Le nomine di Valditara

Il Ministro dell’istruzione e del merito nomina Anna Paola Concia responsabile del progetto “Educare alle relazioni” con un budget di 15 milioni di euro.

Insieme ad Anna Paola Concia nominate anche suor Monia Alfieri, rappresentante del Consiglio nazionale della scuola della Cei e volto noto della tv, e Paola Zerman, avvocata dello Stato, commendatore della Repubblica già candidata alle politiche nel partito di Mario Adinolfi.

Ovviamente aver messo come capoprogetto Anna Paola Concia ha scatenato giustissime polemiche anche perché le tre scelte, seppur differenti, sono espressione di estremi molto lontani tra loro, forse sarebbe stato opportuno mettere a capo del progetto una quarta figura di estrema neutralità.

Il Ministro non è nuovo a queste uscite, pochi giorni or sono è incappato nell’incidente Amadori e l’anno scorso nel gravissimo fatto del Direttore Generale dell’USR Marche Marco Ugo Filisetti, prima invitato a vari comitati e poi  “fatto fuori” con comunicato stampa ufficiale negando l’evidenza dei fatti (Betapress sta preparando un’inchiesta su quest’ultimo “errorino”).

Forse sarebbe opportuno concentrarsi meglio sulle cose che vengono fatte e su quelle da fare, o avere migliori consiglieri, e comunque i problemi sono ben altri, come adeguare in modo significativo gli stipendi del personale scuola, magari usando i fondi pnrr, professionalizzare le segreterie scolastiche immettendo personale in aumento e magari evitando di buttare dentro le segreterie qualsiasi tipo di porcheria amministrativa che le altre amministrazioni non hanno voglia di fare, non umiliare i DSGA della scuola, valorizzare il ruolo dei docenti anche verso le famiglie.

Nonostante i continui attacchi personali, Betapress non si ferma e continuerà la sua battaglia per migliorare il mondo della scuola italiana.

 

 




Graffi ansiosi

Ansia dall’ANSA.

ANSA. “””Kirby “Gli Usa e l’Europa non possono permettersi la vittoria di Vladimir Putin.

Dopo l’Ucraina potrebbe non fermarsi e minacciare i nostri alleati della Nato” “””.

Mah!

Eppure sembrerebbe il contrario!

La Russia è stata dichiarata obiettivo militare (dopo toccherà alla Cina…), Putin è un’abominevole ‘canaglia’ (sostengono i suoi nemici) e deve essere ucciso, la Russia depotenziata e spezzettata, le sue repubbliche interne devono ribellarsi, le sue risorse naturali possono e devono essere cannibalizzate (proprio perché sono ‘cattivi’…), i suoi fondi presso banche all’estero requisiti…
Ah!… Inoltre né Putin né la Russia possono lamentarsi, avendo invaso una parte di territorio per proteggere le ampie minoranze filorusse colà residenti e dove i suoi nemici dichiarati – vecchi e nuovi – si sono installati peraltro anche militarmente, violando gli impegni assunti con la stessa Russia alla caduta del Muro.

Forse si devono correggere le cartine topografiche che mostrano un robusto anello di basi USA e alleati tutt’intorno a Russia e Cina?

Sono sbagliate le cartine, e quelle basi sono russe e/o cinesi?

O sono “sbagliate” certe dichiarazioni, e certa narrazione ancora più falsa di quanto di falso si possa attribuire a russi, cinesi e ai loro alleati?

Continua a esserci bisogno di Pace.

Ma non c’è n’è volontà, a ovest e dintorni.

O “non è ancora il momento” (‼) o “Putin non deve/può vincere” (‼).

Intanto le armi sgranano il loro rosario di morte, il denaro scorre a fiumi (nelle direzioni sbagliate?), molte nazioni da prospere si stanno svenando non indirizzando a favore dei propri cittadini (affatto sotto minaccia) imponenti risorse finanziarie.

Che scoppi la Pace, alfine!

Che le armi tacciano e vengano smantellate!

Che il mondo conosca un nuovo benessere, alimentato da solidarietà, vera libertà e vera democrazia.

 




Giulia, senza parole…

I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA: MA…

Al di là dei drammi insiti in ogni episodio di violenza e di morte a causa di atti violenti, ultimamente si nota purtroppo un certo ‘sciacallaggio’, specie quando questi sono cruenti e persino mortali, ovvero quando sono declinati in precise categorie di soggetti.

Insomma, sembra che ci sia sempre qualcuno già predisposto/pronto, specie in combinazione con persone e strutture – a gettarsi su casi ‘particolari’ (ovvero, di ‘particolare interesse’ per lui, ossia ‘strumentali’ a un qualche disegno o a una qualche posizione), gettando quasi sempre sull’ideologico (ma quale?) un avvenimento di cronaca tanto grave quanto luttuoso.

Il che equivale a sminuire lo stesso delitto, parcellizzandone i contenuti, la curiosità, la morbosità, i retroscena come gli effetti, coinvolgendo senza pietà famiglie e affetti, travolgendo ogni diritto di privacy e mettendo sotto la lente speciosa della curiosità più perniciosa la vita di persone che, quantomeno, normalmente, ambirebbero, invece, restare nelle pieghe di quella riservatezza che è strenua difesa di chi debba superare un fortissimo dolore.

Quanto sopra, come se la vittima possa essere vittima di una odiosità sociale o persino di genere: un modo persino sbrigativo di affrontare la cosa.

Ma, se si vuole identificare con precisione il problema, specie al fine di porvi freno e rimedio, non ci si può limitare o fermarsi a questioni limitate al solo ‘genere’. Vediamo sinteticamente la genesi di molti fermenti negativi che percorrono la quotidianità con episodi di violenza.

La conclusione, non può che ricondurci alla FAMIGLIA. Il vero recinto dove continua a permanere l’onere etico e morale di educare e crescere i figli (educazione comportamentale, igiene personale, onestà e correttezza, assenza di volgarità nell’esprimersi, rispetto per i genitori e per chi ci è prossimo, avversione per la menzogna e per chi ruba, ecc.).

Alla scuola vanno altri compiti essenziali: insegnare a leggere e a scrivere (ma anche a tenere correttamente in mano la matita o la biro!), la lingua italiana e la sua letteratura, la matematica, la storia (e non pagine di ‘storielle’ scritte su testi inaffidabili e di parte, che anni fa sarebbero stati gettati direttamente nella spazzatura!), la geografia, le scienze, le lingue straniere, arte o disegno, e quant’altro: sostanzialmente rafforzando, e mai confliggendovi, l’insegnamento genitoriale impartito in seno alla FAMIGLIA (non genitore 1 o 2 o 3: ma FAMIGLIA, con tanto di padre e di madre, ciascuno competente in particolari funzioni ed entrambi concorrenti al mantenimento, crescita ed educazione della loro prole).

Nel giuoco delle parti, la Scuola, di Stato o privata, aiuta offrendo gli idonei supporti logistici e di contenuto umanistico e scientifico, di formazione o di avviamento a una qualche forma di professione/lavoro: ma la scuola non può né deve sostituirsi – ovvero, esserne tentata, ai genitori, alle FAMIGLIE degli allievi e alla sua funzione. Funzione, sia detto chiaramente, che una cancel culture distruttiva e persino dissennata, bieca e furiosa, cerca di smantellare e alfine demolire a tutti i livelli, depotenziandone ruoli e funzioni. Una cancel culture, al netto degli alibi che pretestuosamente l’ammantano, il cui scopo è quello di sostituire valori e tradizioni pregresse, proprio quelli che hanno consentito il progresso dell’Umanità, definiti tout-court superati e desueti.

Lo scopo degli allievi che frequentano le scuole, è quello di frequentare per apprendere, nel modo più completo, da insegnanti che impartiscano loro cultura e scienza in modo obiettivo e assolutamente depurato da personali contaminazioni ideologiche: insegnamenti e competenze che li devono preparare ad affrontare la vita. Giovani che siano protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e non zombie rincitrulliti da abuso di smartphone, prostrati dall’uso di droghe, persino annoiati da una sessualità sempre più precoce e disinibita, ma poco capaci di esprimersi correttamente e di comunicare tra di loro. Ed è proprio su questo terreno squallido, rovinato e contaminato che il male e la violenza mettono le loro radici.

Ora, quegli agitatori/inquinatori che amano porre periodicamente le masse di fronte a problemi non sempre autentici e reali, hanno tirato fuori dal cilindro questioni legate in modo chiaramente ideologico e strumentale a un presunto ‘patriarcato’ (da smantellarsi, sembra ovvio: ma, ove esistesse, a favore di cosa?), facendo scadere situazioni violente e omicide a crimini di genere.

Il che è profondissimamente errato e falso. Occorre che con grande rapidità, abbandonate anguste visioni ideologiche idonee a suscitare mobilitazioni qualunquiste, la politica, di concerto con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura, dia un nuovo ‘registro’ alle norme di legge vigenti.

Non per dequalificare; anzi persone, sarebbe opportuno collocare senza remore ogni forma di delitto e violenza nella categoria degli omicidi e dei tentati omicidi, determinando pene ampie e definitive: non suscettibili di alcuna riduzione.

Poi, nel contesto di tale tipo di reati, andranno applicate le aggravanti: se il reato avviene contro soggetti non in condizioni di resistere o contrastare la violenza/forza omicida, peggio ancora se di sesso femminile, minori, anziani e invalidi, malati, e quant’altro.

Denunce immediatamente affrontate dalla Forze dell’Ordine con contestuale coinvolgimento della magistratura; escussione immediata del denunciato e del denunciante; custodia cautelare domiciliare con applicazione di braccialetto elettronico in attesa dell’esito delle indagini; diffida a tentare direttamente e/o indirettamente ogni contatto con la potenziale vittima; e, nei casi, fin da subito particolarmente severi, obbligo di dimora in un diverso centro abitato.

Queste, e non solo – peraltro in ipotesi – le misure di rafforzamento per contrastare crimini di tale natura.

Laddove, poi, possano sorgere situazioni più complesse – dove siano presenti questioni legate a droga, meretricio, ricatto (sessuale e non),abuso di credulità e riti orgiastici/satanici – l’attenzione degli inquirenti deve moltiplicarsi.

Ma soprattutto occorre intensificare la campagna informativa comportamentale, tesa a far adottare determinati comportamenti a chi possa essere oggetto di tentativi di violenza/molestie/sopraffazione. Dalle cautele da adottare nelle frequentazioni, alle attenzioni da adottare nelle fasi di rientro nelle proprie abitazioni e quant’altro: di prudenza, non è mai morto nessuno, ma di spavalderia e superficialità certamente sì.

Tra queste cautele, prima tra tutte il non accettare ‘incontri chiarificatori’ o altro di simile: una volta che un vaso si rompe, tale resta per sempre; al di là di ogni possibile buona volontà.

Infine, ricordo che le responsabilità legate ad atti delittuosi sono d’ordine PERSONALE, e il Codice non contempla alcunché che possa essere attinente al GENERE di chi tali atti possa commettere ovvero subire.

Cerimoniali di varia natura, anche importanti e sulle piazze, servono a poco: forse a sensibilizzare, a colpire per un breve periodo; ma, se ci si deve mobilitare, che lo si faccia per misure concrete, strutturali, idonee a circoscrivere e risolvere in modo rapidissimo.

Anche perché se si parlasse ancora di ‘patriarcato’, bisognerebbe affrontare anche la quaestio ‘matriarcato’.

Sempre che l’obiettivo degli agitatori/sobillatori possa essere solo questo e non piuttosto la preparazione a un attacco alla religiosità: a quella dei ‘Patriarchi’ e del ‘Patriarca’ per eccellenza, Dio.

Certo è che negli ultimi 15-12 anni, la Donna ha modificato molte delle sue posizioni, recuperando sull’Uomo, perdendo spesso in femminilità e assumendo comportamenti di tipo maschile; per contrappunto, l’Uomo si è alquanto effeminato compensando malamente tale affievolirsi degli schemi psicologici e sociali legati alla propria stessa vis e sessualità.

Conquiste? Mah! Forse…!

Ma sicuramente alcuni obiettivi avrebbero dovuto comportare processi sociali di tipo paritario: a partire da stipendi e salari.

Ci sono fenomeni comportamentali che, al di là di gelosie, immaturità, scarsa consapevolezza e debole coscienza, coinvolgono le fortissime tensioni di una società che non sa garantire il lavoro, la dignità del vivere, stabilità ed equilibrio sociali.

Correttamente, i TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA hanno purtroppo un solo nome, VIOLENZA; e la violenza non è diversa se la vittima sia un uomo o una donna, se si uccida un cane, o un elefante, o se si schiacci una formica o si abusi un bambino.

Non ci sono percorsi preferenziali per mobilitarsi o indignarsi: i percorsi sono, devono essere, gli stessi.

E i problemi seri, devono essere affrontati seriamente: non ci sono morti di serie A e morti di seri B.

 




Lo spione: una commissione a favore dei whistleblower

Una delle traduzioni che internet suggerisce per il termine whistleblower è lo spione, ma anche il fischiatore, il suggeritore, l’informatore.
In America il whistleblower (neologismo introdotto dall’inglese americano) viene anche associato, in certi casi, alla figura di gola profonda (deep throat), ovvero colui che denuncia o riferisce alle autorità, pubblicamente o segretamente, attività illecite o fraudolente nel governo, in un’organizzazione pubblica o in un ente privato.
L’istituto del c.d. whistleblowing è disciplinato dall’art. 54 bis “Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti” del decreto legislativo n. 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dall’art.1, c.1, della legge 30 novembre 2017, n. 179, il quale prevede una tutela rafforzata per il pubblico dipendente che, nell’interesse dell’integrità della pubblica amministrazione, segnala al Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza ovvero all’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) o denuncia all’autorità giudiziaria ordinaria o a quella contabile delle condotte illecite di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro.
Whistleblower comunque ha una connotazione semantica positiva che in italiano non esiste, anzi molto spesso viene confuso con il termine delatore che ha invece connotazioni negative.
Questo la dice lunga sull’abitudine italiana di rispettare la persona che denuncia attività scorrette nella propria azienda, sia essa pubblica o privata, e di tutelarla.
A partire dal sottoscritto, l’amico Fabio Delibra, ma fino ad arrivare a Carlo Bertini ex dipendente di Bankit che denunciò il famoso caso diamanti, nel nostro paese chi denuncia non viene visto come un eroe o solo un cittadino corretto, ma come un rompicoglioni da allontanare da qualsiasi cosa ed a qualsiasi costo, anche a distanza di decenni.
Peggio ancora nei confronti di queste figure viene avviata una macchina del fango che non ha eguali, se non addirittura una macchina fatta dall’uso fuorviato dei tribunali, che comunque poi si conclude sempre con un nulla di fatto, ma fa guadagnare tempo al “segnalato” e comunque permette di screditare i poveri whistleblowers.
L’uso improprio della giustizia ha anche un altro effetto, quello di costringere il denunciatore ad un significativo dispendio economico, mettendolo comunque in difficoltà.
Cose peraltro già successe e già vissute in prima persona dal sottoscritto, ma anche da tutti quelli che si sono trovati a voler correggere cose sbagliate.
Dobbiamo renderci conto che il nostro sistema italiano ha ormai più sovrastrutture ideologiche e lobbistiche che funzioni oggettive.
Gli apparentamenti politici oggi incatenano il nostro paese, giustizia compresa, e ne minano alla radice il senso etico e di conseguenza l’operatività morale.
Il quadro pertanto legato ai temi del cosiddetto “whistleblower” è abbastanza deludente: denunciare oggi il datore di lavoro sembra essere un’impresa rischiosa, che porta danno solo al lavoratore e ne mina anche salute e finanze.
Vero, è occorre dirlo, che in una piccola percentuale ci sono stati anche casi in cui chi ha denunciato ha avuto il giusto riconoscimento, ma comunque anche nei casi che sono andati a buon fine, meno del due per cento, sono passati anni di sofferenza.
Non abbiamo speranza che in questo paese le persone oneste vengano rispettate.
Comunque faccio una proposta:
Propongo la creazione di una commissione indipendente esterna alla politica ed alla amministrazione, formata da chi ha subito le ritorsioni ed ha perso la sua posizione, giornalisti non legati a movimenti politici e non influenzabili, che sia a disposizione di chi denuncia ancor prima di farlo o ha già denunciato ed è stato stritolato dalla morsa del potere, per tutelarli ed accompagnarli.
Questa commissione dovrebbe avere un budget di spesa per aiutare chi denuncia e per poter svolgere indagini preventive.
Forse questo organismo affiancato ad una norma giusta potrebbe risolvere qualche enorme intoppo oggi presente e favorire chi vuole migliorare il paese.
Fin da ora mi candido a farne parte.
Ma credo che nessuno raccoglierà questa mia proposta, soprattutto nessun politico, perché il BLA BLA BLA elettorale lo sanno fare tutti, ma mettere in atto cose scomode… 



Ricostruzione Ucraina: Angelo Sinisi.

 Oggi, intervistiamo l’Ing. Angelo Sinisi, esperto Economista, Manager di ’’Tales of Angels” (asociatiatalesofangels.com), Confindustria Romania Associative Development  (https://confindustria.ro/), PhD Profesor Asociat Selisun University https://www.uniselinus.education/, da molti anni residente in Romania, anche lì conosciuto e apprezzato per le sue doti professionali e le sue qualità umane, nonché punto di riferimento per molti connazionali della comunità Italiana in Romania.                                  

Abbiamo avuto la possibilità di porgli qualche domanda, maturata nel corso di una gradita chiacchierata, e qui di seguito riportiamo le relative sue considerazioni, con focus su quella che potrà essere il processo di ricostruzione in Ucraina, una volta che le devastazioni della guerra potranno aver termine.                                 

La prospettiva di una ricostruzione in Ucraina è un argomento di grande rilevanza, e il parere di un consulente Ingegnere ed Economista internazionale come il dott. Angelo Sinisi, impegnato in progetti a livello internazionale, è certamente interessante, e utile da considerare oggi come per il futuro.                      

La ricostruzione di un paese devastato com’è oggi l’Ucraina, sostiene con autorevolezza l’Ing. Sinisi,  rappresenterebbe un’opportunità per la sua ripresa economica e potrebbe anche avere impatti significativi a livello europeo.                                                                                          

Iniziamo esaminando gli aspetti economici.

È innegabile che una massiccia ricostruzione in Ucraina richiederebbe una vasta quantità di risorse: dalla costruzione di infrastrutture all’approvvigionamento di materiali da costruzione, all’impiego di manodopera specializzata.

Ciò  certamente porterebbe a livello europeo a un rilevante incremento della domanda di tali risorse, con il potenziale rafforzamento di un rialzo dei prezzi.

L’Europa potrebbe vedere un’esplosione dei prezzi dovuti alla crescente domanda di materiali da costruzione come acciaio e cemento, così come, conseguentemente, potrebbe esserci una pressione al rialzo sui salari dei lavoratori qualificati.

Questo determinerebbe di per sé un riallineamento, con un aumento dei costi per le imprese europee, influendo sull’inflazione.

Inoltre, un prevedibile export aggressivo in Ucraina potrebbe causare carenza di prodotti in Europa, poiché le risorse disponibili, in attesa di essere nuovamente calibrate per soddisfare l’incremento improvviso della domanda, al subentrare dell’auspicata azione di pacificazione, verrebbero dirottate verso il mercato ucraino.

Ciò potrebbe creare un ulteriore impatto sui prezzi e sulla disponibilità di beni.                                                       

Dal punto di vista immobiliare, è possibile che la domanda di materiali da costruzione sia così elevata da far aumentare notevolmente i prezzi, rendendo la costruzione onerosa.   

Tuttavia, è importante notare che questo scenario dipenderebbe dalla dimensione e dalla portata della ricostruzione in Ucraina: con tutta evidenza, variabile oggi non disponibile.  

Riguardo alle distanze, l’Ucraina non è così lontana dall’Italia, ma la logistica e il trasporto dei materiali ed eventualmente della manodopera non dovrebbero comunque costituire un serio problema, tenendo peraltro presente le incertezze del trasporto marittimo che  potrebbe subire ulteriori complicazioni dovute a questioni geopolitiche. 

Per quanto riguarda l’Italia, potrebbe essere esposta a una crescente pressione sui prezzi e ad una carenza di materiali da costruzione: tali da poter influenzare negativamente il settore edilizio e altri settori ad esso collegati. 

In generale, è importante considerare che questa è una prospettiva al momento teorica e molte variabili potrebbero influire sugli sviluppi futuri: così che la ricostruzione in Ucraina potrebbe effettivamente avere un impatto sull’Europa, la cui portata, natura e durata, dipenderanno da molti fattori, tra cui la dimensione della ricostruzione, la disponibilità di risorse e la capacità di gestire l’incremento della domanda, ha sottolineato l’Ing. Angelo Sinisi. 

Il tutto, tenendo in evidenza l’indeterminatezza attuale dei possibili costi prevedibili per tali opere. 

Elementi e commenti molto utili, quelli di cui sopra, e per i quali abbiamo ringraziato l’Ing. Sinisi anche a nome dei Lettori di BETAPRESS, ripromettendoci di tornare con lui sul tema allorché la situazione inizierà a palesare segnali certi e affidabili di miglioramento.

 




Terrorismo ∈ Islam

Nelle ultime settimane abbiamo vissuto l’esperienza mediatica di un’altra guerra in diretta.

L’aggressione di Hamas ai danni d’Israele, tralasciando i dettagli orribili, deve far riflettere.

Il terrorismo antisionista e antioccidentale è tornato a colpire con una violenza senza precedenti che riporta al rango di attualità la drammatica apologia della Soluzione Finale per il popolo d’Israele postulata dai nazisti.

Il terrorismo, oggi, ha una matrice islamica.

È impossibile negarlo e, forse, dispiace ricordare, decontestualizzate, le parole di Oriana Fallaci.

Dispiace ricordarne la crudezza, il suono brusco del sillogismo, ahimé, non confutabile né mai confutato, fondato su un approccio unico e binario.

“…Se è vero che non tutti i mussulmani sono terroristi, è altresì vero che tutti i terroristi sono mussulmani…” (cit non testuale).

L’immigrazione fuori controllo lascia le porte aperte ai terroristi, ai criminali che spacciano, violentano le donne, uccidono, spalancano la via alla collera facilmente manipolabile ed alla polarizzazione delle ragioni.

Crimini commessi da individui di ogni religione ma che l’immigrazione ha contribuito ad aumentare.

Nel buddhismo ogni squilibrio porta ad un effetto latente e ad un effetto manifesto.

L’ingiustizia pone cause alle quali seguono effetti e oggi siamo al “deinde philosophari”.

Non è sufficiente trincerarsi dietro frasi di circostanza.

La povertà genera squilibri sociali che possono sfociare nella radicalizzazione e nella collera sociale.

La gestione dei flussi migratori e delle politiche d’integrazione non possono essere lasciate ad un fine Tuning autoalimentato e fondato sulla civiltà e sulla democrazia.

Occorre investite nei paesi africani a monte e nella integrazione degli immigrati a valle.

Può non piacere a tutti ma è un’opzione non più negoziabile.

foto: I terroristi di Hamas durante una parata (foto LaPresse)




Gaza è l’invasione.

Gaza #Israele #war #vietnam #ONU #Gutierrez #netanyau

In questi giorni siamo tutti con il fiato sospeso per l’imminente invasione di Gaza da parte delle Truppe speciali di Israele.

Un’opzione che evidenzia due asimmetrie concettuali di notevole importanza.

La prima, l’idea che una guerra possa essere proclamatanell’assurdo obiettivo di cancellare l’avversario.

La seconda guerra mondiale è stata combattuta con questo ideale .

La distruzione del nazismo è stato il cemento della coalizione vincitrice del conflitto ma oggi sappiamo che le guerre convenzionali non esistono più. 

Le rappresaglie militari dovrebbero servire alla missione più nobile di una pace duratura.

Israele non sembra inseguire questa strada.

Na c’è di più. La seconda asimmetria, strategica e tattica allo stesso tempo.

L’ opzione militare incentrata sulla invasione di Gaza  potrebbe rivelarsi catastrofica perché nessuna forza speciale, oggi, può essere attrezzata alla guerra “non di superficie” combattuta con tecniche di guerriglia, trappole primitive e ribilanciamento della superiorità numerica.

Nel 2020 durante una mia visita nei tunnel di Cu Chi a 200 km circa da Ho Chi Minh ex Saigon in Vietnam ebbi modo di comprendere la drammaticità di una guerriglia sotterranea. I tunnel vennero utilizzati dai Viet Minh nella Guerra di Indocina e poi dai Viet Cong durante la Guerra del Vietnam. Nei cunicoli scavati, anche a 6 metri di terra, c’erano villaggi interi nei quali si viveva, si combatteva e si moriva. 

Gli spari di sottofondo provengono dal poligono allestito accanto ai cunicoli. Un’attrazione, ormai, che crea un’atmosfera cupa caratterizzata dall’odore di polvere di sparo e morte che i luoghi hanno reso un monumento alla Pace.

Rivedendo quelle immagini credo che i negoziati dovrebbero prendere il posto della collera e rilanciare l’idea di due Paesi per due popoli.

Il cessate il fuoco è indispensabile e la pace un’opzione non più negoziabile.




C’È CHI DELLA PACE NON SA CHE FARSENE…

 

In Medio Oriente le peggiori previsioni prendono corpo.

Soliti giochi di chi difende solo i propri interessi, colpendo nazioni sovrane.

Alla faccia di concetti, quali libertà e democrazia, scritti non su pergamene, ma su carta straccia.

Scatterà ora anche l’ora dei compari?

Intanto il coordinamento delle operazioni belliche, in Israele, è sotto osservazione e ‘consigliato’, ‘sostenuto’.

Quindi, mano a mano che il cumulo di macerie aumenterà e il sangue versato arrosserà la terra e le acque, di chi saranno le colpe?

Delle fiamme?

Di chi ha gettato un fiammifero sulle polveri?

O di maldestri pompieri che per fare prima vogliono spegnere le fiamme con le bombe?

E tutto questo ci lascia ulteriormente pensare, razionalizzando una sensazione che nasce proprio dalle riflessioni sulla guerra!

Amministratori a fine mandato dovrebbero essere privati di poteri esecutivi, per evitare che possano seminare odio e cupidigia repressi.

Vale per tutti e ovunque, poiché oggi ci sono mille modi di innescare e alimentare contrasti e conflitti.

Io buono tu cattivo, non regge più la prova dei tempi, essendo diventato “tu amico e complice mio?

Buono! Non amico né complice? Allora, cattivo.

Ma chi decide? Io.

Con quali regole? Le mie.

Quali sono? Fidati.




SE LA FINE DI UNA GUERRA INIZIA CON UNA PACE, PERCHÉ NON INIZIARE SUBITO CON LA PACE?

Altre navi, altri uomini, altre armi in arrivo: devono dare copertura mentre si uccide, mentre si muore.
Che triste bilancio ad oggi…
Migliaia di civili uccisi, ira, vendette, odio, uso massiccio di armi, attacchi ‘preventivi’ sul suolo di altri stati, non portano da nessuna parte: peggiorano e complicano una situazione già di per sé intricata.
Anzi, in un’epoca di macro-contraddizioni, in cui distruttori di civiltà e umanità tentano di guidarci in passaggi retrogradi verso un moderno medioevo, ci sono di sicuro attori che soffiano sul fuoco per imporre ad ogni costo sé stessi e un modello di mondo violento e prevaricatore.
Incendiari con la tuta dei pompieri.
Lontani – ma anche opposti – dagli autentici valori e criteri di libertà, democrazia, fratellanza dei popoli.
C’è bisogno assoluto di PACE, di veri, autentici, energici, operatori di PACE: non di chi nomina tale nobile concetto mentre nella pratica avversa ogni proposta di mediazione, sostenendo persino che possa non essere ‘il momento’ o che a decidere non possano essere ‘altri’.
Non è momento di ‘tifoserie’: occorre anzi freddezza e lungimiranza nel prevedere soprattutto l’imprevedibile, senza dare alcunché per scontato.
Mai dimenticando che il pianto dei bambini, degli indifesi, del lutto, è lo stesso a tutte le latitudini.
PACE! PACE! PACE!
Che le armi vengano fatte tacere!
Che sia PACE, alfine!
VERA, AUTENTICA, EQUILIBRATA ED EQUA.
DURATURA!




NÉ BOMBE NÉ ARMI, MA PACE A TUTTI I COSTI.

Salvo cecità congenite o utilitaristiche, i più hanno acquisito delle consapevolezze: la politica estera del c.d. ‘occidente’, viene decisa in Nord America anche di concerto con organismi internazionali, anche sovranazionali.
La politica economica, commerciale, finanziaria e monetaria europee, è stata ceduta nelle mani di UE e BCE. Idem per quella sanitaria.
Il mix di queste tre componenti, ha come risultante l’esclusione di quasi tutte le amministrazioni da ogni reale e concreto processo decisionale: anche in barba alle varie Carte.
Quindi, capacità di attività diplomatica da parte europea, nella realtà? Appare uguale a ‘zero’.
Oggi, si palesano tre posizioni: gli USA, che dettano la linea per loro e in nome è per conto del circuito di chi a loro legato.
Chi guerreggia, con tutti i suoi fermenti; con tutte le incognite di un ‘dopo’ del tutto sconosciuto.
Proposte di pace? Nessuna o respinte senza ‘se’ o ‘ma’. Sforzi di pace dell’occidente pro libertà, democrazia, tolleranza?
Azzerati proprio con la mobilitazione aeronavale USA nello scacchiere medio-orientale: il maggiore schieramento d’attacco di tutto i tempi nell’area, cui nessuno sembra opporsi.
E’ stata scelta la via più tragica: la guerra per la guerra, la guerra per imporsi e comandare non ‘con’ ma ‘sopra’ gli altri?
Le piazze gridano PACE.
I governi dicono di cercarla, ma operano per la GUERRA.
O per favorirla.
O per non opporvisi.
Con disprezzo per la vita, per l’umanità tutta.
La soluzione: non è nelle ARMI…
E sbaglia di grosso chi si possa sentire ‘lontano’ , ‘al sicuro’.