto per delle ragioni di principio, che però dal piano etico-religioso si riflettevano anche su quello socio-economico.
Soprattutto queste ultime ci interessano qui, trattandosi di un confronto tra i valori cristiani e i valori liberali.
L’esame dei documenti papali circa il liberalismo, da Pio IX a Giovanni Paolo II, ci fa constatare che i punti di contrasto con la dottrina cristiana e anzi con lo stesso spirito evangelico, sono soprattutto i seguenti:
  1) l’eccesso di individualismo in contrasto con la concezione cristiana della persona, che certo è il valore supremo nel mondo, fatta ad immagine di Dio e destinata al dialogo con Lui, ma nell’ambito della società e in comunione, solidarietà e collaborazione con gli altri.
  2) razionalismo di base, che riconosce nella ragione umana l’unica sorgente della verità e rigetta la rivelazione.
  3) il naturalismo, in contrasto con la dottrina cristiana del peccato originale.
  4) l’estremismo e assolutismo nella concezione della libertà come valore supremo e incondizionato.
  5) l’utopismo della uguaglianza, illusorio e fonte di inganni e delusioni.
  6) il mito del progresso indefinito e incessante, smentito dalla storia e dal realismo di una concezione dell’uomo nella sua condizione terrena, che il Cristianesimo presenta senza cadere negli eccessi nè dell’ottimismo nè del pessimismo.
  7) il primato attribuito al benessere, all’economia, alla produttività, al profitto, a favore dell’iniziativa privata e dell’arricchimento individuale a scapito della solidarietà che deve accomunare gli uomini nella società e nel lavoro in vista del bene comune integrale…
Se poi si pensa che il liberalismo e il capitalismo si richiamano e quasi si fondono sul piano economico e finanziario, si vede che la riprovazione del primo è inclusa in tutta la dottrina sociale della Chiesa circa i rapporti giustizia e di carità che devono legare gli individui e le classi sociali, e circa la funzione moderatrice, compensatrice e sussidiaria dello stato nel mondo dell’attività economica.
Bisogna però aggiungere che negli ultimi decenni il liberalismo ha fatto notevoli passi verso un’apertura alla società, specialmente con Roepke e, in Italia con Einaudi, sicchè il giudizio su tale sistema, e sulla sua ideologia, dal punto di vista storico può forse essere meno negativo, anche s e rimangono intatte le ragioni del contrasto di fondo con i valori cristiani e le riserve di ordine etico-religioso ed etico-politico.
Si può concludere dicendo che nel liberalismo storico si ha un caso tipico di “verità cristiane impazzite”, come diceva Chesterton, cioè squilibrate e portate all’estremismo, in tal caso si tratta di valore squisitamente cristiano della dignità della persona umana, della coscienza, della libertà.
Don Walter TROVATO
18/02/2024



Il Bandecchismo

Le dimissioni di Stefano Bandecchi dalla carica di Sindaco di Terni, la città una nota come città dell’acciaio e dell’amore per aver dato sepoltura a San Valentino, rappresentano un fenomeno politico che deve essere guardato con attenzione e preoccupazione.

In primo luogo occorre guardare alla salita al potere del manager Stefano Bandecchi …(costruita sull’acquisizione della squadra di calcio locale con le immancabili promesse di successi crescenti e sul progetto di realizzare una clinica convenzionata  all’interno del complesso edilizio che avrebbe ospitato il nuovo stadio di calcio…) come  un fenomeno nuovo che pone al centro del dibattito l’anti-politica, la muscolarità  e la rudezza degli atti d’intervento.

L’anti politica non è un fenomeno nuovo. Il Movimento 5 Stelle ne aveva già fatto dal 2012 un costume della competizione elettorale e della gestione del potere.

Bandecchi è andato oltre creando il “bandecchismo”, un approccio cioè che non si limita ad introdurre nel gioco democratico iniezioni crescenti di politica immediata e umorale ma che svuota consapevolmente e premeditamene    l’azione politica  relegando ogni azione al mantenimento di un sistema improduttivo di opzioni o di atti di indirizzo politico il cui unico fine è la ribalta mediatica del suo fondatore e la copertura dei suoi interessi economici ed imprenditoriali.

Un ‘anti-politica, quindi, che ha  come unico scopo quello di servire sé stessa.

Un ricerca di consenso che schiva avvisi di garanzia, esposti per incompatibilità, sequestri della Guardia di Finanza fino agli insulti della gente comune.

Disarmante, a tal proposito, la risposta data ad un cittadino in occasione dell’ultima convocazione del Consiglio Comunale: 《Bandecchi Lei non è il mio Sindaco…!》, 《bene, Lei non è un mio cittadino!》, la replica del Sindaco dimissionario.

Una risposta che tradisce il vuoto che riempie la gestione del potere che il bandecchismo ha posto in essere e che frantuma l’idea di Stato, di appartenenza, di Polis, di comunità civile e sociale dove il Sindaco non è più un “Primus inter Pares” ma un “Padre Padrone” di lembi di civiltà strappati alla democrazia nei quali il dissenso esclude, emargina, travolge e rende opachi i conflitti d’interesse e le pratiche a filo di illegalità, come quando a ridosso del Natale scorso il Sindaco ha inviato in qualità ovviamente non di primo cittadino ma di imprenditore, 600 pacchi di Natale, di adeguato valore (si parla di oltre 200 euro) a “tutti” i dipendenti pubblici, ponendo in essere la più grande operazione di acquisizione del consenso posta in essere nel settore pubblico.

In secondo luogo non può sfuggire che il bandecchismo è un modello di conquista e gestione del potere pubblico attraverso leve e strumenti fortemente mediatici (l’acquisto delle squadre locali di calcio, la gestione di scuole e centri di formazione, l’utilizzo di numerose liste civiche associate ai candidato alle elezioni…) che è esportabile.

Bandecchi, attraverso il Partito, Alternativa Popolare di cui è Segretario nazionale e animatore, ha esportato e conta di esportare il suo modello in tutte le competizioni elettorali, in Umbria ma anche fuori regione.

Certo finora non sempre il nuovo baraccone della politica politicante ha mostrato di funzionare .

Nel distretto di Reggio Calabria, dove probabilmente Bandecchi cercherà di ottenere l’elezione a parlamentare europeo, il suo tentativo di comprare simpatia e consensi attraverso l’acquisto della squadra di calcio locale, la Reggina, non è riuscito nel suo scopo ed è stato anche rinviato al mittente l’assegno di centomila euro che il manager aveva deciso di regalare alla squadra nel corso di una sua convention in presenza del suo  partner locale Massimo Ripepi.

In terzo e ultimo luogo deve essere considerata la struttura di interessi conflittuali a cui il bandecchismo offre un riparo confortevole.

L’affarismo in Italia dai tempi di tangentopoli è sempre presente.

Oggi la gestione di interessi privati coltivati all’interno di procedure e risorse pubbliche rischia di trovare una cornice di legittimità che passa inosservata anche agli occhi delle Istituzioni locali e della magistratura.

Un cancro per la democrazia e lo Stato Liberale.

Il 7 febbraio scorso, probabilmente per far decadere gli esposti ad iniziativa popolare relativi alla incompatibilità di Bandecchi alla carica di Sindaco (già confermati da un Parere del Ministero dell’Interno datato 3 Agosto 2023) presentati il 7 e 8 agosto 2023 dai cittadini di Terni, rispetto ai quali il Prefetto, decorsi i 180 giorni previsti dalla legge 241/90, non avrebbe potuto diluire ulteriormente una risoluzione formale, il Sindaco Bandecchi si è dimesso dando vita ad un balletto di posizioni che talora confermano le dimissioni talora sembrano volerle smentire.

Mancano 14 giorni ai termini oltre i quali le dimissioni diventeranno effettive.

La Comunità di Terni che ha un dissesto finanziario di oltre 49 milioni di euro dovrà tornare a votare con costi importanti per il deficit pubblico.

Bandecchi cadrà sui stessi errori o forse travolto dalle indagini di Guardia di Finanza e magistratura o sulla diffusione dei “Cipro Papers”  relativi alle attività off shore del Gruppo industriale del manager che ormai in molti pensano siano prossimi alla pubblicazione.

 

 

 




Accademia Di Alta Cultura: la magia nera piega le menti deboli.

STRAGE DI PALERMO | All’Accademia Di Alta Cultura opinionisti, filosofi, insegnanti, rappresentanti del mondo della scuola, pedagogisti, medici e psicologi, religiosi, giornalisti, Forze dell’Ordine, Magistrati

La nota del Presidente dell’Accademia Di Alta Cultura, N.H. Giuseppe Bellantonio, anticipa già l’intervento del noto opinionista e critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese tra filosofi, insegnanti, rappresentanti del mondo della scuola sino a livello universitario, pedagogisti, medici e psicologi, religiosi, giornalisti, Forze dell’Ordine, Magistrati: tutti in Webinar a proposito di occultismo, satanismo, evocazioni ed invocazioni correlabili alla magia nera
ROMA, 15/02/2024 (informazione.it – comunicati stampa – politica e istituzioni)Recenti notizie di cronaca – scrive Giuseppe Bellantonio – hanno sollevato rinnovata attenzione nell’opinione pubblica sull’efferatezza e complessità di crimini compiuti nell’ambito dell’occultismo, del satanismo, delle evocazioni e invocazioni correlabili alla magia nera e alla c.d. cabala nera, delle alterazioni di coscienza e di quant’altro riconducibile a tale deviato e deviante, sciagurato quando non delittuoso, contesto.

L’allarme è vivo ma – dice Bellantonio -, considerati gli ambienti e i modi nascosti e dissimulati in cui tutto si sviluppa, risulta altamente complesso affrontare il tema in modo risoluto. Ciò se bene la maggiore informazione d’insieme consentita oggi dall’accesso più ampio alle banche dati generali presenti in WEB abbia accresciuto l’attenzione generale e la consapevolezza di tali turpi avvenimenti.

Tale maggiore cognizione deve però meglio allarmare gli addetti ai lavori e la società civile dei fortissimi e spesso tragici rischi in cui i singoli si espongono nel frequentare contesti che praticano certi “riti”, il cui fine è in primis quello di piegare, condizionare e soggiogare le menti (deboli o già tarate: questo è bene chiarirlo fin sa subito) ma anche lucrarci vergognosamente. 

Sollecitata da più fronti l’Accademia Di Alta Cultura agirà in seno al Progetto Umanistico e Culturale “RenasceRe” – già avviato da tempo in sinergia con BETAPRESSOpus Mediterranei e Project Man Academy – organizzando più incontri sulle problematiche del tema, sulle sue molteplici sfaccettature, alla presenza di opinionisti, filosofi, insegnanti, rappresentanti del mondo della scuola, pedagogisti, medici e psicologi, religiosi, giornalisti, Forze dell’Ordine, Magistrati; tutti, insieme all’Accademia Di Alta Cultura, per elaborare un contributo, concreto e veritiero, con l’obiettivo di sviluppare forme di tutela e salvaguardia tali da essere diffuse con il fine di mettere in guardia nei riguardi di gente senza scrupoli e fors’anche avida.

 

La scelta del Consiglio Direttivoquattro incontri con cadenza quindicinaleIl primo riguarderà il mondo sociale, della gioventù e della famiglia, la pedagogia e la sensibilità individuale e di gruppo. 

Il secondo affronterà il tema delle sette e tutte le situazioni delle devianze correlate, come la strada, la cultura, le religioni e le superstizioni e lo stato di salute psichica e fisica della persona. 

Il terzo definirà l’individuazione di dette sette e ne prenderà in analisi le svariate caratteristiche e la diffusione nel territorio sia italiano sia mondiale. 

Il quarto distinguerà gli ambienti in cui le sette e l’occultismo hanno trovato e cercano seguaci in campo sociale, culturale, politico, economico.

Le coordinate digitali degli incontri in web – precisa Bellantonio – saranno preventivamente diffuse per agevolare la partecipazione dei Relatori interessati.

Gli Atti del Convegno saranno poi resi noti al pubblico a mezzo stampa.

Intanto – chiude Bellantonio – l’Accademia Di Alta Cultura ringrazia fin da ora tutti quanti interverranno a sostegno del programma di cui sopra.




Trump dixit

 

Il Presidente Trump, in un recente comizio in South Carolina, ha dichiarato che sarebbe pronto ad “incoraggiare la Russia ad attaccare i Paesi NATO che non pagano”.
Una evidente provocazione, forse un messaggio politico.
Si potrebbe, anche, pensare che questa dichiarazione possa essere una indiretta risposta ai messaggi che il Presidente Putin ha lanciato attraverso la recente intervista a Carlson.
Il Presidente Putin aveva, infatti, dichiarato di non avere nessuna intenzione di attaccare la Polonia ed i Paesi Baltici.
Il Presidente Trump parla di “Paesi che non pagano”.
Polonia e Paesi Baltici stanno rispettando l’accordo del Summit del Galles, conseguentemente sono fra quelli, diciamo così, “non attaccabili”.
Necessario, a questo punto, contestualizzare l’affermazione del Presidente Trump e verificare quali siano gli Stati membri della NATO definibili come “morosi”.
Essa trova origine nell’accordo, lo ho appena menzionato, firmato dagli Stati membri della NATO durante il Summit svoltosi in Galles nel 2014.
Accordo che sanciva che ogni Stato membro assumeva l’impegno di investire in armamenti il 2% del proprio PIL, accordo confermato nel 2016 a Varsavia con il Defence Investment Pledge.
Dopo le “firme” i fatti di molti Stati aderenti non sono mai stati conseguenti. Questo emerge da un documento della Camera dei deputati italiana del ottobre 2023.
In esso si dichiara che le stime della NATO affermano che solo undici delle trentuno nazioni che compongono la coalizione ha rispettato l’accordo.
Fra questi undici l’Italia non c’è.
Gli Stati Uniti investono il 3,49%  medio annuo del proprio PIL, mentre sono in linea con l’obiettivo del 2% la Polonia (3,9%), la Grecia (3,01%), l’Estonia (2,73%), la Lituania (2,54%), la Finlandia (2,45%), la Romania (2,44%), l’Ungheria (2,43%), la Lettonia (2,27%), il Regno Unito (2,07%) e la Slovacchia (2,03%). La Francia e la Finlandia sfiorano l’obiettivo con il 1,9%.
L’Italia, nel 2023, si attestava al 1,46% del PIl, nel 2022 era 1,51%, nel 2020 andava leggermente meglio con un 1,59%.
Il Documento programmatico pluriennale della Difesa italiano per il triennio 2023-2025 dichiara che l’obiettivo verrà raggiunto nel 2028.
Come negare il diritto al Presidente Trump di vivere con un certo scetticismo questa affermazione?
Il tema che il Presidente Trump pone sul tavolo è quello del rispetto degli accordi nell’alleanza atlantica.
Probabilmente tutti gli accordi, non solo quelli di natura economica.
Accordi che molti Stati membri, fra cui l’Italia, dal 2014 ad oggi, non hanno mai rispettato.
A sentire i media italici, però, il “cattivone” è Trump, non gli Stati membri che non onorano quanto firmano.
Per quanto concerne l’Italia, inoltre, non è difficile notare quanti siano i dossiers complessi che la vedono contrapposta alla visione delle cose con Mar a Lago.
Dalla Via della Seta al Russiagate, per esempio. Senza dimenticare che il Presidente Trump non perde occasione per dichiarare che lui si accinge a vincere le elezioni presidenziali statunitensi per la “terza volta”, frase che potrebbe essere di interesse anche italico.
Le elezioni presidenziali in America si avvicinano, credo sia assai probabile che ne vedremo veramente delle belle nei prossimi mesi, certamente un momento interessante sarà il prossimo CPAC del partito repubblicano che si svolgerà in Virginia.
Gli analisti, ed i bene informati, vedono come sempre più probabile la vittoria di Trump a novembre, anche per questo gli stessi ritengono altrettanto probabile un “cambio di cavallo” in corsa sul lato democratico, il nome che gira nei salotti è quello dì Michelle Obama.
Certamente con Trump nuovamente alla Casa Bianca tanti dossiers “dimenticati” dall’amministrazione Biden torneranno prepotentemente sul tavolo.
Dossiers che, focalizzando l’attenzione sul nostro occidente, riguardano l’Unione Europea, molti singoli Stati che la compongono, la NATO.
In fondo la dichiarazione in South Carolina non sembra altro che l’inizio di un percorso di messaggi finalizzati, anche, a poter poi dire “vi avevo avvisato”.
Da cultore della materia Trumpiana rimango in attesa del prossimo “pizzino” certo che i media nostrani  lo utilizzeranno per definire il Marines di Mar a Lago come un “fuori di senno”, altrettanto certo che molti elettori statunitensi, parrebbe la grande maggioranza, saranno lieti nel sentirlo.
Una domanda per concludere, ma se gli Stati aderenti alla NATO non rispettano la parola data nella NATO a cosa serve la NATO o, almeno, questa NATO?
In fondo l’accordo di Yalta sta per scadere e dovrà essere sostituito da qualcosa d’altro e, sempre in fondo, in occidente, che piaccia o no, oggi, gli Stati che contano sono due: la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America.
Gli altri, infatti, pensano di contare, tutti troppo sicuri di se stessi ed assai rivolti con la testa nel passato, Inghilterra e Germania in primis.
Ignoto Uno
13/02/2024 DA ETTORE LEMBO NEWS

 




Betapress e Ettore Lembo, matrimonio di idee.

Il comitato di redazione di Betapress.it è lieto di avviare una nuova collaborazione tra le testate Betapress.it ed Ettore Lembo News.

La collaborazione tra Corrado Faletti ed Ettore Lembo rappresenta un esempio significativo di sinergia professionale nel campo del giornalismo d’inchiesta, un ambito in cui la dedizione alla verità e l’impegno civile si fondono per dar voce a storie spesso trascurate o celate.

Entrambi i giornalisti, pur avendo percorsi professionali distinti, hanno trovato un terreno comune nelle loro visioni del giornalismo come strumento di denuncia sociale e politica, portando alla luce scandali, ingiustizie e malversazioni che altrimenti sarebbero rimasti nell’ombra.

La collaborazione tra Faletti e Lembo è caratterizzata da un approccio meticoloso alla ricerca della verità, che si manifesta attraverso un’indagine rigorosa e approfondita.

La loro metodologia di lavoro si basa su un’accurata verifica delle fonti, l’incrocio di dati e testimonianze, e un’immersione totale nei contesti investigati.

Questo approccio scrupoloso non solo conferisce credibilità alle loro inchieste, ma permette anche di tessere narrazioni complesse che riflettono la multidimensionalità delle realtà esaminate.

Un elemento distintivo della loro collaborazione è l’interdisciplinarità, che permette di affrontare le tematiche indagate da molteplici prospettive.

Lembo, con la sua profonda conoscenza del tessuto socio-politico, e Faletti, con la sua abilità nel narrare storie umane vere e disincantate, combinano le loro competenze per creare reportage che sono al tempo stesso informativi e coinvolgenti.

Questa fusione di stili e approcci non solo arricchisce il contenuto delle loro inchieste, ma rende anche il loro lavoro accessibile a un pubblico più ampio, facilitando la comprensione di questioni complesse e promuovendo una maggiore consapevolezza sociale.

La loro visione comune del giornalismo come strumento di cambiamento sociale è un altro pilastro fondamentale della loro collaborazione.

Entrambi credono fermamente che il giornalismo debba svolgere un ruolo attivo nella società, non limitandosi a documentare la realtà, ma aspirando a trasformarla.

Attraverso le loro inchieste, Faletti e Lembo cercano di stimolare il dibattito pubblico, incoraggiare la riflessione critica e, in ultima analisi, influenzare le politiche e le pratiche in modo da promuovere la giustizia e l’equità.

Tuttavia, la loro collaborazione non è esente da sfide.

Operare nel campo del giornalismo d’inchiesta comporta rischi significativi, tra cui la possibilità di ritorsioni legali e personali.

Inoltre, la crescente polarizzazione mediatica e la diffusione delle fake news rappresentano ostacoli ulteriori alla diffusione di un giornalismo basato su fatti accuratamente verificati.

Nonostante queste difficoltà, Faletti e Lembo rimangono impegnati nel loro percorso, sostenuti dalla convinzione che la loro opera possa contribuire a una società più informata e giusta.

In conclusione, la collaborazione tra Corrado Faletti ed Ettore Lembo simboleggia il potere del giornalismo d’inchiesta condotto con integrità, passione e impegno civile.

Attraverso il loro lavoro congiunto, essi non solo portano alla luce verità nascoste, ma dimostrano anche come il giornalismo possa agire come forza motrice per il cambiamento sociale, ispirando altri professionisti del settore e il pubblico a ricercare la verità e ad agire in difesa della giustizia e della trasparenza.




Foibe, oltre la retorica

 

 

CONVEGNO IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DELLA SOLENNITA’ CIVILE DEL GIORNO DEL RICORDO IN MEMORIA DELLE VITTIME DELLE FOIBE, DELL‘ESODO GIULIANO-DALMATA, DELLE VICENDE DEL CONFINE ORIENTALE.

Oggi, nei locali del MCP-Museo Città di Pomezia | Laboratorio del Novecento, si terrà un importante e solenne Convegno dall’eloquente titolo 10 FEBBRAIO OLTRE LA RETORICA.

Molti e qualificati gli intervenuti che si avvicenderanno nell’esporre ricordi e pensieri: nel segno del RICORDO e non certo dell’ACREDINE, o dell’ASTIO, o dell’ODIO, fini a se stessi.

Certamente, aleggia ancora con energia il desiderio di vedere riconosciuta una GIUSTIZIA piena, solenne e scevra di quei capziosi distinguo che ancora suonano da comodo alibi per coloro che – in quei periodi  tragici – si distinsero per crudeltà ed efferatezza. 

Il dramma fu atroce e crudele, separando intere famiglie, uccidendo, violando cose e persone, violentando, gettando nelle cavità carsiche persone ancora vive o agonizzanti… Uno scempio umano praticato in nome di non si sa bene quale beluina ideologia: becera, malata e sanguinaria.

Crudeltà, assistite dalla violenza dei conflitti, che ci auguravamo di non dover mai più vedere, posto che si riteneva che gli insegnamenti – ancorchè tragici – della Storia, ma che invece si ripropongono con cruda violenza: incuranti del sangue che spargono, delle vite che spengono, della miseria che spandono, dei lutti che diffondono…

…incuranti del suono del pianto che accomuna le vittime e i loro cari… un suono che è sempre lo stesso, a tutte le latitudini.

‘Mai più guerra’, dicono i popoli, ‘mai più violenza’ sostengono compunti i politici e chi ci amministra … gli stessi che, con motivazioni spesso risibili e pretestuose, sono coloro che le guerre le dichiarano e le gestiscono, mandando i popoli al macello!

Vi prego… rendete onore alla Memoria di questi nostri morti, non diversi da altri morti, da altri Esseri Umani tragicamente immolati: foibe, camere a gas, campi di concentramento, lanci di bombe, scariche di armi automatiche… a mutare sono solo luoghi e particolari delle uccisioni e delle efferatezze che possono averli contraddistinti …

… ma i Morti sono Morti … non diamo loro colore, targhette distintive… nomi diversi con il profumo pungente delle vernici fresche del ricordo rinnovato per l’occasione… 

I Morti devono essere un perenne monito!

I Morti dobbiamo onorarli sempre, anche perché non ne esistono di ‘serie A’ o ‘B’ o ‘C’: specie se a ucciderli è stato l’odio etnico, sociale, politico o religioso ! 

Perché solo onorandoli, sottolineiamo l’importanza della Memoria, del Ricordo – che non può certo durare la sola solennità di un paio di giorni! – : e solo sottolineando e vivendo consapevolmente tutto ciò, potremo evitare nuove stragi, nuove uccisioni, nuovi morti, nuove tragedie …

Eleviamo oggi il nostro memore pensiero a tutti questi nostri Fratelli immolati tragicamente sull’altare dell’odio etnico e politico, e ci stringiamo al perenne dolore delle loro Famiglie e dei Sopravvissuti tutti.  

Abbiamo personalmente delegato il Dott. Antonio Ballarin  –  Presidente Emerito di FederEsuli – di farsi portavoce presso gli intervenuti di questi nostri sentimenti, personali quanto condivisi da quanti amano la Libertà e quell’Amore Fraterno che è il vero cemento che unisce le Persone, i Popoli.

 




Intervista a Putin, ma qualcuno ascolta quello che dice?

da la notizia.net un articolo che riteniamo importantissimo da leggere per capire le attuali situazioni.

Buona lettura

 

Tucker Carlson intervista Putin, Trump ha un avversario con cui costruire la pace

Tucker Carlson

Tucker Carlson intervista Putin, Trump ha un avversario con cui costruire la pace – Il 9 novembre 1905 il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt visitò Panama per porre una “ prima pietra” nel costruendo famoso canale, era la prima volta che un presidente americano in carica usciva dai confini della sua nazione.

Quel giorno prendeva forma la “commercial diplomacy”, quella che ebbe un momento altissimo con il famoso Piano Marshall in europa.

In data 9 febbraio 2024, anche questa è una prima volta, l’intervista rilasciata dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al giornalista statunitense Tucker Carlson è andata in onda.

Una intervista che farà storia per i contenuti, per i messaggi.

Molti di questi assai ostici per la grande messe di sostenitori della guerra alla Russia, ovviamente in terra di Ucraina, ad ogni costo.

Quella che potremmo chiamare “Journalist Diplomacy” non nasce con questa intervista, come dimenticare il ruolo di quel immenso giornalista che fu Igor Man nei rapporti fra l’Italia e la Libia di Gheddafi o il ruolo di quella altrettanta immensa donna e giornalista che fu Oriana Fallaci nelle relazioni italiane con il leader libanese Walid Jumblad?

Certamente, però, l’intervista di Carlson al leader russo ha permesso ai cittadini occidentali di farsi una opinione non mediata su quanto stia avvenendo sullo scenario ucraino e, più in generale, europeo.

Immediatamente gran parte della “libera stampa” italiana ha ritenuto di svilire l’intervista sottolineando come il loro collega statunitense sia un “filo trumpiano”. 

Sono gli stessi giornalisti che se additati come “di destra” o “di sinistra” replicano piccati “io sono un giornalista, faccio domande, non ho nessuna tessera di partito”.

In realtà, nella nostra Italia, sentiamo dagli stessi molto più delle opinioni che delle domande, al contrario da Carlson abbiamo potuto sentire solo domande.

Domande che hanno permesso a noi occidentali di sentire il punto di vista del cosiddetto “nemico”.

“Propaganda”, così sono state immediatamente tacciate le parole del leader russo, mentre quelle degli altri sono “parole pure”.

In guerra non ci sono “verità”, ci sono esclusivamente “punti di vista”.

Cosa ha risposto il Presidente Putin in questa che, piaccia o no, è una storica intervista?

Il primo, ed assai sgradevole per il nostro benessere, messaggio lanciato da Putin è che già diciotto mesi fa era stata raggiunta la pace fra la Federazione Russa e l’Ucraina davanti al leader turco Erdogan ma un intervento a gamba tesa dell’allora Premier britannico Boris Johnson su Zelensky ha fermato tutto.

I leaders occidentali, primo fra tutti il Presidente statunitense Biden, riteneva di poter distruggere la Federazione Russa attraverso la guerra in Ucraina.

I risultati, oramai di pubblico dominio mediatico, ci dicono che l’idea occidentale era assai mal ponderata.

Indimenticabili le dichiarazioni dell’allora Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi che declinava la disfatta russa.

Oggi, fu dichiarato moribondo per un tumore e già sostituito dal potere russo pronto a firmare la pace per limitare la invincibile armata Ucraina appoggiata dalle potenze occidentali, il Presidente russo è lì e sembra in buona salute sia personale che politica, oggettivamente migliore di quella della stragrande maggioranza dei leaders occidentali, Biden in testa.

Putin ha rassicurato che non invaderà Polonia e Paesi Baltici ed ha dichiarato che gli attentati ai due oleodotti Nord Stream sono stati compiuti dalla CIA.

Propaganda, forse, quest’ultima, certamente non era interesse russo distruggerli.

Carlson, ex anchorman di Fox News licenziato su richiesta di Dominion System come elemento della transazione economica con l’editore per le posizioni del giornalista statunitense sui brogli che il giornalista ha sempre ritenuto fossero avvenuti nelle elezioni presidenziali in Stati Uniti del 2020, ha dichiarato di aver condotto l’intervista perché i “media in lingua inglese sono corrotti e mentono ai loro lettori e spettatori”. 

Opinione personale, ovviamente, ma altrettanto dignitosa di attenzione rispetto a quella che ritiene il giornalista statunitense “non credibile perché filo trumpiano”.

Più interessante, anzi assai interessante, il messaggio nella bottiglia con cui il Presidente Putin chiude l’intervista, apparentemente riguarda la liberazione del giornalista americano recluso in Russia perché ritenuto una spia, in realtà è facile una lettura a più ampio spettro, “noi siamo pronti, ma l’occidente che cosa ci da in cambio?”.

“Dare in cambio” significa “sedersi e trattare”.

In fondo la pace in occidente vi è stata per settanta anni grazie a Yalta ove quattro leaders occidentali firmarono un accordo.

In quel caso gli europei erano tre, il francese De Gaule ed il britannico Churchil, geograficamente e non geopoliticamente il Sovietico Stalin.

La prossima “Yalta”, è ovvio che si dovrà arrivare a firmare un nuovo accordo per la pace in occidente dopo la guerra in Ucraina, mi sembra sempre più palese, sarà firmato a due.

Uno sarà certamente Putin, l’altro, a sentire questa intervista di Carlson, sarà il prossimo Presidente statunitense, quello che verrà eletto attraverso le elezioni del novembre 2024.

A vedere anche i Caucus repubblicani in Nevada ed i sondaggi quel presidente sarà Trump, magistratura americana permettendo.

Da oggi a quel giorno potrebbe esserci qualcuno che potrebbe far di tutto per far scoppiare un conflitto mondiale.

Un missile russo pochi giorni fa ha tenuto una strana traiettoria.

Questo, partito dalla Federazione Russa, è andato dritto verso il confine polacco per poi “sterzare” e tornare indietro.

Il missile era “programmato” in tal senso, lo dicono gli esperti di armi strategiche, il messaggio politico era chiaro.

Messaggio politico che Putin ha declinato ulteriormente nell’intervista a Carlson.

Nell’osservare tutto questo sembrerebbe che la pace la stiano cercando i due “cattivoni”, Trump e Putin, mentre tutti I “buoni”, secondo molti media ed opinionisti, Biden e leaders europei in testa, pensino che la soluzione sia la distruzione della Russia Putiniana.

Peccato che i fatti ci dicono che non stia accadendo e, al contrario, sempre i fatti, ci dicono che la qualità della vita del 91% degli italiani, a causa di questa drammatica guerra che parrebbe sia continuata per volontà del britannico Johnson, vivono assai peggio.

Ignoto Uno

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