Dirigente Scolastico o Bersaglio da Tiro a segno?

Da tempo da queste pagine scriviamo riguardo alla scuola, valutandone i lati oscuri e negativi, sperando in un riscatto della sua classe lavoratrice, Dirigenti, Docenti, Personale ATA, ma anche famiglie e alunni, in molte occasioni abbiamo stigmatizzato il comportamento anomalo dei sindacati e del governo che sembra voler rendere complesso fino all’inverosimile un mondo che già per sua storia è in grave difficoltà.

Oggi riceviamo una lettera aperta che stanno sottoscrivendo la gran parte dei Dirigenti Scolastici di tutta Italia, in cui viene quantomeno confermato il momento difficile della scuola italiana, ma sopratutto le anomalie presenti nel sistema.

La Redazione di Betapress.it è solidale con il mondo della scuola e ne comprende le difficoltà, ne abbiamo ampiamente parlato, ma sopratutto restiamo stupiti e attoniti di fronte questa evidente incapacità nella gestione di questo mondo che viene oggi dimostrata dalle funzioni “ministeriali”.

Pubblichiamo integralmente la lettera ricevuta dal Comitato Dirigenti Scolastici Sicilia


La difficile situazione dei Dirigenti Scolastici: lettera aperta

Nel mondo dei dirigenti dello Stato italiano il dirigente scolastico assume un ruolo veramente particolare e paradossale: ha più responsabilità, ha la retribuzione più bassa, non ha garanzie e tutele e viene quotidianamente lasciato solo davanti alle emergenze.

La lettera potrebbe finire qui, perché nella prima frase c’è tutto il senso dello sgomento che assale chi svolge con professionalità e dedizione questo ruolo, che ha l’ulteriore strategica importanza di gestire la macchina che crea i nuovi cittadini.

Il Dirigente Scolastico oggi si trova davanti a situazioni non prevedibili, spesso non correttamente normate, ma sempre senza un adeguato supporto.

Il dirigente scolastico è a tutti gli effetti datore di lavoro, responsabile legale dell’istituzione scolastica che dirige, centro unico di spesa, stazione appaltante, responsabile organizzativo, interfaccia con l’utenza più di qualsiasi altro dirigente dello stato, e, come se non bastasse, è anche responsabile di qualsiasi atto amministrativo, segnalazione, base dati, pubblicazione che vengono realizzati nella sua struttura.

Ultimamente il Dirigente Scolastico viene utilizzato dalle sigle sindacali per attaccare le leggi dello Stato: se il sindacato vuole andare contro la legge 107, fa un bell’esposto ad un dirigente che l’ha applicata così può, per il tramite di questo, sollevare il caso.

Non stiamo parlando di ipotesi ma di realtà! È già successo ad un collega della Sicilia, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza, e la cosa non può essere tollerata.

Non esiste che un servitore dello stato venga usato per poter attaccare lo Stato, soprattutto se a fare questa azione sono i sindacati, che in teoria dovrebbero tutelare lo stesso dirigente.

È come se noi aggredissimo il vigile che ci fa la multa per eccesso di velocità perché non siamo d’accordo con il fatto che su quella strada si debba andare a 40 all’ora!

Ed è anche un paradosso che si attacchi un lavoratore (eh si, il dirigente è un lavoratore) per andare contro il suo datore di lavoro.

Non si può permettere questo stato delle cose, e Noi Dirigenti Scolastici non lo permetteremo.

Soprattutto non lo può permettere lo Stato!! I luoghi del dialogo non possono passare attraverso il TAR e la denuncia a coloro che applicano le leggi, ma devono stare sui tavoli preposti, nel dialogo Stato sindacato.

Noi, come dirigenza della scuola, stigmatizziamo con forza la necessità di ritrovare equilibrio nel nostro ruolo, mitigando le responsabilità e rendendo più leggibili le incombenze che cadono sulle scuole.

Chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro con serenità e chiarezza, nel bene delle famiglie e degli alunni, per creare davvero cittadini responsabili.

Per questo risultato siamo disposti ad una incessante lotta, sia mediatica che operativa, al fine di dimostrare che, spesso, le scuole vanno avanti perché i dirigenti si assumono responsabilità oltre il loro dovere: solo sul tema della sicurezza, ad esempio, i dirigenti dovrebbero chiudere metà delle scuole.

Responsabilità che spesso non sono nemmeno del dirigente, ma della provincia, del comune, che purtroppo, nella endemica motivazione della mancanza di fondi, lasciano cadere a pezzi le strutture, privandole delle necessarie manutenzioni e dei necessari interventi, obbligando così i dirigenti a fare interventi con fondi che dovrebbero essere dedicati ad altro.

Non parliamo poi della miriade di novità normative introdotte negli ultimi cinque anni, che hanno portato la scuola alla soglia della confusione amministrativa, obbligando i dirigenti ad una serie di interventi correttivi, spesso sostituendosi alle segreterie, per arginare le problematiche e l’ira delle famiglie e dei docenti.

Chiediamo un intervento urgente e l’apertura di un dialogo immediato con i dirigenti scolastici, affinché vengano rispettate le minime necessità di ordine funzionale e venga ridata dignità ad un ruolo importante e sempre più attuale.

A tal fine siamo pronti a qualsiasi forma di civile protesta.


 

Dirigenti Scolastici siamo con Voi, fatevi sentire!!

 

ricordate il vecchio gioco di spara all'orso? oggi è cambiato...
ricordate il vecchio gioco di spara all’orso? oggi è cambiato…

i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno
i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno




Essere Principessa: la scomodità della vita.

C’era una volta un principessa,

questa principessa si trovava nel cuore di una tempesta.

Non sapeva ben dire come si era trovata in quella situazione ma, a dirla tutta, non era neppure troppo a disagio.

 Il vento soffiava, la pioggia cadeva e lei non vedeva a un palmo dal suo naso.

Era sola ma non aveva paura e sapeva bene cosa fare anche se non le era immediatamente visibile.

Ad un certo punto, durante il suo cieco vagare, iniziò a scorgere qualcosa che sembrava un castello.

Quando si avvicinò abbastanza da bussare alla porta, chi le aprì le chiese chi fosse.

“Sono una principessa”.

 Caso volle che in quel castello abitasse un principe che da tanto tempo cercava senza fortuna una vera principessa; tutte le principesse che gli si erano presentate come tali, non si erano rivelate all’altezza di quello che lui cercava.

Non erano abbastanza principesse.

 Il principe allora, dopo tanto cercare, e quando sembrava che fossero finite tutte le principesse del mondo, fu molto contento di accogliere la sedicente principessa e sperava che fosse la volta buona.

 La regina però, che era una donna navigata, prudente e furba, smorzò l’entusiasmo del figlio e gli disse che prima di sposare quella sconosciuta, lei avrebbe verificato che fosse veramente una principessa.

 Fece così preparare per la notte il letto della loro ospite:

 fece mettere 20 morbidissimi materassi per farla stare comoda e alla loro base, nascose un piccolo pisello secco, poi fece mettere sui 20 materassi venti grossi cuscini di piume e così la camera fu pronta.

 Si fece ora di andare a dormire e il mattino dopo il principe chiese alla sua ospite come avesse dormito.

 “in effetti, non bene.

Per tutta la notte non ho chiuso occhio, era come se qualcosa fosse sotto quei materassi, non ho trovato una sola posizione comoda, una situazione alla quale era impossibile abituarsi e, in più, quel qualcosa sotto quei materassi mi ha provocato un enorme livido blu e marrone”.

Fu così che la regina capì che quella era una vera principessa, infatti solo una principessa poteva avere una pelle così sensibile e acconsentì alle nozze.

 In effetti, la cosa migliore che ci possa capitare è di essere anche noi come la principessa.

La cosa migliore che possa accaderci è accorgerci che stiamo scomodi, che dormiamo male e sentiamo sempre qualcosa che ci lascia i lividi, nonostante i 20 materassi e i 20 cuscini.

 Perché le tante comodità delle nostre vite, le conciliazioni, le regole, le cose che “è meglio fare così” per non disturbare, le frasi che “è meglio non dire” per non essere sconvenienti… tutto quello che rende la vita più comoda e conciliante, più rassicurante, tutto quello che ci anestetizza (il letto), che copre le storture… tutto questo ci fa accettare uno stato che non è normale… ha come unico obiettivo quello di distrarci dal nostro essere “principesse”, creature che non hanno a che fare con le altre persone ormai inserite nel meccanismo del mondo.

 Non è normale che ci sia qualcosa sotto al materasso e probabilmente lo avremmo sentito anche noi; anzi, probabilmente lo abbiamo sentito anche noi, ma ci è sembrato così strano doverlo dire: abbiamo preferito stare zitti e sorridere dicendo “ho dormito benissimo, grazie”, per non dispiacere il nostro ospite, perché abbiamo pensato di essere noi esagerati, per buona educazione, perché “non era così importante”…

 E invece era importante.

 Auguro a tutti noi di essere perennemente scomodi, di non essere soddisfatti del proprio letto e di saperlo dire con fastidio, perché solo così saremmo in grado di essere delle “vere principesse” e affrontare le tempeste della vita senza quasi accorgercene, quasi con divertimento e spirito di avventura e di vedere chiaramente la strada anche se è nascosta.

 Come è il piccolo, così è il grande; come è la fiaba, così è la vita.


Puoi leggere altri post di Chiara Sparacio su https://chiarasparacio.wordpress.com

 

 




Rincorrere sé stessi

La professoressa di Italiano ci aveva insegnato a cercare in ogni cosa, in ogni argomento, in ogni analisi, tre cose positive e tre cose negative.

È un grande esercizio di imparzialità, soprattutto se inizi a farlo da adolescente.

Sempre da adolescente ho deciso lucidamente che sarei stata felice e da allora mi sono impegnata sistematicamente a vedere il buono anche dove non c’era.

Ne sono soddisfatta.

La crescita però è fatta di tante fasi e sono sempre più raffinate.

Ad un certo punto bisogna essere pronti a chiudere la fase dell’”abbraccio incondizionato” e ad iniziare la fase del dissenso.

Capire quando esercitare questo diritto è facile: ci si basa sull’esperienza diretta e sull’ascolto.

Quando scegli di trovare sempre il buono e di farti piacere le situazioni a tutti i costi, rischi di trovarti anche in situazioni sbagliate che vanno contro il tuo essere.

Ed è giusto va fatto.

E poi bisogna smettere.

A lungo andare, inizi a sentire una crepa dentro di te e questa crepa mina l’integrità il tuo IO che piano piano minaccia di crollare.

Se nel corso della vita ti sei anche impegnato ad essere la persona che volevi essere, la tua concentrazione è su di te e le bricioline poi diventano una “spina nel fianco” che non ti fanno dormire la notte e così capisci che devi uscire da quella situazione e abbandoni relazioni, incarichi e luoghi.

Va bene, è come deve essere,

si tratta dell’unico modo per costruire esperienze.

Bisogna però fare attenzione a non crollare prima di andare via perché in quel caso, si resterà corrotti.

Sulla base dell’ascolto di noi e delle esperienze raccolte, ad un certo punto della nostra vita, è importante iniziare a dire “no a priori”, perché ormai sappiamo cosa ci piace e cosa no e cosa ci fa bene e cosa no.

Così io da oggi divento un po’ più intollerante.

Dico no alle forme urlate, ai camuffamenti, alle bugie, alle furbizie, alle scorciatoie, alle aggressioni, ai pettegolezzi, alle parole non mantenute, alle licenze poetiche, alle paure e alle minacce, a ciò che mi è scomodo, lontano e opposto.

Non vuol dire che siano in assoluto sbagliate, ma che non mi piacciono e quindi non mi ci avvicinerò facilmente e non mi farò avvicinare.

Senza giudizi universali, solo personali.

Da oggi mi avvicino più velocemente a me e metto da parte le esperienze già fatte.

Vi auguro, come capita a me, di avere tante persone che vi vogliano bene, che la pensino in modo diverso da voi ma che rispettino sempre la vostra opinione pur non abbandonando la propria.




Chi ha ferito il Garibaldi?

Storia di come, forse, quando si parla  dell’Istituto agrario di Roma, il primo pensiero non è che venga fatto il bene della scuola.

Questo è il primo di una serie di interventi / interviste che Betapress farà nel prossimo periodo per sostenere la scuola agraria Garibaldi, che merita di esistere e di essere riconosciuta sia nella sua storia che nell’impegno che centinaia di persone negli anni hanno messo per mantenerla al massimo dell’eccellenza. (NdR)

In principio sembrava una storia facile.

Pareva che si dovesse raccontare la bella storia di uno storico e prestigiosissimo istituto agrario delle capitale italiana.

Si era pianificata una storia di crescita, lustro e buone speranze per il paese; una di quelle storie da leggere con leggerezza e speranza sotto l’ombrellone.

Le professioni del futuro che faranno grande il nostro paese: il ruolo dell’agronomo.

E invece è bastato andare a guardare un po’ più da vicino fatti e numeri per vedere che dietro la storia dell’Istituto Agrario Garibaldi di Roma c’è del marcio.

Tanto marcio.

Talmente tanto che abbiamo dovuto rinunciare alla storia da ombrellone e sperare di fare in fretta a districarci tra la marea di notizie che hanno iniziato a venir fuori ogni giorno.

È bastato sollevare appena il coperchio di questa storia per essere letteralmente investiti da informazioni, telefonate (alcune anche che ci invitavano a desistere dallo scrivere l’articolo), documenti e materiali di ogni tipo.

L’istituto nasce alla fine del 1800, con i primi del 1900 trova una sulla collocazione geografica definita e diventa fiore all’occhiello della formazione tecnica.

È bello il Garibaldi.

Circa 100 ettari di terreno produttivo sul parco dell’Appia Antica, attraversamenti con sentieri, integrato nella vita dei quartieri limitrofi, convitto, scuola, maneggi, stalle e spazi costruiti per la  miglior crescita e formazione dei periti agrari.

Era bello il Garibaldi.

All’inizio del 2000 qualcosa cambia.

Nell’estate del 2005, all’interno del piano di cartolarizzazione dell’allora ministro Tremonti, i terreni del Garibaldi, vengono messi all’asta.

Per puro caso un gruppo di docenti si accorge del bando e si mobilità immediatamente: telefonate, riunioni e azioni concrete; chi amava quell’istituto non ha permesso che venisse chiuso.

Questa è una cosa che troveremo tante volte nel corso di questa storia (che non racconteremo tutta oggi): chi ha frequentato l’istituto ha con esso un debito di fedeltà e amore che non intende tradire.

Tanti di quelli che hanno studiato al Garibaldi sono tornati ad insegnare lì spendendosi attivamente e hanno con esso un legame quasi filiale.

Il Garibaldi salvato cresce.

Una delle persone che si era occupata di salvare i terreni dall’asta, viene nominata dirigente scolastico.

È il prof. Franco Sapia, ex studente del Garibaldi perito agrario e dottore in Agraria.

Intanto, non senza qualche ragionevole problema, l’Istituto cresce: cresce l’azienda agricola, crescono le attività, si collabora con una cooperativa sociale, viene creata una fattoria didattica, arrivano premi per il latte e per i prodotti, i capi di bestiame crescono e prosperano, alcune associazioni animaliste, addirittura, affidano dei capi all’Istituto affinché li protegga dalla vendita o dal macello, ci sono inoltre borse di studio e progetti internazionali: 

l’Istituto Garibaldi è una eccellenza. 

Gli studenti iscritti superano nel 2016 il numero di mille.

Terminato il mandato del prof. Sapia, riceve l’incarico la prof.ssa Patrizia Marini, diplomata presso l’Istituto Superiore di Educazione Fisica e laureata in scienze motorie.

Come è prevedibile che accada quando cambia il dirigente scolastico, cambiano anche le priorità e le modalità gestionali del Garibaldi.

La professoressa Marini dal 2017 traccia e segue un nuovo piano.

Noi di betapress.it abbiamo intervistato la professoressa Marini e molti degli attori coinvolti, ed in questo primo articolo pubblichiamo proprio l’intervista all’attuale Dirigente del Garibaldi, prima fra tutte quelle che abbiamo realizzato, per avere un bilancio delle sue azioni, dei suoi motivi e delle sue operazioni, nel corso dei primi due anni pieni di mandato come dirigente scolastico. Proseguiremo poi per capire come mai questa scuola è in declino, o almeno così sembra, terra di vendette e giochi di potere, abusi e soprusi.

 


Nota bene:

La professoressa è stata con noi gentilissima e disponibilissima ma, stranamente, non terminerà i tre anni di mandato quindi non sarà lei la preside del Garibaldi per l’anno scolastico  2019-2020.


Ovviamente, per prepararci all’intervista, per evitare di fare domande banali e annoiare così chi ci ha dedicato il suo tempo, abbiamo studiato, indagato (sì, ci siamo rivolti anche ad una agenzia di investigazioni private) e letto più informazioni possibili, cosa della quale, ovviamente, era stata informata anche il dirigente scolastico.

Ed ecco che arriva il nostro imbarazzo e sfuma il progetto di scrivere un articolo leggero e positivo.

Il fatto è che su molti punti le informazioni in nostro possesso e le risposte del dirigente scolastico non erano perfettamente in linea.

Noi di Betapress.it riteniamo che la riflessione sul Garibaldi non debba avere una matrice da curva da stadio con schieramento per l’una o per l’altra parte, o tifo per il personaggio più simpatico; ci sforzeremo quindi in questo e nei successivi articoli, di tenere una linea quanto più possibile neutrale anche perché, su molti punti, dovrà essere poi la legge a dire l’ultima parola.

Riportiamo qui l’intervista come è stata fatta.

Domanda: Come mai il numero dei iscritti al Garibaldi nel corso di questi  ultimi due anni è calato da 1200 a 900?

Risposta: il Garibaldi non ha mai avuto 1200 iscritti, questa è una informazione errata. Quando sono arrivata io c’erano circa 950 iscritti, lo scorso anno erano circa 900. La differenza di 50 studenti fa parte dei normali  andamenti dovuti al calo demografico.

Nota di ricerca: nel 2017 dai registri di Istituto risultano più di 1000 iscritti

Nel suo piano di riorganizzazione ha deciso di chiudere l’azienda agricola: le vacche sono deperite, il frantoio chiuso, il bestiame sparito, quali sono i motivi di queste scelte?

Le scelte sono dovute ai problemi di gestione non adeguata degli anni precedenti che sono state in passivo ininterrottamente per 15 anni. (questo fatto è strano perché per i regolamenti di contabilità delle scuole dopo tre anni si sarebbe dovuta chiudere l’azienda agraria. NdR)

Da quest’anno, invece, con la mia gestione, per il primo anno, abbiamo chiuso in attivo.

Non c’è bestiame perché la stalla non era a norma ed era tenuta aperta senza tener conto delle indicazioni dell’ASL.

In più ho scelto di dedicare tutti i terreni per i seminativi così da poterli utilizzare a pieno.

Le vacche erano un investimento deficitario perché avevano bisogno di mangimi mentre i seminativi sono una azione in attivo.

Per quanto riguarda il frantoio, è chiuso ma ne verrà aperto uno nuovo tecnologicamente più avanzato.

Il mio lavoro in questi anni è stato quello di rimettere in sesto il  business plan del Garibaldi.

Nota di ricerca: dalle nostre ricerche risulta che le stalle non erano a norma perché, tra le altre cose, la dirigente chiedeva ai dipendenti la pulizia di queste a mano con le pale anziché l’utilizzo di appositi bobcat.

Alcuni dei capi affidati all’istituto con l’impegno di prendersi cura di loro a vita, sono stati invece ceduti.

Dal primo anno dei suo incarico ad oggi circa 60 persone tra docenti e personale di segreteria hanno fatto domanda di trasferimento, come mai?

Non mi risulta siano andate via tutte queste risorse; alcuni sono andati in pensione, altri si sono avvicinati a casa loro, nulla che non abbia a che fare con la normale vita delle scuole

Nota di ricerca: ecco i numeri risultanti delle richieste di trasferimento dai documenti consultati

26 docenti in uscita nel corso dell’anno scolastico 2017/2018

11 docenti in uscita nel corso dell’anno scolastico 2018/2019

13 ATA in uscita nel corso dell’anno scolastico 2018/2019.

Prima di fissare l’intervista mi ha chiesto di anticiparle a grandi linee i punti di interesse e quando ho nominato la cooperativa, lei mi ha detto che non esiste nessuna cooperativa.

A me, dalle informazioni raccolte, risulta l’esistenza della cooperativa, può chiarirmi questo punto?

La cooperativa c’è ma non ha nulla a che fare con il Garibaldi. Già l’ex dirigente scolastico Franco Sapia aveva interrotto i rapporti con essa.

Ho però attivato rapporti per la creazione di una nuova cooperativa da inserire all’interno delle attività del Garibaldi.

Nota di ricerca: in questa sede riportiamo solo quando indicato sul sito della cooperativa “fantasma”:

“La storia della Cooperativa sociale integrata agricola Giuseppe Garibaldi è parte ormai della centenaria storia dell’Istituto Tecnico Agrario “Giuseppe Garibaldi” […] è nata come laboratorio della scuola per rispondere alle esigenze degli allievi con disabilità e delle loro famiglie, […] è nata […] per la realizzazione di un progetto di inclusione scolastica degli allievi con Autismo iscritti all’Istituto “Garibaldi”. (https://garibaldi.coop/cosa-facciamo/)

È chiaro a chi ha avuto la pazienza di leggere fino a questo punto che la comunicazione non è così collimante con i fatti e non è facile definire la verità.

La verità per noi sta solo nelle carte ufficiali e contiamo di trovarla nelle sentenze dei giudizi in corso.

L’impressione però che si ha leggendo le carte relative alla storia del Garibaldi (e non delle persone) è che forse sull’Istituto ci sono interessi ben più grossi; è ricorrente infatti l’idea di far chiudere il Garibaldi per poter prendere, vendere e riutilizzare quei 100 ettari di terreno nel centro di Roma (a chi non interesserebbero??? NdR) che già due volte si è cercato di mettere all’asta.

Sarebbe brutto se fosse così (ma sembra proprio così NdR), perché con quelle proprietà verrebbero venduti anche l’impegno, la fatica e le grandi speranze degli studenti, dei professori e di chi, fino ad oggi ha amato questo Istituto.

“C’è del marcio in Danimarca”, Betapress andrà avanti e scoverà tutto quello che c’è da scoprire, non ci fermeremo, abbiamo già ricevuto telefonate con velate minacce per desistere … lasciate stare, vi mettete contro i potenti, non sapete cosa vi possono fare … ebbene lo sappiamo benissimo lo hanno già fatto non è la prima volta, ma ci siamo stufati marci di vedere questo malaffare imperversare, coperto da mantelli di ermellino che nascondono cadaveri puzzolenti, noi tireremo fuori tutto, per la scuola, per chi ci lavora e ci ha buttato l’anima, per il nostro paese che può davvero farcela solo se la scuola sarà sempre più efficace, raggiungendo quell’eccellenza che era tipica del Garibaldi. (NdR)

Richiesta ai lettori:

betapress.it pubblicherà altri articoli sul Garibaldi, sulla sua storia e sulle sue sorti.

Chiediamo a chiunque abbia notizie e voglia collaborare anche in forma anonima di contattare l’indirizzo info@betapress.it 




Strafalcioni 2: la vendetta dell’ignoranza!

 

Continuano gli esami di maturità. Mentre sono finiti quelli delle medie.

In modo affettuoso, da addetta ai lavori, voglio condividere con voi, cari lettori, le ultime esilaranti invenzioni dei miei alunni, consapevole che il mea-culpa continua, ma s’impara anche ridendo insieme.

Noi di betapress.it non abbiamo avuto bisogno di fare un sondaggio nazionale.

Semplicemente ci siamo messi all’ascolto, ed abbiamo raccolto in diretta queste chicche.

Come si chiama un grafico a colonne? INSTAGRAMMA.

Hitler perseguitava i Testimoni di GENOVA.

Il popolo più MIRATO (per dire preso di mira) erano gli Ebrei e finivano in un campo di concentramento che era un CAMPO ALL’APERTO.

Come si chiamano le ossa delle dita? FALANGITI.

Facendo un tatuaggio si può INCONTRARE l’epatite C ed ASSUMERE l’A.I.D.S.

“Io mica spaccio” è un testo di…? Un testo di PAGINA 148.

Dove nasce la Mafia? Quella nigeriana nasce a CASTEL VULTURNO.

La Mafia ha il controllo della pro-pros-prost- PROSTATA.

Gli Andini, ogni tanto si mangiano una FOCA. (Al posto di una foglia di coca…ma dai, anche tu…E’ dislessico!…)

A Pablo Picasso gli è stato AFFIBIATO un incarico, quello di dipingere Guernica.

A proposito di immigrati “Tu vai sulla nave e prendi le malattie, per esempio la PESTE”.

Nel cyberbullismo c’è la VIOLENZA SULLA PRIVACY e la vittima può non dare CONSENTIMENTO.

“Chi e l’autore della Coscienza di Zeno?” -GIOVANNI PASCOLI.

 “No, dai. Italo…” – ITALO CALVINO.

” Ma no! Italo Svevo” – Vabbè, Prof, sempre Italo era…

Una parodia della famosa canzone di Vecchioni: SAN MARINO (anziché Samarcanda).

L’Istat ha guardato un FASCIO d’età.

Il testo parla di questo ragazzo QUA.

“Non si dice qua”

Il testo parla di questo ragazzo QUI “

“Ma no, non si dice neanche qui”

Il testo parla di questo ragazzo QUO.

“Novecento” è un monologo di?

-Non mi ricordo…

Dai, ti aiuto. Di Ba-Ba…

-Di BA-BATMAN.

Dopo l’Università fai il MONSTER (invece del Master!)

“In Francia, come si dice laurea?” -Licence.

“Bene, e dopo la laurea, in Italia c’è l’abilitazione, in Francia c’è la Mai, la Maitr…”

LA MAITRESSE ( anziché maitrise ).

Ma la ciliegina sulla torta arriva quando il Presidente di commissione, esasperato, dice al candidato “Prego, proceda pure…” ed il candidato, ossequioso, si alza e se ne va…

“Ma no, Presidente, abbiamo finito di ridere…”

 

Antonella Ferrari

 




Quando lo strafalcione diventa esame di stato, la scuola che non c’è più…

Se è vero che la scrittura è terapeutica, posso andare avanti a scrivere per giorni, prima di guarire dal “male di insegnare”.

Sì, di insegnare nella buona scuola italiana, alle prese con i nuovi esami di stato…

Forse, farei meglio a tacere per non far sapere. Ma, giuro, non ce la faccio.

E’ da trent’anni che insegno, nelle scuole statali.

Sono stata commissaria d’esame interna ed esterna, con la formula dei vecchi esami di maturità, nei 17 anni di precariato nelle superiori. Ora, sono di ruolo nelle medie, da 13 anni, con il privilegio, insegnando francese, di avere sempre almeno tre terze da portare agli esami.

Modestia a parte, penso di aver maturato un po’ di esperienza diretta di esami conclusivi del primo e del secondo ciclo d’istruzione.

Eppure, non ce la faccio ad arrendermi all’evidenza dei fatti.

Ed impiego, apposta, il termine “alunni da portare”, anziché preparare agli esami, perché, ormai, è impensabile lottare contro la dilagante ignoranza collettiva dei ragazzi della nostra epoca.

Non entro nel merito del gioco delle responsabilità della famiglia, della scuola, della società. Sono consapevole che quest’articolo, scritta da un’addetta ai lavori è una sorta di” j’accuse “al mondo della scuola, segno e riflesso dell’involuzione culturale.

Del resto, è palese l’incremento esponenziale dei nuovi analfabeti di ritorno ed il loro exploit quotidiano sui social.

Mi voglio limitare a condividere l’inventario delle migliori sparate collezionate in questi anni di esami.

Preparatevi che sembrano inventate o scaricate da Internet.

Vi assicuro che non è così.

Testimoni i i mei colleghi che hanno partecipato alla raccolta, annotando in diretta le definizioni più folcloristiche.

Vi posso garantire che ho anche ricevuto delle pressioni da alcuni di loro per non scrivere un articolo che spari sulla scuola. “Almeno tu che ci lavori, per favore…”

(osserviamo che la colpa non è solo degli alunni, ma anche di un sistema di erogazione delle informazioni che passa molto per i social, alimentando quella che si potrebbe definire una dissociazione semantica continua verso la quale i docenti sono poco preparati a reagire; occorre rimodulare i modelli di utilizzo del set informativo attraverso una nuova concezione didattica che non può non passare per una didattica dei social, in cui è necessario ridefinire gli ambiti sia di utilizzo ma soprattutto di identificazione dei contenuti. N.d.R.)

Dunque, per non offendere nessuno, vorrei semplicemente ridere con voi e dedicare quest’articolo ai grandi sapientoni che hanno inventato la certificazione per competenze.

Sono “perle” raccolte in questi giorni di esame di terza media, in un paio di istituti comprensivi di una tranquilla città di provincia, tra un’utenza scolastica italiana, di medio livello culturale e sociale.

Perché, prima di parlare di competenze, sarebbe meglio, almeno, avere qualche conoscenza!…

Passando tra i banchi, ho notato un alunno che continuava a grattarsi il braccio, con tale veemenza che, quasi, sanguinava. Incuriosita, gli ho chiesto “Cosa succede?”. Risposta:” Prof, lasci stare, quando sono in ansia, SODOMIZZO tanto !!!”. Scioccata, incalzo e replico: “Ma davvero?!?”. “Sì, prof, sodomizzo tanto, fino a sanguinare!”.

Un altro alunno, all’orale, interrogato sul Risorgimento, ha dichiarato con assoluta certezza che Mazzini era morto nell’ARMADIO.” Ah sì? Cioè? Quale armadio? E poi, com’è morto?” Risposta: “Ah, non so, sarà morto soffocato”.

Evidentemente, la mia collega di lettere, non era d’accordo. L’alunno insisteva con supponenza, sottolineando che c’era scritto sul libro… Siamo andati a vedere.

Sì, è vero, Mazzini è morto nell’armadio. Anzi, meglio, nella CREDENZA.

Non quella di legno, ma nella convinzione che l’Italia avrebbe raggiunto l’unità!!!

Ma il resto della frase era scritto nella pagina dopo…

Ma, sì, cosa sarà mai!

Del resto, il primo uomo sulla luna, Neil Armstrong, si chiama come un noto trombettista jazz, Luis Armstrong, perché sono due ANONOMI, anziché omonimi.

Ed Oscar Wilde può rigirarsi pure nella tomba, se il suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” è diventato quello di Doris Day, attrice e cantante statunitense.

Gli Egiziani seppellivano i loro morti sugli alberi. Ah sì? Quali?

Risposta: “Quelli che ci sono a Natale”.

“Cioè? Sugli abeti?”

” Sì, sì, proprio così”.

La mia collega non era convinta. “Ma ti pare che in Egitto ci sono gli abeti?!?”

“Prof, c’è scritto sul libro!”

Ancora?!? Ma anche stavolta, carta canta…

Gli Egiziani seppellivano i loro morti SU-PINI.

Il ragionamento non fa una piega…

Ma l’ecatombe, arriva quando il candidato, seguendo le indicazioni ministeriali deve dare prova della sua capacità argomentativa, nonché del suo spirito critico, esaminando tre documenti ricevuti dalla commissione, mezz’ora prima dell’orale. Un testo, un grafico ed un’immagine inerenti a quattro macro aree disciplinari.

(Giusto per dovere di cronaca, lavorando su due scuole mi sono fatta sei collegi docenti per preparare tutto il materiale per il nuovo esame di stato…)

Prima macro-area. GUERRA E PACE.

La colomba della pace di Picasso, diventa per il candidato un animale, che vola. E come fai a capire che è il simbolo della pace? Risposta.” Perché ha in bocca una foglia”

Eh, già! Quale sarebbe?

“A vederla così, non saprei, non è di marijuana”

Infatti, è un ramoscello d’ulivo!

L’appel de Charles de Gaulle del 1940, come è stato diffuso?

“Non so”

Dai, prova a pensarci…Non c’era Internet, la tele non l’avevano ancora inventata, quale mezzo di comunicazione si poteva usare a quei tempi?

“Il piccione viaggiatore”.

Sobbalzo sulla sedia, sono figlia di due cardiopatici, le mie coronarie non possono farcela…Mi riprendo, penso ad uno scherzo. “Dai, non fare lo spiritoso. Pensaci bene. Charles de Gaulle si trova in esilio, a Londra. Come fa a comunicare con i suoi connazionali oltre Manica?”

“Va sulla costa con un CARTELLO!”

Altro documento. Un articolo di giornale sulla prima guerra mondiale, sulle tristi condizioni di vita dei soldati in trincea, in particolare sul rancio dei soldati. I pasti, preparati nelle retrovie, arrivavano immangiabili. La pasta era colla ed il brodo era gelatina. Perché? Come facevano a consegnare il pasto ai soldati?

Risposta. “Con gli aerei”.

Sì, magari sorvolando di giorno, sopra il nemico…

La triplice alleanza e la triplice intesa, sono la stessa cosa. Tanto era tre, comunque.

Vincitori e vinti scompaiono. Non c’è cultura, né libertà che tenga.

Mussolini. La politica agraria di Mussolini… I balilla. Cosa ti fanno pensare? Ah, sì, con lui, nasce la pasta BARILLA.

Passiamo alla seconda macro-area. AMBIENTE.

Greta Thunberg ci fa un baffo! L’attivista svedese di appena sedici anni che sfida i leader mondiali nella lotta contro il cambiamento climatico, non immagina quanto i suoi quasi coetanei italiani si siano documentati.

“La Terra prima SI DEPURAVA, adesso non ce la fa più. Ed i capi di stato SE NE FISCHIANO”. Parole testuali.

Effetto STELLA. BRUCO nell’ozono.

Ma sì, voleva dire effetto serra, buco nell’ozono. E’ l’emozione che gioca brutti scherzi…

Ed intanto, l’immagine virale dell’orso polare sfinito per l’assenza di cibo provocato dallo scioglimento dei ghiacciai, diventa un orso “poco cicciottello”.

Lasciamo perdere. Passiamo ad INTERNET ed i SOCIAL.

“I giovani d’oggi passano troppo tempo davanti al computer. E dunque, GLI viene la gobba”.

“A parte che si dice, che viene LORO la gobba. Ma allora, spiegami, perché a Leopardi è venuta la gobba. A quel tempo non c’era il computer?”

 “Leopardi era gobbo perché non faceva attività fisica”.

Anche noi, ostinati a commemorare Leopardi…

Dai, lasciamo perdere. Passiamo a DIRITTI E COSTITUZIONE.

“1789. Cosa ti fa pensare?” -La presa della PASTIGLIA-

“Perché Luigi XXIV, il Re Sole, sposta la corte da Parigi a Versailles? “

Risposta “ Per cambiare aria…”

Vittorio Emanuele II è morto decapitato e Mussolini si è consegnato.

Notre Dame è il nome di un video-gioco. E nel CAVALLO DI TROIA c’era una BOMBA.

Questa sì che è libertà di pensiero!

E pure di parola, se l’autista del pullman diventa il PULMISTA.

E pensare, che non convinta ho chiesto. “Ma chi è il pulmista “?

L’alunno mi ha guardato con un bagliore di consapevolezza negli occhi e mi ha detto: “Prof, ha ragione, sa che ci ho pensato anch’ io, non dovevo chiamarlo pulmista, dovevo dargli un nome preciso!”

E quest’ alunno, con buona pace dei miei colleghi delle superiori, si è iscritto ad un Istituto Tecnico Industriale…Nel consiglio orientativo, noi prof delle medie, avevamo suggerito una scuola professionale, ma abbiamo sbagliato tutto. La famiglia sa già che il loro figlio, genio incompreso, diventerà un pilota d’aereo. Anzi, un AERISTA…

E pensare che i nostri antenati hanno tanto lottato per il diritto all’istruzione!!!

 

Antonella Ferrari

 

 

 

 




Yama e Yamii – una storia hindu

I nostri Dolori non sono Eterni

Yama e Yamii si amavano nell’eternità del creato.

Yama era il maschile e Yamii il femminile.

L’amore di Yama e Yamii era bellissimo.

La gioia di Yama e Yamii riempiva l’Universo e tutti godevano di tanta Grazia.

Ad un certo punto Yamii morì e Yama smise di essere felice.

Yama cominciò a piangere la morte della sua amata.

Pianse perché si sentiva solo,

Pianse perché Yamii non c’era più,

Pianse perché lui era rimasto vivo,

Pianse perché aveva perso ciò che lo completava,

Pianse perché sentiva un dolore fortissimo al cuore.

Yama pianse, pianse e pianse.

Pianse molto, pianse ininterrottamente.

Yama pianse talmente tanto che gli dèi si impietosirono e decisero che bisognava fare qualcosa.

Fu così che crearono il tempo.

Quel giorno arrivò la notte e dopo la notte arrivò di nuovo il giorno.

Al nuovo giorno gli Dèi cercarono Yama, lo trovarono e videro che non piangeva.

“Yama, non piangi più la morte di Yamii?” gli chiesero.

Yama li guardò e rispose: “è morta ieri”.

——-

Nel corso della nostra vita ci troviamo a ridere e a piangere.

I lutti della nostra anima sono le separazioni, i fallimenti, le morti…

È giusto e normale soffrire sui nostri dolori 

ma questi vanno ordinati.

Arriva il momento di entrare nel tempo, smettere di piangere e dire “è morta ieri”




Il brutto anatroccolo siamo noi

La Storia del brutto anatroccolo

C’era una volta un uovo.

Quest’uovo un giorno si schiuse e diede alla luce il più brutto anatroccolo che si fosse mai visto.

Sgraziato, deforme e dalla voce assordante.

Piano piano persino la mamma comincio a vergognarsi di quel figlio.

Così, disprezzato da tutti e con la profonda convinzione di essere sbagliato, andò via.

Non sapeva dove ma se ne andò.

Gli amici che incontrava per strada finivano per fargli del male.

Appena sentivano che era un anatroccolo, lo prendevano in giro per la sua bruttezza e deformità.

Più di una volta cercò di morire ma c’era sempre un imprevisto che lo salvava, e un po’ era forse anche per quel suo desiderio di vita anche se doloroso da affrontare.

Si chiedeva perché fosse così sbagliato mentre al mondo esistevano creature perfette.

Alcune le incrociava alle volte per caso: creature bellissime che nuotavano e volavano con una eleganza ipnotizzante.

Una volta scoprì che si chiamavano cigni.

La visione dei cigni, il contatto con la loro bellezza, creava un tuffo al cuore del brutto anatroccolo.

Sentiva il desiderio di voler appartenere a quella razza e il dolore di non sentirsi degno di avvicinarsi.

Tutte le volte che li incontrava volare sopra di lui, i cigni gli urlavano contro per la sua bruttura.

Ci vollero stagioni e dolori.

Un giorno il brutto anatroccolo, ormai cresciuto, mentre nuotava solo e triste, si imbatté per errore in un gruppo di cigni che facevano il bagno.

I primi sentimenti furono la mortificazione e l’imbarazzo e, il primo istinto, la fuga.

Ma prima che le emozioni arrivassero pienamente e facessero fuggire il brutto anatroccolo, i cigni tornarono a parlare.

E da vicino, questa volta, capí le loro parole.

Non erano urla di disprezzo ma saluti.

I cigni dissero all’anatroccolo confuso di specchiarsi e di riconoscersi

E fu allora che capí che per tutta la vita e attraverso tutti i dolori, non era stato un brutto anatroccolo ma un bellissimo cigno.


Dedicata a tutte le persone che soffriranno sempre finché non capiscono chi sono e dove stanno quelli della loro razza.

Dedicata a chi cerca il coraggio di dire “non sono quello che pensi”.

Dedicata a chi cerca la forza di confrontarsi col proprio specchio.

 

Crediti
Audio libro de Il Brutto Anatroccolo -> clicca qui




ANCODIS: alla ricerca del vicepreside perduto…

Dopo un’intesa raffica di articoli nostri e di comunicati stampa di Ancodis, una luce si accende in fondo al tunnel: si terrà a Palermo il primo convegno nazionale in cui si parlerà di middle management nella scuola italiana.

Un argomento importante e chiave per il funzionamento della scuola italiana, purtroppo troppo sottovalutato.

Noi di Betapress siamo convinti che non è più possibile far finta di niente, e che le istituzioni non possono nascondere la testa sotto la sabbia in attesa che “passi la bufera”.

I collaboratori dei DS sono a tutti gli effetti una categoria che è assolutamente equiparabile per lavoro e per responsabilità ad un quadro intermedio, non è più possibile far finta di niente.

Speriamo che questo convegno che per la prima volta vede raggruppate molte delle organizzazioni coinvolte nella vexata quaestio, porti una sensibilizzazione di tutti che ottenga almeno il risultato di dare significato all’argomento presso il governo.

 

 

A.N.Co.Di.S. (Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici) organizza Venerdi 24 maggio 2019 un convegno nazionale con tema “Il middle management nella scuola italiana a 20 anni dall’istituzione dell’autonomia scolastica: innovazione culturale o utopia di sistema?”

Lo scorso 10 marzo i Collaboratori di Ancodis hanno voluto ricordare i 20 anni dell’istituzione dell’autonomia scolastica (8 marzo 1999) con la proposta di uno spazio unitario di riflessione sull’autonomia (che ritengono di fatto essere una perfetta incompiuta!) e sul ruolo dei Collaboratori del DS nell’attività gestionale, organizzativa e didattica in ciascuna scuola (oggi di fatto contrattualmente inesistenti).

Il Convegno, dunque, sarà l’occasione per chiedersi se il riconoscimento dei “quadri intermedi” – che ai sensi dell’art. 25 comma 5 del D. Lvo 165/2001 e dell’art. 1 comma 83 della Legge 107/2015 operano nella visione dell’autonoma Istituzione scolastica al fianco dei DS, dei docenti, dei DGSA e del personale non docente – possa considerarsi una necessaria innovazione contrattuale o rimanere un’utopia nel sistema scolastico italiano.

Sarà un momento di confronto unitario per capire se è arrivato il tempo per sostenere nelle sedi proprie quelle azioni giuridiche e contrattuali finalizzate all’istituzione delle figure quadro nella scuola italiana attraverso la determinazione di procedure di accesso, di selezione, di carriera, di formazione.

I Collaboratori dei DS ritengono che il tema non possa più essere condizionato da posizioni ideologiche arcaiche che hanno discriminato il lavoro di alto profilo che essi quotidianamente espletano in favore delle Istituzioni scolastiche in ruoli, mansioni e tempi diversi.

Abbiamo, dunque, chiesto alle Associazioni dei DS (ANP, ANDIS, DISAL, UDIR, DIRIGENTISCUOLA), dei DSGA (ANQUAP), degli EE.LL. (Anci Sicilia piccoli comuni), alle OO.SS dei DS (CISL, CGIL, UIL), al MIUR di presentare le loro posizioni e di avanzare proposte costruttive su un tema che i Collaboratori dei DS ritengono sostanziale per le moderne Istituzioni Scolastiche.

Il coinvolgimento dell’ANCI Sicilia piccoli comuni è stato richiesto poiché è nelle piccole realtà locali che le relazioni istituzionali in prima istanza vengono tenute dai Collaboratori Fiduciari di plesso che quotidianamente si adoperano in tutti i modi per consentire all’Istituzione scolastica di espletare al meglio il proprio servizio per alunni e famiglie.

Siamo grati a tutti i partecipanti per la sensibilità manifestata e confidiamo sinceramente che il confronto possa far scaturire proposte innovative e sostenibili a partire dal prossimo rinnovo del CCNL, far emergere posizioni unitarie con l’unico obiettivo di garantire la qualità del funzionamento delle moderne autonome Istituzioni scolastiche e la loro offerta formativa.

Il convegno si terrà a Palermo presso l’Aula Magna dell’IC A. UGO dalle ore 8,00 alle ore 14,00.

Le informazioni si possono ricevere scrivendo ad ancodis1@gmail.com entro e non oltre MARTEDI 21 maggio 2019.

 

Il Presidente A.N.Co.Di.S. Palermo

Prof. Rosolino Cicero    

 

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https://betapress.it/index.php/2017/07/21/a-n-co-di-s-lotta-estrema-contro-le-ingiustizie/

https://betapress.it/index.php/2017/07/21/a-n-co-di-s-lotta-estrema-contro-le-ingiustizie/




Italia fanalino di coda per il riconoscimento delle responsabilità…

Come sempre Ancodis stigmatizza con efficacia le storture del mondo della scuola…

 

 

COMUNICATO STAMPA del 22 marzo 2019

 

ANCoDiS: il futuro CCNL 2019-2021 della scuola in edizione….rétro?

 

Da qualche settimana si è aperto il tavolo del confronto per il rinnovo del CCNL Comparto “Istruzione e ricerca” relativo al triennio 2019-2021.

Tra le priorità emerge la revisione delle tabelle stipendiali che dovranno prevedere risorse aggiuntive per retribuire adeguatamente il lavoro professionale di TUTTO il personale (è stato già fatto per i DS), con l’obiettivo – condiviso – di avvicinarsi alla media dei paesi europei dell’area euro.

E’ importante ricordare quanto recita l’articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla QUANTITA’ e QUALITA’ del suo lavoro ……..” cioè ancorata a parametri che sono la qualità del servizio reso, la quantità di lavoro svolto, il tempo impiegato per lo svolgimento.

Per noi Collaboratori dei DS – e lo sappiamo bene – questo articolo è disatteso nonostante l’importante lavoro che svolgiamo quotidianamente per le nostre Istituzioni scolastiche.

Siamo l’unica categoria nella scuola per la quale alla regola si fa eccezione!

Per l’assunzione di incarichi e di responsabilità nella governance affidati dal DS ai sensi del art. 25 comma 5 del D.Lvo 165/2001, il vigente CCNL non riconosce di fatto il lavoro aggiuntivo e straordinario di questi docenti specializzati se non per la inadeguata retribuzione di due Collaboratori a carico del FIS (art. 88 comma 2 lettera f del CCNL 2006/2009) senza alcun effetto nella progressione di carriera.

E’ noto a tutti – MIUR, OO.SS. ed Associazioni dei DS – che in molti paesi europei si riconoscono incrementi stipendiali per l’assunzione di responsabilità aggiuntive, per la disponibilità a svolgere ore di lavoro straordinario, per l’insegnamento in aree geografiche disagiate, per la partecipazione ad azioni di formazione professionale, per la partecipazione ad attività extracurricolari.

In particolare, secondo il Rapporto Eurydice del 2013, le responsabilità aggiuntive sono riconosciute in 26 paesi e soltanto in 3 (tra cui l’Italia) sono considerate esclusivamente a livello di contrattazione di istituto: infatti, nei pochi sistemi d’istruzione basati su una struttura di carriera piatta, per le responsabilità aggiuntive sono previsti soltanto modestissimi incentivi economici determinati e contrattati a livello di istituzione scolastica.

In Europa, alla definizione della progressione della carriera e delle indennità concorrono diversi

fattori tra i quali un rilevante peso hanno l’assunzione di incarichi aggiuntivi con ulteriori

responsabilità, la formazione professionale continua, l’anzianità di servizio.

E di norma, in diversi paesi europei, ai docenti vengono attribuite indennità integrative allo stipendio determinate a livello nazionale, regionale o misto con certezza di prospettive di carriera: si tratta di “incentivi” per incoraggiare i docenti ad assumere responsabilità ed incarichi, a svolgere lavoro straordinario, ad accogliere favorevolmente proposte di azioni formative professionali.

In Italia, invece, è da rilevare (e contestare) che tutto questo importante e fondamentale lavoro non è connesso a nessuna prospettiva di progressione di carriera nell’ambito della professione docente né in quella dirigenziale.

Deve essere a tutti chiaro: in Italia, un Collaboratore del DS che insegna Lettere per 18 ore (e magari in scuola con DS reggente) con un’anzianità di servizio di 15 anni ed un docente con la stessa anzianità di servizio che insegna per 18 ore la stessa materia PARI sono.

In Italia, un Collaboratore del DS che insegna Matematica per 18 ore – a parità di requisiti di servizio con un altro docente – nella graduatoria interna ed ai fini della mobilità PARI sono!

In Italia, per l’accesso alla carriera dirigenziale un docente con esperienza pluriennale nell’attività di collaborazione al DS ed un docente con 5 anni di servizio (incluso il servizio da precario) e senza alcuna esperienza nella governance di un’autonoma Istituzione scolastica PARI sono!

Si tratta ovviamente di un’evidente discriminazione…ma a danno del docente Collaboratore del DS! Siamo di fronte ad una irragionevole condizione professionale per la quale Miur ed OO.SS. devono trovare soluzione.

(Al Ministro Bussetti (ex DS), al Vice Ministro Giuliano (DS in aspettativa) ed ai loro collaboratori al Miur (alcuni DD.SS. in aspettativa), ai tanti sindacalisti (alcuni DS distaccati) il tema che poniamo risulta molto chiaro poiché hanno avuto al fianco ed hanno lasciato le loro scuole affidate ai loro (validi) Collaboratori ed a DS reggenti).

Non esistono – ed è il vulnus dello status giuridico dei docenti italiani – differenziazioni della retribuzione né possibilità di diversa progressione di carriera!

In questo, dunque, l’Italia è davvero un paese europeo?

ANCODIS ritiene di no!

E propone al MIUR ed alle OO.SS. che nel prossimo CCNL si passi da una struttura di carriera piatta, iniqua ed arcaica (fondata cioè solo sull’anzianità di servizio!) alla struttura differenziata e moderna fondata anche su:

–        assunzione di responsabilità aggiuntive;

–        formazione in temi legati alla governance ed alla gestione di sistemi complessi;

–        complessità dell’Istituzione scolastica;

–        anzianità nello svolgimento dell’incarico;

–        valutazione professionale così come avviene per i Dirigenti scolastici.

Per i Collaboratori dei DS occorre prevedere – come avviene in molti paesi europei – la diversificazione dell’orario di lavoro in orario didattico ed orario aggiuntivo nel quale è riconosciuta la presenza a scuola per lo svolgimento di tutte quelle attività che oggi sono comunque realizzate ma che rimangono contrattualmente sommerse!

Occorre procedere – ed è arrivato il tempo – ad una coraggiosa innovazione contrattuale che determini per questi docenti specializzati modalità condivise di accesso (ferme restando le prerogative del DS previste dal 165/2001), la progressione di carriera e gli incentivi economici sulla base di criteri generali previsti nel prossimo CCNL ai quali le autonome Istituzioni scolastiche dovranno fare riferimento.

In questo modo – per i Collaboratori dei DS – si renderebbe davvero onore all’articolo 36 della nostra bellissima Carta Costituzionale!

In caso contrario non possiamo più stare a guardare…

 

Prof. Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo