Come ti rigiro la notizia!!

Informazione, propaganda o…..?
Ecco in Italia, Due NOTIZIE CONTRARIE sullo stesso argomento…

Porsi la domanda di come per una stessa notizia possano darsi due informazioni contrarie ed opposte, diviene spontaneo chiederselo.
Forse qualcuno ha ricevuto una informazione errata, forse non si e approfondito abbastanza? Chissà, tuttavia, come fa un lettore a capire quale e’ quella esatta?
ANSA:
Sondaggio Wsj, ‘Trump avanti in 6 su 7 Stati in bilico’
‘Americani insoddisfatti sull’economia, dubbi su Biden’
-WASHINGTON, 03 aprile 2024, 14:42
-Donald Trump è avanti in sei su sette Stati in bilico, spinto da un’ampia insoddisfazione per l’andamento dell’economia e dai dubbi sulle capacità di Joe Biden.
E’ quanto emerge da un sondaggio del Wall Street Journal.
Il tycoon guida con un margine da 2 a 8 punti in Pennsylvania, Michigan, Arizona, Georgia, Nevada, North Carolina, con o senza candidati indipendenti o di partiti terzi.
Il presidente è in vantaggio di 3 punti solo in Wisconsin in una corsa con più candidati, mentre in un duello con Trump è testa a testa.
-REPUBBLICA:
Usa, la rimonta di Joe Biden. Dai sondaggi segnali promettenti in vista delle presidenziali.
L’economia va bene e i guai di Trump con la giustizia cominciano a farsi sentire. La riconferma a novembre non sembra più una “mission impossible”
NEW YORK – “La rimonta di Biden è silenziosamente in corso?”. Usa il punto interrogativo, il sito The Hill, per titolare l’articolo in controtendenza con cui prospetta la possibilità che la dinamica delle presidenziali americane del 5 novembre stia cambiando.
Repubblica 03 APRILE 2024
AGGIORNATO ALLE 14:04
-Riscontro con una fonte USA: NEWSMAX
WSJ Poll: Trump Leads Biden in 6 of 7 Swing States.
Wednesday, 03 April 2024 10:32 AM EDT.
Former President Donald Trump is holding a lead over President Joe Biden in six out of seven of the nation’s most competitive battleground states, both on test ballots that include third-party and independent candidates and in a one-on-one matchup, according to a new Wall Street Journal Poll.
Traduzione.
Sondaggio WSJ: Trump guida Biden in 6 dei 7 Stati oscillanti.
Di Sandy Fitzgerald Mercoledì 3 aprile 2024 10:32 EDT
Secondo un rapporto, l’ex presidente Donald Trump è in vantaggio rispetto al presidente Joe Biden in sei dei sette stati più competitivi del paese, sia nelle votazioni di prova che includono candidati indipendenti e di terze parti, sia in uno scontro uno contro uno. nuovo sondaggio del Wall Street Journal.
Ogni commento e’ superfluo.
Ettore Lembo

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/nordamerica/2024/04/03/sondaggio-wsj-trump-avanti-in-6-su-7-stati-in-bilico_37eac235-5a0e-4f4d-8545-ab6376839184.html

https://www.repubblica.it/esteri/2024/04/03/news/presidenziali_usa_biden_sondaggi_trump_rimonta-422412222/

https://www.newsmax.com/newsfront/donald-trump-joe-biden-election/2024/04/03/id/1159618/




Occhio a dare le notizie

Quali interessi e per conto di chi certe narrazioni vengono fatte in maniera poco chiara ma molto allarmistica?

Forse a qualcuno interessa che la guerra si espandi?

 

“Caccia italiani intercettano aerei russi nel Mar Baltico”

Così titolava ANSA, che poi riportava, :

“Nelle ultime 24 ore gli Eurofighter dell’Aeronautica Militare italiana schierati nella Task Force 4th Wing, operativa nella base polacca di Malbork, hanno effettuato una doppia intercettazione di aerei russi nel Mar Baltico.

L’allarme, lanciato dal centro di comando della Nato con sede a Uedem (in Germania), è scattato nelle mattinate di ieri e di oggi per un velivolo non identificato in volo sulle acque internazionali del Mar Baltico.

Una volta identificati i velivoli, gli F-2000 italiani hanno fatto rientro nella base di Malbork.”

Con lo stesso tono, altre agenzie di stampa.

In maniera ancora più allarmistica titolava TiscaliNews:

“Tensione nel Mar Baltico, caccia italiani intercettano aerei russi sulle acque internazionali”

Continuando: “Venti di guerra soffiano pericolosamente a est, dove anche gli Eurofighter dell’Aeronautica Militare italiana sono decollati per effettuare una doppia intercettazione di aerei russi nel Mar Baltico. L’allarme, lanciato dal centro di comando della Nato a Uedem, in Germania, è scattato per un velivolo non identificato in volo sulle acque internazionali. Una volta identificati i velivoli, gli F-2000 italiani – schierati nella Task Force 4th Wing operativa nella base polacca di Malbork – sono rientrati. Gli episodi si susseguono e la tensione cresce ormai ogni giorno nei cieli orientali dell’Europa. Una nuova “notte di inferno” per i raid russi in Ucraina ha riacceso la paura di uno sconfinamento della guerra in Polonia, spingendo anche Varsavia a far decollare i suoi caccia e quelli della Nato per “garantire la sicurezza dello spazio aereo”.

Significativo qualche tempo dopo, e dopo aver alzato l’asticella dell’allerta, la notizia, che gli aerei russi intercettati sul Mar Baltico non avevano sconfinato.

“Si trovavano a sorvolare uno spazio aereo internazionale al confine con l’area sotto il controllo della Nato i due aerei russi, del modello IL 20, intercettati in due distinti episodi dai caccia italiani sul Mar Baltico”.

Lo si apprende da fonti della Difesa.

Il sistema di allerta che ha portato allo ‘scramble’ è scattato per assenza di contatto da parte dei velivoli con le torri di controllo di gestione del traffico aereo.

Notizie in questo ambito, date senza un preventivo approfondimento, se non quello sensazionalistico, se non forse allarmistico, inducono inevitabilmente ad alzare l’asticella verso quella che potrebbe diventare una probabile espansione della guerra in atto tra Russia e Ucraina.

Significative le parole del Generale Leonardo Tricarico, Capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare tra il 5 agosto 2004 e il 19 settembre 2006 e Consigliere militare di diversi Presidenti del Consiglio ed oggi Presidente della Fondazione Icsa, intervistato al TG4 del 30 Marzo nell’edizione delle ore 19,00 sui reali rischi della guerra contro la Russia.

Da quell’intervista riportiamo alcuni significativi stralci.

Intervistatrice: “Chiedo a lei come interpretare. Questa nostra risposta è una risposta che è dovuta perché effettivamente c’è un’asticella della tensione da parte di Mosca che si sta alzando ulteriormente o la risposta della NATO non può non deve o deve essere diversamente simmetrica rispetto alle provocazioni che abbiamo sentito nelle ultime settimane”

Gen. Tricarico: “C’è bisogno di essere molto attenti in questa fase perché io le confesso che in questi giorni comincio a preoccuparmi, non lo ero fino a poco tempo fa. per quel poco che può contare Oggi. Comincio adesso perché ogni atto anche di ordinaria amministrazione, va ad arricchire uno scenario di tensione e quasi che si dovesse credere che sia quello che faccia scattare l’escalation. Ma non è così. Gli Eurofighter che hanno intercettato i velivoli russi hanno esattamente fatto un atto di ordinaria amministrazione come quelli che si fanno dovunque in tutto il mondo. quei due velivoli russi erano in volo su alcuni internazionali. Non avevano adempiuto soltanto a un altro amministrativo che era quello di dare alla loro posizione agli enti del controllo del traffico aereo non era una minaccia per alcuno. Sono stati intercettati vuol dire avvicinati e riconosciuti e riconosciuti come non una minaccia e qui doveva chiudersi tutto. Salvo invece che questa semplice operazione di tempi ordinari viene fatta passi credere come se fosse un atto stile da parte della Russia. Ecco. Da dire poi che nessuno fino ad oggi ha minacciato la nato. Si vuole far credere che la nato sia oggetto o sarà potrebbe essere? Non è così? Chi lo dice deve dimostrare Quali sono gli atti concreti che facciano ritenere questo perché semmai è vero?”

Intervistatrice: “Non soffiamo sul fuoco, facciamo tutti un passo di lato, Mi sembra di capire il consiglio della generale.

Facciamo un Focus diciamo su uno dei punti che secondo gli osservatori esperti può essere un punto delicato, particolarmente dedicato. In questo momento così difficile, cioè il corridoio Suwalki o breccia Suwalki cosiddette sono 60 km di confine sostanzialmente che separano Polonia Lituania, ma con cosa confinano, con kaliningrad che è l’exclave Russa che dà sul mar Baltico e sulla Bielorussia. Allora cerchiamo di capire perché quest’area in questo momento è così. Attenzionato usiamo questo termine.”

Intervistatrice: “Chiedo ancora lei di questa area, come mi viene in mente per altri motivi la Transnistria in Moldavia di cui abbiamo ampiamente parlato, solo effettivamente più a rischio oggi, diciamo con questa situazione con questo innalzare l’asticella della tensione, secondo lei?”

Gen. Tricarico: “Guardi io ho il sospetto, sì lo sono, o sono a rischio di incidente, e lei giustamente ha citato la Transnistria. Detto questo però io ho il sospetto che qualcuno, volutamente oggi, voglia materializzare un pericolo ai danni della NATO. Rischio che non c’è, non c’è! Bisogna che chi ci Ascolta sappia o ricordi che non c’è oggi un’alleanza al mondo così capace dal punto di vista militare come la NATO. Quindi se la Russia o chi per lei avesse intenzione di aggredire un paese della NATO non ci sarebbe storia. La NATO non è l’Ucraina, la NATO non sono altri paesi sguarniti, basterebbero un po’ anche solo i paesi del Nord a fronteggiare, diciamo senza nessun problema, qualunque tipo di aggressione. La paura è che qualcuno, diciamo a un certo punto comprensibilmente i paesi del Nord, sono impauriti. Naturalmente dalla Russia perché hanno vissuto l’unione Sovietica e stiano in qualche maniera alimentando, Ingrossando una narrativa che li renda, diciamo che diventa possibile rischio rispetto a una aggressione Russa, tanto dal poter costruire una forza permanente della NATO maggior di quella che non c’è oggi. Ecco questo sarebbe un errore enorme e quindi io penso insulto.”

Intervistatrice: “Ma si riferisce ad i paesi del baltico?”

Gen. Tricarico: “Assolutamente sì. Assolutamente sì, gli ex appartenenti all’unione Sovietica e quindi è importante mantenere la freddezza. È importante sapere che la NATO, così come oggi, è assolutamente organizzata per fronteggiare un pericolo, è importante sapere che la NATO deve trovare una sua identità che non è certamente quella di combattere la Russia.”

Intervistatrice: “portiamo a casa la saggezza e la prudenza del generale Tricarico in questo suo intervento….”

Preoccupanti ma chiare le parole del Generale Tricarico, Generale che conosce molto bene gli scenari, in particolare quelli militari.

Sembra tuttavia che le parole del Generale siano state vane, aumentando così la sua e non solo, preoccupazione.

Infatti il 31 Marzo, su TG-SKY 24: Tensione Nato-Russia, tre navi da guerra di Putin sono nel Mediterraneo. Cosa sappiamo?

Pochi giorni fa alcune unità della Marina di Mosca sono state avvistate nei pressi di Pantelleria, nel canale di Sicilia. Le ragioni del viaggio sono ignote, ma sembra che siano dirette a est, prima in Egitto e poi in Siria, dove c’è una stazione russa di rifornimento e dove possono portare rinforzi per le difese militari del presidente Assad.

Ivan Gren e Alexander Otrakovsky sono due imbarcazioni capaci di trasportare e far sbarcare veicoli. Al momento non si hanno notizie di truppe e mezzi a bordo.

Anche in questo caso, secondo quanto riporta WIRED, non c’è alcuna operazione segreta, fanno parte di un sistema di rifornimenti tra Russia e Siria, attiva dai tempi della guerra civile Siriana iniziata nel 2011.

Dare la “notizia” è un dovere, ma creare allarmismi?

Ettore Lembo




I giovani e la paura del futuro

La paura del futuro, esacerbata dai venti di guerra che soffiano in diverse parti del mondo, rappresenta un fenomeno complesso e multiforme, che interseca la sfera emotiva, psicologica, sociale ed economica delle nuove generazioni.

Questo sentimento di incertezza e trepidazione di fronte al domani è un fenomeno storico, ricorrente ogniqualvolta la stabilità globale viene minacciata da conflitti armati o tensioni geopolitiche.

Tuttavia, la specificità con cui tale paura si manifesta nelle giovani generazioni di oggi merita un’analisi approfondita, considerando sia i contesti storici sia le nuove dinamiche comunicative e tecnologiche.

Le nuove generazioni crescono in un’era caratterizzata da una quantità senza precedenti di informazioni disponibili istantaneamente.

Social media, notizie online 24 ore su 24 e piattaforme digitali varie offrono un accesso ininterrotto a informazioni che possono amplificare la percezione del rischio e dell’insicurezza.

Questo fenomeno, noto come “information overload”, può aggravare la sensazione di essere costantemente sotto minaccia, rendendo la paura del futuro un compagno quasi costante per molti giovani.

Inoltre, la storia del XX e XXI secolo, con le sue due guerre mondiali, la guerra fredda, i conflitti regionali e il terrorismo internazionale, ha lasciato un’eredità di instabilità e incertezza che permea la coscienza collettiva.

La fine della guerra fredda, benché abbia ridotto il rischio di un conflitto nucleare globale, non ha portato alla “fine della storia” prevista da alcuni teorici, ma piuttosto a una frammentazione del potere globale che ha reso il mondo apparentemente più imprevedibile.

L’incertezza generata dai venti di guerra influisce profondamente sulla psiche delle nuove generazioni.

La paura del futuro può tradursi in ansia, stress, depressione e una sensazione di impotenza che compromette la qualità della vita e la capacità di pianificare e sperare nel domani.

Dal punto di vista pedagogico, è fondamentale riconoscere e affrontare questi sentimenti, fornendo strumenti e supporto per aiutare i giovani a elaborare e gestire le loro preoccupazioni.

La paura del futuro influisce anche sulle scelte di vita e sulle aspirazioni delle nuove generazioni.

Decisioni riguardanti l’istruzione, la carriera, la formazione di una famiglia e l’impegno civico possono essere fortemente influenzate da un senso pervasivo di incertezza riguardo al futuro.

Questo può portare a un approccio alla vita caratterizzato da cautela eccessiva o, al contrario, da una ricerca di gratificazione immediata, in un contesto percepito come intrinsecamente instabile e transitorio.

Di fronte a queste sfide, è cruciale esplorare e promuovere strategie di adattamento efficaci.

L’educazione gioca un ruolo fondamentale nel fornire ai giovani le competenze critiche per navigare in un mondo sovraccarico di informazioni, insegnando loro a discernere fonti affidabili, a contestualizzare le notizie e a sviluppare una prospettiva equilibrata sui rischi reali.

Inoltre, la promozione della resilienza psicologica, attraverso programmi che insegnano tecniche di gestione dello stress e dell’ansia, può aiutare i giovani a sviluppare una maggiore capacità di affrontare l’incertezza.

La partecipazione attiva alla vita comunitaria e civica rappresenta un’altra strategia chiave per combattere la paura del futuro.

L’ingaggio in iniziative sociali, ambientali o politiche può fornire un senso di controllo e di efficacia personale, mitigando la sensazione di impotenza e favorendo una visione più ottimista del futuro.

Il dialogo intergenerazionale può svolgere un ruolo cruciale nel trasmettere esperienze, lezioni apprese e strategie di resilienza tra diverse coorti di età, rafforzando il tessuto sociale e la solidarietà comunitaria.

La paura del futuro nelle nuove generazioni, in un’epoca segnata da venti di guerra e incertezza globale, è una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare.

L’educazione, il supporto psicologico, l’engagement civico e il dialogo intergenerazionale emergono come strumenti fondamentali per affrontare questa sfida.

Solo attraverso uno sforzo collettivo e integrato è possibile sperare di mitigare l’ansia del futuro e costruire una visione del domani caratterizzata da speranza, resilienza e un impegno condiviso verso la pace e la stabilità globale.




Trump scherza con gli spiccioli

Rileviamo da Babylonbee, noto sito di satira USA, l’annuncio che Trump pagherà la cauzione utilizzando monetine da 5 centesimi.
Ovvio, non abbiamo riscontro dalle agenzie di stampa, ma se dovesse accadere…
Ci incuriosisce, oltre che farci sorridere, immaginare che qualcuno dovrebbe contare ben 3.500.000.000 ( tre miliardi cinquecento milioni) di monetine tutte luccicanti…

Traduzione dal sito.

Trump annuncia che pagherà l’intera cauzione utilizzando sacchi di nichel

NEW YORK, NY – Dopo che si è diffusa la notizia che l’importo della cauzione nel suo caso di frode era stato ridotto da 454 milioni di dollari a 175 milioni di dollari, l’ex presidente Donald Trump ha annunciato che avrebbe pagato l’intera cauzione con sacchi di nichel.

Trump ha informato la corte che erano già stati fatti i preparativi affinché una flotta di camion blindati arrivasse al tribunale e iniziasse a scaricare casse e casse di nichel appena coniati e laminati per un totale di 175 milioni di dollari.

“Bellissimi nichel lucenti. Così tanti nichel”, ha detto Trump nel suo annuncio. “È una totale vergogna che io debba pagare qualsiasi cosa, ma ora che l’importo della cauzione è stato notevolmente ridotto, ora lo pagherò per intero con pezzi da cinque centesimi. Il nostro meraviglioso nichel americano. Thomas Jefferson da un lato. Adoriamo Thomas Jefferson, non è vero, gente? Spero che anche Letitia James lo ami, perché vedrà il suo valore di 175 milioni di dollari. Vinco ancora una volta, proprio come farò a novembre, credetemi. Alla grande!”
Il procuratore generale di New York, Letitia James, ha chiesto al suo staff di esaminare le leggi statali nel tentativo di trovare un modo per impedire a Trump di pagare inutilmente la sua cauzione. “Non la farà franca”, si sentì dire James. “Pensa di poter scaricare 175 milioni di dollari in nichelini nel mio ufficio? È ora di inventare un’altra causa senza fondamento.”

Al momento della pubblicazione, secondo quanto riferito, Trump stava affrontando nuove accuse per non essere caduto in rovina finanziaria a causa della precedente serie di accuse.

https://babylonbee.com/news/trump-announces-he-will-pay-entire-bond-using-rolls-of-nickels




Escalation di guerra sì, ma a vasi comunicanti.

Dopo il “coup de theatre “, ma da arancia meccanica, del Crocus city hall di Mosca, un altro evento destabilizzante e improvvido succede a Damasco, con l’annientamento del palazzo dell’ambasciata iraniana e uccisione di Abu Mahdi Zahidi, un comandante di alto rango dell’IRGC, il suo secondo in comando, e tre consiglieri militari, e altri tre membri del corpo diplomatico iraniano.
Oltre ad eliminare uno dei tanti nemici dichiarati di Israele e collaboratore di Hamas, la vera intenzione di Netanyahu o del suo vice ad interim che ne fa le veci, non è tanto quella di togliere di mezzo un comandante pasdaran in più, ma probabilmente quella di buttare benzina sul fuoco e aspettare una reazione militare su larga scala dell’Iran.
I conti da regolare, quindi, da parte dei sionisti governativi israeliani sarebbero ancora tanti: le alture del Golan, ad esempio, dove gli hezbollah libanesi filo-iraniani e siriani assediano da decenni, quei territori così importanti per Israele, unico accesso ai corsi dei suoi fiumi.
In questo modo appare ormai chiaro che quanto avvenuto sia un’esplicita dichiarazione di guerra allo Stato sciita, anche se non formale.
Provocazione, tra l’altro, in uno momento delicato e estremamente esplosivo, rispetto all’ altra guerra quella ucraino-russa, che appare sempre più nel suo sistema di pesi e contrappesi, come vasi comunicanti di Archimede memoria.
Ogni azione corrisponde a reazione, senza dover sapere dove ,come e quando si colpirà!

Più che una guerra convenzionale, appare sempre più una spy story globale di tutto rispetto, tra agenti dei servizi segreti, guerre per procura o attentati finti jihadisti con finti martiri e finte rivendicazioni da una parte e dall’altra.

Come non credo alla famosa favola di Fedro, del lupo e dell’ agnello che si accusavano vicendevolmente di sporcare l’acqua del torrente, così non credo e non ho mai creduto che le parti coinvolte tutte, dagli ucraini ai russi ai palestinesi ed israeliani, siano innocenti o senza responsabilità; come chi rimane dietro le quinte, gli americani e cinesi o iraniani, siano anche loro parti neutre e neutrali.

La verità è che quei conflitti, nonostante la morte di migliaia di civili e non, fa comodo a tutti, avendo però un “timing” molto preciso e relativamente breve: le elezioni del prossimo Presidente degli Stati Uniti che, con moltissima probabilità, sarà quel Trump tanto vituperato e ostacolato in Patria (ma alla fine nemmeno poi tanto) ma che molta probabilità, è l’unico che possa e debba fermare una imminente terza guerra mondiale.
In una “vacatio legis” globale di ” film da far west”, dove le alleanze sono evidenti, oramai, nuovi equilibri si annunciano in un tempo sempre più piccolo con spazi di manovra sempre più concentrati.
Senza parlare poi, di tutti i cortei e manifestazioni programmate, orchestrate, di finto o inutile dissenso a tinte scure o fosche, di parvenza democratica, le quali servono e sono funzionali al sistema.
In questa scacchiera in continua evoluzione con spostamenti di pedine varie, è chiaro che, l’Ucraina dovrà rinunciare alla Crimea e il Donbass se vorrà portare a casa la pelle, ed in Palestina, dopo il finto cavallo di Troia del 7 ottobre, non esisterà più la striscia di Gaza sfollando 1,5 milioni di palestinesi che, trattati come topi, anzi, come recita il “talmud “, come” insetti”, scapperanno aprendosi le porte dell’unico valico percorribile, quello di Rafah, affluendo in Sinai dove Al Sisi è stato già rimpinguato di miliardi di dollari per il” disturbo”…
I giacimenti immensi scoperti di gas e petrolio a sei miglia marittime al largo di Gaza saranno a beneficio dei vincitori, cioè Israele e dei suoi sostenitori come diritti estrattivi o chiamiamoli risarcimento di guerra delle 7 sorelle con Eni ammessa al” banchetto”, passando sulla pelle, sia di quei malcapitati prigionieri del 7 ottobre, “7” numero ahimè proverbiale e profetico, sia su i migliaia di bambini morti di Gaza City.




Lettera di un mobbizzato al suo aguzzino

Caro 

mi trovo a dover mettere nero su bianco pensieri e sentimenti che da troppo tempo mi gravano l’animo, nella speranza che queste parole possano non solo alleggerire il mio cuore, ma anche illuminare una realtà forse a te oscura.

Da sei mesi a questa parte, ho sopportato in silenzio le tue continue vessazioni, le tue parole taglienti non solo verso il mio operato professionale ma, cosa ancor più dolorosa, verso la mia persona.

Inizialmente, ho cercato di comprendere le tue azioni come espressioni di un rigore professionale forse troppo zelante, o come il risultato di pressioni esterne che io stesso non ero in grado di vedere.

Con il trascorrere del tempo, tuttavia, è diventato chiaro che le tue scelte non erano dettate da nessuna di queste motivazioni.

Le tue azioni, piuttosto, sembrano radicarsi in una profonda incapacità di gestire il tuo ruolo con la maturità e la responsabilità che questo richiede.

Nonostante il dolore e l’umiliazione che le tue azioni mi hanno inflitto, voglio che tu sappia che il mio spirito rimane intatto.

La mia indipendenza di pensiero e la mia libertà dell’anima non sono state scalfite dalle tue continue aggressioni.

Queste qualità, radicate nel profondo del mio essere, sono state il faro che ha illuminato i miei giorni più bui, ricordandomi chi sono e per cosa sto lottando.

È forse questa indomabilità dello spirito che ti ha spinto a intensificare i tuoi attacchi, nel vano tentativo di piegare ciò che percepisci come una sfida alla tua autorità.

Tuttavia, è proprio questa resistenza che dovrebbe servirti da specchio, riflettendo non solo la mia forza ma anche la tua debolezza.

La tua scelta di ricorrere al mobbing come strumento di controllo è la testimonianza più eloquente della tua incapacità di esercitare il potere in maniera costruttiva e del tuo fallimento nel riconoscere il vero valore delle persone che ti circondano.

Riconosco che il cammino per comprendere e ammettere questi errori può essere lungo e arduo. La stoltezza delle tue azioni, tuttavia, non deve diventare una catena che ti lega perennemente a questi comportamenti.

Anche tu hai la capacità di cambiare, di crescere oltre le tue attuali limitazioni e di imparare a valorizzare e rispettare gli altri non per quello che possono darti, ma per quello che sono.

Ti lascio quindi con una riflessione: ogni individuo ha il potenziale per influenzare positivamente la vita delle persone che lo circondano.

La vera grandezza non risiede nell’esercizio del potere su gli altri, ma nella capacità di elevarli, di ispirarli e di contribuire al loro benessere e alla loro crescita personale.

Spero che un giorno tu possa intraprendere questo cammino di trasformazione e scoprire la soddisfazione che deriva dal contribuire in modo positivo alla vita altrui.

In aggiunta a quanto già espresso, ritengo fondamentale sottolineare un aspetto che mi preme particolarmente: l’utilizzo dell’abuso di potere per sopprimere o eliminare colleghi che dimostrano competenza e bravura superiore è non solo moralmente riprovevole, ma denota anche una visione miope della leadership e del successo collettivo.

Questo modo di agire, purtroppo adottato da te nei miei confronti, riflette una concezione di potere estremamente riduttiva e, a dirla tutta, di basso livello. In un contesto lavorativo sano e produttivo, la presenza di individui talentuosi e competenti dovrebbe essere vista non come una minaccia, ma come una risorsa preziosa.

La vera abilità di un leader non risiede nella capacità di sovrastare o eliminare la concorrenza interna, ma nel saper riconoscere, valorizzare e sviluppare i talenti di ciascuno per il bene comune dell’organizzazione.

L’abuso di potere a fini personali o per la mera eliminazione della “concorrenza” interna è una dimostrazione di debolezza e di insicurezza.

Implica una mancanza di fiducia nelle proprie capacità di guidare e ispirare, ricorrendo invece a metodi coercitivi per mantenere una posizione di dominio.

Questo comportamento non solo danneggia individualmente chi ne è vittima, ma erode le fondamenta stesse dell’ambiente lavorativo, compromettendo la coesione di squadra, la motivazione e, in ultima analisi, la produttività e l’innovazione.

Riflettendo su queste dinamiche, è evidente che l’uso dell’abuso di potere per “eliminare” colleghi capaci sia un’autentica strategia perdente.

Non solo pregiudica il benessere e la crescita professionale dei singoli, ma limita gravemente il potenziale collettivo dell’organizzazione.

Una leadership veramente efficace è quella che sa riconoscere e coltivare i talenti di tutti, creando un ambiente in cui ciascuno può eccellere e contribuire al successo comune.

Solo così si può aspirare a costruire una realtà lavorativa che sia non solo produttiva, ma anche giusta e stimolante per tutti.

In conclusione, spero che queste riflessioni possano offrirti una nuova prospettiva su ciò che significa essere un leader e su come l’esercizio del potere dovrebbe sempre essere guidato da principi di giustizia, equità e rispetto reciproco.

È mio sincero auspicio che tu possa riflettere su queste parole e, magari un giorno, adottare un approccio più costruttivo e inclusivo, per il bene di tutti coloro che lavorano al tuo fianco.

 

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Betapress invita tutte le persone soggette ad atti di mobbing sul lavoro a ribellarsi ed a non soccombere, alzate la testa e scrivete a direttore@betapress.it, vi aiuteremo a reagire, anche tramite un supporto legale.

 




Mattarella risponde alla lettera della Vicepreside della scuola di Pioltello, ma….

 

“Ho ricevuto e letto con attenzione la sua lettera e, nel ringraziarla, desidero dirle che l’ho molto apprezzata, così come – al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo – apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo”.

(Fonte Ansa)

Ineccepibile, equilibrata ed al di sopra delle parti, Tenendo forse in considerazione la Costituzione, i trattati e la complessità che il Suo ruolo Istituzionale gli compete.

Non sembra infatti evidenziarsi una presa di posizione specifica sul fatto in questione.

Così, la risposta di Mattarella alla lettera inviata dalla Vicepreside dell’istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello, Maria Rendani, nominata due anni fa proprio dallo stesso, Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica, per il suo lavoro in classe nel periodo del Covid.

Vicepreside che ad una TV locale ha riferito, secondo il quotidiano “La Stampa”:

«Chiedo a Mattarella di intervenire, di venire a Pioltello a sostenerci perché ci sentiamo soli. Lui è l’unico che può scrivere la parola fine in questa triste storia. Come posso ritrovare la forza e il coraggio di insegnare ai miei alunni che lo Stato italiano difende i cittadini?» così riporta “La Stampa” che continua, «è una scelta didattica. Non ha nulla di ideologico, nulla di religioso. Non abbiamo voluto inserire alcuna festività, non vogliamo togliere l’identità a nessuno e non vogliamo sopprimere nessuna cultura».

Una risposta certamente neutra ed al di sopra delle parti, ma che sembra abbia dato spunto a molti quotidiani, forse propensi ad una “manipolazione propagandistica” essendo oramai troppo spesso allineati a varie correnti ideologiche che guardano sempre più a sinistra.

“Apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo.”

Significativa e precisa, sembra essere la su detta frase che esprime apprezzamento per il corpo docente e gli organi di istituto IN TOTO, e non IN LOCO, specialmente dopo la frase “al di là del singolo episodio, in realtà di modesto rilievo”, che potrebbe suscitare ulteriori polemiche.

Quello che tuttavia rileviamo, è il silenzio assordante del clero, pur essendo direttamente coinvolti, e che induce i fedeli a porre dubbi sulla attuale missione Pastorale.

Ancor di più se risulta esser vero siano state “barattate”, come riportano alcuni quotidiani, due giorni delle festività pasquali.

 




Cattolicesimo o Islam, dove va l’Italia?

 

E’ appena trascorsa la domenica delle Palme che celebra il festoso ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto in maniera trionfante dai presenti che, per omaggiarlo, stendevano in terra i mantelli e sventolavano i rami tagliati dagli alberi.

Gesù, consapevole di andare incontro alla morte, ma fiero di quella accoglienza.

Una domenica, simbolo della pace, rappresentata dall’ulivo trasportato dalla colomba, che ricorda il racconto della Bibbia e, che vede Noè protagonista.

Questo racchiude la domenica delle Palme.

Ma, una strana domenica delle Palme, quella appena trascorsa, dove spirano forte i venti che vogliono allargare quelle guerre in atto allontanando sempre più la pace.

Sembrano lontani i tempi in cui le famiglie, con i bambini al seguito affollavano le chiese per far benedire i rami di ulivo e delle palme.

Oggi invece, non si riempiono le chiese, e nemmeno Piazza San Pietro a Roma, invasa forse da turisti mordi e fuggi, ma da pochi fedeli.

Poche le Palme e gli Ulivi benedetti.

Chissà se avrà influito a Roma quel blocco della circolazione, che appare e scompare a piacimento di chi ha deciso di dover limitare gli spostamenti delle genti.

Sarà causale o casuale la scelta della domenica delle Palme?

Che strana coincidenza.

E’ di sicuro una coincidenza, dovuta alla cagionevole salute di “Francesco” che per la prima volta, così asseriscono alcune fonti, non è stata letta l’Omelia alla fine del vangelo della Messa delle Domeniche delle Palme.

Ci ritroviamo così nella ricorrenza settimana della Passione e Morte di Gesù Cristo, che porterà alla Sua Resurrezione, domenica prossima.

Una settimana che dovrebbe concentrarsi, per fede, cultura, storia e tradizione, in quegli avvenimenti che hanno dato luce alla Cristianità ed al Cattolicesimo, e che, fino a qualche anno fa vedeva coinvolte famiglie, giovani, anziani, bambini, scuole ed istituzioni, pur nel rispetto della laicità dello Stato, come previsto dalla nostra Costituzione.

In tanti si chiedono dove son finiti quei momenti di riflessione che in questo periodo, iniziando già dalla scuola, venivano dedicati attraverso gli esercizi spirituali.

Si iniziava con il Segno della Croce e la Preghiera, rivolgendosi verso il Crocifisso.

Crocifisso che era presente in tutte le aule delle scuole e in ogni ufficio…

Ma qualcuno ha deciso che così non doveva essere, con il silenzio complice di chi sarebbe potuto intervenire, avendo gli opportuni titoli.

Sparito il Crocifisso, simbolo del Martirio e della Morte di Cristo, sparito il Presepe, simbolo della Nascita di Cristo, spariti gli esercizi Spirituali, sparite le festività Cristiane, sparita la Nostra cultura, per non offendere chi professa altre religioni, nella discutibile cultura di una inclusione forzata, unilaterale e forse non gradita.

Probabilmente, anche al più laico dei laici, la domanda verso dove sta andando l’Italia e non solo, nasce spontanea.

A rafforzare le ovvie domande che tanti, non strumentalizzati da ideologie, si pongono, questi fatti accaduti:

E’ di questi giorni, la notizia che a Pioltello, comune Italiano della città di Milano, il preside di una scuola, decide di chiuderla per la fine del Ramadan; regola musulmana, i cui adepti devono astenersi dal bere, mangiare, fumare, ascoltare musica, dal praticare attività sessuali e le donne non devono truccarsi.

Non entriamo nel merito, per cui già tanto si è scritto, se non per rilevare quanto asserito dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini: “un legittimo provvedimento dell’istituto” e, continua: “Non mi pare il caso di far diventare la cosa un problema”.

Riportiamo anche la posizione di Don Fabio Landi: “Rispettare i musulmani è un modo per capire l’altro” e, continua: “una delle cose più importanti della vita è la religione. Non so come sia il regolamento delle scuole, si sospende anche a carnevale”. In oltre, al “Il Giorno”, un suo collaboratore, don Fabio Landi, responsabile della Pastorale scolastica per la Diocesi di Milano, chiarisce: “Sono sorpreso dal cancan sollevato da una vicenda che credo non solo assolutamente normale, ma addirittura auspicabile. Rispettare la festa dei musulmani è un modo per capire l’altro. Le scuole tengono in considerazione le settimane bianche, figuriamoci un appuntamento come questo. È un ottimo esempio davanti a una realtà complessa, se usciamo dalla logica di conquista e ci mettiamo in quella dell’incontro”.

A rendere ancora più complessa e dubbiosa la posizione dell’Arcivescovo e del Monsignore, la lettera firmata da tre parroci, e letta nelle chiese di Poiltello al termine della messa prefestiva:

“La decisione del Consiglio di Istituto è nata da una seria e attenta capacità di leggere il tessuto sociale della nostra città che, come sappiamo, ha una percentuale di presenza di popolazione musulmana molto alta.

Non accettiamo in alcun modo i toni aspri e violenti con cui in questi giorni si è manifestato il dissenso, trasformando una scelta ponderata in una battaglia politica o ideologica. Che cosa avranno pensato di noi adulti i ragazzi che, quando entrano in classe, vedono solo compagni di classe con cui crescere e amici con cui giocare senza guardare alla nazionalità o alla religione?

La realtà di Pioltello è molto complessa e di certo non servono le chiusure e il disprezzo. Serve invece la capacità di darsi la mano e lavorare insieme.

Anche il responsabile dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Diocesi di Milano ha espresso apprezzamento per questa «bella iniziativa di dialogo tra religioni»

Riteniamo che la decisione, presa in modo collegiale, di chiudere la scuola in occasione della fine del Ramadan sia nata dal buon senso di chi opera ogni giorno in una realtà multietnica con passione e cura per ogni persona e per la sua identità. Per questo esprimiamo piena solidarietà al Preside e a tutto il Consiglio di Istituto dell’Istituto Comprensivo Iqbal Masih

Siamo sicuri di una cosa: quando le polemiche saranno finite (di solito bastano pochi giorni) a Pioltello resteremo noi, resteranno le persone; uomini, donne e bambini di buona volontà che vogliono vivere insieme, che vogliono una città bella e serena e, anche se costa fatica e non è scontato, ogni giorno si sporcano le mani, costruiscono ponti e inventano iniziative per incontrarsi, accogliersi e aiutarsi.

Firmato: Don Andrea, Don Giacomo e Don Marco”

Posizioni, quella dell’Arcivescovo, del Monsignore e dei tre Don, che potrebbero indurre molti fedeli a porre dubbi sulla loro missione pastorale.

A ciò che sta accadendo a Poiltello, sempre negli ultimi giorni, dobbiamo aggiungere quanto denunciato dal Sindaco di Monfalcone, dove un oratorio, intitolato all’Arcangelo San Michele, di pertinenza della parrocchia, è stato prestato ai musulmani, come moschea, all’insaputa del sindaco.

Fenomeni, questi, che trovano sempre più spazio nel tessuto Italiano, e registrano uno strano cedimento verso non la laicità dello Stato, come in origine ci si era impropriamente orientati, rinunciando, per di più, alla cultura ed alla tradizione Italiana, orientando tutto verso una vera e propria islamizzazione.

Togliere progressivamente ma puntualmente ogni forma culturale cristiana e cattolica, che ha caratterizzato la nostra vita di sempre, e sostituirla con la cultura islamica, assai lontana dalla nostra, per di più, con la complicità di coloro i quali preposti per Loro volontà a difenderne ogni principio, rende fortemente dubbioso il futuro delle nostre generazioni.

Ettore Lembo




Qualcosa non quadra

 

Non ci tornano i conti:
La Cina e la Russia, non riconoscono l’ attentato terrorista di Hamas, del 7 ottobre all’ Onu, però a pochi giorni dalla riunione, avviene l’attentato terroristico jiadista a Mosca, dove si scopre che, la stessa Cia, avesse avvertito del rischio incombente e i russi, hanno disatteso e non sono corsi ai ripari! Umm!

Mi sa che i “lupastri  jiadisti” di turno, su commissione, quando servono, ci sono sempre… 

In un mondo surreale e psicotico come questo di oggi, tutti vogliono sembrare buoni e nessuno vuole fare la parte del cattivo; però, le armi sparano, lo stesso, sia da una parte, che dall’altra!..

A chi dobbiamo, quindi, dare la ” parte incresciosa”!?, ma ai lupastri cattivi, naturalmente!

Gli stessi, guarda caso, dell’11 settembre, con buona pace di tutti …

Era da parecchio tempo che non se né sentiva parlare.

Tutto perché, nessuno vuol ammettere, che l’opinione pubblica internazionale ipocrita, non può stare dalla parte del più forte, ma dipinto come il cattivo e anche antipatico.

Un po’ come i vecchi incontri di tennis tra Borg e Mc Enroe:
Uno forte ma antipatico, ovviamente Borg, e l’altra fragile e nervoso Mc Enroe.

Sapete per chi tifava la gente!?

Mc Enroe.

I lupastri Jiadisti, quindi tolgono, di fatto, le castagne dal fuoco a tutti, sia agli americani, che passeranno alla storia come i salvatori della Patria o i poliziotti democratici del mondo, sia ai russi che non si potranno più sentire bersaglio del mainstream del male assoluto da colpire, e degli israeliani, che avranno spazio di manovra e da spendere ancora un po’ di tempo, per finire il lavoro sporco e fare tabula rasa di Gaza e dei migliaia di innocenti inermi fra donne e bambini …

I lupastri Jiadisti usati e consumati alla bisogna né più e né meno, come i vecchi ” pellerossa ” cattivi dei vecchi film Western, con gli sceriffi pronti a difendere i valori della loro democrazia col settimo cavalleggeri alla carica …

Ma poiché non ci sono più i nativi americani da ingaggiare, adesso tornano comodo e vengono rimpiazzati da quel Islam violento che da’ fastidio a tutti, persino ai cinesi e agli indù indiani …

I lupastri Jiadisti sono come gli alieni, come il prezzemolo, sono da per tutto …

I lupastri Jiadisti stanno all’alieno, come lo sceriffo al ” pellerossa”…

Gli stessi innocenti inermi russi, che ieri a Mosca, hanno trovato la morte, anche se in numero certamente inferiore rispetto alle moltitudini in Palestina tutti i giorni.

La guerra, o almeno la sua narrazione ” ufficiale ” da vincitori, ci dice come ce la vogliono raccontare, e gli stanno facendo prendere una svolta non diversa, ma inaspettata.

Un ” coup the theatre” per mischiare di nuovo le carte e per mandare avanti questo ” Truman show “macabro e grottesco; tanto, i morti ammazzati, che siano ucraini, o russi, americani dell’11 settembre, o palestinesi o israeliani, non frega niente a nessuno.

” the show must go on ” e i morti sono solo danni collaterali.

Qualcuno, a la fine, se ce n’è sarà una, farà i conti di quanti milioni di cartucce prodotte e consumate, quanti tank, quanti uomini, quanti aerei, missili, droni, quanti soldi le industrie di armamenti hanno guadagnato, quanti soldi si potranno reinvestire nei nuovi modelli più tecnologici, efficaci ed efficienti e quanti per la prossima campagna elettorale delle presidenziali americane e non …

Scoprendo anche che dietro ai lupastri Jiadisti o Hams, o alle brigate rosse, ci sono sempre loro.

Cosi, il” Mr Burns” della situazione, tamburellando i polpastrelli e sfoderando il suo solito ghigno luciferino, dirà: ” eccellente “!




Dignità e capacità di gestire un ruolo.

Principessa Kate, un esempio da copiare

In data 22 marzo la Principessa del Galles ha informato il suo popolo ed il mondo che l’intervento da lei subito a gennaio era dovuto ad un tumore addominale.

In questo mondo moderno basato su una forte consuetudine del parlare a vanvera e del guardare dal buco della serratura la vita degli altri, quanto ha sentito la responsabilità di fare la Principessa non può che essere ritenuto un gesto che dovrebbe insegnare a tanti, molti leaders europei e mondiali inclusi, come gestire il proprio ruolo.

Il sentirsi, infatti, a causa di quello che “si è a conoscenza avendo osservato da quella serratura”, nella condizione di giudicare e pontificare, spesso senza alcun senso ne del limite ne del ridicolo, è un comportamento che, purtroppo, oramai, ha superato il perimetro del “parlare al bar” ed è entrato troppo spesso nel “perimetro istituzionale”.

Un intervento pubblico, quello della Principessa, ove si vede una donna coraggiosa, certa dei suoi ruoli.

Una leader per il suo popolo, una madre, una moglie, una donna che, con dignità e saggezza, gestisce le sue ansie e la sua malattia.

Una donna che sa chiudere il proprio discorso pubblico al suo popolo ed al mondo con queste parole “In questo momento, penso anche a tutti coloro le cui vite sono state colpite dal cancro.

Per tutti coloro che affrontano questa malattia, in qualunque forma, per favore non perdete la fede o la speranza. Non siete soli”.

Ha terminato il suo messaggio portando speranza, non chiedendo aiuto.

Ha terminato il suo messaggio dando a chi si trova nella sua stessa situazione forza nella fede e nella speranza.

Da vero futuro Capo di Stato ha dichiarato che questi sudditi “non sono soli”, questa una delle sue priorità.

Una donna, una vera donna, che chiama il marito per nome e, da madre, rende pubblica la sua preoccupazione su come i figli possano vivere lo stato di salute della mamma.

Con dignità ha parlato di “enorme shock”, definendo questo stato d’animo una “ovvietà” da “elaborare” con “William”, il marito e padre dei suoi figli, non il “Principe ereditario”.

Ha dichiarato che l’elaborazione di questo “shock” ha richiesto “tempo”, ma “soprattutto, ci è voluto del tempo per spiegare tutto a George, Charlotte e Louis in un modo appropriato per loro e per rassicurarli che starò bene”.

Una madre che tutela i propri figli.

“Speriamo che capiate che, come famiglia, ora abbiamo bisogno di un po’ di tempo, spazio e privacy mentre completo il trattamento”.

“Come famiglia”, quella ove un padre ed una madre hanno il senso del loro ruolo e tutelano il loro perimetro privato chiedendo “privacy”.

Non è importante se si crede nel valore della monarchia o in quelli dello Stato repubblicano, ciò che ci insegna questa donna, madre e moglie è che, allorquando le cose diventano serie, i valori fondanti per reagire sono “fede e speranza”, sono “famiglia” e “figli da tutelare”.

Con dignità, appunto.

L’occidente tutto, non solo il suo popolo, ha trovato un “simbolo”.

Un “simbolo” vero, non un “influencer”.

Dignità e compostezza, da Capo di Stato, appunto.

Questo il “lavoro” di questa leader. Lavoro che, sempre in questo discorso, dichiara di amare.

A questa donna, questa madre, questa moglie, questa professionista della cosa pubblica, sommessamente e umilmente, non si può che augurare “lunga vita”.

L’occidente ha bisogno di questo “simbolo” per tornare nell’alveo delle proprie tradizioni.

Di persone inventate al potere ne abbiamo già troppe.

Principessa Kate, un esempio da copiare, appunto.

Soprattutto se si è, pro tempore, al potere.

Ignoto Uno