Grazie

La redazione di Betapress vuole ringraziare Paolo Battaglia La Terra Borgese per il suo interessante articolo e per le parole di sostegno alla nostra testata.

GRAZIE

 

ringraziamo tutte le testate che hanno riportato fin ora la notizia ed il collega Ettore Lembo per il suo sostegno.

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Agenzia delle Entrate nuovo DIO.

Ieri abbiamo scritto della scure fiscale nei prossimi stipendi dei lavoratori della scuola, vedi nostro articolo https://betapress.it/scure-fiscale-sugli-stipendi-ma-usiamola-noi-per-tagliare-le-teste-di-questa-classe-politica/, oggi la risposta dell’agenzia delle entrate alle innumerevoli proteste che si stanno sollevando rispetto ad una azione che evidentemente metterà in ginocchio migliaia di famiglie italiane.

Questa è la risposta:

La informiamo che non è possibile rateizzare i debiti per conguaglio fiscale. Questi devono essere recuperati in unica soluzione su disposizione dell’agenzia delle entrate.

Un vaffanculo faceva meno male, qui leggiamo supponenza, menefreghismo, ignoranza, miopia politica, stupidità ed incapacità di capire le esigenze del popolo oggi in forte difficoltà.

Ma i dipendenti dell’Agenzia hanno il conguaglio fiscale?

Siamo al livello di Maria Antonietta: il popolo si lamenta perché ha fame, dategli le brioche.

In realtà la frase non era proprio di Maria Antonietta, ma ormai l’immaginario collettivo la vede così.

Quindi alla frase: Agenzia le famiglie non reggeranno a questa tua operazione, la risposta è stata e chi se ne frega noi facciamo così!!!

Ma Noi chi?? ma tu sei mica Dio, sei un ente al servizio del popolo, e se affami il popolo che ti mantiene sei sicura che tu stia facendo il bene del paese??

Ma cacciamoli via tutti, questi sono degli incompetenti!!

Ma quando gli Italiani faranno come i Francesi che per un anno in più di età pensionabile gli hanno devastato le strade?

Basta Italiani facciamoci sentire, smettiamo di fare la rana bollita.

 

 

 




Betapress sotto ATTACCO!!! Acqua in redazione.

Comunicato Stampa: Difesa dell’Indipendenza Editoriale e della Libertà di Stampa

 

La difesa della libertà di stampa e dell’indipendenza editoriale dei giornali assume un ruolo cruciale nelle società democratiche, in quanto garantisce il pluralismo delle opinioni e il controllo democratico sul potere.

La situazione odierna in cui Betapress viene attaccato dalla politica perché rifiuta di cambiare la sua linea editoriale apertamente critica nei confronti dell’attuale governo solleva questioni fondamentali riguardo la libertà di espressione, il diritto all’informazione e la relazione tra i media ed il potere politico.

Sappiate tutti che se cercate di affondare la nostra nave, noi ci trasformeremo in sottomarino!!!

In data odierna, ci troviamo di fronte a un attacco senza precedenti contro l’integrità della nostra testata giornalistica, un attacco che non solo mette in discussione la nostra indipendenza editoriale ma che minaccia i fondamenti stessi della libertà di stampa, pilastro insostituibile di ogni società democratica.

La nostra redazione ha ricevuto pressioni crescenti affinché cambiasse la sua attuale linea editoriale apertamente critica nei confronti dell’attuale governo e di alcune figure della politica locale.

Tali pressioni, provenienti da alcuni settori politici, non solo ignorano, ma cercano deliberatamente di sovvertire il principio fondamentale su cui si basa la nostra professione: l’imparzialità e l’oggettività dell’informazione.

È dovere di un organo di stampa fornire ai cittadini una narrazione equilibrata e multi sfaccettata della realtà, consentendo loro di formarsi un’opinione informata su base di fatti accuratamente verificati e non di pregiudizi o di agende politiche.

La nostra redazione si impegna quotidianamente a garantire che ogni articolo, reportage o editoriale rispetti questo sacrosanto principio, guidati unicamente dalla ricerca della verità e dall’interesse pubblico.

L’attacco che stiamo subendo rappresenta un tentativo di intimidazione che mira a minare la nostra autonomia, costringendoci a diventare strumento di propaganda politica, anche tramite il nostro silenzio.

Questo non solo è inaccettabile ma rappresenta un pericoloso precedente che, se non fermato, potrebbe compromettere l’intero ecosistema informativo, riducendo la pluralità di voci e la ricchezza del dibattito pubblico, fondamentali in uno stato democratico.

Ribadiamo con fermezza che non cederemo a tali pressioni.

La nostra missione è quella di servire il pubblico con informazioni oneste e non filtrate, contribuendo così alla salute della nostra democrazia.

La libertà di stampa è un diritto inalienabile che resiste non solo come fondamento della nostra professione ma come baluardo contro ogni forma di autoritarismo.

Invitiamo l’opinione pubblica, le istituzioni democratiche, le organizzazioni nazionali e internazionali a sostenerci in questa battaglia non solo per la nostra testata, ma per la salvaguardia della libertà di informazione ovunque.

È solo attraverso una stampa libera e indipendente che una società può aspirare a essere veramente libera e democratica.

In ogni caso, mentre continueremo a svolgere il nostro dovere giornalistico con integrità e dedizione, richiamiamo tutti i soggetti coinvolti a riflettere sull’importanza cruciale di mantenere uno spazio pubblico in cui la diversità di opinioni possa prosperare senza timore di ritorsioni o censure.

La democrazia si nutre di dibattito e critica; soffocarle significherebbe compromettere l’essenza stessa della libertà per cui tanto abbiamo lottato.

Betapress non accetta di essere minacciato con nessun mezzo, anche se non abbiamo risorse adeguate per una difesa ad oltranza, ma dalle barricate non scenderemo.

Meglio chiudere che cedere alle pressioni che ci vogliono zittire.

Hanno attaccato il nostro direttore ed alcuni di noi usando sia mezzi espliciti che mezzucci da fascisti da pane e salame, una volta si devastavano le direzioni dei giornali e si picchiavano i direttori, oggi si applicano sistemi di pressione e di attacchi personali, anche arrivando a fare velate minacce  sul tipo “ma ti conviene continuare a collaborare con quel giornaletto?”.

Sappiamo benissimo che tutti negheranno di aver attaccato Betapress, ma alcune evidenze anche eziologiche sono innegabili: gli attacchi sono iniziati in modo veemente da quando abbiamo pubblicato l’articolo “quando un ministro mente sapendo di mentire …” dedicato al ministro Valditara, e l’articolo “sindaco incompatibile che fare “ in cui davamo evidenza di documenti riservati che esplicavano un piano “criminogeno”, e sono cresciute con il crescere degli articoli sugli stessi temi.

Sappiano tutti che la redazione di Betapress non cederà, non daremo la nostra integrità in cambio di una comodità personale.

 

“Una stampa libera può essere buona o cattiva, ma senza libertà, la stampa non potrà mai essere altro che cattiva.”
Albert Camus.

 

Questo comunicato riflette un nostro impegno profondo alla libertà di stampa e all’indipendenza editoriale, concetti che vanno difesi strenuamente in qualsiasi circostanza.

Di contralto alla libertà di stampa, la stampa deve garantire l’assoluta imparzialità, e questo apre molti altri temi su cui cercheremo di aprire ulteriori riflessioni.

La difesa di tali principi non solo è cruciale per la professione giornalistica ma rappresenta anche un imperativo democratico, essenziale per il mantenimento di una società aperta, informata e libera.

Chiediamo a tutti di aiutarci, continueremo a pubblicare i nostri articoli e soprattutto i prossimi due sul ministro e su Bandecchi, finché ne avremo modo; diffondete il più possibile il nostro appello, ricordate che l’informazione libera è l’unica salvezza contro un abisso di tenebre.

 

Ombre di Autorità: l’Impatto del Bossing sulla Cultura e l’Integrità della Pubblica Amministrazione

 

 

Politici e Bugie: responsabilità etica.

Le nomine di Valditara

Se esercito il potere per il potere…

Bossing verso pubblici dipendenti

 

“La Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”

 

 

Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Nuovo concorso DS, il MIUR dimentica precari, vicari e ricorrenti, l’ennesima ingiustizia!

Caro Ministro, ma mi faccia il piacere…

Concorso DSGA: note di malcostume italiano

PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

 

 

 

 

 

Bandecchi, Terni, giunta comunale, incompatibilità… che fare???

 

 




Scure Fiscale sugli stipendi: ma usiamola noi per tagliare le teste di questa classe politica.

La “scure fiscale” di febbraio 2024 rappresenta un momento significativo nel contesto della politica fiscale e dell’amministrazione pubblica in Italia, con un impatto diretto sul settore dell’istruzione e, più specificamente, sul personale scolastico.

Questo intervento legislativo vorrebbe razionalizzare la spesa pubblica attraverso una serie di misure che incidono direttamente sulle condizioni economiche e lavorative del personale scolastico, sollevando questioni di equità, efficienza e sostenibilità del sistema educativo nazionale.

Il che ci porta a dire in prima battuta: ma vi siete impazziti tutti? La scure fiscale dovremmo usarla noi cittadini per tagliare le teste di tutti voi cari signori che godete di stipendi a questo punto immeritati.

Voi dovete salvaguardare le famiglie, che caspita date i bonus come se fossero caramelle se poi alla prova dei conti tagliate la testa alle famiglie?

Ma volete ogni tanto ragionare come se prendeste 1200 euro al mese invece che 15.000???

Ma forse è la parola ragionare che non si abbina alla vostra natura.

Cerchiamo di ragionare con calma e vediamo di analizzare alcuni punti, alla fine vi lasciamo con una domanda a cui preghiamo il governo di dare una risposta seria.

 

Contesto e Giustificazione della Misura

Nel contesto di una crescente pressione sui bilanci pubblici, aggravata da una congiuntura economica difficile e dalla necessità di rispettare i vincoli di bilancio europei, il governo italiano ha introdotto la “scure fiscale” come parte di un più ampio pacchetto di riforme volte a ridurre il deficit pubblico e a rilanciare la crescita economica.

Queste misure sono state presentate come necessarie per garantire la sostenibilità finanziaria del paese e per migliorare l’efficienza della spesa pubblica, compresa quella relativa al sistema educativo.

Il personale scolastico, che include insegnanti, dirigenti, personale amministrativo e ausiliario, si trova così al centro di un dibattito sul ruolo e sul valore dell’investimento nell’istruzione in un periodo di austerità fiscale.

Le misure previste incidono su aspetti quali stipendi, pensioni, contratti a tempo determinato e risorse per la formazione professionale, con l’obiettivo dichiarato di ottimizzare le risorse disponibili e migliorare la qualità dell’offerta formativa.

 Impatti sul Personale Scolastico

L’impatto della “scure fiscale” sul personale scolastico è molteplice e suscita preoccupazioni in termini di equità, morale e qualità dell’insegnamento.

In primo luogo, la riduzione degli stipendi e il congelamento delle progressioni di carriera possono avere effetti negativi sul benessere economico degli insegnanti e sulla loro motivazione, con possibili ripercussioni sulla qualità dell’insegnamento e sui risultati degli studenti.

Inoltre, il ricorso più limitato ai contratti a tempo determinato e la diminuzione delle risorse per la formazione professionale continuata possono limitare le opportunità di sviluppo professionale per il personale scolastico e ridurre la capacità del sistema educativo di adattarsi alle esigenze in evoluzione della società.

Questioni di Equità e Giustizia Sociale

La “scure fiscale” solleva importanti questioni di equità e giustizia sociale.

Il personale scolastico, come categoria professionale, si trova a dover assorbire una parte significativa dei costi del consolidamento fiscale, il che solleva interrogativi sulla distribuzione del peso dei sacrifici richiesti alla società italiana.

In un contesto in cui l’istruzione è fondamentale per la promozione dell’equità sociale e per lo sviluppo economico a lungo termine, la riduzione degli investimenti nel personale scolastico può essere vista come controproducente e potenzialmente dannosa per le prospettive future del paese.

Riflessioni Finali

La “scure fiscale” di febbraio 2024 contro il personale scolastico si inserisce in un contesto più ampio di riforme e di dibattito pubblico sul ruolo dello stato, sulla gestione delle risorse pubbliche e sulle priorità della società italiana.

Mentre le giustificazioni economiche dietro queste misure possono essere comprensibili alla luce delle sfide finanziarie che il paese affronta, è fondamentale considerare attentamente le implicazioni a lungo termine di tali scelte politiche.

Una politica di austerità che colpisce il settore dell’istruzione e il personale scolastico solleva interrogativi critici sulla visione del futuro che si vuole costruire e pertanto sulla visione che lo stesso governo ha del paese.

L’istruzione è un investimento nel capitale umano, essenziale per la crescita economica sostenibile e per la coesione sociale.

Ridurre l’investimento in questo settore potrebbe avere conseguenze negative durature, non solo per l’economia ma anche per il tessuto sociale del paese.

È quindi imperativo bilanciare le esigenze di consolidamento fiscale con la necessità di investire nelle risorse umane, garantendo che le politiche adottate oggi non compromettano le generazioni future.

Insomma, ma vi siete davvero rincretiniti????!!!




MAI PIU’ STERMINI! MAI PIU’ SHOAH!

Il 27 Gennaio di ogni anno è dedicato in ambito internazionale alla solenne celebrazione del “Giorno della Memoria”: eminentemente, in ricordo delle vittime della serie di drammi riconducibili tutti al concetto di quell’Olocausto consumatosi nel corso della WW2.               

Si commemora quindi la Shoah – ossia, il genocidio del popolo ebraico -, la persecuzione dei cittadini ebrei, le leggi che in nome del predominio di una ‘razza’ ne mortificavano un’altra, come pure – genericamente – la feroce persecuzione verso quanti si opposero al progetto e al programma di sterminio elaborato dalle menti malvage e malate dei devastatori nazisti.             

Non può né deve essere taciuto che in Italia, furono moltissimi coloro che aiutarono i perseguitati – tra questi anche non ebrei, pur se appartenenti a ‘categorie’ meticolosamente selezionate dai nazisti – a mettersi in salvo, sfuggendo alle retate, ai rastrellamenti, alla deportazione, alla morte. Ma va anche detto – non dimenticando che all’epoca l’Italia fascista era alleata della Germania nazista – che molti zelanti e squallidi soggetti – e, purtroppo, tra di essi non mancarono degli ebrei – riuscirono a dare il peggio di sé: complici, in un periodo di povertà e fame, i premi in denaro elargiti a chi, tradendo, avrebbe consentito la cattura di quanti tentavano di nascondersi per non cadere nelle mani dei carnefici.                                     

Intere famiglie, centinaia di migliaia, milioni di persone, quasi tutte ebree, scomparvero nel buio dei treni merci e avviati alla deportazione, per finire nei mattatoi organizzati dai nazisti; dapprima affamati, depredati di ogni oggetto di valore, maltrattati e sfruttati, spesso percossi o violentati fisicamente e mentalmente e infine sterminati coi gas e poi cremati.                         

Fu una tragedia immane, orribile! Mai potrà essere dimenticata!                          

Quel lontano giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa – proprio quei sovietici che ebbero allora ca. 20 milioni di morti, immolatisi per non cedere al nemico – giunsero al campo di concentramento di Auschwitz, liberando i superstiti dalle violenze e dalle atrocità tutte, consumate dalle truppe del Terzo Reich.                                                                           

Tutti gli Uomini Liberi speravano ardentemente che quei momenti inquietanti, quelle persecuzioni infami e quelle tragedie disumane, fungessero da perenne esempio dissuasivo e da monito affinché sciagure simili non dovessero né potessero ripetersi.                                    

Invece, con lo scorrere del tempo, solo a parole – pur solenni – veniva ricordato tale complesso di nefandezze e miserie umane. Nei fatti, la società, quella che ci si affanna ancora a definire consorzio civile, ha conosciuto – specie in questo ultimo lustro, una degenerescenza inimmaginabile e persino incomprensibile: in particolare, il cancro della guerra si è impadronito di intere nazioni entrando con le sue terribili metastasi nella mente e nelle azioni di chi pare non valutare appieno e con discernimento la precarietà di equilibri – spesso raggiunti con forti difficoltà, nel tempo – messi in discussione e che potrebbero saltare definitivamente da un momento all’altro, sotto la spinta di provocazioni e dispetti la cui concatenazione non è affatto casuale.                                       Per rendere sincero e memore omaggio a quanti persero la vita nel corso della Shoah, e per onorare i patimenti e l’immane dolore delle loro famiglie e dei loro parenti, occorre abbandonare tutto ciò che possa essere divisivo, per stringersi l’un l’altro nel segno della Solidarietà, della Tolleranza e della Pace, per dare con l’esempio un energico contributo nell’allontanare senza indugio quelle minacce, quei venti di guerra che soffiano impetuosi.         

Che si rammenti come le guerre segnano la sconfitta di ogni civiltà, di ogni umanità.      Che non si dimentichi che dittature e totalitarismi – specie di marca nazista, comunista o fascista – hanno portato miseria, povertà, guerre e stragi.                                                    

Che si ricordi che è la Storia a insegnarci che nel tempo le possibili ed eventuali ragioni dell’uno o dell’altro, mutano trasformandosi in una unica tempesta, in un dramma comune: folle, terribile, angoscioso.                                                                                                         

Che si amministrino i popoli con saggezza e lungimirante visione prospettica, ricordando che lo schiavismo e il business delle armi non portano progresso, ma sono solo radici e causa di sofferenza, ingiustizia e morte: meglio essere costruttori di Pace che non di armi e, quindi, di violenze.                                                                                                       

Che i padri ricordino che è dal loro esempio che dipende il futuro dei figli, in ogni senso.  Che le madri urlino la propria paura e il proprio terrore nel timore consapevole che i figli da loro generati potrebbero essere immolati da gente senza scrupoli sull’insanguinato altare di questo o quel conflitto.    Che tutti – alfine – abbiano costantemente presente che, a ogni latitudine, il pianto dei bambini, degli innocenti, ha sempre lo stesso suono.  

Rendiamo quindi autentico e solenne omaggio alle Vittime della Shoah, volgendo gli occhi al Cielo e gridando con forza: Pace!  

Mai più guerre! poiché non esistono guerre ‘giuste’!                                              

Mai più Shoah! Mai più genocidi! Mai più stragi di innocenti!     

 

 




Studiare per il lavoro?? chi lo dice è un pazzo.

L’affermazione riecheggia un’antica idea, spesso attribuita a Seneca, filosofo romano, che affermava “Non si studia per la scuola, ma per la vita”.

 Questa visione è profondamente radicata nel concetto di educazione come strumento per il miglioramento personale e lo sviluppo intellettuale, piuttosto che come mero mezzo per raggiungere obiettivi professionali.

È necessario formare i giovani con un’Educazione come Preparazione alla Vita, non solo al Lavoro, questo perché Studiare solo per il lavoro limita il potenziale dell’istruzione.

L’educazione dovrebbe mirare a formare individui completi, dotati non solo di competenze tecniche, ma anche di una comprensione critica del mondo, capacità di pensiero analitico, creatività e sensibilità morale.

 Occorre mirare ad uno sviluppo Personale e Intellettuale: l’istruzione deve fornire gli strumenti per una crescita personale continua.

L’apprendimento di discipline come la storia, la filosofia, le arti, oltre che delle scienze e della tecnologia, contribuisce a sviluppare un pensiero critico, empatia e una comprensione più profonda delle diverse realtà umane.

Impostare l’Educazione finalizzata solo al Lavoro è una follia che solo gli stolti possono percorrere: una visione dell’istruzione puramente orientata al lavoro può portare a un riduzionismo, dove si valutano le discipline in base alla loro “utilità” immediata nel mercato del lavoro, trascurando aree di studio fondamentali per lo sviluppo umano.

Se si trascura l’importanza della cultura generale, dell’etica, della storia e della filosofia, si rischia di formare professionisti tecnicamente competenti ma privi di una solida base culturale e di valori, elementi fondamentali per un agire consapevole nella società.

La scuola intesa come percorso complessivo pedagogico educativo è in realtà la ricerca di un proprio equilibrio tra studio per la Vita e solo di conseguenza per il lavoro: il lavoro infatti nobilita l’ uomo perché gli permettere di esprimere le sue capacità e di inserirsi nella sua società di cui deve essere parte integrante.

L’ideale sarebbe un sistema educativo che integri l’apprendimento professionale con quello umanistico, fornendo una base solida sia per il successo professionale che per un arricchimento personale.

In un mondo in rapida evoluzione, l’apprendimento non si ferma con la formazione scolastica o universitaria; piuttosto, diventa un processo continuo che abbraccia sia lo sviluppo professionale sia quello personale.

L’affermazione che studiare per il lavoro sia un errore discende da una visione dell’istruzione che privilegia lo sviluppo umano integrale, Obiettivo a cui le famiglie dovrebbero mirare per i propri figli.

Sono le famiglie che dovrebbero obbligare le istituzioni ad allontanarsi da quel pericoloso percorso che sta trasformando l’istruzione dei giovani in formazione professionale.

E’ un grave errore che si avvicina al bordo di un fallimento sociale.

La formattazione dei giovani fin dalla più precoce età è un errore madornale che potrebbe limitare sviluppi della nostra società nel prossimo futuro: i genitori dovrebbero allargare la propria visione oltre alla ricerca di lavoro per i propri figli, ma a pensare di dare una vita ai propri figli.

Non credo che i nostri figli debbano essere cresciuti come piante già pronte per la crescita in un terreno domestico, ma come semi, che possano esplorare qualsiasi terreno, anche lontano.

Sono convinto che i figli debbano aver gli strumenti per capire il mondo e per poterlo cambiare, molto meno per studiare per entrare in una catena di montaggio.

Mentre le competenze professionali sono importanti, è essenziale mantenere un approccio all’istruzione che valorizzi la formazione intellettuale, etica e culturale, elementi indispensabili per una vita piena e consapevole.




Elezioni americane 2024: “Di vero dicono il venti per cento.”

A dirlo è il giornalista, scrittore ed esperto di comunicazione Alessandro Nardone, assurto a fama mondiale in occasione delle Presidenziali Americane del 2016.

“Il caso Alex Anderson”

Chi seguì le Elezioni Presidenziali americane otto anni fa, ricorderà certamente il giovane e rampante Alex Anderson che, accanto ai “giganti” Hillary Clinton e Donald Trump, correva per la nomination a Presidente degli Stati Uniti.

Caso volle che anche il protagonista del thriller fantapolitico a stelle e strisce “Il predestinato” di Alessandro Nardone si chiamasse così e che l’Autore, spinto dal desiderio di lanciare il suo romanzo sul mercato anglofono e di promuoverlo in modo originale e divertente, avesse avuto la brillante idea di offrire al suo avatar un’entusiasmante avventura nel mondo “reale”: una vera e propria campagna elettorale.

L’operazione, a dir poco geniale, aveva un altro ambizioso obiettivo: dimostrare al mondo intero la “craccabilità” del sistema dell’informazione. Di questo Nardone avrebbe dissertato nel suo libro “Orwell”, nel cui glossario digital dà delle “fake news” la seguente definizione:  “Contenuti falsi o parzialmente veri diffusi al fine di manipolare la pubblica opinione”.

Il sistema di dis-informazione

“Un tempo la notizia si poteva verificare in modo minuzioso.” Confessa Nardone. “Oggi invece, fare il giornalista è diventato difficilissimo: si è quotidianamente bombardati da una mole enorme di notizie, si viene pagati poco o niente, si ha pochissimo tempo per valutare se la notizia è vera o meno e comunque, in nome del numero dei clic, vince chi arriva per primo”.

E infatti ci vollero ben nove mesi prima che le istituzioni americane, i media e il grande pubblico si accorgessero che Alex Anderson – il cui nome è l’anagramma di Alessandro Nardone – era un “fake”. Proprio come le “fake news” nelle quali, se non stiamo attenti, rischiamo di imbatterci ogni giorno nel web e attraverso i canali tradizionali di informazione.

E veniamo alle Elezioni presidenziali USA 2024

Quanto di vero ci stanno raccontando i media riguardo alle presidenziali americane, previste per il 5 novembre prossimo? 

Non più del venti per cento. Quello che arriva alle nostre latitudini dai cosiddetti “mainstream”, è filtrato dalle lenti della partigianeria a senso unico contro Trump. Utilizzano la tecnica del “framing”, quindi o mentono spudoratamente, o utilizzano solo la parte della notizia che è funzionale alla loro narrazione. 

Qual è il tuo punto di vista su Donald Trump e su ciò che rappresenta, rispettivamente, per i “patrioti” conservatori e per i suoi detrattori?

Per i patrioti Trump è il baluardo che può “salvare l’occidente” dalla deriva woke. Per i suoi detrattori rappresenta il maggiore ostacolo. Tieni conto che, con la sua vittoria elettorale nel 2016, di fatto ha sancito la nascita di questo nuovo bipolarismo: a livello mondiale, quanto meno occidentale, non più destra – sinistra ma popolo contro establishment, patrioti contro globalisti. Chiaramente il ruolo di Trump, per chi come il sottoscritto è conservatore, rappresenta una grande speranza.

… Establishment che ingloba tutto: dai media alle multinazionali, alla sanità, al mondo dello showbusiness…

Comunque, tutti noi conservatori continuiamo a essere la maggioranza silenziosa, perché rappresentiamo quello che è la realtà nei fatti. Non il modello di società che questo insieme di interessi e di lobby vorrebbe costruire, ma un tessuto sociale che è fatto di famiglie, papà, mamme, figli, lavoratori che si rimboccano le maniche per far quadrare i conti. Persone che non vogliono sentirsi dire da nessuno se devono o possono pronunciare il termine “famiglia”; persone che non si vogliono sentire in colpa per il fatto di essere normali. Oggi, infatti, se non sei gay, trans o nero vieni accusato di essere l’archetipo dell’uomo bianco occidentale. E poi il patriarcato…  Tutte queste bestialità. Noi non vogliamo essere accusati di essere “razzisti” o “xenofobi” perché siamo per la difesa della sicurezza dei nostri confini. Non vogliamo essere considerati “fascisti” perché non la pensiamo come i radical chic di sinistra. Questo siamo noi e questo sono le persone che votano Trump negli Stati Uniti, Giorgia Meloni in Italia, Milei in Argentina. Difendiamo i nostri valori e il nostro modo di essere, molto semplicemente. 

Alessandro, vorrei un tuo bilancio sull’amministrazione Biden dal punto di vista politico (guerre, Afghanistan, Ucraina, Medio Oriente, Cina), economico (inflazione), sociale (immigrazione clandestina), culturale (educazione, istruzione).

Un disastro totale, per l’Occidente. Guerre: l’abbandono dell’Afghanistan. Quelle immagini parlano da sole. Una vergogna, un’onta che una potenza come gli Stati Uniti non cancellerà mai dai libri di storia. Ucraina: ricordiamoci le implicazioni di Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, con Burisma… E come Biden abbia soffiato sul fuoco fino all’ultimo giorno, spingendo Putin ad attaccare, facendo il contrario di quello che avrebbe fatto Trump, che avrebbe invece messo Putin e Zelensky a un tavolo finché non si fossero messi d’accordo. Dal punto di vista economico c’è, a mio parere, una totale mancanza di strategia. Anche dal punto di vista culturale c’è decadenza totale. E qui mi riferisco all’ideologia gender, che dal mio punto di vista è veramente un qualcosa di criminale, perché fuorviano i bambini sin dalle scuole elementari con la pornografia e con l’idea che possano cambiare sesso anche senza il consenso dei genitori. Sono bestialità che faccio anche fatica a pronunciare, da papà. Un decadimento totale. Oggi, dopo soli tre anni e mezzo di Biden – che valgono per quanti disastri ha fatto per trent’anni – gli Stati Uniti sono una nazione in declino. Basta andare a farsi un giro a New York, a San Francisco, a Los Angeles, le grandi città amministrate dai democratici, per rendersi conto di quanto sto dicendo. È una nazione in declino.  

Se il bilancio “dem” è fortemente in rosso, quante probabilità ritieni ci siano, per i democratici delusi da Biden, di rivolgersi a Trump nella speranza che possa fare di meglio?

Molti democratici hanno già dichiarato che si tureranno il naso e voteranno per Trump. Gli Americani sono molto pragmatici: se tu chiedessi loro se stanno meglio adesso o quattro anni fa… Il problema è quello che si trascina da anni: i democratici non sono stati capaci o non hanno voluto creare le condizioni affinché emergesse qualche leader credibile. Oggi, se i candidati fossero Biden e Trump, molti democratici o voterebbero per Trump, o non andrebbero a votare e comunque favorirebbero Trump. 

Hai un’idea di quanti siano questi dem, in percentuale, rispetto al totale? 

La situazione attuale ricalca quella del 2016, con Hillary Clinton che era molto, molto impopolare anche presso il suo elettorato. Alcuni sostenitori di Bernie Sanders – avversario alle primarie a cui la Clinton ha scippato la candidatura – dichiaratamente hanno votato per Trump, e molti altri si sono astenuti. 

Qual è il programma politico di Trump in risposta all’evidente flop democratico e quali sono, a tuo avviso, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza?

Sicuramente Trump ha le idee molto chiare perché è già stato alla Casa Bianca. Dal punto di vista economico, sicuramente il punto di forza è quello di rimuovere le follie e i fanatismi woke, che in questo caso si traducono in fanatismo green. Anche dal punto di vista energetico, quindi, il ritorno ai combustibili fossili. E poi, un’economia che punti a riportare le aziende negli Stati Uniti e a scoraggiarle dall’”esternalizzare”, come aveva già fatto nel suo primo mandato. In questo modo si avvantaggia chi investe e produce negli Stati Uniti, creando ricchezza e posti di lavoro. E ancora, la ripresa del discorso dei dazi con la Cina. Biden quando è arrivato lo ha criticato, ma non li ha rimossi: vuol dire che anche su questo Trump aveva ragione. Continuare quindi sull’America First. Il punto debole, paradossalmente, è anche il punto di forza: la tentazione di un eccessivo isolazionismo. Ma Trump è un uomo d’affari e io credo che saprà coniugare l’America First con una dimensione internazionale, che gli Stati Uniti dovranno continuare ad avere da protagonisti. 

Cos’è l’“Ideologia Woke” fiorita nel periodo democratico e perché, a tuo avviso, non sta funzionando?

L’ideologia Woke è un insieme di dettami che partono dall’assunto del pensiero unico, il “politicamente corretto”: una sostanziale dittatura delle minoranze –  lgbt, razziali  – che applicano una sorta di razzismo al contrario, utilizzando anche la “cancel culture”. Come la cancellazione della storia da parte dei regimi totalitari, ad esempio. I fautori dell’ideologia woke, che troviamo anche nelle Università di Harvard e di Yale, ritengono tutto quello che deriva dalla cultura occidentale dal Rinascimento in poi, il Male. Estremizzo per chiarire e sintetizzare il concetto: la storia è fatta solo da bianchi che sottomettevano i neri e le donne e quindi è tutto “male”, tutto da cancellare. Harvard che cancella il corso sul Rinascimento, statue di Cristoforo Colombo abbattute… Insomma: tutta una serie di nefandezze che fanno parte dell’ideologia woke, di cui fa parte anche l’ideologia gender. Dal mio punto di vista è quest’ideologia a rappresentare il male, ciò che oggi sta portando al declino gli Stati Uniti. Ideologia che si traduce in negativo anche dal punto di vista economico: ad esempio i criteri di sostenibilità energetica e ambientale… Il falso mito della sostenibilità che introduce dei criteri assolutamente inattuabili per aziende “normali”, che magari sono costrette a chiudere perché non si possono adeguare. Alla fine a essere favorite sono sempre le multinazionali. È una partita di giro.

Quali scenari prevedi, negli States, nel caso in cui venga eletto presidente un democratico che dovesse rendersi, ancora una volta, portavoce delle summenzionate culture e ideologie?

Negli Stati Uniti si potrebbe arrivare anche alla guerra civile. Sì perché… Ribadisco, io sto facendo delle constatazioni oggettive, basta ascoltare un qualsiasi comizio di Biden, o anche leggere i suoi tweet, o quelli degli altri esponenti democratici. Accusano Trump per i suoi toni, però andiamo a vedere come parlano loro. Loro sono assolutamente divisivi. Dopo il trionfo di Trump in Iowa, Biden non ha parlato degli “elettori” repubblicani, ma degli “estremisti” repubblicani. E lui, attenzione, dovrebbe essere e parlare da Presidente di tutti. Quindi prevedo uno scenario, nel caso in cui dovessero affermarsi loro… Apocalittico. Per non parlare poi di tutto quello che potrebbe succedere nelle scuole, per via dell’ideologia gender…

Quali scenari potrebbero aprirsi, invece, per effetto dell’elezione di un presidente americano di fede repubblicana?

Di fede repubblicana ce ne sono diversi. Se vincesse Trump, rimetterebbe i valori tradizionali al centro del villaggio. Dal punto di vista geopolitico, gestirebbe il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente aprendo i tavoli delle trattative. Fermo restando che questo sarebbe sicuramente più semplice con Putin e Zelensky, mentre invece Hamas sappiamo che è un’organizzazione terroristica, quindi… Lì sarebbe un po’ più complicato. 

Parliamo un po’ di Robert Kennedy Junior. Aldilà dell’alto consenso trasversale di cui sembra godere, sia fra i globalisti democratici, sia fra i repubblicani conservatori, quali sono i suoi argomenti e fino a che punto possono far breccia nell’elettorato americano sia globalista, sia conservatore di oggi?

Beh, sicuramente la sua totale avversione al concetto di “guerra”. C’è un passaggio molto bello di un suo discorso che è diventato virale online, in cui dice: “Abbiamo imparato a utilizzare la parola ‘guerra’ in tutti i frangenti: la guerra all’immigrazione, la guerra al virus, la guerra all’inquinamento…” Kennedy ha puntato molto su una pacificazione tra i due elettorati: questo è un tema che può fare presa su entrambi i gruppi, soprattutto sulle persone che sono stanche di questo clima da guerra civile permanente, che da qualche anno a questa parte si vive negli Stati Uniti. In questi ultimi anni, infatti, abbiamo acquisito la forma mentis che ci ha indotto il web. La “polarizzazione”, il fenomeno che caratterizza il nostro tempo, ci induce a considerare chi la pensa diversamente da noi non come qualcuno che ha idee differenti dalle nostre, ma un nemico vero e proprio. Così, ci si allontana sempre di più e ci si capisce sempre di meno. I media mainstream, infatti, parlano di un certo argomento utilizzando una determinata linea. Si stabilisce quindi un frame, una cornice, entro la quale discutere di quel dato argomento. Ed ecco che chiunque esca da quel frame viene aggettivato come “anti sistema”, “omofobo”, “fascista”, eccetera.

Quali sarebbero le sfide che oggi dovrebbe affrontare il personaggio digitale “Alex Anderson”, rispetto alla sua corsa elettorale del 2016? Il sistema dell’informazione è ancora altrettanto craccabile, riguardo all’infiltrazione e alla conseguente diffusione di fake news o qualcosa è cambiato da allora?

Hai sollevato una questione grandissima. La sua candidatura sarebbe irripetibile, come nel 2016. La sfida dell’informazione si è fatta ancora più difficile perché in questi anni abbiamo capito – e il resto dell’intervista in parte lo testimonia – che i veri conduttori di fake news alla fine sono i media tradizionali, non gli pseudo “complottisti”. Quelli sono in certi casi gli “utili idioti” che servono ai media mainstream. Quindi, la vera sfida che si gioca è quella dell’informazione e della comunicazione. 

Quindi in Europa ci arriverebbero delle notizie vere al 20%?

Quando va bene! Questo te lo firmo e te lo sottoscrivo.

Che frecce avrebbe al suo arco Alex Anderson e come convincerebbe i sostenitori di Trump a votare per lui, anziché riconfermare la loro fiducia all’Autore del motto: “Make America Great Again”? 

Sicuramente l’età. Una maggiore contemporaneità e consapevolezza di quelle che sono le necessità delle nuove generazioni, e anche una maggiore garanzia di proiettare gli Stati Uniti nel futuro. Questo potrebbe essere il suo valore competitivo. Con tutto il rispetto per Trump e per la sua agenda, Alex si proporrebbe come un’alternativa più nuova e anche scevra da quello che è il carico da novanta che, nel bene o nel male, si porta sulle spalle Trump. 

C’è qualcosa che vorresti aggiungere, a conclusione di questa nostra bella chiacchierata?

Alla fine, secondo me, il trait d’union di tutto è la coerenza. La coerenza e il rispetto per le idee altrui, sono due elementi che mancano sempre di più nel dibattito pubblico. E questo non avviene a caso, ma perché qualcuno lo vuole… Del resto, ce l’hanno insegnato i romani con “Dividi et impera”…  Dal mio punto di vista, invece, sono molte di più le cose che uniscono gli esseri umani. Se facessimo delle domande tipo: “Sei d’accordo sul fatto che tutti dovremmo vivere nel benessere? … Sul fatto che non ci dovrebbero essere guerre? … Sul fatto che le nostre città dovrebbero essere sicure? … Che la sanità dovrebbe funzionare?” Chi ti potrebbe dire di no? Nessuno. Dipende anche da come le poni, le questioni. Poi, alla fine, si torna sempre lì. È per questo che io insisto sul fatto dell’importanza dell’informazione e della comunicazione. Perché sono loro, alla fine, a determinare il corso della storia.”

 




DSGA, ma nemmeno fossero dei pariah…

La questione del trattamento dei direttori dei servizi generali ed amministrativi (DSGA) e del personale ATA da parte dello Stato può essere analizzata da diverse prospettive, considerando vari aspetti come la normativa, le politiche di gestione delle risorse umane, la cultura organizzativa del settore pubblico e le dinamiche socioeconomiche.

Iniziamo subito con l’osservare che lo stipendio sia dei DSGA che del personale ATA non è assolutamente adeguato al carico di lavoro a cui gli stessi sono quotidianamente sottoposti.

Negli ultimi anni sulle segreterie scolastiche è stato scaricato di tutto, dalle pensioni al lavoro che dovrebbero fare i revisori, poi i PON fino al PNRR, per non parlare del fatto che spesso i DSGA sopperiscono alle attività invece in carico ai Dirigenti Scolastici.

Da questo punto di vista il ministero dell’istruzione si è dimostrato particolarmente assente nella difesa di questa categoria, peraltro nemmeno i sindacati si sono mossi benissimo, arrivando anche a ridurre  la loro professionalità firmando un contratto umiliante per questi lavoratori.

Nemmeno vogliamo entrare nel tema della mancanza di personale, del fatto che non ci sono corsi adatti alla preparazione professionale, che il personale ha un turnover talmente alto che le segreterie ormai non formano nemmeno più i nuovi arrivi “tanto tra un anno se ne vanno”, che ci sono un sacco di posti vuoti da DSGA e che molti sono coperti con ATA facenti funzione (alcuni da più di 10 anni) a cui lo stato manco fa la cortesia di stabilizzarli, insomma una vera ingiustizia per non dire porcheria che questa politica non smette di fare.

Infine le segreterie sono sempre sottoposte all’infinto giochetto di “ops abbiamo cambiato tutte le procedure senza dirtelo, però c’è un bel webinar che ti puoi vedere quando vuoi anche da casa il sabato e la domenica…”, ma chi attiva queste cose non si vergogna a morte come un verme nudo ??

Non ci si rende conto che buttare così alla rinfusa procedure ed attività senza aver prima capito i carichi di lavoro esistenti e la saturazione delle segreterie è un danno enorme anche fisico verso i lavoratori che subiscono stress infiniti???

Comunque, caro ministero, se non informi e formi prima di attivare cambiamenti organizzativi porti caos sul caos. 

Va beh, gente sbagliata al posto sbagliato.

Diamo però uno sguardo più profondo a questo mondo e vediamo cosa troviamo.

Vi sono alcuni filoni di riflessione che per brevità tratteremo solo come spunti, vediamoli assieme.

Normativa e Politiche Pubbliche: La posizione e il trattamento dei DSGA nello Stato sono regolati da leggi e regolamenti che stabiliscono il loro status, i loro diritti e i loro doveri.

Spesso, anzi sempre, i cambiamenti legislativi e le politiche di austerità influenzano negativamente le condizioni di lavoro di questi professionisti.

Tagli al bilancio, congelamento degli stipendi e riduzione del personale aumentano il carico di lavoro e ridurre le risorse disponibili, influendo negativamente sul morale e sul benessere dei lavoratori.

Ruolo e Percezione: I DSGA, occupandosi di compiti amministrativi, non sono visti come centrali nelle missioni primarie delle istituzioni pubbliche, a differenza di ruoli più direttamente legati all’erogazione dei servizi.

Questa percezione porta a una valutazione meno positiva del loro contributo e, di conseguenza, a una minore attenzione alle loro esigenze e al loro sviluppo professionale.

Cultura Organizzativa: la cultura organizzativa nel settore pubblico, che non c’è , influenza il modo in cui i DSGA vengono trattati.

Poiché la cultura prevalente è quella della rigidità, della gerarchia e della burocrazia, non esiste spazio per il riconoscimento dell’innovazione e dell’efficienza, qualità che spesso i DSGA portano nel loro lavoro.

Sfide e Stress Lavorativo: i DSGA affrontano molteplici sfide, come la gestione di risorse limitate, la necessità di adempiere a complesse normative e la gestione delle aspettative di diverse parti interessate.

Questi fattori generano un elevato livello di stress lavorativo, che non è adeguatamente riconosciuto o gestito dalle istituzioni pubbliche.

Dinamiche Socio-Economiche: il contesto socioeconomico più ampio, che include la situazione economica del paese, le politiche di spesa pubblica e le priorità politiche, influenza il trattamento dei DSGA.

In periodi di crisi economica o di austerità fiscale, il settore pubblico, inclusi i DSGA, subiscono tagli e restrizioni.

In conclusione, il trattamento dei DSGA da parte dello Stato è il risultato di una complessa interazione  tra fattori normativi, organizzativi, economici e culturali.

È importante che le istituzioni pubbliche riconoscano il valore e il contributo dei DSGA e degli ATA per garantire un ambiente di lavoro equo e sostenibile.

Allo stesso tempo, è cruciale per lo sviluppo di politiche più efficaci e per una migliore gestione delle risorse umane nel settore pubblico, una comprensione più profonda delle sfide affrontate da questi professionisti.

Il riconoscimento del ruolo critico dei DSGA può portare a un miglioramento nelle politiche di gestione delle risorse umane, nell’allocazione delle risorse e nel sostegno al loro sviluppo professionale.

Ciò non solo aumenterà la loro soddisfazione lavorativa e il loro benessere, ma avrà anche un impatto positivo sull’efficienza e l’efficacia delle istituzioni pubbliche che servono.

Tuttavia, è fondamentale riconoscere che le condizioni di lavoro e il trattamento dei DSGA possono variare significativamente a seconda del contesto specifico, delle normative locali e delle politiche di gestione specifiche di ciascuna istituzione.

Pertanto, qualsiasi discussione su questo argomento deve considerare queste variabili e le circostanze particolari in cui i DSGA operano.

Ma noi di Betapress diciamo: DSGA e ATA ribellatevi.

 

IL DSGA NON E’ UN SARCHIAPONE!

Concorso DSGA: note di malcostume italiano

DSGA, lo stato bipolare.




Il Sud in primo piano: la rivincita con il Vertice del G7 in Puglia

I Lettori di BETAPRESS hanno già avuto modo di apprezzare gli interventi dell’Ing.Angelo Sinisi – Presidente dell’Associazione Tales of Angels, Formatore, Docente, Consulente di direzione, Responsabile per lo sviluppo aziendale di Confindustria Romania.                

Oggi, d’intesa con lo stesso – che ringrazio vivamente – pubblichiamo un suo recentissimo intervento in merito al Vertice del G7, che si terrà in Puglia.

Buona Lettura!

Negli ultimi decenni, il Sud Italia ha spesso subito pregiudizi che hanno contribuito a una percezione distorta della regione. Le etichette derogatorie, hanno alimentato un divario culturale e socioeconomico tra il Nord e il Sud, spesso relegando il meridione a un ruolo marginale.                                    

Tuttavia, il 2024 si presenta come un anno di svolta per il Sud, con una straordinaria opportunità di confermare il proprio ruolo nella prospettiva nazionale e internazionale.                                                                                   

La notizia più significativa è l’annuncio del Vertice dei Leader del G7 che si terrà dal 13 al 15 giugno nella pittoresca regione della Puglia.

Questo evento internazionale di grande risonanza non solo mette in risalto il patrimonio culturale e paesaggistico della Puglia, ma anche la sua crescente importanza nel contesto politico ed economico globale.                                                               

La Puglia, con la sua bellezza senza tempo e la sua ricchezza culturale, sarà il palcoscenico di incontri tra i leader delle nazioni più industrializzate del mondo.

La scelta di ospitare il Vertice del G7 in Puglia rappresenta una vera e propria rivincita per il meridione italiano.

Per troppo tempo, la regione è stata soggetta a stereotipi dannosi e ingiustificati, alimentando una percezione distorta che ha contribuito alla marginalizzazione del Sud.       

Ora, con l’attenzione del mondo puntata sulla Puglia, c’è un’opportunità unica per sfidare e superare questi pregiudizi, dimostrando la ricchezza culturale, la bellezza naturale e il potenziale economico del Sud.                                   

Il Vertice del G7 non solo offre un’opportunità di cambiamento culturale, ma anche significativi benefici economici per la regione. La presenza di leader mondiali, diplomatici e giornalisti attirerà l’attenzione su imprese locali, prodotti tipici e attrazioni turistiche, generando un impatto positivo sull’economia locale.

Il Vertice dei Leader del G7 in Puglia è un momento storico, segnando una svolta nella percezione e nell’importanza assegnata a questa regione.                               

La scelta di ospitare un evento così prestigioso dimostra che il Sud non è più destinato a essere considerato solo come una terra di stereotipi, ma come un luogo importante per la crescita economica e la cooperazione internazionale.

 

 




Ecco perché un bravo docente non può essere umiliato con 1500 euro di stipendio.

Vorrei delineare come io vedo un buon docente e perché un buon docente non può essere pagato solo 1500 euro al mese, più o meno.

lo faccio per punti sintetici ma giusto per dare il senso della cosa.

Un modello ideale di docente come guida dei giovani può essere concepito attraverso l’integrazione di diverse qualità, competenze e atteggiamenti, ognuno dei quali contribuisce a formare un’immagine completa di ciò che rappresenta un “buon insegnante”.

Un modello così definito non solo rispecchia le migliori pratiche pedagogiche, ma si adatta anche alle esigenze individuali e collettive degli studenti, promuovendo la loro crescita intellettuale, sociale e personale.

 Conoscenza e Competenza Accademica

Profonda Conoscenza della Materia: Un insegnante dovrebbe avere una solida comprensione della materia che insegna, aggiornandosi costantemente sulle ultime ricerche e sviluppi nel suo campo.

Competenza Didattica: Essere in grado di presentare contenuti complessi in modo chiaro e comprensibile, utilizzando varie metodologie didattiche per adattarsi ai diversi stili di apprendimento degli studenti.

 Capacità Relazionali e Comunicative

Empatia e Sensibilità: Mostrare comprensione e sensibilità verso le diverse esigenze emotive e sociali degli studenti, creando un ambiente di apprendimento inclusivo e accogliente.

Capacità di Comunicazione Efficace: Saper comunicare chiaramente, ascoltare attivamente e incoraggiare il dialogo costruttivo in classe.

 Orientamento al Supporto e alla Crescita Personale

Guida e Mentoring: Fornire non solo istruzione, ma anche orientamento, supportando gli studenti nel loro percorso di crescita personale e professionale.

Modello di Ruolo Positivo: Agire come un modello di integrità, responsabilità e curiosità intellettuale, influenzando positivamente gli studenti attraverso il proprio comportamento e atteggiamento.

 Innovazione e Creatività Didattica

Incorporazione di Metodi Innovativi: Utilizzare tecnologie educative e approcci didattici creativi per rendere l’apprendimento più coinvolgente e efficace.Promozione del Pensiero Critico e Creativo: Stimolare gli studenti a pensare in modo critico e creativo, incoraggiando la risoluzione di problemi e l’esplorazione indipendente.

 Responsabilità Sociale e Cittadinanza Attiva

Educazione ai Valori e alla Cittadinanza: Insegnare il rispetto per la diversità, la giustizia sociale e promuovere la consapevolezza civica tra gli studenti.

Risposta ai Cambiamenti Sociali: Essere consapevoli delle dinamiche sociali e culturali contemporanee, integrando questioni rilevanti nella didattica e preparando gli studenti ad affrontare le sfide del mondo moderno.

 Auto-riflessione e Crescita Professionale Continua

Disponibilità alla Crescita Personale: Essere aperti al feedback, alla critica costruttiva e alla continua formazione professionale per migliorare la propria pratica didattica.

Autoregolamentazione e Riflessione Critica: Avere la capacità di riflettere criticamente sulla propria pratica, identificando aree di forza e di miglioramento.

 Flessibilità e Adattabilità

Adattabilità alle Diverse Situazioni: Essere flessibili e in grado di adattarsi a diverse situazioni di classe, sfide educative e bisogni degli studenti.

Gestione Efficace della Classe: Possedere competenze nella gestione della classe, creando un ambiente di apprendimento ordinato e favorevole, dove tutti gli studenti si sentono valorizzati e coinvolti.

 Collaborazione e Coinvolgimento della Comunità

Collaborazione con Colleghi e Famiglie: Lavorare in modo collaborativo con altri insegnanti, personale scolastico e famiglie per promuovere il successo educativo e il benessere degli studenti.

Impegno nella Comunità Scolastica: Essere attivamente coinvolti nella vita scolastica, contribuendo al miglioramento continuo dell’ambiente educativo.

Un modello ideale di docente come guida dei giovani va oltre il semplice ruolo di trasmettitore di conoscenze.

Esso incorpora una gamma di competenze e qualità che abbracciano  l’empatia, l’innovazione, la responsabilità sociale e la capacità di ispirare e motivare.

Tale modello enfatizza l’importanza di un approccio olistico all’insegnamento, dove il docente non solo impartisce lezioni, ma guida gli studenti nel loro sviluppo integrale come individui e membri attivi della società.

L’essere un buon docente, quindi, significa essere un facilitatore di esperienze, un mentore, un innovatore, un leader compassionevole e un appassionato apprendista per tutta la vita.

In un’epoca di cambiamenti rapidi e sfide globali, la figura dell’insegnante come guida dei giovani assume un ruolo sempre più cruciale nel plasmare non solo il futuro accademico, ma anche quello personale e sociale degli studenti.

Questa visione del docente come guida completa e multidimensionale riflette un impegno profondo verso l’educazione, riconoscendola come uno strumento vitale per il progresso individuale e collettivo.

In tal senso, il modello ideale di docente è quello che riesce a integrare tutte queste diverse sfaccettature in un unico, coeso e dinamico approccio all’insegnamento e all’apprendimento.

Il ruolo del docente, particolarmente in quanto orientatore, può essere esaminato e definito attraverso diverse prospettive, tra cui la pedagogia, la psicologia dell’educazione, la sociologia e la filosofia dell’educazione.

La nozione di “orientatore” si riferisce non solo all’aspetto didattico e conoscitivo, ma anche al ruolo più ampio del docente come guida nello sviluppo personale e sociale degli studenti.

 Prospettiva Pedagogica

Dal punto di vista pedagogico, il ruolo dell’insegnante come orientatore è fondamentale nel guidare gli studenti nel loro percorso di apprendimento.

Questo implica non solo la trasmissione di conoscenze, ma anche la capacità di stimolare la curiosità, il pensiero critico e l’autonomia nell’apprendimento.

Il docente orientatore agisce come facilitatore, aiutando gli studenti a costruire il proprio sapere attraverso metodi didattici che promuovono l’interazione, la riflessione e l’indagine.

 Prospettiva Psicologica

Nella psicologia dell’educazione, l’orientatore è colui che supporta lo sviluppo emotivo e cognitivo degli studenti.

Attraverso un’attenzione alle diverse esigenze individuali, il docente può identificare e intervenire in situazioni di difficoltà o di bisogno, promuovendo un ambiente di apprendimento inclusivo e sensibile alle diverse modalità di apprendimento.

Questo ruolo comporta anche la capacità di gestire le dinamiche di gruppo, favorire la socializzazione e il rispetto reciproco tra gli studenti.

 Prospettiva Sociologica

Da una prospettiva sociologica, il ruolo dell’insegnante come orientatore comprende la preparazione degli studenti per il loro futuro ruolo nella società.

Questo implica fornire loro non solo conoscenze e competenze, ma anche valori, etica e consapevolezza sociale.

L’educazione è vista come uno strumento per promuovere equità e giustizia sociale, e il docente ha il compito di guidare gli studenti verso una cittadinanza attiva e responsabile.

 Prospettiva Filosofica

Dal punto di vista filosofico, l’orientamento può essere inteso come un aiuto nel processo di auto-realizzazione e ricerca di senso.

Il docente non è solo un trasmettitore di sapere, ma anche un mentore che guida gli studenti nella comprensione di se stessi, delle loro passioni e delle loro aspirazioni.

Questo aspetto richiede un approccio olistico all’educazione, dove il sapere non è compartimentalizzato, ma integrato in una visione più ampia dell’esistenza umana.

 

In conclusione, il ruolo del docente è multiforme e complesso.

Non si limita alla sola dimensione didattica, ma si estende a quella sociale, emotiva e filosofica.

La capacità di un insegnante di fungere da orientatore efficace può avere un impatto significativo non solo sul successo accademico degli studenti, ma anche sul loro sviluppo personale e sulla loro futura partecipazione nella società.

Questo ruolo richiede quindi un impegno costante nella formazione professionale, nella riflessione critica e nell’adattamento a un contesto educativo in continua evoluzione.

Secondo voi cari lettori uno così che si prende cura bene dei vostri figli può essere insultato con solo 1500 euro di stipendio?????

Invitiamo questo governo a smettere di umiliare i docenti ed a usare i fondi del PNRR per pagare meglio i docenti e dare loro percorsi di qualificazione professionale seri ed appaganti.